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Gay & Bisex

Boy Scout - 6


di Marcus95
26.11.2021    |    11.400    |    12 9.7
"Cominciai a insaponarmi il petto, ma la mano di Federico mi bloccò..."
Capitolo 6: Cambiamento & Rottura


***MERCOLEDÌ***


Mi svegliai ancora tra le sue braccia però questa volta davanti a me avevo il suo volto rilassato. Mi piaceva vederlo dormire, sembrava una persona diversa, più angelica. Il suo braccio era ancora attorno al mio corpo nudo. Presi l’orologio che avevo vicino allo zaino e vidi che mancavano ancora 20 minuti prima che la sveglia suonasse alle 7. Cosa avrei potuto fare con quel corpo a disposizione? Analizzavo ogni suo singolo muscolo dell’addome. Gli misi delicatamente una mano tra i capelli e glieli spazzolai un poco. Quando lui l’aveva fatto a me, mi era piaciuto da impazzire, dovevo ricambiare. Tutti dormivano tranquilli mentre io mi godevo quello spettacolo, il corpo del mio guardiano. Gli misi una mano sul petto e sentii il suo respiro rilassato, i battiti del suo cuore. Decisi di stare fermo a guardarlo per i 20 minuti, anzi 10 minuti che mi rimanevano. Non mi stancavo di guardarlo.

All’improvviso sentì una mano sulla spalla e mi alzai velocemente spaventato. Federico mi guardava e disse: «Non ti ama.»

«Grazie questo lo so» dissi io triste riprendendomi dallo spavento.

«Sul serio, non credere che nasca qualcosa dai giochetti sessuali che il tuo guardiano ci propone» sottolineò Federico.

Sentii sotto di me il corpo di Tommaso muoversi.

«Si sta svegliando» dissi a Federico e mi rivolsi verso Tommaso.

Aprì gli occhi e le sue pupille si posarono sulle mie.

«Buongiorno dormiglione» dissi sorridendo.

«Che fai già alzato?» chiese Tommaso.

«Ti guardavo dormire» risposi.

«Sarà stato noioso, lascia che ti dia un buongiorno migliore» disse sorridendo maliziosamente.

«Non è stato noioso, avevo il tuo corpo a disposizione» dissi.

«Però non gli hai fatto niente» disse lui più come affermazione che come domanda.

«Ti ho spettinato i capelli» dissi sorridendo.

Lui si avvicinò a me e mi baciò sulla guancia, intanto la sua mano entrò nel sacco a pelo e si fermò sul mio inguine.

«Sbaglio o quella dove hai la mano è la tua parte preferita del mio corpo?» chiesi.

«Non sbagli» disse prendendomi il membro moscio in mano.

«Però non devi svegliarti così presto. Non posso assaporare la tua erezione mattutina» disse deluso.

«Assaporare non è il verbo giusto. Piuttosto tastare» lo corressi.

Lui sbuffò sonoramente. «Tu e cervellone due» disse indicando dietro di sé Federico. «Non ne lasciare scappare neanche una vero?»

Ci pensai e dissi: «No neanche una.»

Lui mi guardò negli occhi. I suoi occhi non riflettevano nulla di ciò che pensava. Io avevo bisogno di sapere cosa gli passava per la mente.

Sapevo benissimo che Federico stava assistendo a quella situazione. Speravo solo che Tommaso non facesse nulla di troppo estremo. Non volevo farmi vedere da Federico in uno stato d’eccitazione troppo elevato.

«Beh allora dovrai subire il mio sbaglio» disse muovendosi.

«Cosa?» chiesi cercando di capire ma lui aveva già la testa nel suo sacco a pelo dove avevo dormito io.

Sentii qualcosa di umido attorno al membro e capii che lo stava prendendo in bocca. Gemetti e mi venne subito duro. Cominciò a farmi un pompino mentre con una mano mi accarezzava il petto. Io ansimavamo, mi muovevo e mugugnavo. Godevo troppo. Faceva degli affondi prendendolo quasi tutto in bocca. Faceva scorrere la lingua dalle palle fino alla cappella percorrendo tutta l’asta.

Mi voltai verso Federico e vidi che mi guardava. Io lo guardai e intanto gemevo sotto gli affondi di Tommaso. Cercai di fargli un sorriso ma mi scappò un urletto.

Tommaso sbucò del sacco a pelo e disse: «Zitto altrimenti svegli tutti» e scappò di nuovo nel sacco a pelo non accorgendosi che Federico stava assistendo alla scena.

La sua lingua era come un tornado, non si fermava e aveva una gran forza. Stavo per venire, così gli feci dei colpetti sulla testa e lui di risposta dopo qualche secondo mi strizzò un capezzolo. Io urlai e venni in un panno che sentivo tra le mie gambe. Non sapevo cosa diavolo fosse ma di sicuro era di Tommaso, della mente perversa di Tommaso. Gli altri si svegliarono mentre stavo ancora venendo. Facevo ancora dei versi e tutti si voltarono verso di me. Tommaso emerse subito dal sacco a pelo e disse: «Scusate ma Luca adora le mie seghe» disse ridendo.

Tutti risero e iniziò un po’ di chiacchiericcio mattutino. Comprendevo perfettamente. Doveva mentire, non poteva far cadere la sua reputazione. Lui era il leader, non il pompinaro di turno della Pattuglia. Lui era il maschio alpha, non la troia che soddisfa i maschi eccitati.

Si avvicinò a me e mi disse all’orecchio. «Bravissimo cucciolo» e sorrise.

Io ero ancora senza fiato e rimanevo sdraiato guardandolo sopra di me. Prese le mie mutande dove ero venuto e le portò al naso. Inspirò e mi disse: «Oggi queste le metto io.» Rise. «E tu metterai le mie dove verrò. Oggi la regola è questa. Lorenzo ha deciso.»

Ah ecco cosa era quel panno. Non credevo a una singola parola riguardo a Lorenzo. Lorenzo che proponeva quella cosa? Assolutamente no. Era il mio bel guardiano perverso e re dei pompini che voleva indossare le mie mutande piene di sperma, la mia, giusto per sottolinearlo. La sua perversione non aveva limiti ma mi piaceva. Volevo scoprire tutti i nascondigli della sua mente. Fin dove si sarebbe spinto?

«Devo farti un pompino anche io?» chiesi a bassa voce.

«No cucciolo» rispose. «Guardami.» Si sdraiò vicino a me e iniziò a masturbarsi. Era già in erezione dato che mi aveva spompinato a dovere. Io lo guardavo mentre con mano esperta si strizzava il cazzo e andava avanti e indietro scoprendo e coprendo la cappella.

Notai che Federico mi guardava mentre Simone gli faceva una sega ma non disse nulla.

Riportai la mia attenzione sul mio guardiano che stava per venire dal modo in cui si contorceva.

«Passami le mie mutande» disse con fiato corto.

Io cercai nel suo sacco a pelo e una volta trovate gliele passai. Lui le prese e ci versò dentro il suo liquido seminale.

Quando ebbe finito di schizzare me le passò e io me le portai al naso. Sentivo un orrore dolciastro e zuccherino. Volevo tanto assaggiarlo ma Tommaso disse pronto. «Non assaggiarle e mettitele.»

Feci come mi disse e sentii il suo sperma a contatto con il mio cazzo che era ritornato in erezione. Il suo liquido umido mi impregnava tutti i peli e mi solleticava la cappella. Godevo solo sentendo il suo sperma sul mio membro, il che non era cosa da poco.

Tommaso vedendomi che stavo godendo mi disse: «Non venire nei miei boxer.»

Lo guardai e vidi che indossava i miei dove mi aveva fatto venire. Gli sorrisi e promisi che avrei fatto il bravo cucciolo. Lui si avvicinò e mi baciò sulla guancia. Si mise i pantaloni ed uscì dalla tenda a petto nudo. Lo amavo.

«Che cazzo è successo?» chiese Federico venendomi vicino.

«Credo proprio che tu ti sia sbagliato» risposi. «Hai visto con i tuoi occhi ciò che ha fatto.»

«Ho visto eccome!» disse quasi urlando. Abbassò la voce «Dovresti essere contento ora. La tua storia d’amore potrebbe nascere, anche se ho ancora i miei dubbi.»

«Nessuno fa un pompino a caso. Probabilmente non mi ama, quello è sicuro, ma almeno non è del tutto etero.»

«Sì anche se fa strano. Tommaso gay o bisex? Impossibile» disse riflettendo.

«A quanto pare è possibile» dissi io ridendo.

Federico mi guardava mentre ridevo e rise anche lui. Ci calmammo e mi disse «Hai ottenuto ciò che volevi no?»

No, avevo ottenuto del sano sesso orale, non avevo ottenuto quello che volevo. Soprattutto lo avevo ottenuto da una persona non due.

«Abbastanza» dissi incupendomi.

Non disse niente e scattò via da me. Mi voltai e capii subito il motivo di quel gesto. Tommaso era rientrato in tenda. Il suo petto nudo mi eccitava.

«Cucciolo oggi hai tanto lavoro da fare. Questa volta ti vengo a trovare se mi fanno passare» disse toccandomi i capelli.

«Parlerò con il dottore» dissi mettendo le braccia attorno al suo collo. «Fare il guardiano ti riesce proprio bene.» Quella era la mia dichiarazione d’amore.

«Oh grazie. Tu sei un cucciolo molto tenero» disse.

Quella non era la sua dichiarazione d’amore. Non era del tutto etero e questo lo avevo testato, ma io volevo stare con lui, amandolo, non per farmi fare giusto qualche pompino e qualche sega. Per quello non ci voleva molto. Io volevo avere una storia con lui. E con Federico. Ero incontentabile, me ne rendo assai conto.

«Ora vestiti, altrimenti farai tardi» disse e mi tolse le mani dal suo collo.

Mi vestii e uscimmo tutti insieme dalla tenda. Simone parlò un po’ con Tommaso lungo la strada. Io li guardavo da lontano stando però vicino a Lorenzo e non a Federico per paura di una reazione incontrollata di Tommaso. Dopo qualche minuto si scambiavano delle pacche sulle spalle, quindi dovevano aver chiarito. Tutto tornò come prima, tutto era tornato fantastico. Ci avviammo verso il rifugio e ognuno andò diretto al proprio lavoro.

«A dopo» mi disse Tommaso prima di lasciarmi.

«A dopo» dissi io varcando la porta dell’ambulatorio.

Chiusi la porta dell’ambulatorio alle mie spalle e salutai Andrea. Lui ricambiò e mi misi subito al lavoro per sistemare le risme di carta. Speravo di finire quel lavoro, perché dopo un po’ era parecchio noioso. Iniziai sperando che il telefono dell’ambulatorio non squillasse portando notizie che mi avrebbero distratto da quelle risme.

Tommaso arrivò nel campo di prova e c’erano già 5 bambini in fila pronti ad attenderlo. Li salutò e spiegò loro quello che avrebbero fatto. I bambini erano felicissimi di quell’esperienza. Tommaso se la cavava bene con i bambini, ma avrebbe voluto stare con Luca. Voleva passare almeno il pranzo con lui ma era impossibile. Maledetto ambulatorio del cazzo si disse. Se ne fece una ragione e proseguì con il suo lavoro.

Cosa starà facendo Tommaso? Come se la cavava con i bambini?

Le ore passarono e giunse l’ora di pranzo.

«Tra poco dovrebbero arrivare i panini» mi informò Andrea. Anche lui aveva fame. Mi aveva aiutato con le risme di carta dato che avevo la nausea a furia di vedere tutte quelle date.

Qualcuno bussò alla porta.

«No» dissi e sbattei la testa sul tavolo. Un paziente adesso no, non lo avrei mai retto.

«Qualcuno ti cerca» disse Andrea.

Alzai al testa e vidi che sulla porta dell’ambulatorio non c’era un paziente, c’era un guardiano, il mio personale: Tommaso.

«Sei riuscito ad arrivare fino a qui?» dissi alzandomi e andando da lui.

«Sì solo perché mi sono offerto di portarvi il pranzo» disse mostrando i panini. Tommaso porse ad Andrea il suo e a me il mio.

«Rimani?» chiesi sperando di passare un po’ di tempo con lui.

«No, ho già dei bambini che sognano di volare come Peter Pan.» Ridemmo di ciò, ma lui sparì dietro alla porta dell’ambulatorio.

«Fa parte della tua Pattuglia?» chiese Andrea prima di addentare il suo panino.

«Sì, è il mio vice» spiegai ad Andrea.

Sembrava incuriosito. Parlammo un po’ di come si viveva in tenda e scoprii che era stato anche lui uno scout, poi aveva lasciato per dedicarsi allo studio, saggia scelta mi dissi.

Nel pomeriggio finimmo con le carte e feci i salti di gioia. Nessuna emergenza, pochi pazienti. Tutto era un favola. Troppo bello. Arrivarono le 6 e il mio turno era finito. Uscii dalla porta e davanti vi vidi Federico.

«Ciao, cosa fai qui sotto?»

«Ho finito prima, doccia?» chiese mostrandomi che aveva anche le mie cose.

Questa usanza che la gente mi portava le cose doveva finire. Sapevo camminare. Acconsentii ovviamente e ci avviammo al reparto docce senza tornare al campo. Quando arrivammo ci spogliamo senza imbarazzo e ci infilammo nella doccia. Presi il sapone e me lo versai nella mano. Cominciai a insaponarmi il petto, ma la mano di Federico mi bloccò.

«No aspetta» disse.

«Aspettare? chi?»

«Nessuno. Però ti devo dire una cosa. Non sono gay.»

«Questo lo sapevo anche io.» Che novità. Mi stava prendendo pure per scemo?

«Però non posso nascondere che questa mattina ti ho invidiato tanto. Volevo essere io al posto di Tommaso. Mi ha eccitato vedervi insieme.»

«Davvero?» chiesi sbalordito. Non potevo crederci che Federico, il mio migliore amico, etero, si era eccitato nel vedere Tommaso che mi faceva un pompino. Assurdo. Non sapevo più cosa aspettarmi.

Si avventò su di me e mi baciò. Non un bacio a stampo come Tommaso, ma con tanto di lingua. La sua lingua cercava la mia, la mia rincorreva la sua. Una danza di lingue perverse. Aveva un sapore simile a Tommaso, dolce. Mi baciava con foga. Lo adoravo. Ora oltre a Tommaso, il mio sogno erotico si avverava con Federico. Si staccò e disse: «Voglio farti una sega qui e ora.»

«Fai pure» dissi io sorridendo. Avrei anche ricevuto una sega da Federico. Tutto era perfetto, anche troppo.

***

Tommaso finì il suo lavoro e sistemate le attrezzature si recò verso le scale per andare nei sotterranei dove c’era l’ambulatorio. Arrivò davanti alla porta bussò. Andrea aprì la porta.

«Ciao, tu sei il vice di Luca» disse Andrea.

«Sì, ha finito il turno?» chiese Tommaso facendo girare lo sguardo all’interno della stanza, ma Luca non c’era.

«Sì, ma è già andato via» rispose Andrea.

«Grazie dottore» disse Tommaso chiudendo la porta.

Dove cavolo era questa volta? Una volta che Tommaso faceva una cosa carina per Luca lui non c’era. Forse lo stava aspettando già alle docce.

Tommaso con quella idea in testa si eccitò e si recò verso il corridoio che andava alle docce.

***

«Ooh si cazzo!» urlai mentre venivo sotto la mano di Federico. Venni sulla sua faccia. Lui si ripulì e si rialzò. Ci baciammo e leccai lo sperma che non era riuscito a lavar via.

Sapevo che sarebbe toccato a me fargli un piccolo servizio. Quella doveva essere l’unica volta che Federico si prestasse a cose del genere. Iniziai la sega spingendolo contro il muro. Lui faceva dei versi d’eccitazione che rimbombavano nel vano docce. Per farlo godere di più glielo presi in bocca.

«Porca puttana!» urlò mentre passavo la lingua sulla sua cappella. Lo baciai tutto e lo presi nuovamente in bocca. Io ero eccitatissimo e lui godeva come un maiale. Con le mani libere gli massaggiai le palle pelose. Le facevo scorrere nella mia mano. Dopo neanche due minuti venne e io bevvi tutto. Non avevo assaggiato lo sperma di Tommaso ma potevo liberamente dire che erano molto simili: zuccherine. Federico ansimava forte guardandomi. Mi alzai e mi baciò. Un altro bacio con le lingue che si inseguono in un folle ballo improvvisato.

***

Tommaso arrivò vicino alle docce e sentì che una persona stava godendo. Chi cazzo poteva essere? Riconobbe la voce di Federico. Ora ansimava forte. Era venuto sicuramente. Entrò nel vano doccia e si paralizzò. Federico stava baciando Luca e Luca stava baciando Federico.

***

«TU!» urlò Tommaso. Mi voltai e vidi Tommaso fuori di sé. Si avvicinò a noi, con mano prese la spalla di Federico e lo buttò fuori dalla doccia. Gli tirò un pugno in faccia e Federico cadde a terra.

«No!» urlai cercando di andare ad aiutarlo.

Tommaso mi spinse nella doccia dove sbattei contro il muro. Si avventò sul corpo di Federico. Gli sferrò dei calci nella pancia. Federico stava urlando dal dolore. Delle lacrime rigarono il mio volto. Tommaso era fuori di se.

«Tocca ancora il mio cucciolo e ti smonto sul serio» disse guardando Federico per terra.

«Ma che dici? Non è tuo!» disse Federico.

Tommaso lo colpì alle costole con dei calci.

«Smettila! Sei matto?» gridai cercando di fermarlo.

«Tu stammi lontano puttana!» disse e mi spinse contro il muro nuovamente. Caddi per terra e vidi che avevo del sangue sul braccio. Guardai Tommaso che mi stava guardando fuori di sé. Non era lui. Non era più una persona. Federico tossiva rumorosamente ancora per terra. Tommaso si godeva la scena.

«Fate veramente schifo» disse con disprezzo guardando prima Federico e poi me. L’odio gli dipingeva il volto. Cosa sarebbe successo ora? «Non voglio più vedervi vicini. Mai» disse e se ne andò.

Mi precipitai fuori dalla doccia e mi misi vicino al corpo di Federico. L’unica grande lesione visibile era il naso. Aveva il setto nasale distrutto. Le costole sembravano a posto. Lo aveva colpito in piena pancia e non ai lati per fortuna. Mi vestii velocemente e dopo averlo preso in braccio mi diressi vero l’ambulatorio. Aprii la porta e Andrea guardò nella mia direzione preoccupato.

«Mi serve aiuto» dissi piangendo.

Andrea accorse. Prese Federico e lo depositò sul lettino e iniziò a tamponare la ferita al naso. Controllò anche le costole, ma era tutto a posto.

Mi misi vicino a Federico e dissi: «Mi dispiace tanto, non doveva accadere.»

«Non ti preoccupare» disse Federico mentre Andrea lo medicava. «Sapevo che sarebbe potuto succedere. Ho voluto rischiare. Sapevo che avrebbe controllato nelle docce non trovandoti qui.»

«Allora perché l’hai fatto? Sei un folle! Non sai quanto hai rischiato.»

«Per me va bene così» disse lui teneramente.

«Per me no!» dissi io. Ero sia infuriato che dispiaciuto per lui.

«Ragazzi» si intromise Andrea. «Per una rissa del genere devo fare rapporto.»

«No, Andrea ti prego, ti scongiuro, questa storia non deve trapelare.»

«Guarda come l’ha conciato» disse Andrea indicando il naso di Federico.

«Andrea ti prego, non farlo. La cosa è successa punto, nessuno deve saperlo» implorai.

«Solo per questa volta Luca. Prima di andare via ti lascio delle cose, così se stanotte succede qualcosa hai già l’occorrente.»

Feci un cenno col capo e mi sedetti sulla sedia dove per tutto il giorno avevo controllato i fogli da sistemare.

Tommaso era impazzito, non era lui. Perché aveva fatto quello? Federico non gli stava simpatico, ma arrivare a così tanto. Cosa aveva Federico?

Mi vennero in mente i momenti passati nella doccia prima dell’arrivo di Tommaso. Momenti bellissimi, intimi, eccitanti. Anche lì un altra domanda, perché?

«Sento di avere un forte legame con te Luca» disse Federico rispondendo alla mia domanda che non era mai stata fatta.

Federico sentiva quello? Non potevamo amarci, ma un legame profondo con Federico non l’avrei mai sospettato. Anche io sentivo qualcosa di profondo per lui, forse non era amore, forse sì. Tommaso l’avrebbe pagata e io rimasi ancora qualche minuto con il mio migliore amico che aveva bisogno di me.
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