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Gay & Bisex

Giocando a Calcio - 9&10


di Marcus95
20.05.2022    |    12.988    |    17 8.6
"Luigi sarebbe orgoglioso di saperlo» disse Alberto tenendo gli occhi sulle palle di Giorgio..."
Capitolo 9&10: Alberto - Immagini & Ricordi



Tutti erano molto tristi per la sconfitta ma dopo l’uscita dal campo di Luigi, il morale era caduto e la squadra aveva incassato due goal dalla squadra avversaria. Alberto appena entrato si sedette al suo posto sulla panchina e meditò sulla partita. Non era per niente contento del risultato ed essendo il capitano e anche un buon capitano, riversava un po’ della colpa su di lui. Forse non aveva saputo gestire la squadra nel modo corretto. Alberto alzò lo sguardo e vide davanti a sé Giorgio.

«Luigi è andato?» Chiese.

«Sì, suo padre è venuto a prenderlo. Era abbastanza giù di morale» rispose Giorgio.

«Lo credo bene. Lui conosce bene quel figlio di puttana che quasi gli spaccava una gamba. Andavano a scuola assieme e non scorre buon sangue come hai potuto vedere. Sapevo sarebbe successo qualcosa ma non mi aspettavo sarebbe arrivato a tanto» disse Albero amareggiato della faccenda che si era appena consumata.

«Non lo sapevo. Mi spiace» disse Giorgio.

«Non devi. Luigi è una persona molto forte che non si da per vinta. È un caposaldo di questa squadra. Io sarò anche il capitano ma lui è molto bravo nel parlare con le persone. Col tempo lo consocerai. Tu hai anche il grande onore di allenarti a stretto contatto con lui» aggiunse Alberto.

Giorgio annuì con la testa.

«Basta parlare e piangere su un risultato che non possiamo cambiare. L’importante è che Luigi non si sia fatto nulla di grave. Ora cambiamoci e facciamo una doccia. Se non sai dove cambiarti puoi farlo qui vicino a me».

Giorgio andò a prendere il suo borsone da calcio e lo portò vicino ad Alberto che nel frattempo era già rimasto senza maglietta. I suoi muscoli erano davvero belli. Si vedeva che faceva palestra oltre agli allenamenti di calcio. Era davvero il ragazzo più muscoloso della squadra. I pettorali erano ben delineati così come gli addominali. Giorgio poteva anche vedere che Alberto aveva un bel po’ di peli sotto le ascelle. Giorgio credeva che tutti i calciatori si depilassero completamente ma a quanto pareva non era proprio così.

Alberto si tirò giù anche i pantaloncini mostrando un paio di slip neri della Adidas. Il pacco di Alberto non era male ma sicuramente no esagerato come quello di Luigi che anche da moscio aveva un bel paccone pieno. Giorgio seguì le orme di Alberto e si tolse i calzoncini rimanendo in mutande.

«No figa anche tu no. Siete proprio in simbiosi te e Luigi» disse Alberto dal nulla.

«Cosa?» Chiese Giorgio.

«Gli slip, anche lui indossa quelle della Puma. Cazzo avete anche lo stesso modello traspirante».

«Sì lo so» disse Giorgio come se nulla fosse.

«Come fai a saperlo?» Chiese Alberto curioso.

«Me lo ha detto prima mentre aspettavamo suo padre. Tra difensori ci si scambiano i segreti» disse Giorgio spavaldo.

Alberto rise sonoramente. Quello che aveva detto Giorgio lo aveva fatto ridere. Sapeva che stava mentendo ma lo aveva fatto nel modo giusto. Alberto era curioso di sapere che cosa fosse successo tra di loro poco prima. Ripreso dalla sua risata si calò gli slip e li adagiò nel suo borsone. Giorgio con occhi indiscreti controllò il pisello di Alberto e la cosa che più attrasse la sua attenzione era il cespuglio di peli che aveva sul pube. Era davvero bello, peli neri, folti e ricciolini. Il pisello di Alberto era lungo il normale ma largo. Era un bel salsicciotto. Infine anche le palle, anch’esse pelose erano di forma e grandezza normali. Alberto, tuttavia, si accorse di quello sguardo.

«Che guardi? La larghezza dell’uccello o la criniera?»

«Scusa non volevo guardare» disse Giorgio prima di essere interrotto.

«Ma devi. Siamo tutti ragazzi, che c’è di male. Qui tutti guardano tutti. E non ti scandalizzare se nelle docce alcuni se lo toccano a vicenda. Siamo ragazzi in pubertà, che ti aspetti?»

«Se posso essere sincero sono rimasto colpito dalla tua criniera, come la chiami tu. Io sapevo che i calciatori si depilassero. Ma forse mi sono sbagliato» disse Giorgio.

«Tranquillo, nessun imbarazzo qui. Alcuni lo fanno, anche della nostra squadra, poi in doccia vedrai qualcuno che non ha neanche un pelo, neanche di un millimetro. Io personalmente avendo l’uccello largo anche da moscio» disse Alberto prendendoselo in mano e mostrandolo a Giorgio, «ho deciso di non rasarmi i peli del pube. Avessi avuto una forma diversa probabilmente mi sarei depilato».

Alberto lasciò andare il suo pisello e guardò il pacco di Giorgio.

«Minchia dimmi che non è la tua cappella. Hai un bozzo enorme. Sarà che quelli che indossano le Puma hanno il l’uccello grosso» disse Alberto ridendo.

«No, sono le palle. Le ho abbastanza grandi».

«Fai vedere allora. Non ti vergognerai mica» incalzò Alberto.

Velocemente Giorgio si abbassò gli slip e li mise anche lui nel borsone. I suoi peli non erano così tanti come quelli di Alberto ma le palle erano belle penzolanti con anche dei peli.

«Quelle sì che si possono definire palle da vero uomo. Luigi sarebbe orgoglioso di saperlo» disse Alberto tenendo gli occhi sulle palle di Giorgio.

«Come mai?» Chiese Giorgio non volendo rivelare che in realtà Luigi ne era già al corrente.

«Lui ha una fissazione per l’eccitazione scrotale, così la chiama lui. A lui piace quando qualcuno gliele tocca, massaggia o lecca. Pensa che la sua ex ragazza passava ore intere a succhiargli le palle. Lui va fuori di testa».

«Lo conosci bene vedo» disse Giorgio sicuro.

«Siamo molto amici. Il calcio ci ha fatti incontrare e non ci siamo più lasciati. Siamo come fratelli. Passiamo molto tempo assieme anche fuori da qui» spiegò Alberto. «Ora doccia».

Alberto e Giorgio andarono verso le docce dove c’era già tutta la squadra. Erano tutti nudi ma purtroppo il morale non era altissimo per via della sconfitta. Quando entrò Giorgio tutti lo salutavano e gli davano una pacca sulla spalla o sul culo. Nessuno però si era azzardato a toccargli il pisello ma ben presto sentì commenti come “palle basse” o “palle penzolanti”. Erano tutti commenti positivi che facevano con un sorriso. Tutti gli guardavano il pisello e le palle mentre passava. Le sue palle erano qualcosa che non passavano indisturbate.

D’altro canto anche Giorgio una volta sotto la doccia vicino ad Alberto guardò i suoi compagni. Come aveva detto Alberto c’erano dei ragazzi completamente glabri e altri con del pelo curato. Il più peloso era sicuramente Alberto e anche quello col pisello più largo. Forse era dovuto alla sua età, dato che aveva già diciassette anni. Di piselli ne vedeva di tutti i tipi. A Giorgio intrigava il fatto che molti dei suoi compagni di squadra non fossero depilati, li rendeva più uomini ed era anche segno di accettare il proprio sviluppo. Già poter stare con i suoi compagni di squadra tutti nudi sotto la doccia era una goduria. Tutti nudi che si lavavano il corpo appesantito dalla partita e dalla sconfitta. Giorgio poteva ammirare quei corpi giovani e in evoluzione. Tutti quei piselli penzolanti. Giorgio voleva fare anche qualcosa di più ma si limitò ad ammirare quei ragazzi che si insaponavano e facevano passare le proprie mani lungo l’addome per arrivare al pisello. Erano tutti con il prepuzio, nessuno era circonciso. Con l’aiuto di Alberto potè individuare gli atri due ragazzi difensori e ripensò alle parole di Luigi. Aveva ragione, i difensori erano quelli che avevano il pisello più grande e più bello. Però Giorgio voleva vedere quello di Luigi.

***

Matteo raggiunse Andrea sugli spalti oramai vuoti e sorrise.

«Brutta sconfitta?» Chiese Andrea serio.

«Puoi ben dirlo. In più mi hanno azzoppato Luigi. Non ci voleva. Spero si rimetta presto» disse Matteo un po’ triste.

«Nel frattempo quel pezzo di merda subirà dei provvedimenti» disse Andrea.

«Altroché» aggiunse Matteo. «Comunque prima ho beccato tuo figlio con Luigi che aveva i pantaloncini abbassati».

«Bene!» Disse Andrea contento.

«Ho fatto bene a mandarlo lì con Luigi. Luigi è un ragazzo speciale oltre ad essere un elefante come te» disse Matteo ridendo.

«Pensi sia saggio mettere Giorgio con un personaggio come lui?» Chiese un po’ dubbioso Andrea.

«Assolutamente sì. Luigi è una persona super speciale. Ha carisma, è un maialino e per la squadra è un punto di riferimento. Hai visto come il morale è caduto appena Luigi è uscito dal campo. Se dovessi inserire una persona timida come Giorgio non ci penserei due volte a metterlo vicino a Luigi. Stai tranquillo Andre che lui farà miracoli. Voglio bene a Luigi come un figlio. Sarei un buon padre per lui, non come quello che ha adesso» disse Matteo serio e anche un po’ triste per l’ultima frase.

«Mi fido di te lo sai» disse Andrea sorridendo al suo migliore amico.

«E fai bene. Stai tranquillo che tra qualche settimana Giorgio inizierà a camminare nudo per casa e col cazzo duro» aggiunse Matteo ridendo.

Anche Andrea rideva per quella battuta idiota del suo amico. «Quindi questo Luigi ha il cazzone?»

«Sì, fidati, uno anche bello esteticamente. Pensa che in squadra lo chiamano “Bestia” o “La Bestia” per questo motivo».

«Ottimo, sono contento. Sarà in buone mani» disse Andrea rilassato.

«Sicuramente. Fidati del tuo uomo» disse Matteo sorridendo.

«‘Mio uomo’ però devi ricordarti di metterti le mutande sotto» disse Andrea allungando la mano e toccando la parte davanti dei pantaloncini di Matteo.

Andrea poté sentire la forma della cappella di Matteo libera sotto i pantaloncini. Il cazzo di Matteo era moscio ma Andrea con un dito percorreva tutta l’asta, dalla cappella fino alla base senza farsi vedere da nessuno.

«Ma dai cazzo lo sai che sono più comodo così» disse Matteo ridendo e lasciandosi toccare dal suo migliore amico. «Così i ragazzi vedono qualcosa di interessante».

«Interessante ma piccolo. Se proprio vuoi farli vedere la forma di un uomo vero devi invitare me» disse Andrea ridendo ma non togliendo la mano dal cazzo di Matteo.

«No, tu li blocchi la crescita. Troppo grande. Con te si vede se non porti le mutande sotto la divisa».

«Anche a te adesso» disse Andrea guardando verso il basso.

Nei pantaloncini di Matteo era visibile la cappella che puntava verso l’esterno. Non era in tiro ma era barzotto ma si vedeva che non era moscio. Matteo sorrise alla vista del suo pacco che sporgeva dai pantaloncini rossi della divisa.

«Ecco a te si vedrebbe così come lo ho io ora. Solo che il tuo sarebbe moscio» disse Matteo al suo amico.

«Hai ragione ma pensaci» disse Andrea con un ghigno.

Correndo arrivò un uomo e la mano di Andrea si ritrasse dal pacco di Matteo che restava visibile.

«C’è stata una rissa» disse l’uomo senza identificarsi.

Matteo corse seguendo l’uomo lasciando Andrea da solo ma il pacco di Matteo sbatteva a destra e a sinistra.

***

Giorgio e Andrea entrano in casa. Giorgio era davvero contento di aver visto la partita e Andrea era contento che Giorgio era entrato ufficialmente nella squadra e aveva anche visto la sua prima partita. Era stato uno spettatore, vero ma nel frattempo aveva fatto l’allenamento con la squadra e aveva avuto modo di conoscerli e imparare i ruoli. Purtroppo un piccolo incidente era accaduto alla fine della partita. Alberto aveva colpito in una piccola rissa il giocatore che aveva cercato di azzoppare Luigi. Andrea non vedeva di buon occhio la cosa ma sapendo i trascorsi di Luigi con quel ragazzo e sapendo i legami tra Luigi e Alberto, Giorgio non si stupiva della cosa, anzi la trovava anche normale. Se uno fa male a un tuo amico per il puro gusto di farlo, ci sta avere una reazione, anche se la violenza non è mai la soluzione alle cose.

Giorgio però non voleva pensare alla piccola rissa, la sua attenzione era tutta rivolta al suo compagno di squadra Luigi. Quel ragazzo davvero figo e con un pacco davvero notevole.

«Allora come ti sembra Luigi?» Chiese Andrea.

«Una bravissima persona. Molto gentile e disponibile. E molto bravo a giocare a calcio, evitando l’infortunio» rispose Giorgio contento.

«Sì, Matteo mi ha detto belle cose sul suo conto. Spero si rimetta presto. Spero ti aiuterà tanto quel ragazzo. Ma parliamo di altro. Come è fare la doccia tutti nudi?» Chiese Andrea troppo curioso della risposta del figlio.

«Papà!» Fu la risposta di Giorgio.

«Non fare così. Stiamo parlando tra ragazzi. Anche io quando gioco con Matteo poi lo vedo nudo sotto la doccia. Che problema c’è a parlarne?» Lo incalzò Andrea.

Giorgio in un primo istante rimase in silenzio ma poi trovò il coraggio di parlare. «All’inizio non è stato facile. Non ho mai visto un ragazzo nudo, figuriamoci tutti loro. Ma con calma mi sono lasciato andare. Poi ero vicino ad Alberto, il capitano» disse Giorgio non guardando suo padre in faccia. Se lo guardava in faccia non avrebbe mai trovato il coraggio di dire quello che pensava veramente. Mentre guardando altrove era come se lui non ci fosse.

«Ottimo, fare la doccia vicino al capitano non è una cosa da poco».

«Ma solo perché Luigi era già andato via. Altrimenti l’avrei fatta con lui» precisò Giorgio.

Andrea era seduto sula sedia vicino a Giorgio e aveva mille domande da fare al figlio ma non sapeva da quale iniziare.

«Gli altri ragazzi come sono messi?»

«Oddio ma perché vuoi sapere tutte queste cose?» Chiese Giorgio imbarazzato.

«Stiamo parlando tra uomini, non ti scandalizzare».

«Dipende, alcuni sono messi bene e altri sono nella norma. Alcuni sono depilati e altri no» disse Giorgio guardando il pavimento.

«Tu sei depilato?»

«No»

«Vuoi che ti mostri come ci si depila intimamente?» Chiese Andrea serio.

Giorgio non riuscì a formulare la risposta. Davvero suo padre aveva fatto una domanda simile? Davvero era disposto a mostrargli come si faceva? Perché lo farebbe? Poi però pensò alla grande disponibilità del padre e della sua apertura a parlare di tutto. Giorgio rispettava tantissimo questa cosa ma non era ancora pronto ad aprirsi con suo padre.

«No grazie. Non ancora» disse garbato Giorgio.

«Luigi come è messo?» Chiese Andrea.

«Non lo so, non ha fatto la doccia con noi ma dicono bene» disse Giorgio senza rivelare la conversazione in cui erano in mutande.

«Ti hanno fatto i complimenti per le tue palle?»

«Papà!» Disse Giorgio prima di alzarsi e scappare in camera sua. Va bene essere aperti ma suo padre stava facendo troppe domande intime. Lui non era ancora pronto. Gli serviva tempo.

***

Quella sera Giorgio era sdraiato nel suo letto e ripensava a quello che era accaduto durante il giorno. Luigi, Alberto, la squadra. Tutti quei corpi nudi nella doccia, tutto quel bel vedere. I peli di Alberto, i piedi di Luigi e il grande pacco che portava. Giorgio si accorse ben presto di essere in erezione. Immediatamente la sua mano entrò dentro alle sue mutande, si prese l’erezione in mano. Era davvero dura e c’era già anche un po’ di precum.

Mentre si toccava pensava a una sola persona: Luigi. Quel ragazzo aveva fatto breccia dentro di lui. Quelle gambe possenti e pelose, quei piedi e polpacci coperti dai calzettoni rossi, quel pacco immenso, quel suo viso spigoloso e perfetto, quella sua parlantina e infine, i suoi occhi. Occhi nocciola bellissimi e stupendi. Erano per Giorgio un gran punto di domanda. Rimpianse di non avergli toccato il pacco come Luigi aveva fatto con lui. Voleva tanto toccare quel bel paccone. Sentire quel pisello di 17 centimetri che diceva di avere. Voleva vedere il motivo del perché veniva chiamato ‘La Bestia’. Voleva conoscere quella bestia.

Giorgio era anche contento che si era lasciato da poco con la ragazza, così avrebbe avuto più tempo per confidarsi con la squadra e quindi anche con lui. Voleva sapere tutto su Luigi. Voleva toccare quel bel pacco e vedere il pisellone. Mentre pensava a tutto ciò si toccava il pisello, o cazzo come lo chiamava Luigi. Se lo toccava tutto e si era anche tolto le mutande. Si guardava la sua erezione. La prendeva salda in mano e andava su e giù sentendo il prepuzio coprire e scoprire la sua cappella. La sua cappella era molto umida e la cosa gli piaceva molto. Godeva nel sentire la sua mano andare su e giù lungo tutta la sua erezione.

Non pensava solo a Luigi però. Nei suoi pensieri entrò anche Alberto con il suo cazzo largo e le sue gambe molto pelose così come le sue ascelle. I suoi muscoli scolpiti e il suo sguardo serio. Aveva diciassette anni ma era già un ragazzo molto bello. Era anche un ottimo capitano, dolce e deciso come un capitano dovrebbe fare.

La mano di Giorgio si spostò sulle sue palle pelose e iniziò a toccarsele. In quel momento un’altra persona di insinuò nella sua testa: suo padre. Tutte quelle domande sulla squadra e su di lui. Ma la cosa che non riusciva a non pensare erano le mutande piene di sborra. Il ricordo era vivissimo, quei boxer neri completamente pieni di sborra ma la cosa migliore era il ghigno sul volto di suo padre quando era entrato a prenderli e poco dopo gli aveva rivelato che a lui piaceva sborrarsi nelle mutande. Non si sarebbe mai aspettato nulla del genere da suo padre ma la cosa lo eccitava.

La sua mano andava velocissima lungo tutto il cazzo bagnato e l’altra mano era sulle sue palle. Le strizzava e ci giocava come fossero biglie. La goduria era immensa. Si sentiva così eccitato che non voleva smettere ma voleva continuare all’infinito. Gradiva le attenzioni del padre e voleva scoprire di più, doveva solo abbattere quella sua timidezza di merda che lo stava bloccando. Doveva smettere di sborrare nelle coperte ma doveva iniziare a sborrare come un uomo, come suo padre, nelle mutande.

Si tolse le mutande e le depose sul letto. Si mise sopra e iniziò a segarsi con foga. La sua mano trastullava tutto del suo cazzo mentre l’altra si tirava le palle. Ansimando sborrò nelle sue mutande. Non erano nere ma erano scure quindi i fiotti di sperma che ci cadevano dentro si vedevano bene. Quando finì di venire guardò le sue mutande e fu orgoglioso che a solo quindici anni era in grado di fare quello che aveva fatto. Si era riempito le mutande di calda sborra.

Prima di andare a dormire si ripulì il cazzo con le mutande già imbrattate e poi le depose vicino al letto. Voleva che suo padre le trovasse, così sarebbe stato orgoglioso di lui. Soprattuto sarebbe stato orgoglioso selle sue palle che, grandi come erano, gli avevano permesso di fare tanta sborra. Giorgio era davvero soddisfatto e svuotato. Si chiese subito se Luigi si era fatto una sega come aveva fatto lui, e soprattutto se anche a lui piaceva sborrare nelle mutande come facevano Giorgio e suo padre. E Matteo? Cosa piaceva fare Matteo? Giorgio si addormentò con tutte quelle domande in testa.

***

Il mattino seguente la routine si ripeteva come ogni giorno. Andrea andò a rifare il letto di Giorgio sicuro che avrebbe trovato le coperte piene di sborra ma fu senza parole nel constatare che in realtà non c’erano nuove macchie di sperma ma solo quelle vecchie. Andrea spostò lo sguardo e vide i boxer grigi di Giorgio e li prese in mano per metterli da lavare ma a sua sorpresa vide che erano pieni di rimasugli di sborra. Andrea li guardò con attenzione e le sue dita passarono sul tessuto. Sorriso nel vedere che già dopo una sola partita con la squadra, Giorgio stava imparando le cose giuste ed essenziali. Perché come gli aveva già detto, tutti gli uomini amano sborrare nelle mutande.

***

Era martedì e Luigi si era ripreso a meraviglia. Si vedeva che era una persona forte. Giorgio aveva fatto per la prima volta gli allenamenti con tutta la squadra. Erano andati molto bene, aveva passato tanto tempo con Luigi che gli aveva spiegato il più possibile tutti i segreti della difesa, almeno come primo allenamento. Giorgio era contentissimo. Finito gli allenamenti era contento di andare negli spogliatoi con tutti gli altri e fare la doccia tutti assieme ma fu chiamato da Matteo. Giorgio era ancora con la divisa e tutto sudato. Dovette salutare Luigi che andò verso gli spogliatoi con Alberto e il resto della squadra. Seguì Matteo fino al suo ufficio e gli fece tantissime domande su come si trovasse, le sue impressioni sulla squadra, sul gioco. Un sacco di domande che non avevano un grandissimo senso per Giorgio dato che alcune si ripetevano anche se formulate in modo diverso. Dopo un po’ di domande così Matteo si fece serio.

«Con tuo padre come va?» Chiese serio.

«Benissimo come al solito» rispose Giorgio non capendo il motivo di quelle domande.

«Ne sono sicuro, solo che mi sembra un po’ preoccupato per te. Lo sai che vorrebbe il meglio per te ma ogni tanto quando cerca di aprirsi con te, lui trova molto spesso un muro» spiegò Matteo.

«Sì lo so» disse Giorgio. «Però non mi sento ancora pronto a parlare di certe cose». Sapeva che loro due si dicevano tutto ma non sapeva cosa questo ‘tutto’ significasse.

«Non c’è un momento in cui sarai pronto. Lui dice che guardandoti vede molte domande sul tuo volto ma ogni volta che cerca di far breccia dentro a queste domande tu gli sbarri la strada. Capisco l’imbarazzo credimi. Ma lui è una persona stupenda e tu lo sai. Ti ha cresciuto da solo e sarebbe super contento di poterti insegnare anche altre cose. È quello che i padri fanno».

«Hai ragione» disse serio Giorgio. «Forse dovrei lasciargli lo spazio che merita e insegnarmi alcune cose».

Matteo sorrise e diede una pacca sulla spalla a Giorgio. «Prima di divertiti con loro» indicò lo spogliatoio. «Fatti spiegare due o tre cose da tuo padre».

Giorgio contento di quella chiacchierata uscì dall’ufficio di Matteo e andò a fare la doccia. Dentro non c’era più nessuno.
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