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Quando Angela Pohel viveva sulla Terra - parte 5


di sexitraumer
27.04.2021    |    992    |    0 9.4
"Le entrò in bocca depositandosi sul dorso della lingua; al che la madre aprì meglio la bocca per accogliere gli altri sparetti, mezza dozzina, incoraggiati..."
Intanto che Helmut stava leggendo sua madre, da persona ben auto programmata, aveva iniziato a governare in cucina…ma non trattenne una risatina ironica silenziosa di autocompiacimento.
…all’improvviso Helmut disse:
“Bah! Basta leggere…non mi va più! ...Huhmmm…”
Mentre la madre lavava i piatti il figlio Helmut s’inginocchiò dietro a lei per leccarle le cosce da dietro…
“Sì, certo. Ho fame… delle tue cosce Mutty…”
“Fermo, Helmut! Devo lavare i piatti, sennò come…ahnnnn…ohhhhh…ceniamo…?!”
“Sluuuuup…slaaaap…sluuuuuurf…uhmmmmmm…aluuuuur…UHMMMMM!”
“Fermo Helmut…ahnnnn…ahnnnn…ohhhh…fermo, ti dico!”
“Uhmmm…come si abbassano, CAZZO! COME…la voglio…la voglio…e apri!”
…e intanto che ne leccava la pelle ad ampie spazzate, cercava senza successo di abbassarle le ampie mutande opache e spesse, che indossava per rigovernare. Sua madre gli precisò:
“Helmut, sono mutande da notte delle forze armate…sono anti molestia. Nessun essere umano può abbassarle, tanto meno tagliarle! Dì, vuoi chiavarmi di nuovo?!”
“Perché non me lo prendi in bocca mutty? Io te l’ho leccata, e te la leccherei di nuovo…ahnnn…mhmmm…te la leccherò tutta la vita mutty…mhmmm…sluuuurp…”
Helmut diede un’ultima leccata alla pelle delle cosce in prossimità delle mutande; poi alzatosi all’improvviso diede un bacio in bocca alla madre, cercandola anche con la lingua; vedendosela negata, le baciò di nuovo le labbra, per poi dirle:
“…ma ora che ci penso la tua bocca non l’ho ancora provata…”
“Vorresti venirmi in bocca, vero Helmut?”
“Mutty, sì! Pciù, pciù, pciù…uhmmm…pciù…pciù…!”
Helmut baciò dappertutto sua madre, stampando baci sulle cosce, sul collo, e sul viso, e dopo la casuale, o forse voluta, intrusione della sua lingua nell’orecchio sinistro di sua madre, la donna cedette…
“Beh, allora sali sul tavolo, e stenditi! Vorrà dire che mi gusterò l’antipasto!”
Il piccolo Helmut si stese sul tavolo della cucina, e si calò i pantaloni. La bionda madre, con un’aria non troppo sorridente, perché stava rinviando alcuni atti già programmati come la pulizia delle stoviglie e piatti, gli estrasse il pisello scappellandolo con delicatezza, abituata a vedere quello che stava facendo, senza distrarsi incrociando lo sguardo del figlio, per poi prenderlo nella sua mano calda di femmina, e quindi farlo entrare, accompagnandolo, nella propria bocca. Il pisello di Helmut arrivava a dieci, dodici centimetri per uno e mezzo di diametro, e nella bocca della madre scomparve completamente. La signora andava su e giù, succhiando, e leccando il glande con movimenti circolari della lingua. Il figlio ne approfittò per chiedere un po’ di più:
“Togliti la maglietta, ahnnn! ...voglio vederle le tette che…ahnnnn… ballano! Ohhhhhhhh!”
La signora alzò la t shirt fino al collo, senza mai togliere il cazzo di Helmut dalla sua bocca calda, e piena di saliva, con una lingua che si muoveva a caso, ma colpendo comunque la cappella sensibile del figlio, i cui rantoli e sospiri non tardarono…
“…ahnnn…ahnnnn…ohhhh…OHHHH…màaam…perché se…ahnnnn…sei così…ahnnn…AHNNN…brava coi pomp…ini…uhhhhhh! …ahnnn…perché papà ti ha…lasciato? ...”
Sua madre mentre dedicava il suo miglior sesso orale al proprio amantino privatissimo, senza mai guardare Helmut, continuava ad andare su e giù con la bocca, facendo un’alzatina di spalle alla domanda del figlio, che a sua volta vedeva muoversi le grosse mammelle di sua madre, più o meno una quinta di seno, con due capezzoli regolari e carnosi, di quelli non schiacciati. Sentiva le tette calde della madre che si strusciavano sulle proprie cosce, e intanto che la sua cappella si muoveva tra lingua e palato di sua madre, all’improvviso provò la sensazione d’ingoio della cappella, che gentilmente la donna aveva lasciato che scendesse deglutendo. Poi la gola della madre arretrò, e il ragazzo sentì che enorme differenza di temperatura ci fosse tra una calda bocca accogliente, e l’aria esterna abbastanza fredda. La signora prese un po’ di fiato, avendo fino a quel momento respirato con le proprie narici…dopo di che prese nella propria mano delicatamente le pallette del figlio affinché sentissero il calore del palmo delle mano, e delle relative carezze, quindi leccò tutto il cazzo, l’asta, la cappella, e delle improvvise leccate ai coglioncini duri del figlio, il quale si reggeva disteso sui gomiti, con la schiena lievemente alzata per godersi anche con gli occhi l’operato della disponibilissima madre, con quelle forme così sode e carnali. La madre valutando dalla durezza delle palle del figlio, e dalla sferetta bianca che veniva trattenuta nell’ingresso dell’uretra che il figlio stesse per venire, spippò tre volte il cazzo con delle buone manate a metà asta, leccando il cazzo del figlio sul frenulo, e sul glande, e dopo una serie di delicate carezze alle palle, in seguito ad una leccatina di due-tre colpi di lingua di nuovo al centro del glande, al cazzo del figlio Helmut partì lo sparo improvviso, veloce, caldo e massivo. Le entrò in bocca depositandosi sul dorso della lingua; al che la madre aprì meglio la bocca per accogliere gli altri sparetti, mezza dozzina, incoraggiati da altre carezze alle pallette che si sgonfiavano…ingoiò tutto lo sperma del figlio, fino a riaccogliere in bocca il cazzo, e succhiarlo bene, affinché il figlio lo cacciasse proprio tutto. Ormai però si stava rimpiccolendo, per cui ingoiarlo come aveva fatto prima avrebbe avuto un ingoio solo a metà…tenne il cazzo in bocca, amorevolmente, fino a quando il figlio non si raffreddò del tutto, poi gli disse qualcosa d’incoraggiante, che al figlio fece piacere sentire:
“Quanta ne avevi Helmut! Ne hai messa da parte un bel po’ in una notte di sonno! Ha un buon sapore la tua sborra, sai… invidio la tua futura moglie! ...comunque papà l’ho lasciato io, visto che si coccolava le allieve ufficiali!”
“Ha perso un bel po’ coi bocchini che fai Mutty!”
“Non dirglielo! Neanche come battuta!”
“Perché Mutty?”
“Perché se riesco a completare il ciclo di collaudo di un nuovo spazioplano medio, passerò di grado, e verrò destinata ad un incarico di rilievo! La fabbrica ha la convenzione col ministero dei trasporti, e io sono l’ufficiale designato! Ci tengo Helmut! E confido che non mi tradirai…se tuo padre lo viene a sapere potrebbe chiedere una revisione del mantenimento! Ma io intanto perderei l’incarico per averti dato del piacere in modo …inopportuno! Non potrei più avanzare di grado…”
“…Mutty, è immorale l’incesto?”
“Secoli fa lo era: fino al codice napoleonico era punito con la morte, poi dal 1816 in poi venne depenalizzato, restando reato in alcuni ordinamenti europei…qui da noi ora non è illecito, né immorale, però espone alla chiacchiera della gente…sono due secoli che è ampiamente tollerato, e io finirei in galera in due casi: se ti costringessi a fare sesso, e se concepissi con te! Tutto il resto possiamo farlo, ma senza far chiasso…ti ho reso l’idea?”
Il figlio appariva perplesso…
“Insomma…no…non…non è vietato?”
“No! Però talvolta può essere inopportuno! E a me costerebbe minimo l’appiattimento del grado! Quindi tieniti l’acqua in bocca…e io ce la metterò tutta per darti un po’ di trasgressione! Ok Helmut?”
Il figlio annuì in senso di condivisione; non avrebbe detto comunque nulla al padre…
Naturalmente le cose erano state più complesse di una semplice infedeltà coniugale; la madre con la bocca ancora “sporca” dello sperma del figlio, fece per ricomporsi, ma Helmut, sedutosi meglio sul tavolo, le afferrò le grosse tette e si mise a baciarle, succhiarle e stringerle, fino a sguazzarci tra di esse col solo viso, una delle sensazioni più belle al mondo. La madre glielo consentì un paio di minuti poi gli disse:
“Senti o ti siedi e aspetti che mangiamo, sluuuuurp, uhmm, o te ne vai in camera tua e ti ordino da asporto…così ce ne andiamo a dormire e basta…spluuuurf!”
“…dormiamo assieme stanotte? Così ti faccio una bella leccatona alla tua figona Mutty…! Al diavolo la olo-tv!”
“L’abbiamo pagata la olo-tv, sai Helmut…”
Il maggiore, ed ingegnere, pilota, Angela Pohel, Mutty per suo figlio Helmut, riprese a lavare i piatti più rapidamente; poi la cucina a microonde avrebbe reso caldi e mangiabili i cibi semi pronti che Helmut, come d’abitudine, aveva tirato fuori dal frigorifero un’ora prima.
“Mamy, stavo pensando, se hai il codice, perché non ci guardiamo un porno assieme?”
“…mhmmm…perché, noi cos’abbiamo fatto? ...un regista per riprendere quello che abbiamo appena fatto…cough ! Cough !...Rrrumpf!…cough!..ahhhrrrmmm…cough!”
La signora, avendo trattenuto in bocca lo sperma del figlio, che di sapore le era piaciuto, l’aveva rimescolato più volte con la propria saliva, ingoiandolo un po’ la volta, ma qualche volumino di saliva e sborra doveva esserle andato di traverso…
Il figlio le batté un po’ dietro la schiena…
“…dicevo…cough…cough!...avrebbe pagato fior di soldoni…e tu vuoi vedere un banalissimo porno!”
“Sì, e voglio toccarti mentre lo guardiamo…”
“Dai Helmut, è così che si comincia a impazzire, sai…fai spazio sul tavolo che dobbiamo apparecchiare, dai…che il tempo è volato!”
Helmut mangiò tutto ciò che la madre gli diede, poi si sbrigò persino ad andare a lavarsi i denti, per poi precedere la madre sul letto ex-matrimoniale, già pregustando il momento in cui sua madre si sarebbe tolte le mutande davanti a lui, pronto a riesplorarne le carnali forme e i pertugi, finora generosi nell’aprirsi alla sua curiosità, e alle sue voglie morbose, se non addirittura egoistiche. In quel momento di attesa si sentiva ricco, di una ricchezza particolare…il suo giocattolone di carne soda e calda era lì, disponibile quasi ad nutum, dentro casa sua. Si era già spogliato nudo, toccandosi di tanto in tanto…la madre però avendo da compilare ed inviare propria burocrazia on line, per il suo nuovo incarico, da lei richiesto, in via di ottenimento, quando il figlio l’aveva chiamata tre volte, aveva risposto evasivamente la prima, e del tutto ignorato le chiamate le due successive. Dopo circa un’ora e mezza era arrivata finalmente in camera da letto, apparentemente ignorando la presenza del figlio già nudo sul letto che si menava il cazzo guardandola. In un certo senso, pur essendo non snella, era statuaria ed eretta, dritta sulla schiena come le avevano insegnato in accademia militare. Si tolse la t shirt restando nuda sopra le mutande, poi si tolse gli orecchini, terminando con rapidi gesti compiuti innumerevoli volte la sua toeletta davanti allo specchio.
“Secondo il codice deontologico di noi donne militari, tu qui non ci dovresti proprio stare, Helmut!”
“Non siamo in caserma qui, Mutty!”
“…uhmmm…eh già, certo! Fai il padrone, vedo!”
Il figlio continuava a guardarla in attesa del momento in cui si sarebbe tolta le mutande. La madre se n’era accorta che il figlio era già voglioso di lei, e i suoi gesti li fece con assoluta calma, e senza fretta alcuna. Guardò anche dentro l’armadio, sistemando le stampelle, e gli abiti dismessi con calma, per poi verificare che fossero in condizione di essere indossati quelli del mattino dopo. E dopo un ulteriore sguardo ai cassetti, durato mezzo minuto, dando il quale presentò il culo protetto dalle opacissime mutande “di sicurezza” anti stupro, finalmente rivolse la sua attenzione al già morbosamente arrapato figlio, un biondino che le ricordava un film restaurato in olo muvj 3d che parlava di un bambino rimasto solo per aver perso l’aereo: il film originale era del XX secolo, e la volta che lo vide le era piaciuto molto…
“…mhmmm…tieni, guarda!”
La madre sbloccò tramite un comando touch ad impronta digitale di un dito a scelta (lei aveva sempre scelto l’anulare destro) il fasciame d’apertura mediante un sensore nascosto lungo l’elastico di cinta, e il tessuto delle mutande multi strato si allentò; un paio di secondi, apparsi lunghissimi all’arrapato e mentalmente eccitato Helmut, e la madre togliendosi le mutande gli presentò la sua grande fica, col pelo biondo in ricrescita, comunque pettinato…
“Aspettavi questa, vero?”
Il figlio mosse la testa affermativamente…completamente catturato da quella fica abbastanza grossa se confrontata col suo cazzetto eretto: dato lo spessore del quale ne avrebbe potuti tranquillamente prendere tre. Helmut, distratto dalla stupenda visione della giovane madre che si era spogliata per lui, senza metterlo fuori la porta come avrebbe dovuto fare, non s’era accorto di aver occupato metà del letto. La madre nuda dovette insistere:
“Beh, mi fai posto o no?”
Helmut si mise da una parte, e attese che la madre completamente nuda prendesse possesso della sua parte di letto. Infilatasi sotto il lenzuolo, il figlio col cazzetto già dritto cominciò ad andarle di sopra. La madre, come se niente fosse, lo lasciò fare, senza incrociare il suo sguardo, o dargli il benvenuto con un bacio o un sorriso…
“Hohhh…fa con calma Helmut! Non agitarti…”
… il ragazzo iniziò a muoversi premendo con il cazzo che strusciava a caso la vulva asciutta della madre, in apparenza per niente imbarazzata. Il figlio sentiva l’accogliente corpo della madre un tantino rigido, e per rompere il ghiaccio cominciò a baciarla sulle guance e sulle labbra, ma il corpo della madre, benché si sforzasse di essere accogliente, restava rigido…la madre intimò al figlio:
“Dai, prendimi i seni e stringili!”
“…eh?!”
“Li hai sottomano, no?!”
Il ragazzo cominciò a strizzare le sise della madre, che le aveva abbondanti, iniziando la sua personale sguazzata tra quelle burrose curve di calda carne, che baciandole, s’irrigidivano. Helmut se le baciò bene dappertutto, avendo cura di sentirsele sulle guance, com’era successo innumerevoli volte da neonato, per poi iniziare a succhiarne i capezzoli senza troppa delicatezza, come se avesse sete arretrata di latte materno. Li succhiò famelicamente entrambi, senza chiedersi se le induceva male o no…intanto la madre sotto quell’attacco di barbarica suzione del suo latte cominciò a bagnarsi lì, tra le cosce, dove il cazzo di Helmut sembrava cercare un pertugio accogliente dove placare la sua durezza. Angela lo sapeva: l’incesto era stato depenalizzato da un pezzo, almeno da tre secoli, se non da prima…il pensiero le andò ad un documentario sull’incesto penalmente non più sanzionato dal 1816 col codice napoleonico, come aveva poc’anzi rappresentato al figlio. Nel XXI secolo con la società ormai impregnata ed inquinata dai siti social, soprattutto quelli social sex, era diventato un fenomeno sui cui si potevano fare anche dei soldi avendo il coraggio o la faccia tosta di aggirare i propri complessi inibitori…nel XXV secolo era scomparsa ogni sconvenienza sociale nel praticarlo: in pratica ci si preoccupava solo dell’ineliminabile negatività della mancata diversità genetica, considerata pericolosa, e non correggibile intervenendo sul genoma. Parlare del sesso fatto con i propri figli, tra amici – ben inteso intimi – non esponeva moralmente più di tanto, ma nella maggior parte dei casi si tendeva a non dirne, o a negarlo, e implicitamente l’interlocutore aveva il dovere di non approfondire, e credere sulla parola per buona educazione. Che una madre sverginasse il figlio verso la pubertà non era incoraggiato, né suggerito, ma …nemmeno proibito eticamente: la società del XXV secolo semplicemente lo considerava un fatto probabile nella vita umana, e non era insolito tra le coppie separate…era probabilissimo come valvola di sfogo, se il figlio di una coppia stesse deviando troppo, arrivando a molestare o stalkerare persone più piccole di lui… Fratello e sorella dopo i quattordici anni, se non differivano tra loro più di due anni e sei mesi, e ne avessero avuto voglia da curiosità genitale entrambi, potevano fare “sesso responsabilizzato” col preavviso ai genitori, cui seguiva il loro silenzio-assenso solo dopo un obbligatorio tentativo di dissuasione nel quale potevano farsi assistere da uno psicologo del sesso; se la dissuasione non aveva effetto, ai genitori veniva attribuito un diritto di sorveglianza obbligatoria, per lo meno in Eurasia e Americhe; entrambi i figli-amanti in quel caso dovevano avere a portata di mano durante l’atto un sensore anti violenza: poco più di un cubetto campanello wireless di tre centimetri con pulsante da premere due volte. A casa propria, rigorosamente senza estranei, c’era la più ampia libertà di divertimento sessuale prendendo alcune accortezze: i due fratelli lo facevano in una camera in cui la porta veniva chiusa, ma non a chiave, oppure lasciata aperta; il genitore “sorvegliante” di solito aspettava in cucina, o in bagno, pronto a intervenire in caso di pressione del pulsante…

…chi lo avesse premuto avrebbe chiamato con un allarme silenzioso uno dei due genitori dall’altra stanza, che avrebbe posto semplicemente fine all’atto sessuale. Quindi un fratello che avesse voluto ad esempio sodomizzare la sorella, doveva aver avuto il consenso di questa…e se lei non lo dava, o lo ritirava dopo il dolore della penetrazione, il fratello responsabilmente doveva tirarlo fuori, e liberare l’ano della sorella; manco a dirlo, era possibile che la madre, subentrando nella stanza in caso di chiamata col pulsante, impedisse ulteriori atti sessuali, e intimato alla sorella di uscire, gli offrisse il proprio retto, o la propria vagina adulta per farlo venire, e accontentarlo, così che si potesse scaricare. Questi consigli del ministero della sanità, per gestire responsabilmente il fenomeno incesto, inteso come facile comodità casalinga, avevano però finito per complicare di più una materia già nata complessa…molti fratello e sorella per esempio rendevano edotti i genitori del loro atto sessuale molto spesso a cose fatte, o quando comunque non riuscivano a nascondere più la loro relazione, per squallida che fosse. Una delle conseguenze di questi consigli sul sesso esplorativo e responsabilizzato, era che prima di sposarsi bisognava avvertire il partner se si aveva beneficiato o meno di sesso incestuoso, affinché potesse ponderare prima di sposarsi…ovviamente una fellatio al proprio figlio in preda alle scariche ormonali, era considerata del tutto normale, e non pochi ragazzi si vantavano tra di loro d’aver potuto venire in bocca alla madre, ma solo tra di loro in strada, o a scuola a ricreazione; anche una figlia con dei pruriti poteva chiedere al padre un massaggio di sfogo alla propria vagina, o una leccata di un maschio…purché fosse solo un innocente masturbazione esterna: introdurre dentro la lingua o il cazzo era ben altra cosa! Certo che ciò che fino alla metà del XXII secolo era follia, nel XXV era un fatto accettabilmente normale, e non esponeva negativamente in società. Per strada tra ragazzi in pubertà intensa, mentre tornavano dallo sport, dalla scuola, dall’immancabile muretto, non era insolito sentire discorsi come:
“…hai una faccia contenta, e al tempo stesso parli poco!”
“Sì.”
“Ehi! Oggi sei proprio scarico! Ma ti conosco abbastanza da sapere che vuoi vuotare il sacco, dai! Oh! …che è successo Monty? Sono il tuo migliore amico, no?!”
“Oggi mamma quando ha visto che cercavo di convincere mia sorella Chloe ad una …”
“…”
“…ad una…pecorina!”
“AH!”
“…ecco, ci ha separati subito! …credevo mi volesse punire! M’ha portato di sotto, in cantina, tra le lavatrici condominiali…e lì mi si è piazzata di fronte, sai…pensavo, ecco, mò mi schiaffeggia per bene …pensa stavo già preparandomi a ricevere la sua mano sulla guancia, e…”
Monty fece una pausa; sembrava ancora in imbarazzo…ma l’amico, Adam, lo incalzava …
“…e cosa Monty, dai…”
“…ecco, m’ha abbassato i pantaloni, e me l’ha preso in bocca! …non c’era nessuno, e s’è inginocchiata davanti a me…”
“Non mi dire! Te l’ha preso in bocca …ehi Monty, dico! Così?”
“Sì, mi ha fatto un pompino …uno stupendo pompino! E tu, da mamma tua hai mai avuto…insomma, qualcosa …”
“…ma tua sorella non è para tua, vero Monty?”
“…eh, no!”
“…dai, quanto staccate?!”
“Huhmmm…ecco: quattro anni…Adam, quattro anni…”
“Papà anche a me ha detto che la legge dice non più di due anni e mezzo di differenza…e tu con tua sorella stacchi quattro…dai, Monty t’è andata bene, direi!”
“Beh, solo una presa in mano di qualche minuto…ehi, dimmi il pompino di mamma com’è stato?!”
“Stupendo, Adam, stupendo…mamma non è bella, ma di lingua ci sa fare, devo dire! …quando sono venuto m’ha sorriso, e se l’è bevuto tutto! ...io prima del primo schizzo, quello grosso…ero convinto che mi stesse uscendo il cuore dal petto, quando mi ha leccato al centro della cappella…ho sentito una scossa alle palle!”
“Beh Monty, magari te ne farà altri…oh, a proposito!”
“…che?!”
“Tu hai detto che s’è inginocchiata davanti a te. Hai detto così, vero?!”
“Sì. Inginocchiata davanti a me, con dietro la lavatrice!”
“Io al posto tuo le abbassavo la gonna, o quello che indossava!”
“No, io non ho osato toccarla … niente!”
Adam immaginando la scena era stato preso da un certo entusiasmo
“Ehi! Monty! Magari te ne farà altri! Sai…”
“Non so. In questo periodo è inavvicinabile…a mamma io non gliel’ho detto, ma mia sorella Chloe mi aveva spippato la settimana prima!”
“Dammi retta! Dille di scoprirsi il seno, o di alzarsi la gonna…se le guardi le minne, o il culo, mentre ti spompina, t’assicuro che è più eccitante! Il sessantanove l’avete mai fatto?”
“Oggi che papà era a lavoro di pomeriggio… volevo chiederle se potevamo farlo completo, altro che sessantanove! … non c’era neppure Chloe che stava facendo i compiti dall’amica; ma era arrabbiata per cose sue con l’amministratore… mi sembra che ci ha litigato per un paio di rate che non riconosce…era preoccupata e incazzata; papà non ne sapeva niente. Lui è uno che paga, e manco guarda i documenti… lei è più attenta…e all’amministratore tiene testa!”
“Vi avrà visti mentre te lo prendeva in bocca…”
“No! Quell’uomo in quel posto non si reca mai da solo: ha una sua mania, una specie di fobia per i seminterrati…e lì c’è sempre puzza di umido e di detersivo…no, non ci ha visto nessuno! Ma oggi mamma era scostante, e non ho insistito…m’ha detto di non toccare mai l’argomento con papà quando c’è lui…comunque appena la vedo, che m’accorgo che le può andare…ci riprovo, magari possiamo farlo…Adam, finora ho parlato sempre io: a differenza di me, tu hai la mamma bella ho visto…tu che dici, tu…? Finora ho parlato solo io.”
“Non molto Monty, non molto…sapessi…”
“Beh, cosa …?”
“Me l’ha fatta assaggiare tre minuti, contati col cronometro, poi solo una sega veloce…l’ho schizzata sulla pancia…”
“Era nuda?”
“Solo una vestaglietta che ha aperto per darmi il pelo…mutandine non ne portava sotto…ho nascosto una i-cam…tiè guarda…eccola!”
Da quella foto, la sorridente madre di Adam, non visibile in volto, si vedeva che aveva una bella figa curata, che aveva fatto leccare al figlio, affinché si togliesse la soddisfazione di conoscerne il sapore di una fica adulta…
“Beato te Adam!”
“No! Beato te Monty! A te l’ha preso in bocca! A me solo una sega, dopo l’assaggio mio con l’orologio!”
…o tra ragazze, in analoghe circostanze…
“…incredibile! …mamma me l’ha leccata, e sono venuta; non so nemmeno io come! All’inizio ero sorpresa, poi però devo ammettere che mi è piaciuto proprio! …m’ha detto che posso chiedergliene quante ne voglio di quelle leccate a squirto! ...me le fa lei senza che provo a sedurre papà, o a corrompere Jerry…”
“Jerry?”
“Mio fratello minore…Jerry!”
“Senti Ethel, ma mamma tua è saffica?”
“No Gerda, è gelosa! …e forse alle spalle di papà anche bisex! Un anno fa fece un viaggio di una settimana con un’amica, da sole lei e l’amica! …uhmmm… e secondo me tra loro ci dev’essere stata qualcosa; la mia patacca me l’ha leccata troppo bene! ...e non vuole che seduco mio papà…a mio fratellino l’ho solo fatta vedere, e toccare, perché era curioso, ma non me l’ha leccata, e nemmeno baciata…io non ho insistito…ma tanto fra tre-quattro anni sono sicura che cercherà di scoparmi…ma per allora me ne sarò già andata di casa…voglio convivere a casa del mio ganzo…i miei vecchi li sopporto sempre meno! Mò m’è toccato di scoprire che mamma o è disperata, o è lussuriosa; ma soprattutto è gelosa!”
“Beh, tu bella, sei bella … che ci metti a portarle via il marito?!”
“Volendo è sempre mio papà, almeno quanto sia suo marito! Comunque, a dirla tutta, due settimane fa le ho chiesto se potevo partecipare tra lei e papà quando scopavano, e prima m’ha schiaffeggiata, poi mi ha abbracciato piangendo, dicendo che se la davo a papà, poi lui le avrebbe preferito la mia alla sua…”
“Ma a te chi t’impedisce di chiedere una vacanza-viaggio te e lui?”
“Proprio mamma, che lo tiene in pugno! Forse c’è qualcosa di loro due che non m’hanno detto…spero non sia una malattia sessuale!”
“Mò, dai su! Perché pensare sempre al peggio?! La tua fica è migliore della sua, data la differenza d’età!”
“Lo so; ma mi addolora un’altra cosa…”
“Quale?”
“Lecca la mia fica con una certa abilità; mentre a papà lo prende in bocca solo un po’ …lo so perché li ho spiati!”
“…eh, certo che non è proprio una bella situazione!”

…o ancora dopo un triage nel pronto soccorso, ed una visita di un ospedale per un malore, la signorina Claudia di anni 14 si decise di trattenerla dapprima in osservazione, per poi ricoverarla una volta capito cos’avesse; in attesa che il letto si liberasse, non sembrava esserci serenità tra madre e figlia…e l’infermiera assegnata alla paziente AF-14, sigla anonima assegnata dopo il triage, non sempre le restava accanto nella barella dov’era distesa, limitandosi a tornare qualche istante a regolare di tanto in tanto la flebo.
“Mamma io …io mi sono fa…insomma è successo!”
“Ti sei fatta scopare da tuo fratello, stupida! Maledetta stupida! Gliel’avevo già data io, affinché lasciasse in pace te! A casa mi sentirà quel piccolo …”
“…delinquente, vero màa?!”
“No! Proprio uno stronzo! Sì, uno stronzaccio! Avevamo deciso la cosa con vostro padre! Maledizione! …anzi! Aspetta che lo chiamo! …porca miseria ladra!”
La madre chiamò il marito al cellulare, e gli disse di portare il figlio di nome Ben dai nonni paterni, e lì lasciarcelo per un bel po’. Poi tornò dalla figlia.
“Mò che torniamo a casa lo prendo a calci per due settimane di fila se s’avvicina, anche solo per una carezza!”
La madre di lei non aveva gradito la superficialità di una figlia, che sembrava non aver capito cosa volesse dire un intervento chirurgico per abortire…
“Dai, màaa …e che è successo mai?!”
La madre confessò alla figlia distesa sul letto:
“Non hai capito, figlia mia! Mi sono fatta scopare da tuo fratello come una porno attrice! Non capisci?! Me l’ha messo in tutti i buchi! M’aveva promesso che non ti toccava! …Delinquente! Stavolta lo mando a stare dai nonni sei mesi! Sono vecchi tutti e due! Così impara!”
“Màaa… non è reato! E poi, io i quattordici li ho!”
“Lascia perdere i numeri! Che numeri e numeri! … insomma! …co-come …com’è successo?!”
“…che?”
“Come che? … come siete finiti a far sesso, sesso completo, no?!”
“Voleva leccarmela, e gli ho detto sì! …Non avrei dovuto? Vi ho visti che gliel’avevi fatta assaggiare pure tu màa! … mò che m’hai detto che scopavate, forse non gliela davo!”
“…ah, sì?! Quando?”
“Un mese fa…! Gliel’hai tenuta cinque minuti buoni la testa tra le cosce …tremavi, e ti uscivano le tette dalla camicetta buona, quella di seta. Porca troia! – pensai - se non apre le cosce, non respira! Sai, màa, credevo che soffocava! Vi ho spiati da dietro la porta… eri tu ad aver fatto rumore! Dormivo, e con i tuoi sospiri m’hai svegliata! T’eri seduta sul tavolo della cucina, e godevi di brutto! T’ho vista bene in volto, màa! E quando mio fratello ha tolto la testa sudato alle tempie, t’è cascata una bava dalla passera! Per un paio di secondi mi sono toccata, poi sono andata in bagno, e ho finito di masturbarmi piano, in silenzio…Insomma quando t’ho visto godere, ho pensato che lui fosse bravissimo a leccarla …ecco! Mi ricordo che avevi sistemato la i-cam comprata l’anno scorso sopra il frigorifero! Papà, ho visto dopo, v’ha pure elaborato al computer il vostro video selfie …gli ho spiato il suo computer, v’ha elaborato pure per il 3d!”
“Ma andiamo! Come avresti fatto a spiargli il computer? C’è la biometria!”
“C’ha quella semplice: retinica e dita; le impronte del dito e della retina gliele avevo prese mesi fa fingendo di giocare al dottore cogli strumenti del piccolo oculista…”
“Ma quelli non funzionano realmente! Me l’hanno assicurato al negozio!”
“Lo so, mi ero messa d’accordo con una mia compagna, Josie una mini genietta dell’elettrottica, che è brava a nascondere delle minicam nelle cose! Lei lo aveva fatto con i suoi per carpire i permessi di spendita del denaro on line dei suoi vecchi! …”
“Ma, ma… quello che dici è da codice penale, ti rendi conto?!”
“…uff… màa, svegliati! Apro il pc di papà quando mi pare!”
“…eh va bene! …o…o forse è lui che te lo lascia fare! Comunque, già che ci siamo di quella foto ci hanno dato centoventi crediti! Con quella foto voi due avete i piumoni per l’inverno! Ma era solo una leccatina di fica, stupida!”
“Da come godevi màa non era una leccatina, ma una signora leccata di fica!”
“…ma smettila! Come ti permetti! Ti sei fatta venire dentro …!”
L’infermiera, tornata presso la barella, cambiò la boccia di fisiologica, e poi disse:
“Signora, forse è meglio che telefoni a casa, e si faccia portare biancheria di ricambio per sua figlia; l’intervento, sempre che diate il consenso, è programmato per domani pomeriggio. La ricoveriamo; c’è una disponibilità per domani. Se rinunciaste, siete liberi di farlo, ma poi dovreste andare in privato; niente mutua!”
“Do-do-domani?”
“Sì, signora. In mattinata arriverà la scansione del genoma. Sua figlia andrebbe persuasa che è meglio che abortisca. Il dottore dice che non si può concepire tra familiari di primo e secondo grado!”
“Immagino. Hai visto stupida, che hai fatto? ...no! Che avete fatto! Te e tuo fratello! …cretini!”
“Ehi dico, mamma! Ben non l’ha fatto apposta! Quando l’ho fatto scivolare dentro, è venuto in due colpi appena! Anch’io credevo che un po’ durava … volevo dirgli di venire fuori, ma come l’ha affondato due volte, non lo so, ha detto che ero troppo bagnata …ed è venuto!”
“Non dovevi farlo venire dentro, stupida! Te l’aveva già leccata, per forza eri bagnata!”
“…insomma mamma, è successo! Le scuse me le ha fatte!”
“…”
L’infermiera ricordò alle due che c’era anche lei in corridoio con loro…
“Allora signora, avete deciso cosa volete fare?”
La madre disse decisa:
“Sì, vada per l’intervento! Dica al dottore che accettiamo! Firmo io.”
L’infermiera chiamò il chirurgo con un cellulare interno:
“- Dottore! La madre e la figlia sono d’accordo. Le mando in reparto?”
“- …”
“- ah, bene! Tra un’ora! Sì, glielo dico!”
Riposto il mini-cellulare l’infermiera disse alle due:
“Tra un’ora verrà accettata in stanza; il tempo di pulire e liberarla; lei signora se gradisse farsi portare la biancheria da casa, avete un’ora di tempo!”
L’infermiera le lasciò nuovamente sole; la madre riprese di nuovo il discorso con la figlia indolente:
“…e le scuse, che ti evitano?! …dimmi …ti evitano l’intervento, forse?! Con le scuse non si finisce incinte?! Matta! Lo so che può succedere! Siamo stati io e vostro padre a farvi proprio in quel modo, sai! Però sono tua madre: dovevi dirmelo, matta, pezzo di matta! Ti avrei dato la pillola per non concepire!”
“Credevo che ti arrabbiavi …”
“Credevi bene! Ma ora non saremmo qui! La vicina di casa che ha chiamato l’ambulanza, la signora Bonnes, m’ha detto che probabilmente era una gravidanza! Quella pettegola ci osservava, da quando siamo arrivati in questo condominio! Doveva aver avuto l’orecchio più fino dell’occhio! Non avete neppure fatto un po’ d’attenzione col rumore! Ma insomma dove andavate a …fare? Almeno questo si può sapere?”
“Al quinto piano, sul pianerottolo! Fa fresco fuori, e lì gli appartamenti sono sfitti!”
“Sul pianerottolo?”
“Màa è l’unica parte silenziosa e sfitta del palazzo! Io poi avevo gli occhi sulle scale, màa. Non ci ha visto nessuno! Quindi quella si facesse gli affari suoi!”
“Non vi hanno visto! Vi hanno sentito!”
“PIIIIING! La paziente AF-14 in chirurgia! Ripeto, la paziente AF-14 in chirurgia!”
L’infermiera era tornata con una portantina, che afferrò la barella con Claudia…
“Tocca a me màa…vieni?!”
“…la …la …la operate adesso?”
“No, è solo la visita del chirurgo; prima dobbiamo vedere se si può ottenere l’aborto con un farmaco apposito…”
“Bene! Ora è affare tuo e del chirurgo! …maledetta stupida! Non ci si fa mettere incinta dai familiari! La chirurgia abortiva non è una passeggiata, Claudia! Mai!”
“Màa …è stato un incidente! Infermiera, andiamo!”
La figlia, rasserenata probabilmente da un tranquillante nella flebo, per niente impressionata per la sfuriata della madre, stesa su una barella aspettava di sapere come l’avrebbero fatta abortire; ma più tempo passava, più era difficile sopravvivere psicologicamente all’aborto operato da un chirurgo; quella ragazzetta superficiale, quel pomeriggio capì che di spensierato da quel giorno non ci sarebbe stato più niente…

Questi tre casi, o dei grosso modo simili, che si potevano leggere nelle cronache dei giornali di tutti i giorni, erano un’ovvia conseguenza del secolo della liberazione sessuale domestica, il XXV, che considerava l’incesto una normale interazione tra due esseri umani, incuriositi dai loro sessi; in fondo era solo finalizzata a dare del piacere reciproco, fermo restando il rispetto per i propri gusti personali, e il diritto al rifiuto, o, il dovere di astensione in presenza di una patologia contagiabile. La liberazione era arrivata anche alla libertà di vendere le proprie prodezze sessuali e le proprie immagini intime…
…e via così…
anni dopo, ciò che aveva sospettato di Anita e Hendrijk prima del loro drammatico incontro, divenne invece una realtà materiale accaduta nientemeno che …
…anche a lei, un’algida, attraente donna in divisa, benché fosse di quelle tonde… quello che stava accadendo nella loro camera da letto non era né raro, né insolito…come non mancavano gli infra-sedicenni che si facevano riprendere in streaming da un genitore o complice, o troppo permissivo, e previamente oscurati i volti, mettevano on line le loro prodezze condividendole con amici di pari indole. Nella camera da letto della casa del maggiore Pohel, il cazzo duro di Helmut era una sua realtà che chiedeva ingresso, e congiunzione col suo sesso, secondo natura; ma la natura è sempre puntuale nell’impedire l’incesto dalle specie superiori, fino all’uomo, che però dispone del più grande dono che il Creatore o la Natura potesse fargli: il libero arbitrio! Facoltà di scelta autonoma, e avulsa da schemi predeterminati, come religione, legge, etica…volendo sia Hendrjik, che Helmut, con le loro madri quello che stavano commettendo, era un abuso domestico, nella migliore delle ipotesi; fortuna loro che le madri rispettive ci sono state! Improvvisamente la madre leccò il figlio su tutta la guancia sinistra, e poi la destra un paio di volte, dapprima fissandolo negli occhi, poi presentandogli la propria lingua salivosa. Helmut accolse l’invito, e sovrappose la propria lingua a quella della madre, quindi chiuse il tutto con un bacio invadente a labbra aperte, e lingue che si sciabolavano saliva dentro le loro bocche comunicanti. Un paio di minuti così, e la madre venendo poi baciata sul collo, si bagnò del tutto tra le sue cosce, sporcate dal cazzo che si muoveva, ridistribuendo i fluidi emessi dalla sua vagina eccitata…la madre mentre veniva leccata sul collo, e dietro l’orecchio, riuscì a dire qualcosa al figlio che la stava amando come pochi maschi fino a quel momento…quanto ad Anita, qualora l’avesse rivista, forse le avrebbe confessato anche lei quanto fatto con Helmut…chissà se Hendrjik avesse potuto gradire anche lei, e magari Helmut con Anita…i pensieri di Angela diventavano sempre più sconci, immaginando di venir sodomizzata da Hendrjik, man mano che il figlio Helmut le lasciava saliva sul suo corpo burroso…
“…ahnnn…se vuoi sapere di che sapore sono …AHHNNNN! ...qua…qua…ndo sono…eccitata…leccamela adesso un minutino, e poi ficcalo! Il momento è fra poco…assaggiami lì, e vedi se ti piaccio sul serio…piccolo delinquente! …ahnnnnn…e…ahnnn…e…ahnnnn…non lasciarmi senza cazzo! …sono eccitata…ahnnn…vera…ahnnnn…mente…dai scopa la mamma, porcone mio !”
“Uhmmm…sì, sì…!”
Il figlio si abbassò fino alla fica, e si mise a leccarla tutta, ancor di più se era già bagnata; prese sulla sua punta della lingua ogni più piccoli rivolino bavoso emesso dall’ampia fica di sua madre, che si stava indurendo per l’eccitazione. Passò la lingua dappertutto, anche sul meato urinario provocando in sua madre uno spasmo d’eccitazione, poi sfregò lingualmente ogni piega di carne di quell’invitantissimo sesso, capace di aprirsi da solo davanti ai suoi occhi curiosi. Prese il proprio dito medio, e stimolò il retto di sua madre durante i leccamenti; in un certo momento fu convinto di toccare l’acme del piacere linguale sovrapponendo tutta la lingua al sesso di sua madre, la quale commentò eccitata…
“…ahnnn…ahnnn…questo sì che è un assalto in fica! ...la lecchi bene tesoro mio! ...ahnnn…ahnnn…muovi il dito nel culo…sì…dai…ahnnn…ahnnnn…ahnnnnn!”
Il figlio la leccò in vicinanza del clitoride, e la madre urlò letteralmente per lo spasmo di piacere conseguente…
“HAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHNNNNNNNN…ahnnn…huhhhhhh!”
…poi smise di leccare perché era il momento del cazzo.
Ormai pratico si scappellò il cazzo, e centrò disinvoltamente il pertugio spontaneamente apertosi dalla sua attività linguale…
“AHN! ...sì Helmut…ancora…ahnnn…muoviti! Ohhhhhh!”
…il ragazzo sentendosi durissime le palle si mosse, e ovviamente la fica della madre era bagnata, caldissima ed accogliente. Il figlio vi si mosse rapidamente, con il respiro di una vecchia locomotiva. Ad ogni colpo la calda vagina di sua madre innaffiava la cappella di fluidi caldi, che ne stuzzicavano il centro lì dov’era più sensibile, e ad ogni colpo la morbida vagina accoglieva e respingeva elasticamente l’intruso, per poi riaccoglierlo, il tutto arricchito degli ampi respiri della donna, che sembravano rimbombare nel petto di lui, e trasmettere una scossetta intimissima quando i loro capezzoli rispettivi si sfioravano qualche istante. Il piacevolissimo affanno preorgasmico durò un paio di minuti, nei quali a Helmut sembrava di avere la forza di una tigre reale, mentre l’amorosa madre chiuse le gambe su di lui, dato che sembrava desiderarne la sborra. Quando la madre riempì di baci il figlio, le pallette dure, e il cazzo fecero partire l’esplosione di sperma del ragazzo che venne dentro la madre godendo, ma senza l’abbondanza del pompino di pre-cena. La madre se lo tenne abbracciato, sudato, e congiunto fino ad un’oretta dopo l’ultimo fiotto acquoso, e forse doloroso del figlio…poi i loro corpi raffreddatisi chiesero entrambi la soddisfazione della vescica, e il piacere di una doccia rigeneratrice. La doccia la fecero assieme, poi la madre gli chiese freddamente, o appena garbatamente se volesse anche il culo non appena avesse ricaricato le batterie…domanda del resto suggerita dalle sue palpatine alle natiche durante la doccia, e dal bacio linguale di mezzo minuto, improvviso che Helmut fece all’ano insaponato della madre sotto l’acqua…una volta asciugatisi toccandosi ancora raggiunsero il letto. La madre, decisa a soddisfarlo e a spomparlo per bene, gli chiese:
“Allora Helmut, a quattro zampe, o di fianco?”
“Quattro zampe mutty…e davanti allo specchio…voglio vedere il tuo viso mentre t’inculo!”
“Hai le idee chiare, non c’è che dire…ohhhh che fai? Di già? ...ohnnnn…huhmmmmhhh…ahn!”
“Mmmmm…mu…mutty…voglio aprirtelo…pciù!”
Il figlio Helmut scostò le natiche alla madre già inginocchiata sul letto, e dopo averla baciata sopra l’ano iniziò a lavorare con la lingua sull’anello di carne striata, mentre l’imbarazzo della madre aumentava progressivamente, secondo le incursioni della lingua del figlio dentro il suo buco del culo…
“…mhmmmm…ohhhhhh…porco! Sta attento…non sono sgombera…la prossima volta avvertimi due giorni prima che mi faccio…hohhhh…trovare…ahnn…preparata! Ahnn…ti piace Helmut? Ti piace veramente? ...huhhhh, ohhhh mi stai assaporando oltre il buchino…bastaaaaaahhhh…mhmm…sì, porco! Mi piaceeeeeehhh…ma sta attento Helmut, sta attento! Huhmmmghhh…”
Il figlio che aveva preso la madre per i fianchi smise all’improvviso di leccarla sul bucio roseo di cui s’era beato del meccanismo d’apertura, e tolse anche la mano destra dal fianco di lei: era il segno che stava scappellando il cazzo, e due secondi dopo, poggiato il glandino già turgido sull’anello sfinterico, spinse ed inculò la madre senza alcun problema. La signora si accorse della violazione durante i due colpetti per ficcarcelo tutto, perfettamente sufficienti, dato il non grosso diametro del cazzetto del figlio. Helmut mentre inculava la madre guardava, o il suo culo direttamente, o lo specchio, sperando di coglierne lo sguardo imbarazzato della madre, che teneva gli occhi fissi sul materasso, guardando davanti a sé (nello specchio) solo ogni tantino…vedendosi riflessa si limitava a sorridere al figlio inculatore, chiudendo gli occhi solo quando gli dava ulteriori istruzioni d’affondo…
“…ahnnnn…mi stai sbattendo bene, sai…fai movimenti più ampi…AHN! Ecco così! ...ahnnn…ahnnnn…non appiattirti, Helmut! …ahnnn…ahnnnn…AHN”
“Ecco, mutty, prendilo!”
Il figlio col cazzo ben piantato dentro la madre cominciò a descrivere un moto conico in modo da avere più sfregamento, anche di lato contro il collaborativo muscolo rettale, che gli aveva accolto il cazzo, indurito e voglioso di sbattimento. I suoi movimenti in pochi minuti divennero più mirati…fissando quanto cazzo usciva dal retto della madre, e quanto vi rientrava, di quell’asta di carne dura di una dozzina di centimetri, cappella compresa…più ampio era l’affondo, più evidente il sospiro della madre, alla quale all’improvviso decise di afferrare le tette in caduta verso il letto, data la posizione pecoreccia. Quando afferrò e strinse quelle grosse zinne, usando il corpo delle dita come costrittore dei capezzoli, alla madre venne di chiudere gli occhi…una chiusura di occhi da godimento, come negli olo-muvj porno in memoria nella loro olo-tv, come dotazione fruibile con impronta digitale, che col tempo era diventato bravo a carpire, e a stamparla al computer su foglio trasparente colorato (sempre al computer) di carne…di porno mentre inculava la madre ne aveva in mente tanti, fruiti di nascosto da un paio d’anni prima…naturalmente lo avevano turbato ed eccitato all’inverosimile…quegli occhi che si chiudevano, mentre stringeva i seni e i capezzoli, causarono in lui la voglia di orgasmo. Accelerò i movimenti per diversi minuti, forse quattro o cinque…la madre sospirava rendendolo felice, poi sentì il piacere sulla punta dell’uretra, un piacere caldissimo, intenso, ma suo malgrado solo istantaneo…poi seguì l’innaffio del culo della madre…che attese ferma e serena che le arrivasse l’ultima goccia. Il figlio, tolto il cazzo, le disse:
“Aspetta…ancora un attimo!”
Aprì di nuovo l’ano al suo giocattolo che respirava, e come vide colare via dello sperma, ce lo ricacciò dentro…poi glielo leccò di nuovo, introducendovi la punta della lingua più volte.
La madre, il maggiore Pohel, ormai spogliata di ogni dignità, tratteneva il respiro chiudendo gli occhi, ogni volta che sentiva la lingua del figlio introdursi in lei da quel posto così sporco materialmente. Poi dopo averlo osservato chiudersi, baciò le grosse natiche, e si stese normalmente sul letto, La madre distesasi dal suo lato si vide cercata dalla mano del ragazzo che le stava accarezzando la passerona; la donna ancora eccitata gli chiese:
“Mi hai reso una xtràporca stanotte…cos’altro vorresti?”
“Vieni sopra a me, mutty, fattela leccare, masturbala bene con le tue dita, e fammi assaporare gli schizzi…l’ho visto negli olo-porno …e mi piacerebbe provarlo…”
“Il mio sapore lo conosci già… me l’hai già leccata prima, non ricordi?!”
“…e lo voglio sentire di nuovo!”
“Vabbé, ti vengo sopra …fammi posto…”
Helmut prese il secondo cuscino, quello della madre per tenere alta la testa, e comoda nel leccare quella grossa fica. La madre portò la fica sopra la sua bocca, affinché il figlio la potesse leccare con calma…la leccò a lungo…molto a lungo…forse una decina di minuti, avvolto e piacevolmente ammorbato dall’odore della doccia, misto a quello naturale della fica riscaldata dalla sodomia di prima. Il figlio non ebbe altre erezioni nonostante l’efficienza della lingua; le sue leccate erano leggere, garbate, piacevolissime, e non appena alla madre montò un po’ di eccitazione, si massaggiò il clitoride mentre il figlio leccava le pieghe della pelle vulvare…sincronizzandosi in modo da non ostacolare il massaggio…quando il figlio dai rantoli della madre porca, anzi xtràporca ritenne che stesse per venire, aprì la bocca aspettando gli schizzi: ci volle più di un minuto di massaggi, e anche lui diede ulteriori leccate perché gli si stava seccando la lingua a furia di aspettare a mezz’aria a un cinque-dieci centimetri di distanza…riuscì a bagnarsi un po’ la lingua con qualche goccetta, poi dopo un fortunoso tocco della punta della sua lingua, vicino il clitoride materno, in seguito agli ultimi due massaggi circolari, giunsero i tanto agognati schizzi: quattro, di cui solo tre caddero dentro la sua bocca, e uno ai lati del suo labbro inferiore, che cercò di recuperare con la lingua senza riuscirvi…la madre gli disse:
“…AHNNNN…hmmmm…ecco questo…ohhhh…è l’ultimo! Ahn! Soddisfatto?”
“Uhmmm, no, aspetta! Finisco di leccartela, che sei tutta bagnata…yuhmmmm, sluuuuuurp!”
“Ach…ho cresciuto un maiale matricolato! Sei da galera Helmut! Leccala ancora, bravo!”
“A proposito di galera, sluuuurp...slaaaaapp…quel figlio Henry della tua amica di medie, c’è più finito?”
“Ahnnnn…no…no…ahnnn…non c’è mai andato! Comunque si chiamava Hendrjik, non Henry! AHNNNN…ohhhh…come lecchi figlio mio…ahnnn…per caso avevi messo gli occhi su Anita Hansen?...ahnnnn…ohhhhh!”
“Sluuurp, sluuuuuuupf…mhlmmmm, huhmmmm, sluuuuuurp! Me la farei, mutty! Perché non la chiami qui, se…casomai…insomma, se volesse staccare un po’…”
“Ahnnn…vedremo…lecca la mia intanto! Ahnnnn…che…ahnnnn…domani chiamo Anita…è in debito…ahnnnn…ahnnnnnn…con me…vedo se…ohhhh…ti..ahnnnn…ti vuole…scopare!”
“Huhmmmm, davvero Mutty?...però che buona fica che…sluuuurpf…yuhlmmm che…hai…mutty!”
“Ohhhhh, se la lecchi a Anita come la lecchi a me…mi sa…ahnnnn…che…ahnn tu…si…ohhhhh…ti si sposaaaaahhhh…ahnnnnn!...AHNNNN!...ancoraaaaaaaaaahhhhh!”
Helmut leccò tutta la fica davanti ai suoi occhi per un buon minutino, poi dopo un ultimo bacio all’inguine, stremato si accasciò da un lato, e perse finalmente i sensi per una piacevolissima sensazione di stanchezza. Dormì profondo tutta la notte. Al risveglio verso le otto del mattino si ricordò che non c’era scuola, e continuò a dormire. Poi verso le 11 andò dapprima in bagno, e poi in soggiorno. Alla olo-tv c’era un messaggio video di sua madre, vestita con la divisa di ufficiale, come sempre inappuntabile, e bella con un filo di trucco appena…diede avvio al videomessaggio…
“…dormito bene Helmut?! Senti, alle sedici zero zero viene a prenderti tuo padre; starai da lui i prossimi due mesi. Non so a che ora ti alzerai, o se ti sei già alzato… Io comunque devo trascorrere due mesi in America meridionale, San Paolo del Brasile, per abilitarmi sul nuovo aerospazioplano da trasporto Kozmotruck mark 2, di quelli senza il secondo pilota; se sei appassionato di spazionautica sai di che parlo…stamattina ho preso lo spazioplano da Bruxelles; l’avevo prenotato tre settimane fa, e probabilmente, mentre starai ascoltando, starò già in Brasile. Mi raccomando con papà! Stai zitto su quello che abbiamo fatto! Davvero! Fai conto che sia stata una strana vacanza, una tantum! …e comportati bene! Magari trovati al più presto una ragazza tutta tua, che non te la cavi male!
Senti, lascia perdere Anita Hansen! ...insomma le avevo telefonato per organizzarti qualche serata piccante con te, dato che mi doveva un grosso favore, sai, adesso che non ci sono…beh, dimenticala! Purtroppo suo figlio Hendrjik è morto un anno fa di un’emorragia correlata all’abuso di sovraeccitanti erettili, che si procurava per sé illegalmente; la mia amica Anita non ha retto alla perdita del figlio dopo quella del marito, e si è suicidata con un kit di libera vendita in farmacia. Me l’ha detto quando ho telefonato stamattina, che non l’avevo trovata a casa, mentre dormivi, la sua datrice di lavoro, che a quanto mi ha detto, sapeva della sua intenzione di farla finita…ci sono rimasta male anch’io! Davvero…beh, Helmut, questo è tutto. I sentimentalismi mi paiono fuori luogo. …quindi…insomma: aspetta tuo padre! Domani sera vi chiamerò a casa sua. E non preoccuparti! Ci rivedremo tra due mesi. Il tempo di completare il corso Helmut…
…stavo dimenticando: il nostro appartamento è stato già subaffittato per due mesi a diverse coppie di turisti; coi proventi dell’affitto vivrò questi due mesi in Brasile; tu sei a carico di tuo padre; provvederà lui a qualsiasi tua necessità, e a far pulire periodicamente. Per cui fai i tuoi bagagli intanto che lui arriva. Ciao!”
Poi apparve una sovraimpressione sull’immagine di sua madre:
 Questo video è autoestinguente entro due ore dalla prima apertura. <
Il tempo passò comunque. Helmut trascorse serenamente i due mesi col padre, rispettando la sua amante, con la quale aveva mantenuto alcune distanze, senza provare a farsela; aveva pure fatto amicizia con una ragazza di nome Anna, senza però impegnarsi, dato che aveva in mente la fissazione per la madre, sessualmente lubrica, per i tre giorni i cui avevano consumato sesso spinto; prima di tornare a casa, immaginando di trovarvi nuovamente la madre con una nuova abilitazione del suo cursus honorum, e sperabilmente dopo i convenevoli, e qualche bugia da dirle che s’era già preparata, aveva sperato di poter ricominciare col sesso tosto, torbido, ed incestuoso non appena fossero rimasti soli…tuttavia due giorni prima del ritorno a casa, nell’ultima telefonata di sua madre, la signora gli aveva detto di ritirare, per suo conto, un plico dall’avvocato di sua madre e suo padre. Il ragazzo si fece accompagnare dal padre, che aspettò in strada, nello studio dell’avvocato Karta. Questi curò a suo tempo la loro separazione consensuale. Non appena il ragazzo arrivò a studio, gli risparmiò l’attesa, e lo invitò a ritirare uno scritto di sua madre, in realtà già depositato da lei durante una brevissima passata a studio, il giorno stesso che partì per il Brasile. Dopo aver verificato su invito dell’avvocato l’integrità del sigillo, il ragazzo scoprì che era per lui stesso; aprì il plico, e lo lesse, mentre l’avvocato intuendo il carattere personale della missiva, era uscito a scambiare due parole con la segretaria: era scritto di proprio pugno, in corsivo…e a giudicare dalla non bella calligrafia, di getto…con una calligrafia agitata; certo sua madre di suo non aveva mai scritto bene…portava, bene scritta la data del giorno in cui era partita per il Brasile, due mesi prima…
“Allora figlio mio, direi che ieri sera insieme siamo andati troppo oltre, veramente troppo. No, troppissimo! Mi dispiace farlo così, ma a questo punto devo inevitabilmente separarmi da te per un periodo di tempo che definirei medio-lungo. Ti devo annunciare che non ci vedremo per nove anni circa: nei prossimi tre devo fare addestramento, e una dura qualificazione per volare con la flotta astromineraria di seconda fascia; si svolge sulla Luna, parte in stazione, e parte in orbita. Ti proibisco di raggiungermi! Davvero! Ci sono ancora dei rischi, e comunque mi saresti solo d’impaccio, dato che l’addestramento sarà duro, e morire durante esso non è raro. I familiari nella stazione militare non sono ammessi, e l’hotel per i turisti settimanali non posso pagartelo. Però se sopravvivrò a tre anni di addestramento, verrò imbarcata direttamente su un vascello di orbita saturniana. Non tornerò sulla Terra neppure per brevi (e costose) licenze, altrimenti sento che potrei non partire più. Un matrimonio l’ho vissuto, e un figlio l’ho cresciuto! Ora devi crescere te, con tuo padre, che a parte le infedeltà coniugali, sono sicura che saprà crescerti.”
Il primo foglio era terminato, e Helmut con estremo disappunto, voltò il foglio vedendo che c’era dell’altro scritto:
“Ora caro figlio, che ti dispiaccia o meno, vorrei far avverare un mio sogno segreto: viaggiare per il sistema solare, e questo sogno intendo viverlo da giovane, ed operosa, ufficiale ingegnere. Del costoso turismo orbitale per Marte e Venere non so che farmene! E non avrei potuto neanche passare la mia vita giovane a farti da buco che respira! Anche la microgravità alternata con una limitata gravità artificiale finirà per cambiare sia il mio corpo, sia il mio aspetto. Quando tornerò, se tornerò, non sarò attraente come quando mi hai presa in camera da letto. Forse il mio corpo, sotto l’azione dei raggi cosmici decadrà anche più velocemente. Tu sei abbastanza grande, e da maschio è giusto che tu viva con tuo padre. Quando tornerò sarò vecchia, e mi auguro di trovarti fidanzato o ammogliato, e soprattutto che mi avrai già resa nonna, altrimenti non ti rivolgerò mai più la parola! Comunque non ti devi preoccupare: ti farò sapere il nome del vascello su cui verrò imbarcata, e in ogni caso, di tanto in tanto, ti videochiamerò dalla Luna. Ciao, stammi bene con tuo padre, Helmut. Sei un ragazzo intelligente, e non puoi davvero pensare che sarebbe durata!
Mutty!”
Fine della lettera.

…sulla Micenea 7 Angela aveva provato a immaginarsi più volte la faccia delusa del troppo disinvolto figlio lussurioso, che leggeva la sua lettera autografa di congedo, che aveva scritto nella sala d’attesa dell’avvocato Karta. Aveva soddisfatto senza limiti il figlio per circa tre giorni. Probabilmente, se il figlio si fosse accontentato della sola leccata della vulva, avrebbe trascorso con lui un ulteriore periodo di licenza di meno di un mese dopo l’abilitazione in Brasile col Kozmotruck mark due, prima di aggregarsi, come da contratto, all’Esercito Terralunare, che organizzava corsi di sopravvivenza nello spazio, e di lunga permanenza in navigazione orbitale. Invece, correttamente, aveva rescisso quell’anomalo legame sorto con il figlio, nonostante la società iper liberale, quasi libertina del XXV secolo…di fatto invitato a crescere realmente. Certo gli aveva suggerito di non dire al padre cosa avevano combinato, ma in realtà, data la distanza di milleduecento e rotti milioni di km dal pianeta azzurro, non gliene importava granché…era partita che suo figlio (provolone faccia tosta) aveva undici-dodici anni, e quando fosse tornata Helmut ne avrebbe avuti venti, dato che il soccorso a Koona su Titano, aveva comportato un ritardo di un anno, sui sei-sette inizialmente preventivati.

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