incesto
Mia sorella Serenella, non solo una commessa.1a parte
di sexitraumer
05.01.2018 |
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"Su ! Eccola finalmente ! …quanta ne hai ! Buttala tutta, dai !..."
Sesso ?!...Nessun fai da te !
Semmai facciamolo da noi…, no ?!
Tanto a chi dovremmo mai dirlo ?...
Insomma non te l’hanno voluta dare…? O hai sbagliato qualcosa tu, perché non sei affatto brutto, anche se non sei né alto, né palestrato… Per la palestra però è ancora un tantino presto…. Se mi avessi ascoltata facendo nuoto e canottaggio l’estate, adesso avresti almeno due bei bicipiti o due belle spallette, sai ?!... Dì un po’, col calcetto hai mai rimorchiato ?! No, vero ? Qui mi sa che non ci’hai preso proprio…
Provate quante volte mi sono sentito dire frasi di questo tipo ! Eppure il mio incontro col sesso, quello vero, penetrativo, cominciò proprio con un incesto bello e buono. Mi chiamo Olindo e sono in figlio di un ferroviere ed una sarta, più casalinga che sarta. Viviamo in una provincia, in un paese di ventimila abitanti a venticinque chilometri di statale dal nostro capoluogo di provincia. Dove effettivamente abitiamo non ha alcuna importanza. Ho una sorella maggiore di tre anni di nome Serenella. Andando dal mio solito giornalaio, quello che non mi chiede quanti anni ho, ho fatto una scoperta tristissima, ma anche arrapantissima…eccome !
Sfoglia e risfoglia, prima o poi doveva capitare…ho visto qual era il secondo lavoro di mia sorella Serenella; il primo lo conoscevamo tutti in famiglia: commessa in un negozio di abbigliamento; l’altro l’avevo appena conosciuto io: porno attrice nei fotoromanzi hard a colori; di uomini ne aveva sempre avuti, ed io suo fratello minore, non l’avevo mai trovato strano. Sempre stata una ragazza carina mora, abbastanza alta: un metro e sessantotto e di seno dovrebbe portare la quarta; molto figa e molto popolare pure tra i miei coetanei, e scommettevo con gli amici di sotto casa sulla durata di questo o di quello dei suoi “nuovi” fidanzati; alcuni erano un buon partito; altri degli occasionali da una settimana e via. E in una settimana di bottarelle hai voglia ad organizzarle. In questi ultimi mesi ha avuto una relazione con un parente del suo datore di lavoro: il signor…beh diciamo il signor B. Sembrava destinata a sposarselo, ma poi ha puntato sul signor M., conosciuto durante una fila all’ufficio postale per pagare un conto corrente…mister M. è l’unico con il quale stava da sette mesi circa, e stavolta sembra proprio che voglia accasarsi. Un po’ più grande di lei, come si conviene nei matrimoni, quest’uomo ha anche un buon lavoro di bancario. Chiamala scema, direte voi…beh, mister M. è anche chiesaiolo e da qualche tempo esige, ma forse dovrei dire costringe, mia sorella a confessarsi settimanalmente: proprio non la invidio. Nel periodo natalizio è inferiore solo al prete stesso nel frequentare messa e parrocchia…chissà cosa trovava in questo bacchettone…ma se lo deve proprio sposare? Io all’idea di non poter più spiare mia sorella Serenella dal buco della serratura in bagno ormai mi sono rassegnato. Lo sapeva che lo facevo, ma mi lasciava fare purché non la molestassi dopo. Io, da parte mia semmai ho molestato, e non poco, il mio pisello. Quando i nostri genitori erano fuori andava al bagno, chiudeva la porta a chiave, due mandate, ma poi la chiave la toglieva cosicché io potessi spiarle le fattezze del suo bel corpo dalla pre adolescenza all’età adulta (meno di 30 anni). Questo patto tacito esisteva ormai da quando lei aveva dodici anni; i suoi primi peli me li mostrò beffarda a tredici anni in un’occasione fugacissima, e priva di significato; non era nemmeno il mio compleanno, e neppure l’onomastico; mi fece cenno di raggiungerla nella sua stanza, e non appena fui al di là dell’uscio per un tre-quattro secondi, mentre nostra madre parlava con la nonna, sua madre in cucina, mi disse di guardare, e di non muovermi. Non sono mai riuscito a capire perché mi volle mostrare il pelo. Comunque, toltasi la gonna, che aveva lasciato cadere sul pavimento, era rimasta solo con la camicetta sgualcita, ed uno slippino che pulito non era…intelligentemente si era premurata di procurarsi un’assicurazione contro l’ovvia molestia sessuale vera e propria, che sarebbe consistita in un tentativo di tocco…infatti pochi minuti prima avevo chiesto a mamma dove fosse il mio Messerschmitt…
“Quale Messié Smit ? Cos’era ? Un giallo di Maigret ? Devo averne buttati un paio ! Vedi nell’immondizia…”
“Il Messerschmitt, il centodieci…quell’aereo con due code colle croci bianche e nere sulle ali…dove sta ?”
“Non so, vedi nella tua stanza ! Comunque ti assicuro che non ne è caduto nessuno !”
Tanto valeva chiamarlo anche Alfetta, Big Jim, o Titanic: per mamma un Messerschmitt era solo un oggetto che faceva disordine, ma non si permetteva di toccarmeli. Quando c’era da spolverare mi chiamava sempre: io sapevo come e dove prenderli; quindi toccava a me salvarli per il tempo necessario, dalla polvere, e dagli…spolveratori: gli unici due nemici di un modellino statico…comunque mamma e nonna non ne sapevano nulla, perché il Messerschmitt l’aveva preso nientemeno che mia sorella Serenella. Era mancina, ed infatti afferrava il mio modellino con la massima delicatezza e sicurezza della presa con la mano sinistra. Con la mano destra fece il resto…e che resto !
Abbassò solo di poco lo slippino rosa, diciamo metà fica, ma non riuscii a distinguere né lo spacco, né le labbra esterne. Solo un bel boschetto di peli neri, che, ricordo, erano da accorciare; ma per questo c’era mamma. Peccato, perché come figa-trimmer mi sarei offerto io, e con la massima serietà! Tariffa scontata una decina di passaggi di lingua per percepire il “nuovo sapore” dopo ogni accorciatina. In quel momento con la destra abbassava lentamente lo slippino, mentre con la sinistra teneva in mano, tra le dita, la “matita volante”: cioè il mio modellino di Messerschmitt Me-110 in scala 1/72, il mio primo aeromodello finito e verniciato; ne avevo altri in vari stati di abbandono, ma al 110 ero affezionato…ero a meno di due metri, ma se mi fossi avvicinato di più lo avrebbe lasciato cadere a terra con ovvie conseguenze…pezzi quali i carrelli, le mitragliatrici e non ultimi i trasparenti che bene o male ero riuscito a far quadrare si sarebbero staccati tra i primi…quattro secondi pieni di disappunto, e di… desiderio…
…comunque mi restituì il modellino, e mentre lo afferravo il suo slippino tornò a coprirla, la sua fighetta adolescente…un bel privilegio averne potuto vedere da vicino la metà di sopra. Sorrisi e tornai nella mia stanza a riporre il Messerschmitt. Non gliela diedi la soddisfazione di andare in bagno a masturbarmi, e qualche giorno dopo continuavo a spiarla col nostro solito patto tacito. Compiuti i quindici anni, presumo che ormai vergine non lo fosse più; spiandola dal buco della serratura in bagno, in assenza dei nostri genitori mi fece un regalino che replicava un paio di volte al mese: faceva cadere in terra verso la finestra, un orecchino, e si chinava a raccoglierlo piegando le ginocchia verso l’esterno, cosicché potessi vederle a piacimento lo spacco della vulvetta, che da qualche tempo depilava; andavo matto per il pelo-ombra, appena evidente, ma lei i peli di figa e i capelli li ha sempre avuti di un bel nero; ed era uno spettacolo stupendo poterla vedere, la sua vulva, che si apriva a causa del piegamento; ogni tanto replicava lo stesso spettacolo anche di spalle, e mentre la maglietta intima si sollevava dalle natiche mi godevo il suo culetto integrale con tanto di buchino rosso scarlatto guardato dalla luce tenue del bagno…quante volte ho sognato di leccarla sotto l’inguine ! Specie se vedevo il pelo da dietro…mi ritenevo un privilegiato dato che restavamo soli a casa un tre volte la settimana in certi mesi…poi le occasioni si ridussero fin quasi a scomparire; anche mia sorella Serenella ormai contava sul fatto che avrei dovuto farmi una compagna mia; gli omaggi che mi rilasciava stavano per terminare, finché un giorno aveva litigato con mamma per l’acquisto di un test di gravidanza in farmacia effettuato davanti a lei, e davanti ad un paio di pettegole di quartiere, in quel momento a ridacchiare tra di loro in attesa del loro turno; ridacchiavano sempre quando vedevano passare noi, e nostra madre in particolare: gente che abitava ad un paio di chilometri da noi, le quali – mortacci loro ! – erano a conoscenza del matrimonio poco felice, ma “intero” dei nostri genitori; di separazione mamma non ne ha mai voluto sapere…di smetterla di tormentare chi non le andava a genio manco…ed infatti:
“…ma non ti rendi conto ! Ci hanno guardato tutti ! Non potevi acquistarlo fuori quartiere ?!”
La voce di mamma era aggressiva, ed alta. Dall’altra stanza, sei metri lineari al massimo, la distinguevo perfettamente…
“Mi dispiace, non ci ho fatto caso. E comunque che importa ?! Non era mica per me !”
“Non ti rendi conto ti dico ! Prima di domani saremo sulla bocca di tutti…”
“E con questo !?!”
“Ma tu guarda questa ! Sono la madre di una sgualdrina, adesso ! La dai al primo che incontri adesso ?! E sei rimasta incinta ?!”
“La madre di una sgualdrina ti piace dirlo da quando mi trimmo da sola i peli della mia figa, non da adesso, mamma !”
“Ma come fai a comprare queste cose come fossero il pane o gli assorbenti ?! Non ti guardi intorno ?!”
“No. Ho guardato solo il prezzo…”
“Non è la stessa cosa, maledetta te ! Una lussuriosa, ed una superficiale !”
“Oh come la fai lunga ! Ti stai proprio scazzando per niente…”
“Ma io che ci sto a fare ?! Non potevi dirmelo prima ?! Comprarlo quando eri sola, no !?!”
“Non ci ho pensato, tutto qui ! E Dai ! …che palle ! E di quelle due chissenefrega !”
“Prima lo scazzo, ora le palle…stai parlando come una drogata; cos’è tutta stà volgarità con tua madre, dico !”
“Uffa la stai facendo lunga…lo sai ?!”
“Tu vai in giro con la gonna corta; cosa dovrei pensare ?! Se ci tieni a saperlo, da qualche tempo stai venendo osservata anche da tuo padre; l’ho sorpreso a guardartele le cosce che… esponi! Non siamo al mare ! Sei diventata una puttanella anche in casa !”
Beh qui aveva ragione sull’esposizione, ed un po’ meno su papà. Io mi ero fatte delle belle sborratine guardandogliele molto più spesso…non certo lui.
“Sono giovane, e bella, e tu non lo sei più; è questo che ti scatena lo scazzo ! Io almeno lo faccio sorridere…me ne sono accorta da piccola: vedevo dalla sua faccia tutti i giorni, che l’hai costretto a sposarti ! E se proprio vuoi saperlo, che ti faceva le corna lo sapevo da due anni…l’ho conosciuta quella signorina senza che me la presentasse lui; ci ho parlato un’ora, e l’ho trovata molto simpatica…!”
“Sarà già incinta quella zoccola! Speriamo che lo perda !”
“Non me ne importerebbe niente ! Almeno lo fa star bene ! Quanto al test, se proprio vuoi saperlo l’ho preso per…”
Sciaff !
Sentii che era volato un ceffone di mamma a mia sorella Serenella, che aveva incassato tenendole testa; non le vedevo, ma conoscevo mia sorella. L’unica in casa che le sapesse tenere testa…
“E allora? Mo’ vuoi l’altra guancia ?! Mi piace quando mi schiaffeggiano ! Godo di più ! Guardami gli slip mamma ! Mi sto bagnando…”
La scena in sé penosa, potevo solo immaginarla; mia sorella Serenella che si alzava beffardamente la gonna per mostrare il suo bacino seducente a nostra madre infelice, tormentatrice e bacchettona…
“Guarda che non siamo sole ! C’è tuo fratello più piccolo di là !”
“Non preoccuparti; lui pensa ai modellini, e basta…e comunque il test di gravidanza non era per me…”
“Immagino…l’avrai comprato per la sgualdrina di tuo padre ! In farmacia mi hanno riso dietro tutti…Puttana più te di lei…me ne esco per non esplodere ! Stasera vi cucinate da soli ! Puttana ! Che umiliazione ! ….Puttana ! Sì ! Puttana !”
“Escitene, escitene ! Povero papà con una donna come te ! E comunque non sono incinta ! E io la do a chi voglio ! Non aspetto il matrimonio, tra parentesi riparatore, come te !”
Ormai non la voleva ascoltare più. Mamma passò per la mia stanza, e mi feci vedere da lei che toglievo la polvere ai miei modellini; fortunatamente non mi chiese di accompagnarla, e passando oltre, si diresse a passo pesante verso la porta. Valutando che per il ceffone ricevuto avesse voglia di fare qualcosa di sbagliato di proposito, uscitasene (finalmente) per conto suo nostra madre, provai a molestarla una volta che restammo soli dopo la loro lite…in breve entrai nella stanza di mia sorella, che si stava cambiando gli abiti per la casa, e le mostrai il mio piselletto dritto dopo un paio di mie manate, a causa forse di una scarica ormonale, tipica della mia età; lei senza curarsene della mia drizzata, prese da non so dove un pornino, di quelli in formato tascabile, che non era dei miei, e mi disse di guardarlo…
“…questo me l’ha dato il mio ganzo! Vuole che me lo studi per rifare con me quello che c’è qui, in questo pornino !”
“…”
“Dai guardalo ! Sfoglialo !...e dai !”
…eseguii, e mentre leggevo, e guardavo il servizio di sesso spintissimo tra due amanti, mia sorella mi afferrò il cazzo, e mi sparò con la sua mano, calda e dalla presa femminile, una sega. Non mi sembrava vero: Serenella, mia sorella maggiore, che me lo menava oramai ben intostato…provai a toccarle le cosce, e mollò la presa del pisello guardandomi severa…allora tolsi le mani, e lei me lo afferrò di nuovo, riprendendo a menarmelo, cambiando velocità ed alternando la dolcezza con delle strette…iniziavo a godere…il fatto che la mano calda fosse quella di quella bella figa di mia sorella maggiore m’induriva il mio cazzetto adolescente ogni istante di più; se non me l’avesse smosso mi sarei dovuto tenere una bella cannetta di carne dura, che non sarebbe rientrata nelle mutande tanto facilmente. Serenella mi chiarì col suo sguardo che fica e cosce erano off limits, ma con una stranissima generosità continuava a spipparmi. Io intanto la vedevo respirare attraverso la scollatura della maglietta: il suo seno si gonfiava e rilasciava. Mi chinai a baciarle la scollatura e mi disse:
“Attento !”
Aggiunsi un altro paio di baci timidi e veloci, e senza lingua, e Serenella continuando con la sega:
“Ma sì ! Toccalo, cercalo dentro, oh !…ehi ! Però ce l’hai duretto ! Adoro prenderlo in mano…allora che fai ? Vieni ?...sì, dai ! Sì che vieni Olindo ! Forza su ! Prima che torni lei…!”
Pensai di provare a toccarle il seno, visto che mi stava invitando: mi lasciò fare…
Potevo carezzarglielo nella parte scoperta, e mentre la mia mano frugava un po’ più dentro trovai il suo capezzolo, in un paio di secondi, sentitolo caldo e dritto sul mio palmo, una sensazione piacevolissima di dolcezza tattile, purtroppo…venni !
“AHNNNNN !”
“Bene così ! Ancora !...su ! Eccola finalmente ! …quanta ne hai ! Buttala tutta, dai !...Dai…dai ! Tutta ! Tutta la devi buttare…”
“Ahnnn ! Ahnnn ! Ohhhh, ahnnnnn ! Ancora sorellona, ancora…”
Le sue manate finali si erano fatte decise, quasi violente a tratti. Ad ogni ritorno una scappellata…e ad ogni avanzata, un rinculo prima della scappellata, e una buttata…che bello !
“Ahn ! Ohhhh ! Hoh ! Te lo sto sporcando tutto il tuo pornoooohhhhhhh ! Huh !”
“Su, dai ! Ne hai ancora ?!...Sì?! Eccolo…sborra Olindo, sborra !”
Le manate continuavano, ma io l’avevo finita…cominciavo a sentire un po’ di dolore…la mia faccia sudata, e la mia camicia inzuppata di sudore da emozioni intense mi avevano letteralmente bagnato: dai capelli al cazzo. Un altro paio di manate variando la velocità, ma ormai non avevo più niente da buttare…e lei guardando bene il cazzo ebbe a sentenziare tranquilla, e noncurante della sua mano sporca del mio sperma…
“…forse è proprio finita adesso!”
“Non lasciare la presa ! Ti prego stringilo ancora !”
“Adesso è moscio…e lo rimarrà ancora per un po’…”
Avevo lasciato una bella mini pozzanghera di sperma su quel giornaletto porno, fino a coprirne metà pagina. Serenella mi aveva fatto buttare con ampie manate fino ad una ventina di impulsi a schizzo; poi purtroppo era tutto finito. Sputò sulla sua mano sinistra obbligando poi anche a me di sputarle sullo stesso palmo, quindi richiuse di nuovo il cazzo nella sua accogliente mano femminile piena della nostra saliva, e mi pulì il cazzetto ormai esausto; le mie pallette reagivano ancora, ma era come se la frizione, (le palle) non agganciasse il motore (il mio cazzo nella sua mano calda). Il mescolio delle nostre salive mi ricordò il concetto di bacio in bocca, e naturalmente provai a baciarla proprio in bocca, ma Serenella si spostò ridendo; e per cui, deluso, mi toccò ripiegare sul collo. La baciai un buon minuto, per vedere se mi si ridrizzava… mentre lei rideva…
“Ah, ah ! Ah, ah, ah ! Ah, ah, ah ! Dai finiscila ! Ah, ah, ah ! Scemozzo ! Non ti ritorna duro in pochi secondi…prima di un’altra drizzata dovrà passare almeno mezz’ora ! Ti dovresti riposare…”
…e intanto lasciato il mio cazzetto, si puliva la mano con un fazzoletto. Poi dopo un paio di carezze, mi respinse, e disse:
“Beh, soddisfatto ?! Ti ho fatto sfogare un po’! Non credo che te ne farò altre! Oggi volevo solo fargliela a dispetto !”
“Allora, sorellona avevo …!”
Stavo per auto sputtanarmi dicendole, scarico e meno guardingo, “…intuito giusto”; mi fermai appena in tempo. Lei non diede peso alla mia frase tronca, ma riprese di suo:
“Guarda che mamma torna adesso; è andata solo all’alimentari qua sotto ! Vai in bagno, e lavati ! Sei tutto un sudore ! Se ti vede così forse lo capisce cosa abbiamo fatto. Già da qualche tempo mi dà delle troia, e ti confesso, la cosa mi diverte…quando lo fa mi eccita !”
“Ma il porno…”
“Giusto ! Piglialo e portalo nella tua stanza ! Lo metti dove metti di solito i tuoi…! Forza, dai ! Vai via che forse dovrò fare il secondo round…”
“…uhmmm, ehi senti ! Ma un pompino, un giorno di questi potresti farmelo ?”
“Scordatelo! Il pompino da un piacere più intenso, come l’amplesso congiunto…e poi più di un pompino a casa l’ho già fatto…altro che uno !”
“A quale fidanzato ?...”
“Nessun fidanzato…diciamo ad un parente stretto!”
“Chi ?”
“Non me lo chiedere Olindo ! A me trasgredire piace ! Non me lo chiedere ! Ah, ah, ah…ah, ah, ah !”
“…dai, a chi ?”
“Se vuoi te lo dico, ma non lo puoi dire neanche ai tuoi amici, chiaro ?”
“Giuro !”
“…”
“Ahi ! Che fai, cazzo ?!”
Si era fatta seria: non rideva più. Mi aveva dato una stretta alle pallette, per poi dirmi, o ammonirmi…
“Prova a raccontarlo in giro, e faccio in modo che non ti puoi toccare per mesi !”
“Va bene, lo giuro…! Dimmi…no ! Non dirmi che…”
“A papà !”
“Ma dai ! Mi vuoi coglionare ! Già che una stretta me l’hai data !”
“Sì ! Gliene feci uno il giorno che mamma lo umiliò davanti a tutti i vicini…tu non lo sai perché eri in gita scolastica l’anno scorso…aspettai che mamma se ne uscisse, come ha fatto stasera. Mi fece pena, stava per piangere in silenzio come ha sempre fatto…lo presi per la mano, e lo portai in camera da letto, lo distesi sul letto, e glielo presi prima in mano, e poi in bocca…lui voleva fermarmi, ma io gli dissi:
“Da adulta faccio come mi pare ! Se non ti va, e preferisci continuare a piangere tirami un pugno in testa !”
“E lui …”
“Non ho ricevuto pugni…del resto la mia lingua era già attiva sulla sua cappella…!”
“Cazzo ! Mi stai facendo…”
“Gliene volli fare uno…mamma mi ha sempre dato della puttana, da quando ho i peli lì; e se mi piace qualche maschietto - lui lo ha sempre saputo ! - me lo faccio e basta!…e pompini omaggio gliene ho fatti molto pochi, sappilo !…meno di quattro o cinque…in un paio d’anni ! Ora ha l’amante, e non glieli faccio più. Con il primo lasciò una bella macchia sulla coperta, dato che non se lo aspettava da sua figlia grande! Ero indecisa se farlo venire in bocca o no, ma quando ha sparato lo schizzo ormai la cappella stava fuori; ho continuato con la mia mano, come oggi con te ! Ne cacciò talmente tanta che mamma, vedendola un’ora dopo, lo stava attaccando di nuovo accusandolo di aver portato a casa la sua amante…lui disse che si era letto un porno dei tuoi: insomma, sapendo di avere pochi secondi a disposizione, mentre lei inseguiva lui che se ne stava uscendo dalla stanza, ne presi io uno a caso di nascosto dalla tua stanza, e feci finta un minuto dopo di averlo trovato dietro il cuscino del letto matrimoniale. Lo mostrai a mamma e le dissi:
“…eccolo ! Era questo !”
Ed io feci finta di fare una scenata a nostro padre con lo sguardo:
“...mò pure te papà ! Solo perché Olindo ne ha conservato uno con una bella figa in copertina ! Come ti sei ridotto ! A prenderli da quelli di Olindo !”
E buttai via quel porno a davanti a mamma…
“Cazzo ! Ma tu sapevi dove li tenevo ?”
“Io sì, per fortuna; papà e mamma non so. Comunque si calmò e ci credette, sai…”
“Era quello con la copertina rosa ? Quello mi è sparito !”
“Sì ! Ne scelsi uno a caso…”
“C’era una bella mora in copertina…Christine Schwartz ! Cazzo quella mora tedesca m’arrapava, mica no !”
“Sì, credo di sì; era una mora con i capelli nerissimi lunghi; era importante ?...”
“No, anzi sì. Quella figa tedesca mi era sempre piaciuta, una gran sorca ! Ma mi sono chiesto per mesi dove fosse…ho quasi litigato con Enrico, credendo che me lo avesse fregato, poi mi sono reso conto che non era tra quelli che avevo prestato agli amici…”
“Lo avevo buttato io ! Mi dispiace…ma oggi credo di averti ripagato, no ?!”
Rimasi di cazzo ! Senza approfondire, cambiai discorso:
“Senti, ma il test per chi era ?”
“Per Isabella, la sorella del tuo amico Andrea; mi ha detto di averla data al figlio del carabiniere del pianterreno…e vorrebbe…ma non sono affari tuoi questi ! Vai nella tua stanza ! E se il pornino non ti piace, buttalo domattina prima che passi la nettezza urbana…quando esci per andare a scuola lo butti; tanto prima delle nove non passano…”
…
Erano passati degli anni, certo non molti, da quell’episodio; altre liti con mamma non ce ne furono, anche perché nel frattempo una di quelle due pettegole era morta di un male incurabile, e nostra madre, per superiorità morale o per stupidità intrinseca, aveva persino fatto le condoglianze alla famiglia rimasta di quella donna, diciamo dai modi urbani discutibili. Il web per tutti ancora non c’era, e la pornografia stampata vendeva abbastanza. Io che di porno fuori quartiere ne avevo acquistati, mi ero deciso a buttarne alcuni di cui conoscevo ormai a memoria ogni singola foto e scena. Me li ero letti e riletti, e non mi eccitavano più. Trovandomi in tasca un bel po’ di lirette comprai dall’edicola della stazione ferroviaria qui da noi in provincia, chissà perché sono quasi sempre ben fornite, una raccolta di fotoromanzi porno, stavolta interamente a colori. Un’edizione una tantum da parte di un editore che sei mesi dopo sarebbe fallito, o scomparso non appena fatto un ragionevole fatturato. Sulla copertina c’era scritto 12 fotoromanzi, interamente a colori, con Marilyn Jess, la porno attrice céca sosia di Marliyn Monroe…e in secondo piano una delle tante anonime biondine svedesi…diciamo che per una volta dodicimila lire le potevo spendere, anche se di fatto, una volta tolti i soldi per la merenda a scuola, e il gelato erano metà di una paghetta settimanale in periodo di vacche grasse…sarebbe stato più prudente tenerli quei soldi; ma 12 fotoromanzi porno da leggere con calma, hanno prevalso su ogni prudenza o razionalismo…leggendo la sera a letto, nell’intimità della mia stanza, vidi la conferma di quello che intuivo, o pensavo come fantasia erotica: in uno di quei fotoromanzi c’era…indovinate un po’ ?!
Su ! Che ci arrivate anche voi !
Beh, con mia grande sorpresa vidi che la terza storia era intitolata: “Il negozio è chiuso signore, ma non certo le nostre gambe…”
…ebbi una attimo di vuoto; una specie di lampo bianco. Ricordo che chiusi la pagina e la riaprii, certo di aver capito abbastanza male, anche con gli occhi…
Eh no ! Era proprio lei ! Sulla prima pagina a frame intero c’era mia sorella Serenella, che sollevava un lembo della mini gonna-divisa del negozio d’abbigliamento dove lavorava, davanti ad un giovane signore distinto ed elegante in doppio petto. Il locale era proprio quello dove riceveva i clienti tutti i giorni da quando aveva trovato lavoro come commessa nella città capoluogo della nostra provincia. Cazzo ! Mia sorella in un fotoromanzo porno ! Questa sì che era grossa ! La sua fica la conoscevo, come conoscevo da una distanza di un paio di metri però, anche il suo panaro, ed il suo roseo buchetto posteriore…
…il cuore mi stava battendo come se stessi commettendo un reato sapendo di commetterlo per la prima volta in vita mia…
…secondo frame: il distinto signore infilava la mano dentro le mutandine di pizzo di Serenella, e le offriva la propria lingua a mezz’aria se l’avesse gradita…
…terzo frame: mutandine calate e mia sorella china a prendergli in bocca il suo cazzone, mentre una donna più anziana, molto curata ed elegante si toccava le proprie parti intime sotto il tailleur, e si chinava a leccare mia sorella proprio verso quella regione inguinale, proprio come avevo sempre sognato di fare io…era un’altra sorpresa: mia sorella leccata là, da un’altra donna più grande…
…quarto frame a mezza pagina: la signora porca commentava: “L’odore intimo di una bella figa in caldo mi fa sempre impazzire ! Se permette signore qui dietro gliela preparo io…” A mia sorella il fumetto che diceva mentre passava la sua lingua sul cazzo dell’uomo “Il suo bastone è quasi pronto signore…mi consentirà di prenderlo fino in fondo, vero ?!”…il fumetto del distinto signore diceva: “Te lo sparo dentro tutto troiona !”…pensate un segaiolo come il sottoscritto, che legge che sua sorella è una troiona !...il cazzo ormai si stava drizzando anche a me…
…quinto frame : il distinto signore leccava bene la patacca a mia sorella seduta sul tavolo, mentre un ragazzetto di meno di vent’anni leccava dietro le orecchie la signora porca, stringendole anche le zinne…la signora diceva: ”Gustavo, figlio mio non ti basta mai ?!”- e le era cascata la gonna del tailleur rendendo ben visibile la figa della signora, presa dal figlio…
…sesto frame: mia sorella Serenella, allargate le cosce offriva la sua pataccona alla congiunzione col cazzo. L’aveva preso quasi per intero, e dentro tutto, e si era fatta aprire e sfondare, a giudicare da quei cazzi che aveva preso in ogni pertugio di cui la natura l’aveva fornita. Arrapantissima nella sua mise da commessa del negozio di abbigliamento, con le sue mutandine calate a metà delle gambe, ed il gonnellino abbandonato sul pavimento, e la camicetta d’ordinanza sgualcita come un fiore a petali aperti onde mostrare il suo giovane e sodo culo, che di tanto in tanto mi lasciava toccare di sfuggita, appena appena, purché non la frugassi, intento ad ospitare penetrato, un cazzone di tre misure più grosso del mio in diametro. I suoi occhi semi chiusi in goduta, o forse in sofferenza, o entrambe le cose, m’intostarono il mio, di cazzo.
…settimo frame, pagina intera: mia sorella china sul tavolo di vetro, mentre l’uomo, apertele le chiappe appoggiava la sua cappella contro il buchetto di Serenella, con un fumetto sopra la sua testa, che diceva: “Ohhhh, per una controllatina al buchetto del culo non intendevo questo ! Però com’è duro !”…e l’uomo, elegante in camicia e cravatta con il cazzo-spadone ben piantato nel retto che nel suo fumetto gli veniva fatto dire: “Prendi stò missile, bella sorca, dai che te lo faccio prendere tutto !”… e lei sotto il primo fumetto completava con un secondo: “Ci arriva fino in fondo ?! Mica posso farle le rate mister ! Ohhhhhhhh ! Maledizione mi hai aperta. Ora non sono più vergine, nemmeno lì !”…e lui di contro risposta: “Te l’ho dato in saldo ! Forse non era della sua misura signorina ?!!
Che invidia che provavo !
Ovviamente mia sorella Serenella era stata fotografata durante una sodomia che subiva prona con le tette schiacciate sul banco di cristallo del negozio dove lavorava tutti i giorni; negozio che io conoscevo, dato che andavo a prenderla ogni tanto con il motorino alla fine del turno.
…ottavo frame mentre aveva cambiato posizione quasi seduta con il cazzo nel retto da sotto, con il suo viso in godimento, o in pianto, o boh, nel suo fumetto vi era scritto: “Ohhh, vi prego signora, prestatemi vostro figlio ! La mia fichetta è rimasta insoddisfatta, ed è ancora parecchio bagnata…dai Gustavo presentati alla mia micina…che vuole ancora miagolare !”
…nono frame: Serenella, con gli occhi semichiusi, seduta sul suo sodomizzatore che le teneva il cazzo ben piantato in culo, offriva le sue gambe ben larghe alla bocca di un amantino con la metà degli anni apparenti suoi, o anche del suo inculatore: un ventenne con la faccia pulita da studentello con gli occhiali intento a leccarle la fica, ormai semifradicia, a beneficio dell’obiettivo. Il fumetto diceva, - manco a dirlo ! -“Come la lecchi bene ! Dai, giovanotto ! Basta con la lingua ! Devi metterci il cazzo…non sei mica un tergifregna !”
…decimo frame: la mamma porca di Gustavo accompagnava il cazzone del figlio Gustavo finalmente dentro la fica aperta di mia sorella dicendo col fumetto: “Vieni Gustavo che ti porto ai giardinetti…”-Mia sorella penetrata doppiamente con la faccia in goduta, e la lingua a mezz’aria che però venne “presa al volo” dalla mamma porca di Gustavo ormai tutta nuda; chiaramente una bisex; arrapamento, batticuore, ed invidia mi montarono quando, guardando meglio, vidi che il fotografo era riuscito a cogliere anche qualche rivoletto biancastro che lasciava l’ano di Serenella…
…undicesimo frame: il giovanissimo Gustavo, un attorino con un corpo da liceale: cazzo dello stracazzo, come avrei voluto essere al suo posto ! Cioè col cazzo scomparso dentro la fica di Serenella.
…dodicesimo frame: Gustavo, spettinato, sudato, felice diceva dal suo fumetto: “Com’è calda e bagnata ! Proprio un infernetto di fregna, questa c’ha il turbo di serie !…sapessi mamma, mica come la tua ! Questa s’inzuppa subito.” - Quella cosiddetta brava donna lussuriosa, dopo aver succhiato, e non poco i seni di Serenella, continuando a stringerglieli (che invidia !) nel fumetto le veniva fatto dire: “Mio figlio è proprio uno sfacciato ! La sua prima volta con la mia sorcaccia non lo tolse neppure dopo la sborrata; mi dormì dentro, e adesso hai visto cosa dice !!?” - “Ahhh, ti chiava bene però !”- “Ohhhh, alla sua età è normale madame, uh com’è duro.”- “ I tuoi seni vellutati mi piacciono Serenella, hanno un buon sapore…pure i capezzoli. Potessi suggerli ogni mattina !” – Frase, questa, detta tra una leccata, e l’altra al sopra tette di mia sorella - “…mentre il mio Gustavo ti chiavava, li ho sentiti belli caldi, e stanno proprio su da soli ! Qui finisce che divento o lesbica o bisex !”…mia sorella facendo gli occhi ammiccanti alla cinquantenne che nel fumetto diceva di rimando: “Sono infoiata per i suoi succhi madame; certo anche suo figlio…che colpi !...ohhhhh, mi state facendo montare lo sbrodoloooohhh !”…- altro fumetto e altra eccitazione: la signora che osservando la chiavata del proprio figlio, tra un bacio e l’altro al collo con la lingua, e ai seni di mia sorella in goduta, aggiungeva: “Sono curiosa del tuo sapore lì Serenella, ti dispiace se te la lecco mentre mio figlio te la martella per bene ?” – e poi- “ Lo senti bene Serenella ? Hai visto come l’ho tirato su bene il mio Gustavo…la stai sentendo la sua mazza ?!”
Serenella ormai bagnata del tutto si era liberata del cazzone, e dal suo ano usciva altro liquamino bianco; dedussi che se la signora aveva effettivamente pronunciato le parole dei fumetti, quel pover uomo doveva aver già goduto, mentre al quartultimo frame dove si era fermato il mio occhio, la signora, appecoratasi sulla moquette del pavimento, diceva al proprio figlio: “Gustavo. Pagami la corsa ! Non vorrai lasciarmi senza goduta, vero ?!”
Infatti al terzultimo frame: il “piccolo imberbe Gustavo” dopo averlo inzuppato dentro mia sorella, le cui tette ed i capezzoli erano ancora dritti, chiavava la madre-padrona del negozio, ben piazzata alla pecorina, la quale diceva durante gli affondi del figlio-amante:
“Mi è diventata proprio una zuppiera, dai Gustavo ! Affondacelo tutto! E non ti fermare! Stavolta ti faccio anche la schiuma…” – dalla fica di quella donna sembrava veramente colare qualcosa, anche se poi il fotografo l’ha immortalata mentre leccava la patacca bagnata alla mia inerte sorella, che a propria volta offriva la propria bocca al cazzo grosso del distinto signore…anche la signora sembrava godere del cazzo del ragazzo…il commento del fumetto era stato: “Gustavo, Serenella ce l’ha proprio salaticcia…uhm, fammela godere, e trattieniti ! Ohhhh, non dimenticare un’infiocinatina al culo !”
…penultimo frame: mia sorella Serenella si era chinata ad aprire le natiche della signora, mentre teneva in bocca il cazzo dell’altro uomo, in modo che Gustavo potesse ficcarci il suo cazzo eretto, che scomparve nel retto della signora…penetrazioni con espressioni di godimento, o di gradimento…
…e l’ultimo frame: le due donne, la cinquantenne e mia sorella affiancate, sorridenti e sporcate in faccia di abbondanti schizzate di sborra…pochi minuti dopo anche la mia di sborra, grazie a parole chiave come incesto, sorcaccia, commessa, buchino, sbrodolo, infiocinatina; o figure d’innesco, come camicette femminili sgualcite, mutande trattenute a mezze gambe, gonne sul pavimento, negozio, e qualche distinta borghesuccia in atteggiamenti zoccoleschi nuda con le calze fumé ed i capelli biondi freschi di permanente…nessuna delle quattro persone che scopavano in quel racconto era minimamente parente; tuttavia la poca sceneggiatura era stata per così dire formattata dai fumetti: cliente occasionale, distinto gentiluomo, che si vede proporre il sesso, trattenuto oltre l’orario di chiusura da padrona e commessa, con successiva aggiunzione del figlio della padrona che chiava la giovane commessa e la propria madre porca…
…pensai che una sborrata così, o meglio un’eccitazione di tal fatta erano anni che non mi veniva, e sapendo che una delle porno attrici era nientemeno che mia sorella nella vita reale, mi fu impossibile non maturare una certa ossessione per Serenella. Cosa avrei dato per ficcare il mio di cazzo, più a fondo possibile nella vagina interna di mia sorella, una bellissima mora nuda, tipo acqua e sapone, che aveva un talento naturale per offrire il suo corpo alla macchina fotografica, prima che al cazzo…certo che sul giornale porno, come l’avevo vista io, potevano averla vista anche i miei amici, o qualche vicino di casa…nessuno ad ogni modo mi parlò mai delle fattezze carnali di Serenella, salvo quello che lei mostrava con il vestito quando venivano di tanto in tanto a casa nostra. Tuttavia commenti sessisti non ne ricordo. Non di meno non vedevo l’ora di andare a trovare mia sorella nella città dove si era trasferita in attesa di sposare il suo bancario cattolico…avevo una voglia matta, non solo di vederla in carne, eh sì ! - Ero deciso proprio a scoparmela ! – ma anche di farmi dire più cose possibile su quella porcellona di una cinquantina d’anni, e quel giovane ventenne che in quel racconto era il figlio. Guardando più volte meglio il suo volto, mi ero reso conto da solo che non era il figlio di quella donna, ma era ancora più fortunato: si era potuto congiungere col sesso di Serenella, sesso che io da fratellino monellaccio ho potuto vedere più e più volte, ma certo non toccarlo, non assaggiarlo, tanto meno metterci il mio cazzo dentro. Dopo un paio di mesi ebbi l’occasione di andarla a trovare con i miei genitori. L’incontro fu tra i più normali; Serenella il senso della famiglia ce l’aveva. Io mentre i nostri genitori si riposavano chiesi a Serenella di poterla accompagnare al negozio per il turno pomeridiano. Non sapevo come introdurre l’argomento, ma bene o male riuscii a toccarlo: mostrai a Serenella una fotocopia fatta da me del porno racconto, e parlammo:
“…e con questa fotocopia io…”
“…tu, Serenella, tu…”
“Io cosa c’entro ?”
“Beh, non sapevo che facessi la porno attrice fino a questi…livelli…sapevo che i maschietti te li trombavi prima di lasciarli, ma che prendevi il cazzo così…”
“Che fratello scemozzo ! Veramente credevi che potessi pagarti l’assicurazione del motorino col solo stipendio di commessa ? Come facevi a credere che con lo stipendio di ferroviere di papà facevi la bella vita con lo scooter, dai !”
“No, solo..che…”
“Solo che cosa ? Vuoi vedere che eri invidioso di questo ragazzo che me lo metteva dentro ?”
“Beh, Gustavo…oh sì l’ho invidiato, e non poco.”
“Veramente si chiama Mikhail, è un ragazzo ucraino, ed è il figlio di…”
“Di quella che si tromba dopo di te ?!”
“La zoccolona ?! No, no, manco per niente! Il ragazzo che vedi trombare qui…ma perché la fotocopia ?!”
“Senza che mi portavo dietro tutto il giornale…!”
“E sei andato in cartoleria a farla ?”
“No, per chi mi prendi ? Ti sputtanavo da minorenne, al cartolaio della scuola ? Sono stato dal centro copie universitario; lì ti danno la fotocopiatrice e te le fai da te…io ho nascosto il porno tra un librone…e comunque dovevo farne una sola pagina. Tranquilla i nostri genitori non ne sanno niente…”
“Uhmmm, bene. Meglio così.”
“Ma quel ragazzetto che ti tromba quanti anni ha ?”
“Ventitré, è iscritto a economia…si paga gli studi da noi in Italia lavorando…”
“Ho visto come lavora…beato lui ! Un lavoretto così per me ci sarebbe ?”
“Non finché sei minorenne ! Sai Mikhail in verità lavora con la madre.”
“Se la tromba per l’obiettivo ?”
“No, non si tromba la madre! La madre, quella vera è la fotografa del servizio porno. Una fotografa free lance ucraina, ex ragazza madre; si chiama Larissa…”
“Larissa ?”
“Una donna non bella, non puoi vederla perché ti ho appena detto che era la fotografa del porno racconto…”
“Ma quella donna con il tailleur sgualcito che te la leccava chi era ?”
“Ti è piaciuta la porca stagionata, eh ?! Si chiama Gail. Una porno attrice ex-inglesina che in Inghilterra non trovava più da tempo! Qui da noi, ancora qualche scatto glielo fanno fare…”
“Guarda, mi sei piaciuta tu…mi chiedo solo come hai fatto a prendere nel culo quel missilone…quanti ti danno ?”
“Come sei disinvolto ! Non è che siano affari tuoi però !”
“Sapessi che batticuore quando ti ho visto la prima volta…”
“Batticuore ? Non sarà stato arrapamento ? I miei pertugi non te li ho mai negati alla sbirciata dalla porta del bagno, neanche in vacanza al mare…e lo sai…adesso perché dovrei dirti come ho fatto a prenderlo dietro ?! A che ti serve saperlo ?!...Vabbé, allora piano piano, un po’ alla volta, è riuscito a farcelo entrare…il tempo di una decina di scatti, ed era di nuovo fuori a ripulirlo prima degli scatti successivi…non erano vere godute; abbiamo dovuto tentare più volte, e mi faceva anche male… tutte le volte una recita di pochi istanti davanti alla reflex…dì un po’, la vorresti una reflex ? Tutta per te…te ne posso comprare una sai…”
“Mah, no. Credo di no, magari comprala a papà; io…io… ora come ora vorrei …”
“…vorresti …?...”
“Vorrei scoparti…”
“E ti pareva ! Ma che dici, piccolo stupido ! Non avresti dovuto leggerlo e basta. Mica le porno attrici la danno al proprio familiare…”
“Questo è controverso, dicono i miei amici più grandi, di giurisprudenza…!”
“Hanno le porno attrici come clienti ?”
“Quando ti ho vista presa da altri…magari pure ! Perché non dovrebbero darla al proprio familiare ? Quando ne prendono tanti…uno in più o uno in meno…”
“Ti è montata su, - e direi molto su ! - l’invidia…senti, se hai pazienza e ti comporti bene, posso chiedere alla porca col tailleur se ha voglia di dartela, una specie di favore personale…tanto stai tranquillo, quello che c’era scritto nel fumetto erano tutte balle; a quella donna si bagna ancora…magari le chiedo di farti le stesse pose che ha assunto nel racconto…una letta al giornalaccio ce l’ho voluta dare anch’io; non c’era bisogno che ti portavi dietro la fotocopia ! Quelle parole e quelle pose arrapano parecchio lo ammetto…e noi siamo fratelli Olindo !”
“Quella porca si chiama Larissa, hai detto…?!”
“No, Olindo. Hai capito male ! Larissa è la madre del ventenne che tromba. Lei vende all’editore i suoi scatti porno; il figlio Mikhail le dà una mano col proprio corpo, e lo mette dentro ad un bel po’ di passere, e prende anche lui il compenso; in realtà però è tutto a nero…ma si guadagna benino; se non ti ci compri droga in sei settimane di scatti ti puoi comprare una reflex…ti va una vera macchina fotografica…?”
“Ti ho detto di no. Non me ne frega niente…ma senti, il prossimo servizio dove lo farete ?”
“Boh…senti lo vuoi un bel regalo ?! Un’aeropenna professionale, magari ti compro pure il compressore così non devi comprarti le bombolette per pittare i modellini…quattro-cinquecento mila lire le posso spendere !”
“Ero curioso…sì…ero, sono curioso…no, non la voglio la roba da modellismo…voglio solo farmiti !”
Le toccai il culo mentre camminavamo, tanto in strada non c’era nessuno…
“Tieni a posto le mani, deficiente!”
Proprio soli non eravamo; una signora anziana in pelliccia ci sorpassò borbottando qualcosa; mi sembrò di aver sentito un “…ione che gente !...hifo !”
“Humfff ! Se ci tieni a saperlo andiamo in qualche casa privata che ci prestano mezza giornata, o in un fienile di campagna; di queste cose s’interessa Larissa…la location la sceglie il fotografo…è lui che si regola con la luminosità…uhm, però, e a te cosa importa il dove ? Vuoi assistere agli scatti forse ?”
“Ho visto che avete fatto gli scatti nel negozio dove lavoravi…”
“Non puoi assistere ai miei scatti ! Posso provare a chiedere a Larissa se gradisse farti assistere ad altri…se ci tieni ! Ma non so se tratta con i minorenni…guai non ne vuole, altrimenti la polizia la rimpatria, te ne rendi conto ? E ha pure il figlio all’università qui da noi…a proposito tu sai già cosa vuoi fare tra un paio d’anni ? Che facoltà, intendo…”
“No, adesso non lo so. Proprio non ce l’ho in mente ! Ora voglio solo scoparti ! Come quello in doppio petto…”
“Sì, e quello che mi scopava il di dietro era il nipote del padrone del negozio; Larissa gli ha proposto di comparire nel servizio porno potendosi scopare me, per lui una figa nuova…così la fotografa ha pagato solo me, senza dover pagare a lui il noleggio della location dopo l’orario di chiusura…il vero padrone del negozio credo non sappia nulla…sempre che qualche lettore depravato che lo conosca non gli faccia prima o poi vedere il servizio portandogli il giornalaccio…”
“Senti Serenella, adesso dove stiamo andando ?”
“Devo incontrarmi con delle persone, con due di loro farò il prossimo servizio…vuoi che glielo chieda se puoi assistere ?”
“No, e non me ne importa !”
Non lo ammettevo, e non osavo auto invitarmi; Serenella lo intuì, e fece passare qualche minuto di cammino, poi finalmente mi disse:
“Ti va di accompagnarmi, o preferisci tornare a casa Olindo?”
“Ma stai andando al negozio ?”
“No; oggi è il mio giorno libero…vieni va, che ti presento qualcuno…ci sta aspettando a quel bar; è la donna sul tavolo…”
Una donnina qualunque; carina nel viso; aveva l’aspetto di una di quelle ragazze che fanno le volontarie con la parrocchia per insegnare una parte di catechismo. Vestiva abiti puliti anche se dozzinali; non era di quelle persone che diresti che navigano nell’oro. Forse di quelle che però hanno dignità nel vestire. Arrivati al tavolino, dove questa donna stava sorseggiando una bevanda analcolica, mia sorella la salutò stringendole la mano per poi presentare me…
“…Amalia, questo è mio fratello minore Olindo !”
“Ciao ! I sono Olindo. Piacere.”
“Ciao; siedi con noi, vero ?!”
La persona che mia sorella mi aveva appena presentato si chiamava Amalia; conversazione di circostanza: nella vita civile era un’insegnante di lettere di medie, manco a dirlo precaria, separata, con due figli. Uno, il grande, era innamorato solo del calcio, e del campionato; credo che non avesse letto mai niente che non fosse un quotidiano sportivo da come la madre ne parlava con noi dopo avermi interrogato su cosa studiassi; parlai dei Promessi Sposi e in tre minuti mi dimostrò quanto fosse preparata su Manzoni; naturale, pensavo, lo faceva per mestiere. Faceva supplenze, ovunque le rimediasse; poi quando mi ha chiesto come mai fossi in città le dissi che avevo deciso di andare a trovare mia sorella, e che i miei amici l’avevano vista in un giornale porno, e che me ne avevano parlato…
…mentivo !
I miei amici per discrezione, o perché forse hanno perso, o neanche acquistato quella copia non ne sapevano niente…Parla e riparla, alla fine mi è stato detto: Amalia, da letterata, altro non era che una delle tante persone istruite che collaborava con la redazione dei fotoromanzi porno; a guardarla, con quell’aria umile e dimessa non me lo sarei mai immaginato, e parlando mi disse:
“Sai Olindo, non credevo che tua sorella arrivasse a dirti nei particolari cosa faceva…considerando l’età che dimostri…”
Qui Serenella, con lo sguardo, fece per dire “che stai dicendo; mica gli ho detto nulla…”, ed io pronto risposi
“E infatti non me l’ha detto lei ! Gli amici più grandi mi hanno mostrato il servizio porno del giornale dei fotoromanzi…a loro, maggiorenni, il giornalaio glieli vende senza problemi. A me una volta su due dicono di no…”
“Certo che quei segaioli i cazzi loro potevano farseli. Nel vero senso del termine !”
“Che vuoi farci Serenella ! Siamo nate per soffrire; in un certo senso – è inutile negarlo ! – ci siamo esposte emtrambe, no ?! La realtà è che quei giornali vendono più di quanto s’immagini…ed un po’ a tutti i livelli sociali. Avessi soldi in più, scommetterei che se li leggono anche i preti…! Ah Seré…guarda là !”
- continua –
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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