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Gay & Bisex

Giocando a Calcio - 18


di Marcus95
16.06.2022    |    10.593    |    7 9.2
"«Sì lo so» disse Albero triste..."
Capitolo 18: Sei Tu Mio Padre



Andrea tornò a casa e vide che Giorgio era ancora in piedi a guardare la televisione in mutande. Sogghignò nel vederlo in boxer neri come lo aveva lasciato prima. Era contento nel aver fatto imparare a Giorgio questa nuova abitudine. Stare in mutande tra uomini era la cosa più bella che potesse accadere in quella casa e lui ci era riuscito. Due uomini, uno già sviluppato e l’altro in fase di sviluppo, in mutande nella stessa casa. Una emozione perfetta, una carica di ormoni micidiale.

«Papà ti sei divertito?» Chiese Giorgio quando vide passare suo padre.

«Non sai quanto» disse Andrea con un ghigno in volto e con la coda dell’occhio vide che Giorgio si stava sistemando il pacco dentro alle mutande. Fece un altro ghigno e sparì in camera sua.

***

Luigi e Alberto stavano giocando in mutande a casa di Alberto. Luigi adorava stare a casa di Alberto, ed era anche quasi diventato un membro della famiglia. Ai genitori di Alberto non dava fastidio, neanche il fatto che lui stesse sempre in mutande. Anche loro sapevano la grande dotazione che aveva.

Alberto aveva anche un fratello maggiore, Michele, che aveva qualche anno in più di loro. Michele era stato per molto tempo curioso di sapere che cosa avesse nelle mutande Luigi. Lo vedeva sempre camminare per i corridoi di casa con questo pacco enorme sul davanti e non sapeva se era tutta una montatura o tutto reale. Un giorno lo aveva invitato in camera sua e glielo aveva chiesto in modo diretto, senza giri di parole. Una semplice domanda. Luigi disse la verità e si calò anche le mutande. Michele non osò toccare il cazzo di Luigi in quanto era ancora un bambino ma da quel momento il loro legame si fece più forte. A volte Alberto era invidioso di quel legame. Dopo tanti anni Luigi e Michele erano ancora molto legati e il fatto che Luigi passasse molto tempo a casa di Alberto e Michele rafforzava questo legame. Durante la notte Luigi a volte dormiva con Alberto e altre volte dormiva con Michele.

Luigi e Michele dopo un po’ di mesi avevano iniziato a farsi anche le seghe assieme, esattamente come succedeva tra Luigi e Alberto. Alberto era davvero molto legato a Luigi, era come avere un gemello. Tra Alberto e Michele c’era un buon rapporto ma erano fratelli con molte dispute. Con Luigi questo non avveniva mai. C’era un rapporto che era unico. Niente e nessuno poteva mai separarli.

Quel giorno Alberto e Luigi stavano giocando ai videogiochi in mutande. Luigi si toccava spesso il pacco e a volte gli diventava anche barzotto e allora Alberto lo prendeva in giro. A volte capitava che si dessero qualche toccata a vicenda. Era una cosa tra ragazzi che univa il loro legame giorno dopo giorno.

Il telefono di Luigi squillò e vide che era un messaggio di Matteo: “Vieni a casa mia?”

Luigi guardò attentamente lo schermo per diversi minuti prima di formulare una frase. Nella sua testa c’erano troppe domande, andare da Matteo oppure rimanere con Alberto? Era da un po’ che non passava del tempo da solo con Matteo, e forse quel giorno era il giorno giusto.

«Scusa Alb ma devo andare da Teo» disse Luigi alzandosi in piedi e andando a prendere i pantaloni.

«Sì lo so» disse Albero triste. «Torni per cena vero?»

«Certo» disse Luigi prendendo le ultime cose prima di lasciare casa di Alberto.

***

Non molto tempo dopo Matteo sentì suonare il suo campanello e dall’altra parte della porta c’era Luigi in tutto il suo splendore. Quel ragazzo era davvero sexy. Aveva una maglia bianca e dei jeans grigi che gli calzavano perfettamente. Matteo aprì la porta e abbracciò quel corpo sexy di Luigi.

«Ciao splendore, mi sei mancato» disse Matteo mentre stringeva forte il corpo di Luigi.

«Anche tu Teo» disse Luigi stretto in quell’abbraccio infinito.

I due si staccarono e si accomodarono in salotto. Per buona regola Luigi si mise in mutande come lo era già Matteo che aveva degli slip neri. Luigi aveva dei boxer bianchi che mettevano ancora più in evidenza il pacco.

«Che pacco» disse Matteo guardando il pacco di Luigi e afferrandolo velocemente con una mano.

Luigi fece un ghigno sapendo che a Matteo piaceva quella visione di lui in mutande e col pacco bello in vista. Sapeva che gli occhi di Matteo lo adoravano e lo scrutavano in ogni centimetro del suo corpo. Matteo lo desiderava e Luigi lo sapeva.

«Dai vieni qui» disse Matteo aprendo le braccia.

Luigi ci si fiondò a capo fitto. Appoggiò la sua testa sul petto di Matteo e si fece coccolare dalle mani di Matteo. Non c’era nulla di perverso o di erotico in quello. Solo un bellissimo abbraccio tra due uomini. Matteo poteva abbracciare il figlio che non aveva mai avuto e Luigi poteva essere coccolato dal padre che avrebbe tanto voluto avere e che non aveva ottenuto. Con Matteo lui stava bene, si sentiva amato, ascoltato e protetto. Tutte cose che con suo padre non accadevano. Le botte che prendeva ogni volta lasciavano molti lividi ma per lo più erano psicologici e interni più che esterni. I segni sulle braccia o sulla schiena svanivano in poco tempo ma le ferite interne, il dolore, quello non spariva in poco tempo, anzi, restava con lui per molto tempo.

Luigi a volte si ritrovava a piangere nel cuore della notte, sperava la libertà, sperava poter volare via dalla sua famiglia corrotta ed essere libero. Magari finire nella famiglia di Alberto o quella di Matteo. Matteo faceva di tutto per lui, lo aveva aiutato in tutto e per tutto ma ovviamente in gran segreto. Luigi sapeva che Matteo rischiava molto facendo certe cose per lui ma apprezzava questo rischio. Sapeva che di Matteo poteva fidarsi e l’uomo che stava diventando lo doveva a lui.

Poi ovviamente c’era anche la parte del sesso. Tra loro c’era una grande complicità, una grande sintonia che a volte finiva per sfociare nel sesso. Questo è un segreto che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno ad Alberto. Sì, Luigi era andato a letto con Matteo. Era capitato poche volte ma delle volte era successo ed entrambi avevano goduto tanto della presenza dell’altro. Era un modo diverso per dimostrarsi affetto reciproco.

Luigi con ancora la testa sul petto di Matteo allungò la mano e toccò la coscia del suo coach e la passò attraverso il pelo della gamba arrivando vicino allo slip nero per poi ritornare giù lungo la gamba. Matteo vedeva il volto di Luigi e non c’era eccitazione nei suoi occhi ma solo volersi bene. Matteo accarezzò i capelli di Luigi mentre lui percorreva la sua gamba. La mano di Luigi si faceva sempre più vicina allo slip di Matteo tanto che i suoi respiri si fecero più profondi. Le dita di Luigi erano così delicate che arrivavano fino allo slip e lo toccavano prima di tornare giù. Matteo non riusciva a trattenere il fiato. Le dita di Luigi erano così birichine che ogni volta salivano sempre di più e non solo toccavano lo slip ma anche le palle.

Luigi poteva sentire che le palle di Matteo erano senza peli. Lo scroto era ruvido come quello di ogni uomo ma non aveva peli sopra, cosa che invece aveva Luigi. Matteo ansimava forte quando sentiva quelle dita accarezzargli i coglioni.

«Ti piace ciò che tocchi?» Chiese Matteo guardando Luigi negli occhi.

Luigi annuì e continuò quel massaggio. A Matteo piaceva da matti ma vedeva che il boxer di Luigi si tirava e che c’era un bel bestione dentro. Allungò il braccio e lo prese in mano. Sentiva tutto il cazzo barzotto di Luigi e godeva nel sentire quel bozzo grande dentro ai boxer di Luigi.

«Minchia che cazzone che hai Luigi» disse Matteo.

«Sì, sono grosso, Pensa quando avrò 25 anni che minchia di mostro avrò in mezzo alle gambe. Verrò a cercarti» disse Lui preso dall’eccitazione.

La mano di Luigi entrò direttamente tutta nello slip di Matteo e prese in mano non solo i coglioni di Matteo ma anche il cazzo che ovviamente era barzotto ma non grande quanto il suo. Luigi lo strizzava tutto e lo sentiva crescere dentro la sua mano. Anche Matteo decise di inserire la sua mano dentro ai boxer di Luigi e sentire quella bellezza con la propria mano senza il tessuto delle mutande. La sensazione era stupenda. Sentiva il pelo da uomo, ruvido e poi sentiva la pelle liscia della sua possente erezione. Infine, passando la mano fin sotto sentì i coglioni di un uomo, esattamente come quelli di Andrea. Pelosi, grossi, sodi. Ma non così grossi come quelli di Andrea o di Giorgio.

«Lasciati succhiare cazzo» disse Matteo togliendo le mutande a Luigi.

Luigi si lasciò spogliare dal suo allenatore. Rimasto nudo aprì le gambe per far mettere Matteo al centro e sbattergli il cazzo in faccia. Lo picchiettò per tutta la faccia di Matteo prima di passarlo sulle sue labbra e poi dritto in bocca. Matteo lo accolse con grande disinvoltura, era abituato a grandi calibri ed era abituato al cazzo di Luigi. Matteo succhiò prepotentemente, sapeva che a Luigi come ad Andrea piaceva il sesso selvaggio. Luigi godeva rumorosamente senza preoccuparsi dei vicini. Gemeva ogni volta che la sua cappella toccava la gola del suo coach.

«Oh si Teo, dai succhialo forte come piace a me. Fammi godere» diceva Luigi a bassa voce ma facendosi sentire da Matteo.

Matteo non si fece ripete le cose due volte, pompava con tutto il fiato che aveva in corpo. Voleva quel cazzo dentro la sua bocca e lo voleva gustare tutto. Una particolarità di Luigi che condivideva con Andrea era il grande ammontare di precum che riusciva a fare. La bocca di Matteo era pieno del precum di Luigi che non smetteva di uscire dalla sua cappella. Matteo con la lingua non solo giocava con la cappella di Luigi ma passava molto tempo a giocare con il prepuzio di Luigi. Era molto morbido ed era tanto. Lo prendeva tra i denti e poi lo leccava con la lingua piena di precum. Se lo gustava tutto ma quello che più voleva era ben altro. Voleva la sborra di Luigi. Aveva un sapore diverso da tutte le altre.

Luigi aumentò il ritmo scopando la bocca di Matteo e capì che era quasi giunto il momento di bere un po’ di calda sborra giovane. Luigi non ci mise molto a sborrare dentro alla bocca calda di Matteo che bevve tutto senza farne cadere nemmeno una goccia. Matteo se la gustò interamente. Aveva davvero un sapore molto diverso da quella di Andrea.

Con ancora la sborra in bocca il cazzo di Luigi uscì da Matteo e lo sbatacchiò sulla sua faccia. Matteo si fece percuotere dal cazzo grosso del ragazzino. Luigi aveva un ghigno sulla faccia, quasi diabolico.

I due però pian piano stando nudi si sdraiarono sul divano e si abbracciarono. Era un momento romantico quasi ma non c’era romanticismo tra di loro. Il silenzio si era impossessato della stanza ma ad un certo punto Luigi disse una cosa che fece sciogliere il cuore di Matteo per sempre.

«Sei tu mio padre».
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