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Gay & Bisex

Andrea e Pietro - 5


di corsaro200
10.11.2024    |    46    |    0 8.7
"Le abitudini di una vita hanno reso Pietro molto disinvolto nello stare nudo, così volendo fare una doccia, manifestata a Teodachis la sua intenzione, si..."
Cap. 5
Andrea ha espresso voglia di cambiamento, la gioventù è fatta così, e la vita li accontenta. Pietro e Francesco, la cavia sessuale dei due fratelli, hanno superato l’esame di maturità e deciso di andare a Londra per migliorare la conoscenza dell’inglese. È normale che si aggrega anche Andrea.
Vanno a stare in un college dove si incontrano giovani di tutto il mondo.
Per fare una reale fool-immerthion i tre decidono di non stare insieme, dormono separatamente e frequentano corsi diversi. Hanno programmato però di incontrarsi per raccontarsi quello che succede a ognuno di loro o in caso di SOS.
Il compagno di stanza di Pietro è greco, si chiama Teodachis ed è molto bello, sembra un efebo, nel poco tempo che sono stati a portata di voce ha ricevuto due telefonate. “My mother“ ha detto a Pietro, con un tono quasi di scuse.
Lo spazio che condividono è fatto da una stanza con un arredamento essenziale, a ognuno dei due è riservato, un letto, uno scrittoio e un armadio, il bagno è in comune. Le abitudini di una vita hanno reso Pietro molto disinvolto nello stare nudo, così volendo fare una doccia, manifestata a Teodachis la sua intenzione, si spoglia, lascia i suoi indumenti sul letto e se ne va nudo nel bagno, senza neanche fare caso allo stupore del suo giovane coinquilino, imbarazzatissimo nel vedere un corpo nudo. È la prima volta che gli succede, qualche volta è capitato in palestra, ma sono state dell’occhiate timide e impacciate. Ora la cosa è diversa, non si può sottrarre a quella vista e la naturalezza di Pietro è reale, in più l’italiano è fatto veramente bene e la sua reazione lo coglie di sorpresa, ha avuto un’erezione e non sa cosa fare, cosa pensare per farla andare via. Si trova invece a pensare che la situazione si ripresenterà quando Pietro avrà finito e non avendo portato con sé in bagno le mutande, uscirò nudo, magari asciugandosi ancora il corpo, come sta realmente accadendo. È proprio così, Pietro è uscito dal bagno che ancora si sta asciugando, soffermandosi un po' di più sui capelli e sulla zona genitale che, dovendola coprire con le mutande, deve essere ben asciugata. L’erezione del cazzo di Teodachis che non era totalmente andata via, si ripresenta ancor più prepotente e non più inaspettata. E per di più si sta immaginando il sesso di Pietro in erezione. Ora però Pietro è più presente a sé stesso, avverte il disagio del suo compagno di stanza e con imbarazzo esprime le sue scuse.
- Sorry Teo nella mia famiglia la nudità e spontanea, è stato come tu fossi mio fratello, la prossima volta ci starò attento (ha già familiarizzato il nome del giovane e ha parlato inglese).
- No Pietro, continua così, mi piace sentirmi tuo fratello, sono figlio unico. Io non penso riuscirò a fare altrettanto e poi non sono fatto come te.
- Non è vero Teo, scusami anche per il diminutivo, tu sei un greco classico, armonioso e bello, io sono tozzo e tarchiato.
- Siamo quel che siamo Pietro e non ci possiamo scambiare.
Ora che a sua volta è Teodachis a prepararsi per fare la doccia, la vanità del giovane prende il sopravvento sulla timidezza e riservatezza. Pietro lo ha definito greco classico, armonioso e bello, così anche lui si spoglia completamente nella stanza, porgendo le spalle e quindi il culo a chi desidera che lo guardi, con l’accortezza però di avere a portata di mano il telo spugna e, avvolgendoselo intorno ai fianchi, non mostra il davanti e va nel bagno. Pietro ne ha apprezzato le fattezze, una statua greca con i glutei forti, la reazione al basso ventre ne è la prova e, nel mentre il giovane si fa la doccia, non pensa di farla regredire ma la stimola col pensiero e con la mano.
Quando Teo esce dal bagno il telo lo ha intorno ai fianchi e si tampona il corpo prediligendo il fondo schiena e con la mano a taglio fa entrare la stoffa nel solco delle natiche e continua ad asciugarsele mettendone in evidenza, se pure coperte dal panno, la rotondità e la compattezza.
L’asciugatura si sta prolungando, siamo fuori, ma proprio fuori dal tempo massimo che si possa dedicare a una tale operazione, Pietro avverte il compiacimento, il possessore di quelle natiche sta aspettando che succeda qualcosa e così è. Pietro si avvicina, mette una mano sopra quella di Teo, ne segue il movimento e fa di più, si avvicina fino a toccare e far sentire nel solco delle natiche la barra dritta del suo pene rigido. Stabilito il contatto diretto, le mani ora possono dedicarsi ad altro e accarezzano i pettorali del giovane greco che si abbandona a quel contatto con l’italiano tozzo e tarchiato ma tanto, tanto virile, suscitando e stimolando desideri mai materializzatisi nella sua mente che gli fanno accettare quei toccamenti sul suo corpo.
Ripreso coscienza dopo l’abbandono, Teo si gira faccia a faccia con Pietro che, con la disinvoltura ed esperienza che ha, prende la mano del giovane con l’intenzione di farselo prendere in mano, ma Teo si ritrae e con il viso alterato dall’emozione dice più a sé stesso che al suo partener.
- Sorry, sorry, no, no.
Pietro che ne comprende lo stato emotivo lo rassicura.
- No problem Teo, tranquillo.


Ad Andrea è capitato come compagno di stanza uno spagnolo che parla come una mitraglia e per giunta, come ci si aspetta, in un inglese scolastico, per cui la comprensione è vicino allo zero. Ma l’aspetto e l’atteggiamento che uno mostra all’altro e la consapevolezza dello spagnolo di questa sua irruenza verbale, gli fa comprendere la smorfia sulla faccia del coinquilino. Ne scaturisce una risata di Paco, è il nome dello spagnolo, spontanea e contagiosa per Andrea. Alle risate si aggiungono pacche sulle spalle, a manifestazione della gran voglia che i due hanno di fare amicizia.
- Andrea mettiamo subito in chiaro una cosa. Per me esiste solo il sesso, sesso, nient’altro che sesso.
- D’accordo con te Paco, ma farai differenza fra maschi e femmine?
- Francamente no! Non vedo le differenze. Un buco è buco.
- E come ti metti, Paco, di fronte al fatto che nei maschi il terzo non è un buco?
- Una semplice, semplicissima sottigliezza.


Anche Francesco è entrato nella sua stanza, ha già occupato i suoi spazzi e sistemato le sue cose quando entra il suo coinquilino che si presenta con un inglese perfetto.
- My name is Thomas and I am a teacher.
Anche Francesco fa la sua presentazione e si danno una stretta di mano che la dice tutta. Per stabilire infatti chi dei due ha la mano più molle c’è da fare una gara, e la reazione non è la stessa. Con la sua sfacciata giovinezza, l’esuberante e ricca vita sessuale che ha avuto fin ora, Francesco abbozza un mezzo ironico sorrisetto mentre Thomas che è vicino ai quarant’anni e che in ogni cambio di studente mette le sue aspettative, non si relaziona con un fare confidenziale e mette le distanze da insegnante. La descrizione dell’aspetto fisico di Thomas la rimando a dopo.

È ora di cena e quando, dopo essersi messaggiato, i nostri tre amici si incontrano al ristorante self-service. C’è tanta euforia ed effusione come se non si vedessero da chi sa quanto tempo. Le prime parole se le scambiano in italiano e riguardano i loro rispettivi compagni di stanza che, ad eccezione del teacher, sono presenti all’incontro.
- Francè e il tuo compagno di stanza?
- Pietro, il mio compagno di stanza è un professore, anche vecchio, avrà quarant’anni, il fisico non è male, è ben curato ma, sentite questa, è femmina.
- Cosa vuoi dire.
- Voglio dire Andrea che il cazzo piace più a lui che a me. Il che è tutto dire.
- Francè sei il solito culo rotto.
- Andrea, ma che cazzo dici, vuoi dire che è una fortuna avere tra i piedi un professore e per giunta non mi posso neanche aspettare che di notte mentre dormo mi salta addosso, come penso può capitare a te col morettone che tieni nella stanza. Anche a te Pietro non è andata male, il greco è di una bellezza classica, mi sa però che non è né carne né pesce.
- Hai ragione ma vuoi mettere il vantaggio della lingua, chi sa che progressi farai. E poi le informazioni che potrai avere.
- Andrea te lo cedo volentieri e mi prendo io il morettone.
Con le sue parole Francesco ha sintetizzato la prima impressione su Paco e Teodachis e sul resto.
Detto questo termina la conversazione a tre, fatta in italiano, e inizia quella a cinque fatta in inglese, la lingua che devono perfezionare. Dopo cena educatamente i due stranieri salutano e i nostri tre amici restano a parlare.
- Allora Francè parlaci del tuo compagno di stanza.
- Non so cos’altro aggiungere, con quella stretta di mano è stato detto tutto tra lui e me. Io volevo trasmettere un messaggio chiaro e ho fatto il cascamorto, lui avrà pensato la stessa cosa, c’è di buono che ci siamo chiariti subito.
- Sai Pietro sto pensando seriamente di fare uno scambio con Francesco, che ne dici.
- A te Paco non sta bene?
- No, no, mi sta bene ma avendogli sentito dire che per lui ogni buco è buono per metterci il suo cazzo dentro, non mi fa stare tranquillo, più che dormirci preferisco uscirci assieme. Invece il professore potrei sfruttarlo bene, per la lingua mi sarebbe molto utile e per il resto ti lascio immaginare. Chi sa quanti posti potrebbe farci conosce. Francè tu che ne dici?
- Scambiarlo con Paco a me va più che bene.
- Allora andiamo, ti accompagno in stanza, voglio conoscerlo subito.
Giusti davanti alla porta della camera, Francesco entra per vedere come è la situazione, Andrea resta fuori. Thomas è seduto al suo scrittoio, ha indosso una vestaglia di tessuto leggero, di un bel color prugna.
- Sorry teacher.
- È uno sbaglio Francesco, in questa stanza ho un nome, Thomas.
- Ok Thomas, un mio amico è fuori della porta e desidera conoscerti.
- Ok no problem, giusto un momento e poi fallo entrare.
Si alza e va in bagno. Quando esce la vestaglia è ben legata ai fianchi, i capelli pettinati e va incontro all’ospite con la mano tesa e il fare più virile che riesce a darsi. Ma quando posa gli occhi su Andrea, immediatamente si smolla, si ammorbidisce e un largo sorriso gli si stampa sulla faccia.
Ad Andrea basta un attimo per convincersi a fare il cambio.
- Sorry teacher my english is not good. Vuoi tu prendere me al posto di Francesco?
Un’espressione di compiacimento mista a gioia e un sorrisetto timido e vezzoso accompagnano le parole di assenso, come a una proposta di matrimonio.
- Yes, I want.

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