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Quando Angela Pohel viveva sulla Terra - parte 1


di sexitraumer
27.04.2021    |    3.182    |    0 9.6
"Ci chiedono di far presto, mi spiace; lo so che sarà stressante…” “Sì signore..."
(Il mondo pre imbarco di Angela Pohel, Terra Centro Europa, XXV secolo)

Angela Pohel aveva appena raggiunto lo spazio-porto di Bruxelles, dove lavorava e, una volta all’interno, raggiunto il corridoio di suo interesse, le capitò d’incassare l’ennesima delusione circa il genere umano maschile: uno dei suoi ultimi amanti, il titolare di un duty-free shop, un uomo prestante di quarantatré anni, non poté evitare di farsi vedere dalla sua donna conosciuta sette mesi prima, all’atto di penetrare vestito col cazzo di fuori, eretto e dritto, i pertugi disponibili partendo dalle giovani e sode natiche di una giovane commessa moretta, di vent’anni piuttosto carina, china sul banco del retro del negozio, non visibile alla clientela, a meno di non percorrere un mini corridoio di un metro lateralmente. Angela aveva sempre avuto libero accesso sul retro da quando era legata a lui, di solito per usarne il bagno attiguo…la ragazza, già piegata sulla superficie del tavolo, con la gonna a terra, si reggeva al bordo opposto del lato lungo afferrandolo, parendo disposta a sopportare le spinte maschili in quella che aveva tutta l’aria di essere una sodomia bella e buona…
…Angela quel mattino che doveva andare in missione si era alzata prestino per avere tre quarti d’ora da passare col suo uomo – credeva lei – prima di andare in volo. Sarebbe stata felice di volare con una certa quantità del suo sperma dentro l’utero…l’uomo, un certo Matt, aveva già mandato il primo colpo di bacino col cazzo già scomparso dentro le natiche di Petra, una donnina carina, ma economicamente debole, che ovviamente aveva bisogno del lavoro per tenersi un appartamentino monofamiliare senza pretese, che divideva con l’anziana madre che le badava al figlio piccolo, avuto da una precedente relazione …instabile. Chissà quante altre donnine la stavano dando per lo stesso motivo in tutto il pianeta! La ragazza stava gemendo per il fendente di carne dura appena ricevuto, quando ammutolì vedendo Angela col volto inespressivo, neanche tanto sorpresa della scena così intima nel retro del negozio…
“…ahnnn! ...! …hoh?!...uhmm…ehi…e lei…?”
“Angela, che sorpresa! Sai, io credevo che…”
Angela, valutata la scena e soprattutto l’età, nonché il piacevolissimo aspetto della pelle e in generale delle cosce da ventenne di Petra, mantenne una certa calma essendo un ufficiale delle forze aerospaziali eurasiatiche, senza alterarsi nella voce…
“Finisci con calma Matt! ... le sei appena entrato nel culo, vedo!”
La ragazza intervenne:
“No, ahnnn! …ce l’ho nella … nella fica …allora Matt stavo godendo…ahn… chi è questa? Che vuole?”
Angela rispose per le rime…
“Una donna cretina che fino a un mese fa si sgomberava mezza giornata prima di mettersi nella tua posizione, tesoro!”
“Dai, non è come pensi …cioè come vedi …io …insomma… erano venti giorni che non ti facevi sentire… e così…”
“E così ti fotti la prima bagascetta che lavora per te!”
“Dai Angela è solo uno …sfogo! Poi lo sai che a me le donnine piacciono, ma certo amo solo te, dai!”
La donnina, chiamata in causa, pensò di specificare in che situazione si stava trovando…
“…bagascetta?! e…va bene! …ma se non gliela do …io ho un figlio e un affitto da pagare…”
“Sta tranquilla tesoro! Non mi sognerei mai di picchiarti! Io porto una divisa! E la porto con onore!”
“…lei è una hostess, allora?!”
Angela guardandola con un certo disprezzo si trattenne dal maltrattarla, anche se la giovane fighetta non s’era accorta, forse per sua personale ignoranza, che la divisa scura di Angela con i gradi sulle spalline la qualificava per appartenente alle forze armate dell’Eurasia: un super stato che si estendeva da Lisbona alla linea Mosca-Astana; dal nord Africa con Mauritania, Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, fino alla Norvegia…la ragazza, per non incrociare di nuovo lo sguardo freddo e ostile di Angela si voltò di nuovo verso il suo chiavatore…
“…Matt?! …mi stava arrivando l’orgasmo…mi dispiace miss Angela, ma Matt quello che ha iniziato deve finire…su, Matt…aspetto…mhmmmhhm…”
Angela appoggiò la richiesta di Petra che in fondo aveva gradito il cazzo del suo principale…
“…è bagnata porco! Guardagliele bene le cosce! Sta aspettando che finisci…muoviti!”
“…beh, Angela…io…ecco…”
“Su Matt, datti da fare! ...ohhh…ahnnn…ahnnnn…hohhhhhh…ahnnn!”
Matt, superato l’imbarazzo aveva ripreso a chiavare la donnina ancora bagnata…i mugolii della quale vennero coperti da un rumore metallico …
-“SDRANNNNN!”
Detto questo lasciò il negozio dando un calcio alla porta-vetro dell’ingresso, e mise all’istante Matt ormai alle sue spalle; poi dopo una certa camminata di un centinaio di metri, chiamò suo figlio Helmut al cellulare, e gli disse restando calma…
“Helmut, io torno domattina! Intanto dovresti fare una cosa…”
“Quale?”
“Cambia il codice d’accesso alla porta di casa…e mandamelo per messaggistica. Io dopo t’invio l’elenco delle persone autorizzate a conoscerlo, oltre noi due…! Sta bene?!”
“Sì, ma che è successo Mutty?”
“Nulla, ma il codice non lo cambiamo da molti mesi! M’è venuto in mente adesso!”

“…boh, come vuoi Mutty!”
“Ok, ciao e studia!”
A quel punto Angela, spento il suo cellulare privato, si diresse direttamente nella zona militare propriamente detta dell’astro-aeroporto di Bruxelles dove si autoattivarono i passi biometrici sottopelle del polso, facendole ottenere l’apertura delle porte. Salutò militarmente tutti coloro che incrociò, fingendo di non aver sentito un paio di battute sessiste come “me la farei di dietro”, o “è arrivata la culona bionda” …poi preso possesso dell’ufficio trovò gli incombenti da firmare sulla sua scrivania. Di fronte a lei c’era un altro ufficiale femminile, il capitano Andreaa Venn, una donnina minuta, dallo sguardo materno, e i capelli raccolti, resa bella dalla divisa che s’era alzata in piedi all’arrivo del maggiore Pohel, che a sua volta le fece cenno che poteva sedersi, e continuare il suo incombente; ma il capitano Venn le disse, confidenzialmente col tu, dato che al di là del grado erano piuttosto amiche:
“…lo sai Geli?”
“Cosa?”
“L’altro ieri, mentre stavi agli hangar, sono scesa al pianterreno nella zona dove intratteniamo i civili in visita, perché s’era presentato tuo figlio Helmut in apparenza da solo, ma siccome avevo guardato meglio, mi ero accorta che stava con due amici più grandi che attendevano defilati a ridersela …quando gli ho chiesto cosa gli servisse, prima ha esitato, poi mi ha dato un bacio sulle labbra …”
“Ah!”

…il giovane Helmut, il figlio di Angela Pohel si ritrovò davanti il capitano Venn, una donnina tutto sommato graziosa, che di seno portava una seconda che con la divisa era una terza, una statura minuta, ma non tappa. Complessivamente snella ed abbellita dalla gonna militare tipo tailleur e dalla divisa doppio petto con cravattino; le sue gambe sottili, ma ben tornite, terminavano con un tacco sei; in breve le forze armate vestivano con gusto, e anche la bustina militare le donava sui suoi capelli raccolti, dato che sul lavoro niente seduzione. Una donnina dritta sulla schiena, piacevole da guardare; almeno per un maschietto con gli ormoni in secrezione. L’ufficiale con cartellino identificatore pendente dal collo con un nastro rosso, guardava Helmut tenendo le mani giunte in basso sul davanti. La cosa più bella del capitano Venn erano i suoi occhi castani; l’ufficiale, collega di sua madre il maggiore Pohel disse:
“…signorino, posso chiederle la ragione per cui è qui?”
“Ecco, io…smack...pciù!”
Helmut si era messo in punta di piedi e aveva baciato sulle labbra la giovane donnina non tanto più alto di lui; poi aveva preso dalla tasca un involto di simil velluto e lo aveva aperto davanti alla donna, amica di sua madre, in quel momento altrove:
“… ecco questi sono per te! Prendili!”
“…per me giovanotto? b...uhmmmm…”
Helmut le diede un altro bacio, questa volta poté colpire solo la guancia destra; il capitano Venn fermò con un gesto un graduato pronto a metter fuori Helmut…la donna prese in mano l’interrogatorio guardando negli occhi il ragazzetto:
“…signorino! Come ha avuto questi? Sono diamanti! Piccoli, ma diamanti!”
“Me li ha dati il mio amico Valerian; mi aspettano all’ingresso; insieme a Jean.”
“AH! E i suoi amici possiedono diamanti?”
“Sì, li fa il padre di Valerian, e li vende anche!”
“Li vende? E dove?”
“On line, e porta a porta! Ma possiede anche un furgoncino davanti l’università…fa soldi colle coppiette…”
“Veramente? E tratta in diamanti?!”
“Sì, madame!”
“E perché vuol regalarmeli?”
“Perché voglio venire a letto con te signorina!”
La cosa stava prendendo una piega imbarazzante quando s’intromise il graduato che gestiva l’area incontri momentanei senza passi…
“Ehi, pischello! Direi che adesso stai superando il limite di tollerabilità! Prego seguimi fuori!”
Il capitano Venn lo fermò con un altro cenno del volto sorridente per dargli un altro ordine:
“No, maresciallo! Piuttosto vada a prendere quei due che stavano con lui! Vorrei interrogarli…”
Il capitano Venn, mandò il graduato a prendere i due ragazzi amici di Helmut, i quali ridendosela avevano abbandonato l’edificio, e il graduato non poté eseguire l’ordine e fece per ritornare…il capitano concluse:
“Ho capito signorino Helmut! Vada dai suoi amici, dovunque si siano cacciati, li trovi e dica loro che ha superato la prova, o pagato la scommessa, non so! Stavolta abbiamo scherzato. E comunque non, e sottolineo NON, posso venire a letto con lei! I diamanti sembrano preziosi; un po’ troppo in mano ad uno della sua età …ma non tema: li darò a sua madre! Ora vada! Maresciallo, accompagni questo ragazzo al dispenser, e gli offra una bibita!”
“Agli ordini capitano! Vieni con me tu!”
Il tutto era durato sette-otto minuti, poi Helmut con una bibita analcolica aveva raggiunto i suoi due amici autori della beffa ai suoi danni…e Andreaa Venn adesso stava finendo di raccontare ad Angela, madre di Helmut cosa aveva scoperto…
“…insomma ho subito una sovrapposizione di qualche secondo, e poi mi ha offerto questi qui…guarda!”
Andreaa tolse due piccoli oggetti brillanti da un involto di stoffa vellutata…
“…orecchini…preziosi? Te l’ha offerti mio figlio?”
“Sì. Erano in una scatola senza marchio. Quasi certamente di contrabbando …rubati non mi va di dirlo, e quasi certamente non li aveva comprati lui…ma quei due!”
“…saranno falsi.”
“No, un collega del piano di sotto ha la sorella gioielliere. Sono autentici!”
“...costeranno uno sproposito! Io mica gli do tutti quei soldi!”
“Ah, ah, ah…AH, AH, AH…scusa ma devo ridere…ah, ah, ah!...”
Il capitano Venn prese a ridersela davanti alla faccia stralunata di Angela, e le spiegò:
“Di vero diamante …”
E Angela preoccupata…
“E tutti quei soldi come…”
“…ARTIFICIALE! E comunque sono piccoli; non supereranno i cento crediti da nuovi in negozio.”
“Oh…beh, sempre troppo per lui!”
“Ah beh, immagino…insomma ha detto che erano miei se gliela davo! Mi ha presa per una prostituta! ...divertente! ...data la sua età!”
“Non ne sapevo niente Andreaa …mi dispiace che t’abbia imbarazzata …gli parlerò senz’altro!”
“…beh, non voglio montare un caso, Geli! Davvero! …ma tu come mi vedresti come nuora? Autorizzeresti tuo figlio a sposarmi? Male male non è mica, sai…”
“Sei seria Andreaa? …”
“Serissima! E sappi – ma tu non dirglielo! Non vorrei facesse una rapina… - che se i diamanti di questi orecchini fossero stati naturali ci sarei stata! …veramente! Mi trasferivo a casa vostra, sai… mica posso fare ragazza madre con questa divisa! Diamanti veri, e sono tua nuora! E realizzerò qualunque depravazione del tuo virgulto!”
“Andreaa…! Qualcosa ad Helmut dirò, stai tranquilla! …con quello che guadagno metà se ne va per l’affitto e condominio; adesso abbiamo comprato anche una olo-tv …a rate! Senza il mantenimento del mio ex, dovrei portare fuori dalla mensa il cibo per Helmut…”
Andreaa cambiò discorso spostando la conversazione di cortesia su altri fatti della giornata all’inizio…
“…uhmmm senti Geli, ti sei guardata intorno venendo qui?”
“Perché?”
“Ieri mi sono accorta che Calaggio veniva pedinato; li avevo notati alle nove del mattino, e poi di nuovo alle diciannove …gliel’ho anche detto, e lui ha minimizzato! Ma è …sospetto!”
“Che vuol dire ha minimizzato?”
“Ha detto che se l’aspettava, che è gente dei servizi segreti, e che non mi dovevo preoccupare: gli era capitato di parlare troppo con un giornalista aerospaziale della situazione non proprio brillante delle nostre navette …del fatto che ci appoggiamo troppo ai privati ultimamente, e che mancano i fondi per un’ottima manutenzione…”
“Sciocchezze! I fondi arrivano, te l’assicuro! E non sono mal gestiti!”
“Ipse dixit mia cara! ...”
-“Drinnnnn…drinnnnn!”
“…ah il videocom! ...scusa! …capitano Venn, dite pure…”
“…”
“…capisco! Agli ordini… arrivo subito signor generale! …sì certo, è qui! Gliela passo? ...”
“…”
“Perfetto! Agli ordini …vengo subito!”
Poi rivolgendosi all’amica e collega:
“Il generale Reych mi ha convocata nel suo ufficio; a quanto pare dovrò fare da guida turistica a Bruxelles ad una delegazione militare sino-malese appena arrivata…chissà se anche questi mi toccheranno il culo durante la foto ufficiale…beh ciao! E non preoccuparti per Helmut; finché non si procura diamanti veri è libero di cercarsi una della sua età! Ah dimenticavo… oggi vai in volo dicono qui!”
“Dai fogli che ho qui mi sa che peserò troppo per andare in volo…”
“No, no…vogliono proprio te! …beh ciao! Mi sa che dormo in hotel oggi…”
“Andreaa…”
“Sì…?”
“Gli orecchini! Indossali! Quale occasione migliore di oggi?!”
“Huhmmmm, vedremo! Ma di sverginartelo non se ne parla!”
Andreaa si congedò dall’amica per recarsi nell’ufficio del generale per il suo nuovo incarico della giornata. Angela restò da sola mentre sbrigava la consueta burocrazia; poi mezzoretta, o poco meno, dopo entrò il tenente colonnello Joe Calaggio, un bell’uomo più anziano di lei di dieci anni, oltre che suo superiore. La donna come d’abitudine si alzò in presenza di un superiore. Questi le disse:
“Spero sia pronta, maggiore Pohel! Oggi andiamo in volo; si tratta di una missione reale …di quelle top secret!”
“Sono pronta, signore; posso sapere di che si tratta?”
“Non qui. Glielo dirò una volta a bordo. Staremo in un piccolo orbiter SOV-48, uno dei più vecchi. Per il take off ci porta un aereo madre in quota. Tra un’ora in sala vestizione. Decollo previsto alle 12,30 GMT...ci chiedono di far presto, mi spiace; lo so che sarà stressante…”
“Sì signore. Sarò pronta in …in …50 minuti. Non di più.”
“La vedo alterata maggiore. Successo qualcosa in famiglia?”
“No, signore, no!”
“Pareva…comunque non posso fare a meno di lei, gliel’assicuro questo!”
“Sono pronta signore, ma qui ci sono parecchi fogli…”
“Faccia i più urgenti, li altri li compilerà il collega di fronte! In quelli che ha lei, che io sappia manca solo la firma …”
“Il capitano Venn è stata mandata ad accogliere una delegazione militare sino-malese, tenente colonnello!”
“Firmi quelli quasi completi e mi dia gli altri! Ci penso io!”
“Sì signore!”
Il tenente colonnello le alleggerì la burocrazia della scrivania, poi si congedò da lei.
“A più tardi, l’aspetto; piattaforma solita!”
Angela disbrigò rapidamente il resto delle scartoffie di scrivania, poi andò alla toilette e prese una piccola, molto piccola, dose di …purgante, che la fece andare di corpo per tre quarti d’ora; poi dopo essersi sgonfiata, e lavata rapidamente, si recò in sala vestizione dove trovò il personale competente che la aiutò a spogliarsi, a indossare la biancheria intima di navigazione, quindi la tuta pressurizzata aderente alle forme del suo corpo; era fatta di un tessuto auto-formante brevettato: dato un peso forma, una volta assegnata la tuta non si poteva andare oltre i due chili in eccesso, mentre 4 secoli prima si sarebbe stati inevitabilmente scartati. Il tutto, iniziato alle dieci circa terminò verso le undici. Ad Angela, un giovane civile in doppiopetto con una faccia da poker si aprì una manetta al polso e le consegnò una valigetta sigillata con il mission planning; poi ottenuta la sua firma digitale col sensore polso-polso, se ne andò; un quarto d’ora dopo dal personale della base le venne data la valigetta non sigillata con la check list di pre volo, poi venne accompagnata alla scaletta dove la stava aspettando il collega, e mission-master Joe Calaggio, anche lui in tuta pressurizzata e casco. I due salirono a bordo del veicolo sub orbitale a rientro planante, più o meno un ovetto bianco quasi interamente di fibra di carbonio, parecchio sporco e usurato ai lati, una volta forse bianco, adesso giallaccio sporco, con delle lesioni apparenti sui portelli del dorso, poco più che graffi; un velivolo senza coda, poco allungato: più o meno il doppio dell’apertura alare; con ali a delta e winglet d’estremità con superfici alari completamente auto flettenti come l’ala degli uccelli biologici, con scudo termico ventrale in ceramica nuovo; all’estremità posteriore era parzialmente occultato da una bugna a profilo aerodinamico un endoreattore chimico. Le dimensioni erano più o meno quelle di un caccia pesante del XX secolo. I due, poco impacciati dalla tuta autoform, vennero aiutati ad accomodarsi sui seggiolini, poi il personale, ad un cenno di Joe chiuse i portelli dall’esterno. Angela come ufficiale in seconda stava già regolando il condizionatore, per poi iniziare la check list di pre-decollo… conosceva a menadito gli interruttori preliminari…ad autoavvio a pulsante, o cenno di un essere umano…
“…è parecchio vecchiotta questa nave colonnello! Ha pure l’odore dello spazio cosmico; non l’ha sentito anche lei?”
Infatti l’odore era quello dell’arrosto bruciato, che era l’odore che più approssimava l’odore del cosmo.
“Puoi chiamarmi Joe, qui a bordo Angela! Sì lo so… è solo sporca, comunque lo scudo termico è ok… che io sappia la sostituiremo il mese prossimo…beh, iniziamo la check list strumentale. No, non aprire ancora la valigia di missione!”
“…”
“Iniziamo la checklist, dai …accendi qua!”
“Accensione quadro strumenti…”
-“Riiiinnnnnn…rinnn! Dunnnnng! Buinnnnnnn! Rzzzzzz…dan…dan!”
Il cielo di cabina, e il quadro strumenti illuminandosi, presero vita…iniziarono dei rumori di fondo elettrici che indicavano che anche la nave stava prendendo vita…si avvertivano delle vibrazioni; la qual cosa sembrò intimorire Angela; Joe se ne accorse, e prontamente la rassicurò:
-“…vrrrrmmmmmm…vrrrrmmmmm!”
“…tranquilla! Ora che fissano i perni in lock-on spariranno…”
“Ok, il quadro è in on, e strumenti di governo in stand by!”
“Temperatura propellente posteriore!”
“Uno cinque zero gradi kelvin.”
“Pressione…”
“200 atmosfere…pressione normale per la temperatura.”
“Accensione propellente?”
“Accensione elettronica …click! …on, pronta …efficiente. Spengo su off …click! Confermo, spenta.”
“Pre riscaldamento pompa propulsore.”
-“…click! …brmmmmmmm …click!”
“Pre riscaldamento avviato, su on!”
“Verifica perni espulsione.”
-“Mrmmmmm…vruuuuuum…ka-klack! …Klack!”
“Perni innestati, e bloccati.”
…e come aveva detto Joe le prime vibrazioni scomparvero attutite dalle guarnizioni reggi perno in lega speciale.
“Apertura e chiusura portelli del carico utile.”
-“…vrrrrrrrr …”
“Portelli aperti…”
Trascorso un minuto…Joe lesse alcune espressioni facciali di disappunto dei crew-men, che gli segnalarono a vista con le dita la lettera c di close…
“Fanno cenno di chiudere. Sono nervosi quelli della Difesa! Cazzo!”
“Vuol dire che nell’hangar c’è qualche gita scolastica o dei politici in visita, maledizione!”
-“…vrrrrrrrr…pat!”
“Portelli chiusi, spie tutte su off. Confermo …chiusi.”
“Superfici mobili dell’orbiter.”
Angela movendo stick, pedale elettronico, e delle levette fisiche a portata di tutti e quattro gli arti provocò la flessione elettro-magneticamente indotta del bordo di uscita dell’ala, di parte del bordo d’entrata, e la deformazione sul piano verticale dei timoni d’estremità, angolati a riposo di 60 gradi rispetto al piano dell’ala…
“Superfici mobili efficienti…flesse …flesse negative…neutre, flesse positive, neutre…confermo, neutre.”
“Espulsore carico utile.”
-“…click!”
“Erettore interno su on… spento…acceso, in stand by! Distacco a spinta meccanica adiuvata EM calibrata, motori di raggiungimento orbita bassa, propellente liquido, su full. Spento. In sicura…confermo in sicura. Off.”
“Allineamento piattaforma inerziale e digitale.”
“Inizio allineamento.”
La piattaforma digitale si auto allineò quasi subito; quella inerziale richiese un lavoro di joystick e levette di un paio di minuti…intanto Joe continuava pedante…
“Giroscopi.”
“Avvio giroscopi…”
-“Beeeeep!”
“Pre-riscaldamento pompe propulsore completato.”
“Bene. Conferma i giroscopi.”
“…giroscopi pronti e accesi.”
“Computer di navigazione.”
“Inserito…pronto…su on. Pronto per il download; apro la valigetta?”
Angela fece per far scattare gli interruttori della valigetta fisica; un rettangolo contenente gli ordini di missione in formato digitale dentro un tablet di cristallo trasparente formato A4. Calaggio l’aveva fermata la seconda volta…
“No, solo in quota. Ordini dall’alto. Non inserire il tablet; di solito contengono messaggi auto estinguenti …”
“Piattaforma inerziale, e digitale allineate.”
“Verifica erogazione ossigeno.”
“Erogazione ossigeno su on, regolare.”
“Verifica impianto generazione ossigeno a bordo.”
Ci vollero una quarantina di secondi, poi Angela confermò:
“Impianto funzionante, acceso. Pressurizzazione in stand by.”
“Impianto anti incendio ad azoto.”
“Serbatoio azoto liquido pieno, in pressione. Stand by.”
“Verifica impianto elettrico generale.”
Angela comandò la scansione computerizzata del rettangolino luminoso power in verde. Dopo la scansione il rettangolino rimase verde.
“Impianto elettrico efficiente, full.”
“Sensori biometrici delle tute.”
“Accesi e connessi al computer di cabina, e di navigazione.”
“Trasmissione di prova radio criptata.”
Angela digitò tre lettere e due numeri, e il quadro strumenti confermò il funzionamento della radio criptata dopo la ricezione del codice di risposta.
“Allora direi che possiamo chiamare la cabina…noi siamo pronti.”
Joe chiamò la cabina di pilotaggio dell’aereo madre…
“Mother Goose, qui orbiter. Completata la check list. In attesa d’istruzioni.”
“Orbiter, qui Mother Goose, rullaggio tra tre minuti, quindi decollo, e ci si risente in quota! Inizierete riscaldamento propulsore non appena raggiungiamo mille metri livellati.”
“Mother Goose, per caso sapete il nostro call-sign? Non sono riuscito a trovarlo nell’ordine di servizio…”
Poi rivolto ad Angela disse:
“Tu ce l’hai il call sign?”
“No.”
Trascorse un minuto senza alcuna risposta, poi dall’aereo madre dissero:
“Negativo orbiter, non avete, ripeto, non avete appellativo di missione; e nemmeno noi!”
“Potete chiamare voi la torre di controllo? La nostra radio non riceve risposta…non so come possa essere successo …un attimo fa funzionava, vero Angela?”
“No. Funzionava la criptata, non quella in chiaro.”
“Cabina…sembra ci sia un problema con la radio convenzionale…”
Dall’aereo-madre Mother Goose entrambi percepirono un commento seccato: -“…mi sa …bzzzzzz…che quei due non hanno capito…bzzzzzzz…baz…bzzzzzz!”
“Altri rumori di fondo poi l’interlocutore, un pilota come loro, chiarì:
“Orbiter, la nostra e vostra, sottolineo anche vostra, missione prevede il silenzio radio assoluto, ripeto assoluto. Usarla porterà ad un’accusa di tradimento per tutto l’equipaggio. Sarete contattati voi sulla criptata a tempo debito. Non sono autorizzato a dirvi altro! Se volete assicurarvi al sedile, rulliamo tra quaranta secondi da ora...bzzzzzzz…bazz!”
“Roger, Mother Goose!”
Poi rivolto ad Angela…prendendola sull’ironia e risata…
“…in parole povere non esistiamo! Quelli in alto ci hanno dato qualcosa di cui non si potrà parlare…all’atterraggio ci faranno firmare un paio di patti di connivenza, e mantenimento del segreto…sarà mica una nuke? Che ne dici Angela?”
“Mi stai incuriosendo Joe! Imposto un controllo radioattività nella stiva! Se c’è una nuke i sensori se ne accorgono…ecco; ora vediamo…scan !”
Il rilevatore di radioattività non trovò traccia di elementi radioattivi, e sullo schermo multi funzione della cabina non apparve alcun output grafico che facesse pensare a delle radiazioni, né libere, né localizzate…Angela riprese a parlare:
“Qualunque cosa sia non è una nuke! Tranquillo Joe!”
Angela spense l’intercom appena in tempo, più o meno alla parola tronca nu, che ovviamente stava per nuke, dato che i suoi commenti avrebbero tranquillamente potuto essere uditi dall’aereo madre, Mother Goose…
-“Click!”
“Ci muoviamo Joe!”
Joe provò a cambiare discorso; Angela non ebbe obiezioni:
“…uhmmm…posso chiederti che avevi stamattina?”
“Mi sono svegliata più presto per passare mezzora, tre quarti col mio uomo, al negozio stamani …e quando sono arrivata si stava sbattendo da dietro una ventenne con la pancia sul tavolo a novanta… sono stata per mesi con uno stronzo farfallone! Le assume solo per trombarsele…”
“Quel Matt lo avevo visto altre volte socializzare con altre donne …mi sarebbe piaciuto tanto sapere cosa ci trovavi …”
“Quando lo conobbi dopo la separazione apprezzai che si fosse ricordato di me, e della prima volta che mi recai nel suo negozio…uno stronzo bugiardo, e io una signora fessa! E a te come va Joe?”
“Ho informato i superiori di aver avuto una relazione con la nostra colf… ehm, ce l’ho ancora! …ma del resto l’aveva portata a casa mia moglie Mara, che ho sposato sapendo che era bisessuale, e che erano state molto amiche – virgolettato s’intende! - in passato; il servizio ha interrogato separatamente mia moglie, che mi ha retto il gioco; sanno che Fyona, si chiama così, vive con me, e non mi hanno chiesto di lasciare…Mara si è presa una pausa di riflessione …e non so se ha voglia di tornare …una notte, e un pomeriggio alla settimana …lo facevamo in tre!”
Angela lo guardò rassegnata e bonaria; dunque anche Joe era un infedele:
“Il tuo matrimonio è il sogno di molti uomini, complimenti!”
“Forse sta per finire…ora a casa c’è solo Fyona!”
…l’aeronave iniziò a muoversi fuori dall’hangar, e ciò causò una lieve scossa in avanti ai loro corpi seduti nella zona pilotaggio dell’orbiter SOV-48, un ovetto alato capace di piazzare in orbita bassa, sotto i cinquecento km, carichi utili fino a una tonnellata. Joe abbassò il copri finestrino visto che decollavano col Sole alto di mezzogiorno. La cabina interna bastava appena per due piloti seduti senza equipaggio di riserva. Il settanta per cento del volume dell’aeronave era per il carico pagante; due metri lineari posteriori erano la zona motore. Il tenente colonnello Calaggio era piuttosto cordiale, se non ciarliero; ma come sapeva Angela ciò non era normale; di solito Joe Calaggio era un uomo sì cordiale, ma non parlava mai oltre il necessario…
“…ma quanti anni ha questa Fyona, Joe?”
“Due più di mia moglie Mara! Si erano conosciute al liceo per essere state bocciate entrambe alla prima maturità…e in qualche modo dovevano aver solidarizzato…”
“Credevo che anche te te la godessi con qualche ventenne…”
“L’occasione non è mancata in passato, ma amavo… o credevo di amare Mara…”
“Hai detto che lo facevate in tre?”
“Sì, una volta nel week end di sera, e un pomeriggio in mezzo alla settimana, e io per soddisfarle entrambe dovevo prendere la pillola, però è stressante … comunque non erano minimamente gelose!”
“…potevi invitarmi se avevate questi programmi…mica l’avrei detto ai superiori! Ero separata.”
“Mara ti aveva notata, ma deve aver pensato che Fyona era abbastanza…forse di una bella bionda formosa come te sarebbe stata gelosa!”
“Oh grazie Joe!”
“Siamo allineati, fra poco si decolla…verifica che i portelli della navetta siano chiusi, e le spie spente.”
Angela fece una rapida scansione degli strumenti digitali, per poi sentenziare…
“…uhmm…tutto a posto Joe!”

“… mi sa che il carico è di quelli speciali, e se va storto qualcosa, il qualcosa ci porta con sé…”
“…come dire che non ci fanno tornare vivi ?!”
“…!?”
Joe sorrise guardando la radio criptata, ma Angela gli ricordò…
“…dobbiamo mantenere il silenzio radio Joe!”
… in fondo fino al decollo non è che avessero nulla da fare, tranne sorvegliare che non si attivasse il motore razzo dell’orbiter, ora appoggiato conformalmente sul dorso di un possente liner bimotore, lungo il triplo, di colore bianco, che recava in caratteri rossi il logo della compagnia privata di lanci sub orbitali ANTAEUS, che metteva a disposizione i propri aerei commerciali, per lanciare in quota i mini-shuttle dell’agenzia pagante. L’aereo aveva appena iniziato la corsa di decollo, preannunciata da ormai quattro secoli da un fenomeno mai completamente eliminato dall’ingegneria aerospaziale: delle vibrazioni rumorose ad alta frequenza dell’intera struttura, nei secondi che precedevano il decollo, durante la corsa, e che cessavano solo quando l’aeromobile si distaccava da terra per darsi l’involo. Tuttavia anche in volo la normale turbolenza dell’aria faceva più o meno ballare in cabina. Joe e Angela si tennero ai braccioli durante la salita, poi giunti rapidamente a mille metri di quota, il pilota di Mother Goose, una voce maschile metallizzata dalla radio, riprese le comunicazioni con l’orbiter in groppa…

“Orbiter, siamo livellati a mille metri …bzzzzz…se volete riscaldare le pompe del motore…bzzzzz..fra sei minuti termineremo l’ascesa …bzzzzz… a seimila metri sullo spazio aereo internazionale…”
“Roger Mother Goose…”
Angela non attese l’ordine, e azionò i comandi necessari:
“Pompe propellente in riscaldamento Joe…”
“Bene. Tieni sotto controllo la pressione, con questi sbalzi non vorrei una rottura delle pompe…lo scudo ce l’hanno fatto nuovo ma i tubi sono vecchi …”
“Se mi autorizzi ridistribuisco un po’ di propellente tra i due serbatoi…”
“No, no …lascia così …se non funziona lo…”
“…lo?”
“…lo sapremo!”
Poi arrivò una comunicazione dall’aereo madre…

“Orbiter, se pronti a copiare vi fornirò la quota di lavoro, e l’angolo…”
Joe disse sicuro…
“Pronti Mother Goose …avanti!”
Dall’aereo madre partì una voce registrata, diversa da quella del pilota…
“Altezza di arrivo quattro otto zero kilometri; dati orbita previsti per il piazzamento del carico: apogeo cinque due zero, perigeo tre nove sette; inclinazione sei otto gradi dal piano orbitale; se tutto andrà bene orbiterete con la navetta capovolta di sei zero gradi rispetto all’orizzonte nell’intervallo 13,30-14,50 GMT; compiuta l’orbita vi verranno forniti i parametri di rientro. Dopo il breakdown nessuna ulteriore comunicazione, ripeto nessuna ulteriore comunicazione…”
-“Bzzzzzzzz…sfhzzzzzzz…”
“Orbiter, posso riavviare il messaggio un’altra volta; poi si auto estinguerà comunque…allora?”
“Non occorre Mother Goose. Compreso e copiato!”
“Bene. …bzzzzzz…sfhhhhhh…bzzzzzz!”
“Ci hanno dato la quota della spazzatura cosmica, maledizione!”
“Già! Quella dei satelliti che hanno fallito il rientro auto-disintegrante…sono rimbalzati e proseguono …ma non è quello il peggio Joe!”
“Perché?”
“Di solito ti notificano quanti rischi di trovarne; a noi sulla criptata non è arrivato nulla. Ci toccherà stare con tanto d’occhi!”
“E se interrompessi la missione?”
“Puoi farlo, Joe, puoi farlo!”
“Aspetta, vediamo se sanno dirci qualcosa d’altro…”
Joe, come capo missione, chiese a Mother Goose:
“Potreste dirci dove siamo adesso?”
“Alla vostra sinistra trovate l’Irlanda; quando uscirete dall’atmosfera dovreste essere sopra il Canada, più o meno a nord di Terranova…iniziamo adesso la salita a seimila metri…”
L’aereo madre iniziò una salita in quota piuttosto rapida; Joe diede gli ordini preliminari alla sua co pilota:
“… allora Joe, chiedi il no-go? Fai ancora in tempo!”
“Bah, proseguiamo. Allora i perni li distaccherà Mother Goose, tu azionerai il razzo al mio segnale… la pressione propellente è sempre nella norma?”
“Sì, Joe, pressione tutto bene.”
“Preaccensione candela d’innesco.”
“…iniziata; in stand by tra un minuto; tensione elettrica regolata …ok.”
“Vabbé aspettiamo loro…”
Adesso l’intercom con Mother Goose era in on, e Joe non poteva parlare della moglie Mara e dell’amante Fyona senza sputtanarsi troppo coi colleghi dell’aereo madre.
“…ci sei mai stata in Irlanda Angela?”
“No. Non era tra i paesi che volevo vedere!”
“Io ci andai con la mia famiglia a quindici anni; mia mamma era figlia di madre irlandese…mia nonna…”
“Padre italiano?”
“No, eurocentrico, con antico cognome italiano…Calaggio sì, è una località italiana tra l’Apulia, e un’altra regione, quella di Napoli …da parte di papà siamo eurocentrici da due secoli buoni…”
“Sai, io forse discendo da Anjeska Pohel…”
“E chi sarebbe? … scusa l’ignoranza…”
“Una delle dodici dame, una sorta di amante di un ex prete poi spretato, sessualmente un furbastro ad ogni modo; sarebbe il fondatore del territorio dove venne eretta Liebenstad, due secoli e mezzo fa…”
“Non ne sapevo nulla…”
Angela chiuse il contatto radio con Mother Goose…
“Nemmeno che a Liebenstad si rimedia sesso facile per tradizione?”
“Mai saputo niente del genere; allora …magari ti verremo a trovare uno di questi giorni…”
“Ho delle amiche che si concedono anche ai figli teen ager… ma non posso dirti chi sono…”
“Ah, la contestata e conosciutissima family therapy …conosco, conosco…e so che ha dei sostenitori anche presso le autorità sanitarie; madre-figlio boh, forse può anche andare, che io sappia, ma padre-figlia è un’altra cosa; tra fratello e sorella…oh, beh…beati loro! Con mio fratello maggiore si offrì una nostra zia figa da parte di mio papà, ma lui rifiutò per solidarietà…”
“…solidarietà? Con chi?!”
“…con me! Anch’io avevo chiesto a mia zia Ursy di essere sverginato! Lei aveva 46 anni e non era male, io 14, e sapevo di poterlo chiedere; lei mi disse fredda che non era stata autorizzata da suo marito …seppi poi, dopo una lite per invidia con mio fratello Kais, che era stata formalmente diffidata dall’avvocato di mamma… per me sarebbe stata troppo più in là con l’età; ma mamma l’aveva diffidata con me, non con Kais! E tanto bene non la presi…”
“…e chi ti avrebbe sverginato?”
“Un’amica di una ex di Kais… abbastanza di nascosto dato che io avevo 14 anni e lei 23! E… a te come va con Helmut?”
“…mi spia nuda di tanto in tanto …ma non sta cercando di scoparmi… si accontenta delle seghe…e non so nemmeno perché te lo dico Joe…la sai l’ultima?”
“No.”
“Degli amici di mio figlio gli hanno affidato un paio di orecchini di diamante sintetico, poi gli hanno fatto pagare un pegno…”
“…e sarebbe?”
“Baciare in bocca il capitano Venn, la mia collega, offrirle gli orecchini e chiederle di …”
“…sposarlo?”
“…no! Di dargliela! E lui si è prestato! E quei due si sono goduta la scena sperando in un paio di ceffoni; solo che Andreaa non ha dato loro soddisfazione! …mio figlio comincia a fare il galletto! Ma esegue ciecamente quello che …insomma ordiscono i suoi amici…”
“Il capitano Venn è una discreta fighetta: mi piacerebbe portarmela a letto! E bravo Helmut! In casa quanti siete? Ti da una mano qualcuno?”
“…l’orario scolastico! Sai viviamo in un appartamentino di due stanze…”
“Insomma siete promiscui, con te che sei ancora una discreta figa! …mandalo dal padre, no?!”
“Ci sto pensando Joe…e ho già una mezza idea…su come fare!”
Angela però era un tantino in imbarazzo; senza accorgersene aveva parlato troppo…e l’immagine di Anita Hansen e della loro ultima conversazione scorse velocemente per la sua mente pensosa; Angela ebbe a trascorrere due minuti in silenzio dopo aver riflettuto sulla promiscuità tra lei e suo figlio, come osservata dal suo mission master, che guardatala che fissava l’oblò verso il cielo, pensò di lasciarla un po’ stare senza insistere con la conversazione. In quei due minuti di pausa le sembrò di rivivere un tempo non quantificabile ormai al passato, da un paio d’ore ad un paio di giorni…

…le venne in mente quando, quattro anni prima, Anita Hansen, una sua vecchia amica delle scuole medie, le aveva chiesto d’incontrarsi in una località fuori mano. S’incontrarono nella hall dell’hotel dello spazioporto dove lavorava Angela, durante la pausa pranzo. La sua amica era disperata, poiché minacciata dai suoi suoceri, di sbugiardamento col resto dei parenti. Anita le spiegò in lacrime d’imbarazzo, che da meno d’un anno, da quando era rimasta vedova, si concedeva al figlio Hendrjik di tredici anni tutti i venerdì notte fino al sabato mattina fino alle 10…
“…insomma Angela, anche se mi disapproverai…io…io…io ormai scopo con mio figlio; ogni venerdì sera gliela do…e qualche sveltina il lunedì mattina come buon viatico per una settimana di studio…venerdì però lo lascio scatenare, così sabato e domenica sta calmo!”
“Ma che vuole in particolare?”
“Non lo sa neanche lui! Il denaro per il magneto-scooter ce l’avrei, se si accontentasse di uno usato! Ma forse mira ad un’automobile da corsa…è proprio fuori! I suoi nonni ci hanno visto nudi e abbracciati; lui era persino ancora dentro di me! Se solo avessero suonato il campanello, ma erano le tre di notte! E così sono entrati con le loro chiavi…gliele avevo date io direttamente…che scema!”
“Va bene, però sono i nonni, non il personale del portierato, no? E poi!”
“Mi hanno dato della puttana! Mio marito s’era lamentato con loro di alcune mie mancanze…e mi hanno accusata nientemeno di aver pensato fin dall’inizio a scopare con mio figlio…mi hanno detto che circolando con le cosce scoperte dentro casa l’avevo provocato tutti i giorni durante la sua crescita, ma io le cosce scoperte le tenevo per mio marito! ...stronzi! …Hendrjik però una serata mi ha chiesto di dormire con me, e io scema gli ho detto sì, poi due-tre minuti dopo me lo sono ritrovato di sopra, che batteva col suo pisello…e io non so che mi è preso, mi son detta: dopotutto non mi costa nulla, e in fondo chi ci vede? …e…”
“…e…?”
“L’ho lasciato fare: ho aperto le gambe, sì certo, potevo oppormi, ma…non ho voluto! Non so come mi giudicherai Angela…”
“Oggi l’incesto fa solo sorridere Anita! Su, non prendertela! Lo fanno in tanti, anche se non lo dicono…”
“Angela, io l’ho lasciato fare! …e mi ha penetrata! E scopata un paio di volte…sul letto! …il mattino dopo mi ha sollevato la camicia da notte mentre pulivo le tazze della colazione, e me l’ha…insomma mi vergogno, ma a te posso dirlo, siamo amiche…ecco me l’ha messo dietro…nel culo! Ecco! L’ho detto! Nel culo! Sì! Non so come, ma è entrato senza sforzo…m’ha aperto le natiche, e ha dato una bella spinta! L’ho…l’ho…sentito! Beh in fondo non è mica grosso!”
Angela cercava di smorzare il senso del dramma dell’amica, ma senza successo…
“Quello che mi dici è abbastanza ordinario…qual è il problema Anita?”
Mentre confessava il tutto ad Angela, Anita riviveva per immagini mentali privatissime l’assalto al retto di suo figlio, ristorato da una notte di sonno…al risveglio il suo balocco di carne c’era ancora, poco vestita, con le cosce immancabilmente scoperte. Hendrjik andò dietro la madre, si abbassò dietro i polpacci, scelse il destro, e fece partire una lunga slinguata passante per il retrocosce interno fino alla schiena di sua madre, facendola culminare in una lunga leccata dietro il collo; poi dopo averle introdotto la lingua nell’orecchio, mentre la donna si stava godendo quel modo d’essere baciata dal figlio, Hendrjik le abbassò le mutande, lasciandole cadere sulle caviglie, poi aprì con leggerezza e garbo le natiche di sua madre, e infilò il suo cazzo da una dozzina di centimetri per uno, uno e mezzo, oltre l’ano, ottenendo di avanzare quasi senza resistenza…in un paio di secondi era già dentro il suo culo…la madre per facilitarlo s’era chinata reggendosi al bordo del lavabo…
...
“Lo stai sentendo, mamy?!...ahnnnn…mhmmm…sembra…ahnnnnn…che…che…mi stringe…mi stringe bene, cazzo! Ahnnnn…allora mamy lo senti? Ahn!”
“AHN! Certo che lo sento Hendrjik! Mhmm…fa piano…e muoviti! Nel culo mi piaceva anche con papà…mannaggia a te! Speriamo che non ci veda da dove sta! ...umhmmm…Beh, fottimi, che aspetti…! Mhmmm!”
“Ora ti fotto, mamy…la vuoi una bella spinta?!”
“Ahn…dai…vediamo! ...ahnnn…ohhhh…ohhhh…”
“Ecco!”
“HUH! …ahnnnn…ehhhh…ahnn…ahnnnn…vieni, dai…vieni!”
“AHNNN…bel culo, mamy…bel culo!”
“…ahi…ahnnn…certo che ho un bel culo! Ahnnn…mhmmm…te lo faccio…ahnnn…sfondare quando vuoi! ...se esiste …ahn! …un qualunque dio …ahnnn! Noi due finiremo all’infernooooohhh! Dai, sfondami… ahnnn! …porco!”
“AHNNN! Ahnnnn! ...ecco …eccooooohhhhh! …sì! Sì! Sì! Sìiiiiiiiiiiii! AH!”
Il figlio le venne dentro in pochi colpi, già attratto dalla sua camicia da notte semi aperta, e dalle natiche scoperte da lui. Le travasò una discreta quantità di sborra, poi fecero la doccia assieme, continuando a toccarsi l’un l’altro. Lei, Anita, dal corpo giovane, burroso, seducente, appoggiata ai sanitari del bagno, esaltata dalle prestazioni hard di lui, insegnò al figlio amante come voleva che le si leccasse la fica, e quanto doveva durare o resistere…più la società avesse guardato con disfavore a quella loro morbosa relazione, più i brividi di piacere avrebbero pervaso il suo corpo di donna vedova…gli contraccambiò degli ovvi pompini, carezzandogli le palle, mentre aveva in bocca la cappella del figlio. Hendrjik poté gustare qualunque zona del corpo di sua madre trentaseienne, con le mani, la lingua e il cazzo…la sua foga scopatoria era tale, che sua madre dovette ricordargli più volte cosa era un capezzolo, di chi era, e come andava succhiato. Una bella castana alta un metro e sessantacinque, dalle belle forme, una quarta di seno, e dei capelli lunghi che teneva raccolti. Anche il suo culo era bello tondo ed evidente, e sembrava dire prendimi prendimi. Tutto considerato usavano fare sesso completo come una vera coppia, senza alcuna limitazione quanto all’accessibilità dei loro pertugi, e soprattutto dei loro sensi. Si erano conosciuti, e assaporati reciprocamente in ogni centimetro dei propri corpi, e dormivano nudi ed abbracciati; talvolta restando congiunti. Un attività sessuale regolare, che nelle intenzioni della madre doveva servire ad alleviare nel figlio la tensione di una vita di restrizioni economiche, come la mancanza di vacanze vere, e talvolta la piscina cittadina. Una notte avevano dimenticato che sarebbero arrivati i nonni paterni che avevano la chiave del loro appartamento. Per un disguido erano arrivati alle tre del mattino, entrando facendo pianissimo, e la scena che videro li lasciò scioccati: Hendrjik che dormiva nudo, stando di sopra, abbracciato con la faccia piacevolmente dormiente sui seni della madre, col cazzo ancora mezzo dentro la vagina materna. La casa era riscaldata controllata da un computer, e il clima era sempre piacevole, in qualunque stagione, e dormire nudi era piacevole…il mattino dopo i suoceri di Anita le dissero come la pensavano, e le dissero che lei come persona, al loro parere immorale, non era più gradita a casa loro, e che con i loro soldi non l’avrebbero più aiutata, visto che avevano anche trovato, mentre sistemavano negli stipetti di casa i loro aiuti alimentari, una certa collezione di gadget erotici abbastanza costosi, riposti in cucina, presumibilmente il luogo dov’erano stati adoperati e dimenticati; Anita non sempre era ordinata. E dedussero che con quei gadget al di là della soddisfazione di sé stessa, poteva aver soddisfatto alcune voglie di Hendrjik, che per solo scherzo amava strusciarsi, già dai dieci anni, anche contro le natiche di sua nonna Flanny; vizio quest’ultimo perso da quando aveva iniziato a far sesso, di quello vero, con sua madre. Quindi se ne andarono il giorno dopo, non senza aver trascorso mezza giornata col nipote, cercando di fingere di non aver visto nulla. La madre era a lavoro in una tintoria, dove si lavorava a mano, per prevenire bruciature di abiti da parte di robot, il più delle volte con un software carente; robot migliori per essere correttamente manutenuti costavano più del salario di una lavorante, che da parte sua era un robot… biologico. Uno di quei due suoceri però aveva mentito: e quello era il nonno Harry, il padre del suo defunto marito. A differenza della fredda moglie Flanny, disapprovante l’incesto, ma senza incazzature, era rimasto turbato dal piacevole corpo di sua nuora, e adesso se quest’ultima voleva aiuto economico con l’affitto, doveva soddisfare anche il suocero; purtroppo il figlio Hendrjik, avendo scoperto come stavano le cose da qualche tempo, gli era presa una crisi di gelosia, e nel corso di una lite col nonno che aveva fatto un’ironia di troppo sul sesso casalingo, c’era mancato poco che lo uccidesse con una posata laser…lite, ferimento, e polizia…inchiesta, e…

“Insomma…ecco, mio figlio Hendrjik, quando ha capito che dovevo darla anche a mio suocero Harry, suo nonno, per ricevere l’aiuto con l’affitto, si è ingelosito, e ha cercato di sfregiarlo con una di quelle posate laser che ha insistito perché le comprassi, sai, sembra che non si debbano pulire…basta spegnerle…le hai presente?”
“Sì, ma sono armi secondo me. A mio figlio non le ho comprate…i laser dovrebbero richiedere la maggiore età, secondo me!”
“Ci sono stati degli urli, e i vicini la polizia l’hanno chiamata, e hanno portato Hendrjik in commissariato per l’identificazione, e poi in una struttura protetta perché è minorenne; dovrà comparire davanti al giudice il prossimo 8 aprile…non è che puoi chiedere a tuo padre, insomma lavora in corte d’appello, no?!...insomma se se ne potesse occupare lui…mio suocero è rimasto ferito, ma non mortalmente! Me lo sto spompinando tutti i giorni, quando non c’è la moglie. Mi fa schifo prenderglielo in bocca, te l’assicuro! Ma lo faccio solo per Hendrjik…comunque a Harry non resta molto da vivere; è malato di cancro. Me l’ha confidato sua moglie… insomma se tuo padre potesse, non so, far agire la prescrizione…io finché Hendrjik è sotto sorveglianza, faccio divertire Harry…e sua moglie Flanny, che con me è sempre stata gentile, non mi ha condannata, ma sembra stia cercando un avvocato per la separazione…come t’invidio Angela! Avrei voluto essere come te: fredda e quadrata, e invece sono stata lasciva, e stupida…v’invidio voi militari! La schiena ve la fanno tenere dritta!”
“Lascia stare! Rifletto solo un istante in più…comunque Anita come madre sei nella media…non posso dirti quello che sento tra il personale navigante, ma figli che saltano addosso alle mamme giovani, non appena il marito va a lavoro, ce ne sono un paio anche nel mio ambiente Anita! Non sei l’unica madre che viene scopata dal figlio!”
“Dici davvero?”
“Sì, ma non chiedermi i particolari! Io invece dovrò fornire tutti i particolari possibili a mio padre se vuoi che riesca a ingarbugliare la cosa…raccontami della lite…a proposito, hai il verbale dei poliziotti? Il rapporto, insomma…”
“…ah, sì…eccolo…tieni!”
“Lo darò a papà…vedrai che una soluzione la troviamo…”
“Angela, amica mia…so che non mi dovrei permettere…ma con tuo padre, se volesse, potrei essere molto disponibile anche gratis…non ha che da dirlo…ti offende se te l’ho detto?! So che è vedovo da qualche tempo…di sicuro preferirei lui a Harry…”
“…intanto calmiamo Harry; poi con papà vedremo come ringraziarlo…senti Anita, ora non ti prometto niente…”

…il padre di Angela Pohel, il dottor Johann Pohel, era stato giudice del distretto di corte d’appello di Voort, dov’era ricompreso il paesino dove risiedeva la famiglia Hansen; e Anita chiese ad Angela se poteva fare qualcosa affinché il padre giudice pilotasse, o s’impossessasse dell’inchiesta penale obbligatoria, che potesse finire in una specie di non luogo a procedere; purtroppo il figlio, durante gli obbligatori esami anti droga, era stato trovato positivo ad alcuni sovra-eccitanti sessuali, illeciti se assunti da minori, poiché avevano dimostrati effetti collaterali, anche a distanza, sull’umore dell’assuntore. Un assuntore adulto ne era reso edotto sui rischi, cosicché potesse valutarli, in base al proprio carattere, e al proprio senso dell’autocontrollo. Hendrjik invece da bravo superficiale aveva trovato a farseli contrabbandare; ma li aveva nascosti bene, e in casa la perquisizione effettuata non li trovò…drogato non era, ma alterato sì, e moltissimo! Angela ne parlò al padre, dopo aver rassicurato Anita, senza ferirla con delle inutili prediche all’insegna del te l’avevo detto…

… la cosa passò per lesioni colpose involontarie dovute al turbamento dello stato umorale del figlio. Ovviamente nonno Harry spergiurò nella fase delle indagini, e il pubblico ministero, in debito col giudice Pohel per altre ragioni, condusse l’inchiesta senza incriminazioni penali. Obbligo per Hendrjik di frequentare lo psicoterapeuta. Angela, all’epoca appena diventata da poco maggiore, si era sentita parecchio superiore alla sua disperata amica Anita, giudicandola superficiale per il modo con cui aveva gestito i non facili rapporti col figlio; Angela osservandolo in passato, pochi anni prima, s’era accorta con che occhi guardava le donne più anziane di lui, e con che occhi guardava sua madre più giovane…aveva malignato a livello di pensiero laterale; una volta lo vide toccarle il culo in balcone, al fresco, lontano dagli ospiti (piuttosto vicini in realtà) durante una serata con amici, ma si era autoconvinta d’aver bevuto troppo. Però le prese e carezze alle natiche della madre si erano viste! Anita finse di non essersene accorta, e nessuno degli ospiti per educazione fece alcun commento.

“…lo sai Anita?!”
“…cosa?”
“Quella volta, sarà stato meno d’un paio d’anni fa…quando desti quel party a casa tua, invitando anche me…”
“Sì, e allora?”
“Lo avevo visto tuo figlio toccarti in balcone, ma dissi a me stessa d’aver bevuto troppo…”
“Sì, avevi visto bene! …mi toccò il culo…eppure mi ero fatta promettere che sarebbe stato buono, anzi! Gli dissi d’invitare anche un paio di persone della sua classe; lui disse d’averlo fatto, ma che non si presentò nessuno; ora, col senno di poi, so che fu lui a non invitare nessuno…contava di saltarmi addosso non appena se ne fosse andato l’ultimo ospite!”
“Da come mi aveva guardata credevo che avesse voglia di scoparmi, e se avessi saputo, Anita, se solo me l’avessi chiesto, te l’avrei sverginato io…”
“Dici davvero Angela?! ...beh, va bene, l’ho sverginato io, alla fine! Credevo che si sarebbe accontentato una volta ogni tanto, e invece abbiamo fissato dei giorni nella settimana…sai, quella sera…”

“…quale sera Angela?!...dico! Come va! ...tutto bene?”
“…si Joe, ero distratta …pensavo! …niente!”
“No, dicevo, tuo figlio…se è maschio è meglio che stia col padre, Ange…”
Angela non fece in tempo a specificare che non era a suo figlio che stava pensando, ma a quello di Anita…Hendrjik…
-“DRINNNN…DRINNNN!”




- continua -

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