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Vita da trav - Mattia diventa Lucilla - 7


di corsaro200
08.09.2024    |    28    |    0 8.7
"Stare con Fabio mi stava dando tanta serenità e unitamente al fatto che avevo trovato un buon lavoro, migliorò anche il rapporto con mia madre, quando le..."
Cap. 7
Non serve negarlo io subivo Pasquale, ero presa da una malia. Se non lo vedevo, se non ero sotto il suo dominio, mi rendevo conto che mi trattava da schifo, che mi usava e mi faceva usare da altri, che qualunque cosa mi avesse chiesto, lo avrei fatto senza fiatare, ubidiente come la sua schiava, la sua cagna. Quando mi sentivo le sue mani addosso e più ancora quando gli vedevo il cazzo, non capivo più niente, accettavo tutto.
L’episodio di Andrea mi aveva fatto capire che mi teneva in pugno, mi avrebbe potuto obbligare a fare tutto. Un mio rifiuto avrebbe provocato uno sputtanamento che sarebbe ricaduto oltre che su di me, anche su mia madre, su cui aveva puntato la sua malefica attenzione. Avevo paura potesse arrivare anche a ricattarla facendole vedere quella che stavo diventando, per mia natura e perché manipolata da lui.
Ero oramai succube, così arrendevole e sottomessa che di mia iniziativa non sarei mai stata capace di liberarmi di lui, ne sarei stata la schiava a vita. Invece non fu così perché, da un giorno all’altro, successe che Pasquale non mi cercò più. Io gli telefonavo e lui trovava sempre scuse per non vedermi. Mi ero abituato a lui, al suo comportamento da duro, al sesso forte con cui mi dominava, farne a meno tutto di un colpo era duro. Ero diventata isterica, con mia madre che mi stava vicino e che doveva sopportare i miei malumori, ma lei era molto discreta, non mi chiedeva il perché fossi così nervosa, mi diceva continuamente.
- Vedrai figlio mio che passerà, che dimenticherai.
- Mamma ma tu che ne sai.
- Lo so, lo so.
Mi rispondeva, e non potevo mai immaginare che fosse vero, che lei sapesse quello che mi stava succedendo.
Intanto Pasquale si negava e Lorenzo il malefico, l’anima nera, se ne era andato a Torino, dove un suo parente gli aveva trovato un lavoro, e aveva smesso di avere un’influenza negativa su Pasquale che era già negativo di suo. L’unico che avrebbe potuto darmi qualche spiegazione era Fabio, così un giorno andai a cercarlo e mi offrii di fargli tutto quello che voleva se mi diceva cosa fosse successo a Pasquale che da un momento all’altro si era completamente disinteressato di me.
Fabio non si mostrò indifferente, mi ero accorto, le volte che avevamo fatto sesso, che gli piacevo e lo avevo anche sentito discutere con Pasquale, rimproverandolo per come mi trattava, Fabio era il maggiore di loro tre ed era serio e responsabile. La prima cosa che mi disse, dopo avermi ascoltato, fu.
- Perché non dimentichi Pasquale e ti cerchi un uomo più adatto a te. Forse è di questo che hai bisogno, di un uomo, non di Pasquale. Un uomo che ti faccia sentire quella che vuoi essere, Marco o Lucilla, per tua libera scelta.
- Come parli bene Fabio. E io Pasquale l’ho già dimenticato, voglio solo sapere perché è sparito. E poi, secondo te, esiste un uomo come quello che tu hai descritto?
- Sì, esiste, lo hai davanti a te. Riguardo a Pasquale poi, se mi dimostri che lo hai dimenticato e mi convinci, te lo dirò, ma non ora. Sarò io a decidere quando, saperlo non ti farà stare bene. O forse, anche no. Se veramente avrai dimenticato Pasquale, potresti anche accettarlo ed esserne contento.
Dopo le sue parole gentili e la dichiarazione d’amore, mi stavo sciogliendo. Lo abbracciai e gli feci fare quello che voleva. In realtà quello che più mi mancava era un uomo, il cazzo di un uomo e Fabio me lo diede senza risparmiarsi. Lui viveva da solo, così fu più il tempo che iniziai a passare a casa sua che a casa con mia madre. Il tempo lo impiegavo anche lavorando come pizzaiolo e cameriere in un ristorante-pizzeria.
Stare con Fabio mi stava dando tanta serenità e unitamente al fatto che avevo trovato un buon lavoro, migliorò anche il rapporto con mia madre, quando le dissi che stavo volentieri con Fabio e che passavo tempo a casa sua, la sentii sollevata senza ovviamente capirne il perché.
Quando venne il tempo che Fabio si convinse che ero serena, e potevo conoscere la verità su Pasquale, una sera, dopo che avevamo fatto l’amore, eravamo nudi sul letto, lui fumava una sigaretta con la schiena poggiata alla testata del letto e io stavo più giù, con la testa all’altezza dell’ombelico e prendevo in bocca, succhiavo e mollavo il suo gioiello, ci giocavo perché appagata.
- A che pensi.
- Pensare? E a che cosa? Sto così bene.
- Allora sei pronto?
- Pronta Fabio, il mio cambiamento è totale, sono Lucilla.
- Scusami, mi devo solo abituare a un nome. Tu per me sei tu.
Se fossimo stati in una chat, gli avrei inviato cuori pulsanti e labbra rosse.
- Mi hai chiesto se sono pronta, a cosa Fabio?
- A sapere di Pasquale.
- O Dio. Pasquale. Potrei dire e chi è Pasquale, e sarebbe vero.
- Certamente non è quello più che hai conosciuto tu. Hai un’idea di dove potrebbe essere ora?
- Proprio no e non mi sento assolutamente coinvolta.
- Potrebbe essere in un posto che tu conosci molto bene.
- Non mi dire. Non giocare agli indovinelli e dimmelo, così archiviamo il caso Pasquale una volta per sempre.
- A casa tua.
- Casa mia? Casa di mia madre?
- Sì.
- Ma che dici, mi prendi in giro?
- No. È la verità.
- Se Pasquale non ti ha più cercato è perché tua madre ha detto sì a quello che lui le ha chiesto.
- Senti Fabio, smettila di tenermi sulla corda e svuota il sacco.

- L’ossessione di Pasquale, per i piedi di donna era una cosa esagerata. Aveva sul cellulare tante foto di piedi. Si eccitava a guardarli e rompeva il cazzo anche a noi, me e Lorenzo, mostrandoci queste foto che ossessivamente guardava e mostrava a noi, specialmente quelli di mia madre.
- E pensare che quella foto l’ho fatta io mentre mia madre riposava, sul divano stanca dopo il lavoro.
- Non ti racconto niente di nuovo per te. Ti ricorderai che pure io insieme a Lorenzo ti abbiamo leccato i piedi che, secondo lui erano uguali a quelli di “quella troia di tua madre”. Chiamare troia tua madre era come dire le AVEMARIA per un cattolico. Io, te ne dovevi essere accorto, li frequentavo, ma non ero come loro due, stronzi di alto livello e una volta che Pasquale aveva rotto veramente, Lorenzo sbottò e gli disse.
- A Pasquà, se sei così fissato fai qualcosa.
- E cosa, scusi signora mi fa leccare i suoi piedi, mi attizzano da pazzi.
- Così no, ma puoi trovare il modo per fartelo fare.
- E cosa propone l’intelligentone di Lorenzo, tu sei solo più diabolico di me, non più intelligente.
- Semplice, tu hai ricattato la troietta, figlia della troiona, minacciandola di sputtanarla con tutti, per costringerla a farsi scopare anche da me e da Fabio. Fai una cosa simile con la madre. Ricattala, chiedendole qualche prestazione, per non sputtanare suo figlio, o meglio, quella mezza femmina di sua figlia, sono le parole di Lorenzo, e le mandi un po' di foto. Se sputtani la figlia, si sputtana anche lei che è la madre.
- Che diavolo quel Lorenzo.
- Hai ragione è diabolico, senza scrupoli, menomale che se ne è andato. È stato un bene per tutti. A questo punto puoi immaginare come sono andate le cose.
Mi stava mancando l’aria, avevo smesso di respirare, il mio cervello era in subbuglio e mi proiettai, come in un film tutte le fasi di questo ricatto.
Immaginai mia madre, ricevuto un bip sul cellulare, di cui Pasquale aveva preso il numero dal mio, aprire WhatsApp e vedere foto mie da travestita e un messaggio del tipo.
- Ne vogliamo parlare prima che le rendo pubbliche?
Immagino i tira e molla, prima di arrivare a un appuntamento, la preoccupazione espressa da mia madre di essere poi a sua volta ricattata e minacciata. Le assicurazioni, spero vere di Pasquale. Conoscendo il pugno di ferro e la determinazione di mia madre, la vedo decisa a chiarire questa situazione e, anziché rispondere con messaggini a messaggini, fare il numero.
- Pronto.
- Lei mi ha mandato delle foto.
- Sì, signora Arianna. Lei mi conosce, sono venuto a casa sua. Sono Pasquale, un amico di suo figlio.
- Un amico? È una bestemmia, tu sei un ricattatore. Mi dispiace per mio figlio che si è fidato e forse innamorato di un delinquente come te. Cosa vuoi da me.
- Le chiedo di incontrarci.
- E per cosa. Per trovare il modo di ricattare anche me?
Sono una donna per bene. Vedova da tanti anni e nessuno può dire niente di me.
- Chiedo poco, signora Arianna. In cambio quelle foto le distruggo e non vedrò più suo figlio che fa tutto quello che gli dico di fare. Tutto signora Arianna. Guardi le foto che le sto mandando e mi richiami.
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