incesto
Monica o (che bel culo che hai cugina) 2a p.
di sexitraumer
08.10.2009 |
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"Monica era sudata, ma a me, pulita o sporca non interessava, volevo prenderla e leccarla..."
Mi stavo spogliando davanti a mia sorella per lavarmi. Il gesto non aveva niente di speciale. Lo facevamo comunque anche in passato quando non eravamo incestuosi. Lei era davanti a me con la maglietta bianca una misura più grande che le faceva anche da veste. Il suo tanga scuro era evidenziato lievemente dall’aderenza della sua maglietta al bacino. Mia sorella mi stava eccitando. Tirai fuori il pisello già duro e le misi la sua mano sull’asta chiedendole con il gesto una piccola sega. Avevo avuto un’erezione prima, e adesso volevo un po’ di sfogo. Mia sorella con un gesto rapido guardò dal piano di sopra dove eravamo per assicurarsi che Monica stesse continuando a lavorare in cucina, poi prese dolcemente l’asta e la cappella, e mi praticò una lieve dolcissima sega. Venni in un minuto o poco più delle sue dolci movenze ritmate secondo il suo istinto. Le venni dentro la sua mano calda chiusa maternamente sul mio glande, a momenti alterni, per poi riaprirsi un istante, e richiudersi ancora. Le riversai un po’ di sperma e scaricai la tensione dell’ultimo andirivieni. Poi quando ebbi finito di buttare, appoggiato guancia contro guancia con Elena, lei si abbassò improvvisamente, prese in bocca la mia cappella, e dopo un’unica spazzata circolare di lingua, succhiò decisa dalla mia uretra strasensibile, strusciandola un paio di volte col suo sottolingua salivoso; dopo il succhio percepii un supplemento si sensazioni piacevoli che mi fecero tremare le gambe due volte. Sentii la mia asta liberarsi da qualcosa ancora; qualcosa che era rimasta dentro; mia sorella Elena, con due gesti decisi della sua mano sul mio inguine completò lo stimolo all‘impulso; un ultimo proiettile di bianco seme si depositò sulla sua lingua alla fine di un suo forte succhio. Mia sorella Elena si staccò da me che già affannavo, andò al rubinetto del lavabo, e bevve un po’ d’acqua per mandare giù il tutto dato che non la vidi sputare niente. Deglutì, e mi disse mentre si lavava le mani riprendendo un po‘ di fiato:“Lo sapevo che tenevi ancora un colpo in canna! Mah! Questo seme era meglio dentro di lei! L’ho sentito denso. Mò con lei che sborri ? Acquetta? Da qualche tempo hai sempre fretta!”
“Non ce la facevo più. Avrei solo macchiato gli slip! Mi veniva fuori lo stesso, di riffa o di raffa! É tutto il giorno che vado e vengo qua e là! Cerca di capire pure te!”
“ Ti ho capito perfettamente! Dove la trovi una sorellina devota come me?! Non te l’aspettavi il succhio finale, eh?!”
“É stato una bella sorpresa sorellina!”
“Beh, ora sei più calmo e più scarico! Contavo sul tuo seme copioso per sedurre Monica! Adesso speriamo che non finisca tutto con due goccette e via!”
“Beh dai, berrò lo yogurt come secondo; se si mangia alle otto e mezza, per le nove e un quarto dovrei aver ricaricato le batterie…”
“Sbruffone, lavati! Sono le otto ed un quarto. Io vado di sotto prima che s’insospettisca. Lavati bene. Monica è una ragazza molto pulita… dai, che scoperemo fino alle dieci-dieci e mezza! Per le undici e mezza dovete tornare a casa. ”
Prima di lasciarmi da solo a farmi al doccia mi sussurrò:
“Ad ogni modo se non te lo beve lei, lo farò io! Per te, per me, e per il concorso…”
La trattenni:
“Già, il concorso! Guarda che Giovanni è vecchio! Monica è giovane!”
“Ma che dici?!”
“ Come l’hai convinta?”
“Lei ancora non lo sa che potrebbe venirci una cosa in quattro. Lei crede che verrà ripresa a scopare soltanto con te! Poi noi due e Giovanni, se gli andrà, la faremo diventare una cosa in quattro! Mi raccomando seducila! La cosa importante è che rimanga nel letto ! Anche solo con te! Io vado di sotto. Scendi non appena hai finito!”
Feci la mia doccia. Era rimasta un po’ di acqua tiepida. Non era il caso di sottilizzare anche se ormai calda non era più. Il premio finale sarebbe stato una scopata con due bellissime fighette maggiorenni con ben altro corpo! Avrei potuto amare nostra cugina e coinvolgerla nei nostri giochetti successivi. Mi lavai bene il cazzo, poi visto che non avevo slip puliti decisi di indossare i pantaloni senza le mutande. Urlai dal secondo piano:
“Ehi!”
“Che vuoi?”
“Non c’è biancheria pulita qui?”
Elena mi rispose di rimando:
“No, tu non l’hai portata ?”
“No.”
Feci finta di essere imbarazzato:
“Vi offendete se mangio a torso nudo?”
“Che domande fai? Ci siamo solo noi tre!”
“Ma dai!”
“Allora?!”
“E vieni a torso nudo se vuoi, dai che è quasi pronto!”
Tanto, freddo non ne faceva; aggiungo che un po’ di calore era stato creato dall’attività di cucina della pastasciutta. Per cui scesi dabbasso con i soli pantaloni. Mi sedetti a tavola e aspettai che Elena e Monica mi scodellassero la pasta sul piatto. Elena, stesa un’ulteriore tovaglia di plastica su quella di stoffa, apparecchiò per tre; poi Monica la aiutò a versare il sugo nei tre piatti. Monica andò a prendere le aranciate dal freezer e le mise sul tavolo ed io le chiesi:
“Senti, prendi anche quegli yogurt a metà sportello. Io ne voglio due. O ne vuoi qualcuno tu?!”
“No, grazie. A me basta la pasta. A proposito! Il formaggio dove lo tenete Elena?”
“Prova nella credenza di fronte. Dovrebbe esserci del pecorino, ma non è dolce, alza il culo Mario! É dalla parte tua! Prendi il formaggio! Ecco la grattugia! Chi lo vuole se lo gratti!”
Monica mi diede la forma di cacio; ormai ce ne era rimasta solo un quarto. Tagliai via i pezzi con la muffa e dopo uno sguardo generale cominciai a grattarlo; lo feci prima a me e dopo uno sguardaccio di sghimbescio di Elena (avrei dovuto servire prima Monica) smisi e lo grattai sopra il piatto di nostra cugina che da parte sua ringraziò con un sorriso. Ruppi la tensione con Elena chiedendo dei bicchieri per le aranciate:
“I bicchieri?”
“Ecco i bicchieri! C’è tutto?!”
“Sì, non manca nulla.”
Monica disse dopo aver impugnato la forchetta:
“Buon appetito!”
Elena rispose prontamente:
“Altrettanto a tutti!”
Mangiammo tutti e tre in un’atmosfera calda e conviviale. Elena rimase compiaciuta del nostro appetito e della sua cucina della pasta. Finii io per primo; mangiai come un lupo. Elena non mi favorì altra pasta perché ne aveva tenuta da parte per Giovanni. Fettato per secondo pensai bene di non comprarne per non favorire Giovanni ed ora mi ritrovavo mio malgrado anche io senza secondo. In casa c’era un vecchio salame. Lo aprimmo, ma era marcito e toccò buttarlo. Poi presi la mia delle tre rosette che avevo comunque comprato e dopo aver organizzato una scarpetta col sugo del piatto, presi a mangiarmi pane e formaggio dopo aver tagliato tre fette da quello stuzzicante (per la mia fame) pecorino piccante che ci era rimasto. Tagliai anche qualche fetta per Monica che ne accettò solo un paio, mentre Elena non ne voleva proprio. Mangiai anche lo yogurt; uno solo rispetto ai due che avevo previsto, poiché anche ad Elena venne voglia di un dolce. Monica chiese il permesso di fare il caffè di nuovo; glielo demmo, ma sia io che Elena lo rifiutammo. Monica lo fece per sé solamente. Elena mi fece cenno di alzarmi. Io andai in camera da letto, e provvidi a riattarlo. Poi mi stesi e aspettai che Monica mi venisse a trovare. Sapevo che l’accordo con Elena mi avrebbe fruttato tanto sesso con mia cugina. Accesi tutte le luci. Attesi per una ventina di minuti steso a mani dietro la nuca fissando il soffitto. Non mi volli toccare per non avere un’eiaculazione precoce in caso Monica avesse preso a toccarmi. Intanto cominciavo a pregustare i futuri momenti nei quali la vulva di Monica avrebbe presentato i suoi odori e sapori, compresi quelli provenienti dal suo corpo alle mie labbra, al mio naso, alla mia lingua. Avrei preso e stretto i suoi piccoli seni e succhiato i suoi capezzoli. Insomma già pregustavo il momento in cui me la sarei fatta. Purtroppo il mio pisello le pratiche per l’erezione aveva le aveva cominciate; ed io un’altra eiaculazione precoce (e nervosa come con Elena un’ora prima) non potevo permettermela. Monica non si faceva vedere. Evidentemente stava ancora confabulando con mia sorella. Provai a rilassarmi. I minuti scorrevano di noia. Poco male, pensavo: tanto dovevo ricaricare le batterie. Stavo perdendo piacevolmente conoscenza quando un movimento improvviso del materasso mi ridestò di scatto. Monica era arrivata mentre i minuti di sonno erano trascorsi comunque, e mia cugina si era stesa accanto a me ancora vestita. Mi fissava sorridendomi. Sbadigliai. Aspettava che facessi io la prima mossa. Provai a prenderle le zinne, e scostò la mia mano. Tentai di toccarla e lisciarla verso la pancia per ottenere lo stesso risultato. Ero ancora intorpidito dal lieve sonno che sarà durato un quarto d’ora circa. Provai a prenderla per il fianco di fronte a me, ma nostra cugina Monica non ne voleva sapere delle mie carezze. Le respingeva comunque deridendomi. Allora mi diedi una smossa e provai ad andarle sopra per baciarla bene sulle labbra, e qualche istante dopo direttamente in bocca. Per farlo dovetti afferrare Monica per la nuca e portarla contro le mie labbra. Lei non chiuse gli occhi, ma si tenne il bacio senza tuttavia dischiudere le labbra per le prime esplorazioni di lingua reciproche. Le sue labbra restavano chiuse, ma io potevo cercare di abbracciarla; questa volta senza essere respinto. Evidentemente avevo imboccato la strada giusta. Muovevo le mie labbra lasciandole saldate alle sue che poco a poco cominciavano a cedere; ne approfittai per sistemare il mio bacino al di sopra del suo. Se i miei pantaloni stavano sviluppando un bozzo in indurimento, perlomeno Monica se ne sarebbe potuta accorgere, sentendolo. Il mio bacio che stavo cercando di rendere salivoso stava procedendo; adesso Monica muoveva le sue labbra di concerto con le mie; riuscivo a mantenere una mano sopra il suo fianco, e l’altra sotto la sua testa. Il mio abbraccio era gradito. Era il momento di verificarlo. Alla sua prima schiusa di labbra avrei fatto affondare la lingua. I suoi muscoli erano ogni istante meno tesi. Monica si era concentrata nel bacio che io, da parte mia, non osavo interrompere. Provai a muovere la mano destra in basso per slacciarle i pantaloni; io avevo il vantaggio di essere già nudo sopra: ora bisognava spogliare solo lei. Il solo a muovermi un po’ ero io di sopra. Tolsi il mio bacino dal suo e iniziai ad allentarle decisamente i pantaloni calandole anche la patta. Con la mia sola mano cercavo di toglierglieli piano piano mentre la baciavo. Respiravamo affannosamente con i nostri nasi. Monica schiuse le labbra e subito vi affondai la lingua. No; quel gesto non le era piaciuto. Si staccò da me per prendere un po’ di fiato. Stavamo affannando, poi mi ri-baciò di nuovo, e finalmente potei incrociare la mia lingua con la sua. Ripetemmo quel gesto dieci o quindici volte continuando per il resto a baciarci mentre le calavo i pantaloni, o meglio lei muovendo le gambe convenientemente se ne liberava. Ora dovevo togliermi i miei. Non ci volle molto a sovrapporre le nostre rispettive mutande dove i nostri sessi era come se attendessero impazientemente il loro incontro. Modestamente avevo capito la tipa: adesso presi a staccare le labbra dalle sue, ed a baciarla sul collo con la labbra e lingua. Monica sotto di me si contorceva dal piacere di quelle sensazioni sfiorate, brevissime, e nondimeno intense, passionali. Voleva essere sedotta, poi si sarebbe anche lasciata aprire. Indugiai qualche minuto sul suo collo e sulle sue orecchie e, dopo avergliele ben esplorate con la lingua, le leccai tutto il viso scendendo all’improvviso sul seno destro a succhiarglielo o su quello sinistro a baciarglielo. Le mettevo le mani dappertutto; per lo più carezze lisciate. Era venuto il momento dei suoi piccoli seni. Li succhiavo, li baciavo, li stringevo per sentirli indurirsi e stare su da soli. Monica ormai era mia: aspettava di essere assaporata attraverso i capezzoli, ma non sapeva mai in anticipo né se né quanto mi andava di soffermarmi su questo o quel capezzolo; senza contare che avevo fatto anche una rapida gita con la lingua fin sull’ombelico. All’improvviso le sfilai le mutandine, e lei le mie. Questa volta l’abbraccio fu totale. Tutto il suo corpo nudo sovrastato dal mio dal quale partiva anche un missile ormai abbastanza duro. Sentivo anche il calore della sua umida vulva pelosa. Quei peli mi causavano un certo prurito che mi suonava come un risveglio. Mentre le leccavo il ventre sentendo i suoi rantoli di godimento e mentre la sua pancia si contraeva ad ogni mio passaggio di lingua presi all’improvviso a baciarle la fica a bocca aperta. Riuscii a catturare quasi tutta la sua vulva. Certo c’era anche il pelo a dare fastidio, ma il sapore della sua umidità sessuale era percepibile come sentivo anche il calore del suo sesso sulla mia lingua che da sola non poteva certo raffreddarla. La vulva di Monica era calda e gonfia. I preliminari erano stati efficienti. Staccai la bocca, lasciai scendere la mia saliva tra le pieghe della sua fica, quindi iniziai con la lingua a deliziarle la clitoride con delle leccatine piccole, mirate, rapide, frequenti. Per tutta risposta Monica allargò le cosce e le gambe per far stare più comoda la mia testa, e carezzandomi il viso con la destra mi tenne premuto contro la sua fica per la nuca con mano sinistra. Voleva che continuassi.
“Ahhhnnn, uh! Annnnn! Ahnnnn! Uh! Uh! Uh! Continua così ! Non ho mai goduto tanto! Che lingua che hai Mario!”
Leccare proprio lì. Senza sosta. Tutto quello che mia cugina doveva fare era trarne godimento. Scesi lungo le pieghe della vulva le scostai le grandi labbra. Affondai dentro la lingua per trarne il sapore più intimo ed interno che riuscii a catturare. In quel momento mi accorsi che mia sorella Elena ci stava riprendendo con la videocamera. Sentivo la sua presenza grazie alla luce proiettata da essa. Come seppi dopo riguardando il video Giovanni stava aspettando sull’uscio della porta con la sua toga nera con i due cordini dorati apparentemente impassibile. Era stata una trovata di Elena. Io continuavo a leccare la fica di Monica che si era accorta anche lei della presenza di Elena e mise la testa sotto il cuscino, ma mi lasciò fare. Ad ogni affondo della mia lingua dura dentro il suo fiore roseo era un urletto. La mia lingua prese un po’ di liquido bianco; Monica stava ovulando molto probabilmente. Elena vi fece una zoomata rapida per poi continuare con un primo piano di me che leccavo quella magnifica vulvetta dall’aspetto innocentino nonostante il pelo zuppo di sudore. Sentivo un sapore di pesce, come fosse rombo o era spigola? No, ecco qualcosa che nessuna handycam potrò mai riprodurre: la successione rapida di sapori che la lingua fuori giri cattura quando lecchiamo la fica di una donna che ci piace: pesce bollito, bianco d’uovo, minestra, sale, ciliegia, miele, latte acido salatino, un caleidoscopio di sensazioni lubriche che il mio cervello né il vostro riuscirebbe a focalizzare. Era come se cercasse in una banca dati biologica ciò che più gli somigliava senza poter decidere. Ed io contento leccavo, leccavo. Monica si muoveva a scatti poi mi chiese, mi implorò:
“Mario, Mario! Mettimelo dentro presto! Ahnnnnn! Ahnnnn! Ahnnnnn! Ficca che vengo! Ahnnnn! Ahnnnn! Non farmi venire adesso ti pregoooooooo! Non cosìiiiiii! Ahnnnnn!”
Monica aveva riassunto una posizione normale e a volto scoperto dopo aver visto che Elena non insisteva troppo sul suo volto con le riprese, mi tirò per il capelli mentre davo le mie ultime leccate curiose a quel paradiso di tenera carne bagnato come la foresta dopo il monsone tropicale. Dovevo metterglielo dentro o avrebbe solo goduto di lingua. La spada era pronta alla trafittura: nostra cugina Monica (ormai c’era anche Elena presente in stanza) allargò le cosce stesa comoda, e dopo un po’ di smanettamenti di prammatica alla mia asta, aspettava gemendo che glielo mettessi dentro. Indugiavo per far inquadrare a mia sorella Elena i nostri sessi. Il mio cazzo era sopra di lei pronto ad entrare. Abbassai il bacino per sfiorarle ancora la clitoride, una smorfia di piacere di Monica, ma anche di disappunto, fece in modo che centrassi il buchino roseo un istante dopo. Ero dentro. Monica diede un rantolo liberatorio:
“Ahnnnn! Finaaaaaaaalmenteeeeeeeeeeeee! Ahnnn! Ahnnnn! Ahnnnn!”
Mossi il bacino per sbattere il batacchio dentro la fica di nostra cugina. Monica rispondeva ai miei movimenti cercando di sincronizzare i suoi. Mi bastava avvicinare il volto per vedermi baciato, leccato, amato, e ricompensato con tutta la bagnatissima dolcezza della sua lingua per le mie movenze amatorie. Monica aveva perso ogni inibizione anche davanti alla handycam. Cercava apertamente la mia lingua mentre la mia cappella, più sotto, rimescolava i piaceri liquidi che scendevano dalla sua vagina interna ad ogni colpo più calda. Mentre amavo Monica avevo intravisto mia sorella Elena fare le riprese con una sola mano; con l’altra si era tolta gli slip ed era rimasta con la sola maglietta lunga. Riprendeva e si toccava; io cercavo di portare all’orgasmo Monica; di quel passo sarebbe stato affare di pochi minuti - o secondi?…Monica trovò la forza per dirmi:
“Cambiamo Mario! Ahnnnn! Voglio stare, ahhhnnnnn, di sopra io adesso! Uhmmmmm! Dai, toglilo un attimino… che bello Mario! Uhmmmm! Sì! Sì!”
A malincuore tolsi il cazzo bagnato dalla fica di Monica, e per un secondo o due lo feci inquadrare a Elena che vi fece la zoomata, poi Monica stessa mi stese d’autorità dove prima c’era lei e, dopo avere afferrato e carezzato con il polpastrello il mio cazzo al centro della cappella facendomi trasalire all’improvviso, lo accompagnò dentro per qualche istante in cui entrò qualche centimetro fino a quando lei non vi si autoimpalò. Riuscì ad ingoiarlo tutto con quella sua fica che ormai innocente non era più. Il suo piacere crebbe esponenzialmente in un istante. La mia piccola amazzone deliziò il mio cazzo nonché la handycam di Giovanni. Nel frattempo Elena aveva ceduto a Giovanni la videocamera e si era tolta la maglietta. Era completamente nuda col suo bel ciuffo di peli pubici curato. Aveva deciso che aveva aspettato abbastanza. Monica cavalcava ormai ad occhi chiusi. Io intuendo le intenzioni di Elena la tenevo per i fianchi ben salda. Stavamo mettendo nostra cugina Monica alla prova; se passava l’esamino sarebbe diventata nostra complice… mia sorella Elena col suo corpicino da elfo sbiancato salì sul letto, e con molta attenzione andò a piazzarsi alle mie spalle poco sopra la mia testa. Abbassò il suo bacino nella posizione della pisciata, e mi offrì la sua fica evitando di guardare Monica in viso per timore che si sentisse aggredita, sfidata, o quant’altro. Incontrai la fica di mia sorella e con mio grande piacere potei vedere, sentire, assaporare che ogni donna ha un suo sapore lì, nella fica. Aumentai di proposito i miei affondi nella passera in brodo di Monica che per un secondo di era fermata visto che non credeva ai propri occhi! Io che leccavo la vulva a mia sorella, e per giunta davanti ad una videocamera. E quell’uomo che stava facendo? Ci riprendeva con la toga da giudice? Più o meno questi potevano essere i pensieri dell’ingenua Monica che ora era rimasta ipnotizzata dalle smorfie di godimento di Elena. Mia sorella oltre la fica mi diede da leccarle anche l’inguine ed il suo ano che fu alla base del nostro rapporto incestuoso qualche anno addietro. Vallo spiegare alla dimessa cuginetta in orgasmo in quel momento! Elena pensò di sistemarsi meglio appendendosi alle spalline del lettone. Poi decise di dare le spalle a Monica per non indurle troppo disagio e cambiando posizione trasformò la mia testa nel suo ipotetico bidet. Sentivo il peso del suo corpo compensato solo in parte dal sollevamento delle sua caviglie. Elena continuava ad usare la spalliera del letto ed intanto muovendo il bacino (e la fica contro la mia bocca) offriva la visione del suo piccolo culo sia a Monica che alla videocamera di Giovanni, il nostro amico giudice. Elena non disturbava Monica che intanto continuava a godere senza curarsi del nostro incesto orale. Riuscivo a vedere ogni tanto quanto stavano su i suoi piccoli seni. Le mie palle che si erano indurite al massimo intanto mi si presentavano al mio inguine come i due booster che sollevano il razzo verso il cielo. La sborrata dentro nostra cugina non avrebbe tardato dato che la sua fica continuava ad emettere caldi liquami che a tratti le uscivano bagnandomi le cosce. Non era più necessario che tenessi Monica per i fianchi. Salendo Elena sul letto non aveva protestato, né era fuggita. Se ne accorse anche mia sorella Elena che avanzò di mezzo metro verso Monica restando in ginocchio poco sopra la mia pancia. Abbracciò Monica dandole un bacio sulla guancia per essere rimasta congiunta con me. Offrimmo alla handycam del giudice un quadro di una certa tenerezza: Monica che cercava di raggiungere un bagnato orgasmo con me, e mia sorella Elena che mostrandomi il culetto carezzava e succhiava i seni di Monica baciandole il petto e le guance ogni tanto; evitò accuratamente le sue labbra. Nemmeno le toccava il sesso anche se sfiorandole la clitoride il piacere di Monica non avrebbe tardato; no, voleva che il piacere glielo desse il mio spadone col quale le avevo dilatato un po’ il retto anni prima, per sua stessa richiesta. Monica aveva gli occhi chiusi, per lei contava solo il piacere. Peccato che il sito di Giovanni ( e di mia sorella Elena) avrebbe censurato quei volti di godimento con l’ovale grigio! Io mi muovevo e Monica rispondeva ai miei affondi. E mentre Elena succhiava e leccava il seno destro di Monica sentii la sua vagina rilasciare qualcosa di caldo e liquido.
“Ahnnnnnnnnn! Ahnnnnn! Uhhhhhhhhhhhhh! Ahnnnn! Ahnnnnn! Ahnnnnnnn!”
Ad ogni rantolo di Monica ( e ce ne furono una ventina) Elena, tenendola per i fianchi con garbo, le strizzava il capezzolo che le era capitato mordendoglielo con le labbra, tirandolo e poi lasciandolo andare. Monica ebbe il suo orgasmo assistito dalla dolcezza trasgressiva di mia sorella Elena. Restava da ottenere il mio: chiesi a Elena di togliersi, e misi Monica alla pecorina e dopo tre o quattro colpi di lingua di Elena alla mia cappella per la gioia del filmino di Giovanni ritrafissi Monica dopo averle aperto le cosce; nostra cugina, accovacciata con la testa sul cuscino, aspettava il mio giusto orgasmo continuando a respirare. Mia sorella Elena di lato, accarezzava il ventre di Monica baciandole a tratti la schiena e la nuca. Le provocava piccoli rantolini. Io intanto affondavo i miei tiri di artiglieria. Venti o trenta colpi implacabili tenendo Monica per i glutei e lo sparo infine partì. Dieci o quindici proiettili del mio caldo sperma invasero la vagina della nostra graziosa parente. Ad ogni mio colpo di reni mia sorella Elena baciava Monica su qualche parte della schiena solleticandole il ventre con delle carezze sfiorandola con i polpastrelli; Monica era ormai dei nostri! Quando mi stancai di sparare sperma, o meglio quando - ahimé -lo finii, tolsi il cazzo, che ormai il suo dovere l’aveva fatto, e chiedeva solo di riposare, e mi chinai a baciare la vulva e l’ano di Monica. Volevo dimostrarle la tenerezza che provavo per i suoi buchi che mi aveva graziosamente concesso. Ero orgoglioso come qualunque maschio: la sua vulva era piena del mio sperma. Provai a riassaporarlo. Dopotutto era anche roba mia. Un sapore indescrivibile mescolato con i liquami del sesso di mia cugina. Giocai anche con la lingua sul suo buchino striato posteriore, e vidi che lì si era fatta depilare. Monica era sudata, ma a me, pulita o sporca non interessava, volevo prenderla e leccarla. Anche lì nella sua delicata dignità. Sì lo confesso, armeggiai per metterglielo anche nel suo culetto; solo che ormai il mio pisello si era ammosciato. Si avvicinò mia sorella Elena, e provò a prenderlo in bocca per vedere se lo riavviava; io intanto continuavo a leccare nostra cugina lì. Sembrava carne grassa, più spessa, asciutta, niente di paragonabile ai sapori salati e delicati della vulva comunque sempre più morbida. Qualcosa di oleoso e dolciastro che seccava subito, a furia di leccare veniva anche fuori, ma non lo voglio nemmeno nominare! Certo gli odori che emanavano da quel pertugio non erano esattamente piacevoli, ma il posteriore di nostra cugina valeva qualche sacrificio. Se penso che mia sorella Elena anni prima per incoraggiarmi mi ci fece scendere lo yogurt al cioccolato… era strano che Monica stesse subendo senza protestare (con tutte le remore che aveva confidato a mia sorella): Elena mi fece cenno di smettere, e di venire dove stava lei. Cambiammo di posizione e mia sorella Elena prese a leccare l’ano a Monica senza che nostra cugina apparentemente se ne fosse accorta che stava concedendo il suo ano ad una donna. Con la sua mano destra prese a praticarmi una sega mentre aspettavo io di lato baciando Monica sulla schiena. Monica si può dire che godesse in silenzio. Il culo alla pecorina ce lo aveva messo, e non chiedeva il cambio di posizione. Doveva aver cambiato idea circa il rapporto anale. Mica ci stava dicendo di smettere. Le leccate di sua cugina Elena erano rapide delicate, scavanti fin dentro. Certo se Monica si fosse sgomberata prima! … Sia l’ano di Monica che il mio cazzo tornavano a reagire. Elena metodicamente mi faceva la sega ed alternava leccate di ano a Monica con esplorazioni rettali fatte con l’indice della mano sinistra. Monica in silenzio sopportava e fingeva di dormire sul cuscino mentre mia sorella la esplorava e la leccava dolcemente, ed io la baciavo teneramente sulla schiena e quando riuscivo ad arrivarci anche sul collo. Monica continuava a non dare segni di sgradire il nostro interesse per il suo culetto. Era sostanzialmente un via libera. Il mio cazzo, come un rude soldato sopravvissuto a molte battaglie era pronto per l‘ennesima incursione in territorio nemico. Era di nuovo in tiro grazie alla mano magica di quella piccola demone di mia sorella. Giovanni continuava a riprendere le scene senza disturbarci; Monica era, o si era posta, in una sorta di trance, apparentemente incapace di raccogliere le idee; mia sorella Elena mi fece cenno di alzarmi, poi mi presentò l’ano roseo scostando delicatamente le natiche a nostra cugina. Doveva essere un momento importante: Giovanni era salito su una sedia per riprendere la scena da più in alto. Mi presentai col cazzo davanti al mandolino di Monica, mia sorella lo benedì con un’insalivata alla cappella di quelle sue, ed io capii al volo prendendo la giusta posizione. Piazzai il mio ariete di carne (scusate la falsa modestia) dietro le natiche di Monica, ad una decina di centimetri. Attesi qualche secondo per dar modo a Giovanni di fare dei primi piani. Ci sarebbe stata un’esecuzione; di quelle carnali. L’unica testa a cadere sotto la scure sarebbe stata solo la nostra morale ( -e quando mai ne abbiamo posseduta una?!-). Elena, “la mia aiutante di patibolo” scostò un paio di volte le natiche con dolcezza, alla “condannata” Monica in apatica attesa, ed io da bravo boia affondai il mio cazzo duro con un solo colpo. Fu affare di un secondo. La mira l’avevo presa bene. Una stretta improvvisa attorno al glande mi aveva confermato che ero dentro. Chissà, forse in un’altra vita ero stato veramente un boia! … Monica, “giustiziata ”alla presenza del nostro amico giudice con tanto di toga e cordini dorati, uscì dal suo trance post orgasmico mentre mi muovevo dentro i suoi visceri tiepidini appena violati:
“Arghhhhhhhh! AHI! ”- Monica era stata fino a quel momento piuttosto dimessa; invece ora urlò proprio ad alta voce. E come non capirla! Cercai di sdrammatizzare:
“Che bel culo che hai cugina! Ahn! Dentro ! Sì! Ecco…ahn! Prendi! Ahnnnn!”
“Stronzo! É così che si fa? … ahi! Ahi! Brucia! Uh! Uh! Ahi! Uhmmmf! Ahi! Uh! Uh!”
“Scusa Monica! Mio fratello avrebbe dovuto fare più piano!”- Poi rivolgendosi a me disse:
“ E tu muoviti adesso! Dobbiamo farla godere anche dietro!”
Ma sì! Satana all’inferno ci terrà due posti belli caldi, per me e mia sorella. Intanto su questa terra mi facevo strozzare e masturbare il cazzo dal culetto piccolo di mia cugina, la francesina raffinata, che tornata dall’erasmus a Parigi, con noi due incestuosi e l’amico guardone, aveva conosciuto l’orgasmus… Purtroppo ora Monica stava conoscendo anche la perdita di sangue dovuta alla trafittura contro natura. Se l’avessimo lubrificata probabilmente avrebbe sofferto di meno. Non si lamentava più, anzi si può dire che le facesse anche un po’ piacere…
“Uh! Uh! Uh! Beh, piano! Vai! Uh! Uhnnnn! Ahnnn! Arghhhh! Uh! Uh! Però…! Uh! Ahn! Uh!”
Mia sorella Elena baciandole la schiena la consolò:
“Visto Monica?! Era solo un momento! Pciù. Pciù! Beata te! Già un orgasmo e viaggi verso il secondo…”
“Elena! Ahnnn! Te la sei fatta leccare ahnnn! Da tuo frat….eahnnn…ello! Sei una porca! Siete due porci! Sono capitata con due maniaci dell‘incesto! Maledetti mi state facendo…ahnnnn! Uh! Godere! Ahnnnn!”
Mia sorella sfiorava con la lingua la schiena a Monica e le rivolgeva qualche complimento:
“Uhmmm! Che buona la tua pelle Monica! Sei stupenda. Ce l‘hai liscia.”
“Siete tutti matti! Io non volevo. Ahnnnnn! Fammelo godere questo culo ! Mario! Uh! Fammelo godere! Ahnnn! Dai!”
“Ecco Monica! Prendilo! Prendilo tutto!”
“Mi avete ahnnn! Mi avete tolto la verginità del culo! Bastardi! Uh! Rompi tutto! Aprimi! Uh! Uh!”
“Monica! Ce lo potevi dire! Sei tu che ti sei piazzata alla pecorina!”
Nostra cugina faceva la scandalizzata, ma in realtà era contenta. Le avevamo fatto superare un bel tabù. Da parte mia avevo capito che “Arghhhhh” voleva dire “male” e “uh!” o “ahnnn” invece “godimento”. Non so a nostra cugina Monica, ma a me faceva piacere incontrare le pareti del suo retto tiepido. Ci metteva qualche istante a capire cosa faceva il cazzo lì dentro. Però quel suo culetto al suo interno reagiva magnificamente alle incursioni del mio cazzo. Cercavo di venire assistito anche dalle carezze alle palle di mia sorella Elena che sembrava non lamentarsi troppo di essere rimasta a fica quasi asciutta. Mentre Monica era tutta una zuppa. Io affondavo e il retto di Monica reagiva con dei rimbalzi. Sfregavo la mia cappella nelle sue intimità, talvolta ruvide, provocandole altri arghhh o uh esclamati in un istante senza fiato. Ad un certo punto, mentre facevo i miei comodi su nostra cugina alla pecorina, sentivo che Monica stava ormai solo godendo quando mia sorella prese a carezzarle la pancia velocemente e leggerissimamente. Monica stava avendo un altro orgasmo:
“Uh! Ahnnnn! Uh! Ahnnnn! La pancia no! Elena ! La pancia no! No! Ahnnn! Ahnnn!”
Mia sorella non ne dette per inteso, e continuava a carezzare Monica sotto; dietro invece godeva del mio batacchio amorevolmente strozzato dal colon retto dentro di lei.
“Ahhnnnn! Ahnnn! No! No! Noooooooooooooooo! Ahnnnnnn…ahnnnnnn, ahnnnnnnn!”
Monica ebbe il suo orgasmo solo apparentemente rettale. Il mio cazzo smuovendole il colon e mia sorella carezzandole la pancia le stimolammo invece la vescica che sparò un copioso schizzo di urina con la quale Monica bagnò il letto. Non era colpa sua. Non aveva potuto contenersi stimolata da noi in quel modo. Io continuai nonostante la puzza di piscio (non proprio gradevole una volta assorbita dalle lenzuola). Aspettai che la vescica di Monica ebbe finito di schizzare poi le sborrai dentro la mia poca acquetta proveniente dalle mie palle stressate, e con l’ultimo doloroso rilascio ebbe fine quell’incantesimo di intenso piacere tra noi tre. Non rimproverammo la nostra ospite visto che la colpa di quell’enuresi era stata soprattutto nostra. Uscii dal culo di Monica e mi stesi, stremato (-ma che avrebbe dovuto dire Monica allora?) sulla parte asciutta del lettone. Certo Giovanni aveva smesso le riprese e spento la videocamera. Monica lo ignorò, e si alzò dolorante dal letto; il suo valoroso culetto aveva qualche rivoletto di sangue. Dovevamo togliere il lenzuolo prima che bagnasse troppo il materasso. Giovanni diede una mano a Elena e portò il lenzuolo nel lavabo esterno in giardino. Rimanemmo soli in tre. Elena baciò Monica abbracciandola, e la accompagnò al bagno per lavarsi. Poi venne da me, e mi leccò via tutto il sangue raggrumato del retto di Monica dalla mia cappella per evitare che si solidificasse formando delle piccole crostine. M’insalivò il glande com’era sua amorevole abitudine, poi lasciandomelo relativamente pulito, mi disse:
“Adesso che lei ti libera il bagno riaccompagnala a casa. Io resto altre due ore forse a scopare con Giovanni…coprimi tu con papà! Lui sospetta qualcosa. Guai a te se te lo fai sfuggire!”
“É il tuo uomo adesso?”
Mi rispose risoluta a bassa voce. Eravamo vicini al bagno; sentivamo che Monica aveva aperto l’acqua della doccia. Quel rumore copriva i nostri sussurri.
“Questo lo crede solo lei…capito?! ”
Elena intendeva nostra cugina in bagno. I continuai:
“Insomma da quando scopi con lui?”
“La smetti?! Se ci prendono il video ci facciamo due settimane a Sharm…poi lui non ha partecipato! Se nel culo di Monica ci fosse entrato lui?! Guarda che si è comportato bene! Non ti ha disturbato proprio. Ha fatto solo le riprese! Non se l‘è nemmeno tirato fuori. E io solo la tua lingua! Che dovrei dire io che sono rimasta a fica asciutta? Pensi che basti la tua lingua a soddisfarmi?”
“Va bene, va bene! Sei la sua amante?”
Mia sorella ignorò me e le mie ironie (che in realtà non meritava) e scese dabbasso a preparare ancora nuda l’imballo dell’i-phone che era di Monica adesso, e di pieno diritto: se l‘era conquistato. Dopo la doccia Monica si era rivestita ed era scesa anche lei chiudendosi in un certo mutismo. Monica, potei vedere da sopra, rifiutò l’imballo limitandosi ad accettare l’i-phone, le cuffie ed il caricabatteria frettolosamente infilati nella borsetta. Scambiò con mia sorella un sorrisino breve ed imbarazzato. Monica si avvide pure di quanto fosse più vecchio Giovanni: gli strinse la mano con dei convenevoli di circostanza come se lo vedesse la prima volta. Non manifestò il minimo interesse per il nostro amico giudice e complice. Forse era ancora frastornata dalla sodomia che le era stata praticata. Monica può chiamarmi stronzo quanto le pare, ma tanto ha goduto, si sentiva che a certe condizioni, a certi affondi le era piaciuto. Mia sorella la baciò sulle guance per salutarla, notai da sopra, ma nostra cugina rimase rigida accettandolo, e non ricambiandolo; poi andò in macchina ad aspettarmi. Quando entrai in auto fissava l’orizzonte senza curarsi del sottoscritto. Provai a baciarla sul collo, ma scostò di poco la testa. Non voleva più essere baciata. Non insistetti. Allacciammo entrambi le cinture. Era passata solo mezz’ora dalla rottura dell’atmosfera di sesso. Vestiti e asciutti entrambi accompagnavo Monica a casa nostra. Durante il tragitto non parlai aspettando che fosse lei a farlo. Mi fermai anche al self service del benzinaio per fare rifornimento. Monica continuava a fissare il vuoto con gli occhi gelidi. Il resto del mondo non la interessava. Provai a provocarla. Andai alla toilette e ci rimasi sette-otto minuti; nella stazione di servizio, vicino il bar, c’era una Pantera della Polizia: se voleva denunciarmi era padrona di farlo. Le sarebbe bastato raggiungere gli agenti e andando alla toilette gliene avevo lasciato il tempo. Stufo di aspettare cosa volesse fare tornai in macchina. Monica continuava a non degnarmi di un sorriso, uno sguardo, niente! Lasciai la stazione di servizio passando davanti alla Pantera, e niente. Le toccai un ginocchio cambiando la marcia, e scostò la mia mano prontamente.
“A me è sembrato di averti fatto godere! Se ti ho fatto del male, le mie scuse cugina! Non t’importuneremo più.”
“Ho goduto! Punto e basta! Adesso guida che è buio!”
Le sue prime parole dopo quaranta minuti. Mi aspettavo che protestasse per la sodomia, che facesse delle domande sul perché era stata sodomizzata, sul perché avevamo approfittato della sua passività (ma a questo poteva rispondersi da sola invertendo la domanda: in fondo chi pecora si fa il lupo se lo mangia), mi aspettavo che riservatamente mi domandasse come era nata la relazione incestuosa con mia sorella, ma sorprendentemente fu sempre muta, come se lo sapesse o non la riguardasse. Correndo il rischio di dover fronteggiare una sua crisi isterica ruppi il ghiaccio chiedendole:
“Dì un po’: te l’ha fatto provare Elena quell’i-phone?”
“Mmm.”
“Sai, non sapevo nemmeno che ce l’avesse…”
“Mmm.”
Il suo secondo mugugno mi dimostrava che non voleva parlare più. Continuò a ignorare la mia domanda sull’i-phone regalatole da mia sorella Elena limitandosi a tenerlo chiuso nella borsa. Io un po’ preoccupato lo ero: e se ci avesse sbugiardato con i nostri vecchi?! Ma no! L’avevamo ricompensata con un i-phone. Arrivati a casa tornammo due distaccati cugini. Lei sembrò ritrovare il suo sorrisino di sempre; con nostra madre rispose a tutte le sue domande affermando che l’avevamo fatta divertire. Feci in tempo a notare sui suoi pantaloni qualcosa che m’incuriosì mentre entrava nella camera di Elena dove dormiva. Posteriormente al livello del cavallo c’era una macchia rossa densa. Era sangue. L’ultima traccia del sesso duro che le praticai. Sperai che mia madre non l’avesse notata. Raggiunta la mia stanza mandai un sms a Monica: - “Hai una macchia sul cavallo dei pantaloni. Ti prego non far lavare i pantaloni da mamma. Dormi bene. Grazie.” I nostri genitori non trovarono strana l’assenza di Elena. Non mi chiesero niente ed andarono a dormire. Io, coricatisi i nostri vecchi e Monica, uscii di casa di nascosto e tornai nella nostra casetta di campagna. Tanto erano solo 20 minuti di macchina. Volevo spiare mia sorella con Giovanni che era diventato un suo amante. Forse non ero solo geloso. Ero solo morbosamente interessato al sesso in tutte le forme: chissà cosa avrei provato a spiare mia sorella. Certo che il divario di età tra mia sorella e il suo amante giudice era rilevante! Cosa vidi fare a Giovanni e mia sorella ve lo dirò un’altra volta, a meno che nel frattempo non preferisca raccontarvelo lei.
A presto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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