Gay & Bisex

PRIDE - 2


di Marcus95
18.06.2023    |    7.952    |    13 9.7
"È anche carino, potrebbe piacerti»..."
Capitolo 2: Gay Street



Odio la scuola, odio i miei compagni, odio questa città, odio questo paese, odio tutti. Odio, odio e ancora odio. Voglio scappare, voglio sotterrarmi e non svegliarmi più. Sparire è una soluzione invitante. Ma come potrei deludere i miei commettendo un gesto così estremo? A chi la darei vinta? A nessuno. A nessuno importerebbe. No, non è questa la via migliore. Me ne serve un’altra ma per il momento vorrei solo piangere sotto le coperte del mio lettino. Unico vero posto dove mi sento consolato e capito.

La porta si apre e sento una presenza in camera. Non voglio uscire dalla mia grotta, non voglio parlare. Voglio starmene qui al calduccio senza rotture di coglioni e senza spiegazioni.
La figura si muove per la stanza e si siede sul mio letto. Sento i suoi respiri e capisco che è una figura amica.

«Giornata difficile a scuola?» Chiede mio fratello calmo. «Immagino tu non ne voglia parlare ma se vuoi io ci sono».

Io resto sotto le coperte ascoltando la sua voce, così bassa e così calorosa allo stesso tempo. Lui non si muove ne dice nulla. Rimane lì seduto su mio letto e aspetta. Sento il suo respiro profondo ma non sento movimenti. Aspetta. Io mi proteggo sotto le lenzuola.

Mio fratello Artur si alza e cammina verso la porta.

«Sì, giornata di merda» dico da sotto le coperte.

«Allora l’orso della caverna esiste, avevo paura fosse andato in letargo» dice ridendo.

So che è vicino alla porta ma sono sicuro che la porta sia ancora chiusa. Non so se ho voglia di parlare con lui. Alla fine è pur sempre mio fratello, etero.

«Quanto brutta?» Chiede piano.

«Umiliante» dico nervoso.

Artur si muove di nuovo e torna a sedersi sul mio letto. Sento la sua mano calda sulla mia gamba e le mie lacrime non riesco a stare negli occhi.

«No, non piangere. Cosa è successo?»

«Mi danno del forgio che li guarda in spogliatoio!» Dico nervoso.

Lui ridacchia.

«Non puoi dire frocio, non è una parola carina. Omosessuale, gay o queer sarebbe meglio.
Mettiti nei loro panni».

Tiro giù le coperte di scatto e mi alzo. «Lo so cazzo, io sono frocio!» Urlo dal nervoso.
Mi accorgo solo qualche millisecondo dopo della cagata che ho fatto.

«Merda» dico più calmo. Mi ributto sotto le coperte.

«No, no, no. Queste adesso le togliamo. Il letargo è finito e adesso devi parlare col tuo fratellone» dice rubandomi le coperte. «Quindi, mi devi dire qualcosa?»

«Penso tu abbia sentito bene» dico con un filo di voce.

«Io ci sento bene ma voglio sentirlo da te» aggiunge.

Ma perché la vita deve essere così complicata a volte. So che ha sentito quello che ho detto, perché non può andare avanti con quello. Perché devo ripeterlo ad alta voce?

«Mi piacciono i ragazzi Artur» dico piano senza mai guardarlo negli occhi.

«Grazie per avermelo detto» dice piano. «È da un bel po’ che aspetto di sentire queste parole da te».

«Cosa? In che senso?» Chiedo mettendomi a sedere.

«Ho trovato la tua bandiera arcobaleno nel tuo diario e involontariamente ne ho letto qualche pagina. Non c’è nulla da temere. Io sono dalla tua parte» dice.

«Adesso si fa ancora più umiliante» dico in preda al panico.

«Non c’è nulla da temere. Anche il mio migliore amico è gay. Me lo ha detto solo un anno e mezzo fa ma avrei tanto voluto saperlo prima per potergli stare accanto sai? Però va bene così, alla fine me lo ha detto. È anche carino, potrebbe piacerti».

«Artur! Hai appena scoperto che sono gay e adesso hai appena messo su un’impresa matrimoniale? No grazie» dico ridendo.

«Stavo scherzando. È carino sul serio. Che dici se uscissimo con lui questo sabato?»

Wow, le cose stanno andando molto velocemente. Non riesco neanche io a stare al passo con tutto questo.

«Va bene» dico senza pensare. Ho voglia di uscire con mio fratello ma il suo amico gay solo perché è gay? Non mi convince la cosa.

«Perfetto. Andiamo alla Gay Street» dice alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza prima che io possa in qualche modo replicare.

«Cosa? Ma…» dico ma è già troppo tardi, nella stanza ci sono solo io.


Sabato sera mi metto una maglietta comoda e dei pantaloni stretti e raggiungo mio fratello in salotto che mi sta aspettando pronto per dirigersi verso la Gay Street dove incontreremo il suo amico. Il viaggio non è lungo e passa anche velocemente.

Quando arriviamo vedo subito una persona molto alta che ci viene incontro. È come dire… stupendo. Alto, spalle molto grosse, capelli neri e occhi neri, sorriso smagliante. È un armadio a muro. Porta anche lui una maglietta bianca che fa un contrasto pazzesco col suo colore della pelle scura.

«Dylan» dice mio fratello salutandolo con la mano.

«Artur, eccoti finalmente. E tu devi essere il fratellino queer Matteo» dice con un sorriso a trentadue denti.

«Ehm sì, Teo per gli amici» dico imbarazzato.

«Teo sia allora. Noi facciamo parte della stessa squadra. La figa è bella ma il cazzo?» Fa la battuta ridendo.

Dylan è molto estroverso, è completamente l’opposto di me e la cosa mi piace da impazzire. Oltre a essere di una bellezza stravolgente con quella pelle scura e il suo carisma estroverso, si vede che Dylan è una bravissima persona. Ha un atteggiamento molto maschile e disinibito. La solarità di certe persone mi hanno sempre incuriosito e adesso posso approfondirne una. Ai piedi porta delle sneakers pulitissime e colorate di ultimo modello.

«Come avrai intuito Dylan gioca a basket» illustra mio fratello che mi ha beccato a guardargli i piedi.

«Certo che gioco a basket e sono anche bravo. Ora Teo» dice Dylan appoggiando le sue mani grandi e forti sulle mie spalle. «Benvenuto nella Gay Street».

Davanti a me si apre una strada piena di gente con un sacco di locali lungo i lati. La gente è contenta, spensierata, ride, si diverte e beve dei drink. Tutto in questa via è così colorato.

«Mai visto nulla di simile eh?» Chiede Dylan vedendomi un po’ confuso. «Dai entriamo in un locale che così ti sciogli un poco».

«Non vorrai portarlo lì dentro» chiede mio fratello enfatizzando il “lì”.

«Certo. Ha diciotto anni mi hai detto. Se vede un uomo senza maglietta non penso si scandalizzi» replica Dylan facendomi l’occhiolino.

Certo che non mi scandalizzo, ho visto tanta gente senza maglietta e mio fratello l’ho visto pure in mutande. Per non parlare di tutti i porno che mi guardo.

Entriamo nel locale e capisco fin da subito come mai mio fratello abbia fatto quella domanda. Qui la gente non solo senza maglietta ma anche senza pantaloni. C’è gente sui cubi con solo dei jockstrap addosso e niente di più. Quei jockstrap mettono palesemente in mostra un pacco davvero notevole. Non sembra moscio, anzi ha tutta l’aria di essere barzotto. Continuiamo a camminare e c’è gente ai tavoli che beve e scherza. Molti di loro non hanno una maglia e sono a petto nudo che ballano mostrando l’esastico delle mutande. Armani, Andrew Cristian, Bike, Adidas e tante e tante altre.

Ci sediamo a un tavolo e guardo i ragazzi muscolosi che ballano sui cubi. Tutti sudati con i loro corpi pieni di muscoli che si flettono. Le loro gambe possenti e con un po’ di peli. Quei jockstrap con il paccone in vista e i loro culi così marmorei che sono come delle statue. Sono bellissimi da guardare.

«Teo, Teo, cosa vuoi da bere? Lo sai che stai sbavando?» Dice Dylan super divertito dalla scena in corso.

«Scusate. Non sono mai stato in un posto del genere» dico guardandomi attorno.

La serata passa tranquilla con tanti drink e tanti boni che ballano mezzi nudi. Ad alcuni si vede anche dentro al jockstrap quando fanno dei movimenti particolari. Tutti ben messi. Perché loro sono tutti ben messi? Ci sarà un segreto dietro.

«Devo andare in bagno» dico alzandomi dalla sedia e vedo il locale girare attorno a me.

«Lo accompagno prima che perda la verginità nei cessi» dice Dylan sorreggendomi e portandomi verso i servizi che come al solito sono pieni.

Ci mettiamo in fila e aspettiamo il nostro turno. La fila è scorrevole. Io mi metto davanti ai cubicoli ma un braccio mi prende per il collo e mi trascina verso destra.

«No, quelli sono per le femminucce. Noi che siamo maschi veri andiamo a quelli a muro».

Dylan mi trascina verso quelli a muro e ce ne sono due vuoti vicini. Ci mettiamo lì. Io sono uno che preferisce andare nei cubicoli, mi sento più a mio agio. Tiro giù la zip e faccio uscire solo la cappella e non tutto il cazzo.

«Fai un bel respiro e non pensare che c’è gente ovunque e vedi che riuscirai a pisciare senza problemi».

Faccio come suggerito e con mia sorpresa riesco a pisciare come un uomo vero.

«Bravo così» mi dice Dylan. «Se lo sa tuo fratello mi uccide ma devi imparare anche questo. Quando un uomo piscia non lo fa di nascosto come stai facendo te che si vede solo il getto. Lo fa così. Tutto ben fuori».

Seguo il suo sguardo che va verso il basso e vedo il suo cazzone nero completamente fuori dalle mutande. Vedo la cappella rosa e tutta l’asta scura. Alla base ha un piccolo cespuglio di peli neri ricci. Con un gesto della mano porta anche le sue palle fuori. Sono penzolanti ed enormi. Allora è davvero vero che quelli di colore sono super dotati. Anche da moscio è come un elefante. Ha finito di pisciare e se lo mena un poco per far uscire le ultime gocce. Io mi godo la scena di quel bel cazzone.

«Ma una cosa con calma. Per ora va bene come fai tu» dice lui rassicurandomi.

«Bro bel cazzone» dice il ragazzo vicino a Dylan agli orinatoi.

Ci rimettiamo l’uccello nelle mutande e pantaloni e usciamo dal bagno. Mentre camminiamo sento il respiro di Dylan sul mio collo.

«Non dire a nulla a tuo fratello del mio bazooka» sussurra Dylan tirandomi una sculacciata amichevole sul sedere.

Torniamo al tavolo e trovo mio fratello al cellulare.

«Eccovi. Ci avete messo un eternità».

«I bagni erano tutti imballati. Poi era il momento per il tuo fratellino di fare un po’ di scouting di uccelli e da queste parti ce ne sono di belli grossi» dice ridendo Dylan.

«Spero non ti abbia costretto a fare nulla» dice mio fratello preoccupato.

«No nulla. Questo posto mi piace davvero molto» replico.

Mi guardo attorno e vedo ancora i ragazzi muscolosi sui cubi a mostrare i loro pacconi ma l’unico pacco o cazzo che mi viene in mente è quello di Dylan. Come fa a tenerlo nelle mutande tutto il giorno? È un vero armamento quello. Bello grosso e largo anche da moscio. Chissà da eretto come potrebbe essere. Lui si che sa come sfondare culi.

Mi piace molto la disinvoltura di questi posti e amo i maschi.
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