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Gay & Bisex

Un triangolo particolare


di corsaro200
24.02.2025    |    18    |    0 8.7
"A pochi metri da me ci sono i due che vi ho appena descritto..."
Un triangolo particolare
Quello sguardo malizioso, reso anche più esplicito dal gesto di infilarsi la mano dentro al costume, è una sfacciata provocazione.
Chi mi sta guardando sta a pochi metri da me, allungato a pancia in giù su un telo da mare sotto l’ombrellone. Al suo fianco c’è un uomo maturo, nella stessa posizione con davanti a sé un libro aperto, su cui tiene poggiate le mani.
Siamo all’inizio dell’estate e sto camminando in una spiaggia libera gay friendly. A pochi metri da me ci sono i due che vi ho appena descritto. Ben distanziati ci sono pochi altri avventori. Devo scegliere un posto dove piantare il mio ombrellone e stendere il telo.
La mia intenzione è di distanziarmi per lasciare e avere uno spazio direi quasi privato e nel farlo vedo quello sguardo malizioso e ammiccante, che non mi si è tolto di dosso, spegnersi e manifestare delusione e tristezza. Questo mi fa cambiare idea e mi fermo a pochi metri dalla coppia, facendo diventare nostro quello spazio.
Ho piantato l’ombrellone nella sabbia, ho aperto il mio mini-seggiolino pieghevole e mi sono seduto. In quella posizione, con la testa e quindi gli occhi un pò più in alto di loro, guardando nella loro direzione, vedo avanti le loro teste con i capelli un po' arruffati, l’over quaranta ha la faccia in giù, rivolta verso il libro, quello tanto più giovane tiene la testa alta sul collo, la faccia girata verso di me e ha seguito tutti i miei movimenti. Dietro vedo i loro corpi allungati e, coperti dai costumi, vedo le chiappe, come montagnole ben tornite e arrotondate. Due, per il colore del costume da bagno, sono nere e due rosse. In mezzo alle montagnole, dove la stoffa non aderisce alla pelle, vedo il solco che le separa. Sotto i miei occhi quello più giovane, tenendo i suoi fissi nei miei, ha messo mano al suo costume, se lo arrotola sui fianchi, come se indossasse un tanga, e si fa entrare il sotto tra le natiche, è come si fosse messo a culo nudo. Sta ora mettendo mano anche al costume nero del maturo, lo abbassa per mettere a nudo una porzione più consistente delle chiappe e, infilandogli la mano nel solco, dai movimenti capisco che sta provando a mettergli un dito nel culo.
Immediata la reazione, Nero si distoglie dalla lettura, gli va addosso e, aggrovigliandosi, mette sotto Rosso. Per chi guarda da lontano è come se stessero facendo la lotta, io però che sto a qualche metro, posso vedere che Rosso non lotta ma cerca di infilargli una mano dentro al costume.
È tutta una commedia che Rosso sta facendo per me, ma non mi è chiaro se Nero sa di avere uno spettatore, perché non ha mai girato la testa verso di me. Gli sento però dire con un tono alterato.
- Smettila che stiamo in spiaggia e ci vedono.
- Allora andiamo in acqua, lì possiamo stare vicini e ci possiamo toccare.
Mentre sto riflettendo sul significato delle parole dette da Rosso, i due si alzano in piedi, Rosso avanti e Nero dietro, un po' di lato, con una mano sulla spalla di chi gli sta davanti, e si dirigono verso il mare.
Nero è cieco e prima, sdraiato, con le mani sul libro, stava leggendo.
Quello che Rosso ha detto “andiamo in acqua, lì possiamo stare vicini e ci possiamo toccare” lo dice sì a Nero ma anche a me, aggiungendo, per me che lo sto guardando, un gesto molto eloquente della mano, a dire “dai seguici, vieni”.
E lo faccio, in modo naturale e senza fretta.
Per superare ogni reticenza o imbarazzo, analizzo i fatti guardandoli non dalla mia posizione ma con gli occhi di un altro bagnante presente, che mi ha visto arrivare e piazzarmi abbastanza vicino ai due che erano già lì. Dalla distanza che ho messo tra noi, poca, si può anche pensare che li conosco. Così entro in acqua anche io e orbito intorno a loro, come fa la luna con la terra.
Appena la profondità dell’acqua lo permette, i due si acquattano e di loro dalla spiaggia si può vedere solo la testa fuori dall’acqua. In quale direzione siano allungati i corpi non si vede. Rosso, che sta dirigendo il gioco, con la mano mi invita a fare la stessa cosa e di avvicinarmi.
E lo faccio.
I nostri movimenti possono essere assimilati a quelli di un orologio, Rosso ne è il centro, le sue braccia, le lancette, sono orientate verso due numeri che sono all’opposto, sei/dodici, tre/nove e spostato i costumi ha impugnato le nostre aste. La mia si è indurita già solo pensando alla trasgressione, con i tanti aspetti singolari che richiedono risposte.
1) Il nero è consenziente o ignora.
2) C’è solo esibizione o anche apertura.
3) Che rapporto c’è tra i due.

Mi fermo a questi che sono i più significativi.
Fluttuando sull’acqua come boe senza ancoraggio, le posizioni vengono variate così Rosso lascia il contatto con le mani e tocca con i piedi. Nero che probabilmente conosce il gioco fa altrettanto e si strusciano i cazzi con i piedi. Le teste, viste da lontano, sono sempre ben distanziate, non fanno pensare che tra i due ci sia un contatto. Vengo anche io contattato da un piede e faccio la stessa cosa col cazzo di chi mi ha toccato e toccando il cazzo vi trovo altri piedi che vengono anche essi toccati. Ora che sta avvenendo, Nero non può ignorare che Rosso ha coinvolto qualcun altro nei loro giochi acquatici. Da come reagisce si capirà se è consenziente, se è solo un’esibizione o se c’è anche un’apertura.
Per alcuni secondi non succede nulla, poi un piede di Nero lascia la sua posizione, si allarga e allunga dal lato dove sto io che, in grado di vedere faccio la stessa cosa. Il mio piede e quello di Nero, si incontrano, si toccano e continuano ad andare ciascuno in una direzione, per me il cazzo di Nero e per lui il mio.
Se qualcuno potesse vederci dall’alto vedrebbe fluttuare sull’acqua tre corpi che hanno ciascuno come punti di contatto le piante dei piedi e i cazzi che appartengono a tre corpi diversi.
- Presentiamoci.
Dice Nero.
- Mi chiamo ….
- Non ancora, per piacere.
Gli rispondo.
- È così magico questo momento che riportarlo con dei nomi alla realtà, farebbe svanire tutta la magia. Tu che oltre per l’età, ti distingui per il colore del costume, per me sei Rosso. Tu che non puoi vedermi, sei Nero perché questo è il colore del tuo costume, io per lo stesso motivo sono Bianco.
- Giusta considerazione, i nomi servono per distinguersi, ma uno vale l’altro ed essendoci già stata un’intesa, usciamo dall’acqua e approfondiamo la nostra conoscenza.
Quest’ultima frase è sempre Nero a dirlo. Rosso è rimasto in silenzio e ha continuato a fare da ponte tra noi, con le mani e i piedi
Ritornati agli ombrelloni, io vado sotto il mio a prendere il mio telo e lo stendo vicino a loro. Ora siamo tutti e tre seduti sui teli con le gambe incrociate e la conversazione ha inizio. Tutto quello che riguarda loro due, mi viene detto da Nero che si chiama Mario, Rosso si chiama Vittorio e io che racconto mi chiamo Saverio. Dopo le solite domande, dove abiti, che fai, anni e stato civile, che non è il caso o il momento di riportarli, con Mario che risponde alle mie domande ed io alle sue, Vittorio ascolta entrambi e si allunga, poggia la testa in grembo a Mario e con un piede mi schiaccia l’inguine.
- Sicuramente Vittorio ti sta importunando.
- Importunando proprio no, non sta facendo niente di diverso da quello che abbiamo fatto nell’acqua. Con la pianta del piede sta premendo ciò che ho nel costume.
Il lettore può stare tranquillo, nessun atto osceno in luogo pubblico, la spiaggia è gay friendly e siamo abbastanza lontani dagli altri frequentatori che non ci possono sentire e neanche vedere perché siamo quasi sdraiati.
Intanto il tempo sta passando e Mario chiede l’ora, sono venuti con un bus urbano, io invece in macchina.
- Il bus passa di qui alle dodici e trenta e credo che ci siamo.
- Se è per questo, ho la macchina, in città vi ci porto io e possiamo fare le cose senza guardare l’orologio.
Arrivati a destinazione Mario, avendo saputo da me che non c’è nessuno che mi aspetta, mi fa un invito.
- Resti con noi? Avevamo deciso di prendere tranci di pizze, il pasto importante lo facciamo la sera.
- A patto però che potrò ricambiare l’invito.
- E chi dice di no, puoi invitarci anche tutti i giorni. Vittorio prendi pizze per tre, le birre sono già in fresco. Noi saliamo.
Mario, pur conoscendo a occhi chiusi ogni centimetro del percorso che ha da fare, si è mosso mettendo una mano su una spalla di Saverio per usarlo come guida e, entrati in casa e accostata la porta, con un tono impacciato gli dice.
- Posso toccarti il viso? I miei polpastrelli sono un po' come i miei occhi.
- Ma certo che puoi Mario.
I due sono ora uno di fronte all’altro, separati sì e no da uno spazio di venti centimetri. Il tocco di Mario al viso di Saverio, fatto con entrambe le mani, è così delicato e carezzevole che l’uomo ha i brividi e avverte un’attrazione così forte che la sua mano che penzola lungo i fianchi si muove quasi autonomamente e va a toccare il pacco di Mario che sentitosi toccare risponde con un’erezione incontrollata. A questo punto non si può dire se ci sia stata una spinta di Mario su una spalla di Saverio a farlo inginocchiare o se questi lo fa di sua iniziativa, fatto è che il cazzo duro di Mario viene a trovarsi alla stessa altezza della bocca di Saverio che, abbassatogli i pantaloncini e il costume nero, se lo fa arrivare in gola.
Quando Vittorio, avendo le chiavi, entra in casa, la scena non è cambiata. Così posa le pizze sulla consolle, si denuda anche lui, si mette di fianco a Mario e il suo cazzo finisce anche questo nella bocca di Saverio. Dopo un po' di alternanza, uno esce l’altro entra, e di affondi nella gola di Saverio, con il rischio che tutto finisca con una sborrata precoce, Mario interrompe la giostra dicendo.
- Fermiamoci qui, come antipasto va bene. Riprendiamo dopo per digerire.
Con queste intenzioni i tre si spostano in cucina, il cartone con le pizze viene aperto e, essendo già tagliate a pezzi, senza interrompere quello che stanno facendo e senza neanche sedersi, iniziano a mangiare. Avendo anche Saverio, come loro due, la bocca impegnata a mangiare, Vittorio pensa bene di interessarsi d’altro e gli fa cenno di poggiare la pancia sopra il tavolo, gli cala fino al pavimento le brache gli fa allargare le gambe, prende un pezzetto di burro dal frigo, lo spalma nel buco del culo di Saverio e, con un sol colpo vi infila il cazzo, arrivando fino in fondo, e inizia a stantuffarlo. Mario, che non ci vede, sta lì impalato non sapendo cosa sta succedendo. Quando l’iniziale frenesia del giovane si è un po' acquietata Vittorio sfila il cazzo dal culo di Saverio, prende in mano il cazzo di Mario che non ha perso il turgore, lo avvicina al culo di Saverio già sufficientemente allargato, sposta una mano sulle chiappe di Mario e gli dà una spinta. Ora che il suo cazzo è dentro, Mario poggia sul tavolo il pezzo di pizza che ha in mano, porta le mani sui fianchi di Saverio e lo stantuffa.
Per un po' vanno avanti così mangiando pizza, bevendo birra ed entrando e uscendo dal buco del culo di Saverio, fino a che uno prima l’altro dopo gli riempiono il budello di sborro.
A cose finite, Saverio che, pur prendendo due cazzi nel culo, non ha smesso di masticare pezzi di pizza, girando in dietro la testa vede che i due, un po’ ansimanti, si sono seduti e scoppia a ridere. Un riso contagioso a cui si uniscono gli altri due. Finito di ridere Vittorio dice.
- Savè, se sei preoccupato perché mi sono svuotato e vedendomi seduto pensi che mi sono stancato, ti sbagli e stai tranquillo che mi riprendo subito, è stato solo il primo round, di seghe, perché queste ho fatto fin ora, risco a farne anche tre in fila.
Le risate riprendono con più vigore.
- Vittorio non credere di essere l’unico, anch’io, che ho il doppio dei tuoi anni, riesco a fare una doppietta o una tripletta e, con la disponibilità di Saverio, glielo posso anche dimostrare. Tu, che devi andare a lavorare, no.
- Porco … diavolo, voi continuerete a divertirvi mentre io devo lavorare. E se invece fate una lunga pausa e riprendiamo a cena, quando alle ventuno finisco di lavorare?
- Si vedrà, intanto preparati e vai, se no fai tardi.
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