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Gay & Bisex

Boy Scout - 14


di Marcus95
17.12.2021    |    7.839    |    15 9.2
"Lui mi guardava con i suoi occhi neri..."
Capitolo 14: Sei Davvero Mio & La Sera


«Non preoccuparti cucciolo. Ti amo ancora. Volevo che ti analizzasse anche il mo migliore amico perché usciti da questa merda passeremo del tempo insieme» disse Tommaso spiazzandomi.

Cosa? Cosa c’entrava? Aiuto, non capivo più nulla. Ero fuori di me. Non ero più concentrato.

L’unica cosa che feci fu solo guardare Lorenzo che si tolse dal suo cazzo e gli accarezzò il petto. Io mi inginocchiati sotto Tommaso e gli presi in bocca la sua erezione. Lui mi mise subito una mano dietro la testa e spinse a ogni affondo. Io godevo e anche lui.

Solo in quel momento forse capii che quella era una prova per vedere se davvero ci tenevo a lui, ma non aveva senso su di me. Avrebbe avuto molto più senso su di lui.

«Ora so che sei mio» disse Tommaso gemendo a causa del mio pompino.

Aveva paura che avrei dato le mie attenzioni anche a Lorenzo. Che grande illuso. Continuavo a spompinare quel cazzo bellissimo. Era duro e la cappella mi eccitava anche solo guardandola. Tommaso era spettacolare. Con la lingua percorrevo tutta la cappella e sentivo che si contorceva. Leccavo e leccavo, succhiavo e succhiavo. Tutto era bellissimo. Lui si inarcava ad ogni mio affondo, a ogni mio colpo di lingua. Solo in quel momento capii una cosa.

Dove era finito Lorenzo? Senza dire nulla era sgattaiolato via lasciando la bella coppia insieme. Tommaso era tutto per me. Mi buttai sulla sua erezione e gli feci un lavoretto perfetto. Venne nella mia bocca e non bevvi tutto. Decisi di tenerne un po’ in bocca per gustarmela appieno, ma avevo un’altra idea in mente.

Mi alzai e lo baciai con ancora il suo sperma in bocca. Lui gemette sentendo il suo stesso sperma e bevve dalla mia bocca. Il bacio durò un bel po’. Sembrava quasi infinito, ma nulla era infinito. Ci guardammo ed eravamo assai soddisfatti. Lui mi guardava con i suoi occhi neri. Sorrideva ma qualcosa era cambiato. Sapeva che ero solo suo e a sua piena disposizione. Sapeva tutto di me forse.

«Non mi lascerai mai?» chiese.

«No, mai. Solo un pazzo potrebbe lasciarti. Io non lo farò» dissi tenendo i miei occhi nei suoi.

Era bellissimo. Nudo nella doccia con ancora l’acqua che scendeva lungo il suo bel corpo scolpito. I suoi capelli alla rinfusa, neri come la pece, il suo volto delineato e affascinante come una divinità. Il suo collo che mi eccitava più di ogni altra cosa. Le sue spalle grosse e larghe. I suoi pettorali duri e forti con due capezzoli che solo a guardarli mi ci sarei buttato sopra. I suoi addominali scolpiti ma non troppo che creavano degli ostacoli all’acqua. Il suo pube peloso che faceva da anticamera al suo cazzo possente. Le sue gambe forti. Questo era Tommaso per me.

Mi guardava con i suoi occhi neri. Io lo guardavo.

«Neanche io ti lascerò mai» disse e mi si sciolse il petto.

Non poteva aver detto una cosa del genere. Era troppo bello. Gli saltai addosso e lo abbracciai, lo baciai sulla bocca, sul naso, sul collo, ovunque.

Mi fece scendere ridendo e disse: «ora però dobbiamo lavarci, non vorrei dirtelo ma hai un odore terribile sai?»

«Sì lo so. Giornataccia oggi» dissi scusandomi per l’odore di sangue che ancora era attaccato alla mia pelle.

Lui mi aiutò a lavarmi. Le sue mani morbide facevano scorrere il sapone sul mio corpo e io mi abbandonavo al suo tocco, al suo essere.

Quando finì feci la stessa cosa a lui. Mi eccitava ed eccitava anche lui. Era bello poter toccare quel corpo possente, quel corpo che mi apparteneva.

Una volta finito però uscimmo dalla doccia e ci vestimmo, ovviamente senza mutande perché Tommaso voleva essere “libero”. Ci avviamo verso l’uscita ma passando davanti al corridoio dell’ambulatorio incontrammo Andrea. Io e Tommaso eravamo mano nella mano.

«Ciao Andrea» dissi salutandolo. Era un buon amico.

«Ohi ciao!» disse Andrea soffermandosi sulla mia mano intrecciata in quella di Tommaso. «Ciao ragazzo di Luca» disse Andrea con un sorrisetto.

Tommaso si voltò verso di me per una spiegazione.

«Lo sa» dissi.

«Me ne ero accorto» disse rivolto a me. «Salve dottore. Spero che Luca sia stato un buon allievo.»

«Ma quale allievo. Lui è molto avanti, può già fare il maestro» disse Andrea lodandomi.

Mi faceva star bene pensare che Tommaso fosse così ben disposto a parlare con Andrea.

Ci salutammo. Io e Tommaso andammo per la nostra strada. Uscimmo dal rifugio e corremmo giù per la discesa per evitare il cane.

«Come mai sa di noi?» chiese Tommaso a metà strada.

«Mi è sfuggito durante una conversazione» dissi cercando di rimanere sul vago.

Lo convinsi perché non disse altro e continuammo a camminare giù per la discesa arrivando al nostro campo mano per la mano.

Arrivati alla nostra tenda la cena era già pronta. Ci sedemmo al tavolo e mangiammo della ottima pasta fatta da Federico e della carne fatta da Stefano. Tommaso aveva decretato che mi sarei dovuto astenere da ogni azione culinaria a causa del mio polso che mi faceva ancora male. Non ero un moribondo però. Parlammo del più e del meno. Tommaso ovviamente era vicino a me e anche Federico. Tommaso non apprezzava tanto l’idea ma doveva farsene una ragione. Quindi doveva andargli bene per forza.

Dopo cena dovevo lavare le pentole con Tommaso e Lorenzo ma lui si oppose. Così mentre gli altri andavano a farsi la doccia o lavavano le pentole, io andavo in giro per il campo come al solito. Andai anche nei boschi scomparendo dalla vista di Tommaso. Girovagai tra gli alberi cercando di capire cosa sarebbe successo. Mancavano ancora due giorni prima del nostro ritorno e non dovevamo più lavorare al rifugio. Due giorni avvolti nel mistero.

Era un weekend quindi le possibilità erano molteplici. Tutto restava segreto. Camminai sù e giù per una collinetta e quando mi stufai tornai alla tenda dove c’era Tommaso che mi stava aspettando.

«Mi hai fatto preoccupare» disse guardandomi duro.

«Scusa ero solo andato a fare un giro» dissi.

«Sei sparito per mezz’ora.»

«Ah davvero? Non me ne ero reso conto, scusa.»

«Non ti preoccupare cucciolo» disse Tommaso stringendomi a lui. Il suo corpo era caldo, avvolgente.

Mi guardò negli occhi e capii che lo avevo fatto preoccupare seriamente. Quella sì che era una reazione strana. Tommaso non sembrava minimamente una persona che si preoccupa di gente altrui. Invece di me si preoccupava. Che tenero.

Lo strinsi forte e da dietro sentii che il resto della pattuglia stava arrivando. Il sole era praticamente tramontato e il buio ci avvolgeva tutti quanti. Cosa sarebbe successo? Non ne avevo la certezza, solo tante ipotesi, una meno probabile dell’altra. Era un mistero.

Come prima cosa andammo in tenda. Nessuno sapeva cosa avrebbe architettato Tommaso quella sera. La sua mente e la sua immaginazione non avevano confini. Con lui tutto era possibile.

«Come molti di voi sapranno oramai» iniziò Tommaso. «Sta per succedere qualcosa che vi diremo solo allo scoccare della mezzanotte. Quindi questa sera non faremo i nostri giochi divisi ma tutti insieme e uniti. Come il primo giorno.»

Beh dai una bella novità per Tommaso. Non mi avrebbe mai lasciato andare con nessuno. Forse con Lorenzo ma mi avrebbe tenuto d’occhio. Non capivo il motivo di quella scelta. Cosa si sarebbe inventato?

La perversione faceva parte di lui, ma non poteva e non mi avrebbe mai abbandonato nelle braccia di un altro ragazzo. Una lampadina si accese nella sua mente perché incominciò a ridere sonoramente. Federico e Davide erano terrorizzati, io assolutamente no. Conoscevo bene Tommaso quindi non doveva essere pericoloso. Sarebbe stato strano sicuramente. Qualcosa fuori dal normale.

Ci mettemmo in cerchio tutti completamente nudi. Per chissà quale motivo eravamo già tutti in erezione. Fatto sta che non era un cerchio largo ma molto stretto. Eravamo tutti appiccicati. Era assai eccitante poter sentire il calore di quei corpi sulla propria pelle. Noi nuovi ragazzi dovevamo mettere le mani dietro alla schiena e così facemmo. Gli altri tre iniziarono una sega di gruppo prendendoceli tutti in mano. Doveva essere difficile dato che eravamo in sei però loro usavano in totale tre mani. La sensazione fu assolutamente piacevole. Il mio cazzo strofinava sugli altri cinque. Non riuscivo a individuare Tommaso perché avevo già buttato la testa all’indietro. L’eccitazione finiva e gemevo cercando di reggermi aggrappandomi alla spalla di Federico. Lui ricambiò toccandomi l’addome.

Le sue mani si muovevano lungo il mio corpo. Lo toccavano con delicatezza anche se Tommaso era assai più delicato. Mi palpava i pettorali stringendomi i capezzoli. Sentii qualcuno sbuffare e dire qualcosa sottovoce ma non capii cosa. Era sicuramente Tommaso. Il suo respiro lo conoscevo bene. Io ansimai sotto i tocchi esperti dei tre ragazzi e di Federico. Sentii che anche gli altri cominciavano ad ansimare.

La velocità della sega aumentò segno della eccitazione collettiva. Federico mi tastava la schiena questa volta. Le sue mani percorrevano la colonna vertebrale. Mi fece piegare la testa verso di lui. Io avevo gli occhi chiusi dall’eccitazione. Fu in quel preciso momento che sentii qualcosa di umido sulle mie labbra. Delle labbra incontrano le mie e subito si staccarono con un rumore sinistro.

Federico mi aveva baciato in preda all’eccitazione e Tommaso per buona misura gli aveva tirato un pugno sul naso. Era rotto. Lo si vedeva benissimo.

Federico rimase a terra senza fiatare. Nessuno gli andò incontro per soccorrerlo. La sega continuava. Io ero impassibile per qualche strano motivo. Dovevo aiutarlo ma la sega collettiva era assai più eccitante. Venni urlando sotto i colpi forti dei tre ragazzi. Aprii gli occhi e vidi che avevo sporcato i loro possenti e bellissimi addomi. Solo Tommaso gradì molto, perché con un dito prese il mio sperma e se lo mise in bocca. Wow. Solo quella poteva essere la parola per descrivere tutto quello che era accaduto. Era una danza erotica di grande successo, immaginai. Tommaso si fiondò su di me baciandomi. Un bacio passionale e romantico. La sua lingua ballava nella mia bocca senza mai uscirvi. Non avrebbe mai lasciato la sala da ballo. Quello era il suo posto. La mia lingua la inseguiva vogliosa del suo calore.

Federico uscì dalla tenda seguito da Lorenzo. Non prometteva nulla di buono.

Tommaso si accorse della mia disattenzione e disse: «Io sono qui.»

Non resistetti più. Gli saltai addosso e lo buttai a terra. Gli fui sopra e lo baciai ovunque. Iniziai dal collo che tanto amavo. Mi attaccai come una sanguisuga. Il giorno successivo avrebbe avuto un bel succhiotto. Ma non era importante. Scesi sul petto e succhiai quei suoi capezzoli rosa. Erano fantastici. Sentivo la sua erezione sulla mia pancia così mi mossi leggermente in modo da farlo godere ancora di più.

Si contorceva sotto di me. Godeva delle mie prestazioni. Io godevo di lui. Leccare il suo petto era eccitante. Pieno di muscoli e duro come il marmo. Gli addominali erano come una strada dissestata, ma con una eccitazione spaziale. Tutte quelle montagnette di muscoli creatisi dopo ore di palestra. Non potevo continuare quella tortura così presi direttamente il suo cazzo in bocca. Era durissimo e saporitissimo.

La cappella mi solleticava la gola e i peli pubici il naso. Leccavo tutta l’asta. Era così dura che era come un ghiacciolo che non si scioglieva. Solleticavo la sua cappella con la lingua come avevo fatto le volte precedenti. Lui mi voleva. Si inarcava sotto le mie pompate e ansimava sonoramente. Davide e Stefano facevano il tifo per me. Mi incitavano a farlo godere sempre di più. Era bello avere del pubblico. Tommaso si eccitò maggiormente e una volta aver messo una mano sulla mia testa venne urlando il mio nome.

Il suo corpo si immobilizzò dopo avermi inondato la bocca del suo squisito sperma. Era dolce e zuccherino come al solito. Mandai giù e ripulii il suo membro. Davide e Stefano applaudirono. Si erano eccitati nel vedermi infatti avevano iniziato a farsi una sega a vicenda. Io mi misi sul corpo di Tommaso che ansimava ancora e i nostri occhi si incontrarono.

«Bravissimo cucciolo. Sai come farmi godere» disse Tommaso lentamente.

«Grazie, credo d’aver imparato dal migliore» dissi dandogli una pacca sul suo pettorale.

«Forse hai ragione, ma ricorda che tu sei mio.»

«E tu sei mio. Mi hai aperto un mondo» dissi guardandolo negli occhi. I suoi occhi erano molto profondi.

«Tu mi hai insegnato ad amare» disse Tommaso scrutando i miei occhi. Io avevo trasformato quella persona. Ora era la persona perfetta per me.
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