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Quando Angela Pohel viveva sulla...Luna - parte 5, ultima


di sexitraumer
25.06.2021    |    740    |    0 8.7
"Dopo i primi sorsi la signora Agatha fece scendere il contenuto del bicchiere tra i suoi seni, fino all’ombelico, fino alla fica bagnata..."
“E perché no?! Ero grande e sviluppata, Angela! …al letto con lui ci sarei andata anche a occhi chiusi! Ma lui con me non era proprio capace…due mesi dopo la prima volta con Koen, ormai lo sapevano che scopavamo, e se n’erano fatti una ragione, o almeno così credevo. Io e papà tentammo un’altra volta: gli avevo offerto un rapporto naturale colla mia fica: lui di sotto, e io lo cavalcavo…come preliminare gli avevo piazzato la mia fica sopra la sua bocca, e me la leccò moltissimo, poi al momento del coito…una volta entrato mentre mi guardava in faccia gli si è ammosciato …dovetti finire io con la bocca, e le mani…peccato ce l’aveva grosso! Il giorno dopo tornai alla carica: gli proposi di farlo al buio…lo baciai tantissimo, sai, e ottenuta l’erezione lo feci entrare in me …al buio ci riuscimmo…peccato che venne abbastanza presto…sai, in realtà a lui non piaceva poi tanto il sesso trasgressivo, anche se secondo mamma lo faceva ogni tanto con le donne sospette, sai, per lasciarle andare…lui però ha sempre avuto il cruccio di non esser mai potuto entrare nella polizia sovrastatale…ha lasciato l’esercito dopo un curriculum di tutto rispetto, e dopo il turno nella polizia metropolitana, voleva entrare nella sovrastatale: avrebbe guadagnato di più…tuttavia ha sempre fatto una colpa a mamma di averla dovuta aiutare con un impiccio sul posto di lavoro di assistente sociale.”
“Che intendi dire?”
“Una collega di mamma senza figli, una tipa acida, invidiosa di lei e del fatto che aveva noi, due figli belli, credendo che mamma volesse segnalarla per alcuni suoi affari poco chiari, voleva denunciare mamma alle autorità per aver omesso di denunciare alcune situazioni d’incesto che mamma aveva trovato non particolarmente illecite…papà chiese aiuto ai colleghi che iniziarono ad attenzionare la sua accusatrice, certi che quando accusi qualcuno di qualcosa, quel qualcosa l’hai già fatto tu… e scoprirono che se la faceva col figlio di dieci anni della sua dirimpettaia che a sua volta, essendo povera, glielo prestava per soldi…insomma quest’acida instabile collega venne licenziata, e a mamma la sua carriera fu salva. Ma i colleghi presentarono il conto a papà: doveva coprirli quando non fosse stato d’accordo con loro su come risolvevano dei problemi con dei sospetti…siccome anche lui molte volte aveva dovuto voltare le spalle alla giustizia per salvare i colleghi, nella polizia sovrastatale non l’hanno preso più…sarebbe rimasto in quella metropolitana! E credo ce ne abbia fatto una colpa.”
“E mamma vostra?”
“Facevamo con lei doppiette con me e Koen quando papà faceva la lunga…e tra io e lei avevamo messo insieme una bella collezione di falli termici...quando ci venivano a trovare i parenti, affinché non li trovassero, li portavo da una mia amica, Posey si chiamava, e l’avevo convinta che fossero miei…uno mi ricordo che se lo tenne: non erano ricchi a casa sua, e i genitori non avrebbero mai potuto comprarglielo. Ma regalarglielo in cambio del nascondimento degli altri non mi costava nulla. Poi una volta andati via i parenti andavo a riprendermeli: capirete, mamma ci teneva…pensate che un pomeriggio in un motel, tra noi tre…tanto papà me lo sarei scopato io a parte dopo…insomma mentre mi spogliavo mamma mi disse…”

“…Ehi, Gesien! ...parlo con te!”
“Che c’è mamy?”
Gesien si stava spogliando degli indumenti intimi nella camera doppia di un motel rimanendo nella sola t-shirt bianca semitrasparente senza le mutandine; il che permetteva al suo culetto adolescente di mostrarsi, quasi intero, poco sotto il bordo della maglietta.
“Il dildo verde, quello doppio a due motorini…non lo trovo…l’ho anche cercato ieri pomeriggio! Ce l’hai tu?”
“No. L’ho regalato a Posey, la mia amica che ce li tiene, quando vengono i parenti…”
“E perché? Era praticamente un gioiello!”
“I genitori di Posey non sono ricchi, non glielo potrebbero comprare! E così gliel’ho regalato! Le piaceva, e le ho detto come si usava…”
“L’ho pagato settanta crediti, e tu li regali così…e ora che mi ficco dentro!?”
“Mamy, non era di marca! Ho chiesto al negoziante: era una copia di quello originale, che ne costa duecento! Il nostro molte funzioni di quello originale non le aveva! Magari ce lo regaleremo l’anno prossimo! ...comunque io sono pronta! Quello in qualche modo te lo ricompro! Magari mi faccio il negoziante…”
“Sei mino…ehm il negoziante è gay!”
Gesien, semi nuda, si presentò alla madre già in tenuta sexy propriamente detta: Body e collant neri. La figlia invece t-shirt intima semi trasparente e gambette nude, oltre che la vulva glabra.
“Sei così bella figlia mia…beata te! …chiama Koen! A proposito, dov’è andato?”
“Al bar del motel, a prendere della brodaglia fredda…frizzante.”
“Brodaglia?”
“Champagne economico: vuole berlo dalla nostra fica, non so…così mi è parso…o forse vuole penetrarci con la bottiglia, come nella pornografia del XX secolo…”
“Pensi che la mia fica non gli piaccia più…?”
“La tua fica è un’ottima fica, mamy…te la stai tenendo bene! Senti, vuoi un massaggio manuale o linguale, intanto che sale?”
“Vorrei che me la leccasse tuo fratello, Gesien! Me la tengo asciutta qualche minuto, grazie.”
“Chinati contro il letto mamy, che intanto ti preparo dietro …il cazzo di Koen comincia ad essere grosso…potrebbe darti dolore!”
“…uhmmm…forse hai ragione; però mi bagnerò la patacca, e io volevo che Koen la trovasse asciutta!”
“Se non te la leccherà lui lo farò io mamy! Sluuuurpf…l’odore è buono…la lecca, la lecca…”
Gesien aveva dato un bacio ampio e linguale alle carni della vulva della madre, prima di farle cenno di voltarsi…
“Hoh…mhmmm…ahnn…fa pure, allora!”
La signora Agatha in collant fumé e body nero di pizzo per coprire le grinze ventrali si stese sul letto solo di pancia, con i piedi sul pavimento, piegata a novanta gradi. Il suo culo poco cascante si presentò a disposizione della figlia che aprendo le natiche più e più volte valutava l’aprirsi dell’ano, che baciava e leccava all’improvviso. Poi passava a baciarle e leccarle l’inguine, quindi le natiche, e di nuovo il bucio che violava pochi secondi a lingua indurita, per poi introdurvi il dildo di lattice a forme variabili sinuose, lubrificato con l’olio giusto, acquistato in farmacia, che avevano portato con loro. Continuò una decina di minuti, sentenziando alla fine:
“…di…direi che col retto sei pronta mamma! Koen dove te lo dovrà mettere?”
“Dove vorrà lui! Lo so che non sono più tanto figa! Tu non trascurare l’altro, mi raccomando! Che il dildo a due motorini l’hai dato via!”
“Te lo ricomprerò mamy, tranquilla!”
“Click!”
Gesien si voltò: era appena entrato Koen con una bottiglia di champagne in fresco, che mise subito sul tavolino della stanza. Poi si liberò degli abiti rapidamente, restando completamente nudo. La madre s’era eretta in piedi mostrando il suo corpo reso sexy dal body di pizzo che le teneva i seni sollevati. Koen le mise le mani sulla fica per prenderla, spremacchiarla, e ad un tempo baciare e succhiare i capezzoli dei seni materni. Gesien introdusse il proprio medio nell’ano materno leccandole il collo, e l’interno dell’orecchio. La signora più che cinquantenne era una donna fortunata ad avere due figli che si preoccupavano del suo piacere in modo leale e completo senza trascurare alcun pertugio.
“…AHNNN…HAHNNN! ...mhmmmm…che bravi i figli miei…ahnnn!”
Quasi per certo avrebbe preferito due maschietti come quella mamma deviata che aveva conosciuto per ragioni di lavoro. Tra respiri e sospiri molto intimi con due donne, una di mezza età, l’altra poco più che coetanea, il maschietto raggiunse l’erezione piuttosto rapidamente, mentre la madre glielo spippava, e sua sorella baciava a lingua ora la madre, e ora il fratello minore…Koen pronto per la penetrazione disse:
“…dove lo vuoi mamma?”
“Nella fica, spostati, e non ti allontanare!”
La signora si sedette sul bordo del letto, poi si stese di schiena, e portò le ginocchia al petto mentre allargava le cosce. Il figlio scappellò il cazzo, e dopo aver chiesto e ottenuto un’insalivazione alla cappella dalla lingua di sua sorella Gesien, lo affondò tutto nella fica generosa e larga della madre mettendosi subito a battere il cazzo avanti e indietro. Intanto Gesien introdusse due stadi ricurvi di un dildo sinuoso nel retto della madre, e dopo aver de-sincronizzato i movimenti col cazzo del fratello si mise a carezzare la regione della fica materna intorno al clitoride con sfiori del suo naso, poi sostituiti da delicati colpi della sua lingua. La signora Agatha, così amata dai due figli era già in sbrodolo mentale; e mentre il figlio la chiavava senza troppa passione, ma per senso del dovere, la signora, chiusi i propri occhi, aveva estratto la propria lingua tenendola in aria. Koen non riuscì a chinarsi per intercettarla con la propria …toccò Gesien che interruppe il lecchino della fica materna, in alto, e vista la richiesta di sensi della madre, incrociò lei la lingua con la sua genitrice…dopo una decina di minuti di colpi duri, a sbattimento di pallette sui rigonfiamenti del dildo nel culo della madre, non molto sensitivi dato che la vagina interna della madre non era né stretta né troppo calda, il maschietto disse:
“Mamma, voglio mettertelo nel culo!”
“Fai, fai…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn…Gesien, tieni pronto l’altro, quello rosso!”
Koen tirato fuori il cazzo, fece uscire delle bave biancastre dalla fica della madre, meravigliandosi che s’era bagnata, poi senza neppure farla cambiare di posizione, le trafisse l’ano che la sorella aveva appena liberato dal dildo lubrificatore…la signora accusò il colpo…
“AHN!”
“MHMMM…questo sì che stringe! AHNN …AHNNNN …AHNN!”
La madre lo guardò dritto negli occhi per dirgli:
“Fottimi porco! …me la stavi facendo godere comunque! ...AHHHNNNN…ohhhh…eccolo!...ahnn!…questi sarebbero colpi proibiti figlia mia, ma mi piacciono tanto!...Hooooohhh!”
Gesien introdusse velocemente a colpo sicuro un dildo a motorino interno nella vagina della madre avviandolo, poi mentre il fratello le teneva le gambe larghe per sbatterla nel culo, la sorella di Koen strinse i seni alla madre pizzicandole i capezzoli ad arte, alternando i pizzichi con dei succhi, baciandola anche in bocca. L’amoreggiare di madre e figlia in pochissimi minuti fece venire Koen, che sparò la sua sborra nel retto materno. Qualche minuto dopo mentre erano ancora congiunti madre e figlio, Gesien prese a muovere e smuovere il dildo per far venire la madre che emise ancora dei liquamini…Koen si chinò ad assaggiarli con la lingua, e la madre gradita la leccata, disse:
“…ti ci bagnavo il cazzo se avessi avuto più pazienza, maiale! Basta lecca-lecca…basta!”
“…yuhmmm…mhmmmm…”
“Prendi lo champagne Gesien! Dobbiamo brindare alla mia venuta doppia!”
La ragazza prese i tre bicchieri in plastica imitativi di quelli di cristallo, e li riempì. Tutti e tre gli amanti fecero toccare i bicchieri, poi bevvero. Dopo i primi sorsi la signora Agatha fece scendere il contenuto del bicchiere tra i suoi seni, fino all’ombelico, fino alla fica bagnata. Koen si abbassò a leccare servizievolmente la vulva materna, assaggiando tutto ciò che s’era mescolato con lo champagne. Gesien invece mise il cazzo moscio sporco del fratello dentro il suo secondo bicchiere di champagne, lasciandocelo un buon minuto. Poi bevve lo champagne a cui s’era aggiunto lo sperma rimasto di suo fratello, e qualcosa di catturato dentro il retto materno. Quando fece mente locale sputò ciò che aveva accolto in bocca, anche se per preparare la madre aveva violato a lingua il suo ano. Mentre il fratello amoreggiava di lingua con la madre, Gesien aveva ripulito il cazzo di Koen usando come detergente lo champagne…poi iniziò un lungo pompino per ottenere una nuova erezione. La loro madre adesso voleva ricambiare le attenzioni ricevute dai figli, per cui offrì il proprio seno al figlio, mentre Gesien andava avanti e indietro con la bocca sul cazzo del fratello. Così dei minuti, quando disse:
“Stenditi Koen! Tua sorella ti cavalcherà…”
Koen si stese sul letto col cazzo disposto nuovamente a verticalizzare. La signora disse:
“Fammi vedere uno smorza-candela, dai Gesien!”
Gesien prese posto al di sopra del fratello, e dopo un certo mirare si lasciò cadere, senza aggiustare la penetrazione con la propria mano, a colpo sicuro sul cazzo del fratello, subito interamente ingoiato dalla vagina di Gesien, piccola la metà di quella materna…mentre la figlia cavalcava il cazzo del fratello, emettendo filini bagnati ad ogni affondo, la signora leccava le palle al figlio, fermandosi solo dopo aver bagnato le palle di Koen con tanta saliva, poi si andò a piazzare sopra la testa del figlio offrendogli la vulva per la sua lingua maschile dopo essersela bagnata con lo champagne rimasto. Intanto Gesien, essendo aumentato il calore nel suo corpo, si era liberata anche della maglietta. La continua vista del culetto di Gesien, il bagnarsi continuo della cappella di Koen dentro la fica stretta e calda di sua sorella, e il sapore della vulva della madre, provocarono la seconda, ma poco massiva eiaculazione di Koen. Durante la venuta la madre baciò il figlio numerose volte come a premiarlo per ogni colpo di sperma nella vagina di sua sorella, che disse tra il seccato e lo stremato mentre toglieva il contatto facendo uscire prima il cazzo, e poi la sborra che cascò ma non tanto abbondantemente…
“…maledizione, mamma! M’è venuto dentro! Ci sono le pillole, a casa, sì?!”
“Sì, ci sono! …ehi, Koen!”
“Ahnnn…s…sì?!”
“Ora andiamo a farci la doccia, poi mi farai vedere come lo metti nel culo a tua sorella, che ne dici?! Ho visto come lo guardavi, sai…e pure tu, Gesien, sapessi…l’ho dovuto baciare di lato sulle guance mentre ti veniva dentro, sennò il tuo culo non riusciva a vederlo…è il tuo culetto che voleva! …Koen! Bella calda la vagina di tua sorella, eh?!”
“Più della mia, vero?!”
“Sì, mamma…purtroppo sì!”
“Come ti permetti, porco! Che c’è ?! La mia non è bagnata lo stesso?!”
“No, mamma io…volevo dire che…ecco, insomma …”
“Insomma, dopo la doccia me la lecchi e me la fai venire, poi mi fai vedere come lo metti nel culetto di tua sorella…”
“Mamma, ho sonno… devo riposare…vado a pisciare poi devo dormire almeno un’ora…poi farò quello che vuoi, cioè quello che vorrete…no, Gesien! In bagno prima io…farò subito!”
L’ometto di casa liberò la vescica, poi si mise a dormire, e invece di un’ora dormì profondo per due. Al risveglio vide che sua mamma Agatha e sua sorella Gesien s’erano rivestite. Lui andò a lavarsi, poi uscito dalla doccia vide che Gesien stava seduta sul letto. Quando lui si presentò nudo davanti a lei le chiese:
“…e mamma dov’è?”
“…hmmm…è scesa a pagare; adesso torna…che vuoi?”
“Il tuo culetto…”
“…bah! …e va bene! Ma non mi spoglio! Mi rivolti la gonna, va bene?”
“Ok!”
“Intanto leccami la patacca, che la mia è più buona; così ti si drizza, e quando torna lo trova duro…ah ricordati che devi leccarla anche a lei! E che devi farla venire prima d’incularmi…AHNNNN…che fai?!”
Koen aveva stretto all’improvviso il piccolo seno di sua sorella, la quale ne aveva goduto, tuttavia gli fece un appunto:
“Potevi succhiarmelo anche prima, no?”
“Me ne sono dimenticato…”
Gesien si alzò la maglietta senza togliersela, e gli presentò il suo seno di misura seconda-terza. Koen le strinse entrambi i seni, poi le succhiò i capezzoli come meglio credeva, succhiando forte, da padrone assetato, certo di venire respinto; ma a Gesien più glieli mordevi con le labbra succhiandoli, da eccitata …più sembrava goderne…
“AHAHNNNN…ahnnn…AHNNNNNNNN”
Koen diede altre due succhiate di una certa potenza a entrambi i capezzoli allungandoli un pochino…chiaramente erano allo stremo…
“Sfluuuutch! …uhmmmm…Sfluuuuutch…!”
“AHNNNNNNN! Basta Koen! Ti pregooooohhhh!”
“Sluuurp…buoni, sai! Il latte non l’ho trovato…”
“Ahnnn! Ahnnnnn…ahnnn, ma vaffanculo! ...me li stavi staccando!”
Al che Gesien diede un bacio sulla guancia al fratello, presto seguito da un morso…FORTE!
“AHIIIIII!”
“Yuhmmmm…mhmmmm…più o meno quello che hai fatto tu ai miei capezzoli!”
Koen cambiò argomento:
“S’è vestita anche lei?”
“Ma no! A pagare ci si va nudi in body e autoreggenti, no?!...comunque mentre la lecchi a lei te lo prendo in bocca io…tranquillo! E ora lecca questa, che aspetti?! Sa ancora di sapone…l’ho lavata mentre dormivi…”
Dopo essersi liberata dell’intimo, e rimboccata la gonna ai gomiti, Gesien aveva aperto la vulva pulita e asciutta, prendendone i lembi con una mano sola utilizzando indice e medio a V rovesciata, e indicando a suo fratello dove doveva leccare con più frequenza; Koen la leccò bene, dove piaceva a lei, e in due minuti poté bagnarsi la lingua dei sapori intimi e salaticci di sua sorella…intanto era tornata anche la madre…
“…a-haaa…il nostro torello s’è svegliato! ...ehi, ma a chi dovevi leccarla tu?”
Koen lasciò la vulva della glabra della sorella piuttosto bagnata, e calate le mutande sotto la gonna della madre in piedi v’infilò la testa impegnandosi in una frenetica, mirata, veloce leccata del sesso materno grosso il doppio di quello di sua sorella Gesien. Leccò sei-sette minuti di buona lena, senza fermarsi, se non per respirare. Poi la madre, apprezzato l’impegno, carezzandogli i capelli lo liberò:
“AHNNN…basta così Koen…ora mi fai vedere come inculi Gesien, insomma come l’hai inculata la prima volta…sono curiosa prima che porca…”
“Gesien…?!”
“Pronta!”
Gesien salì sul letto accovacciandosi ai cuscini. Koen le rivoltò la gonna per avere la completa vista del culetto ben tornito, data l’età, della sorella; poi allargandole le natiche belle tonde e sode, prive di cellulite, contemplò il buchetto roseo da violare, baciandolo e leccandolo più e più volte, mentre sua sorella Gesien sospirava imbarazzata per le incursioni linguali del fratello, o per il solletico all’inguine dopo una leccata alla superficie dell’ano. La madre osservò attenta ed interessatissima … e Koen, aperte le natiche di pesca di sua sorella Gesien per dilatarle l’ano alla giusta apertura, fece per metterci il cazzo. Aveva appena appoggiato la cappella nuda, quando la madre con un gesto lo fermò, e chinandosi su di lui glielo prese in bocca un minuto frullandogli bene la lingua sulla cappella e carezzandogli le palle, poi, contenta del personale contributo, restituì il cazzo duro al figlio, e prontamente questi invase di sponda il buchino striato della sorella, che aspettava a occhi chiusi, sotto lo sguardo interessatissimo e partecipe della madre. Gesien accusò anche lei il colpo, dato che il cazzo di Koen era cresciuto dalla loro prima marchetta…
“AH…AHNNNNN…ahi! Dentro, dentro tutto Koen! Uhiiii! Dai! Fino in fondo!”
“Ti ha fatto male, Gesien?”
“Solo un po’ mamma, ma so sopportare! Muovilo Koen, dai!”
Koen diede altre due spinte, e il cazzo scomparve tutto nel retto di sua sorella…
“AHNNN…AHNNNNN…bravo Koen! Dai, dacci dentro!
…Koen iniziò a sbatterla, e contemplandole l’ano violato e tappato. Dopo sette minuti di orologio di sbattimenti di cazzo e pallette leccate dalla madre Koen non riusciva ancora a venire … al che la madre grazie ad un’illuminazione gli offrì un certo spettacolino: si tolse la giacca doppio petto da donna, e si sbottonò rapida la camicetta di seta; quindi scoprì i seni lasciandoli liberi di ballare, dopo aver allentato il body…Gesien, alla vista di quelle tette con i capezzoli in evidenza chiese di suggerne uno dopo averlo afferrato con la mano. La tenerezza deI succhio di sua sorella al seno materno, provocarono nel fratello un istante di suprema felicità cerebrale seguita dallo sparo eiaculatorio, il terzo della giornata, che gli fece provare il piacere fisico supremo, col cazzo ben strozzato nel retto di sua sorella…poi dopo il decimo o dodicesimo sparo acquoso tolse il cazzo, e raggiunse la sorella che continuava a suggere il capezzolo alla madre, succhiando anche lui l’altro. Dopo il godimento da parte della loro madre, i due figli, guardatisi negli occhi, decisero allo sguardo:
Koen scese in ginocchio dietro la madre allargandole le natiche e leccandole l’ano; Gesien leccò, e bene, la vulva già bagnata per le lappate di Koen di pochi minutini prima …e dopo l’ultimo sesso orale alla loro madre, contemporaneo come piaceva a lei, si lavarono tutti, si ricomposero, e lasciarono il motel e prendendo il pullman per tornare a casa. Una volta in città si separarono scendendo a tre fermate diverse, per tornare a casa ognuno per conto loro a orari personali sfasati, dato che il padre ignaro o forse rassegnato non sospettasse della mini gita sessuale…lui col cazzo avrebbe fatto felice qualunque donna quanto alle dimensioni, e anche sua figlia Gesien ci aveva sempre fatto un pensierino per far godere, e bene, la sua di fica; solo che suo padre non contraccambiava l’interesse…

…il racconto di Gesien era finito e lei riprese a parlare meglio, dopo lo scorrimento dei suoi ricordi, all’amica Laurenze…
“Ma, chiaramente eravate una famiglia erotomane! O ti ho offesa?”
“Ma, no! Nessuna offesa! No…erotomani, no! Potevamo stare settimane intere senza scopare! Solo che, noi femmine almeno, sapevamo a che servivano cazzo e fica, e come darci piacere utilizzandoli…io non ho mai avuto bisogno di prostituirmi…certo ero innamorata di mio fratello Koen, una specie di bambolino biondo! Un pomeriggio mamma e nonna per poco non ci sorpresero a far sesso galeotto in camera mia; Koen dopo avermi guardato la maglietta arancione, lunga a mezza coscia che indossavo a casa, mi ha dato un bacio dietro la coscia destra verso l’interno, leccando anche un po’, senza alzarmi la maglietta; era diventato un impudente, perché dopo il bacio mi ha preso una tetta con la mano; io ero preoccupata perché quel pomeriggio doveva venire nostra nonna paterna, e i falli termici in quel momento non mi ricordavo che li avevo portati tutti da Posey; mentre stavo riordinando l’armadietto dato che nonna dormiva da me, Koen mi aveva appena molestata, diresti tu…

“…Koen, smettila! Tra un quarto d’ora arrivano…e per due giorni dovremo fare i bravi nipoti! Nonna dormirà qui, sai…non dovrai mai toccarmi! I falli dove stanno?”
“Li hai portati ieri da Posey, e te ne sarai dimenticata! Quando l’ho detto a mamma s’era contrariata: ha paura che se ne tenga qualcun altro!”
“Davvero!?...sì, ora ricordo! Senti, ma tu non stavi facendo i compiti?! T’abbiamo liberato il tavolo della cucina, sai…ehi…ahnnnn…che…”
“Sluuuurpf…slaaapf…dai, me la dai?! Mamma ha mandato un videomessaggio: c’è traffico, tarderanno un po’…”
“Koen, hai studiato un po’ almeno?!”
“Sì, due ore dopo pranzo; matematica vado a farla più tardi da Ephraim, che è bravo…mi aspetta per le 17…fino alle 20…forse rimarrò a cena se m’invita…”
“Va bene, vai da Ephraim…un vero simpaticone, un secchione con la faccia da non-me-la-daranno-mai…ehi, Koen, ascoltami! Bocca chiusa con quello che ti faccio fare, intesi?! Dove c’è l’incesto non esistono amici!”
“Sì!”

…gli misi la mano destra sopra la fica, trattenuta dall’elastico delle mie mutandine, e lui mi strinse un po’ la passera; e io di rimando, dopo avergli infilato le mani nei pantaloni gli toccai le pallette, che ce l’aveva già calde gonfie mi sembrò al palmo, così gliele presi nel palmo chiudendo la mano dolcemente; erano meravigliose e non gli avrei mai fatto male:
“Giuramelo!”
“…te…te lo giuro! Che vuoi…fa…far…fare?”
“La senti la mia fica Koen?!”
“Sì, un po’ sì…è tiepida…”
“Fra poco sarà calda! Io sento le tue pallette!”

…gliele strinsi piano, ma gli feci capire che intendevo, mentre gli parlavo a una decina di centimetri dalle labbra, sentivamo i nostri aliti…

“Hai giurato! Non farne parola con nessuno! Se ci sputtani a me e mamma, o a noi tre, alle tue pallette non farò nulla, ma la mia fica, quella che ora senti, non l’avrai mai più!”

“…lui però restava abbastanza insofferente, insistendo…”

“…va bene, ti giuro il silenzio! Allora me la dai? ...”

“…sai, era per lo più colpa mia! L’avevo viziato. Ma il suo cazzetto duro dentro di me…insomma mi piaceva…lui scostò la mia mano e tirò fuori il cazzetto…”
“Ti sei già tirato fuori il pisello, eh?!”
“…”
“…a mio fratello non sapevo dire di no! Per cui – pensai – una sveltina che gli fa?! Sempre meglio di una sega da solo…”

“Va bene, dà qua!”
“…finalme….ohhhh…”

“Mi misi a fargli un pompino slinguato di un paio di minuti…poi seduta sul letto gli ho presentato la mia fica, portando le ginocchia al petto, con la maglietta rimboccata...le mutandine le scostai io stessa velocemente rompendo l’elastico…lui fece per leccarmela, ma io non ero nella posizione per apprezzare il cunninlictus…”

“…Koen! Ficcalo, dai…facciamo presto!”
“Eccolo Gesien, arriva…quando vengo però baciami!”
“Scopa!”

“Quando vengo, baciami! - S’era abituato bene il signorino! - Mio fratello mi penetrò col suo cazzetto lungo ogni giorno di più…quella volta mi sarà sembrato di una dozzina di centimetri, uno due in più rispetto alla prima volta…continuai a respirare per sostenergli l’erezione; era piccolo e duro! Ma quello stupidino il videomessaggio di mamma l’aveva aperto con dodici minuti di ritardo, vidi dopo…pensa che quando mi mandò il primo schizzo sopra la mia fica, l’aveva tirato fuori appena in tempo! ...insomma mamma e nonna avevano appena varcato il portone elettrico d’ingresso; dopo trenta secondi di ascensore, l’uscio di casa. Il rumore lo riconoscevo, e la porta della mia stanza era aperta; fortunatamente lontana dal corridoio…per cui di fretta gli comandai sottovoce…”

“…fermo! Faccio io! Tu sborra, e basta! Fra poco staranno alla porta, non hai sentito, fuori ?!”
“AHNNN…ahnnnn…ahnnnn...ahnnnnn!”
“Sfluuuutch!”
“…?!”
“Fluuuuf, sluuuuuup…slaaaaap…mhmmmm…yuhlmmmmm, glooooomhhhh…”

“…quella volta mi presi in bocca tutti gli schizzi successivi ingoiandoli, così non doveva ripulirsi…gli svuotai le pallette senza pietà! Erano appena entrate a casa che mio fratello si stava ancora toccando le palle, come fossimo da soli! …lo spinsi nel mio armadio perché non si stava rinfoderando il cazzetto moscio; e intanto che distraevo nonna, lui aveva tempo per uscire dall’armadio, e dalla mia stanza, e ricomporsi…per i normali saluti! Io invece baciai mia nonna sulle guance che avevo ancora lo sperma di mio fratello in bocca…ne mandavo giù un po’ la volta!”
“Deve aver passato una bella giovinezza Koen!”
“Non è stata infelice, no!”
“Vi desideravate l’un l’altro?!”
“Lui forse mi avrebbe desiderato, ma poi ha imparato a trovarsi quelle che gliela davano…non eravamo gelosi, non ci possedevamo: favore contro favore; lealtà, senza proprietà…nessuna ansia di perdita! Io poi con Koen facevo per lo più sveltine!”
“Una mamma come la vostra, e una sorella come te, la vorrebbero tanti maschietti…vostro padre ne era fuori?!”
“Per lo più sì; io stessa mi ci sarò congiunta una dozzina di volte l’anno, o poco più; ma dovevo prendere io l’iniziativa! Lui non mi cercava per il sesso! Ero io a cercare lui! …se gli andava di farlo con me…ce l’aveva grosso! Ma aveva anche una specie di blocco tutto suo!”
“Mentre vostra madre…una bella porca m’è sembrato dal tuo racconto, Gesien!”
“Sì, immagino…sai, mamma Agatha però, invecchiando, capì di non essere più così desiderabile, né io scopavo più tanto spesso con Koen. Ormai era diventato bravo a trovarsele da solo quelle che gli piacevano…e io gli dissi tassativamente, ormai senza giuramenti e prese di fica e palle, di non sognarsi triplette con me e le sue amiche. Nessuno di fuori doveva saperne niente! Proprio niente! …poi come tutte le cose belle all’inizio, con l’erosione del tempo finiscono per non piacerti più. Da sposati ci siamo congiunti di nascosto dai partner una volta sola! Ci baciammo di lingua con il cazzo di mio fratello ben dentro la mia fica! …l’ho fatto venire dentro! …e siamo rimasti abbracciati; ma non ci crederai…”
“…cosa?”
“Dopo un sonnellino mi feci ri-scopare, stavolta nel culo, ma pur sentendolo, non mi era riuscito di godere …”
“E lui?”
“Me la sparò nel culo la sua sborra, poi senza nemmeno un bacio, un grazie, uno schiaffetto alla chiappa…insomma andò taciturno a lavarsi, e …magari avrei preferito andare prima io colla sua sborra che mi cascava dal culo...sai un po’ di galateo…ero sempre sua sorella…ma lì poi ho capito: aveva la testa da un’altra parte, ma non mi volle dire cos’aveva…”
“…e cosa?”
“Mai saputo nulla. Solo silenzio…ecco, allora avevo concluso che non provavamo più nulla! L’uno per l’altra, intendo.”
“…e quanti anni avevate, scusa?!”
“Io trentanove…lui due e qualcosa di meno…mica ero come adesso!”
“E vi siete sposati a che età?”
“Io a ventinove…lui a trenta…”
“…senti, a questo punto sono indiscreta; ma non avresti una foto di Koen…o della tua famiglia? Mi hai stimolato la curiosità…”
“Aspetta, qui ho un album virtuale; vado a prenderlo; quello materiale, di carta fotografica l’ho affidato a Koen e sua moglie prima di venire qui con mio marito Bertholt! Chissà se l’hanno conservato! In teoria dovevamo restare qui dieci anni, e invece sto qui da ventiquattro…”

“Ecco tieni, sono in questo tablet, un centinaio di foto, da quando avevo 15 anni ad adesso…certo ero molto più bella di adesso…”
Gesien fece scorrere le immagini di quando aveva quindici anni, poi venti, poi trenta: una bella donnina fino a tutti i cinquanta; bello era sempre stato anche suo fratello Koen, mentre la signora Agatha a cinquant’anni non era bella come sua figlia Gesien alla stessa età. Laurenze commentava positivamente l’aspetto di Agatha, mentre Angela tra sé e sé si chiedeva come facesse un bel tipino somigliante a un fotomodello come Koen, non tanto metterlo dentro a sua sorella Gesien, quanto alla sua rugosa madre, segretamente appassionata di leccata doppia con i figli…anche il signor Bern aveva l’aspetto di un buon padre di famiglia, anche se con le foto dove c’erano i suoi figli adolescenti sembrava non sorridesse troppo. La costante delle foto con Bern e la sua famiglia era che lui per le pose teneva la schiena dritta. Laurenze chiese:
“Di sesso ne avete fatte?”
“Ne avevo sì; quelle di un paio di scopate di me e Koen che ce l’aveva fatte mamma per i suoi 15 anni; lei era imprudente e se le teneva nel cube sulla cam che poi collegava alla olo tv; io le avevo tolte dalla cam e criptate in un mio olocube lasciando a mamma il suo, purtroppo libero per accedervi da qualunque terminale; sul mio invece erano al sicuro, visto che io, e solo io, sapevo la password…le volevo condividere con Bertholt, dato che non ci credeva che avevo fatto molte volte sesso con mio fratello, ma dopo la partenza dalla Terra, rovistando bene qui, tra i miei bagagli, non le trovai più…quando telefonai a mamma per sapere se poteva inviarmene una copia a mie spese con la posta materiale, mi rispose la vicina che era morta da una settimana, e che stavano ricoverando in casa di riposo papà…se ne stava occupando Koen con sua moglie, e quello stronzo di Koen, non so ancora perché, non mi aveva nemmeno avvertito; lei stava aiutando Koen a pulire l’appartamento, dato che l’avrebbe venduto…e questa fu la seconda porcata! Del resto che volete?! Trasferendomi qui sulla Luna me l’ero un po’ andata a cercare…”
“Sai, Gesien… da piccola quando avevo undici anni m’ero nascosta in camera da letto per vedere i miei genitori fare le loro cose…ma qui sulla Luna le case sono piccole, e mi hanno notata…allora con faccia tosta mi ero tolte le mutandine prima di recarmi da loro, e naturalmente volevo salire sul letto con loro…papà s’era coperto il cazzo con le mani imbarazzato…beh no: imbarazzati mi sa che lo erano tutti e due…mamma di meno, immagino…”
“Perché Laurenze?”
“Perché mamma è subito balzata nuda dal letto, e mi ha bloccata subito! Poi mi ha fatto sedere sul mobile con lo specchio intimandomi di non muovermi. Stette a guardarmi severamente un paio di minuti. Diceva tutto con lo sguardo; ci ha messo qualche minuto a calmarsi…poi mi disse fingendosi severa, ma era sul disperato tipo mò-che-faccio? …”
“E che fece?”
“Mi chiese…”

“…e le mutandine dove sono?”
“Le ho lasciate sul letto; tanto nemmeno tu le porti…”
“Sì, ma io sono adulta …tu, sei adulta, forse?”
“Mamma ho i peli …certo non ho ancora il ciclo…”
“Andiamo, ti riaccompagno in camera tua!”
“No!”
“Come sarebbe a dire no?!”
“Voglio divertirmi anch’io!”
“Con noi non puoi! Non così, tesoro…andiamo!”
“Sentiamo che dice papà…”

“…mio papà sorridendo lasciò parlare mamma…”

“…vedi?! …Papà dice che vai con mamma!”
“No!”
“Che vuol dire no?”
“Vuol dire che so che siete scambisti! Una mia compagna di scuola vi ha trovati sul web…e abbiamo guardato assieme i vostri video presso la sala delle visite private della chiesa della missione, e tu mamma ti sei fatta scopare dal vescovo Sonnin, quello di qui!”
“Il vescovo Sonnin è adulto, tu e la tua amica no!”
“Sì, ma chi ha girato il video?!”
“Ma che importa chi ha girato il video!”
“Mamma io lo so!”
“Cosa sai?”
“La cameriera del vescovo Sonnin con suo figlio, che ha dieci anni, uno meno di me …che reggeva l’illuminatore di luce morbida – si chiama così, vero?! – poi siccome gli è venuto dritto tu l’hai fatto entrare dentro di te il signorino, mentre papà si sbatteva la cameriera, e le riprese le ha fatte il vescovo …”
“E la tua amica come ha avuto il video?”
“Era tra le cose di mamma sua, che presso il vescovo, è la segretaria; sua figlia ha i codici per vederli, e a me ne ha mostrati un paio… e c’eravate voi due!”
“Rassegnati Amanda, tua figlia ci tiene per le palle!”
“Dart, per favore! …insomma continua a coprirti il cazzo, grazie!”
“Ormai se n’è sceso tesoro! …sentiamo Laurenze, cosa volevi proporci? Un affare?!”

“…papà era intervenuto ironicamente; mamma ci pensò su un paio di minuti, poi guardato suo marito nudo col cazzo ormai a riposo se ne uscì con una via di mezzo…”

“…senti Laurenze, facciamo così: resta lì…dove ti ho messa! E se proprio vuoi partecipare, solo per stavolta, soltanto oggi, va bene?! Insomma, volevi vederci? Ok, ci guardi …e se hai voglia ti tocchi e basta! …ma niente penetrazione! Non provarci nemmeno!”
“Ma…perché…toccarmi va bene…ma io…”
“Il cazzo di papà te lo scordi! …allora, vuoi assistere?”
“…ma se ce lo faccio entrare un momentino, no?!...”
“Dopo un momentino, quel momentino, proverai del dolore da sverginamento; dopo un minuto ti accorgerai che muterà in piacere, e proverai piacere, e prolungherai di un altro momentino, e poi un altro ancora, e ancora…da un momentino seguiranno sette-otto minuti di momentini e di movimenti…e se sborra dentro siamo tutti nei guai!”
“…ma papà non può mettermi incinta! Starai attento, vero papà?!”
“Va a letto, Laurenze!”
“Guarda papà che lo so che mamma è eroinomane!”
“Non ti riguarda Laurenze!”
“Lo so che mangiamo con l’assistenza della missione, e con l’interessamento del vescovo! Lui è appassionato di sesso tra maschietti giovanissimi e donne adulte! Ho visto i video di Hannah!”
“Cosa vuoi Laurenze?”
“Provare il cazzo, non l’eroina! Il cazzo! Che c’è di male?”
“Solo l’età…la tua! A parte questo non piccolo particolare, niente!”

“…papà fu abile a interromperci…”

“…Amanda, io vado a prendermi un’aranciata …ho sete! Voi la volete?!”
“Io ormai ho lavato i denti, Dart, prendila per te soltanto!”
“Mamma…”
“Che vuoi?”
“Se lavi i denti perché glielo prendi in bocca, poi?!”
“Hai l’età per imparare Laurenze!”
“Imparare cosa?”
“Direi a prenderti i fatti tuoi! Comunque stasera abbiamo parlato, diciamo così! E io l’eroina me la faccio solo una volta a settimana!”
“Due!”
“Non sono fatti tuoi lo stesso, piccola impudente, maleducata!”

“…nel frattempo papà mio era tornato con un vassoio, e tre bicchieri con aranciata in ghiaccio…e io attratta dalla bibita ne presi uno…”

“…prego, le mie regine immagino che hanno sete! Su prendetelo un bicchiere! Non fatemi bere da solo!”
“Grazie papà!”
“Prego, tutto per la mia regina! ...tu Amanda non ne vuoi?!”

“…insomma, avevo sete e, da ingenua accettai un bicchiere di quell’aranciata dal vassoio che aveva portato papà! ...ah, ah, ah…certo a ripensarci oggi! Che situazione! ...ah, ah, ah! La volevo combinare molto grossa, mi sa…”
“E poi che è successo? Perché ridi Laurenze?! Dillo anche noi! …”
“Niente, avevo papà nudo davanti a me, seduta sul mobile! …bevvi l’aranciata, poi all’improvviso scesi dal mobile, e ingannai per un secondo o due mamma, che pensava che stessi per tornare nella mia stanza a letto…invece mi voltai all’improvviso, e presi in mano il cazzo a papà davanti a lei, e dopo una pippa tirata alla meglio, stringendolo, me lo cacciai in bocca per assaporarlo almeno, dato che anche a riposo era grossetto, poi sbadigliai, e me lo cacciai in bocca di nuovo!…la tirata di pippa me la lasciarono fare, sperando che toltami la curiosità della presa in mano la smettessi e me ne andassi! …e invece ricordo che la cappella era amara, e che avevo voglia di succhiarlo per curiosità! … e pensate un po’: persi i sensi dopo il mio secondo o terzo tentativo di succhio, mentre muovevo incerta la lingua sulla cappella che non avevo fatto uscire…papà aveva drogato l’aranciata con un sonnifero, e dopo avermi messa a letto, probabilmente consumarono la loro notte di sesso! Che io ricordi era mamma a esigere il sesso con regolarità a casa nostra! Fortuna che essendo sabato notte non ci fosse scuola il giorno dopo! Mamma una settimana dopo mi fece avere un video di come faceva sesso con papà, suggerendomi se mi avesse eccitato di toccarmi da sola, e di non provare più a importunarli, se non volevamo finire tutti nei guai!”
“Incredibile…e com’è finita?!”
“Hannah, la figlia della segretaria del vescovo Sonnin aveva parlato con qualcuno di troppo, un maschietto lingua lunga del suo gruppetto di fighetti lunari, da cui s’era lasciata toccare mentre guardavano quei video compromettenti per il vescovo Sonnin, cioè anche per i protagonisti …e partì un’inchiesta penale che portò dentro mia mamma Amanda per quell’amplesso coll’aiuto regista minorenne, che reggeva la lampada; nel PC del vescovo la polizia trovò dei terabyte di file di maschi minorenni con donne adulte: era la sua perversione personale!…predicava convintissimo la protezione delle minorenni femmine dalle mire degli adulti, ma non valeva il contrario; naturalmente venne richiamato dalla Curia, e dato che sulla Luna aveva credenziali equivalenti a quelle di ambasciatore non si poté giudicarlo qui…venne richiamato presso la sua sede sulla Terra, e poi boh – si fotta! - …papà mio ebbe solo una multa per aver fatto sesso con una donna adulta davanti ad un minore…due anni dopo mentre aspettavamo l’uscita dal carcere di mamma, potevano mancare tre settimane, io che ero sempre stata attratta da lui, gli proposi di far sesso completo almeno una volta, tanto io la verginità l’avevo già persa con un mio compagno di scuola…e l’inchiesta ormai era finita da un pezzo! …lui dopo qualche titubanza, e la paura che a casa avessimo delle cimici d’avanzo di quell’inchiesta, davanti al mio ottimismo accettò, e scopammo un paio di volte al giorno per meno d’un mese a casa nostra dopo aver acceso olo tv e stereo per ingannare i vicini…uscita dal carcere mamma lo venne a sapere, e m’interrogò un po’ di tempo dopo, e ricordo che le dissi con tono fermo e tranquillo, di averlo sedotto io… che lui non aveva colpa, e ci restò male: talmente male, che lo uccise nel sonno facendogli ingoiare una pillola di veleno che s’era fatta contrabbandare in carcere per sé stessa, casomai avesse avuto imputazioni aggiuntive per quegli scambismi col vescovo …dopo il patteggiamento ottenuto dall’avvocato mamma doveva fare quattro anni! Ma con la buona condotta furono due. La mattina dell’omicidio, che era uscita da una settimana, ufficialmente anche disintossicata dall’eroina, venne a prendermi all’uscita da scuola, e facemmo una passeggiata; sapendo di essere rimasta prigioniera dell’eroina, ricascandoci una volta fuori, mi portò presso la missione laica della prima cupola, iscrivendomi al servizio mensa gratuita, e prenotandomi un posto per il dormitorio…e…”
“…e, Laurenze…”
“Lei mi disse che non voleva tornare a casa quella sera, che saremmo tornate l’indomani mattina, le serviva tempo per tornare a parlare con suo marito dopo la mia confessione! Non gliel’avessi mai detto! …mi sembrò normale, ma dopo che mi addormentai - mi dissero - mi abbandonò lì, e tornò a casa dove c’era mio papà già cadavere da ore ormai! La polizia disse che mamma si suicidò verso le tre del mattino, mentre io dormivo al dormitorio, con un’overdose accanto a papà, e due righe scritte a mano di motivazioni varie per risparmiare a me un lungo interrogatorio…insomma mi toccò tornare a casa con la polizia, e un assistente sociale per i miei bagagli…poca roba! Il video delle loro scopate lo distrussi pestandolo, e buttandolo nel cesso! Ormai erano morti! Insomma, sono cresciuta presso la missione, prima di entrare nell’esercito!”
“…Laurenze, avessi saputo…mi dispiace, hai passato dei brutti periodi vedo…”
“No, al contrario! Papà come amante – credetemi! – valeva! E sono felice d’aver potuto fottere con lui, una volta che le acque dell’inchiesta si erano calmate! Papà mi lasciava condurre da me ogni nostra scopata! Decidevo io persino le durate degli amplessi…non mi forzava mai! …Tuttavia mamma ci era rimasta male! Gliel’avevo tolto io! Ora bando alle tristezze! Io vado a rinfrescarmi la fica…ho proprio voglia di un altro paio d’orgasmi! Ci siamo riposati abbastanza, no?!”
“Ora che ci penso anch’io devo passarci almeno un po’ d’acqua! Alla mia età…”
“Sentito Go?! Vale anche per te, sai…”
“Oh certo papà… e tu quando?!”
Dopo quella seconda conversazione, e uno spuntino si svolse la seconda orgetta: Gesien si era stesa per terra a cosce ben larghe, aprendo la propria fica per la bocca di Laurenze, che s’impegnò a leccargliela alla stessa maniera che usava a quella pelosa di Angela. Intanto Go con la seconda erezione decise di aprire le natiche a Laurenze, e consumare un rapporto anale; a fianco alla loro sinistra Aleander, il padre di Go stava sopra il corpo di Angela per suggerle i capezzoli e stringerle i seni, mentre contemporaneamente premeva col proprio cazzone sul sesso generoso di lei già aperto; Angela dopo la penetrazione, e Gesien mentre godeva di lingua, si voltarono una sola volta l’una verso l’altra, si guardarono negli occhi, e incrociarono le loro lingue qualche istante. La singolare scena provocò nel giovanissimo Go, il cui cazzo era strozzato dallo sfintere di Laurenze, l’eiaculazione anticipata. Allora Laurenze aperta la propria bocca la sovrappose perfettamente sopra la vulva di Gesien prolungando quel bacio per tutta la durata della sborrata di Go…quando il ragazzo lasciò il contatto Laurenze, con lo sperma del giovane che le colava dall’ano, raggiunse i seni di Gesien, glieli baciò, leccò, e ne succhiò i capezzoli, masturbandole la vagina delicatamente con le dita per poi prenderla all’improvviso con la mano affinché la padrona di casa venisse…poi venne Angela con il grosso cazzo del padre di Go che sborrò due minuti dopo…infine sopraggiunse una stanchezza collettiva. Go si stese sul divano dormendo. Angela gli buttò sopra una tovaglia, che poi Gesien sostituì con un lenzuolo. Al suo risveglio al mattino successivo seppe da Gesien che anche il padre era rimasto a dormire, poi alle sette del mattino aveva preferito tornare da solo al penitenziario senza svegliare il figlio; Laurenze e Angela erano andate via alle due del mattino, dopo aver offerto affettuosamente a Gesien, verso l’una e venti una leccatina doppia ai suoi pertugi puliti mentre erano sotto la doccia, e i due maschi dormivano. Il padre di Go aveva trovato in Angela una possibile sostituta della sua defunta moglie e ci fece qualche pensierino, destinato però a rimanere tale, dato che tre settimane dopo Angela ebbe il tanto agognato primo imbarco sul vascello Arethusa alla volta di Venere. Fece in tempo a salutare solo Laurenze. Go invece continuò a contrabbandare merce, scopando la sera tardi con colei che gli cucinava, e gli forniva un letto pulito, oltre a fargli trovare i vestiti puliti e stirati. Laurenze fece conoscenza quasi per caso al pub della cupola col pilota dei droni stealth John Martineau, che le confidò una volta emotivamente scarico dopo l’orgasmo dentro la sua fica, che il collega che lui chiamò solo il tenente V era stato incaricato di pilotare il drone che sorvegliava i complessi residenziali, e gli descrisse la scena a cui aveva assistito: l’attesa a bocca aperta dello sperma di Go da parte di Angela…le confidò che i droni di sorveglianza di tanto in tanto guardavano attraverso le finestre di vetro, anche se erano a effetto polarizzatore. Se non si voleva esser spiati la soluzione più sicura e lecita – disse John innamorato di Laurenze – erano banalissime tende di stoffa opaca. Quanto al Graf non solo aveva abusato della sua funzione di sorvegliante aereo, finendo indagato avendo abusato troppo a lungo, ma aveva avuto anche una fortuna sfacciata, e non certo per la leccata di fica: l’apparecchiatura microscopica interfacciata, da lui allestita per registrare in olocube non aveva proprio funzionato. Quindi quella scopata delle sorelle Kellum più il loro fratello con una figurante che doveva recitare la parte della madre (vera esca per il tenente guardone già individuato come appassionato d’incesti) non poté essere prodotta agli atti contro il tenente, e non era producibile neppure quella della scopata a cinque perché il capitano Goszy gli aveva fatto fare anche dei pattugliamenti sia di routine che straordinari, distogliendolo dal sesso. Tra le altre cose anche la perquisizione dell’alloggio diede esito negativo poiché non tratteneva alcuna copia fisica, per lo meno non a lungo, di ciò che si rivendeva. Colto da un dubbio il magistrato inquirente dispose anche la perquisizione della sala droni, e dell’alloggio del capitano che lo aveva arrestato, casomai avesse occultato qualche elemento di prova per ridurre i capi d’accusa all’ex allievo…il sospetto, ne dedusse il tenente colonnello Dziekibogu, doveva esser stato innescato da qualcuno che aveva in qualche modo o assistito, o era venuto a conoscenza della leccatina di fica da lei concessa per un estremo moto di pietà che non si sarebbe potuto spiegare, dato che in verità, quando le avevano assegnato il caso, era convinta di avere un sufficiente distacco; tuttavia venuto meno quando rivide di persona l’indagato. Dentro la cupola lunare si poteva abitare solo se si aveva un’ottima reputazione sulla Terra, oltre ai soldi necessari, ma una volta lì la Terra, e le sue regole risentivano ovviamente della distanza. Le autorità erano quelle locali, non governatori o politici in videoconferenza. Sulla Terra Vitus Graf avrebbe avuto una sentenza carceraria; sulla Luna se la cavò essendo incensurato con una forte multa, pagata da qualcuno della sua famiglia, che aveva anche convinto i due privati che lo avevano denunciato a ritirare la querela di parte dietro pagamento di una somma. Poi ottenne, dopo un obbligatorio periodo di arresti domiciliari durato 120 giorni, di rimanere in polizia come sottufficiale retrocesso a soldato semplice, con ruolo di sorvegliante di stanza nella biblioteca della forza armata, senza alcun incarico che la verifica delle credenziali per accedervi. Il tenente colonnello Dziekibogu toccata dall’inchiesta solo per un ovvio scrupolo del magistrato che non trovò niente a suo carico, chiese un trasferimento presso la nuova cupola in costruzione (con alloggi disagiati e senza viali residenziali o piazzette commerciali) per il generico timore che Graf, del quale aveva apprezzato il cunninlictus, la cercasse ancora visto il quasi lieto fine della sua vicenda. Dentro di sé anche se s’era bagnata poco, sapeva di aver goduto; un servizio di lingua non andava mai rifiutato! Ed era stato per molto tempo che non ne aveva ricevuto uno, meglio se ad eseguirlo fosse stato un maschio affamato mentalmente. La parte razionale delle mente della tenente colonnello aveva limitato la cosa a tre minuti, perché se ne avesse concessi cinque, quelli della sicurezza l’avrebbero quasi sicuramente trovata a farsi chiavare dall’indagato appena arrestato…non era certo la prima femmina stranita dalla Luna! C’erano stati altri casi d’inspiegabile erotomania, e forse anche le stesse sorelle Kellum, ne erano state un esempio… A sé stessa non riuscì a nasconderlo: quel cunninlictus l’aveva gradito: quel cialtrone di Vitus Graf ormai degradato a soldato semplice era uno dei re della leccata di fica per come sapeva farla; e lei in quanto donna e femmina ne era rimasta appagata; anche se poi non aveva sentito la necessità di averne un altro. Strano effetto suscitava negli abitanti lunari quel continuo grigiore naturale del paesaggio, certo non troppo mitigato da un altro grigiore fatto di plastiche e metalli: quello della tecnologia…


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