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Odette, oui je suis putaine, - 8a parte ( Donna Maddalena )


di sexitraumer
25.10.2016    |    14.834    |    2 7.8
"Si stava accorgendo che sopportare quei dolori la faceva godere..."
L’aveva sempre leccata bene Rodolfo a sua sorella Fiorinella; pensando e ripensando amava vantarsi con sé stesso di averla “corrotta” lui: dapprima verso l’incesto, e poi dato l’invio di sua sorella in un convento “normale”, non di dura clausura verso l’ambo-sessualità. No, non poteva essere così: Fiorinella lo aveva capito che, da maschietto ingenuo, voleva darle lo stesso godimento che aveva avuto lui venendole in bocca, e per altra ragione lui era convinto che anche le donne venivano a schizzo. No, non era così. Il godimento delle donne era più interno; ciononostante qualcosa sfuggiva: quelle piccole bave salaticce che aveva assaggiato, lo avevano arrapato; ma purtroppo sua madre li fermò prima che a lui venisse una libido tale da penetrare comunque sua sorella a prescindere dal rifiuto o meno di lei. La madre però per sottrarla ai primi appetiti sessuali del fratello la mise in convento dove fu costretta ad amare ed essere amata secondo i dettami di Saffo. Lui col tempo manifestò interesse anche per altre donne, le quali però non vollero contrarre un legame stabile con lui, nonostante il suo rispettabilissimo lavoro di copista presso il tribunale d’Otranto. Forse era solo questione di tempo, poi al matrimonio sarebbe arrivato comunque. Intanto quel gentile notaio Gabellone che aveva convocato sua sorella per l’apertura del testamento di messer Zeglio, amante della loro madre Paolina, aveva svolto un ruolo nel ricongiungerli, senza sospettare cosa ci fosse a monte…
Donna Paolina severa e decisa, quasi esemplare, nel salvare Fiorinella dall’incesto, si era rivelata del pari spregiudicata e pietosa nell’offrire al figlio Rodolfo, superficialmente geloso, lo stesso sfogo carnale che concedeva al suo agiato e ben badato signore, onde comprare il silenzio del figlio per timore che lo dicesse agli amichetti con le madri pettegole…per quanto depravato fosse il giochetto sessuale che doveva eseguire per compiacere messer Zeglio, in un secondo momento lo avrebbe ripetuto anche per Rodolfo, che ben più giovane, le avrebbe sparato dentro ben altro schizzo. Anche Fiorinella nel commentare col fratello si divertiva di tanto in tanto a stuzzicarlo, per provocargli l’erezione o allungargliene la durata…come durante i preliminari di una loro scopata qualche anno prima…stava tenendo con disinvoltura un fallo di marmo dentro la vulva, e mentre muoveva basso ventre e diaframma nel parlare col fratello stesa sul letto a praticargli una sega, gli faceva vedere i piccoli movimenti indotti del fallo nel suo corpo, con un invitante morbido caldo bassoventre ed il pelo odoroso e pulito…
“…beh tu almeno potevi farglielo sentire ben duro ! Per questo te la offriva…almeno tu potevi sbatterla con più vigore, dato che tra l’altro ce l’hai bello grosso fratello…”
…e mentre le diceva quelle parole con cortesia, glielo menava stringendolo e carezzandolo per poterglielo cavalcare di lì a dei minuti quando avrebbe tolto il fallo duro e bagnato, per accogliere quello caldo e di carne di suo fratello, e pensare al proprio diritto a godere di un maschio.
“Beh, una patacca per lo schizzo non si rifiuta mai…sorella !...uhmmmfff…ohhhh!”
“Tientelo duro ! Ora me lo metto dentro ! Per un po’ comando io Rodolfo ! Tu pensa solo a non sborrare dentro; sappi resistere, promettimelo ! Tanto come già saprai, voglio che mi godi nel culo…”
Quella volta Fiorinella toltosi il fallo, lo ripose sul comodino, quindi piazzatasi con la vulva bagnata sopra il suo membro eretto e duro di suo fratello, si lasciò cadere su di esso, che scomparve in un istante ingoiato dalla sua vagina, e lo cavalcò stando lei di sopra, godendo del palo e delle sue strette di seno; ci vollero pochi minuti di su e giù decisi e sicuri durante in quali si carezzava il clitoride e respirava rumorosamente…
“Ahnnnn ! Ahnnnn ! Ohhhhhh ! Ahhnnnn ! Che bel palo Rodolfoooohhhh ! Ahhn ! Bravi ! Ti resta duro ! Sì ! Sì ! Sìiiiiiiiiiihhh ! Houhhhhh ! Ahnnn !”
“Sì come sei calda sorellaaaahhhh ! Sei divinissimaaaahhhhhh ! Ahhhnnn ! Ahhhh !”
“Ahnnnn ! Ahnnn ! Ahhhnnnnnn! Dritto Rodolfoooooohhhh ! Dai dammelo ! Dritto ! Muoviti un po’ anche tu !”
Anche Rodolfo prese a muovere il bacino aumentando nella vagina già caldissima e inzuppata di sua sorella la potenza dei fendenti…Fiorinella gli carezzò i coglioni e glieli sentì caldi e duri, molto duri …
“Così ?...uhhhh…hummmfffff…oh ! Oh ! Oh !”
“Sì, bravo ! Sìììììì ! Ohhhhhh !...ahnnnn! Ahnnnnn ! Tra una settimana forse avrò il mestruo…ti farò venire dentro come vuoi tu, ma adesso affonda e resisti, dai !...uhhh ! Ahhhnnnn !”
In quell’istante si pentì di aver accennato la venuta dentro la vagina; e come sentì pulsare i coglioni al tocco, o meglio allo sfioro carezzato, comprese di aver scampato la schizzata di pochi secondi. Un altro paio di affondi e veniva…
…e quando lui divenne paonazzo dallo sforzo, lei interruppe il coito, e provocò una parolaccia a lui ormai pronto allo sparo alluvionale…
“Cazzo no!...Puttana che hai fatto !... Puttanahhhhh …!”
Fiorinella, sicura di sé, con i seni ben duri ed eretti fece un gesto di fermo. Si chinò su suo fratello disorientato baciandolo sulle guance con vero affetto e quello era solo un acconto; poi si abbassò sul suo cazzo, ben saldo nelle sue esperte mani femminili, e vedendo che lo sperma era ormai sull’orifizio dell’uretra disse indifferente:
“E qui mi sa che ci siamo !”
Rodolfo non rispose niente, ma sua sorella prese in bocca il glande ingrossato mordicchiando alla base di esso con delicatezza; diede una rapida serie di leccate a caso, e tre rapide al centro senza succhiare: forse poteva pure farlo venire in bocca; ma Rodolfo sforzandosi di non cedere - anche se avrebbe voluto eccome ! - stava ancora resistendo con una smorfia piuttosto disumana di quasi dolore, poi gli disse:
“Sentiiiiiiiihhhhhhh ! Basta ! Non ce la faccio, dai !”
“Dai, in bocca non mi sei venuto ! Allora affondalo nel culo ! Fammi male, dai, dai !”…
… si mise a quattro zampe, e aspettò il fendente di carne dura scostandosi una natica. Esaltato dai calori della fica di lei, ancora elastica, ben bagnata, e reattiva, il suo cazzo avrebbe voluto esploderle dentro…ristimolato dalla sua lingua e bocca avrebbe dovuto mandare il gettito, ed invece no.
“Fammi sentire cagna ! Dai entra !”
“….mahhhhh sto per venire ! …”
“No, che non stai per venire ! Sfondami dietro, che sei un bel maschio ! Dai…che cinque-sei colpi per smuovermi il mazzo li fai…su ! Incula tua sorella, dai ! ”
Doveva avere pazienza, aspettare una lunga serie di istanti: appoggiare il cappellone violaceo all’ano, e spingere deciso.
“AHI !”
E certo ! Un cannone come quello di Rodolfo faceva abbastanza male, ma Fiorinella lo apprezzava; specie quando, infoiato dalla rabbia del mancato apice della sensibilità che precedeva l’esplosione nella fica, ce lo voleva mettere dentro quel culone proprio tutto, facendosi strada con una certa scontrosità, tirandole anche un po’ di schiaffi su quel tondo panaro; Fiorinella sodomia dopo sodomia, imparò l’equilibrismo che le consentiva di masturbare il clitoride durante essa, e così aumentare la sensazione di dolore e piacere più volte alternantisi, grazie anche agli schiaffi di lui che le rendevano rosse le natiche…la soddisfazione vera era bagnarsi e godere senza controllo, mentre al convento il più delle volte godeva nell’oscurità, piangendo per soffocare i rumori…ma qui in casa con Rodolfo sentirsi riempita dai colpi di reni di suo fratello era rigenerante a livello mentale. Forse godeva proprio perché il cazzo era di suo fratello, abbastanza ben dotato anche in quantità di liquido…lo sentiva il tiepido clistere…Rodolfo le venne dentro i visceri intestinali come desiderava lei, poi crollò esausto…
…i suoi ricordi se ne andarono rapidamente, come gli erano venuti. Fiorinella sembrava che non facesse più caso a lui. Mostrando al fratello cosa sapeva fare con una donna, e soprattutto col di lei sesso, sembrava voler dimostrare o esibire a qualcuno di famiglia, non avendo mai avuta la possibilità di mostrarlo (in sicura polemica) alla propria madre che la mandò in un convento per salvarla, cosa sapesse fare o fino a che punto si sarebbe spinta. Fiorinella si esibiva senza curarsi di alcun pudore o morale; ora, agli occhi ormai perduti nel vuoto di Rodolfo Fiorinella appariva affamata dei saporini di Odette, che la stava lasciando fare. Se la bocca di Fiorinella voleva una vulva, quella vulva era a disposizione, ormai ben bagnata visto che era stata visitata dal cazzone di Rodolfo pochi minuti prima. Le leccate di Fiorinella non avevano eccitato Rodolfo che pochissimo. Ad un certo momento smise di leccare la vulva a Odette e le sollevò il bacino avendo cura di allargarle le gambe e di tenergliele così qualche istante affinché potesse incrociare a forbice le proprie cosce con quelle di Odette, a formare una doppia forbice. Le loro due vulve, quella bionda col ciuffo della giovane olandese, e quella carnosa dal pelo moro di Fiorinella si sfioravano, per poi incontrarsi. Per Odette era come non saper ballare, ma seguire i passi. Le movenze le dava la moretta idruntina, ed Odette cercò di sincronizzare gli sfregamenti reciproci, certa che prima o poi si sarebbero sfiorati anche i rispettivi clitoridi, l’uno contro l’altro…dai loro lucernari stava entrando della potente luce diurna ad illuminare i loro corpi e a tratti gli occhi di Rodolfo intravidero la piccola vulva rosea e bionda dell’olandesina che si legava alla grossa vulva carnosa di sua sorella. Entrambe le donnine nei loro visi sembravano chiudere gli occhi nel momento in cui il solletico delle loro vulve veniva vissuto più in alto, dai loro volti di godimento lussurioso. Sfregarsi le vulve stava piacendo a Odette, anche se presumibilmente avrebbe mantenuto l’intenzione iniziale di non leccarla alla giovane cliente. Quelle vulve che si “baciavano” da sole provocarono in Rodolfo una nuova erezione che lui, con manate esperte trasformò in indurimento. Fortunatamente prima di tornare col terzo pagamento per la giovane olandese si era preoccupato di lavarsi il cazzo. Andò a piazzarsi sopra la testa della loro ospite, e di fatto la costrinse a prendere in bocca il cazzo mentre sua sorella estasiata, dal fica-fica amava bagnarsi e bagnare a propria volta la fica dell’amica. Le umidicce intimità della biondina olandese si confondevano con quelle di Fiorinella. A Odette, momentaneamente affidata l’intera fica alla dolcezza di Fiorinella, il sapore del cazzo non era mai dispiaciuto, nemmeno se lievemente sporco, ed era perciò in grado di tenerlo in bocca piuttosto a lungo. Quello grosso e duro del suo cliente poi era un piacere insalivarlo, e rileccarlo fino a tirarlo a lucido. I minuti passavano. Fiorinella come donnina lussuriosa sembrava inesauribile, mentre ad Odette ormai le era montata la voglia di maschio. Cercò anche d’ingoiargli la cappella, poi lasciato il cazzo prese in bocca i coglioni di Rodolfo e con una certa abilità usò le dita della mano destra per aprirsi la vulva scacciando con gentilezza la fica della sorella di Rodolfo. Fiorinella era stata invadente, ma ciò che voleva lo aveva avuto per cui non ebbe niente in contrario a farsi momentaneamente da parte. Odette invitò Rodolfo a penetrarla, e non se lo fece dire due volte infilando il suo generoso cazzo tra le piccole carni intime della giovane olandese. Fiorinella lasciò i due nel loro amplesso ed andò a prendere uno scrigno nella stanza adiacente. Quando tornò un paio di minuti dopo Odette e Rodolfo stavano scambiando dei colpi di lingua reciproci con i loro sessi saldamente congiunti. Fiorinella prese il cazzo di marmo (che era appartenuto a Zeglio) e si penetrò guardandoli, restando accanto a loro sul lettone senza disturbarli. Anche Odette non poteva permettersi gravidanze, per cui dopo aver morso il collo a Rodolfo per dimostrargli quanto lo voleva, gli disse di uscire. Rodolfo lo fece ed Odette si piazzò a in ginocchio per provocare lo sparo di sperma nella propria bocca: dopo la fica era l’unico posto dove avrebbe potuto apprezzare ciò che più le piaceva dello sperma maschile: il calore del primo gettito, forse il migliore. La lingua di Odette si muoveva lentamente sul glande di lui, variando la velocità casualmente. Le mani esperte di Odette sapevano come carezzare la vena cava che pulsava all’esterno, mentre Fiorinella, dimenticando dentro la fica il marmoreo dildo si limitava a carezzare le palle del fratello senza disturbare l’olandesina, e la sue rapide lingua e bocca. I denti della ragazza mordicchiarono più di una volta l’asta e mentre Fiorinella solleticava al fratello le palle dure, ormai pronte a scoppiare Odette succhiava e slinguava sempre più rapidamente il centro del glande dove l’uomo era più sensibile. Capitò che Rodolfo intravedesse i seni grossi e burrosi di sua sorella che si gonfiavano per il respiro, e all’improvviso la bocca della piccola donna olandese ricevette il maschio seme bianco denso nell’istante in cui la bocca era aperta e la lingua e la dentatura vennero investite di liquido biancastro. Fiorinella, mollate le palle di suo fratello, che ormai era inutile solleticare, mentre il cazzo di Rodolfo ancora gettava fiotti di sborra che debordava dalle labbra di Odette, prese a baciare in bocca suo fratello per poi mettergli la testa beata tra i propri seni affinché lì vi rimanesse. L’atto aveva raggiunto la sua acme e il tempo era volato. Altri soldi Rodolfo non avrebbe potuto spenderne per Odette, dato che bisognava anche mangiare…i tre amanti lasciarono il letto uno ad uno aspettando il turno a vuotare la vescica nell’unico pitale grosso di casa, poi quando avevano finito di lavarsi alla catinella si recarono in prossimità del tavolone della cucina. Mangiarono nudi, scambiandosi occhiate di reciproca simpatia. Odette aveva finito per comprendere una cosa: il divertimento a pagamento era soprattutto per Fiorinella. Quest’ultima dopo aver bevuto un boccale di birra sentì il sonno per cui si allontanò e dopo aver baciato Odette sulla guancia andò a dormire. L’olandesina e Rodolfo rimasero soli, mangiando un boccone di ciò che vi era in casa in quel momento; i due mangiavano con appetito; segno che il sesso era stato gradevole:
“Rolfo ! Votre travail ?”
“Il travaglio mio, dite ? Copista !”
“Coppista ? …signifié ?”
“Je fais, no, j’ecris la… copia, uhm copie …de les actes que interessants à les avocats, unà lira alla pagina…”
“Vous travallez où ?”
“Yù ?”
“Uhmm dove…”
“Ah, dove ! Nel tribunal…tribunal…le judex, comprens ?”
“Ah tribunal ! J’ai compris ! Fionellà reste ici ?”
“Sì lei resta a casa, à maisonne…la mantien moi…avant elle stait en convent…”
“Compris Rolfo ! Convent ! J’ai compris.”
“Odette forse vi siete…accorta, puet etre vous aves compris que j’ai payé pour ma soeur aussi…mais mantenend je veux foutre encore, sans Fiorinella…laissons nouz elle à dormer…”
“Va bien. Mais pas à le lit ! Maintenant je veux foutre seulement avec vous Rolfo, sans Fionella, une très jolie lesbique; ma la dernière fois Rolfo. Je me suis très fatiguée, compris ?...Foutrons nous ici sur la table, bien ?!?”
“La dernièra volta, l’ultima e poi basta, compris.”
“Ah bien. Mais vous ne parle francais très bien…votre francais Rolfo est très mauvais; mais, hereusement vous foutrez mieux que votre parler…”
“Beh…ci siamo capiti lo stesso…vedo…facciamo va!”
Odette si piazzò in piedi con le spalle al tavolo di fronte a Rodolfo, che adesso si era riposato e ricaricato. Iniziarono un reciproco abbraccio e dopo qualche istante l’olandesina offrì il proprio collo alle labbra di Rodolfo affinché potesse baciarglielo o anche leccarglielo, cosa che puntualmente fece; il servizio di lingua alla donnina nordica fu completo, e mentre Odette gli aveva già preso in mano il caldo membro che s’ingrossava valutando le prime strette, Rodolfo affondò la propria lingua famelica nell’orecchio della donnina avendo cura di esplorarle l’ano con un dito che cercava di entrare riuscendoci con pochi tentativi: una bella limonata, non da poco. Rodolfo alternava baci, con slinguate sulla pelle di lei e ciò stimolò i primi rantoli di lei, che secondo natura rieccitarono lui indurendogli il cazzone, la cui cappella Odette strusciava sul suo sesso avendo cura di sfiorarsi il clitoride. L’eccitazione di Odette proseguiva quando la calda e dura cappella di lui sfiorava strusciando più volte le parti interne delle sue proporzionate coscette. Ogni istante che trascorreva, aumentava la sua voglia di congiunzione. La ragazza interruppe quei preliminari per salire sulla tavola restando seduta con le gambe penzolanti e ben allargate. Rodolfo era il benvenuto. L’uomo ottenuto un bacio in bocca con un po’ di lingua, che consentì ad Odette di rifarsi di tante attenzioni lesbiche di Fiorinella, portò la testa di lui sul suo piccolo e proporzionato seno già gonfio. Rodolfo succhiò rapidamente i suoi capezzoli, l’uno dopo l’altro, per poi distribuire una trentina di baci rapidi alle curve di quelle due coppette di carne calda che respirava gonfiandosi e contraendosi per poi rigonfiarsi…discese rapido nella pancia dell’olandesina leccando ed insalivando ovunque; poi iniziò a dedicarsi con più calma alla bella fica della donnina. La assaggiava in ogni parte visibile, mentre il suo cazzo, rimasto grosso, stava perdendo l’intostatura; come vide schiudersi l’apertura della vulva ne approfittò per introdurvi senz’altro indugio il cazzo, che accolto nella vagina, relativamente stretta rispetto a quella ampia di sua sorella, tornò subito duro. Rodolfo lo ficcò agilmente fino in fondo, al punto che ad Odette mancò il respiro per l’invasione; un istante dopo stava godendo e si apprestava a rendere felice anche il maschio, orgoglioso di provocare alla sua femmina tutti quei rumori, respiri, e rantoli…
“Ahnn ! Ahhhnnn ! Ouiiiiiiiii ! Uhhhhhh ! Ohhhhhhh ! Ahhhhh nnnnnn ! Encore, encore…ahnnnn!”
“Sì, bella fica! Prendilo ! Ce l’hai tutto dentro…ahnnn ! Ahnn ! Ahnnnnn ! Ti piaceeeeeehhhhh !?”
“Ouiii…ouii….uh ! Ahn ! Ouiiii ! Ouiiiii ! Ahhnnn ! Oh ! Oh ! Ahnnnn ! Ouiiiii!”
Ad ogni affondo Odette scambiava volentieri qualche salivoso lingua lingua, con la fame arretrata di maschio che aveva…lubrica pensava tra sé che la sorella di lui incestuosa era una sorta di minestra riscaldata, mentre lei essendo una novità avrebbe goduto da Rodolfo una scopata migliore con sensazioni piacevoli e diverse per entrambi…si lasciò sbattere da Rodolfo una manciatina di minuti; ma sentendogli le palle dure già a contatto con l’inguine intuì che stava per venire, e al pari di Fiorinella, neppure lei permetteva che le si venisse dentro la fica, anche se in subbuglio bagnato. Fatto uscire il cazzo di Rodolfo, non cambiò neppure posizione - a gambe aperte davanti a lui – le indicò l’ano da violare nonostante le dimensioni del suo cappellone, pronto ad esplodere di linfa. Rodolfo ve lo poggiò mentre Odette agiva su una delle gambe per favorire l’ingresso. L’orifizio striato cedette dopo un istantino di dolore; poi l’olandesina subì la carnale intrusione. Non era stata rapida e scivolosa come quella nella vagina. Lui cercando di contenersi, dava i suoi colpi di reni, alternandoli con dei baci sul collo, e delle linguate sulle guance. In tre spinte il suo cazzone riuscì ad allargare il culetto di Odette, mentre la sua fica riceveva qualche carezza di lei, nel momento in cui lui la teneva salda. Il dolore per l’entrata era stato piuttosto improvviso e muto; forse Odette credeva la sodomia più facile in quella posizione col buco già visibile. Respirava furiosamente per assorbire quel bastone di carne piuttosto doloroso e ottenne di far godere il suo cliente dentro senza soffrire a lungo: era così eccitato che bastarono tredici affondi che lei aveva condito di urli di dolore.
“Ahiiii ! Uhhmmmff ! No, non,….ahiiiii ! Uhmmfff ! Hoh ! Ahi ! Ahi !...venez Rolfo ! Venez ! Ahnnnn !”
Rodolfo dava le sue spinte, facendole seguire da leccate improvvise sul volto che Odette gli lasciava dare, tra una fiocinata e l’altra. Le stava venendo un bel batticuore perché ogni affondo di lui era più doloroso del precedente. Si stava accorgendo che sopportare quei dolori la faceva godere. Non si era pentita di avergli concesso il suo culetto, anche se per quel giorno non ci avrebbe più fatto entrare niente; solo uscire…
“Tieni ! Ahhhn ! Ecco ! Ahnnnn ! Tieni ! Ecco ! Sta dentro tutto ! Ahhhnnnn ! Ti rompo tuttaaahhhh !”
Lei si mise a baciarlo e, manco a dirlo, provocò la sua eiaculazione. Il benessere dei suoi baci non fece più capire niente a Rodolfo che all’improvviso si accorse che non stava controllando l’eiaculazione piuttosto abbondante. Lui godeva e l’ano slargato di Odette, nonostante ancora imprigionasse il suo cazzo che buttava, non riusciva a trattenere quella bianca crema tiepida, certo non calda come il suo infiammato colon retto. Smise di baciarlo per osservare direttamente i rivoletti improvvisi di sperma affinché non entrassero nella sua fica. Quando si accorsero di essere sudati tutti e due, guardandosi, lui uscì da quel culetto che si era fatto violare parecchie volte nelle ultime tre ore. Odette si spalmò lo sperma residuo sul suo corpo, poi tornata in camera da letto dove era rimasto il pitale, si liberò della propria urina; quindi andò alla bacinella dell’acqua e si sciacquò alla meglio le parti intime, sia la fica, sia il culo. Lavò anche le proprie cosce intorno al sesso, dove nel frattempo si era seccato lo sperma di Rodolfo. Raccolti i ducati, ventitre, che Rodolfo, un po’ largheggiando le aveva pagato, si rivestì e lasciò la casa. Se ne andò senza salutare né Florinella, che appena svegliatasi l’aveva osservata con interesse mentre si rivestiva, cosa che fece rapidamente affinché a quella donna non le venissero in mente altre voglie saffiche…né Rodolfo che si stava sciacquando il proprio cazzo nel catino comune, credendo che l’avrebbe aspettato. Ormai con quelle due persone, comunque sufficienti a sé stesse, non aveva più niente da dirsi né da fare. Quando Rodolfo raggiunse l’uscio per chiederle se avrebbero potuto rivedersi, Odette era già più avanti di un paio di vicoli, ma ormai comunque fuori della sua vista. Aveva una faccia delusa; sua sorella gli disse:
“Chiudi la porta Rodolfo, …che sono ancora nuda! Poi se vuoi ciularmi un altro poco vieni a letto!”
“Maledizione ! Che cazzo di prescia teneva ! Porca la ma…”
Sua sorella si era alzata in piedi e si era piazzata nuda dietro di lui per costringerlo a chiudere la porta, dato che dava sulla strada. Maliziosa disse al fratello non appena la porta si chiuse…
“Quella cosa che stavi imprecando…dimmela mentre m’inculi…”
Ovviamente Odette, di fretta ne aveva: avrebbe voluto passare presso il Banco dei Serenissimi Mercanti dove aveva aperto il proprio conto a depositare diciotto di quei ventitre ducati…L’addetto ai conteggi del primo giorno, Massimino Perrone, le fece l’annotazione ed incassò i ducati saggiando un paio di monete che non lo convincevano. Fortunatamente non ne trovò di false. Odette oltre a sentire dei dolori al retto per via di tutto quel sesso aveva voglia di fare un bagno in tinozza. Chiese a donna Maddalena, la sua padrona di casa di aiutarla con l’acqua calda, che Odette aveva avuto cura di prendere alla fontana pubblica e di portarla al pentolone. Fortunatamente nel loro strada c’era ancora un fuoco acceso su cui scaldare l’acqua. Concordò con donna Maddalena due bagni caldi per un ducato. Uno da farsi adesso; l’altro in futuro quando avesse voluto. Donna Maddalena accettò di portarle l’acqua calda mastello dopo mastello, mentre l’olandesina, senza curarsi di lei, tra un mastello e l’altro si masturbava il clitoride con la mano sotto l’acqua. I petali e le piantine aromatiche giacenti sulla superficie liquida coprivano il tutto; per lo meno così credeva Odette…infatti sopraggiunta donna Maddalena per il secondo apporto d’acqua…
“Oh Santa Vergine ! Ve la state toccando, lì sotto ?!... Qui ! Innanzi a me !...”
Ovviamente donna Maddalena la stava osservando…in particolare il volto che godeva della biondina…per poi riprenderla. Odette se la rideva, toccandosi le cosce, e la vulva finalmente ripulita, poi sporcata dal godimento, e poi ripulita dall’acqua…un gioco piacevole tutto sommato.
“No, nooooohhh !…uno poco, solo !....uhmmm…ohhhhh ! Ahhhhhh …uhhhh !...”
“…”
Lo smarrimento di donna Maddalena proseguì per un minuto o due, poi anche lei si “svegliò” ipnotizzata da quella scenetta, tutto sommato spudorata.
“AHNNNNNN !”
Il mini orgasmo Odette lo fece finire di proposito ad alta voce.
“Che non eravate proprio per bene, lo sapevo, ma…smettetela signorina !...volete altra acqua ?”
Odette restando seduta si rizzò mostrandole la schiena, per poi reclinarla; e come d’accordo donna Maddalena prese una spugna che le aveva dato la ragazza, e gliela lavò. Il profumo che emanavano quelle polveri ormai disciolte nell’acqua calda era gradevole. La ragazza aveva dato fondo a tutte le sue riserve di erbe aromatiche per venire profumata durante le abluzioni. Donna Maddalena, pettegola cercava di estorcere informazioni alla sua fittavola, su come aveva passato la mattinata, vista la sua voglia di profumarsi (e masturbarsi allegramente) mentre prendeva il bagno.
“Posso chiedervi cosa avete fatto tutta la mattinata…?! Non vi abbiamo visto neppure per la mezza…noi qui nel burgo mangiamo alla mezza, vi avevamo lasciato libero un fuoco per voi lì in istrada, sapete…”
Odette tornata allegra per essersi potuta concedere un vero bagno caldo, con la sua straordinaria intelligenza aveva capito il senso della domanda, solo apparentemente innocente della sua padrona di casa. Le rispose con un sorriso accennato sollevando di poco il suo seno dal bordo dell’acqua affinché quell’attempata donna, che giovane certo non lo era più da almeno trent’anni, lo potesse vedere, valutare e…concludere…
“Il Demonio deve avervi portato qui da noi! Ma vi confessate mai almeno ?! La settimana sta per finire, sapete…qui teniamo un prete alla chiesa, Don Donato; ci siete andata da Don Donato ?! Io portavo mio marito a confessarsi tutte le settimane; se non lo faceva di confidare al prete mi rifiutavo di giacere con lui…buon anima riposi in pace, paradiso requiem eterna…”
Odette rispose con lo sguardo muovendo la testa per negare…donna Maddalena adesso parlava da madre cattolica, preoccupata di cosa sarebbe potuto accadere all’anima della sua inquilina dalla “demoniaca bellezza” se le fosse capitato di morire improvvisamente…certo abituata a tentare i padri di famiglia e gli uomini tutti in paradiso non sarebbe andata, se non si fosse confessata almeno una volta…
“Ci dovreste andare a messa ogni tanto! Almeno potreste lavare la vostra anima, come ora lavate bene il vostro corpo giovane, affinché Iddio Onnipotente vi preservi anche mentre…fate il lavoro vostro ! Perché sappiate mia cara, che lo so cosa fate !”
Stavolta Odette tracciò il confine oltre il quale non avrebbe permesso a donna Maddalena di tralignare, dicendole ferma e gentile nel suo italiano stentato mescolato alla carlona a qualche lemma ispanico:
“Hora io vollia rester solà, madame! Può via ?! No aqua màs ! Grazie Magdalena!”
“Certo, certo…vado via, se non ha più bisogno, lustrissima…”
Donna Maddalena, onde farsi vedere educata accennò una riverenza, che Odette ignorò. La ragazza rimase sola. Si alzò e si diresse tutta nuda e gocciolante verso il tavolo e prese una zucchina dalla sporta della spesa. Quindi tornò nella tinozza e si sedette mettendo le gambe larghe e le caviglie sul bordo della tinozza. Lavò la zucchina assicurandosi che fosse dura e non si rompesse, quindi iniziò ad introdursela nell’ano approfittando dell’apertura repentina di quel buco in presenza di pressione e circolazione di liquidi. Lo fece piano piano, senza alcuna fretta. Non poté trattenere dei gemiti, pur avendola scelta tutt’altra che grossa come diametro. Anche le sue gambe cambiavano posizione di poco per adattare tutti i muscoli alle movenze della nuova ospite nel cavo rettale.
“Huh…uhmmmmf ! Huuuuh….uhmmmff…ahn ! Ahnnnn ! Ohhhhh !”
La zucchina, lunga circa la metà del cazzo del suo cliente Rodolfo, ormai era stata introdotta tutta. Odette aspettò che il cavo rettale si abituasse aderendo con le pareti alla superficie della zucchina lievemente ricurva; ci vollero un paio di minuti, nei quali l’olandesina cercò di pensare ad altro anche se quella zucchina disturbava non poco. Si passò la mano destra sopra la fica, e per un istante fu tentata di masturbarsi; tuttavia lasciò perdere, e afferrata la zucchina la tirò fuori molto velocemente affinché essa trascinasse con sé l’acqua che aveva aderito alla sua superficie detergendo il muscolo rettale interno. Il gorgoglio d’acqua e l’aria espulsa diedero delle sensazioni piacevoli al suo ano. Le sue cosce e le sue gambe si mossero di conseguenza, e la ragazza emise un altro rantolo.
“AHN !”
La zucchina, a giudicare dall’aspetto qualcosa aveva asportato…certo non lo sperma di Rodolfo…la donnina si rialzò e tornò alla sporta della spesa, da dove trasse due cetrioli: uno era più o meno un terzo più grande in lunghezza e diametro; l’altro invece poco meno del doppio della zucchina in lunghezza e diametro. Con i due fallici ortaggi in mano si recò presso la sua sacca di pelle e tirò fuori da essa una spugna grossomodo tubolare con un fil di corda annodato ad un’estremità della spugna e mezzo metro libero. Tornò alla tinozza e ripeté l’introduzione del cetriolo più piccolo nel retto giacendo sott’acqua col bacino e le caviglie fuori sul bordo. Lasciò che il suo retto si adattasse di nuovo al nuovo ospite, quindi lo tolse con decisione procurandosi dolore misto a piacere ed un altro gorgoglio dall’ano…dopo un buon minuto ripeté l’operazione con il cetriolo più grosso. Tuttavia andò dentro piuttosto liscio, dato che il retto adesso reagiva bene alle “intrusioni controllate”. Il terzo cetriolo le aveva dato piacere, tanto che ripeté l’introduzione per goderne un poco.
“Ahnnnn ! Ahnnnnn ! Ahnnnnnnn! Uhmfffff ! Hooohhhhhhh ! …uh !”
Poi prese la spugna ed iniziò ad introdurla nel retto dalla parte senza il filo, usando la zucchina come stoppino. Quando finì d’introdurla restava fuori solo un dito di spugna e il cappio con la cordicella. Anche stavolta Odette si sforzò di trattenere quella moscia spugna ad alto potere assorbente nel retto. Era lunga poco più di una mano conteggiando anche il polso. Poi tirò la cordicella con cautela affinché la spugna non si rompesse nel retto, ed estrattala tutta la pulizia del suo retto poteva dirsi conclusa; anche se probabilmente una purga a base di erbe ed olii sarebbe stata più efficiente. Odette non lo sapeva, ma – neanche a dirlo ! – donna Maddalena l’aveva spiata attraverso l’uscio chiuso circa al novanta per cento; il restante dieci per l’occhio curioso della padrona di casa che viveva nell’appartamento accanto era bastato.

Un paio di giorni dopo presso gli uffici giudiziali del connestabile, il giudice De’ Teobaldi, un distinto gentiluomo sulla cinquantina aveva acconsentito ad ascoltare quanto donna Maddalena riteneva dovergli riferire dei comportamenti “esotici e lubrichi” della sua inquilina, convinta com’era che quest’ultima le fosse stata inviata dal demonio. Il giudice però non pareva molto convinto che i comportamenti riferiti dall’anziana fossero dei reati; semmai potevano essere censurabili per la morale o il buon costume; a dire tanto sarebbero costati una decina di battiture da qualche armigero date in caserma…
“…come dite donna Maddalena ? La vostra fittavola usa mettersi dentro zucchine, cetrioli et similia…lì su per l’ano ?”
“Lustrissimo sì ! Et quando prende il bagno, che io le porto l’acqua calda, usa toccarsela, la…la…perdoni vostra eccellenza la vulgaritate mia…la…insomma quella cosa…”
“Quale cosa donna Maddalena ?!”
“La cosa…insomma la...”
“…la ?...”
“La patacca !...un ciuffo di pelo biondo, bellino a vedersi sapete ?! E per ciò istesso demoniaco !...e poi tutta carne rosa tiene fra le cosce… quella demone in guisa di donnina tentatrice c’usa peccar per soldi ! La vidi con questi occhi, che Iddio m’è testimone ! Arricchiva l’acqua con strane polveri che la profumavano tutt’intorno, et faceva anche la schiuma, et coperta dalli petali delle rose, faceva mano manina alla patacca sua ! C’ero io presente, che le avevo portato l’acqua calda…”
“Beh vedendo così potevate uscire voi, no ?!”
“…ma mica mi avea detto di uscire…guardate qui !
Mostrò al giudice un bel ducato, di buon conio, tra l’altro…il giudice lo osservò interessato, poi glielo restituì.
“Mi diede un ducato, questo ! Sapete lustrissimo per portarle l’acqua calda, e lavarle la schiena, per due bagni ! Uno lo abbiamo fatto, poi a Dio piacendo gliene dovrò organizzare un altro ! A quella piccola demone !”
Il giudice ostentava una prudente freddezza, come s’addiceva al mestiere suo. Pensò a quale peccato avesse commesso per meritare una vecchia infelice, se non anche svitata, che era invidiosa della bellezza di una ventenne. Però come riduceva l’età ! Chissà se valeva la pena diventar vecchi…dopo quel breve volo pindarico tornò alla realtà chiedendo:
“Ma ditemi signora, ve la paga la pigione ?!”
“Me la paga, me la paga…ma son soldi del demonio ! Et io non voglio finire all’inferno per averli presi !”
“Signora non è così che la dovete prendere stà cosa ! Mi spiego, se pagate le imposte e le gabelle, puntuale come lei vi paga, non finirete né all’inferno, né qui da me !”
“Ma…”
“…ma lo contratto di locazione quando scade ?”
“Scade tra due mesi !”
“…e allora portate pazienza ! Tra due mesi, con la scusa che v’arriva vostro nipote da Lecce poniamo, non glielo rinnoverete, no ?!”
“Ma quella donnina bionda continuerà a giacere colli ‘omini per moneta ! Non è immorale questo ?!”
“Ma usa la magione vostra, ch’ebbe a locare, per ricever gli uomini ?”
“No, lustrissimo ! La donnina usa avvicinarli nella panchina della pubblica piazza, et l’altro die prima d’oggi venne avvicinata da un brav’uomo che sembrava ben vestito. Ma lustrissimo, questa è una piccola demone ben capace d’attrarre gli ‘omini, financo li padri de’ famiglia a giacer con ella, che un bel corpo in verità tiene…”
“Un bel corpo ben tornito di una ventenne ninfetta bionda con le tette sode, il pelo biondo, e due belle natiche lisce da schiaffeggiare a letto, mentre il culo vostro è bello che sfatto, casca come il seno, e la vostra fessa è dura come il cuoio !” – ciò però il giudice De’ Teobaldi lo pensò soltanto senza pronunciar parola veruna…
“Ma signora, andiamo ! L’esser bella è tutt’altro che un reato! Non attiene quest’ufficio che io presiedo…cercar di parlar con altra donna non è reato, capite donna Maddalena ?! L’uomo animale sociale è.”
“Io sento di doverlo dire, lustrissimo. Li seguii da lontano assai, poi trascorreva non ricordo quanto tempo, mi fermai presso la loro porta civica, e…”
“Taccheggiar l’altrui persona può esser perseguibile secondo la legge, cara voi. Lo sapevate ?”
“Lustrissimo, no !”
“Proseguite ! Tanto ormai v’ho ricevuta !”
“Niuno stava per la strada, e così origliai alla porta…”
“E cosa sentiste ? Ormai ve lo devo chiedere, mio malgrado son curioso, visto che siete venuta da me, chiedendo d’esser ricevuta in codesto ufficio…”
“Respiri, rantoli, sospiri e invocazioni volgari, rumorose movenze et ululati d’orgasmo, lustrissimo. Quelli facean le cose turche e giurerei che le facessero in tre !”
“In tre ?”
“Lo marito, la moglie, et la donnina mia fittavola.”
“Dove trovavasi la istrada dove avete origliato, vi ricordo senza permesso veruno ?”
“La Via piccola della Salita di Santa Chiara, la casa allo centro della via…”
“Ne siete sicura ?!”
“Lustrissimo sì; so leggere. Scrivo male, ma so leggere le targhe…”
Il giudice forse sapeva chi abitava da quelle parti e voltandosi verso il cacelliere disse:
“Cancelliere !”
“Agli ordini connestabile ! Dite !”
“Vi spiacerebbe recarvi al piano di sotto, dopo la corte, e dire a messer Rodolfo di qui recarsi subito…”
Il cancelliere che era stato tutto il tempo con la penna sospesa pronto a verbalizzare, in realtà non aveva verbalizzato un bel niente, dato che nel racconto dell’impicciona donna Maddalena nulla v’era che venisse considerato reato in un ordinamento tollerante. Oppure persona tollerante o democratica doveva essere il connestabile, che rappresentava la parte pubblica, cioè lo stato, nei procedimenti penali. Messer Rodolfo dopo pochi minuti fece capolino dalla porta dell’ufficio…
“Permesso eccellenza…il cancelliere vostro mi…?!”
“Venite, venite avanti messer Rodolfo…”
“Ditemi eccellenza…”
“Voi, caro, il nostro copista d’atti, volevo chiedervi: un così baldo giovane ! …siete forse sposato ?”
“No.”
“Davvero ?”
“Credevo lo sapeste…sinceramente non capisco la domanda vostra.”
“Ma una donna vive con voi…è giusto ?!”
“Eccellenza sì. Mia sorella Fiorinella che già conosceste…”
“Ditemi Rodolfo, la vostra è l’unica casa abitata di via Piccola, dove voi abitate…”
“Sì eccellenza. Perché me lo chiedete ?”
“La qui presente donna Maddalena, vide ieri l’altro tre piccoli monellacci, più o meno due straccioni, ed uno biondino che parea per bene, e che non saprebbe riconoscere, origliare alla porta vostra, e farsi manovelle in istrada dato che niuno pareva esserci tra gli abitanti, che siete praticamente solo voi e vostra sorella.”
“Manovelle all’aperto ?”
“Sì, menandoselo anche tra di loro, a causa di certi rumori di certe materialità da letto, m’intendete ?!”
“…ma cosa dite lustrissimo ?!”
La vecchia ingenua si stava sbugiardando, ma il giudice la fermò d’imperio con un latinetto prontamente tradotto onde toglier parola all’impicciona…
“Tacete voi, vi prego, signora ! Iura novit curia !...noi, il giudice, conosciamo la legge ! ”
“…”
“Voi Rodolfo mi capite ? La signora dovreste ringraziarla. Mi ha detto che tre monellacci plebei, no anzi: due plebei ed uno più ricco usano origliare alla porta della magione vostra onde farsi manovelle quando in casa ricevete le vostre amiche…”
“Sì, eccellenza ma…non capisco. I ragazzi di notte non hanno da istar a casa ?!”
“Certo, di notte, dopo lo coprifuoco…ma essi erano di buon mattino ieri l’altro, se no donna Maddalena come facea a far distinzion di tre marioli…?”
“Ah !”
“Per caso, per l’onore vostro, gradite far denunzia contro ignoti per la spiata subita ?”
“Oh beh, finora non ne sapevo nulla…uhmmmm, uhmmmm. No nessuna denunzia ! Gli incubi che fa mia sorella dormendo non sono d’interesse per il volgo, né per la legge. E se gradiste liberarmi tornerei allo travaglio mio.”
“Ne avete per molto ?”
“Almeno un’ora ancora.”
“Vorrei chiedervi un paio di favori…sempre se potete caro copista…”
“Dite !”
“Stasera, nella zona libera ante porto vorrei invitare a cena vostra sorella Fiorinella, e vorrei, se non vi disturba troppo, restar solo con lei a tavola…non vogliatemene se vi chiedo di lasciarci soli, ma mi trovo molto a mio agio a mangiar con le donne non chiodine, anzi abbastanza tonde, come la vostra simpatica sorella…poi…”
“…poi ?”
“Ecco poi…insomma, mi chiedevo se potreste accompagnare alla magione sua questa anziana signora: non sta bene lasciarle fare ritorno da sola. Quei tre scavezzacolli potrebbero farle vendetta per averli visti, e siccome non dispongo di abbastanza guardie, che se l’accompagnassero essi li vicini sparlerebbero di lei, vi chiedo d’accompagnarla voi, dandole il braccio. Insomma che si veda che la proteggete come s’addice alli gentiluomini…”
“Se è per farvi cortesia, non ve lo rifiuterò, eccellenza. Quanto a mia sorella le riferirò del vostro invito, quando passerete innanzi casa nostra non dubitate, la troverete pronta per accompagnarsi con voi.”
“Allora posso congedarvi entrambi. Prego donna Maddalena, vi ringrazio della vostra visita, e vi saluto. Ora, seguite quest’onest’uomo in sala copie, et attendetelo con pazienza; indi terminato lo travaglio suo, vi farà scorta presso la magione vostra acciocché non dobbiate tornar sola alla vostra età.”
“…”
Donna Maddalena non fece in tempo a replicare. Si vide stretta la mano dal giudice, e accompagnata fuori da Rodolfo, che sembrava proprio l’uomo che aveva trovato Odette presso la panchina della piazza. La sua mano era calda, e la sua presa sicura. Quell’uomo che due giorni fa avrebbe respinto sembrava ora quasi un figlio…Ma chi era quell’uomo ?! E perché aveva auscultato voci di due donne durante quei rantoli affannosi di una certa lubricità che Maddalena doveva aver dimenticato con l’età. Rodolfo lo aveva capito dalle parole del giudice suo amico personale, per via del fatto che il giudice De’ Teobaldi, andandolo a trovare una volta per averlo incontrato casualmente al mercato, fece la conoscenza della sua procace sorella Fiorinella, e da quel momento coltivò amicizia col copista dell’ufficio per arrivare a sposarla Fiorinella che corteggiava non troppo ricambiato, ma tutt’altro che respinto…certo se la donna si fosse decisa…il giudice però ignorava o forse rimuoveva quanto Fiorinella adorasse cavalcare il cazzone di suo fratello…un’ora era trascorsa e Rodolfo offrì il proprio braccio alla settantenne Maddalena che si fece accompagnare a casa…infatti poco più di un’altra ora dopo, giunti che vi furono la signora disse:
“Ragazzo mio, vi ringrazio. Posso offrirvi qualcosa per il vostro disturbo ? Un bicchiere di acquavite, lo gradireste ?”
“Oh, certo, ve ne sarei grato, ma non qui per istrada, non trovate ?!”
“Certo che no, favorite nella magione mia ! Non è lussuosa, vedrete, ma non manca nulla…”
“Vivete sola ?!”
La signora prese le chiavi per aprire l’uscio.
“Sì purtroppo vedova, da quando avevo trent’anni…marito non ne presi più dopo che mi morì il primo in guerra contro i turchi, riposi in pace…ma di maschi ne avevo dietro, sapete…allora entrate ?”
Rodolfo un forte alcolico gratis non se la sentì di rifiutarlo. Tanto più che avrebbe abbattuto i suoi ultimi complessi inibitori, visto che per strada s’era fatto un’idea di cosa o fino a che punto s’era spinta quell’impicciona, che nonostante tutto, a parte le rughe nel volto, aveva ancora zinne o natiche, ed anche se non gliel’avrebbe leccata, una gran pataccona da…timbrare. Certo se a suo tempo sua madre Paolina non gliel’avesse offerta a cinquantasei anni per comprarne il complice silenzio con gli amici adesso si sarebbe fatta solo una gran risata, ed invece aveva in programma una piccola vendetta, da vero carogna ! La storia dei monelli sapeva di annacquato. L’aveva capito che era stata lei a spiarli con sua sorella, e Odette. Nell’osservarla in luce pomeridiana che entrava dal lucernario si accorse che la scollatura di donna Maddalena lasciava intravedere un seno abbastanza liscio. La donna gli versò un bicchierino di acquavite, che lui bevve tutto d’un fiato. Poi disse:
“Bevetene anche voi, brava donna, fatemi compagnia ! Non mi piace bere solo !”
“Ma io…non bevo, che poi mi tocca pisciar la notte intera !”
“Ma cosa volete che vi faccia un goccio ?! Su versatemene un altro ! E un altro lo berrete insieme a me, da buoni amici, su. Cosa temete ?! Siete arrivata alla vostra età ben conservata…”
La vecchia si lasciò convincere, e versò due altri bicchieri, uno ciascuno. Lui bevve, poi pretese che bevesse pure lei; dapprima esitò, poi bevve, e le piacque. Poi dato che aveva provato un certo piacere fece cenno al baldo giovane che ne avrebbe bevuto un altro. Stavolta fu Rodolfo, maligno, a versarglielo…e se ne versò un poco anche per lui; finse di berlo per poi metterlo da parte per dopo; l’anziana donna ormai era diventata piuttosto rossa, e…allegra ! Sorrideva a Rodolfo, che ricambiava il sorriso. Lui le chiese:
“Come vi sentite signora ?”
“Bene, figlio mio, bene…! Mai stata così bene, sapete…”
“Maddalena, mi mostrereste la magione vostra ? Mi chiedevo qui dove era che dormivate?”
Lei parzialmente inebetita, ma anche compiaciuta di avere un bell’uomo in sua compagnia lo accompagnò nell’altra stanza, dove dormiva. Lei gli indicò il letto, e lui senza esitare, ve la spinse sopra. Più precisamente vi cadde di seno e pancia. Prontamente le afferrò i lembi dell’ampia gonna nera e glieli sollevò fino a rivoltarglieli addosso; poi guardate le ampie mutande bianche di cotone all’altezza della feritoia (ormai giallina) per la vulva, vi praticò uno strappo rapido e devastante mettendole a nudo le natiche; di carne ce n’era ancora notò…le aprì diverse volte per abituarsi al buco anale di lei, ormai marrone scuretto, mentre le natiche erano talmente bianche che probabilmente non avevano mai preso il Sole…le ficcò il dito medio della destra nel culo, e con la sinistra le faceva presa sul fianco sinistro; le gambe erano già parzialmente bloccate dalla postura pecoreccia. Iniziò ad esplorarla dicendole anche frasi sconce:
“Vecchia baldracca, ti piace spiare le coppie, eh ? Tieni ! Ti piace questo dito al culo ?!...lo senti vero?...”
“Uh ! uhhh ! …ohhhh…ahnnn !...che fate ?...Hoh ! Siete un porco ! Lasciatemi ! Nooooo !”
“Questo è solo un dito ! Fra poco ti faccio urlare…! Poi vediamo se mi origli ancora sull’uscio di casa mia, vecchia puttana !”
“Noooo, che fate ?! Nooooo, sono vecchia ! Uhmmmm, uhmmmm, Hoooohhhhhh ! …ancora, ancora….ragazzo mio noooohhh….ahnnnn! …ancora…hui ! Ohhhh ! “
“Stai godendo vero ?”
“Il vostro membro mi piace…ohhhhh ! Come lo muovete benehhhhhh ! Ohhhh ! Ohhhhh !”
“Non è il membro ! Questo è il mio dito ! E ti sta piacendo, vero ?!”
Donna Maddalena così non godeva da almeno vent’anni; non le sembrava vero poter godere di un maschio che le esplorava il retto stringendole il culo. All’improvviso però smise, e liberò il buco tormentato dal suo dito; diede tre o quattro schiaffi alle natiche in rapida successione, ne scostò una e …
“Sciaff ! Sciafff ! Tieni vacca ! Sciaffff ! Sciafff ! “
“UHIIIIIII ! ”
“Lo senti eh ?!”
“Cos’avete fattohhhhhh ohhiii, che male, cosa avete fatto ?! Ahn ! Ahiiii ! Ahnnn !”
“Ci ho appena infilato il cazzo vecchia baldracca…ora sì che sentirai quanto è duro ! Ecco, vediamo se godi adesso ! Hah ! Sembra stretto…”
L’uomo eccitato, ottenuta la giunta erezione diede un robusto colpo di reni contro il corpo di quella donna anziana di cui vedeva solo il culo. Il glande di Rodolfo le era entrato nel retto allargandole l’apertura dell’ano del doppio, mentre il corpo turgido del cazzo vi era avanzato solo per metà, e le stava facendo piuttosto male, dato che ad ogni affondo l’anziana donna stringeva sulle mani il lenzuolo, o la coperta con lo sguardo perso nel vuoto chiudendo gli occhi, stranamente non stava piangendo nonostante…il dolore lo avesse sentito eccome ! Ma per fortuna il cuore le si era stabilizzato, dopo un minuto scarso di senso sfonda-petto, e le sensazioni al retto da dolorose, cominciavano ad essere piacevoli, per quanto strano potesse sembrare…un po’ bruciava, ma alla parte piacevole non avrebbe rinunciato. Rodolfo aveva preso a muoversi come fosse nel retto reattivo e giovane di sua sorella, solo con un po’ di cautela in più. Non voleva che quella donna morisse. Aveva in programma di non limitarsi al solo sesso rettale…
“Ora ce lo metto tutto donna Maddalena !...preparati !”
Il colpo di reni fu più deciso, ed il cazzo stavolta venne ingoiato del tutto…la donna gli disse:
“AHHHHHHHHH ! Ahn ! Ahn ! Muovetevi messere, che mi piaceeeeeehhh !”
“Ahhhn ! Ahhhnnn ! Ahnnnn ! Ahhh ! sì prendete vecchia baldracca, eccolo tutto per voi donna Maddalena…ahnnn ! Lo sento tiepidino…ma non è male ! Certo, quello di mia sorella è molto meglio…”
“Vostra sorella ?! Ma cosa siete ?! Un incestuoso ?! …ahnn…Che orrore !...Ohhhh… Fatemi bastardo ! Ahhhnn! Uhiiii ! Oh !...sìiiiii !!...ahnnn ! Infingardo ! Ora m’avete fatto vostra ! Finite il vostro lavoro ! …ahnnnn ! Aspetto lo schizzo ! …uhmmm…Non schizzate fuori giovanotto ! OH ! Vi pregoohhhhh ! Ohhhh ! Dentro mi dovete schizzare, dentro ! Ohhhhh ! Huh ! Ohhhhh !”

Ovviamente dietro ogni bacchettona si nasconde una bagascia senza inibizioni, e su questo grazie alle rivelazioni di Fiorinella proveniente dal convento ove la madre l’aveva ristretta, Rodolfo aveva fatto sufficiente esperienza; la stessa esperienza gli suggeriva come muoversi dentro quel culo tutt’altro che inospitale ! E comunque un po’ reagiva ai suoi affondi; abbastanza da farglieli accelerare e …
“Ecco bagascia ! Vengoooooohhh ! Hoh ! Tuttooooh te lo sparo ! Tuttooooo !”
L’anziana Maddalena si stava lasciando andare sentendolo venire dentro i suoi visceri…
“Ohhhhh ! Finalmenteeeeeeehhhh ! Ahnnn ! Ohhhhhh ! Ohhhhhh ! Buttate giovanotto, buttate ! Non lasciatemi senza…! Ohhhhhh, quanti anni ! Mi piace, restate dentro giovanotto ! Restate ! …ehhhh, buttate ! Che ce l’avete ! Ohi ! uhmmm !”
“Ti sbagli vecchia vacca ! Non ne è ho più ! Ora lo tolgo, cazzooooohhh !”
“Sì ! Ancora…..ahhhnn !”
“Non ne è ho più ! Basta !”
“Noooohhhh…”
“Splaaaaaatchh !”
Rodolfo lo tolse con una certa violenza; era ancora grosso, e mentre osservava il buco richiudersi scappò un peto rumoroso. L’uomo disse:
“Dì ! Vecchia guardona ! Te l’ho rimesso a nuovo stò baldraccone che casca ! Che ne dici ? Merda che puzza !”
“Giovanotto ! Ahnnnnn ! Mica possiamo finirla qui !”
“Cosa volete ?”
“Andate nella stanza davanti; lì nella capasa vicino la cascia havvi dell’acqua frisca. Pulitevi il cazzo e portatemi un po’ d’acqua in bacinella, qui ai lati del letto…”
“L’acqua vi devo portare ?!”
“Sì e me la mettete nella bacinella, e poi la piazzate qua sotto…, dal lato mio…”
Rodolfo andò a prenderle l’acqua in bacinella. L’anziana si tolse la veste, facendosi aiutare anche da lui, poi privata degli ampi mutandoni, restando nuda nella penombra, risparmiò la visione del suo corpo vecchio e flaccido a Rodolfo. Poi gli disse:
“Ve lo siete lavato il cazzo ?”
“Sì un po’ !”
“No, non è abbastanza, andate a lavarvelo, che io ho da fare qui !”
Rodolfo andò a lavarsi il cazzo con l’acqua disponibile nella stanza davanti, poi tornò dall’anziana donna con l’acquavite rimasta. Vide la donna china sulla bacinella a lavarsi la sua patacca pelosa, ed il culo su cui Rodolfo aveva fatto i comodi suoi. Non se l’asciugò neppure: salì sul letto e si piazzò a gambe ben larghe. Rodolfo le passò la bottiglia di acquavite, e ne bevve un poco dalla bottiglia, per stordirsi restituendola poi a Rodolfo, che non sapeva dove metterla la bottiglia ancor piena per metà. Donna Maddalena, nuda non era proprio uno spettacolo neanche paragonabile a sua sorella Fiorinella, poi però vedendo un ventre non tanto grinzoso gli venne un’idea: bagnò ventre e vulva pelosa con l’acquavite rimasta, poi iniziò a leccarla via iniziando dall’alto, poco sotto i seni ormai sgonfi e cascanti…fece incursioni anche sull’ombelico e leccò velocemente prima che l’alcool evaporasse del tutto, e con quella fretta (che con sua sorella non avrebbe avuto) arrivò presto al pelo ed allo spacco della vulva. Leccò la carne intima della patacca di quell’anziana, e vide che purtroppo anche quella di sua madre era stata migliore anni prima, e divina (e giovanissima al confronto) quella di sua sorella. Comunque la lingua di sapori strani ne catturava e questo contribuiva alla sua libido; una fica era sempre una fica, anche se vecchia e spessa: si scaldava, ma si raffreddava abbastanza presto se non ci dava sotto con la lingua e con le mani. Donna Maddalena cominciò a premergli la testa sulla sua pataccona rinfrescata dall’acqua ed insaporita dall’acquavite evaporante; il primo godimento iniziava a montarle…
“Ahnnn, ahnnnn, hummmm, sìiii, sìiiii ! Come leccate bene giovanotto, così, così ohhhhh ! Hoohhhh ! Uhmmm..sìiiiiii…ohhhhh ! Ahhnnnn ! Ancoraaahhhhhh ! Lì ! proprio lì…sì ! Ancora !”
“Slaaappp, slaaapp, …uhmmmm, sluuuurp !”
Erano anni che non godeva così. Quel giovane era piuttosto bravo, e mentre gli teneva la destra a premere sulla sua testa si autostringeva i seni, uno alla volta con la sinistra…la fragranza alcoolica era finita, c’era solo l’odore di carne umida. I respiri di donna Maddalena lo avevano eccitato di nuovo, ed ingrossatosi il cazzo le entrò nella fica senza preavvisarla. La donna, benché non giovane, lanciò un urletto per la sorpresa dell’invasione improvvisa. Il cazzo le era arrivato ben addentro, a colpo sicuro; la fica pre eccitata dalle leccate metodiche di lui aveva accolto il cazzo senza problemi; e non s’era accorta che Rodolfo stava respirando sopra i suoi seni mosci…
“UHHHHH !”
“Eccolo ! Sto dentro ! T’è piaciuto, sento !”
“Uhhh, sìiiiii, muovetevi, muovetevi…ahnnn ! …ohhhhh ! Ahnnn ! Ohhhh !”
Rodolfo prese a muoversi lentamente; riuscì anche a succhiarle i capezzoli ancora piuttosto reattivi al succhio maschio. Il sistema emotivo di Maddalena saltò, e mentre godeva piangeva persino dato che il pianto, risalente alla sodomia poteva essersi sbloccato e sfogato; essendo anziana, era anche facile alla commozione…un maschio cazzo tutto per lei, mentre le si indurivano i capezzoli sotto i morsi delle labbra di lui…non era male quel ragazzo, non era affatto male ! La cappella di Rodolfo non sentiva una fica neanche lontanamente paragonabile a quella di sua sorella, venticinque anni contro settanta; piuttosto dura, ma resa calda dall’acquavite…i battimenti di Rodolfo col cazzo ben addentro in lei divennero costanti, ma quella fica non si bagnava come avrebbe voluto la sua cappella appena solleticata dalle pareti della vagina ormai ispessita. I respiri disperati dell’anziana amante lo mantenevano eccitato, e quando sentì le proprie palle caricare chiese esibendo la propria lingua un lingua-lingua a quella donna. Lo ottenne, e mentre scambiava un po’ di saliva iniziò la sua corsa finale. Donna Maddalena, alternava la lingua con i dei normalissimi baci sulla guancia, che certo a Rodolfo non dispiacevano ,ed infatti le sparò dentro il primo gettito godendo ed urlando lui coprendo per un attimo i respiri di lei !
“Ahnnn ! Pciù ! Ahnnnn ! Sluuurppp ! Ahnnn ! Dai, giovanotto, dai ! Pciù ! Ahuhuuuu ! Ahnn ! Sìiiii ! Ahnnnnn !”
“Sìiiiiiiiii ! Arghhhhhhh ! Hu ! VENGOOOOOOHHHHH !”
“Bravoooooohhhh vengo anch’io…tieni giovanotto, tieni ! Ahhhhhnnnn ! Finalmenteeeehhhhh ! Ohhhhhhh !”
“Stai sborrando anche tu vecchia vacca, hu ! Eccolo, lo sento…stai schizzando vero ?”
Rodolfo aveva sentito un liquido caldo che l’aveva solleticato all’acme dell’orgasmo durante il quale donna Maddalena l’aveva baciato ed abbracciato; ora però dopo il termine della propria sudata aveva razionalizzato: donna Maddalena, anziana settantenne, non era riuscita a trattenere l’urina, ed il meato urinario aveva solleticato e spruzzato l’asta fuori bagnando il sesso di lui. Tutto sommato non gli era mica dispiaciuto, soprattutto a lui. Comunque ormai scarico le uscì dalla fica anche se avrebbe voluto restare congiunta con il corpo caldo e sodo di quel baldo giovane che un’ora prima l’aveva fatta godere come non mai, nientemeno che violentandola nel retto. La donna prese il lenzuolo e coprì sia lui che sé stessa. Quella sera ormai aveva superato il copri fuoco, per cui rimase a dormire da lei. Il mattino dopo gli preparò del latte caldo con il pane, come fosse stata sua madre; ma prima di lasciarlo andare al travaglio suo, si fece restituire quel latte caldo con dell’altro latte, da mungersi direttamente alla fonte… Richiusa la porta s’inginocchiò davanti a lui, da poco ripresosi dopo aver mangiato e bevuto, dallo stordimento della notte prima, e gli prese il cazzo abbassandogli i pantaloni aderenti, e portandoselo rapidamente alla bocca, poi prese le mani di lui, e se le sistemò dietro la nuca chiedendogli a gesti di premere. Pane, zucchero, e latte erano nutrienti, ed il cazzone di quel giovane le dava piacere trattenerlo in bocca andando su e giù, non proprio da esperta, sapeva di dover muovere la lingua sulla cappella e di dover mordicchiare l’asta turgida sentendone la vena cava tra le labbra e la lingua…asportava con la sua bocca salivosa tutto il calore possibile da quel cazzo tutto per lei in quel momento. Andava su e giù con la bocca e Maddalena a quel punto, incuriosita, provò ad ingoiare la cappella grossa di lui un paio di volte; tuttavia essendo anziana non se la sentì di rischiare. Si concentrò di più sulla cappella e sulla lingua passandocela più volte. Adesso scostò la bocca lasciando che la cappella si raffreddasse a contatto con l’aria esterna, poi dopo tre tiri di asta riprese il glande di nuovo in bocca al caldo facendo mulinello con la lingua; aveva fame di sperma, voleva fare colazione lei adesso: premendo e rilasciando l’asta diede tre colpi rapidi e leggeri di lingua al centro della cappella diventata paonazza quasi viola, e vista la goccia bianca agognata succhiò a tutta forza, due altri colpi improvvisi di lingua e finalmente Rodolfo, senza poter trattenere un urlo di piacere incontrollato, le venne in bocca ed in faccia in un’esplosione calda e ben liquida. Lo sperma che era sulla lingua lo ingoiò famelica, come cercò di ingoiare le buttate successive di acquetta biancastra, circa verso il decimo sparetto; poi ripulitagli la cappella con lingua e saliva, si spalmò sul viso lo sperma freddo che le era stato sparato fuori. Donna Maddalena si era riconciliata col sesso: lo sperma le era anche piaciuto; il retrogusto era amaro a causa sia della natura, che dell’acqua vite della sera prima…pensò con rammarico, esaurito il nettare maschile, che la prossima volta avrebbe aggiunto al latte miele e zabaione; il primo sparo sapeva ancora del latte zuccherato che gli aveva servito. All’improvviso gli riprese il cazzo in bocca succhiando tutto ciò che poteva, e carezzandogli anche le palle; un bel gesto intimo, di vero affetto, verso le produttrici del maschio seme…quando all’improvviso la porta di casa si aprì: era donna Rosina, la sua amica di spettegolamenti; le aveva portato un po’ d’uva, circa tre libbre, che il marito, contadino con l’ambizione di produrre il vino, aveva colto dalla propria vigna, e le aveva regalato, affinché la regalasse a chi voleva lei; era tutta pubblicità gradita…
Donna Rosina, come sempre inappuntabile nel vestire, rimase stupefatta come avesse visto un fantasma ! Non tanto per la posa ridicola, ed imbarazzante dell’amica con la faccia sporca di sperma; no; vide una bacchettona settantenne moralista con l’inquilina con in bocca un…cazzo ancora grosso, anche dopo la buttata finale. Un cazzo appartenente ad un trentenne alto e ben piazzato, e senza nemmeno la pancetta…non sapeva cosa dire ! Ed anche Rodolfo, e donna Maddalena rimasero ammutoliti…posò l’uva su una sedia, e dopo essersi scusata per l’intrusione disse:
“Scusate donna Maddalena, non sapevo ! Mio marito vi manda questa, …potrete cambiarvi la bocca…è molto dolce, sapete…”
“…”
“…”
“…non immaginavo !...perdonatemi Maddalena…beh torno più tardi, così state soli !”
Accennò un paio di inchini, poi ripeté:
“Di nuovo, chiedo venia…”
La porta si richiuse.

- Continua -







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