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vita da trav. - Matteo diventa Lucilla 1. 2. 3. 4


di corsaro200
02.01.2024    |    510    |    1 9.5
"Mi avvicino, mi inginocchio, inizio a toccarlo con la mano, a scappellarlo per farlo diventare duro..."
Matteogol87 – 32 anni
Vita da trav - Matteo diventa Lucilla - 1
È cominciato tutto un pomeriggio di estate di alcuni anni fa. Erano venuti a casa tre miei amici, uno di loro, Pasquale il bullo del quartiere era andato fuori al balcone a fumare una sigaretta.
Me lo ricordo come se stesse accadendo in questo momento.
Sopra lo stendino ci sono perizoma di mia madre ad asciugare, Pasquale ne prende uno e lo riposa, ne prende un altro, lo mette contro luce davanti agli occhi, vede che sono trasparenti e traforati, di colori forti e comincia a fare battutine su mia madre.
- Guarda, guarda, si vede tutto, dovrebbero coprire, invece guarda, la mano che ho infilato dentro si vede come se la stoffa non ci fosse. Sono provocanti, sono arrizza cazzo. Un po' di stoffa davanti e dietro un filo, tutte le chiappe fuori, a nudo. Chi sa per chi se li mette, da chi si fa vedere quella troiona di tua madre con queste addosso.
- Sei uno stronzo, Pasquale, ma come ti permetti, mia madre è una donna perbene.
- A sì, vuoi vederle le mutande delle donne perbene?
- Non mi interessa, e vai via, andate via.
Escono ridendo e sghignazzando, gli altri due sono la claque di Pasquale, approvano tutto quello che fa. La cosa poteva finire così, invece no.
Loro sono andati via ma io continuo a pensare e ripensare a quello che è successo. Ho ancora in mano un tanga rosso, tutto traforato e con il pizzo. Faccio quello che ha fatto Pasquale, ci metto la mano dentro e avverto un inizio di eccitazione e non capisco che cosa la sta provocando. Sicuramente mi ha attratto il modo tutto maschio di Pasquale di fare il prepotente, e in quel tanga ho visto mia madre che veniva palpata da lui, o mi ci sono visto io dentro. Così il giorno dopo, per capirci meglio, vado a cercarlo e lo trovo in una saletta di bigliardo dove ci ritroviamo tutti insieme e anche lì l’ho insulto dandogli dello stronzo per quello che si è permesso di fare con l’intimo di mia madre e di dire su di lei, che non si deve mai più ripetere, e lui.
- Che fai Matteo, minacci? Ma ti sei visto? Non devi rompere il cazzo, io faccio quello che mi pare. Anzi ora andiamo a casa tua che voglio vederci più chiaro.
Penso sia arrivato il momento di fare una descrizione di me e di lui.
Pasquale il bullo ha diciannove anni, è un giovanottone robusto capelli corti alto un metro e novanta, con un pacco che sembra un toro da monta, a cui hanno messo mutande e calzoni. Io ho sedici anni, tre meno di lui, sono molto più piccolo sia in altezza che nel fisico e il sesso è tutto da immaginare.
Provo a rifiutarmi al suo autoinvito, ma lui allunga una mano, stando basso in modo che gli altri non vedono, mi arriva al culo e mi stringe con forza una chiappa. Riesco appena, per il dolore, ad aprire bocca, dirgli di sì e restare in piedi senza cadergli addosso come una pera cotta.
Arriviamo a casa e va subito in camera da letto, apre i cassetti del comò e rovista dentro, mettendo tutto in disordine. Trova le mutandine e rifà, come il giorno prima sul balcone, gli stessi gesti, ci infila le grosse mani dentro, non adatte a toccare cose così delicate, forza gli elastici e giù parole provocatorie, troia, rizza cazzi, rivolte a mia madre. Io cerco di fermarlo con le mie manine sopra le sue e cerco di sottrargli l’indumento, già consapevole di non poterci riuscire. Ne seguo i movimenti anche quando si porta le mutandine sul pacco e ce le strofina sopra. Le mie mani che stanno sopra le sue, sentono sotto le dita il duro del suo cazzone, già in tiro. Attratte come una calamita dal ferro, le mie mani ci restano attaccate e mollano il perizoma che finisce in una sua tasca e dice.
- Questo lo prendo io, come souvenir.
- Non puoi, mia madre se ne accorgerà, io cosa le dico.
- Non mi seccare, fighetta
- Ti prego dammelo. Se me lo ridai ….
E così dicendo con le mani gli stringo il cazzo.
- E cosa mi faresti?
Senza neanche rispondere, gli tiro giù i pantaloni e inizio a fargli una sega. A questo punto lui che fa? Prende un altro perizoma dal cassetto, me lo passa e dice.
- Mettitelo e fai la troietta come tua madre.
Io che già non capisco più niente, per il segone che gli sto facendo a due mani, tanto è grosso il suo cazzo, mi spoglio, mi metto il perizoma e riprendo a segarlo.
Gli insulti si ripetono uno dietro l’altro, non so se sono rivolti a me fighetta travestita o a me nei panni di mia madre, fino quando i suoi spruzzi di sperma mi cadono addosso e sul perizoma che porto.
Finito di sborrare si sta ricomponendo e gli chiedo di ridarmi il perizoma che ha in tasca, ma lui mi guarda e dice.
- Non ti do proprio niente.
E se ne va.
Solo io so che dentro al perizoma che ho addosso c’è anche il mio sborro, sono venuto insieme a lui.

Il giorno dopo vado a casa sua, gli dico che abbiamo fatto una cavolata che deve finire lì. Lui mi guarda dall’alto del suo metro e novanta e mi dice che di quello che penso io non gliene frega niente, anzi aggiunge.
- Più tardi vengo a pranzo a casa tua. Voglio conoscere quella troia di tua madre. Ora vai, io vengo tra un pò.
Allunga una mano e mi artiglia una chiappa.
Esco da casa sua massaggiandomi la parte per alleviare il dolore e vado nel negozio dove lavora mia madre per dirle che viene un mio amico a pranzo.
Arrivo a casa e lo aspetto, non so descrivere le sensazioni. Tranne qualche compagno di scuola nessuno è mai venuto a pranzo a casa mia. È come un appuntamento, una visita, ma di chi, chi è Pasquale?
A mezzo giorno suona al citofono, sale, mia madre non è ancora arrivata, e subito va nella camera di lei. Gli dico di fermarsi che lei può arrivare da un momento all’altro. Ma lui con indifferenza mi guarda, mi tira un perizoma nero che ha nella tasca e mi dice di metterlo, vuole che lo porto a pranzo sotto i pantaloni. Battibecchiamo, cerco di rifiutarmi, ma niente, alla fine cedo e me lo metto, provando anche un senso di sollievo, è il perizoma che lui, il giorno prima aveva portato via, me lo sta restituendo.
Quando arriva mia madre fa tutto il gentile e si offre di aiutarla ad apparecchiare la tavola, cosa che di solito faccio io prima che lei arrivi, ma oggi con tutto il da fare che ho avuto proprio con Pasquale, non l’ho fatto. Ci mettiamo a tavola e sono così rincitrullito da temere che si possa vedere il perizoma sotto i pantaloni.
Durante il pranzo lui parla, parla e mia madre gli risponde con piacere, a diciannove anni fa il galante con lei che di anni ne ha trentotto, riesce anche a farsi raccontare che è da anni separata e che l’unico uomo che c’è nella sua vita sono io.
Finito di mangiare siamo andati nella mia camera e lì mi ha detto che gli piacevano i piedi con le ciabatte di mia madre e, quando lei torna al lavoro e siamo rimasti soli, mi manda in bagno a prenderle.
Le prende in mano, comincia a leccare dove si poggia il piede, tira fuori il cazzo e a me dice di spogliarmi e stare in perizoma.
Mentre lui lecca una ciabatta io lo masturbo e tra una leccata e l’altra pronuncia sconcezze su mia madre che senza marito ha voglia di cazzo, che è vacca, ha piedi da troia. Sentendo quelle parole e segando quel cazzone vado in estasi. Poi, sapendosi sul punto di sborrare, prende l'altra ciabatta e, mettendo la sua mano sulla mia che gli sta facendo una sega, fa in modo che lo sborro, che esce a schizzi, ci cade sopra.
Quando ha finito esce dalla stanza e va a fumare una sigaretta. Io intanto vado in bagno a prendere della carta igienica per pulire le ciabatte. Come rientra mi trova a pulire e mi dice che vuole portarsele via.
Lo imploro come meglio non saprei fare, mi impegno a fare tutto quello che vuole, se lascia le ciabatte di mia madre, che non saprei cosa dirle quando torna e non le trova. Ma lui ridendo mi dice che sono cazzi miei, che gli ho rotto le palle e se ne va.
In preda al panico perchè non so cosa dire a mia madre, mi rimetto pantaloni e maglietta e vado a cercarlo. Lo trovo in un campetto da calcio vicino casa mia, gli dico per favore di ridarmele, mi dice che sono nella sua macchina e che se le rivoglio gli devo fare un bocchino. Mi viene la sudarella, non so cosa fare, ma poi gli dico di sì, ma che non l’ho mai fatto e non so se mi piace. E lui ridendo mi dice che se non mi piace vuol dire che mia madre andrà in giro scalza.
Torniamo a casa, mi chiede di spogliarmi e di rimettermi un perizoma. Mentre mi calo i pantaloni gli dico che prima, per la fretta di andare a cercarlo non mi ero cambiato e che il perizoma ce l’ho ancora indossavo. Si mette a ridere e mi da due sculacciate al culo, dicendomi che d’ora in poi devo mettere sempre il perizoma quando esco con lui. Poi mi dice di darmi da fare, si cala i pantaloni e si siede sul divano.
Mi avvicino, mi inginocchio, inizio a toccarlo con la mano, a scappellarlo per farlo diventare duro. Lui allora mi suggerisce di iniziare a leccare la cappella. Lo faccio, lo lecco piano, piano, gli circondo la cappella con le labbra e me lo faccio entrare in bocca avanzando a millimetri. Devo confessare che la cosa non mi dispiace. A parte la grandezza non è come succhiare un dito, ha un sapore tutto suo. Infatti, guardandolo da così vicino, alla base della cappella, vedo le minuscole ghiandole che secernono una specie di crema che ha sapore e odore, più o meno forte a seconda del maschio e dal tempo in cui il cazzo non è stato lavato.
Essendo questo il mio primo pompino non posso fare paragoni ma da come lo sento ansimare si capisce che sta godendo più di quando gli ho fatto la sega e questo dargli piacere produce in me piacere, la prova sta nel cazzo che mi è venuto duro.
Sono io che mi muovo, lui sta fermo, è la mia testa che va su e giù con le labbra che si avvolgono a cuoricino intorno all’asta e vi scivolano sopra. Aumentando la sua eccitazione però, vuole un ritmo più incalzante, così mi prende tra le mani la testa e di botto me la spinge giù facendola arrivare alla base del cazzo e ce la tiene fino a farmi soffocare e mi vengono conati di vomito. Meno male che questo gli fa mollare la presa, riesco a risalire e tirare il fiato, per riprendermi subito dopo ancora la testa e ripetere il tutto dopo qualche secondo. Quando sta per venire mi dice.
- Vediamo se sei sincera e se, come hai detto, fai tutto quello che voglio. Prendi la ciabatta e leccala...
Non ti fermare, ora ci sborro sopra e così senti l'odore dei piedi di tua madre e lecchi la mia sborra.
Ubbidisco e lecco, ma avrei preferito finire in modo diverso.


Da Matteo a Lucilla – Vita da Trav. - 2
Dopo sbarrato si è rivestito ed è andato via. Io invece, per evitare che mia madre trovasse il disordine e si chiedesse cosa fosse successo, ho pulito tutto, rimesso a posto e mi sono andato a fare una doccia. Sotto l’acqua che mi cade addosso ho cominciato a segarmi, come ho fatto tante volte, e per eccitarmi questa volta ho fatti realmente accaduti, che mi hanno visto protagonista. Mi sono rivisto con indosso il perizoma di mia madre, mi sono sentita femmina, ho pensato a me al femminile. Come un’invasata ho sborrato e schizzato come fuochi d’artificio. Vi confesso che per dare più vigore al mio desiderio, ho cambiato il finale del mio primo pompino con Pasquale.
I primi spruzzi di sborro sono sì finiti su una ciabatta, ma poi lui mi ha fatto alzare la testa e ha continuato a sborrarmi in bocca.
La sera vedendo mia madre andare in giro per casa con quelle ciabatte mi sono eccitata di nuovo a pensare a quello che ho dovuto fare per riaverle in dietro e pensare a quanto sperma c'era sopra. Mi è venuta la voglia di scrivergli un messaggio per dirgli che mi stavo eccitando vedendo mia madre con indosso le ciabatte e che avevo di nuovo voglia del suo cazzo.
Passati dieci minuti, mi arriva un suo messaggio.
“Ti do dieci minuti di tempo per indossare un perizoma e scendere, ti porto a fare un giro”.
Gli mando in risposta un po' di faccine sorridenti. Dico a mia madre, in cucina a fare i piatti, che scendo sotto casa per stare un pò con gli amici. Vado nella sua camera, prendo un perizoma, corro in bagno, lo indosso e scendo. Dopo un po’ vedo arrivare la sua macchina, ma dentro non è solo ci sono altri due suoi amici che io non conosco. Mi si gela il sangue ho paura che abbia detto a loro qualcosa di noi. Salgo in macchina e partiamo, arriviamo davanti alla sala da biliardo e, mentre lui e i due suoi amici scendono mi dice.
- Tu aspetta in macchina che arrivo subito.
Dopo cinque minuti, arriva con due birre in mano sale e partiamo. Io mi faccio coraggio e dico.
- Mi hai fatto prendere un colpo quando ho visto che non eri solo.
E lui ridendo mi dice.
- Puttanella come sei, ti piacerebbe avere tre cazzi tutti per te.
- E piantala mi hai promesso di non dire niente a nessuno.
- Invece di aprire bocca per dire stronzate togliti i pantaloni e fammi vedere che perizoma ti sei messo.
Mentre lui continua a guidare mi calo i pantaloni e gli mostro il culetto con indosso il perizoma.
- Sei proprio una puttana come tua madre.
- E smettila di offendere mia madre che è una santa donna, sono anni che sta senza un uomo.
- E tu che ne sai, se si fa scopare lo viene a dire a te.
Dopo un po' arriviamo dove suo nonno ha un pezzo di terra con un piccolo casolare, ferma la macchina e mi da un ordine.
- Prima di scendere dalla macchina spogliati voglio vederti solo col perizoma.
- Ma se mi vede qualcuno cosa faccio.
Lui si fa una risata e mi dice.
- Se ti vede qualcuno gli dici che sei una puttana e che vuoi prenderglielo in bocca.
- Sei uno stronzo.
La sua risposta non si fa attendere. Io, che ho alzato il culo dal sedile per ubbidirgli e togliermi i pantaloni, mi sento assestare una manata su una chiappa. Mi esce un ahhhh, spontaneo, e porto una mano sulla natica, per massaggiarmi dove mi ha colpita. Sento sotto le dita il calore del sangue che vi sta affluendo e, quel male iniziale che ho avvertito, si sta trasformando in piacere.
Intanto che lui prende le chiavi e scende per aprire il cancello, io mi sono spogliata, ho addosso solo un perizoma e un paio di infradito. Scendo dalla macchina e mi avvicino a lui. Quella sensazione di stare spogliata in mezzo alla strada mi mette agitazione e gli chiedo di sbrigarsi ad aprire il cancello ma lui invece mi dà un’altra ripassata sul culo scoperto. Facendomi provare di nuovo male e piacere.
Facciamo una ventina di metri, arriviamo al casale e si accorge che abbiamo scordato le birre in macchina e manda me a prenderle. Così ritorno alla macchina, prendo le birre e torno dentro, intanto lui è entrato nel locale, mi prende dalle mani una birra la apre e mi dice.
- Visto che hai voglia del mio cazzo prendimelo in bocca.
Mi avvicino gli calo I pantaloncini e finalmente ho di fronte quel bellissimo gioiello. Lui è in piedi appoggiato ad una grossa panca, io mi sono acquattata, come quando fai uno smorzacandela, e gli succhio il cazzo. Mentre gli faccio il pompino lui beve e parla, parla, fa domande.
- Ti stavi eccitando a vedere i piedi di tua madre dentro quelle ciabatte?
A mala voglia interrompo il pompino e rispondo.
- Si mi piace vedere i piedi di mia madre nelle ciabatte sborrate da te.
- Lo sai che tua madre è una troia.
Io continuo a succhiare, lui mi ordina di rispondere e dico
- Si lo so, mia madre è una troia.
Quando riprendo a succhiare mi blocca la testa, affonda il cazzo in gola, mi riempie la bocca di sperma e ordina.
- Ingoia troia, manda tutto giù.

Vedendomi un’espressione sodisfatta sulla faccia, mi chiede.
- Ti piace la mia sborra?
- Sì.
Gli rispondo e lui finita la birra si accende una sigaretta, va fuori e mi chiama.
- Dai vieni fuori.
- Ho paura che mi vede qualcuno.
Gli dico e lui.
- Stai tranquillo perchè non c'è nessuno, stiamo in mezzo alla campagna.
Ubbidisco ed esco e lui mentre fuma mi dà qualche sculacciata al culetto e mi fa.
- Ti piace?
Gli rispondo di sì, poi gli dico che è tardi, che devo tornare a casa, altrimenti mia madre si incazza. Tornati in macchina, mi obbliga a rimanere così senza vestirmi fino sotto casa mia. Quando arriviamo, mentre mi rivesto, gli dico.
- Domani ci vediamo?
Lui mi guarda e dice.
- Vuoi rivedere me o il mio cazzo
- Tutti e due
- Domani vediamo, ora scendi che devo andare.
Quando torno a casa, mia madre sta già dormendo, io vado nella mia camera, tolgo il perizoma e lo nascondo. Poi in bagno mi lavo, mi viene voglia di farmi una sega, di sborrare ma mi trattengo e davanti allo specchio mi dico con voce ferma e decisa.
- Vuoi fare la fica, e sia, le femmine non sborrano, ricevono sborro.
Mettendomi a letto penso che la mia anofica è ancora intatta.

Dopo quella sera per un paio di giorni non si è fatto vedere e sentire, questo mi dispiace, ormai sono preso da lui, mi piace essere sua. Un pomeriggio verso le due mi squilla il telefono e vedo che è lui. Mi chiede se sono a casa, da solo, gli dico di no, che c'è anche mia madre. Lui mi dice che è meglio così, che ha voglia di vedere quella bella zoccolona e dopo una decina di minuti arriva a casa mia.
Come entra, saluta mia madre che è allungata sopra il divano a vedere la TV e riposarsi un po', prima di tornare al lavoro. Dico a mamma che andiamo di là in camera mia alla playstation. Appena entrati, chiedo.
- Come mai non ti sei fatto sentire per due giorni?
E lui, mettendosi seduto sul letto, mi dice.
- Invece di parlare, prendilo in bocca che la vista di quei piedi da troia di tua madre mi ha fatto venire la voglia di sborrare.
Il suo cazzo è come una calamita per me a cui, pur volendolo, per la paura che mia madre, già solo per salutare prima di tornare al lavoro, possa entrare da un momento all’altro, non riesco a sottrarmi. Ubbidisco, mi siedo anche io sul letto e mi avvicino con la bocca. Ma lui se lo prende in mano, è già barzotto, e inizia a sbattermelo in faccia. Gli chiedo di smetterla che c'è mia madre, che potrebbe sentire. Invece lui continua ancora per un po' e poi mi forza la bocca e io inizio a fargli il pompino, interrompo di tanto in tanto pregandolo di smettere. Ma lui niente, rincara la dose e mi da un ordine.
- Levati i pantaloni e fammi vedere che perizoma ti sei messo.
- Pasquale, in questo momento non lo porto.
- E secondo te, che cazzo e ti ho chiamato a fare, se non per dirti che stavo arrivando?
E che cosa ti ho ordinato di fare quando siamo insieme?
- Che devo sempre indossare il perizoma sotto i pantaloni.
- E allora sbrigati ad andare di là, prendi un cazzo di perizoma di quella troia di tua madre, lo indossi e poi torni qui.
E così faccio, corro in camera da letto di mia madre, ne prendo uno bianco, vado in bagno e lo indosso, rimetto i pantaloni sopra, esco, vedo che mia madre è ancora allunga sul divano e torno nella mia camera.
Lui intanto ha preparato una sedia al centro della stanza, mi fa calare i pantaloni a metà coscia, mi fa sedere con il culo verso la porta e lui, difronte a me, mi dice.
- Fino a che non mi fai sborrare non puoi spostarti, ed è meglio che fai in fretta perché se tua madre apre la porta vedrebbe il tuo culo con indosso un suo perizoma e vedrebbe la tua testa fare su e giù sul mio cazzo.

Inizio a succhiare e cerco di farlo nel miglior modo possibile, voglio che si sbrighi a venire. Vado su e giù, lecco l'asta da sotto a sopra e da sopra a sotto, gli lecco le palle e, dopo una decina di minuti il bastardo inizia a sborrarmi tutto in gola. Mi riempie la bocca del suo seme e mi accorgo dalla quantità di sperma che nei due giorni passati non ha sborra, lo mando giù e mi sbrigo a tirare su i pantaloni per paura che mia madre possa entrare. Lui si sistema le braghe e mi dice che deve andare e io, invece che essere incazzato con lui per come mi ha fatto rischiare, gli chiedo quando ci rivediamo. Mi risponde che appena può mi chiama.

Terzo capitolo
Questo rapporto è stato da alcuni considerato, dissacrante, violento e lento perché Pasquale ha un frasario volgare e strafottente, usa troppo dare manate sul culo e mi sbatte con forza il cazzo in bocca e sulla faccia. Per tutto questo rispondo a loro, come rispondo a lui, quando con insistenza mi chiede.
- Ti piace?
- Sì, mi piace.
E aggiungo che la violenza, quando è voluta da chi la riceve, da persino piacere e per chi la esercita diventa un esercizio fisico. Avrò una vena di masochismo? Se questo può tranquillizzare, la risposta è sì, sono un po' masochista.
La dissacrazione invece è per mia madre che viene da lui insultata ingiustamente. All’inizio mi sono pure opposto, ma poi riflettendoci ho capito che le sue sono solo parole che dice a me per caricarsi, ma quando parla con lei e ci sta a contatto è ossequioso e rispettoso, di lei ha leccato la ciabatta.
Per chi poi considera il racconto un po' lento, poco spinto da un punto di vista erotico sensuale, tenga conto che ho sedici anni, alla prima esperienza, vergine in tutto, anche nei pensieri e Pasquale, che di anni ne ha diciannove, non è granché navigato neanche lui e forse è un po' disorientato da questo suo interessamento rivolto non a una femmina ma a un ragazzo.
Detto questo, torno al pomeriggio, Pasquale è appena andato via e già mi manca, comincio a desiderare che chiami, invece niente. La sera però, dopo cena mi arriva un messaggio in cui mi scrive che mi aspetta il giorno dopo alle nove di mattina a casa sua. Rispondo ok, anche se avrei voluto vederlo subito.
La mattina mi alzo, mia madre alle otto è uscita per andare a lavorare. Io entro in doccia mi lavo e vado in camera sua a prendere un tanga, lo indosso con sopra maglietta e pantaloncini e mi dirigo verso la casa di Pasquale.
Arrivato al cancello, il nonno, che abita al piano di sotto, mi vede, gli chiedo del nipote e mi apre. Salgo, suono alla porta, lui chiede chi è. Gli rispondo, mi apre e chiede.
- Chi cazzo ti ha aperto il cancello?
- Tuo nonno.
Lui stava ancora al letto e ha indosso solo un paio di boxer.
Andiamo in cucina, prepara il caffè, mi chiede se ne voglio, rispondo.
- No, non mi piace il caffè.
- E sì, a te piace il cazzo e lo sperma.
Bevuto il caffè torniamo nella sua camera, si mette vicino alla finestra a fumare una sigaretta, si tira giù i boxer, tira fuori quel bel cazzo che ha tra le gambe e mi dice.
- Questo lo vuoi?
- Certo che lo voglio.
- Allora spogliati e vieni qui in ginocchio, tra le mie gambe, a succhiare.
Lo faccio per tutto il tempo che fuma la sigaretta, poi si rimette lungo sul letto. Sono in estasi, al settimo celo, mi ha fatto andare a casa sua, mi ha conosciuto anche suo nonno, per me non è una cosa da poco, e non oso chiedermi cosa sono io per lui.
Con questi pensieri in testa mi avvicino all’estremità del letto e inizio a leccargli i piedi, lui gradisce e mi dice di continuare. Dopo un po’ vado più su, arrivo al cazzo e riprendo a succhiare. In quel momento suonano alla porta, mi prende un colpo, lui mi dice di rimanere in camera. Si rimette boxer e pantaloncini e va a vedere. Torna poco dopo e mi dice che deve accompagnare il nonno al casale, mi ordina di sbrigarmi a vestire perché vado con loro.
Scendiamo, saliamo in macchina e partiamo. Durante il tragitto nonno e nipote parlano tra di loro, io sto in silenzio e quando arriviamo davanti al cancello mi riviene in mente quella sera che stavo, solo, in perizoma, in mezzo alla strada. Prima di allontanarsi il nonno gli chiede di ritornare a prenderlo per le quattro del pomeriggio.
Ripartiamo e in macchina gli dico che mi stavo eccitando a rivedere quel posto pensando a quando stavo col culo di fuori in mezzo alla campagna, allungo una mano e inizio a toccargli il cazzo e gli chiedo se mi ci riporta.
Intanto si è fatto tardi, gli chiedo di portarmi a casa perché mia madre sta per tornare e, prima di scendere dall’auto, gli chiedo se dopo ci vediamo. Mi risponde che non lo sa e va via.
Pranzo con mia mamma, torno nella mia camera e mi arriva un messaggio in cui mi scrive che passa a prendermi la sera alle sette e di dire a quella zoccolona di mia madre che resterò a cena da un mio amico e aggiunge “andiamo in campagna”. Gli rispondo che sono contento, che non vedevo l'ora di tornare in campagna con lui.
Alle diciotto e trenta arriva, meno male che, per la voglia di incontrarlo, ero già pronta. Salgo in macchina e partiamo. Ci fermiamo ad un supermercato e compra delle birre e una bottiglia di liquore. Per strada mi ordina di spogliarmi che rifacciamo il gioco dell'altra volta. Provo a dire che c’è luce, che è ancora giorno, ma lui mi guarda e mi ordina di sbrigarmi. Ora sto in perizoma e mi fa scendere un bel pò prima. Comincio a camminare, sento un trattore nelle vicinanze, accelero il passo anche se, in quella situazione, mi sto eccitando come una pazza. Arrivato davanti al cancello entro, lui stava già dentro e, ridendo provocatoriamente, mi chiede se mi è piaciuta la camminata in campagna.
Intanto mi passa una birra, inizio a bere e gli domando cosa abbiamo da mangiare. La sua risposta è.
- Ti faccio mangiare questo cannolo, non ti piace?
Dopo quella battuta, da seduto che era su una sedia a bere, si alza, si avvicina e inizia a sbattermi il cazzo in faccia e me lo mette in bocca con forza. Provo a spingerlo per allontanarlo un po', ma niente. Mi dice di farmi scopare la bocca perché sono una troia come mia madre e, tanto per cambiare, tira fuori il cazzo dalla mia bocca e mi ordina di leccargli le palle. Il suo fare autoritario e le cose che mi chiede di fare mi eccitano sempre di più. Mi piace quando diventa così dominante. Neanche lui sa cosa vuole fare con la mia bocca e il suo cazzo, lo tira fuori dalla bocca e si sega davanti alla mia faccia per sborrarmici sopra, perché è così che si fa con le puttane e gli schizzi di sborro non tardano ad arrivarmi in faccia, sugli occhi, anche nella bocca che è sempre stata aperta, e con la lingua e con un dito la raccolgo e la ingoio.
Quando ha finito di sborrare riprende la birra e va fuori, io invece vado nel bagno a lavarmi.
Quando esco dal bagno mi ordina di prendere la bottiglia di liquore e le sigarette e di portarle a lui. Dopo aver bevuto dalla bottiglia me la passa obbligandomi a bere, anche se gli dico che non mi piace. Per accontentarlo e non farlo incazzare bevo un goccetto, riposo la bottiglia mentre lui si accende una sigaretta stando seduto sopra una sedia con il cazzo di fuori e con indosso solo la maglietta. Mi prende per un braccio e mi fa sedere sopra una sua gamba, mi mette una mano sul culo, mi dà una manata e dice
- Ti piace stare all'aperto con il culo scoperto, con indosso solo le mutandine di quella troia di tua madre?
- Si mi piace.
- Dimmi, quanto è porca tua madre?
E mi dà una manata forte sul culo. Dalla bocca mi esce un:
- Ahia.
- Non fare smorfie, che ti piace
E me ne dà un altro, al che mi porto una mano al culo per massaggiarmi ma lui me la prende e se la porta al cazzo. Non sono abituato a bere l'alcool, figurarsi poi a stomaco vuoto. Sono anche super eccitato e rido continuando a pasticciargli il cazzo. Quado lui riprende con mia madre gli dico.
- Sì, mia madre è porca, tanto porca.
- Lo sai che me la voglio scopare?
- Sì, l’ho capito, prima me e poi lei.
Si capisce che è sodisfatto, ha voglia di giocare, magari aspetta che gli torni la voglia di fare sesso, ha sborrato da poco. Così mi mette un dito in bocca e dice.
- Leccalo come se fosse un cazzo, bagnalo con tanta saliva che dopo te lo metto nel culetto
Smetto di leccare e gli dico.
- Ho paura che mi fai male, non l’ho mai fatto.
Mi rimette il dito in bocca e
- Non ti preoccupare, faccio piano e poi un dito non è il cazzo.
E spostati un po’ più indietro con il culo.
Lo faccio e così il mio culo sporge fuori dalla sua coscia. Mi sposta il filo del perizoma e inizia a forzarmi il culetto con il dito.
- Ti prego, fai piano
- E tu non stringere, allenta il muscolo.
Ho appena fatto quello che mi ha chiesto e con una spinta il dito è tutto dentro.
Di bocca mi esce un sospiro, difficile da interpretare, ma lui mi tranquillizza dicendomi.
- Non ti preoccupare, stai tranquillo, dopo un po' il tuo buco si abitua e ti piacerà.
Infatti, subito dopo inizia a piacermi, il mio pisellino coperto dal perizoma inizia a diventare duro, anche lui se ne accorge e:
- Vedo, da quello che sta succedendo nelle mutande, che alla troietta piace farsi aprire il culo. Ora alzati mettiti davanti a me, un pò piegata in avanti. Hai davvero un bel culo, allargalo come se stessi cacando. Vedi come ti stai allargando? Ci entrano anche altre dita.
E mentre lo dice, lo fa, aggiungendo un dito alla volta. Con l’altra mano mi da due sculacciate e ricomincia con il solito
- Ti piace?
- Sì, mi piace (ed è proprio vero)
- Ti piace prenderlo nel culo come quella troia di tua madre
- Sììì, è vero, mi piace prenderlo in culo come mia madre.
- Ci vuoi il cazzo?
Stimolato dai suoi maneggi, al sentire la parola magica “cazzo”, sborro dentro il perizoma di mia madre, senza toccarmi. Sta aspettando il mio sì che non mi esce dalla bocca perché, avendo goduto, sono meno ricettivo e sono sicuro che lui lo avverte, così divento serio e gli dico
- Pasquale, ho voglia di prenderlo, però ho paura, tanta paura che mi farai male. Devi allargarmi un po' alla volta.
- Eh, puttanella, dici così perché hai goduto.
- Sì, ho goduto, mi piace stare con te, essere la tua puttana, presto mi potrai inculare.
Intanto si è fatto tardi ed è ora di riportarmi a casa. Solo ora, durante il tragitto, il mio stomaco mi segnala che è vuoto. Arrivato a casa, mia mamma già dorme, ingurgito qualcosa che è nel frigorifero, poi vado in bagno a lavarmi e avvolgo il perizoma dentro un foglio scottex per poi lavarlo. Vado in camera, mi metto a letto e ripenso a quello che abbiamo fatto, a quanto mi è piaciuto, così mi metto un dito in bocca, per inumidirlo e me lo infilo nel culo, ci metto anche il secondo, mi sto facendo il primo ditalino.





Quarto capitolo
La mattina dopo, appena mi sveglio, mia madre è già andata a lavorare, vado a farmi una doccia. È mia abitudine che, nel mentre l’acqua mi cade addosso, mi insapono il cazzo e me lo meno, per vederlo crescere. Questo mi tranquillizza e mi rilassa, mi mette pronta per la giornata, per affrontarla meglio. Stamattina non è così, non è al mio pisello che rivolgo le attenzioni, ma al mio buco del culo. La sera prima mi sono addormentata che mi ero fatta il primo ditalino. E riprendendo da lì inizio a toccarmi il buco e ci infilo dentro un dito. Poi diventano due, anche tre e quattro. Con l’acqua che mi cade addosso, entrano facilmente, ma dopo un po', sento che le dita non mi bastano, ho voglia di qualcosa che vada più in profondità e mi viene in mente la spazzola per capelli di mia madre, ho sempre considerato il suo manico un po' fallico. Così chiudo il getto d’acqua, esco dalla doccia e la prendo. Il ricordo non mi ha ingannato, il manico della spazzola è liscio e di un buon diametro. Non ci penso più di tanto, mi insapono il culo, ci appoggio il manico della spazzola, rilasso al massimo lo sfintere, lo faccio dilatare, come se dovessi espellere, e inizio a farcelo entrare. La posizione in piedi non mi sodisfa, così mi abbasso nella posizione di chi caca su una turca e il manico con facilità ci entra tutto.
Dopo avermi pistonato per un bel pò, mi rimetto in piedi, tenendo il manico della spazzola stretto nel culo, e continuo a farmi la doccia. Prima di chiudere l’acqua, mi sfilo il manico, lo annuso, lo lavo ed esco. Il mio cazzetto, con tutti quegli stimoli, ha provato a farsi sentire, ma io l’ho ignorato, Matteo e la sua identità di maschio deve sparire.

Finito di pranzare vado nella mia camera a vedere la TV. Dopo un po’ mia madre si affaccia alla porta della camera, per salutarmi prima di tornare a lavorare. Pasquale, con mio grande dispiacere, non si è fatto sentire.
Dopo dieci minuti, che mia madre è uscita, suonano al citofono. È lui che mi ordina di aprire. Nel mentre sta salendo mi precipito in camera, prendo un perizoma lo indosso e, con maglietta e perizoma, vado ad aprire.
- Sono contento che sei venuto a trovarmi.
- Stavo qui sotto e aspettavo che tua madre uscisse.
Entra e va a sedersi sul divano, mi metto vicino a lui che allunga una mano a toccarmi il culo e mi dice.
- Oggi ho voglia di incularti.
- Ti prego, oggi no. Il tuo cazzo è troppo grande. Non sono ancora pronta, ci sto lavorando per allargarlo.
Ma lui, come se non avessi parlato, si mette lungo disteso sul divano e, con un tono che non ammettere repliche mi dice.
- Prendilo in bocca e mettiti col culo rivolto verso di me.
Obbedisco, inizio a succhiare e sento una sua mano che sposta il filo del perizoma. Giro la testa verso di lui e vedo che si sta bagnando le dita dell’altra mano con la sua saliva, le avvicina al buco e inizia a infilarmi dentro prima una poi due dita e, mentre lo sta facendo mi domanda se mi piace. Io non rispondo e continuo a succhiare, immediata la sua reazione, molla il filo del perizoma, mi da una manata e ripete la stessa domanda.
- Ti piace?
Le sue maniere forti mi convincono che devo accontentarlo, così mollo il cazzo e gli rispondo.
- Sì, mi piace.
- Vuoi il cazzo nel culo?
- Sì, lo voglio ma non ora. Aspetta ancora un po' a incularmi.
In risposta alla mia richiesta che non è un diniego ma solo una richiesta di aspettare, aumenta il ritmo con le dita, poi si alza mi fa mettere lunga distesa sul divano a pancia sotto e mi dice.
- Stai tranquilla, ti piacerà.
E si distende sopra di me. Mentre provo a divincolarmi gli dico.
- Ti prego, fermati.
Ma mi risponde così.
- Il tuo culo è mio, ci voglio giocare un po’. Stai ferma. Poggio la cappella sopra al tuo buchetto. Rilassati e spingi come se dovessi cacare.
Capisco che niente e nessuno può fermarlo e inizio ad allargare e spingere in fuori lo sfintere. Sento che la cappella sta entrando e sento un gran bruciore. Mi sta aprendo le viscere, è la prima volta che vengo penetrata, senza neanche usare un lubrificante, e mi viene un mancamento dei sensi. Sento la sua voce che mi arriva come da un sogno.
- Resisti troietta, resisti, sta entrando, ancora qualche centimetro ed è tutto dentro…. Brava la mia troietta, nonostante hai il culetto stretto sei riuscita a prenderlo tutto.
Con un fil di voce, appena udibile, riesco a rispondergli.
- Mi hai fatto molto male, continui a farmi male e non godo.
- Tranquilla, piano, piano ti passa e dopo ti piacerà.
- Adesso però esci, fammici mettere della crema per attenuare il dolore e il bruciore.
Vado in bagno, dove ho la crema e lui mi segue. Mi vede prendere il tubetto di crema, ho già tolto il tappo e sto per spremerne un poco su un dito e mi ferma.
Il suo cazzo è dritto come un palo, l’ho preso in bocca tante volte e non mi aveva mai tanto impressionato, forse perché la bocca è larga, il culo invece è piccolo e stretto, a dire il vero, lo era piccolo e stretto.
Sapere di averlo preso tutto dentro, mi fa un effetto indescrivibile. Il mio culo brucia e mi fa male, il mio corpo sta soffrendo, ma la mia mente gode. Ho anche io il mio organo ricettivo, non è la fica, ma posso accogliere il cazzo del mio uomo. Ed è quello che sta accadendo.
Infatti, il tubetto è passato dalla mia mano alla sua, si è premuto un po' di crema sul dito, me l’ha spalmata sulla mucosa anale e il refrigerio è stato immediato.
Quando sfila il dito dal culo, ora ben lubrificato, dandomi una spinta alla schiena mi ordina.
- Mettiti alla pecorina, poggia le mani sul lavandino e sbrigati. Di più, allarga di più le gambe.
Come un automa obbedisco e vedo nello specchio quello che sta accadendo dietro di me. I protagonisti, il suo cazzo e il mio culo, restano separati solo per pochi secondi, e subito dopo, con una spinta forte e decisa, lo rimette dentro e sento per la prima volta lo schiocco. È il rumore che si produce quando il pube di chi porta il cazzo sbatte contro le chiappe di chi ci mette il culo. Il mio uomo mi sta scopando e sono felicissima di prendere quel cazzo dentro il mio culo che se non è la fica, lo sta facendo godere come se lo fosse. Infatti, entrando e uscendo, schioccando e grugnendo come un maiale con la sua scrofa, sborra e mi sento riempire dal suo liquido.
Dopo essere venuto rimane ancora dentro di me fino a che, il suo cazzo afflosciandosi esce da solo. Nello specchio i nostri sguardi non si sono mai persi, il suo sguardo di padrone è trionfante, il mio di schiava, felice di esserlo, è dolce e appagato.
Continuando a guardarci nello specchio, seguo i suoi movimenti di avvicinamento al lavandino e mi si mette di lato. Il suo lombricone, morbido e ciccioso, penzola sopra la conca. Pensare che, entrandomi nelle viscere, mi ha fatto sentire femmina, merita una gratificazione, così apro il rubinetto, mi verso del sapone liquido sul palmo della mano e mi accingo a lavarlo, come nella funzione della “lavanda dei piedi” della Pasqua. Prima di iniziare il lavacro con acqua, guardo Pasquale con tutto l’amore che riesco a trasmettergli con lo sguardo. Lui mi ricambia in un modo altrettanto amorevole e con un gesto. Si passa la lingua sulle labbra e mi fa l’occhietto.
E io troia innamorata pronta a tutto, mi inginocchio e, continuando a guardarci negli occhi, tramite lo specchio, gli lecco il cazzo, ripulendolo dagli umori suoi e dai miei non proprio profumati.
L’idillio dura poco e, con una sculacciata, uscendo dal bagno, mi dice.
- Brava la mia troia ora lavati che ti ho sverginata e perdi sangue.

“Perdi sangue”, queste sono le parole di Pasquale, il sangue verginale. Sono felice, troppo felice. Il momento va immortalato, esco dal bagno per prendere il cellulare e vi ritorno. Scatto una serie di selfie al culo, inquadrando direttamente e attraverso lo specchio, il rivolo di sangue che mi segna una gamba. Poi con un quadrotto di ovatta mi ripulisco e lo chiudo in un sacchetto di plastica trasparente, dove ancora oggi, dopo vent’anni circa, è conservato come una reliquia.
È in questo momento che Matteo diventa Lucilla.

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