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Gay & Bisex

Boy Scout - 10


di Marcus95
07.12.2021    |    8.557    |    10 9.2
"Luca e Federico erano solo un altro ricordo..."
Capitolo 10: James e Hugo & Il Bracciale di Fuoco


Federico se ne stava in piedi davanti a Lorenzo.

«Sei un pessimo bugiardo» disse Lorenzo.

«Lo so» disse Federico. «Voglio stare da solo.»

Lorenzo non disse nulla e sparì nel nulla con un sorriso sulle labbra. Provava gusto nel distruggere i rapporti tra le persone. Luca e Federico erano solo un altro ricordo.

Federico urlò e si scagliò contro un albero tirando pugni a caso. Perché Luca doveva mettersi con Tommaso? Tommaso non era gay. Tommaso gli avrebbe fatto del male, non bisognava fidarsi di quel ragazzo. Luca non avrebbe neanche potuto scegliere Federico, lui era etero. Voleva un gran bene a Luca ma non poteva stare con lui. Una nuvola nera si impadronì del suo corpo. Tommaso era diventato la minaccia numero uno per Federico. Tommaso avrebbe fatto soffrire Luca, lo avrebbe distrutto. Questo non doveva succedere. Luca era troppo importante, non doveva essere sprecato.

Federico girovagava per il bosco cercando di far spazio a dei pensieri che gli facessero vedere una luce, una speranza nella relazione tra Luca e Tommaso. Solo l’oblio sembrava rimanere a galla.

***

Mano nella mano, io e Tommaso, il mio ragazzo, arrivammo al campo. Vidi subito che Lorenzo sbucava dal bosco solo. Lo trovai strano ma non dissi nulla. Lasciai la mano di Tommaso. Dovevamo e volevamo aspettare la cena per dare la notizia agli altri. Dovevano sapere, ne avevano tutto il diritto. Tommaso avrebbe perso la sua maschera di cattivo ragazzo, sciupa femmine e non so che altro. Sarebbe diventato il mio ragazzo per la Pattuglia, e non solo un guardiano.

Guardai gli altri e mi staccai da Tommaso. Entrai in tenda e misi nello zaino le cose che avevo portato su alle docce, anzi la nostra doccia, una magnifica esperienza. Quando uscii la cena era praticamente pronta ma Federico non c’era. Lui doveva essere informato prima degli altri della mia relazione con Tommaso, ma più mi sforzavo di cercarlo più non lo vedevo.

Spuntò dal bosco come per magia con un volto straziato. Mi venne vicino ma non disse nulla. Si limitò a sorridere, ma un sorriso finto, troppo per i miei gusti.

«Che cosa ti prende?» chiesi.

«Nulla. Un notizia strana» disse lui senza il minimo sforzo.

«Una notizia strana? Di che genere?» chiesi incuriosito. Volevo sapere anche io il gossip che lo aveva lascito così. Tanto nessuno sapeva nulla della relazione tra me e Tommaso.

«Beh perché non me lo dici tu?» sbottò.

Sapeva tutto. Non feci neanche tempo ad aprire la bocca che Federico scappava da me. Se ne era andato. Feci per inseguirlo ma delle mani forti mi trattennero. Tommaso era vicino a me e mi stringeva forte contro il suo corpo.

«Tommaso, lui sa» dissi preoccupato.

«Lo so. Lorenzo ci ha visti oggi. Me lo ha detto ora» disse senza preoccupazione.

«Non dobbiamo farli aspettare troppo» dissi. «Oramai lo sanno. Si vede che qualcosa è cambiato.»

«Hai ragione. Ti amo» disse e mi baciò davanti a tutti. Sentii una persona sbuffare e sparire. Non dovevo vedere per capire chi fosse. Federico era sparito.

«Per caso state insieme?» chiese Stefano incuriosito.

«Esattamente» rispose Tommaso.

«Questa è una grandissima balla» disse Davide. Nessuno poteva credere ad una relazione del genere. Tommaso non era gay.

«Invece sì ragazzi. Non sono gay ma bisex e ho deciso di passare più tempo con il mio nuovo fidanzato. Anzi il mio primo fidanzato» disse guardando gli altri e poi i suoi occhi neri si posano nei miei.

«Per noi non sarà un problema» disse Lorenzo intento a sottolineare che niente avrebbe cambiato il loro rapporto. «Sono molto contento per voi.»

«Grazie» dissi io mentre sentivo le braccia di Tommaso stringersi sempre di più attorno al mio corpo.

«Cosa facciamo con Federico?» chiese Tommaso a Lorenzo.

«Ci parlo io» dissi intromettendomi. «Vorrà parlare solo con me. Siamo amici da una vita, capisco questa reazione.»

«Dove è andato?» chiese Tommaso a Lorenzo.

«In tenda» disse Lorenzo.

Mi strinsi forte a Tommaso per poi lasciarlo da solo. Dovevo parlare con il mio miglior amico che aveva un disperato bisogno di me. O almeno di quello che ero una volta, quando Tommaso non esisteva.

Entrai in tenda e vidi Federico sdraiato intento a leggere un libro. Mi avvicinai e vidi che era il libro che gli avevo regalato per il suo compleanno. Era diventato il suo libro preferito. Si vedeva che ci stava male. Lo capivo benissimo. Anche io ci sarei stato male ma doveva guardare al lato positivo. Tutto era bellissimo in quel momento. Delle lacrime gli rigavano il viso.

«Così finirai per bagnare il libro» dissi cercando di non sembrare imbarazzato.

«Il tuo libro non si rovinerà. Ci tengo troppo dato che è il mio libro preferito» disse appoggiando il libro vicino a lui.

Mi avvicinai a lui e lo guardai negli occhi. «Quale capitolo stavi leggendo?»

«Capitolo 7, quando James fa di tutto per salvare il suo migliore amico Hugo» disse chiudendo il libro. La copertina scintillava alla luce della torcia.

«Noi possiamo essere come loro. Te l’ho sempre detto. Ma ora nessuno deve salvare nessuno. Stiamo bene» dissi toccandogli un braccio.

«Non mi fido di Tommaso. Voglio che tu abbia una storia con una persona diversa da lui. Non credo a tutto quello che dice.»

«È molto strano, lo so. Ma ti posso garantire che è sincero. Altrimenti non sbatterei la testa contro il muro sapendo di non ottenere nulla» dissi e gli sorrisi.

«Sei come Hugo. A volte ti serve un freno altrimenti ti cacci nei guai.»

«Sei come James, troppo protettivo. Devi far sì che le cose accadano. Non ci sono delle cose brutte all’orizzonte. Tutto sta andando per il meglio. Non alimentiamo le paure di James e Hugo. Ora non ci sono quelle paure.»

«Tommaso ti ama veramente?» chiese guardando la copertina del libro.

«Sì mi ama. Io amo lui e lui ama me. Tutto è così perfetto.»

«Ho paura della perfezione» disse Federico guardando i miei occhi. Sentivo una forte attrazione per quel ragazzo. Forse perché non volevo perderlo come amico.

«Le cose che ci fanno paura ci fortificano.»

«Non se hanno il potere di distruggerti. Fai attenzione.»

Gli saltai addosso e lo abbracciai. Eravamo nuovamente uniti come James e Hugo. Migliori amici che affrontano il mondo insieme. Lo adoravo, volevo che facesse parte della mia vita. Speravo solo che Tommaso sarebbe stato gentile nei suoi conforti.

Federico pianse sulla mia spalla. Il libro ci fissava. In quel momento perdemmo tutto, entrammo in un mondo parallelo in cui io non ero più Luca, ma Hugo. Federico non era più lui, ma James:


***James posava la sua testa sulla spalla di Hugo. Hugo lo stringeva forte, come un buon amico sa fare. James piangeva ma non per tristezza, ma per l’immensa felicita dell’amore di Hugo.

«Non piangere» disse Hugo. «Qui tutto sarà bellissimo.»

«Vorrei tanto che fosse così. Non voglio perderti. Non voglio lasciarti andare» disse James tra le lacrime. I due ragazzi si guadavano negli occhi. Tutto era magico, una tenda che aveva il potere di vagare nel tempo. Un luogo di un libro che era sparito.

Si misero a sedere uno davanti all’altro.

«Non me ne andrò mai» disse Hugo guardando il suo amico che si stava calmando.

«Quella persona ha tanto potere» disse James in preda al panico.

«Quella persona non è qui» disse Hugo scompigliando i capelli del suo amico. «Qui ci sei solo tu. Io voglio te qui.»

«Lui arriverà.»

«Quando arriverà, arriverà. Ha potere, ma non può distruggerti» disse Hugo che abbracciò nuovamente James. Sotto di loro c’era una penna. Nessuno sapeva da dove venisse quella penna. Una penna del mistero. Nessun libro aleggiava nella tenda.

«Questi ultimi attimi insieme dovranno essere indimenticabili» disse James.

«Non sono ultimi attimi. Sono solo l’inizio di attimi diversi» spiegò Hugo.

Nella loro amicizia non era mancato l’amore che li aveva uniti per parecchi anni. Il vento toccava delicatamente la tenda dove i due ragazzi si stavano abbracciando, in un abbraccio d’amore.

La tenda si aprì. La faccia di un mostro entrò. Era una creatura nera e maligna. Aveva due occhi rossi che raggelavano il sangue. James aveva molta paura mentre Hugo la guardava affascinato.

«La cena è pronta. Vi conviene uscire.»

James sentì qualcosa dentro di sé urlare. La penna si librò nell’aria e cadde trasformandosi nel libro che narrava le avventure di James e Hugo.***


Erano tornati alla realtà e vicino al libro c’erano Luca e Federico. Erano tornati reali ma quello che era successo nel libro era anch’esso reale. Per una volta Federico e Luca avevano vissuto come James e Hugo.

James e Hugo erano personaggi che Federico e io adoravamo. Tommaso ci aveva chiamati per la cena.

Uscimmo dalla tenda in fila indiana. Ci sedemmo al tavolo di legno e iniziammo a mangiare la cena che Stefano ci aveva gentilmente preparato. Quella sera il menù prevedeva carne e verdure grigliate. Sì, non bisognava pensare a un ristorante stellato ma era buono. Cucinare sul fuoco era molto divertente. L’unica pecca era che si sudava troppo e cosa più importante, non bisognava portare bracciali di metallo, altrimenti ti creavi dei tatuaggi molto dolorosi. Io ovviamente avevo un bracciale d’argento e tutte le volte che mi avvicinavo al fuoco mi trovavo una riga rossa sul polso. Di solito quelle ustioni passano in un mese. Quella sera dovevo aiutare a tirare giù dal fuoco il dolce. Cioccolato fuso da mettere su dei panini.

La cena andò molto bene. Era il momento del cioccolato fuso. Si sentiva già il profumo. Mi avvicinai alla pentola con Davide al mio fianco e allungai una mano sopra la pentola. Il calore del fuoco mi accarezzava la pelle della mano.

«Mi passi un mestolo?» chiesi a Davide.

«Possiamo rovesciarlo» disse lui. Sì non era una brutta idea.

«Okay allora aiutami. Tu prendi l’altro lato» dissi.

Lui si avviò verso il lato opposto al mio e fece per prendere la pentola quando urlai di dolore. Ritrassi la mano che era rimasta sopra alla pentola e la strinsi al corpo. Tommaso fu subito vicino a me. Mi ero sdraiato per terra dal dolore che non smetteva. Tommaso non capiva cosa stesse succedendo. Neanche io capivo. Avevo il polso in fiamme.

«Cosa succede?» chiese impaurito Tommaso.

Con calma cercai di muovere il polso destro e capii tutto. Il bracciale aveva attirato il calore e ora avevo un fantastico tatuaggio che mi bucava la pelle, letteralmente. Un segno rosso percorreva tutto il polso. Tommaso mi slacciò il bracciale e il dolore si fece meno intenso.

«Porca puttana! Qualcuno mi passi dell’acqua!» urlò Tommaso guardando il polso. Io non avevo ancora analizzato quanto fosse grave.

Federico prese la sua borraccia e si precipitò su di me. Sciacquò il polso e si ritrasse. Tommaso mi teneva tra le sue braccia.

«Dottore che facciamo?» chiese Tommaso.

Mi misi seduto e guardai il polso. Era una bella ustione. Lo strato di pelle non c’era più. Si vedeva la carne fresca. Non avevo materiale con me. Non potevo andare su al rifugio.

Un lampo mi passo per la testa. Andrea mi aveva dato un kit quando Tommaso aveva picchiato Federico. Potevo usare quello. Era ottimo in questi casi.

«Il kit. Il kit vicino al mio zaino. Portami tutto» dissi tastando la ferita.

Bruciava tantissimo. Tommaso entrò in tenda e uscì subito dopo con in mano le cose che mi aveva dato Andrea. Posò tutto davanti a me e mi ricinse tra le sue braccia. Guardai cosa c’era per terra. Presi un disinfettante e lo passai sul polso. Urlai durante questo passaggio. C’era dell’alcol nel flacone che a contatto con la mia pelle provocava delle fitte allucinanti. Vidi una crema e ne passai in grande quantità sul polso facendolo diventare bianco. Presi una garza e lo fasciai.

Durante tutto quel processo tutti mi guardavano e Tommaso mi stringeva. Dovevamo essere più veloci con l’acqua ma non importava più. Avevo fasciato. Ci avrebbe messo almeno tre mesi prima di guarire.

«Il mio bracciale» dissi a Tommaso.

«Lo vuoi ancora mettere?» chiese sorpreso.

«Ovvio, ma sulla sinistra ora. Il polso destro è meglio che riposi per questa notte» dissi porgendo il polso sinistro.

«Peccato che debba riposare» disse Tommaso mentre mi allacciava il bracciale.

«Per quello funziona ancora. Non devo mettere nulla che possa sfregare sulla ferita» spiegai.

«Ah, okay dottore» disse lui scherzando. Mi piaceva quando scherzava.

Mi voltai verso di lui e lo baciai. La sua lingua incontrò subito la mia. Gli altri ci guardavano, tutti tranne Federico. Lui si era girato dall’altra parte. Davide e Stefano tirarono giù il cioccolato e poi ce lo servirono.

Tommaso mi trattava come se fossi un moribondo. “Hai bisogno?”, “Ti aiuto?”.

«Va tutto bene Tommaso, non sono moribondo» dissi per placarlo un poco. Mi piacevano quelle attenzioni ma sapevo fare le cose da solo. Non volevo essere dipendente da Tommaso.

La cena era ufficialmente finita. Dovevo lavare i piatti ma Tommaso disse che dovevo far riposare il polso. Per cui mi ritrovai solo. Federico, Stefano e Davide erano a fare la doccia, io girovagavo per il campo. Passavo vicino alle tende delle altre Pattuglie ma non mi fermavo. Passavo veloce in modo da non farmi beccare. Da lontano vedevo Lorenzo e Tommaso che parlottavano.

***

«Come mai Luca?» chiese Lorenzo.

«Lui mi piace molto in tutti i sensi. Lui è un ragazzo speciale. Guarda il mondo con un’altra prospettiva» disse Tommaso.

«È stata dura tirar fuori ciò che provi per lui» disse Lorenzo. «Da quando mi hai detto che eri bisex non credevo che un ragazzo ti prendesse così tanto.»

«Anche io non ci credevo, ma in realtà è successo. Senza offesa, ma lui mi fa godere il triplo rispetto alle ragazze che mi sono scopato.»

«Senti senti. Nessuno crederebbe a queste tue parole, specie dette da te.»

«Suona assai strano ma quando gli faccio un pompino o quando mi sega, io vado in estasi» disse Tommaso cercando di visualizzare la scena. Ci riusciva assai bene.

«Avete già fatto sesso?» chiese Lorenzo.

«Non ancora. Non so neanche se è attivo o passivo. Non so neanche le sue esperienze passate. Spero sia vergine.»

«Probabilmente lo è. Alla sua età si fanno solo dei giochetti come quelli che facciamo noi in tenda ma non si arriva mai al sesso» spiegò Lorenzo.

«Sì hai ragione.»

«Che cosa hai intenzione di proporre questa sera?»

«Qualcosa di speciale. Allora inizierei con…»

***

Tornai alla tenda. Il giretto era stato anche divertente ma mi aveva anche un poco annoiato. Federico stava tornando. Gli sorrisi e continuai a camminare. Federico entrò in tenda e uscì subito dopo aver sistemato le cose della doccia. Mi venne incontro e non potei non vedere gli occhi assassini di Tommaso che da lontano lo fissavano.

«Il tuo ragazzo mi guarda male» disse Federico vicino a me.

«Naturale, sei vicino a me. Cosa credi che faccia Tommaso? Lui sa tutto, e vede tutto.»

«Sì ne so qualcosa» disse accennando al suo naso che era tornato integro. «Ancora non capisco come tu faccia a stare insieme a lui, mette i brividi.»

«Non è vero. Sa essere davvero gentile e romantico. Sì, a volte è duro e un po’ scorbutico. Però lo amo lo stesso.»

«Wow. Detesto ammetterlo ma credo che sia una buona persona in fondo. Molto in fondo» disse ridendo.

«Non dobbiamo farci prendere dai pregiudizi. Lui è bravo con me. Non starei mai con uno che mi tortura giorno e notte» dissi e lo strinsi forte a me.

Speravo solo d’averlo convinto su Tommaso. Anche se, amaramente, non credevo d’essere riuscito nell’impresa. Tommaso ci guardava ancora. Finì di lavare tutto e si incamminò verso di me. Federico sparì in un baleno. Non credevo che Federico avesse così paura di lui. Io non avevo paura di Tommaso, lui era il mio ragazzo, non mi avrebbe mai toccato per farmi del male.

«Ciao cucciolo. Che cosa voleva il tuo amico?» chiese Tommaso quando mi fu davanti.

«Nulla. Volevo solo parlare un po’ con lui, ma nulla di specifico» dissi cercando di non farlo innervosire. Federico era ancora un argomento delicato per lui.

«Ora baciami ed entriamo in tenda» disse e si avventò su di me. Le nostre labbra si toccano e la danza delle lingue riprese a vorticare nella mia bocca.
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