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I nostri genitori si facevano le corna; io e mio fratello no...1a parte
di sexitraumer
25.01.2021 |
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"Alle sei mi svegliai: andai prima in bagno a pisciare, poi mi recai in cucina per aspettare Krizstof, che mi doveva far provare il cazzo da dritto…alle sei e..."
Ero arrivata nella casa delle vacanze da un paio d’ore, il 9 di giugno. Era una giornata abbastanza ventosa, ma l’estate era ormai vicina; era solo questione di giorni, poi spiaggia e paese si sarebbero riempiti di residenti estivi e vacanzieri. …la casa delle vacanze è stata anche la nostra ispiratrice, perché lì consumammo il nostro primo incesto, cui ne seguirono negli anni diversi altri …anche perché un fratello carino che ci prova con la sorella dopo la pubertà era (ed è) la cosa più comune di quanto si sia mai immaginato. E almeno ogni tanto la sorella, come nel mio caso, ci sta… Quel 9 di giugno era sabato come oggi e noi eravamo andati a vedere la partita Italia-Austria dei mondiali di calcio del 1990. I nostri genitori non andavano tanto d’accordo per via di alcune frequenti “scappatelle” di papà, che però mamma ricambiava solo ogni tanto. In mezzo, tra loro due litiganti, c’eravamo io e mio fratello Jason. Io mi chiamo Karolina. I nostri genitori ci hanno concepiti ed avuti a breve distanza, circa un anno e mezzo e poi si sono dati una “calmata”. Papà si chiama Maurizio, ed è di un posto tra Foggia e Brindisi, mentre mamma è polacca, ma già naturalizzata italiana da qualche anno, quando sposò papà, un comune impiegato dello stato italiano. Ci siamo sempre considerati più agiati della media perché nei litorali della provincia di Taranto, verso sud, possediamo una piccola casa al mare di tre… no, due stanze e mezzo, che affittiamo da tempo ai vacanzieri che scendono in Puglia. Mio fratello era il maggiore con i suoi quattordici e più anni, un’età – che io sappia – in cui le pallette si attivano, con scariche ormonali che culminano in erezioni improvvise, e liberatorie eiaculazioni…ma queste sono cose che la maggior parte di voi già sapranno. Come molti di voi già sapranno che le femmine sono sottoposte alle stesse scariche ormonali dei maschi e alla pornografia reagiscono comunque in maniera analoga. Mamma e papà ci avevano educato come potevano; ci avevano insegnato a non essere bulli né tra noi né con gli altri. Io verso i dieci anni avevo capito anche da sola che la fica era fatta in modo tale da farci entrare il cazzo. E a casa non dissi mai che a scuola mi era capitato di spiare delle coppiette di studenti più grandi, che sapevano già cosa avrebbero fatto con il loro sesso. Come pure vidi mamma tradire, o meglio ricambiare il tradimento a papà, con un suo cugino più giovane di lei di dieci anni che aveva portato la propria madre, zia di mamma, a salutare noi a Taranto. Avevo 11 anni e la vista di un cazzo non mi aveva mai spaventata, semmai incuriosita. Vedendone uno già ritto, insomma drizzato, afferrarlo sarebbe stato il mio primo passo a livello istintuale. Tornata a casa dal catechismo, che mi aveva accompagnato insieme con sua figlia, una collega di mamma, quando arrivai a casa mi aveva aperto Jason, che si stava intrattenendo con zia Hanna; zia a quanto avevo capito di mia mamma Agnjeska, e madre di Krizstof, un ragazzo biondo di ventotto anni, più o meno pulito, con poca peluria sul viso; al contrario della madre aveva gli occhi castani, e i capelli che seguivano bene da pettinati il contorno della testa; ciò che mi rimase impresso di lui era che di profilo per la sua magrezza ricordava Dostojevski; fossi stata più grande all’epoca avrei saputo valutarlo meglio; mio cugino Krizstof era piuttosto magrolino, ma non secco, e al contrario di molti suoi connazionali già scesi in Italia in cerca di fortuna, non lo avevo visto bere né vodka né vino; comunque il cugino in quel momento non sembrava esserci: e per forza! Era in camera da letto nientemeno che con nostra madre, per lui zia o cugina Agnjeska, era 18 anni più grande di lui: una quasi mrs Robinson…cazzo, zia Hanna era proprio giunonica, non tonda come mamma, ma alta due metri, mentre suo figlio si attestava intorno al metro e 70 o poco più. Zia Hanna portava i capelli corti color argento; i suoi occhi azzurro chiaro risaltavano; praticamente in piedi in stanza ci avrebbe dominato tutti; per cui nel momento in cui zia Hanna non mi stava notando mi allontanai da lei e Jason, che cercava senza successo di imparare gli scacchi, e dato che stavo a casa mia, invece di andare in camera mia, feci una puntatina in camera da letto, dove la porta era chiusa. La porta lì, quando era chiusa, voleva dire che era chiusa a chiave, e che mamma e papà stavano facendo le loro cose. Mi avvicinai per spiare dal buco della serratura, e quello che vidi mi segnò per sempre come una lussuriosa, anche se non puttana: mamma sorridendo al nipote o cugino Krizstof, seduto sul letto, col maglioncino bordeaux una camicia bianca e i pantaloni grigio scuri di fresco lana… mamma ormai seminuda, s’era alzata la sottana di seta, e gli stava presentando la sua grossa passera dal pelo biondo. Nonostante due parti si presentava ancora bene alla vista: rosea, carnosa, simmetrica, e col pelo in ordine. L’avrebbe leccata chiunque, ed io ero a conoscenza di un tentativo infruttuoso in tal senso di mio fratello Jason qualche anno prima. Me l’aveva confidato, ma non era stato punito. Il giovane parente aveva abbassato la testa, e iniziato a leccargliela con una certa delicatezza e devozione. Ogni cinque-sei passaggi della lingua si fermava per contemplarla e vederla bagnarsi e contrarsi per poi rilassarsi, e di nuovo giù con la lingua…doveva essere ben lavata se era odorosa tanto da farlo continuare a leccarla. Mamma sorridendo contenta della sua attività di lingua fuori e dentro il suo sesso, gli carezzava amorevolmente la testa con la destra, e con la sinistra si stava pigramente abbassando l’asola per scoprire un seno, e stimolarsi il relativo capezzolo, quello sinistro che forse era il preferito. L’avesse vista mio fratello Jason gli sarebbe montata la rabbia o l’invidia…o tutte e due; ma lo teneva impegnato zia Hanna. Il cugino Krizstof leccava e baciava quella passerona bionda, e intanto si stava aprendo i pantaloni per tirare fuori il cazzo… all’improvviso si fermò, e a bassa voce gli disse qualcosa in polacco, perché io non capii proprio niente…mamma dopo avergli sorriso annuendo cambiò di repente la posizione sul letto, e gli presentò il suo culone mettendosi a quattro zampe. Mamma diede i suoi grossi meloni posteriori alla faccia magra di Krizstof, che scomparve per metà fra di essi…a malapena riuscii a vedergli muovere la lingua all’altezza dello spacco del culone di mamma. Krizstof gli stava stimolando l’inguine e l’ano, e continuò ad assaggiarla lì dietro un paio di minuti buoni, provocando in lei imbarazzo e godimento ad un tempo, seguendo i suoi occhi con la testa poggiata di fianco sul cuscino…come avrebbe turbato Jason! …che per fortuna lo stava trattenendo zia Hanna con gli scacchi; poi Krizstof, si tolse le scarpe e salì sul letto piazzandosi in ginocchio dietro mamma tenendola per i fianchi, con i pantaloni pigramente abbandonati tra caviglie e ginocchia; peccato per la stiratura…si sarebbero rovinati di sicuro… ecco che il cugino polacco all’improvviso mostrò di sé quello che io stessa aspettavo morbosamente. Un bel cazzo carnale con delle vene affioranti, giovane, ritto, e per deduzione caldo e duro… scappellandolo in due secondi, strisciò il glande scarlatto tra le natiche di mamma più volte prima di affondarlo. Cosa avrei dato per impugnarlo io per bene quel cazzo! Pensavo, ora ce lo spinge di brutto, e invece con mia sorpresa, dapprima seppe appoggiare la cappella, poi spinse storto un pochino e - cosa per me inesperta incredibile - il culo di mamma Agnjeska cedette facilmente, e l’affondo andò piuttosto liscio, fino a scomparirci del tutto. A malapena gli vedevo i coglioni marroncini e gonfi…e mamma sembrava che non le recasse alcuna sofferenza. Il cazzo del cugino Krizstof l’avevo valutato - a occhio ben inteso! - lungo 16 cm, spesso forse sui 2-3. Avrei gradito vedere meglio lo scappellamento, ma era stato occultato dai meloni di mamma. Krizstof inculò mia madre, il cui viso aveva gli occhi semichiusi, e respirava regolarmente senza sentire il minimo dolore; anzi sembrava proprio goderne. Li spiai cinque o sei minuti, di spinte di lui, sussulti del culo di lei, e occhi semichiusi e ora aperti di mamma, che di tanto in tanto godeva un po’ più rumorosamente…più o meno ogni tre colpi di lui mamma lo sentiva un po’ di più…“…ahnnn …ahnnnn…AHNNNN…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn…HOHHHHH…uhmmm! …”
…Krizstof gli bisbigliava qualcosa in polacco e lei sorrideva, mentre il bastone di carne del cugino spadroneggiava nei suoi intestini…
…poi Krizstof, guardando il culo di mamma come fosse concentrato, biascicando parole polacche che facevano ridere mamma, tirò un ultimo colpo a schiena dritta, e, dopo aver chiuso gli occhi venne con in volto un’espressione felice…
“AHNNNNNNNN ! Ohhhhhhhhh…ahnnnnn! Ahnnnnn! Ahnnnnnnn!”
“Hohhhhhh …bravo Krizstof…ahnnnnn…riempimi tutta quantaaaaahhhh…ahnnnn!”
Mamma aveva goduto in italiano. Ed io avevo capito in quel momento che il buco preferito di Krizstof era quello del culo, per lo meno con una donna stagionatina come mamma – pardon - sua zia Agnjeska…subito pensai alla sua giunonica madre, zia Hanna, che di imponente aveva anche il culo…chissà se come tentativo giovanile aveva mai inculato anche lei, che da giovane doveva aver avuto meno rughe e i capelli probabilmente biondi…a 28 anni non sembrava sposato, e nemmeno fidanzato, nonostante la laurea in ingegneria elettronica…mentre malignavo su Krizstof era arrivato Jason, senza che me ne accorgessi…mio fratello mi sorprese a spiare mamma contenta di aver ricevuto la sborra del parente… vidi Krizstof togliere il cazzo, che ancora buttava sborra, anche se era sporco della cacca di mamma.
“…OHHHH! …ahnnn! …”
Mamma lo avrebbe voluto dentro ancora un po’. Disse qualcosa in polacco…indovinai volesse dire “ancora”, ma Krizstof volle uscirle dal culo…
…il cazzo del cugino ormai era fuori e ancora turgido, ma curvo verso il basso. Mamma glielo prese in mano, e lo smanettò affinché finisse di buttare sborra sul lenzuolo, poi sputò molte volte sulla sua mano e lavò la cappella sommariamente per rimuovere la cacca…dopo un minuto di sputi e lavaggi veloci, glielo prese in bocca. Succhiò impugnandolo, e a Krizstof scappò una smorfia di dolore, e una sgranata d’occhi; la lingua di mamma doveva aver toccato il centro della sua cappella, e poco dopo presero a mamma uno o due colpi di tosse forse dovuti al succhio; poi lei si alzò per baciarlo in bocca, mentre la sborra del giovane parente le colava dalle natiche, e le loro bocche restarono congiunte…quando vidi che tanto non si staccavano cedetti la spiata a Jason, che dopo, ebbe a raccontarmi, vide mamma mettere la fica davanti alla faccia di Krizstof, e strofinarla contro la sua lingua affinché prendesse a leccarla…Jason mi ricedette il posto e vidi mamma far colare qualcosa della fica sulle sue cosce, e Krizstof che vi passava la lingua sopra per assaggiarla e pulirla. Mamma chiaramente era venuta, e a Krizstof essendo molto giovane il cazzo tornò di nuovo diritto…mamma si mise nella posizione del missionario allargando le cosce con la sottana ormai sgualcita, e Krizstof entrò nuovamente dentro di lei, per chiavarla secondo natura. Cedetti di nuovo il posto a Jason che assistette alla chiavatina un altro minuto, fino a quando zia Hanna non ci vide dietro la porta chiusa a spiare. Ci fece allontanare entrambi, senza rimproverarci, dicendo che dovevamo aiutarla in cucina…
“…hoh! Siete qui! Venite che in cucina mi serve aiuto… Jason vieni che mi devi aprire una portella che non si apre! Su, venite!”
…non potemmo rifiutarci; poi quando un quarto d’ora dopo, Krizstof, ricompostosi, ci raggiunse in cucina zia Hanna ci disse di andare da mamma, che doveva parlare con il figlio da sola. Parlarono in polacco, e i toni non erano buoni; poi arrivò anche mamma che ebbe a battibeccare un po’ con la sua parente, sempre in polacco…bla, bla, bla…e ri- bla, bla…insomma il giorno dopo andarono via. Mamma con noi figli (che sapevamo già tutto della scopata) non accennò a nulla. Aveva avuto qualche contrasto con zia Hanna, ed immaginavo che avrebbe voluto che almeno Krizstof rimanesse per scoparla quando papà era al lavoro…ma zia Hanna era una persona corretta. Mamma ci disse solo che sarebbero partiti l’indomani, di buon mattino, per cui ce li fece salutare prima di andare a letto. Zia Hanna non se la sentiva di restare col figlio, e così rendere cornuto papà, che però le sue scappatelle di sesso se l’era sempre fatte…quella notte mi alzai di nascosto, e scrissi un biglietto per il cugino Krizstof. Scrissi che lo avevo visto scopare con mamma, e che avrei voluto prendere in mano il suo cazzo non moscio. Glielo misi sotto il lenzuolo, dove andando a letto, lo avrebbe notato per forza. Per impugnare il suo cazzo mi sarei alzata alle sei del mattino, e l’avrei aspettato in cucina fino alle sei e quaranta. Papà si sarebbe alzato, come tutte le mattine alle sei e cinquanta, quindi ritenevo che avrei avuto un buon margine: ero fiduciosa sul fatto che il cugino si sarebbe presentato. Alle sei mi svegliai: andai prima in bagno a pisciare, poi mi recai in cucina per aspettare Krizstof, che mi doveva far provare il cazzo da dritto…alle sei e venti sentii dei passi provenienti dalla camera di Krizstof…ero felice: il mio biglietto era stato letto, e ora mio cugino Krizstof mi avrebbe fatto impugnare il suo cazzo, dritto, duro, e caldo…pensai, se mi gira glielo prendo anche un po’ in bocca così l’assaggio…il cuore mi batteva, e dalla porta della cucina apparve …zia Hanna, che venne verso di me, si abbassò per fissarmi nella penombra del mattino un buon minuto, anche se mi stava guardando benevolmente attraverso i suoi spessi occhiali. Da dentro la sua camicia da notte prese il biglietto che avevo scritto per Krizstof in stampatello senza firmarlo e fece per darmelo; quando stavo per riprendermelo, dato che era compromettente per me, lo ritrasse…seguirono i dieci secondi di “tempo che si era fermato” più lunghi della mia vita, poi zia Hanna afferrò l’accendi-gas, e acceso un fornello da caffè, bruciò il biglietto per intero. Mi disse:
“Torna …dormire …mio Krizstof non ha pedofilia…lui ama donna, non bambina! Torna a letto Karolina, noi partire oggi e tu dovrà già a scuola stare!”
Mi era andata bene! Un anno e qualcosa dopo accennai a mamma se zia Hanna ed il figlio Krizstof sarebbero mai tornati giù da noi…mi rispose sbrigativa che riteneva di no, e che forse non saremmo neppure stati invitati su da loro qualora Krizstof si fosse sposato, perché quel giorno in cui battibeccarono in polacco era venuta fuori la solita invidia parentale per il fatto che mamma viveva a Taranto agiata, e loro erano rimasti in Polonia, dove nonostante stesse tornando la democrazia, permaneva una brutta crisi economica. Forse quel giorno ruppe con sua zia. Tuttavia a mente fredda zia Hanna era stata piuttosto responsabile a non voler restare, per timore che Krizstof s’innamorasse veramente di zia Agnjeska più grande di lui di diciott’anni…tentennai se dirle o no che avevamo visto la loro scopata io e Jason…poi desistetti perché Jason era più ciarliero di me, e forse glielo aveva già detto. Comunque siccome mamma non ci aveva mai accennato, neppure lo feci io…in fondo se gradiva il cazzo di suo nipote mica commetteva un reato per questo! Quanto a me già mi stava balenando l’ideaccia di provare a casa il rapporto anale, prima che con gli altri di fuori, con mio fratello, del quale mi ero già guardati (toccandomi) tutti i suoi giornali pornografici che nascondeva non troppo scaltramente nel doppio fondo della sua scarpiera, doppio fondo che aveva ricavato quando notò che il pavimentino interno di legno laccato di essa, che poggiava su una griglia metallica, se ne era distaccato a causa dell’umidità che aveva degradato la colla. Era affezionatissimo alla sua scarpiera, e chiese sempre che non venisse sostituita…tempo dopo a scuola mi ero fatta toccare da qualche maschio, e avevo anche provato dei piacevoli brividi, ma non così morbosi come quando invidiai mamma per aver potuto prendere dentro e in mano, nonché succhiare il cazzo di quel suo parente più giovane…il cazzo al cugino l’avrei volentieri provato io! Mi ripromisi che mi sarei rifatta col cazzo di mio fratello anche se fino a quel 9 giugno del 1990 i nostri genitori non ci avevano mai lasciato soli…ci eravamo recati a vedere la partita nella nostra casa al mare, ma non perché lì il televisore fosse migliore, piuttosto perché una delle scappatelle fisse di papà aveva come ogni stagione estiva affittato lì una casa di due stanze e servizi, non lontano dalla nostra casa sul litorale ionico. Mamma ne aveva intuito il motivo, e non potevamo escludere che volesse cogliere papà e la sua giovanissima conquista femminile sul fatto. La partita non era esaltante, ma finì comunque 1 a 0 per l’Italia…poco prima che finisse papà disse che sarebbe andato a schiacciare un pisolino, ma quando mamma andò nella camera in cui dormivano la trovò vuota. Guardato nel resto della casa non tardò a concludere ch’era uscito, per andar dove …chissà. Qui tra le case al mare del litorale papà qualche conoscenza femminile ce l’aveva, e noi figli n’eravamo a conoscenza da un paio d’anni, ma non avvertivamo mamma per evitare le sfuriate per tutti …e tre! Tanto a me mamma mi aveva confidato che gliele ricambiava due o tre volte l’anno con dei suoi parenti alla lontana che ogni paio d’anni volevano farsi il nostro mare, e qualcuno di loro nostra madre Agnjeska, una bionda semi tonda, ma con le forme belle evidenti; Krizstof non era stato certo l’unico, o semmai l’unico con cui io e Jason potemmo vederla trombare … L’ultima conquista di papà era una giovanissima di nome Carla, che di seno portava meno di una terza, ma era snella, mora, e alta, oltre che del posto; con un paio di occhi azzurri, e portava i capelli corti a caschetto. Solo che aveva pure un bel culo, e delle belle gambe lisce, dati i suoi ventuno anni all’epoca…mamma uscì all’improvviso avendo probabilmente in mente di beccarlo sul fatto. Era chiaro che era andato da quella lì. Io, essendo rimasta sola con mio fratello, purtroppo trascurai, o sottovalutai del tutto, un gesto che mio fratello faceva nei momenti di noia: quale sarà ?! Ma certo! Si stava toccando, trattenendo la sua mano abile, la sinistra, sotto i pantaloni bermuda da diversi minuti; l’altra, la destra, gli portava alla bocca delle appetitose patatine fritte, prese pigramente da un sacchetto commerciale inutilmente grosso, di quelli formato famiglia; solo che la famiglia era in quel momento di sole due persone, di cui uno ingordo …uhmmmm, no, due! …
“…ehi!”
“Ehi che?!”
“Dico!”
“…prima che le finisci! Che ti credi? Che piacciono solo a te?!”
“…mhmmf!”
“…e toccaaaaahhhh!”
Manco a dirlo mio fratello Jason mi toccò “distrattamente” il culo, dato che le prime forme le stavo mettendo anche io, che essendo di madre nordeuropea dell’est, non ero affatto male, e ormai i maschietti o i maschi cominciavano a notarmi. Mio fratello avendo la bocca libera mi disse mentre sgranocchiavo le patatine…
“Hai visto mamma, che passo pesante! Mi sa che stavolta sa dove trovarlo! Ho l’impressione che quando torneremo in città ci sarà un bel temporale!”
“Mhmmm…no, no, crunch, crunch…klumpf…”
“… guarda che sa che s’è accorta che papà il pisolino s’è l’è andato a fare da un’altra parte!”
Poi mi venne di chiedergli …
“Jason! …ma Carla sta qui anche adesso?”
“L’annuncio di dove la trovano lo ha sempre messo fin da maggio …lo so perché la pagina degli annunci me la leggo anch’io; solo che mi sono sempre chiesto perché con Carla papà non paga mai …”
“Paga, paga … quando mamma e noi non ce ne accorgiamo… i soldi glieli presta suo fratello, che li versa direttamente a Carla, poi papà passa e …e se la fa!”
“E tu come lo sai, Karo?”
“Semplice, me l’ha detto mamma, che gliel’aveva detto un geometra del comune, amico del fratello di papà …quelli del comune qui, … insomma col suo interessamento papà le fa togliere le contravvenzioni che prende… tanto quella parcheggia dove vuole! E poi ti ricordi quando aveva parcheggiato l’auto sotto casa nostra?”
“Sì, mamma le atterrò tutte e quattro le gomme, poi quando ha visto che se n’era accorta ha desistito …ma le stava per rigare lo sportello!”
“Sì, ma intanto Carla l’aveva fotografata con la Kodak, quella piccola, con la pellicola a caricatore …fortuna che non aveva il datario!”
“Che vuol dire?”
“Che papà l’aveva mandata da un gommista, sì, e poi da un carrozziere amico suo che gli hanno fatto pagare poco, con qualche marchetta comunque! Verniciatura nuova! Poi papà le ha regalato un’altra macchinetta fotografica…una Minox con la pellicola 35 mm…quella piccola fotocamera le faceva meglio della kodakina …”
“Gliel’ha regalata lui?!”
“Sì, me lo sono fatto dire dal negoziante: sono entrata dopo che lui se n’era andato, dicendo che era per mamma e che volevo saperne qualcosa sul funzionamento! Pensa che mi ha insegnato anche a caricarla …”
“…però lui l’ha regalata a Carla…”
“…e in cambio Carla non ha sporto denunzia… aspetta che la foto sta qui, da qualche parte!”
Andai a prendere la foto incriminante, parecchio sgranata, tratta da un negativo piccolissimo, con un obiettivino di plastica di una sola lente: c’era raffigurata mamma col chiodone che aveva preso dal giardino, che stava rigando mezzo metro di sportello di una Fiat Uno metallizzata, la macchina di Carla all’epoca…la diedi a mio fratello che a quanto pare non ne sapeva nulla…
Jason osservò la foto curioso, ma subito dopo a disagio; lui era attratto da Carla, solo che non lo ammetteva… e perché poi? Oggettivamente era una bella figa, da rivistina porno! Carla stessa aveva iniziato il suo “mestiere” da minorenne, ma con mio fratello non volle mai andarci… prostituta lo era stata sempre, fin dai dodici anni. “Rimorchiava” i propri possibili clienti sulla spiaggia, tra chi era con amici o senza moglie o donna accanto, e disposto a sborsare la cinquantamila lire senza tirare sul prezzo, e se li “portava” sotto la pineta a riparo di qualche duna naturale di sabbia per la sveltina; con quelli che potevano permettersi una casa al mare senza la moglie andava pure a casa, velocemente, quando era più facile sfuggire ai pedinamenti di … chiunque! Che fossero poliziotti o mogli arrabbiate! ...intanto che il luogo di mare si riempiva, lei godeva di una piccola casa in affitto che prendeva per sé stessa da un parente compiacente fin da giugno, quando metteva l’annuncio sul giornale… Di tracce ne lasciava, e tante! Ma aveva anche le conoscenze per cancellarle. La Minox, papà, forse gliela regalò per farsi degli auto scatti con lei, o per farle fare foto più definite di quelle della kodakina nel caso di altri dispetti… Carla era abituata ai dispetti che le facevano le mogli, e le donne che lei faceva di fatto “cornute”; non le temeva, e incrociandole sulla via del passaggio le salutava anche! Tanto l’unica a fare la figura della skazzata era soltanto mamma! Quella sera mamma tornò taciturna; il mattino dopo si trattava di tornare a Taranto, ma pur di non viaggiare con papà decise di prendere il pullman…io mi ero offerta di tornare con lei per farle compagnia, ma mi disse che voleva tornare da sola…pensai senza confidarmi con Jason o papà che volesse andare a scopare da qualcuno che conosceva lei, o a spendersi compulsivamente una sommetta in vestiti… papà ci comprò la colazione, poi, ritenendo di poterci lasciare soli, andò di nuovo da Carla. Mio fratello, dopo che se n’era andato da venti minuti, mi propose di seguirlo, o di andare a spiarlo per vedere cosa stesse facendo con Carla, che la casa che affittava ce l’aveva al pianterreno, non lontano dalla nostra. Fui d’accordo…
“Mi piacerebbe sapere in quali posizioni se la fa…”
“In tutte quelle dei tuoi giornalini porno! Tanto prima o poi lì ce la troverai di sicuro!”
“La casa ce l’ha a pianterreno, e ho visto che lascia una finestra aperta, perché non proviamo a spiarli?”
“E se li vediamo fottere, che dovrei farti? Una sega forse!?”
“Beh…ci conterei…certo!”
“…lo sai?! Sempre meglio che annoiarsi…hai ragione: andiamo!”
…uscimmo e dopo esserci comprati un cono gelato, ed essercelo mangiato, decidemmo di andare da Carla a vedere che stesse facendo nostro padre. La finestra che dava sulla strada era semi chiusa (o semi aperta), ma tanto non era quella della loro presumibile scopata. Jason provò a fare capolino con la testa, e vide che la stanza era vuota, ma i rumori di una certa attività sessuale si sentivano; la cosa più strana era che di voci femminili in godimento se ne sentivano …due! C’era una terza (per noi) persona tra papà e Carla …tra me e mio fratello la più snella ero io, e la persiana della porta era calata per metà. Ovvio che la prima idea che ci venne fosse quella di …violare quel domicilio ed entrare. Data la stagione ancora all’inizio c’era pochissima gente. Certo, sarebbe entrato prima uno di noi, e se c’erano le condizioni anche l’altro. Da tredicenne io, e quattordicenne e qualcosa lui, eravamo proprio due incoscienti …cosmici! Ci guardammo intorno ed essendo giugno non c’erano ancora molti vacanzieri, se non nessuno. Mentalmente, ad invadere quel domicilio, ci sentivamo (nebulosamente) legittimati dal fatto che nostro padre era già lì dentro per i suoi momenti piacevoli con Carla; solo che ora ce n’era anche un’altra…indossavamo entrambi scarpe da ginnastica e pantaloni attillati io e i bermuda lui che non ostacolavano i movimenti. Ci guardammo negli occhi e a cenni decidemmo di entrare…Jason mi aiutò a sollevarmi sul cornicione della finestra, e ad entrare nella stanza, dentro la quale presi terra in punta di piedi mentre si sentivano fior di mugolii, poi aiutai dall’interno mio fratello a fare altrettanto…due minuti di una tensione indicibile, ed eravamo dentro come due ladri. Ci muovemmo in puntissima di piedi, lentamente, e raggiunta la porta interna provammo a fare capolino da essa; dopo un rapido sguardo in corridoio non c’era nessuno …continuavano a sentirsi mugolii vari di due femmine… chiaramente la scopata si stava svolgendo in un’altra stanza. Provai ad avanzare io per vedere se si potesse assistere a qualcosa raggiungendo l’uscio della scopata, sempre i punta di piedi…Jason si teneva un metro o due, dietro a me, aspettando una sorta di via libera a gesti…avanzai, e dato che la porta era aperta provai a guardare: una scena che dei maschi avrebbero apprezzato moltissimo: sul letto c’era papà nudo cavalcato da Carla, che faceva su e giù con la sua fica bagnata, mentre papà – beato lui – leccava la fichetta aperta di una biondina, amica o ospite di Carla, giovane circa quanto lei, ma guardandola meglio poteva tranquillamente avere sedici anni come limite superiore; per quel che ne potevo sapere in quel momento ne poteva avere al massimo quattordici, ma perfettamente a proprio agio con la lingua di mio papà a leccarle il sesso, in attesa di un probabile cambio di cavalcatura tra le due femmine. Rimasi ipnotizzata da quella scena per almeno un minuto riuscendo a vedere liquami di fica scendere dalla fica di Carla, e qualche più piccola bava da quella dell’altra ragazza…all’improvviso papà ci risolse il problema anche a noi guardoni dicendo:
“Patrizia, basta, sluuuupf, slaaaapf…te l’ho leccata abbastanza, ahnnn…ora fai a cambio con Carla, ahhh, dai…ahnnnn …Carla, mò che vieni qua abbassa le minne …ahnnn …ahnnnn …ahnnnn!”
…dunque si chiamava Patrizia…feci cenno a mio fratello di avvicinarsi dietro a me, e quando si piazzò fece in tempo ad assistere ad un paio di leccate alla fica glabra di Patrizia, castano bionda a differenza di Carla, la quale interruppe il contatto col cazzo di papà lasciandolo bagnato e dritto a mezz’aria; intanto Patrizia, con tutta calma aveva preso la posizione sopra quel cazzo, e mentre ci dava le spalle mostrandoci il suo culetto da liceale s’impalò sul cazzo ancora duro di nostro padre, che ora aveva il volto coperto dal seno di Carla che gli stava servendo i capezzoli, intanto che Patrizia cadeva sul suo cazzo dritto e duro. Osservammo la chiavata di papà con Patrizia, che dopo tre-quattro minuti disse:
“…ahnnnn, basta fica! Ho goduto! Ora lo voglio nel culo, ahhhhnnnn, così sborra tutto dentrooooohhh…”
“…ahnnnn…noooohhh…ancora un po’…ce l’hai stretta e calda…ahnnn…dai Patrizia, dai…”
Papà venne cavalcato da Patrizia ancora un paio di minuti, poi, tolto il contatto con la fica Patrizia, col suo corpo da liceale, si mise alla pecorina per offrire l’amplesso anale a papà, che dovette lasciare la postura supina per andare a piazzarsi dietro alla giovanissima Patrizia, pronto ad incularla. Carla s’era messa a fianco a papà, e dapprima glielo prese in bocca un mezzo minuto, poi dopo aver scostato lei stessa le natiche a Patrizia, valutando la dilatazione dell’ano, c’introdusse un attimino anche la sua lingua femminile, che avanzò oltre il buchino striato una decina di secondi…
“AHNNNN …grazie Carla! ...ricambieroooooohhhh!”
Patrizia aveva riconosciuto la lingua di Carla attraverso il suo ano, quindi poggiataci sopra la cappella accompagnò il cazzo di papà fin dentro il buco del culo della ragazza, che a giudicare dalla smorfia del volto sembrava piuttosto contenta dell’invasione rettale.
“HOHHH! …hmmmmhhhh…eccolo! AHN! …ahi!”
Papà chiese:
“Male Patrizia?”
“AHNNN…solo un po’ …muoviti dai! Hmmmhhh!”
Il cazzo di papà era grosso. Io stessa l’avevo spiato un paio di volte al bagno, e quel cazzo poteva far godere qualunque fica, dato che avevo visto bagnarsi quella di Carla … che adesso aveva aperto le cosce davanti al volto di Patrizia, affinché le leccasse la fica tra un fendente e l’altro che le mandava il cazzo di papà…non avrei mai sospettato tanta lussuria con nostro padre a fruirla. Mio fratello Jason a furia di osservare quelle penetrazioni s’era eccitato tantissimo, tanto da toccare anche il piccolo seno a me, dove trovò i capezzoli inturgiditi sotto la mia maglietta. Repressi il mio respiro per non tradire la nostra presenza, quando estesi di pochissimo la mano dietro perché non ero convinta di ciò che stesse facendo mio fratello dietro di me, scoprii che s’era tirato fuori il cazzo, e che era durissimo. Lo impugnai per godermene la durezza e spipparlo pian pianino. In realtà a osservare tutto quel sesso sovra-galeotto a due metri da noi, morbosamente, e di nascosto, mi ero bagnata anch’io sotto le mutandine. Non sapevo che fare; all’improvviso avevo deciso di prenderglielo in mano, pur tenendolo dietro di me …papà ormai mandava solo dei fendenti nel retto di Patrizia, che sembrava goderne ad ogni spinta, poi dopo un minuto di colpi sempre più veloci venne, e Patrizia gli disse:
“…ahnnn…ahnnn …no…non lo togliere! ...ahnnnn…ahnnn…tutto dentroooooohhhh!”
“AHNNNN…AHNNNNNN…eccooooooohhhh! …AHNNN …ahnnnn …AHNNNN!”
“…Ohhhhh quanta sborraaaahhhhh! Manda, manda… non lo togliere!”
Papà le venne esaltato dentro l’intestino, riempendoglielo di sborra, quella stessa sborra con la quale tempo prima aveva fecondato gli ovuli di nostra madre facendo venire ad esistenza noi…
In quel momento non sapevo se facevo il tifo per la giovanissima Patrizia felice e stressata dal dolore o per l’erezione di papà…ma continuavo a spippare piano mio fratello, silenziosamente…
…Patrizia era una vera porca, e dopo avergli specificato la destinazione finale della sborra, continuò a leccare la vulva di Carla facendo venire anche lei, e lavandosi la faccia con i fluidi vaginali di Carla… fra poco almeno uno di loro avrebbe lasciato la stanza per recarsi al bagno, con tutti quei fluidi sessuali emessi, e avrebbero quindi potuto vederci! Tenere in mano il cazzo di mio fratello mi aveva fatto piacere, dato che me ne stava piacendo calore e durezza, ma ora dovevamo o nasconderci o andare via, escludendo in partenza la terza e ovvia ipotesi di farci vedere …tornammo nella stanza da cui eravamo entrati, e in attesa di sapere il da farsi ci nascondemmo entrambi sotto il letto presente anche in quella stanza che dava sulla strada. La scopata sembrava finita, mugolii non se ne udivano più, e qualcuno s’era recato in corridoio, per poi dire a quelli rimasti sul letto…la voce sembrava quella di Carla…
“…ehi, qualcuno ha perso questo bottone!”
Dedussi che l’aveva lanciato ai due sul letto, perché papà disse con tono sicuro…
“…no, non è mio!”
A Patrizia non sentii dire nulla, ovvio che non era suo… e infatti era di Jason; sicuramente gli era caduto quando aveva aperto i pantaloni per tirarsi fuori il cazzo indurito dalla scena, cui aveva assistito assieme a me…che gliel’avevo tenuto in mano ... In fondo anche se fosse venuto sarebbe stato perfettamente naturale, e la cosa non l’avrei trovata strana se mi fossi ritrovata la mano appiccicaticcia. Adesso, approfittando del fatto che Jason era dietro di me, mi stava allentando la chiusura dei miei pantaloni più rigidi dei suoi. Intuivo cosa volesse fare. Non lo ostacolai, e dopo un lungo paio di minuti mi ritrovai le sue mani che sfrucugliavano alla meglio tra le mie coscette, cercando la mia fichetta già bagnata… avendo le mani libere avrei potuto fermarlo, ma lo lasciai fare
…gli sussurrai pianissimo mezza imbarazzata, ma anche eccitata…
“…ahnnn… toccala se vuoi! Mi sono bagnata, ma nella topa no…lo metti solo nel culo, ma aspettiamo che ricomincino…o ci sentiranno Jason…fortunatamente Carla accese una radiolina, mentre Patrizia prima, e papà dopo, si erano recati al bagno; intanto Carla era successivamente andata in cucina a mettere presumibilmente qualcosa sotto i denti. Papà e Patrizia la raggiunsero. Patrizia disse mentre Carla preparava il caffè…”
“…insomma a me prenderlo al culo ogni tanto piace, sai …certe mattine mi alzo, e sento che ho proprio voglia di prenderlo dietro, e a fondo!”
Papà che l’aveva inculata le chiese:
“… ma non sentivi male?!”
“All’inizio, quando m’ha aperto Carla, dopo che ce l’hai messo, sì, e beh, ce l’hai grosso, sai Maurizio! …poi però è stato tutto un godere! Io poi di anale sono appassionata da anni!”
“Anni?”
“Sì, anni! Quattro o cinque anni fa vidi mamma fottere di culo col suo uomo …no, non era papà! A lei piaceva, e tanto, quando la guardavo di nascosto; poi una mattina a scuola, volli provare con un coetaneo che mi piaceva in prima media… dopo la scuola andammo in una classe vuota, e lì dopo averlo baciato, mi sono tolte le mutandine, mi sono messa contro un banco, ho alzato la gonna, e gli ho detto di farmi il culo …che la patata mi serviva vergine …credevo che mi chiedesse di leccarmela, e invece il mio ganzo del momento mi ha sverginata dietro! Mi ha infilata senza nemmeno lavorarmi col dito! …ci mise venti minuti buoni, poi finalmente riuscì a venire ...mi fece godere pochi minuti soltanto, poi anche se restava turgido dentro, ogni tanto perdeva la durezza …poi quando gli ho detto di stringermi le sise è venuto…ed era pure ora!”
“… e ti piace nel culo?”
“Sì, poi un giorno sono andata dall’amante di mamma per farmi chiavare io dietro da lui…lui almeno ce l’aveva duro oltre che grosso, e siccome mi servivano centomila lire gli ho fatto capire che gliel’avrei dato …”
“… e lui?”
“Non fece una piega! Mi disse che non erano i soldi il problema, ma ci voleva pensare un paio di giorni …data la mia età non era mica sicuro, sapete …poi da imbecillona gli avevo abbassato la pretesa a settantamila, credendo fosse questione di prezzo, invece era questione di scrupoli …se li era fatti, sapete …era proprio timido! Chissà che ci aveva trovato mamma …boh…”
…papà interessato al racconto, lo udimmo chiederle…
“…e ti ha inculata, poi?”
“No, forse era proprio ‘nnamorato de mamma! …comunque mi diede i soldi e mi mandò da un suo nipote sfigato, timido, coi genitori separati, un sedicenne appassionato d’aerei, che però non voleva partire militare, manco in aeronautica! Cinquantamila le mise lui che non ho mai capito se fosse o no suo zio … e venticinquemila me le diede lo sfigato, che sicuro gliel’aveva dati la madre …che pena! Uno di quelli con la casa piena di foto e modellini dei caccia! Li teneva dappertutto …mi so’ fatta inculare da questo qui, mentre su madre, ‘nvece d’uscirsene un quarto d’ora, che avevano l’alimentari proprio sotto casa e ce poteva fa la spesa…
“…scusa ma tu madre non deve annà n’attimo a fa la spesa?”
“All’alimentari sotto casa nun c’annamo da n’anno! Quelli i cazzi loro nun se li fanno!”
“Perché?”
“Boh, a settembre scorso ce dissero che lasciavamo da solo papà qui in estate e ce ne annavamo ‘nvacanza! Che cazzo je doveva fregà a loro …”
…
“…dovevate vede! La signora lavava i piatti in cucina facendo rumore di proposito, con le pentole e i piatti che sbatteva sul lavabo di metallo, sapete, casomai i vicini ci sentissero …che incubo di inculata! Lui chiaramente era in imbarazzo! Ogni tanto se vortava verso la porta per paura che sua madre, quella stronza impicciona, entrasse con una scusa qualunque …e io je dicevo: guardame er culo, nun la porta!”
“…ma tu come sei entrata?!”
“Lui m’aveva presentato come n’amica de Silvia, una daà classe sua! ...”
…
“…è n’amica de Silvia …l’ho conosciuta a casa sua domenica scorsa!”
“…e che dovreste fare?”
“…ma niente! Je faccio fa n’a passeggiata qui sotto…mò torniamo!”
“TU NON VAI PROPRIO DA NESSUNA PARTE! …e poi io di questa che hai fatto entrare non so proprio nulla! Non conosco sua madre o suo padre…chi è? Che vuole?”
“…ma perché? Mò non posso avere ‘npo’ di compagnia…Antonella esce col suo ragazzo e io non posso uscire con un’amica?!”
“Vai a vivere con tuo padre ed esci con chi ti pare! Finché stai qui, fai come dico io!”
“Sei pazza!”
“Signora, glielo riporto! Mica glielo mangio!”
“Guardi signorina, lei non è al mio posto! Lei non sa cosa succede qui ogni giorno! Ho cambiato 8 serrature, 8!”
“Ma ti sei perse le chiavi?”
“A lui le chiavi non gliele do!”
“Signora, io…”
“Ho capito signorina! Andate nell’altra stanza, ora è libera! Ho capito!”
…
…insomma voleva uscire co mme da qualche parte, chiaramente avrebbe voluto scopare da qualche parte dietro la via che dava sulla ferrovia, che cc’erano ‘npo’ de fratte, ma quella bastardona morbosa della madre ie’mpediva sia d’uscì, pure là intorno, come pure de sostà sur pianerottolo der condominio! Ce disse che potevamo accomodacce nella camera della sorella!”
“Della sorella?!”
“Quella coll’aeri era la sua de lui, ma quella puttana fuori de’ testa della madre l’aveva assegnata alla sorella, e lui mi ha confessato che la notte doveva dormì con lei! Colla madre!”
“Pensa che tipo!”
“Gli ho chiesto perché non se ne andasse a vivere col padre, ma sul padre cercava di non rispondere …sempre a disagio! Nun ne voleva proprio parlà der padre!”
“E poi? …”
“… e poi ha accostato la porta dicenno che le chiavi ce l’aveva la madre! ‘nsomma lui mi ha dato i soldi, e io mi sono calata lo stesso le mutandine, mettendomi contro la sua scrivania …gli ho detto…
…
“… mettimelo nel culo, che ce l’ho bello stretto, dai che tanto numme fai male…tanto potemo solo fa ‘nquarto d’ora!”
“Un quarto d’ora?”
“…che te credevi?”
“N’aa fica, no?!”
“Eh, no …lì devo restà vvergine, sennò mi madre me se scazza ar culo, e me sa che se quarcuno je dice come scopo… faccio la fine tua! Mejo che te ne scappi da qua! Damme retta!”
“Quella stronza crede che se mme capita parlo cor vicinato, che poi riferiscono a mmi padre, che se pijerebbe le testimonianze segrete a verbale contro de lei pe’ falla apparì ‘na cattiva madre…che mi padre sarebbe d’accordo colla padrona che ce stà a sfrattà, che lui già sse sarebbe messo d’accordo coi carabbinieri …e io se nun c’ho quarcuno dietro nun posso manco parlà cor postino …manco la posta me posso scenne a ritirà!”
“…ahò tu madre se vede che è pazza! …ma tu padre cche ffa?”
“Lavora nei servizi segreti! Mò abita a Cerveteri!”
“E come ha fatto trovà ‘na pazza come tu madre?! O’ sai, te ne devi annà da qua! Se vede allo sguardo che è ‘na folle! Io te credo! L’ho guardata quanno m’hai fatto n’trà…”
“…lo so, lo so! Speriamo non venga qui…”
“Se viene se n’esce! E se vuole guardà m’arzasse centomila!”
“Ehi ma…no aspetta che…”
“Sto a scherzà, càrmate! ‘nte preoccupà! Lo sa che ce deve lascià da soli! …ahò senti, ma tutti st’aerei che hai disegnato, so tutti tui? Li fai te?!”
“Sì, e pe colorà quello che vvedi lì, me so perso lo strip de Patsy Kensit a San Remo, in televisione!”
“C’era la Kensit, e tu stavi a disegnà! Boh, vabbé …vedemo de falla stà cosa!”
“Aspetta, chiudo la porta…senti, te posso armeno leccà la fica?!”
“No, no, se voi leccà, leccame le chiappe, e sitte và er bucio…tanto t’arrapa uguale!”
“…’nsomma niente leccata de fica?!”
“No, la patata nun la do, i soldi li faccio cor culo...che poi in fondo mme piace pure, sai!”
“Vuoi che me spojo?”
“No, che, dai, no! Stamo a fa ‘na sveltina…senti, guardame er bucio, t’arrapi, e me lo ficchi! Senza che te spojji …tanto tranquillo, tu madre qua dentro nun ce viene! … su pijame i fianchi e strusciate, che te se drizza uguale!”
…
“…poveraccio! Me la ricordo ancora quella patetica esaurita! ‘na pazza colla fissa dei microfoni in casa! Rumore continuo, di pentole e piatti e passi pesanti …per fallo venì alla fine ie dissi de frugamme la fichetta che cce l’avevo bagnata, e poi i’ho detto d’assaggià le dita sue dopo avemmele passate abbastanza volte sulla fica …er sapore della mia bava naturale l’ha attivato nelle palle ‘n quarche mmodo, e sborò …quando mi salutò m’accompagnò alla porta con la madre che lo seguiva con lo sguardo casomai usciva da casa; manco stesse ai domiciliari! … me chiese er telefono a bassa voce …ie dissi che a casa nun ce l’avevamo! …chissà come cazzo faceva a vive con quell’arpia! …possa morì de cancro quella stronza! …sapete i vicini m’hanno detto che nun lo mollava mai, da quando s’era separata dal marito! Stava aspettando la pronunzia completa del tribunale! Er marito l’aveva cacciato lei! … una di quelle morbose demmerda che t’esauriscono allo sguardo! Pare che questo nun avesse amici …cazzo ahò! …e mme sa che se vuole scopà, o gliela dà sua sorella, che alle foto che c’aveva a casa ho visto che nun era male, o non scoperà mai! Almeno finché è viva la madre! Mai visto ‘na mezza famiglia così da schifo! La casa, poi era sempre sporca! Figuratevi che mi so’ tenuta la sua sborra tra er bucio e le mutandine pur di non servirmi del loro bagno! Quella pazza della mamma era ‘na sciacquona! Capace solo de pulì facendo pozzanghere sul pavimento! Cazzo, ahò! Nun lo so perché ve l’ho detto! Basta parlà de quello lì, sennò me s’ammoscia la fregna!”
“Ma stò poraccio era romano, come pure te, me sembra…”
“Lo sfigato era de Monte Mario, Torrevecchia. Noi stamo a Centocelle! …”
Papà nostro le chiese:
“…ma tu com’è che stai qui?”
“Ufficialmente stò a fa ‘na vacanza dalli zii a Taranto …la mattinata però me la pijo libbera, e me offro d’aiutà Carla affà scopate…l’ho conosciuta l’anno scorso sul lungomare der castello aragonese, vicino ar ponte girevole …io le marchette le faccio solo se me serve ‘n vestito costoso …comunque Carla m’ha assaggiato la passera, e poi m’ha convinto a faie venì la sua, de lingua! In famija nun lo sanno, ma ‘rmai so’ bisex, e Carla m’ha detto che te a cazzo stavi messo bbene…e io de famme scopate, di quelle vere, me piacerà sempre ‘nsacco! …tanto a casa mia trombano tutti, e io chessò? La più scema?! Se me piace un maschio, vedo se me ce piace pure er cazzo, e se me piace quello m’apro la passera io da sola, manco c’è bisogno che me la lecca! ...uhmmm…tanto quanno entra se bbagna d sola, mica no! Tanto te l’hai sentita, no Maurì?”
“…pareva ‘na fontana!”
“Uhmmmm, che odore…ariva er caffè…”
Da quello che potevamo udire Carla aveva appena servito il caffè; e probabilmente erano ancora nudi, tutti e tre. Nostro padre mentre sorseggiavano la nera bevanda, chiese:
“Di là c’era una polaroid con te e Carla che reggevate un uno ridendo …che era? Un anniversario?”
“Un amico de’ Carla colla Polaroid ce l’ha scattata! Avevamo scommesso con lui ‘na marchetta gratuita contro er prezzo pieno per entrambe, che se iela leccavo io a Carla, lei veniva in meno di un minuto, collo squirting …Carla allargò le cosce stesa sul tavolo, con le mani dietro la schiena pe nun toccassela, e il cliente ha avviato er cronometro non appena ho toccato la passera con la punta della lingua, me so’ messa a leccà leggera e veloce, e…a cinquantasette secondi ha schizzato sulla mia lingua, poi lui, n’artro porcone nun da poco, ha abbassato la sua faccia sulla fica, e ha potuto assaggiare artri du’ schizzi …e ce pagò er prezzo pe’ tutte e due!”
“Sei proprio una porcona Patrizia! Sei il sogno di qualunque maschio, sai…”
Quella troia di Carla aggiunse:
“…anche di qualunque femmina! L’ha sempre leccata d’un bene! Dì un po’ …oggi c’era pure Agnjeska?”
“Sì, con i nostri figli! Ufficialmente eravamo venuti a vedere la partita qui, da noi, ma era noiosa e me ne sono uscito e…”
“…e per caso sei passato qui da me, chissà, vediamo che stava facendo Carla…comunque tua moglie l’ho vista qui nella via…che mi vuol fare stavolta?”
“Niente, stai tranquilla. Poi se vuole questo ce l’ha quasi tutto l’anno di notte a casa, se lo vuole…”
“… senti ma i vostri figli adesso dove sono?”
“Quando sono uscito stavano a casa con mia moglie …tu prima chi hai visto in strada?”
“Solo tua moglie, era da sola!”
“AH! Allora staranno a casa …però non gli posso telefonare, lì non l’abbiamo messo il telefono! Così non ci scassano il cazzo i parenti!”
Patrizia chiese:
“Sei preoccupato? Quanti anni c’hanno i tuoi figli?”
“Il grande quattordici, la sorella uno e qualcosa in meno!”
“Ce l’ha la ragazza il grande di casa?”
“No, che io sappia no…”
“Ma ha mai scopato?!”
“No, credo di no…lo saprei …credo!”
“E tu’ figlia?”
“La madre le sta dietro, non l’ha data per il momento…Karolina, la femmina sta molto sulle sue…beh pure il maschio, Jason, ora che ci penso; comunque mia moglie m’ha detto che gli devo parlare: è da un po’ di tempo che le tocca il culo quando ce l’ha vicina…”
“Tocca il culo alla mamma?”
“…ehm no, a Karolina!”
…se solo nostro papà avesse saputo che tra le chiappette mie, con le mutandine precariamente abbassate e deformate, avevo il cazzo di mio fratello a pochi metri dalla loro cucina…la durezza se n’era quasi andata, di fatto lo stavo solo scaldando…e stranamente non mi dispiaceva…
Carla disse gaia:
“… e allora è da sverginare, sennò prima o poi potrebbe convincere sua sorella a qualche breve penetrazione …io a nove anni stavo per fare entrare dentro la mia passerina mio fratello Sandro di undici…poi è suonato il campanello di casa, mamma si sarebbe svegliata per andare ad aprire, e si è ritratto…quella volta! A mamma non dissi nulla…”
“…la stavi per dare a tuo fratello?”
“Quella volta sì, per gioco! Poi…”
“…poi…”
“…ecco quando ha scoperto che faccio la vita, due anni fa…gliel’ho data affinché non montasse un casino a casa! Lì su da noi per le scopatine dentro casa non fanno una tragedia …mò l’hanno preso nella milizia! Se resta nelle forze armate si trova moglie collo stipendio, no?!”
“Milizia? Che Arma è?”
“L’esercito! In Svizzera si chiama milizia!”
Patrizia le chiese:
“Carla, mica me l’avevi detto, ma allora tu sei svizzera?”
“Sono figlia di italiani lavoratori frontalieri, e sono nata in Svizzera! Ho la doppia cittadinanza, sennò dovrei avere un vero lavoro per stare qui a farmi …clienti…”
Papà da maschio arrapato, oltre che infedele a mamma, chiese:
“…senti, ma quando l’hai data a tuo fratello Sandro, se posso, che posizione ti ha chiesto?”
“Quella tradizionale, del missionario: mi ha stretto, e succhiato le sise…io l’ho fatto entrare nella fica, e l’ho anche baciato in bocca …purtroppo subito dopo un buon lingua-lingua, mi è venuto – povero lui - subito dentro! E dire che mi aveva promesso che sarebbe venuto fuori…col fratello un brividino interno lo senti sempre, sai…come scopata è anche più bella, perché è proibita…o solo sconveniente! Ma quel brividino che ti fa irrigidire le sise, e contrarre il ventre, l’ho provato solo la prima volta…”
Patrizia, che ormai stava spontaneamente attenuando il dialetto romano, chiese:
“E gli hai dato anche il culo?!”
“Certo, dopo anche il culo! Mi sono impegnata a fare con lui né più né meno di quello che facevo coi clienti!”
“Uhmmmm e te l’ha leccata Carla?”
“Patrizia, certo che me l’ha leccata, che manco un bidet! Ed era mio fratello!”
“A casa vostra?”
“No, no… gli avevo dato appuntamento nello studio di un avvocato mio cliente, il che è come dire che anch’io ero sua cliente…tre ore di sesso normale sul tappeto una domenica mattina! I nostri vecchi credevano che fossimo andati a messa! L’avvocato ci aveva lasciato tutto lo studio per noi due, senza farmi domande! Poi, abbracciata nuda con Sandro, baciandolo e riscopandolo, mi sono fatta promettere che a casa stava zitto e buono…”
“Avete scopato altre volte dopo quella?”
“Un centinaio di volte, a casa nostra, quando i nostri vecchi non c’erano! Aveva il vizio di venirmi dentro la fica, anche quando eravamo d’accordo che mi sarebbe venuto nel culo…Poi una volta che mancai da casa tre giorni, perché ero stata in una vacanza-viaggio con l’avvocato in Germania, m’inventai che ero andata in un ospedale protetto ad abortire perché ero rimasta incinta, e non potevo avere figli con lui … e simulando una depressione del dopo ricovero, gli ho detto che se continuavo a scopare duro con lui, mi bloccavo poi psicologicamente coi clienti non potendo guadagnare più…sbiancò, credendo di aver evitato una tragedia di poco! Io certo l’ho turbato molto più di quando avevo detto che gliel’avrei data, ma – incredibile! - alla fine si è convinto! …solo leccate di fica quando non ne poteva proprio fare a meno, e qualche volta pure dei sessantanove …poi è partito per la leva, e io per l’Italia…”
“Scusa Carla, ma non lo potevi fa vvenì in bocca?”
“M’è venuto in bocca un paio di volte, ma la sua non riuscivo a berla, qui il blocco ce l’avevo sul serio! Mentre se mi piace un uomo, come Maurizio qui, pagherei io la moglie per mungergli le palle! Ma tu non glielo dire! Ho un conto in banca, sai…non vorrei che accettasse…”
Allora il nostro bel papà fedifrago di successo intervenne con un frasario neutro:
“…ma tu allora lavoravi in Svizzera nello studio di un avvocato?”
“Facevamo a metà Maurizio; poi col divorzio dalla moglie l’ha dovuto lasciare! Lo studio legale era della moglie…e quindi pure io, ovviamente! Ma tanto non me ne servivo sempre: lui mi trovava i clienti, e io andavo a casa loro all’ora convenuta! Poi…”
“…poi?”
“…e poi è morto! Settantanove anni, un ictus mentre faceva colazione al bar davanti allo studio suo…la moglie lo sapeva di noi, e alla veglia della bara non mi fu affatto ostile, mi sorrise e mi abbracciò come fossi sua sorella…dopo la funzione al cimitero mi ha invitato di nuovo a casa sua per un drink…prendemmo il thè…e mi fece un’offerta: casa sua, se mi trasferivo come colf, in realtà per darla al loro figlio Ubert, un trentenne agiato, che però era violento quando non aveva l’alcool, e così …me li sono lasciati alle spalle! Mi sono messa d’accordo, insieme con mio fratello, per un cambio di numero di telefono…le pratiche col gestore le abbiamo fatte noi! I nostri vecchi non avevano trovato a ridire…e abbiamo cambiato numero! Poi per fortuna quella ha capito, e non s’è fatta sentire più…tanto a quel ciucco del figlio senza voglia di fare un cazzo manco gli si sarebbe alzato!”
“…e stavate a?”
“Zurigo! I miei ormai sembra vogliono morire lì, senza tornare negli Abruzzi…”
Incredibile quante cose puoi sapere origliando da sotto un letto in un’altra stanza! E quante ne puoi sentire dopo una scopata, o due! A furia di sentirsi scaldato il mio corpo da dietro, con me che gli tenevo caldo il cazzo tra le mie natiche, passivamente, mio fratello Jason s’era …addormentato! I tre in cucina proseguirono con la conversazione, stavolta era nostro papà Maurizio a subire una fila di domande dalla (quindicenne?) Patrizia…io sgomitai mio fratello, due tre volte, affinché si svegliasse. Lo vedevo a malapena sotto il letto, e gli feci segno che dovevamo smammare …lì non potevamo restare ancora. Non era prudente! Tanto quei tre forse di scopata se ne sarebbero fatta un’altra …Patrizia propose a Carla un altro numero …
“…Carla! Ne vorrei fare un’altra…mi dovresti leccare la patacca che ho voglia di venire …poi lo prendo in bocca a Maurizio, e te lo accompagno io nel culo il bastone di Maurizio …intanto Maurizio ti lecca il bucio, da dietro …e tu me la lecchi a me! Che ne dite? ...Maurizio, tu?”
Patrizia per essere una quindicenne era più porca di una porno attrice; papà disse:
“…andiamo comodi sul letto, o qui in cucina?”
Carla la sentii dire …
“Sgomberiamo il tavolo …Patrizia spero che hai ancora un buon sapore lì…”
“La prima volta me la leccasti senza chiedermelo! Hòh Maurizio! Nel culo di Carla te lo metto io, va bene?”
“Certo, certo…”
Peccato che io e mio fratello non potessimo assistere…la camera da letto per come era piazzata ci avrebbe fatto fare capolino per vederli scopare; ma con la cucina era un'altra cosa! Usciti dalla nostra stanza ci avrebbero visti subito. Avevamo una sola via d’uscita: la finestra lasciata semi aperta, che dava sulla strada… al mio segnale uscì prima Jason: ci mise i trenta secondi più lunghi della mia vita; poi mentre Carla iniziava a mugolare per le slinguate anali che forse le stava facendo papà, con sottofondo i respiri di Patrizia con la lingua di Carla nella fica…sgattaiolai io stessa…
“Hoooohhh…mhmmmm…ahn…”
“Ahnnnn…sì, così…ahnnn …ahnnnn!”
Peccato non poter sentire l’urlo di Carla, quando papà glielo avesse messo nel culo, di lì a una cinquina di minuti…saltai anch’io dalla balaustra della finestra, e raggiunsi mio fratello senza guardare niente e nessuno. Chi ci avesse visti avrebbe potuto prenderci per ladruncoli in fuga…ma non sembrava che ci fosse nessuno. Quando fummo a distanza di sicurezza feci notare a Jason che la patta dei pantaloni era ancora aperta; mentre il bordo degli stessi non avrebbe potuto chiuderlo del tutto, dato che aveva perso il relativo bottone in corridoio quando spiammo la prima scopata tesi come una corda di violino, e leggeri come un’ala di farfalla. A casa stavamo tornando con una strana carica dentro di noi: eravamo arrapati come non mai, dopo aver ascoltato i ricordi di Carla e Patrizia…quest’ultima era una troietta dilettante; Carla invece era una che di quel mestiere ne aveva fatto una ragione di vita. Non so chi dei due mi fosse più simpatica. Tuttavia tornati a casa se c’era una cosa che sperimentai era che i racconti d’incesto erano contagiosi. Essendo soli Jason si piazzò dietro a me, e mi afferrò per i seni, strusciando di nuovo il suo cazzo contro i miei …pantaloni. Le prese dei capezzoli, anche se mediati dalla maglietta, non mi stavano dispiacendo…in fondo – pensai – perché no?! …
“Mhmmmm…ti sei ar..rap…ahhh…to…a sentire il…racconto…ahn…di Carla, eh?!”
… e mentre valutavo se respingerlo, come avrei dovuto, non appena sentii la sua lingua dietro il mio collo decisi di … i sensi dopotutto li portiamo dentro di noi. Ad alti organi di senso attivarli! …come la lingua di mio fratello. Chissenefega del peccato, meglio se mortale!
…
…farmi seguire nella camera dove di norma dormivano i nostri genitori. Jason infatti mi seguì, e io gli dissi:
“…lascia la porta aperta! Sennò non lo sentiamo arrivare quando torna! ...senti Jason, al brividino intimo col fratello un po’ ci credo, però la fica deve restarmi vergine: o un fracosce, o m’inculi …ma nella fica non mi devi entrare, e nemmeno venirci sopra …”
Intanto che sceglieva mi spogliai dei pantaloni, lasciandomi le mutandine, mi tolsi le scarpe, e quindi tutti i pantaloni che avevo pigramente abbassato sulle caviglie…Jason si abbassò per baciarmi e leccarmi tra le coscette, nella parte interna, mentre aveva iniziato a spipparsi per guadagnare tempo…l’inguine mi si stava irrigidendo…che fosse quello il brividino?! Tuttavia non volevo dare la mia fica, così per gioco…gioca e rigioca e finisci incinta! Come cercò di abbassarmi le mutandine mentre si spippava lo fermai…
“Fermo! Faccio io! Và un po’ indietro…”
…beh, preso posto sul letto con le gambe allargate e le mutandine ancora al lori posto, lo incalzai:
“…allora?”
Jason tesissimo disse:
“Nel culo! …però prima te la voglio leccare un po’ …per farlo indurire!”
Ci pensai su, poi gli diedi il disco verde…
…stesa dal lato del letto di sinistra, allargai le cosce unendo le piante dei piedi, quindi scostai le mutandine di lato, quanto bastava perché vedesse dove leccare…ad ogni modo, mentre i suoi occhi si godevano la mia vulva rosea con poco pelo, gli dissi:
“…lecca in alto, lecca veloce…senza premere…sennò mi fai male, sai…”
“…la saliva…ci metto anche quella…mi serve il sapore…”
“Boh, metticela se serve! …Jason leccala! …ma non ci mettere un’eternità!”
Jason, già caldissimo per la vista del mio sesso parzialmente gonfiato a causa dell’orlo elastico scostato delle mie mutandine, si abbassò con la testa, e leccò la mia piccola fica per un minuto o due, nei quali anch’io avevo imparato a mugolare, e sospirare, e a godere sentendo a pelle la sua faccia più calda del mio bacino, e la sua lingua salivosa bagnarmi lì dove godevo…poi prima di emettere qualcosa più sotto, dalla mia passerina eccitata, gli dissi nervosa:
“...ahnnnn…HAHNN…grazie, basta così! Sentiamolo! …ti si è indurito, vero?!…dammelo, dai…”
Mio fratello, che avrebbe leccato ancora si alzò del tutto in piedi, che per leccarmela s’era seduto, e mi mostrò il suo cazzetto diventato un cazzo, anche se non grossissimo…di diametro era poco meno di due centimetri, lungo forse una decina-dodici…normodotato…prima di voltarmi gli raccomandai…
“Jason! Nel culo …godi nel culo, va bene?! Non ti salti in mente di mettermelo in fica!”
“…huhmmm…va…va bene Karolina! Me lo prendi in bocca?”
“D’accordo, ma solo un po’…dà qua!”
“La prossima volta facciamo un sessantanove! ...”
“Dà qua!”
Glielo afferrai svelta stringendogli l’asta, e glielo scappellai morbosamente appassionata del suo glande scarlatto violetto, poi me lo cacciai in bocca fino alla fine dell’asta…
“…huhmmm…glooomhmmm!”
“Ahnnnn…ohhhhh…dai Karò, leccalo…”
Di mio fratello mi fidavo. In lui sentivo l’odore della mia pelle. Per me averlo sopra il mio corpo, nudi, capezzolo contro capezzolo non era un problema: arrivavo a considerare il mio corpo intercambiabile col suo. Sapevo che una volta o l’altra in futuro, prima dell’età adulta, mi sarei congiunta con lui per la pura curiosità di farlo, e vedere che si provava…ero abbastanza eccitata dai discorsi spiati alle amanti di papà, e dai racconti d’incesto che riempivano la posta dei lettori di quei giornali pornografici di Jason, dove delle normali donnine o femmine di casa avevano fatto sesso con i loro familiari più o meno consensualmente, ed ora non erano sicure dei loro sentimenti …ma sapevo anche che papà poteva tornare da un momento all’altro, e al tempo stesso se non avessi avuto un coito con Jason quel giorno in cui i nostri vecchi s’erano dati alle scappatelle sarei rimasta insoddisfatta. In quei pochi secondi d’intimità familiare decisi di provare a ingoiare il cazzo fino alle tonsille, anche se non era abbastanza lungo. La sua cappella arrivò all’inizio della mia gola, poi arretrai la bocca per sentirla sulla lingua; era amara, ma mi piaceva lo stesso passarci la lingua…improvvisai il mio primo bocchino goffamente, movendo la lingua nel sotto cappella, ma a mio fratello sembrava piacesse dai suoi rantoli…
“…AHN! …ahnnnnn…passala…ahnnnn…passala tutt’intorno…ahnnn,ohhhh!”
“Sluuuuurpf …slaaaaaaap …gloooooomhhhh…slaaaapp!”
…poi per evitare che mi venisse in bocca, mentre istintivamente non m’ero accorta che gli stavo carezzando le palle, interruppi il bocchino per voltarmi, e dirgli…
“Guardami il bucio, aprimi te le chiappe! E ficcacelo dentro, dai! Che oggi …mhmmmmmhmmm! …ohhh …sono più zoccola di Carla e quell’altra, Patrizia!”
“…sei sicura Karolina?”
“AHHHH…sì! Ora mi volto! Fa presto, ti prego Jason! Sento che non abbiamo molto tempo!”
M’ero voltata presentandogli il culetto a quattro zampe…mi aprì le natiche, poi mi esplorò il bucio con la lingua… che coraggio! Manco il tempo di ripulirmelo un po’ prima…poi dopo un minutino di morbosi assaggi, che mi stimolavano il desiderio di essere penetrata, la sua lingua non la sentii più…solo le mani che mi aprivano le natiche dilatandomi anche l’ano…
“AHNN…ahi…uhuhhhhh…ohhhh…ahi…ahi…”
…se avesse voluto entrarmi nella fica avrebbe potuto farlo, ma fu di parola: tempo tre secondi, e mio fratello Jason mi aveva piazzato nel retto il suo normale cazzo …durissimo…non saprei dire se l’avessi sentito poggiarsi al bucio con la cappella dura…sentii solo il taglio, e l’intrusione…poi iniziò, dopo i miei primi respiri imbarazzati a muoversi…
“…mhmmm…huhmmm…hohhhh…beh, sei entrato! …fa piano…dai…unhnnn…”
…alternati a rantoli e sospiri…
“Ahnnn…hohhhhh…ahnnn…ahnnnnn…”
…avanti e indietro, reggendosi ai miei fianchi; e io, mentre sentivo le sue pallette dure sbattermi sull’inguine, cominciavo ad abituarmi al dolore, e tre minuti dopo a godere…
“…bravo Jason! …sto godendo, ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn…continua! Dacci dentro! AHNNN…AHNNNNN!”
“HUHMMM…HUHM…HUHMMM…HUHMMMM…ahnnn..ahnnnn…mi stringe…mi piace…AHN…AHNNN!”
…gli avevo offerto la posizione delle quattro zampe, con le ginocchia sul letto, e la testa sul cuscino…non riuscivo più a contare il tempo, e mentre apprezzavo i suoi movimenti ormai comodi e fluidi del suo cazzo, gradito ospite dei miei intestini, sentii quasi delusa perché volevo essere aperta di più, uno sparino liquido caldo, o meglio tiepido…mio fratello Jason era venuto…gli dissi con tutta la dolcezza di cui ero capace…
“Mhmmm, ohhhhh…sei venuto! Bravo! Ahnnnn…beh…finché butta lascialo dentro!”
“AHNNN…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn…ahnnnnn…sì! Eccotelo, cazzo! Eccotelo!”
“Sborra, Jason, sborra! AHNNNN …hai visto tua sorella?!...”
“AHHHHHNN…grazie Karò!”
Dopo una ventina di secondi di sparetti non ne sentivo più. Solo il suo cazzo che iniziava ad ammosciarsi…
“Jason…toglilo! Non vorrei restassimo incastrati …capita, sai!”
“…ancora un po’, dai…”
“Non sta buttando più Jason…toglilo ora che è ancora turgido! Poi vediamo, dai! Prima o poi ti farò venire in bocca!”
“…nella fica…no?!”
Mentre rifiutava di togliere il cazzo mi aveva baciato con la lingua dietro il collo e dentro l’orecchio sinistro! Poi continuò a leccarmi la pelle un minuto o poco meno. Io gli ricordai che doveva uscire dal mio buchetto prima che ci restasse incastrato.
“Jason! La verginità della fica la voglio perdere con un uomo vero, non con mio fratello!”
Mi arrivò un altro bacio sul collo, di lato, poi Jason fece spazientito:
“…e va bene!”
Jason tolse il cazzo, e io sentii colare un po’ di sborra dal bucio sul mio inguine, mentre mio fratello vi abbassò le sue labbra sul mio bucio imbiancato per baciarlo, infilandoci per qualche istante anche la lingua e movendola pescando da incosciente chissà cosa…
…ero imbarazzata perché la sborra colata avrebbe potuto entrarmi nella passera attraverso il perineo…dissi:
“Toglimi la sborra prima che mi entri in fica! Sta colando, sbrigati!”
Mio fratello Jason usò le mani e me l’asciugò, passando poi la lingua sulle mie chiappe per eccitarsi di nuovo probabilmente …il bucio rimase mezzo minuto a guardarmelo, e a baciarmelo, leccando di tanto in tanto; poi lasciato io il letto per andare in bagno a lavarmi, mio fratello mi seguì, e prima che mi piazzassi sul bidet mi voltò verso di lui, mi mise la mano sulla vulva, e me la massaggiò freneticamente per due minuti, mentre mi tirava il capezzolo destro con l’altra…fu una bella trovata perché improvvisa …e venni sulla sua mano sinistra.
“AHNNNN, mhmmmmm, ahnnnn, ahnnnn, ahnnnnnn, hohhhhhhhhhhhhh!”
… e mentre godevo si abbassò a leccarmi di nuovo la fica bagnaticcia…la mia posizione seduta sul bidet sarebbe presto divenuta precaria, per cui mi alzai per farmi leccare dalla sua lingua…
“Sluuurp, slaaaapf…luhlmmmmm, slaaaaaapf…slurp!”
“AHNNN, ahnnn, ahnnnn, ahnnnn…HUHHHHHH, ahnnnnnnnnnnn!”
…gli carezzai i capelli trattenendogli la testa, poi dopo che m’aveva appena asciugato la passerina a lingua, gli dovetti urlare simulando stizza…
“Uhhhuuuuu, Jason, basta! Se continuiamo mi gioco la verginità della fica! Basta! Staccati …su! Ed esci!”
Mio fratello non ebbe il tempo di protestare, perché entrambi sentimmo un rumore…e una voce maschile familiarissima…
“Clack…clack…rmmmm…Jason! …Karolina…siete a casa?!”
In quel momento papà stava rientrando a casa, sapete, il tempo era letteralmente volato, come quando si fa qualcosa di piacevole…
…risposi io facendo cenno a Jason di star zitto:
“Sì papà, scusa sto in bagno!”
Non avemmo il tempo di pensare; mio fratello Jason si nascose nello sgabuzzino delle scope, dove custodivamo anche l’ombrellone per la spiaggia; io chiusi la porta del bagno, e aprii l’acqua della doccia, e poi pure quella del bidet…dieci minuti dopo che avevo simulato, ma neanche tanto, una doccia, ero uscita dal bagno, e vidi Jason che leggeva un fumetto dei suoi nel suo letto, senza degnarmi di uno sguardo, come se ovviamente niente fosse stato…andai da papà in cucina, che vedendomi che mi asciugavo i capelli, coperta dall’asciugamano, mi disse a bassa voce sorridendomi con complicità:
“Karolina, dovresti stare più attenta quando fai la doccia…meglio che la fai quando Jason non c’è a casa…”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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