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Professore e allievo "puttanella"


di corsaro200
22.08.2024    |    3.493    |    7 9.4
"Il professore, un uomo di circa sessanta anni, forse anche qualcosa in più, un pezzo d'uomo alto massiccio e peloso, abitava all' ultimo piano del palazzo..."
Professore e allievo “puttanella”
Nell’estate del 1981, rimandato a settembre agli esami di maturità, andai a ripetizioni di matematica.
Il professore, un uomo di circa sessanta anni, forse anche qualcosa in più, un pezzo d'uomo alto massiccio e peloso, abitava all' ultimo piano del palazzo di fronte al mio. Prima che andassi a lezione da lui, posso dire che ci conoscevamo di vista, incontratici entrando o uscendo dai nostri rispettivi portoni. Qualche volta ci eravamo visti anche dietro i vetri delle nostre abitazioni. In queste occasioni io facevo un cenno di educato saluto e lui mi rispondeva con la classica espressione da professore.
Era in pensione, dava ripetizioni e, a detta di tutti, era molto bravo. Infatti, in poco tempo mi aveva fatto capire delle cose che a scuola non avevo capito, perché non mi applicavo, non mi interessava molto lo studio, non ero, per così dire, uno studente modello.
Riguardo al sesso non avevo avuto esperienze di nessun genere e anche la fantasia non era granché sviluppata. La sola cosa che me l’avesse stimolata fino ad allora, era una rivista porno che girava tra le mie giovani conoscenze. Vi si vedevano foto di donne e uomini nudi che facevano sesso, in coppie, in gruppo o singolarmente. La si guardava insieme e si facevano commenti che io mi limitavo ad ascoltare. La prima volta che ebbi modo di guardare la rivista da solo, mi accorsi che mi soffermavo più a guardare le foto dei maschi che delle femmine e le ultime due o tre pagine, in cui erano fotografati due ragazzi nudi che si toccavano, catturarono la mia attenzione, così tanto che anche quando ero in compagnia, il mio interesse si concentrava su quelle ultime pagine, sorvolate dagli altri, a cui riuscivo sempre a dare una sbirciata.
Anche andando a casa sua per la lezione di matematica i nostri atteggiamenti non erano poi tanto diversi, si era solo accentuato il rapporto maestro – alunno, con una sola novità che per lui poteva essere casuale per me invece no. Quando, finita la lezione, mi accompagnava alla porta, mi metteva la mano, tutta aperta, dietro la schiena, proprio all’altezza della vita, con le ultime due dita, anulare e mignolo, che sconfinavano nella zona sopra le chiappe. Dopo che questo gesto si era ripetuto per le prime duo o tre lezioni, per quelle successive ero lì che lo aspettavo e rallentavo in modo impercettibile la camminata così, con lui che spingeva il tocco era più deciso.
Il pomeriggio prima dell’esame di riparazione, il professore aveva voluto che andassi per un ripasso generale. Entrando però mi disse che avremmo dovuto posticiparlo perché la lezione in corso con due universitari si era dilungata. Mi suggerì di avvisare a casa che avrei tardato e, non mi fece entrare nella stanza dove solitamente facevamo lezione, dove presumo stessero i due universitari, e mi fece accomodare nel salotto.
Sul tavolino di fronte al divano c'erano delle riviste. Per passare il tempo le presi e dalle copertine, capendo il genere, le mettevo da parte se non mi interessavano. Facendo quest’operazione vidi che c’era anche la rivista "Le ore", la stessa che girava tra noi giovani e sperai fosse un altro numero. Mi guardai intorno, ero solo, la presi e iniziai a sfogliarla. L’eccitazione, che non si fece attendere, mi prese così tanto che mi disinteressai di quello che mi succedeva intorno e, messa la mano nei bermuda, iniziai a toccarmi. Quanto tempo fosse passato non lo so, sta di fatto che non mi accorsi che il professore era dietro di me. Lo seppi solo quanto gli sentii dire "ah, porcellino!"
Rimasi pietrificato.
Ma lui abbozzando un sorriso direi quasi paterno, mi disse.
- Non preoccuparti non dirò niente a nessuno. Fammi sedere vicino a te, la guardiamo insieme.
E sedendosi mi disse.
- Sai anche io le guardo non c'è niente di male, cose da maschi!
Prese a sfogliarla lui perché, anche se il gonfiore si era afflosciato, avevo ancora una mano in tasca e con una mano sola non avrei potuto farlo. A ogni pagina faceva qualche commento.
- Questa ti piace? Guarda che bella figa!
Io ero imbarazzatissimo e non riuscivo a rispondergli, iniziavo però a tranquillizzarmi. Quando, finito di sfogliare tutta la rivista “Le Ore” e tra le sue mani ne comparve una senza copertina che mostrava solo uomini nudi, il mio interesse cambiò. Gli atteggiamenti erano molto più spinti delle famome pagine della rivista che avevano in precedenza stimolato la mia fantasia. Qui i maschi più che mostrarsi, facevano sesso con altri maschi.
A queste foto non ci furono commenti, ma mi guardò in faccia con molta intensità e poi tra le gambe, nei miei pantaloni dove la mia mano cercava di coprire il gonfiore che quelle immagini avevano fatto insorgere di nuovo e con più forza. L’eccitazione mi fece essere più presente e sfacciato, guardai anche a lui tra le gambe e vidi che lo stesso gonfiore si era manifestato anche nei suoi pantaloni.
Accortosi che anche la sua eccitazione era stata scoperta, sottovoce, con un respiro affannoso, riuscì a dire.
- Che dici, sono così imprigionati nei pantaloni, gli facciamo prendere aria, prima che ci imbrattiamo?
E da sotto al tavolino prese un rotolo di carta scottex, si alzò in piedi, si slacciò i pantaloni e li lasciò cadere, tirò giù anche le mutande e iniziò a masturbarsi. Il suo cazzo era di una misura considerevole, un bosco di peli lo circondava, solo quelli lungo l’asta e quelli proprio alla base del pene, a formare un cerchio tutto intorno, erano stati rasati.
Io ero rimasto seduto, frastornato e imbambolato, senza che il cervello riuscisse a dare ordini al mio corpo. Allora ci pensò lui, il professore, che aveva un cervello funzionante, e osò.
Io seduto, lui in piedi, il cazzo era all’altezza della mia bocca. Mi si avvicinò quasi a toccarmi le labbra. Con la mano ferma alla base del cazzo, davanti alla mia bocca, forse già aperta, c’erano almeno dodici centimetri di cazzo di una circonferenza notevole ed era scappellato. Non so se fossero centimetri o solo millimetri a tenere separati la mia bocca dal suo cazzo, non sono neanche sicuro di saper chi annullò quella distanza, il fatto fu che me lo trovai piantato in bocca.
Solo quando avvertì che la mia lingua, di sua volontà, gli solleticava la punta del cazzo, con voce prima roca e man mano sempre più autoritaria, mi disse.
- Scivola giù dal divano, mettiti in ginocchio, libera dalla gabbia dei pantaloni il tuo fringuello e datti da fare, sotto con le tue mani e sopra con la bocca, se no a farti gustare bene il mio gelatone ci penso io.
Io continuavo a non essere molto reattivo perché era avvenuto tutto così in fretta, era la prima volta e non è che sapessi esattamente cosa fare e cosa voleva che facessi.
- Vedo che non ti muovi, non sei reattivo e, dal momento che c’è anche una lezione da fare e non possiamo metterci un’eternità, al mio cazzo ci penso io, al tuo decidi tu.
Detto ciò, mise entrambe le mani dietro la mia nuca, la strinse in moda da poter essere lui a dargli il movimento e iniziò ad affondarmi il cazzo in gola. Temevo di soffocare, invece capii subito quando, seguendo il movimento alternativo del cazzo, il dentro-fuori, dovevo respirare.
Preso il ritmo, mi dedicai anche al mio cazzo che reclamava le mie attenzioni. Mi abbassai pantaloni e slip e me lo menai furiosamente.
Conoscitore di giovani prede, il professore capì che mi ci sarebbero volute poche battute per sborrare e mi fece la raccomandazione di prendere qualche foglio di scottex per sborrarci sopra e non sporcare il tappeto.
Giovane, carico e stimolato al massimo sborrai quasi subito, scuotendomi a ogni schizzo che facevo. Lui mi seguiva a ruota e quando fu il suo momento, mi tenne ferma la testa affondandomi il cazzo in gola. Le mie labbra toccavano la zona inguinale. Il suo sperma non lo sentii in bocca ma direttamente in gola. La sua sborrata fu calma e fluida, non mi concesse alcun movimento e, impedendomi questa volta di respirare, dovetti ingoiare.
- E brava, la mia puttanella, sei esperta in questa pratica?
- No professore, è la prima volta.
- Allora sei un talento naturale, autodidatta, non come per la matematica che hai avuto bisogno del professore.
- Intanto si è fatto tardi, il riepilogo in matematica non lo possiamo fare, ma se vuoi ripeter questa o vuoi fare altre esperienze, scrivimi a questo indirizzo [email protected]
Fu quella la prima volta che qualcuno rivolgendosi a me aveva usato il femminile. Quella parola “puttanella” me la ripetetti nella testa tante volte. Per me non fu un insulto allora e non lo è stato neanche dopo.
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