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Orgasmi ignobili per nobili , (e la Baronessa? ) - 6a ed ultima parte
di sexitraumer
05.02.2019 |
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"Rosea e più carnale di come se l’era immaginata…ma per meno di un minuto; perché, ben eccitato da quella splendida vista a dieci dita da lui, ci buttò sopra..."
“Noooohhh ! Continuate…fino ad oggi non sapevo cos’era goder di Satanasso! Ahnnn!…spingete, messere, spingete ! E non fate caso a vostra sorella !...ahhhnnnn…AHNNN ! UHUIIIII ! Ahnnn! Mi avete aperta tuttaaaaaahhhhh !”“Non volete che smetta, signora?!...ce l’ha grosso mio fratello ! Dai basta ! …”
“No! Proseguite voi…UHHN ! AHI ! AHI ! Che male ! AHNNNN!”
“…”
“Voi, amica mia! Venite sopra il tavolo, davanti a me…voglio farvi assaggio alla patacca vostra…! E voi messere: mettemelo dentro fino in fondo !”
“Contenta voi signora! E fai piano tu !”
La nobildonna ordinò a gesti di mantenere ritmo e affondi…i minuti erano passati ed il dolore adesso che il suo colon retto si era adattato non lo sentiva più…adesso sarebbe stato tutto godimento…Fiorinella si sedette allargando le cosce, in modo da accogliere tutta la testa della nobildonna, che vide a pochissimi centimetri dai suoi nobili occhi una vulva col pelo scuro…da bambina era curiosa di sapere che sapore avesse, ma non aveva trovato un’amica che gliela facesse assaggiare senza dirlo ai genitori…alle servette avrebbe potuto farlo, ma avrebbe perso il loro rispetto…l’occasione con la borghese Fiorinella non si sarebbe presentata prima di chissà quando…l’odore di quella vulva non era proprio attraente, ma si sforzò di resistere, e cominciò a leccarla, insistendo nello spacco, sulle grandi labbra, e infine, vicino il clitoride…leccava timida, non aveva mai leccato una vulva, che ora scopriva che poteva avvolgere il viso col proprio odore di sesso già fatto sciacquata ad acqua non profumata…e mentre il fratello della donna leccata aveva aumentato l’ampiezza degli affondi e la velocità, la nobildonna, intuì che la venuta di lui nei suoi visceri profondi era prossima, e leccando lentamente senza risparmiarsi ai sapori che incontrava, aspettava di essere riempita di caldo sperma riservandosi durante l’eiaculazione di…
“…”
“Eccoooooohhhhh ! Vengooooooohhhhhh !”
La nobildonna era esausta, e accolse quelle abbondanti venute di lui, che sentiva appena tiepide nel suo baronal intestino, con sollievo. Dopo la prima sparata strinse con le mani le natiche di Fiorinella, estese la propria lingua del tutto fuori dalla bocca e la sovrappose per quanto potesse alla vulva intera della mora donnina, senza preoccuparsi dell’irritazione fastidiosa del pelo riccio di quella patata…vi tenne la lingua aderente alla pelle del sesso, finché quel maschio dietro di lei le sparava sperma…
“AHNNN ! Ahnnnn ! Ahnnnn !...per voi signora, pregoooohhh! Ahnn ! Prendete ! Ahnnn!”
…poi dopo che Rodolfo ebbe tolto il cazzo, mentre contemplava l’ano della signora riprendere sperabilmente la precedente forma, la nobile mascherata tolse anche la lingua dalla vulva della donnina davanti a lei. Lo fece a malincuore…il sudore di quella vulva giovane scaldata dalla sua lingua aderente l’aveva attratta oltre ogni misura…da sé stessa credeva che non sarebbe stato possibile…Cercando di riprendere le forze, e l’autocontrollo, dopo quella durissima scopata prese in mano le guance di Fiorinella, e la baciò in bocca un buon minuto…forse. Poi staccatisi l’uno dall’altro, la Baronessa tornò in giardino ad urinare completamente nuda, e a far vuotare lo sperma che le cadeva dall’ano; poi si ripulì dal catino d’acqua, e vestitasi alla svelta, lasciò i due fratelli che riposavano sudati dormendo nudi, Fiorinella sul tavolo, e Rodolfo accasciato sulla sedia…la nobildonna lasciò la loro casa, discretamente togliendo la maschera soltanto quando ritenne di esser a ragionevole distanza, ma del resto di che si stava preoccupando ? – pensava tra sé e sé – quei due avevano ceduto al sonno quando se n’era andata… Volendo – pensò – avrebbe potuto anche derubarli, ma lei la Baronessa non aveva bisogno di rubare; era ricca di suo…Messer Vezio, probabilmente dalla terrazza accanto che aveva ottenuto di poter usare per la guardia, pronto ad intervenire dentro l’appartamento, si era fatto trovare in strada nel calle Idomeneo…la donna, senza chiedergli dove fosse mentre peccava rumorosamente, gli disse:
“Messer Vezio ! Torniamo al castello, che è tardi !”
Rimase taciturna per tutto il tragitto in carrozza, né messer Vezio si sognò mai di chiederle cos’erano quegli urli che aveva senz’altro sentito…al Castello la signora, dove non abbisognava di mascherarsi, diede ordine alle servette di prepararle un bagno caldo e profumato. Voleva purificarsi. Il bagno ed il sesso coniugale prestato passivamente al marito, però non erano bastati a farla sentire più pulita; per cui il giorno dopo si era rivolta al prete…al quale ovviamente risparmiò durante il suo viaggio mentale durante la confessione i momenti più scabrosi tra quei due incestuosi…
“…ma figlia mia! Chi ti dice che fosse vero quel che ti hanno raccontato? Non t’avranno ingannato per prendersi gioco delle tue voglie?”
“Io sullo momento, padre, ci credetti…per sicuro…”
“…uhmmm, capisco figlia mia…capisco…tu però non sapevi se era vero…tu volevi crederci!”
“Padre io mi vergogno, ma ho ceduto a Satana…il sapore di quella donnina, delle sue labbra e quello …intimo…mi diede piacere sentirlo…mi piaceva…questo mio è il peccato! Quando invece concedo al maschio d’usar lo corpo mio, sento di vivere secondo natura…”
“…questo solo, figlia mia? Tu volevi goderti la copula di due nemici di Dio, due incestuosi !…due anime perse, che sarà cosa dura sottrarre all’Inferno…ma tu hai tutto figlia mia ! Perché rivolgersi a chi vive di peccato? Hai marito, e tre figli…cos’altro ti servirebbe? Se vuoi emendare l’anima tua, figlia mia, devi prima guardar ben addentro te stessa…sei così prona a le voglie dei soli sensi ?”
“Fui prona anche al crimine di Lot…padre…l’ho dato io spontaneamente…siccome meretrice d’esperienza…”
“Ma tu hai già marito…e chi ti vuol male usa attribuirti anche un adulterio con un tuo amante più giovane che dicono tuo parente, figlia mia…cosa ti manca, che fai queste cose?”
“Non lo so padre! Forse è la paura della vecchiaia…son femmina prima che donna…ed esser desiderata mi piace assai…”
“Finalmente sei sincera figlia mia! La paura d’invecchiare ti fa commetter peccati innominabili…peccati per i quali usi abbandonare il gregge…ma adesso perché fai ritorno ?”
“Io…io…non so padre, ma provo vergogna per aver apprezzato e molto, lo sesso femminile…ho preso pure un bagno, ma non bastò…son tormentata…sento che potrei ceder di nuovo…”
“Ma se il divertimento tuo lo cercasti e lo trovasti…cosa vuoi qui ?”
“Il perdono, padre, perché ho moltissimo peccato…”
“…e ancora peccherai…nella vita civile sei troppo sicura di te…perché non ti calmi un po’? Un giovane parente come amante, quando hai già marito e figli, non ti bastano?”
“Sì, padre…mi bastano…”
“Non sembra; potendo scegliere hai scelto Satanasso, figlia mia!”
“Sì, padre, ma sono pentita…”
La Baronessa mentiva, e lo sapeva, anche se faceva mostra di pentimento; forse il colloquio con un’amica invece che un prete le avrebbe giovato di più. La sua idea di purificazione, non corrispondeva ad una purificazione dell’anima, mediata da un essere umano e perciò stessa finalmente concessa dal dio in cui credeva…forse avrebbe voluto sapere perché aveva voluto assaggiare a lingua piena e svolta per intero il sesso della donnina di cui non aveva voluto conoscere il nome, dato che mai e poi mai avrebbe declinato il suo, a tutela della vita privata, e del suo rango di nobildonna. I sensi l’avevano fatta sconfinare oltre una soglia, che fino a qualche anno prima, non avrebbe certo passato a patto di poterla individuare per tempo. Le erano rimaste nella mente le attività linguali all’unisono, su ambo i suoi pertugi naturali, da parte di quella strana, e felice coppia di peccaminosi lussuriosi individui…al prete chiese il perdono di Dio e lo ottenne, accompagnato da alcune preghiere di prammatica, ed astensioni dal darsi piacere suggerite, ma non obbligate da quel prete così acuto, da aver intuito che sarebbe comunque ritornata…
…evidentemente la Baronessa stava diventando ninfomane, forse perché aveva intuito che gli anni erano volati; anche il suo Luigino ormai era grande ed adulto. Fortunatamente molto ben dotato. Con quei due fratelli avrebbe anche potuto fare a meno di giacere di nuovo…era andata da loro per assistere al curioso fenomeno del sesso tra fratello e sorella; si era interessata al loro racconto del primo tentativo di congiunzione, che per un capriccio del maschietto, andò a vuoto, dato che la madre si svegliò e non vide la figlia sul letto accanto al suo…c’era mancato pochissimo che li pescasse di nuovo, ma all’acme del suo morboso interesse non era più successo nulla. Peccato! Gli atti impuri e sconvenienti l’avevano morbosamente attratta…che il suo dodicenne Edoardo aveva ottenuto soddisfazione col panaro della sua ex-cortigiana l’avrebbe fatta sorridere…ma di sorridere non se l’era potuto permettere: una delle figlie minori di Edoardo, Federica o Alessandra, per colpevole distrazione o caso fortuito avevano visto il cazzo eretto del fratello ben addentro il culo della procace e formosa donna Ester a quattro zampe; sesso animalesco senza dignità…tra un rampollo di nobile famiglia e un’arricchita serva…nel suo cervello era dignità la parola che cercava…proprio ieri l’aveva persa lei, ma a differenza di donna Ester, non si era fatta vedere da estranei, per quanto non potesse escludere che il discreto messer Vezio avesse potuto udire i suoi rantoli e respiri di lubrico piacere.
Quel giorno della confessione disse a suo marito che non se la sentiva di soddisfarlo; ma non era un problema, dato che era perfettamente a conoscenza del fatto che anche il Barone suo marito otteneva congiunzioni con le serve secondo il suo piacere mentre gli rifacevano il letto con lui dentro…mandò a chiamare la sua confidente e si recarono entrambe a passeggiare nei giardini più periferici; servi e alabardieri di servizio al maniero avevano il tassativo ordine di tenersi lontani cento passi affinché non udissero i loro discorsi; la Baronessa non si aprì più di tanto, cionondimeno fu piuttosto chiara nelle sue richieste…
“Vedete, amica mia noi, con quella graziosa coppietta d’incestuosi, ci divertimmo al punto tale che ci recammo dal prete per confessarci…or che l’anima nostra è di nuovo linda il pensiero di far nuovo peccato ci solletica assai…dite amica mia, voi conoscete di persona due amanti di Saffo disposte a dedicarsi alla persona nostra, senza demandare null’altro che la mercede da pattuirsi ?”
“Potreste chiarirmi, altezza, cos’intendereste per dedicarsi alla persona nostra ? E ho inteso bene, quando avete detto due amanti di Saffo?”
“Avete inteso giusto amica mia! Vorremmo provar per una volta la femminea lussuria, ma non con donne vecchie…vogliam femmine giovani, ma non giovanissime come le figlie nostre, che a voi già presentai amica mia!”
“Perdonate se mi permetto altezza, e vi chiedo d’accordarmi la vostra riservatezza…in verità mai ebbi a mal servirvi…”
“Certo, lo sappiamo amica mia!”
“…allora se trovassi questa femmina ipotetica, amante dell’amor saffico, abbastanza giovane da poterne godere la bellezza una volta ignuda, posso offrirvi – oso chiedervelo - la persona mia medesima? Sempre che non mi troviate una donna vecchia, altezza!...
“…!...?...”
“Vi confesso che a me piacciono sia li maschi dotati, ma non disdegno nemmeno le femmine, quando son belle…e altezza, perdonatemi se mi permetto, ma sarei felice assai di godermi la vostra vista da ignuda…e felice anche di goder il vostro corpo…a me piace esser guardata da persona ignuda!”
La Baronessa per un attimo restò interdetta: la sua nuova informatrice e confidente, donna di certa istruzione, era libertina, e la nobildonna questo lo sapeva…quello che non sapeva era che la sua confidente s’era innamorata di lei. Certo lei, bella, giovane matura, bionda, dai belli occhi chiari, e dallo snello e longilineo corpo, non era strano che qualunque maschio la trovasse attraente…ma che fosse attraente pure per le femmine era una sensazione nuova…disagio o brivido? Per un istante fu convinta di non sapere dove si trovasse; poi ascoltando la gentile voce della sua confidente riprese attenzione e padronanza, quando la donna aggiunse:
“Altezza, io per voi, vi darei il mio corpo gratis, e non vi costerei denaro veruno…spero di non avervi turbata…”
La Baronessa le sorrise, poi le fece cenno di fermarsi, e proseguì da sola facendo cenno alla sua confidente di seguirla senza affiancarla…poi finito di camminar fino a raggiungere l’altro lato del maniero, prima d’iniziare il nuovo segmento, fece cenno alla confidente d’avvicinarsi…per poi dirle:
“Se è come dite, vi comunico che siam contente della proposta vostra, e vi accordiamo la nostra approvazione; ascoltate bene amica mia! Vi daremo modo d’amare il nostro corpo se a questo tenete…ma vogliamo in aggiunta una ragazza un po’ più giovane di noi e di voi, amica mia…”
La confidente si chinò a baciare la mano della sua amica nobildonna, e ringraziò felice; poi la nobildonna le precisò:
“Vi raccomandiamo la massima discrezione. Non lo faremo certo qui al paese, ma in un posto diverso. Per trovar la casa vuota prenderete accordi con messer Vezio a partire da domani o dopodomani; poscia vi recherete nel posto che lui ci troverà, e lì ci aspetterete…anche l’intera giornata se sarà necessario! Importantissima una cosa: all’amica che troverete in nessun caso direte chi noi siam veramente! Ci presenteremo a voi, e all’amica che troverete, con un nome scelto da noi medesima. Esigiamo inoltre che prendiate previo o il die istesso almeno un bagno in acqua profumata entrambe…e se durante, o dopo la lussuria, vi dovesse sfuggire con quella vostra amica da trovare, chi siamo noi in veritate, vi prometto che incaricheremo messer Vezio d’appendervi per il collo allo primo albero adatto all’uopo; e assisteremo personalmente all’agonia vostra e di quell’altra! Se si sapesse quanto siamo lussuriose la nostra reputazione sarebbe nelle mani di due lingue lunghe, talmente lunghe…come quelle ch’escono per parecchio dalla bocca di persona impiccata…ci avete compreso amica mia?”
“Sì altezza ! Che io sia impiccata se dovessi tradirvi !”
“E se anche dovesse piacerci l’amor saffico, ciò non dovrà significare che siamo disposte a legarci a voi per sempre! Noi saremo sempre libere di rifiutarvi! Ci avete comprese amica mia?”
“Perfettamente altezza, perfettamente! Mai vi molesterò, anche se doveste restar contenta delle mie attenzioni…”
“Trovate donnina assai discreta, e tenete presente che se ci tradirete, o dovesse sfuggirvi la nostra vera identità come noi vi sorridiamo ora, del pari vi sorrideremo un attimo prima che si tenda la corda già annodata al vostro collo, amica mia! Lo segnale al vostro boia sarà proprio lo sorriso nostro! L’ultima cosa che vedrete da vive, voi e l’altra!”
“Compreso perfettamente altezza!”
“Riteniamo d’avervi resa edotta !”
Poi voltandosi per tornare indietro disse:
“Bene, accompagnateci fino al salone, poi con silenzio e discrezione andrete a cercar l’amica…anticipatele che vogliam far la parte del prosciutto tra due fette di pane; quando l’avrete trovata, nel massimo segreto andate da messer Vezio, e gli direte che serve un appartamento fuori paese, e senza li habitatori dentro, per una giornata. Non fategli troppe domande. Saprà lui cosa fare!”
“Posso darvi un suggerimento altezza?”
“E sarebbe ?”
“Quando saremo con la donnina, qualunque sia il nome con cui vi presenterete, dovreste evitare d’usare il plurale maiestatis…o sarete voi a tradirvi con i vostri modi! Dovrete essere, come dire, più…più borghese, e usare il singolare…e dato che la mia amica non saprà chi siete realmente, è molto probabile che vi dia del tu…”
“…uhmmm…sì il suggerimento è sensato! Cercheremo di fare come dite, amica mia!”
Ci vollero due settimane affinché la cortigiana trovasse una ragazza adulta disposta a prostituirsi; soprattutto la cortigiana la scelse tra quelle ragazze di poche parole; le disse anche che sarebbe stata ricompensata, e che probabilmente sarebbe stato quell’unico incontro…messer Vezio trovò un appartamento riservato in un vicino paese fuori dalla territorialità del maniero della Baronessa; Otranto sarebbe stata più anonima e sicura, ma non era il caso di farsi vedere spesso; viceversa in uno dei paesi prima non gli fu difficile trovare una casa abbastanza isolata; un pian terreno ed un primo piano che in cambio di 20 ducati trovò un padrone di casa con moglie disposti ad andare in campagna per una giornata; per la verità messer Vezio aveva offerto a questi due anziani coniugi 12 ducati, tenendosene 8 per sé; tanto la sua Baronessa non lo avrebbe mai saputo. Su ordine della Baronessa messer Vezio aveva accompagnato la cortigiana e la ragazza da quest’ultima trovata alla casa con un calessino, dove oltre alle erbe profumate di varia specie era in vista sul pavimento del carro una corda robusta avvolta alla meglio, col nodo scorsoio già preparato. Serviva come avvertimento per le due donne lesbiche, casomai la cortigiana avesse violato il suo giuramento di segretezza ed anonimato. Le due femmine salirono educatamente al primo piano dove trovarono una vasca di legno piena d’acqua. Per prima cosa aggiunsero i petali di rosa, di fior di camomilla, e fior di lavanda che si erano portate dietro…essendo due pratiche delle attenzioni di Saffo si spogliarono ed entrarono entrambe nella stretta vasca, un mastello cresciuto per farci il bucato, ed iniziarono a lavarsi reciprocamente usando come detergente l’acqua stessa e un panno di lino come spugna. Quindi aspettarono lavandosi reciprocamente e lasciandosi profumare dall’acqua…
…passò il tempo…
…poi due ore dopo arrivò anche la Baronessa vestita in abiti borghesi più anonimi e dimessi di quelli che indossava al castello. Dato che non disdegnava di denudarsi anche all’aperto era probabile che messer Vezio avesse fatto una fermata per consentirle di cambiarsi dietro qualche albero. Quando il calesse si fermò messer Vezio, scese e porse la mano alla passeggera, che a sua volta, discesa dal carretto, com’era abituata diede le ultime raccomandazioni alla sua guardia del corpo…
“Stazionate a cento passi da quella finestra, se occorrerà vi chiameremo!”
“Come desiderate altezza, ma vi devo metter sull’avviso: non è prudente cento passi. Consentitemi la metà almeno!”
“E sia! Ma andrete e verrete, avanti e indietro! Senza fermarvi!”
Messer Vezio salutò la Baronessa inchinandosi, e questo in parte tradì la Baronessa, dato che la ragazza pur senza affacciarsi alla finestra, ad un metro di distanza assistette all’inchino…
La nobildonna entrò in quella modesta casa, pulita alla meglio e ammobiliata poco, e senza guardarsi troppo intorno cercò la scala che portava al piano di sopra; tanto la guardia del corpo le aveva assicurato che era vuota, e lo sarebbe rimasta fino al tramonto. Si sollevò la gonna e salì le scale lentamente, una ad una, curiosa della conoscenza che avrebbe fatto con la ragazza trovata dalla sua cortigiana-confidente. Terminato l’ultimo gradino aprì la porta senza catenaccio che portava nell’appartamento di sopra, dove un intonaco ormai umido lasciava intravedere delle macchie di grigio. Il lettone matrimoniale non occupava che un terzo di quell’ampia superficie di sei metri per cinque. Di fronte al letto ancora vuoto e con la coperta di spessa lana sopra c’era il mastello con le due donne nude. Sorrideva disinvolta la sua cortigiana, mentre l’altra graziosa ragazza aspettava che la Baronessa le desse la parola. Era castana, con i capelli lunghi e lisci e ben pettinati ed un bel paio di seni non acerbi, grandi pressappoco quanto un pugno chiuso. Gli occhi erano neri e piacevoli a vedersi…la cortigiana esordì:
“Salve mia cara amica, è un piacere incontrarti, credevamo non venissi più!”
La Baronessa rimase basita un istante per l’ardire della sua amica cortigiana con la quale si erano sempre date del voi; la ragazza dalla lunga chioma scura rimase in silenzio limitandosi a sorridere. La cortigiana uscì nuda dalla vasca di legno, ed andò incontro alla Baronessa dandole la mano e baciandola sulla guancia. La Baronessa non era abituata a questo livello di confidenza con le donne in generale, tranne che con i suoi parenti nobili…ma raziocinò abbastanza da capire che doveva stare al gioco…
“…”
“Come stai ? Com’è stato il viaggio ?”
“Oh…! Normale, normale, per fortuna il cocchiere sa come condurre...beh credo sia educato esser presentate prima…mi direste chi è quest’angelo nella vasca ?”
“Si chiama Juliana, e proviene dalla Svizzera…Juliana, questa è…”
La Baronessa tolse la cortigiana dall’imbarazzo declinando il proprio nome.
“Salve Juliana ! Io mi chiamo Teresa…Teresa Sanfedele…piacere mio! Ma chiamami Teresa, e basta!”
La Baronessa usò il nome della madre dell’avvocato del proprio castello, Lodovico Sanfedele e si avvicinò al mastello stringendo la mano della ragazza seduta in acqua…poi dopo averle lasciato la mano si diresse verso il lettone e cominciò a togliersi gli abiti, iniziando dalla cuffia ricamata, quindi dalla camicetta; intanto la cortigiana la raggiunse onde aiutarla a sganciarsi la gonna. Rimasta con le ampie mutande dalla schiena alle ginocchia, fermò la mano della sua cortigiana. Volle restare ancora un attimo vestita, e parlare alle due amiche:
“Juliana, spero che la mia amica vi abbia anticipato cosa vogliam…ehm volevo dire voglio…”
“Sì, me l’ha spiegato Teresa! Ma senti, mi accorgo che preferisci il voi, se ho capito giusto.”
“Sì, mi piace il voi cara Juliana…ma ditemi, quanti anni avreste ?”
“Diciotto, Teresa.”
“Uhmmm, parlate come una donna istruita, sapete…”
“Servo in una casa di dotti di lettere da quando avevo dodici anni Teresa…i padroni miei usano istruirmi…son padre e figlio che insegnano nelle scuole.”
“…e conoscete le arti di Saffo?”
“Sì, ho letto le sue poesie presso i padroni miei…e ho provato a toccarmi con altre donne, tra quelle che ci stavano…”
“E sapete perché son venuta qui?”
“La nostra comune amica mi ha parlato delle fette di pane e del prosciutto…capisco benissimo. Immagino, come già mi disse Antonietta, che voi vorreste provar una tantum l’amor tra donne per questa volta solo, vero?”
“Sì, di solito amo i maschi e…il cazzo…! Però ho fatto una certa esperienza con due amanti dell’incesto fratello e sorella, che mi hanno coinvolto nei giochini loro…ero andata solo per assistere e vedere il cazzo di fratello ch’entrava in vagina di sorella…poi non so come neppure io stessa, ho chiesto al maschio la sodomia, e mentre lui m’innaffiava l’intestino, io mi son sorpresa a sovrapporre la mia lingua tutta, guardatela! – Ahhhhh - …tutta quanta estesa, sopra la vulva della sorella di lui ignuda a larghe cosce innanzi a me…ella s’aspettava che gliela leccassi, ma io mi sorpresi a desiderar di mio la sovrapposizione su quel saporoso sesso femminile…volli che la mia lingua tutta, fosse un tutt’uno con quella vulva finché durava l’innaffio dentro i miei visceri…”
“Avete solo fatto un saggio di amorosi sensi, l’amor saffico non prevede di darsi al maschio o ai suoi schizzi, ma ditemi Teresa, quella donna vi leccò la vulva ?”
“Sì, e mi son sorpresa a piacermi anche quello!”
“Se voleste togliervi quelle vostre mutande Teresa, e venire qui nella tinozza, potrei lavarvi io stessa; per me sarà un onore…Antonietta ?! Aiuta la nostra amica a spogliarsi del tutto…se per voi non è un disturbo, sempre! Per me sono disposta ad accettarvi anche nelle condizioni in cui vi trovate sotto quegli abiti!”
La cortigiana, che con Juliana aveva usato anch’ella un nome falso, quello di Antonietta, fece cenno d’esser pronta ad aiutarla a togliere anche gli ampi mutandoni. La Baronessa che aveva visto nuda la sua cortigiana, da pochi momenti Antonietta, esitò degli istanti, poi disse:
“E sia ! Prego … Antonietta…fate voi!”
La cortigiana abbassò le asole al tessuto e scoprì la sua amica nobildonna fino al ventre; poi le disse usando il tu:
“Voltati mia cara !”
La Baronessa poco abituata al tu ritardò qualche istante, poi si voltò onde dare alla sua amica cortigiana la possibilità di staccarle tutti i bottoni. La sua amica nuda s’inginocchiò per accompagnare l’estrazione dei gambali. Istintivamente la Baronessa si coprì la vulva con le mani, ma la cosa non suscitò alcuna reazione nella donna più interessata a estrarle del tutto le mutande affinché non si sporcassero. Quando fu completamente nuda decise che si doveva togliere la mano dal suo biondo sesso, e lo fece non appena la cortigiana andò a riporre amorevolmente le mutande sopra un mobile insieme al resto degli abiti borghesi con cui la sua padrona si era travestita. Juliana le disse:
“Raggiungetemi qui Teresa e non temete! Non vi succederà nulla di spiacevole…su coraggio !”
“A…arri…arrivo…”
“Su, non siate timida…che siete così bella…quel ciuffo biondo, che avete fra le gambe ve lo invidio, Teresa! Vostro marito, usa leccarvela ?”
“Mio…mio…marito…lasciamolo fuori da questa storia! Son qui per mia esperienza sola!”
“Come volete…entrate prego…per me sarà un onore lavarvi la schiena…avanti, vi faccio posto! L’acqua l’abbiamo già scaldata io e Antonietta, con i nostri corpi…su entrate davanti…dandomi le spalle…”
Alla fine la Baronessa si era lasciata convincere ed entrò accomodandosi dapprima in piedi; poi valutato lo spazio dietro, inclinò il sedere per accomodarsi seduta. Il suo nobilculo andò a sbattere contro il naso di Juliana, che ne approfittò per baciarle l’ano: prima con labbra, poi con la lingua movendola due o tre volte fino a quando tesesi le natiche per la sorpresa, la Baronessa andò in forte imbarazzo, e per poco non perse l’equilibrio. Furono gli istanti più lunghi di cui si ricordava. Riuscì però a reggersi al bordo della tinozza a pianta ellittica, e dopo un rantolo, terminò di sedersi; l’acqua le arrivava all’ombelico.
“AHN…io…ooohhh…ma…io…non…ahahn ! Noooohhhh ! Non così…Juliana!”
“Mi dispiace Teresa, non ho resistito alla tentazione! Avete un culo così bello…Antonietta non mi aveva detto che eravate così bella, come una principessa…”
“Juliana ! Mi avete baciata lì, e mi rendo conto…esplorata a…a tradimento! Volevate introdurmi dentro la vostra lingua, vero ?! Non fatelo più, vi prego !”
“Mi siete parsa una donna così distinta…e vi chiedo perdono…ero convinta che avreste gradito…oh…permettete che vi tocchi i seni ?…amo molto carezzare i capezzoli, sapete…”
La Baronessa nuda ormai era come presa in trappola. Juliana, dopo averle preso in mano i suoi seni aveva iniziato a baciare sul collo la sua imbarazzata ospite…quei baci erano delicati e numerosi, dati con maestria, alternando labbra e lingua su tutto il collo, e le orecchie, dentro le quali Juliana la lingua l’aveva introdotta a lungo più volte…e intanto le prendeva i capezzoli tra le dita tirandoli con delicatezza tra un bacio e l’altro…intanto si era avvicinata anche la cortigiana sedendosi su un bordo avanti, e iniziando a baciare il piede sinistro esteso della Baronessa che passivamente si stava concedendo ad entrambe…il cuore le batteva parecchio, in proporzione al proprio disagio interiore per essersi concessa a due donne, lei che sapeva trarre il massimo piacere per sé stessa dal cazzo del nipote Luigino e del marito parecchio più grande, di lei e del suo amante. Ora i corpi che la stavano amando erano due ed erano femmine come lei. La sua idea di lussuria non aveva saputo focalizzarla, neppure dentro sé stessa; inspiegabilmente s’era sorpresa a desiderare una congiunzione linguale e salivare con la fica aperta della sorella lussuriosa di quell’uomo che l’aveva aperta dietro ed innaffiata…nella sua mente sognava di perdere i sensi mentre due lingue femminili e delicate le lavoravano i pertugi naturale e quell’inguine attraverso il quale si sentivano quelle strane correntine…mentre la cortigiana le stava succhiando l’alluce, dopo averle leccato tutto il piede, s’accorse che Juliana le aveva introdotto un dito nell’ano mentre con l’altra mano le lavorava il capezzolo…sentiva che avrebbe chiuso gli occhi:
“Ah…ahnnnn…ahn..ahnn! Ohhhhh…che mi fate?...sono tutta vostra…fatemi quello che voleteeeee…uhhhh…ahnnn…come succhiate bene…amica mia…mi succhiate bene…anche l’altro, amica mia! Anche l’altro ! Ohhhhhhh !”
La cortigiana le prese anche l’altro piede e ripeté il trattamento che aveva fatto al primo…poi letteralmente conquistata da quei giochi linguali ai piedi, che – disse a sé stessa – avrebbe anche preteso da Luigino…la nobildonna chiese:
“Ahhhhhnnn ! Manca ancora molto?”
Juliana chiese curiosa:
“A cosa, mancherebbe molto ?”
“Alle leccate ai miei pertugi…voglio esser leccata, avanti e dietro da entrambe ad un tempo! Ohhh, quel tuo dito Juliana…ahnnn ! Muovetelo ancora !”
“Ti piace eh?”
“Uhhhh, sì ! Moltooooohhhh!...AHN!”
Alla fine la Baronessa si alzò in piedi reggendo da sola i propri seni, ed i propri capezzoli, pronta a stringerli tra pollice ed indice…
“Su ! Fate buon servizio di lingua ai miei pertugi !...Ahnnn e cambiatevi di posto!...Juliana a voi il mio sesso ! E lavorate anche sull’inguine !”
Era ovvio che alla sua amica cortigiana, che Juliana chiamava Antonietta, sarebbe toccato l’ano della nobildonna…tuttavia la cortigiana si tolse prima una soddisfazione…
“Permettete Teresa ?...”
“…?”
La Baronessa per un attimo dimenticò di essersi presentata come Teresa…poi ricordò quando la cortigiana la chiamò nel solito modo con cui la apostrofava lei…
“Su amica mia! Permettete ?”
“Cosa ?”
“Questo !”
La cortigiana, che normalmente usava tenere le distanze d’uso, quelle suggerite dal timore reverenziale, o quelle che comunque la nobildonna le imponeva, adesso le avrebbe azzerate…prese la nuca della sua padrona e le stampò un bacio in bocca che durò più di un minuto…ci mise anche la lingua…la Baronessa, tenuta per la nuca non si oppose; tuttavia non gradiva la lingua della sua amica che cercasse la sua…almeno non per il momento. Il bacio ebbe termine: la donna si era tolta una soddisfazione…la Baronessa recuperato un minimo d’autocontrollo disse all’amica:
“…uhnnn…pre…prende…te…prendete posto dove vi ho detto! Juliana, vi prego…inginocchiatevi! La mia vulva è tutta per...per voi !”
La cortigiana si sistemò di spalle alla sua nobildonna e cominciò a baciarla sul collo e sulla schiena, via via abbassandosi sempre di più finché la sua bocca non giunse in prossimità del culo della Baronessa…istintivamente la cortigiana le aprì più volte le natiche per godere la vista dell’intimità posteriore della sua padrona, che istintivamente si voltò chiedendo:
“…uh…che volete fare ?!”
“Fidatevi Teresa ! Sto per introdurci la lingua, sapete…devo rendermi conto…uh ! Come è bello ! Ve lo fate depilare…pciù, pciù !”
La cortigiana le baciò l’ano due volte, poi contando sul fatto che l’acqua profumata doveva averglielo “ripulito” iniziò a stimolarlo con la propria lingua, cercando di penetrarlo…alla Baronessa cominciò a girare la testa, per cui preferì chiudere gli occhi per non cadere sopra le loro teste…dopo pochi istanti si rese conto che Juliana le stava leccando l’interno delle cosce, facendo qualche puntatina sullo spacco e qualcuna più in alto dove poteva godere di più…ma quell’esperta ragazza trovata dalla sua cortigiana, la leccata di vulva gliela stava facendo desiderare, e quando piazzò di nuovo la lingua sullo spacco, le prese la nuca per trattenerle la testa sopra il proprio sesso…
“…uhhhhh ! Uhhhhhh ! uhmmmffff ! Leccatemi tutte e due ! Avanti !”
“Slurp, slurp…slaaaaap, slap, sulrp…uhmmmm…slurp…slap !”
Ambo i pertugi naturali del suo corpo ricevettero dosi di saliva in abbondanza e il giusto solletico dalle rispettive lingue guizzanti e disposte ad andare oltre il pertugio di carne. La nobildonna mosse le cosce e le gambe come fosse stata la Venere di Milo: ogni angolo del suo sesso era quello buono per godere…nessuna delle due amanti osava scostare la testa…i minuti trascorrevano fino a quando leccata dopo leccata la Baronessa sentì il bisogno di cambiare posizione, visto che le cosce non sembravano reggerla più…prese una decisione:
“Toglietevi! Toglietevi mie care amiche! Vado sul letto…farommi cagna, e voi mi amerete nella nuova posizione!”
La cortigiana e la donnina obbedirono…si staccarono quanto bastava per lasciarle raggiungere il lettone…la Baronessa vi salì sopra, poi si mise a quattro zampe inarcando verso l’alto il culo, dapprima a gambe unite, poi le allargò…dicendo:
“Juliana, voi prenderete il posto della vostra amica…e voi, amica mia, passate sotto e date soddisfazion alla patacca…che è già bagnata…ohhhhh dimenticavo ! Andate di sotto, e vedete se c’è qualche zucchina, o cetriolo…purché sia un fallo…fatemi questo favore! Voi Juliana, intanto mi farete capire come siete brava qui dietro…dove Antonietta ebbe ad aprirmi…”
E mentre la cortigiana si recò di sotto alla ricerca di un ortaggio fallico, la giovane Juliana aveva preso in mano le natiche della nobildonna per aprirle ed iniziare ad amarle il roseo buchetto posteriore…cosa che faceva non senza carezze alla vulva che sotto già colava…la ragazza sapeva il fatto suo, e dei pensieri lubrici e bagnati avvolsero la mente della nobildonna, ben felice che un’altra donna sapesse come farla sentire sporca…e mentre Juliana le dispensava generosi colpi di lingua indurita, ritornò contenta la cortigiana, mostrando gaia, una zucchina ricurva…la Baronessa, ad un cenno di richiesta di spazio sotto di lei della cortigiana, lasciò momentaneamente la posa da gatta e fece accomodare la testa della cortigiana con l’ortaggio sotto di lei…ora si sarebbe replicato: la lingua della ragazza sopra l’ano e la lingua della cortigiana sul suo sesso, in aggiunta penetrato dalla zucchina…non appena le venne introdotto dentro i coiti linguali ricominciarono…naturalmente l’introduzione della zucchina provocò un moto di godimento alla nobildonna in zuppo…
“AHN !...ohhhh…leccate, leccate…”
La cortigiana prima d’iniziare a leccarle la vulva sul clitoride le chiese…
“Mi lecchereste lì anche voi amica mia ?”
La Baronessa con la propria testa sopra la vulva pelosa della cortigiana si limitava a guardarle il sesso senza rispondere…la sua cortigiana capì l’antifona e prese a leccarle la vulva mentre aveva dentro lo zucchino che muoveva alla bisogna…ogni colpo di lingua, e ogni colpo di zucchino erano liquamini espulsi dalla fica della nobildonna sul viso della sua cortigiana…godimento vaginale a cui Juliana aggiungeva lavoro rettale avendole nel frattempo introdotto il dito medio, piccolo e sottile in confronto alla zucchina…il lavoro nel culo della nobildonna era completato da baci e carezze alle natiche da parte della ragazza…la Baronessa era diventata una gattina in calore…e sentiva che con quelle due donne sopra e sotto di sé l’orgasmo le sarebbe montato presto…la cortigiana lo aveva intuito ed iniziò ad aumentare la velocità con cui le muoveva nella vagina tre quarti di quella zucchina…com’era da prevedersi la nobildonna proruppe in un orgasmo a tutto schizzo ! La sua fica squirtò sopra il volto della cortigiana…che durante gli schizzi a tratti tirava fuori la lingua per assaggiarle il sesso bagnato della venuta…poi tolto l’ortaggio lo diede a Juliana, che assaggiatolo, iniziò a passarlo lisciando tra le natiche della donna in orgasmo di fica.
“Ahnnn ! Ohhhhh !...Ahnnnn ! Sìiiiiii ! Ohhhhhh ! AHNN ! AHNN ! Ohhhhh…Juliana, ora ce l’avete voi…sapete cosa voglio…vero ?!”
“Sì madama!”
Juliana impugnò la zucchina, e dopo averle allargato la natica, leccò l’ano un paio di volte per solleticarlo, poi v’introdusse a mò di pugnale la zucchina, che entrò quasi tutta in un colpo solo…
“AHN ! Que…ohhhhh…que…questi sono colpi proibiti…maaaahhhhh…ma mi piacciono…mi piacciono tanto…su muovetelo ! Ohhhhhh !”
Anche Juliana mosse la zucchina dentro il retto della Baronessa, mentre la cortigiana, lasciata la posizione sotto la nobildonna, si sistemò di fianco carezzandole il ventre, e la vulva ancora bagnata per il trascorso amplesso…quello rettale però le provocò un rilascio d’urina intrattenibile, e mentre si godeva carezze ventrali, e l’amplesso anale, la nobildonna perse i sensi e si addormentò…dormì nuda un’oretta appoggiata sui giovani seni caldi di Juliana, che continuava a carezzarle la testa e la fronte…
…nel momento del risveglio la giovanissima Juliana, dalla lunga chioma castana scura, stava carezzando la fronte ed i capelli della Baronessa, per lei l’agiata borghese Teresa Sanfedele, con la guancia rivolta al piccolo e caldo seno di lei, oggettivamente il più bel cuscino al mondo…quando la nobildonna aprì gli occhi si alzò senza riconoscere Juliana per dei secondi, poi si rese conto con chi avesse dormito nuda, bagnata, e sudata. D’istinto si alzò e andò a cercare il vaso da notte per liberare la vescica. Espletato il naturalissimo bisogno, entrò nuovamente nella tinozza per rinfrescarsi e riprofumarsi tra le erbe e fiori lasciati disciogliere in acqua…rimase immersa fino al seno per cinque o sei minuti, poi si alzò in piedi bagnata; seguì qualche istante di disappunto perché a palazzo avrebbe trovato due o tre serve disposte ad asciugarla con dei panni di lino toccandola con gentilezza…qui la sua cortigiana, dal fittizio nome di Antonietta, che lei nobildonna invece si limitava a chiamare “amica mia” non intuì subito cosa potesse volere…per cui disse:
“Trovereste un po’ di panno; vorrei asciugarmi…Juliana !”
“Ditemi, Teresa…”
“Mi piacerebbe ch’entraste un pochino nella tinozza, ove gradirei che passaste un po’ di quelle erbe e fiori nella vostra patata…sento che vi devo qualcosa…”
“Se non volete altro madama…”
Juliana andò ad immergersi nella tinozza, passando fiori di camomilla e lavanda nella vulva, tra le cosce come le aveva detto la sua amica Teresa, col doppio dei suoi anni…mentre la sua amica la aiutava ad asciugarsi, toccandola anche tra le cosce, la Baronessa disse:
“…Antonietta…aiutate Juliana ad asciugarsi…la voglio qui subito, davanti a me!”
“Subito, Teresa.”
La ragazza andò incontro alla bionda neo amante; la loro statura era per lo più uguale. La Baronessa, conquistata dal suo viso innocente, che le ricordava quello di sua figlia Alessandra ormai quasi coetanea della saffica ninfetta, prese tra le mani le sue guance, la guardò degli istanti, e la baciò in bocca per un lungo minuto, poi estrasse la propria lingua e scambiò diversi tocchi e sovrapposizioni con la ragazza…poi la spinse sul letto e nuda andò sopra di lei baciandole il collo, e passandovi la lingua sulla pelle; Juliana, sentendo i propri capezzoli incontrare e strusciarsi contro quelli della nobildonna, emise un rantolo affannoso, e prese calore in tutto il corpo…la Baronessa aveva preso a baciarle il seno ed a succhiarle i capezzoli, come fosse un uomo…
“AHNNN ! Ohhhhhh ! Te…Ter…Teresa…io…ahnnnn…mi state amandooohhhhh…”
La Baronessa passò a baciarle tutto il corpo, il ventre, dove ebbe cura d’introdurle la lingua nell’ombelico, proseguendo poi a passare labbra e lingua sopra il basso ventre, fino a raggiungere il monte di venere…scendendo sul suo corpo la nobildonna aveva inarcato verso l’altro il suo offrendo alla cortigiana la vista del proprio culo, e della propria fica abbastanza asciutta, ma disposta a bagnarsi se sfiorata con la lingua o le dita…la nobildonna però voleva rendere un buon servizio di lingua alla piccola fica castana di Juliana, che stava carezzando contemplandola, con lei la donnina che non sapeva dove voltare la testa per il godimento…dopo aver esitato ancora un po’ estrasse la propria lingua e la nobildonna prese a leccare l’esterno di quella vulva dappertutto, passando sopra lo spacco più e più volte…le insalivò tutti i lembi di pelle che riuscì a vedere tra quel pelo, per poi concentrarsi tra le pieghe in prossimità del clitoride della ragazza. Lì riuscì a stazionarvi più a lungo, cercando di lappare rapido e leggero, più e più volte…e infatti il godimento della donnina non tardò a manifestarsi: le si era gonfiata la fica che adesso beneficiava pure della saliva calda della bocca della nobildonna…la ragazza affannava senza più riuscire a controllare i propri respiri e rantoli…intanto la cortigiana rieccitatasi nel contemplare la sua padrona amare quella donnina sua amica aveva preso a leccare ano, inguine e vulva bassa alla nobildonna, che con respiri rapidi beneficiava di quelle carezze umide linguali di una sua coetanea…stancatasi però delle attenzioni di quest’ultima lecco più volte il meato urinario di Juliana che così alzò il volume delle proprie godute…
“AHNNNN ! AHNNNNN ! UHMMMMNNN ! OHHHHHHH !”
“Bene così…anf ! …uhmmmm…piano voi ! Ahnnnnn !...Uhmmmm…basta !”
La Baronessa si staccò dalla vulva di Juliana e le prese le caviglie tenendole le gambe larghe, poi chiesto alla cortigiana di aiutarla a tenere le gambe larghe alla donnina sovrappose il proprio sesso a quello di lei ed iniziarono a sfregarsi le vulve reciprocamente…andarono avanti diversi minuti anche velocemente, poi quando oramai la donnina apparve esausta la Baronessa le prese in mano la vulva e stimolandola con gli sfiori del proprio pollice tra clitoride e meato riuscì a darle il tanto trattenuto orgasmo a schizzo…
“AHNNNN ! Ahnnnnn ! Ohhhhhh ! Sìiiiiiii ! AHNNNNN ! Ohhhhh…godoooooooohhhh”
La donnina emise schizzi e rilasci di bavette trasparenti…la cortigiana si buttò letteralmente sul sesso bagnato della giovane Juliana e glielo ripulì letteralmente come fosse stata un animale saprofago, mentre la Baronessa stringeva seni e capezzoli alla ragazza in godimento…che grazie alla lingua della cortigiana tornò ad avere una vulva asciutta…poi la cortigiana, passandosi la lingua tra le proprie labbra chiese all’amica nobildonna…
“Vorrei anche la vostra, posso ?”
La Baronessa incurante, reggendosi sulle braccia allargò le proprie cosce dicendo all’amica confidente:
“Ohhhh, se la volete …prego ! Servitevi pure ! Eccola !”
Il biondo sesso della Baronessa si aprì per via del movimento, e nello spacco e nei lati venne presto colmato delle attenzioni linguali e salivari della cortigiana che soddisfò la curiosità personale di quei sapori provenienti dalla vulva della sua padrona…la Baronessa la guardava con sufficienza mentre la sua confidente, da cagnolina fedele, umettava e bagnava la sua fica;… che però dava il meglio di sé solo quando penetrata da un cazzo bello grosso, come quello del nipote Luigino…Juliana per aiutare la sua amica Teresa a godere, aveva preso a ricambiare quelle improvvise attenzioni al seno ed ai capezzoli…stringeva, leccava, e succhiava…anche le attenzioni di una donna erano sensuali, e la Baronessa senza esaltarsi troppo cominciò a godere, o a simulare una goduta, visto che la lingua della sua cortigiana non era poi così brava a titillarle la pelle del clitoride…per cui nel momento in cui Juliana mandò un piccolo alito caldo sul suo capezzolo destro, e lo prese mordendolo per succhiarlo, e venendo contemporaneamente solleticata dai lunghi capelli della ragazza capitati sul suo ventre, e sulle sue cosce, le scappò un rantolo più vigoroso dopo una sensazione di drizzata, che le aveva attraversato il corpo senza che se ne avvedesse…al termine della quale la sua vulva emise una piccola colata che la lingua della cortigiana leccò via tutta, continuando poi a leccare, senza smuovere la testa.
“AHNNNNN ! HANNNNN…AHNNNNN ! Sìiiiiii ! AHNNNNN Ahnnnnn ! …basta così amica mia…ahnnn ! Uhmmmmm ! Uhmmmmmmmmmmmm! Sì…basta…ahnnn ! Staccatevi ordunque ! Voi siete propria una lesbica totale!...”
“Slurrrp, slaaaaaap, hulmmmm, hmmm, slurp !”
“AHN ! Basta così amica mia…ohhh…mi volete proprio ripulire tutta…ahnnn…e…ehhhh… sia !”
La cortigiana, totalmente immersa nel suo sesso, non dava segni d’aver capito. La Baronessa lo sapeva: aveva sempre avuto una vulva attraente, bionda come lei, rosea, che imparò presto a curare con le forbici e persone esperte con rasoio…praticamente la sua era una delle vulve migliori di tutta la baronia, se non della regione, sotto il profilo delle cure estetiche. Era anche una delle vulve più curate sotto l’aspetto della pulizia e del profumo di erbe varie, dalla lavanda alla camomilla, che la Baronessa amava utilizzare nei lavacri intimi…le leccate della sua insospettabile cortigiana le portarono rapidamente alla mente un capriccio concesso segretissimamente al piccolo Edoardo, il maschietto di casa, poco prima che imparasse a molestare, con l’uso del cazzetto Donna Ester…un pomeriggio nel quale il piccolo Edoardo non riusciva ad esser felice neppure con i suoi balocchi, in verità numerosi e vari, come s’addiceva ad un rampollo di ricca famiglia di signori territoriali…lei, la Baronessa sua madre, attenta alle sue esigenze, gli chiese cosa non andasse…e il piccolo Edoardo di una decina d’anni o poco più, alla fine glielo ebbe a confessare…ancora ricordava quel brevissimo episodio, poi rimosso col tempo da parte di entrambi…
“Insomma Edoardo ! Cos’è che vi manca ? Praticamente avete tutto !”
Il bambino la ricambiò con l’atteggiamento mutacico…ignorava la nobildonna e madre se fosse uno stratagemma…
“Il vostro problema Edoardo, è che avete troppo ! E alla fine come sempre accade non vi piace più niente! Molti vostri coetanei è un miracolo se hanno un carretto giocattolo o una palla…”
“…”
“Ma ultimamente vi è preso turbamento ? Cos’avete visto ? Ho proibito a vostro padre di parlarvi di guerra e violenze, e vi proibisco ancora d’assister alle esecuzioni capitali, che pure non mancano !”
“…”
“Il vostro volto non mi piace punto Edoardo !”
Provò anche a spaventarlo…
“Per l’ultima volta: cosa avete ? Devo chiamare un cerusico per praticarvi il salasso ?”
Il piccolo biondino di casa, le idee ce le aveva chiare: guardava verso la parte bassa della gonna della madre, la quale intercettati i suoi occhi provò a scoprire le caviglie, poi…lentamente…le gambe…la gonna l’aveva abbastanza sollevata da scoprire il ginocchio…il bambino cominciò a fissare un po’ più, dopo le gambe, sempre al di sopra di esse, dove c’era la gonna…la Baronessa si ricordò di quando adolescente si concesse, o meglio si lasciò penetrare e deflorare da un bambino dell’età di Edoardo, suo nipote Luigino, ormai già da tempo suo segreto amante…in fondo cosa voleva il piccolo Edoardo ? Togliersi solo una curiosità…bene – pensò all’istante la Baronessa – se è solo questo che desidera, guardasse pure! Guardasse… Tirò la gonna fin sopra l’ombelico, onde scoprirgli quel mondo tanto cercato: quello del bacino, della vulva, e del pelo…mercé il gran caldo di quel giorno, sotto la veste la Baronessa non portava mutande…biondo pelo corto e pettinato, e spacco ben visibile, dato che la nobildonna usava spesso la forbice. Il piccolo Edoardo poté guardarla finalmente!...rosea e più carnale di come se l’era immaginata…ma per meno di un minuto; perché, ben eccitato da quella splendida vista a dieci dita da lui, ci buttò sopra letteralmente tutto il proprio volto; la madre Baronessa pensò divertita che in fondo era da lì che era uscito più d’una decina d’anni addietro; Edoardo dopo averne sentito l’odore, che non aveva trovato respingente ma avvolgente, tirò fuori la sua lingua, subito piazzata sullo spacco dal basso in alto per sentirne il sapore…diede tre colpi inesperti, che però lo lasciarono deluso: era asciutta, e non sapeva di niente…di niente che riuscisse ad identificare o a paragonare ai sapori già provati; la Baronessa intimamente divertita e felice che suo figlio apprezzasse il sesso femminile si autoimpose di non fargli sentire il proprio respiro imbarazzato, ma trattenuto, nonostante i tre passaggi di lingua che cercavano non si sa cosa sulla superficie dello spacco…certo però che era calda, e piacevole al contatto con la sua piccola lingua…sua madre la suprema trasgressione gliel’aveva concessa, e quando stava per aumentare la velocità delle sue piccole lappate, lo respinse allontanandogli la testa, e lasciò cadere la gonna! Poi gli intimò:
“Fate tre passi indietro! …Su !”
Il figlio eseguì:
La Baronessa alzò di nuovo la gonna, e gli mostrò di nuovo il sesso, chiuso e comprensivo di cosce e gambe; lo fece guardandolo con rispetto, ma senza sorriso. Il suo volto era quello di una fata fredda, ma non cattiva, né glaciale…Il biondino di famiglia, futuro Barone, doveva capire che era un’eccezione, e che non ce ne sarebbero state altre! Il ragazzino era stupefatto, e non si stava rendendo conto che sua madre, ninfa dalle belle e rosee cosce, si stava voltando…
… descrivendo un mezzo cerchio, in modo che vedesse anche il suo bel culo, ovviamente senza aprire le natiche, o gli avrebbe scatenato chissà quali istinti, e dopo un altro mezzo giro in cui però mentre il piccolo Edoardo stava di nuovo pregustando la vista della vulva bionda curata…fine dello spettacolo!…aveva lasciato cadere l’ampia gonna…
“Edoardo ! Guardare, ma non toccare !”
“…ma io…di nuovo madre, di nuovo !”
“E sia !”
La Baronessa generosamente ripeté il suo turbante numero: Edoardo rivide la vulva, il culo, un ultimo istante la vulva, e poi giù la gonna. Il tutto aveva richiesto meno di un minuto…fortunatamente niente all’epoca poteva cronometrare con precisione fissabile quel minuto, per lo più mentale dei due trasgressori familiari…
Il piccolo Edoardo, ormai non più piccolo, ma cresciuto di un paio d’annetti almeno, provò a prendere i seni di sua madre che stavolta lo fermò, e gli disse un no piuttosto motivato e categorico.
“… non dimenticatelo Edoardo! Lì sotto, voi avete assaggiato!”
Sua madre intimamente se ne compiacque, anche perché da libertina le erano giunte alcune voci di nobili allevati severamente dai preti, che poi in età adulta si erano rivelati degli omosessuali che si sposavano solo per darsi un’aria di rispettabilità, e farsi fare un erede, meglio due…
Edoardo capì che era andato troppo oltre il concesso.
“…n…no…non punitemi madre ! Non ditelo a papà ! Al signor Barone !”
“…uhmm…vedo che vi è tornata la favella…”
La bionda nobildonna sapeva che quanto era accaduto era dovuto alla sua femminile bellezza, che non cercava certo di nascondere, neppure in famiglia…era giovane, bella, bionda, proporzionata, snella e con gli occhi chiari: avrebbe sedotto chiunque fosse stato dotato di palle o pallette…la nobildonna prese la parola al plurale maiestatis, com’era suo costume, anche coi figli, oltre che con gli interlocutori…
“Ascoltate bene Edoardo! Nulla di quanto è successo dovrà mai essere ricordato, in nessuna situazione con nessuno in famiglia, né fuori!…quando sarà il momento, se lo vorrete, ne risponderete a Dio!”
“Madre…io…”
“E io con voi! Ma finché avremo vita, voi Edoardo, mai parlerete ad alcuno di quanto è accaduto…”
Il piccolo Edoardo stava sudando per la tensione; la madre lo capì e gli fece una carezza per rassicurarlo…sarebbe stata sua complice nel silenzio…
“Voi Edoardo negherete il ricordo di quanto avete osato !… Lo negherete persino a voi stesso ! Mai più dovrete ricadere in un peccato come questo!”
“Sì, m…m…madre ! Ma…ma…devo dirlo al confessore ?!”
Tecnicamente il prete aveva l’obbligo del segreto, e peccati come quello appena consumato, ne avrà sentiti a iosa…con l’obbligo del segreto, fino al martirio! Certo uno dei vantaggi della confessione cattolica era che per sua natura non era producibile in alcun tribunale, come prova…ovvio che una esponente della nobiltà, mai sarebbe stata processata, specie se ricca…per cui sicura di sé, la madre gli disse tranquilla:
“…solo se volete emendarvi l’anima! Altrimenti per quanto riguarda voi, futuro erede maschio di questa baronia, non, e sottolineo NON, dovrete dir nulla ad alcuno! Sarà un nostro segreto! Dovrà esser per forza un nostro segreto!”
“Parlate della lingua che là vi misi, madre?...”
“Quale lingua! Non so di cosa parlate! Mai niente ci fu tra noi ! Avete solo sognato, e non ve ne siete accorto!”
“Io era da diversi giorni che…non sapevo se mi piaceva…”
Il tono della madre era diventato meno imperioso, più tranquillo…”
“E non disperate! Avrete altre occasioni…con donne diverse da noi !”
“…ma voi siete bella, madre!”
“…diverse da noi, Edoardo!”
…
…
“…da noi ! …da noi ! …da noi !”
“Da noi cosa, Teresa ?”
La Baronessa distratta dalla leccata di fica che le aveva offerto la cortigiana era ritornata nel presente, dopo quel breve viaggio nel tempo addietro di 8-10 anni…ovviamente aveva parlato da sola, sovrappensiero. Nella sua vulva non c’era più niente da leccare. Era stata ripulita, e bene, dalla lingua della sua amica, mentre Juliana, sistematasi affianco a lei, si era limitata a farle carezze al volto e teneri baci al suo collo…
…
…bisognava staccarsi, o la Baronessa sarebbe rimasta lesbica per sempre. Quel pomeriggio aveva solo voluto provare, dopo l’equivoca esperienza con quella coppietta incestuosa di Otranto…
La nobildonna entrò nella tinozza profumata per un breve sciacquo dalla saliva delle sue amiche sul suo corpo. Non vi rimase a lungo, intuendo che doveva concedere la stessa possibilità alle altre due; tuttavia ne approfittò solo Juliana, mentre la cortigiana, di cui lei sola conosceva il vero nome, che mai pronunciò a tutela del loro anonimato relativo, si rivestì nello stato in cui si trovava…le due donne più anziane si rivestirono…la nobildonna salutò Juliana ancora dentro la tinozza:
“Juliana, vi ho lasciato una buona somma qui sul letto; ricordatevi di prenderla prima di andare via. Vi suggerisco di pagare la coppia che abita qui affinché vi ospiti per stanotte, dato che fra un’ora o meno scatterà il coprifuoco e la ronda de’ l’armigeri…noi non ci vedremo più ! E se mi o vi capiterà di riconoscermi, io non vi darò confidenza alcuna! Vi terrete a distanza! Vi ringrazio per il vostro amare…ci sapete fare! E vi faccio i miei personali auguri di buon vivere! Addio Juliana !”
“Addio Teresa ! Quanto avrei voluto che foste la mia principessa! La amerei tutta la vita una principessa…”
La Baronessa lasciò la stanza voltando le spalle a Juliana, dopo l’ultimo sorriso di circostanza. Le due donne, rivestitesi lasciarono lo stabile, e messer Vezio le raggiunse con calessino sul quale salirono. Le attendevano 12 miglia fino al maniero. Ovviamente la cortigiana sarebbe scesa prima, in modo tale che la Baronessa avrebbe fatto ritorno al castello da sola. Il tragitto fu in silenzio, dato che per quanto riguardava la nobildonna, il necessario Messer Vezio delle sue scappatelle sapeva abbastanza…fargli anche intuire che aveva avuto un intero pomeriggio all’insegna di Saffo sarebbe stato troppo…
Verso il sesto miglio, la cortigiana chiese una grazia: una fermata per fare pipì, dato che non aveva voluto approfittare del vaso da notte che c’era in quella stanza dove avevano fatto sesso. La Baronessa accordò una fermata, e la cortigiana scese per vuotare la vescica: fu il suo ultimo atto di piacere dal meato urinario, poiché all’improvviso si sentì una scarica di ululati e abbai…un branco di lupi aveva circondato la cortigiana, che alzatasi in piedi cercò una via di fuga con una decina di animali che l’avevano circondata, lei la malcapitata…la donna provò a spostarsi lentamente di qualche metro verso il calesse, dal quale s’era allontanata affinché la puzza dell’urina o il rumore di essa non raggiungesse le nari e le orecchie della nobildonna…un passo falso la fece cadere sull’erba abbastanza alta da aver occultato una tagliola sulla quale cadde rovinosamente…di testa! E…
…
“KLAAAAANG !”
“AUHHHHHCHHHHH…chhhhh !”
Una tagliola da bracconieri si era chiusa a scatto sul suo collo, ma nonostante questo riuscì comunque ad urlare soffocata. Messer Vezio, voltatosi verso il rumore, perse istanti preziosi a intimare alla sua padrona, la castellana, di non lasciare il calesse per nessun motivo…
“Non movetevi signora ! Non vi hanno ancora visto ! Restate qui!”
…e disceso dal mezzo sparò col pistolotto monocolpo ad uno dei lupi senza ucciderlo. L’animale cadde ferito ululando di dolore per la palla rovente che gli entrata tra ventre e coscia…i lupi avuto sentore dell’urlo di dolore del compagno di branco arretrarono disperdendosi…così anche il lupo ferito restando più indietro…messer Vezio fece appello a tutta la sua forza muscolare, e aprì la tagliola di metallo…cercò di mettere la cortigiana supina, voltandola, e non appena lo fece si accorse che aveva gli occhi fissi: la tagliola aveva reciso la giugulare, e quella lussuriosa pettegola informatrice di cotanta libertina nobildonna, era appena morta dissanguata. L’ultimo odore che aveva percepito era quello dell’erba all’imbrunire, poi l’abbandono delle forze ed il sonno eterno. Messer Vezio, dato che nulla poteva fare per rianimarla, si fece il segno della croce, poi preso in braccio il corpo esanime, lo portò nel calessino. La Baronessa capì che dovevano portarla fino al paese per una degna cristiana sepoltura. La castellana vedendo il collo semireciso, e la camicetta macchiati di sangue effuso in abbondanza, fece l’umano gesto di chiuderle gli occhi, e di pulirle il collo con la propria saliva, nella misura in cui si poteva. Poi contemplando il vuoto trascorse il resto del tragitto nel silenzio più cupo senza pianto…i tocchi saffici erano alle spalle…
…dopo i funerali e la confessione per prendere la comunione, la Baronessa giurò a sé stessa, ma non al Creatore nel quale diceva di credere, che non avrebbe più avuto sesso saffico. Per un istante pensò che quella morte, ancorché accidentale e forse dovuta a superficialità, forse forse poteva essere un presagio, o un avvertimento. Quella donna non aveva famigliari noti, il che aveva facilitato la Baronessa nel tacere la vera ragione del loro incontro di quel giorno. Al Barone la moglie raccontò una versione innocente dell’accaduto in cui dopo un pranzetto da amiche in campagna avevano deciso di fare una piccola passeggiata; ovviamente era una versione priva del sesso di quella giornata, e per il resto perfettamente fedele a quanto effettivamente visto e fatto dal fido messer Vezio. Il libertinaggio della Baronessa non era in pericolo; e il Barone credette a sua moglie.
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