incesto
Nato troia - 5 - è la mia vita
di corsaro200
14.10.2024 |
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"Tu lo consideri una cosa tua mentre io, che sono suo padre, mi sento di appartenergli, sono suo e sono pronto a fare quello che mi chiederà, anche mettermi..."
Vita da Troia - Quinta Sintesi delle puntate precedenti.
Troia cominciò a fare pompini nei cessi della scuola, il bidello lo scoprì e lo disse al padre. Crescendo fu preso dal vizio e andò alla ricerca di persone più adulte e cazzute coinvolgendo prima lo zio, dopo il padre e poi insieme fino alla doppia penetrazione. Ora due giochi di fantasia, la voglia del branco e il cambio di genere, stanno prendendo piede e occupando la sua mente.
Il giorno dopo la doppia penetrazione con zio e papà, mamma volle andare dalla cognata, debilitata dalla sua emicrania, per darle un po’ di assistenza. Andammo ovviamente anche noi per passare una giornata in campagna già sapendo che avrei trascorso la mattinata e anche il pomeriggio nel capanno con uno, con l’altro e con tutti e due.
Infatti, appena arrivammo nel podere mio padre mi disse di andare nel capanno mentre lui raggiunse il fratello.
- Ciao Mario, mia moglie è voluta venire a fare visita alla tua, per darle una mano e per preparare il pranzo. Lui è nel capanno, ora ci vado anche io e dopo ci raggiungi.
- E perché? Che vuoi?
- Voglio vedere quello che fate quando state tu e lui. Me ne sto in un angolo senza disturbare e senza essere visto.
- Fratello hai visto quello che è stato capace di farci fare questa notte. Se anche volessi, non sarei capace di resistere. Non siamo noi a comandare, né tu né io. Proverò ad accontentarti anche pensando a quello che mi ha detto.
- Cosa ti ha detto.
- Te lo dirò un’altra volta, ora pensiamo che è nel capanno ad aspettarci.
Quando la porta si aprì entrò mio padre, io ero già nudo e in ginocchio sul cuscino. Lui si trovò un angolo completamente buio dove, solo io, che sapevo dove stava, avrei potuto vedere qualcosa di lui.
Subito dopo la porta si riaprì ed entrò il padrone.
- Ciao Troia, come te lo senti il culo, dopo che stanotte ne hai presi due?
- Il mio anello è molto elastico, si è richiuso, è come intatto, non mi entra neanche un dito se non voglio.
- Vedremo dopo, ora rispettiamo il nostro copione. Tirami giù le brache e porta le braccia dietro la schiena.
Il pezzo di corda usato tante volte comparve tra le sue mani e mentre facevo sparire il suo cazzo in bocca toccando con la fronte il suo ventre, mi legò i polsi e presomi la testa per i capelli alla base della nuca me la fece andare avanti e in dietro. Al movimento associò la litania di parolacce, insulti e rantoli di piacere che eccitarono mio padre più di quello che riusciva a vedere a causa della poca luce, così uscì dal nascondiglio e si avvicinò con le brache calate e il cazzo duro.
Mi si mise dietro le spalle, mi sollevò di peso dalla posizione inginocchiata, si sputò sulle dita e le fece scivolare nel mio budello ruotando il polso di un mezzo giro. Poi uscì, sputò ancora sulla mano, se la passò sul cazzo e, dopo questa doppia lubrificazione, mentre zio guardandolo teneva il cazzo fermo nella mia gola, mi penetrò con un colpo secco.
Era sabato, l’ultimo giorno di ferie di mio padre, e uscii dal capanno solo per andare a pranzo, ebbi culo e bocca sempre occupata dai loro cazzi.
Finite le ferie di mio padre, si tornò alla normalità, con lui scopavo quando e come potevo, lo zio lo vedevo quasi ogni giorno. Nel capanno quando mi scopava il culo, la bocca era libera di parlare e lo eccitavo con le mie fantasie che erano poi desideri che volevo realizzare. Gli descrissi più di una volta, arricchendola di particolare, la fantasia, dandola per vera, che avevo avuto al mare con i bagnanti che mi stavano attorno e a come li avevo adescati.
Gli raccontai che ero sdraiato di pancia sul telo vicino a mio padre impegnato nella lettura del giornale e avevo arrotolato il costume mettendo in mostra le mie formose chiappe. Se non ci fosse stato il cordone di stoffa, si sarebbe potuto dire fossi nudo, senza neanche avere nel solco delle natiche il filo di un ipotetico tanga. Intorno a me, ignorando donne e giovani, vedevo solo bagnanti maschi e adulti. Quando con in mostra il mio culo di efebo mi accorsi di aver attirato un moscone mi misi il dito medio in bocca e conformando le labbra a succhia cazzo lo guardai fisso negli occhi. In risposta alla mia provocazione il guardone si mise una mano nel costume per raddrizzare qualcosa che avendo preso consistenza, poteva essere vista da altri e gli stava dando fastidio. A questo punto distolsi lo sguardo, tolsi il dito insalivato dalla bocca, portai la mano alle chiappe, come per una carezza, feci scivolare il dito nel buco del culo e iniziai a farmi un bel ditalino. Quando con sfacciataggine rialzai lo sguardo continuando a titillarmi il buco del culo, vidi nella stessa traiettoria del guardone non solo lui ma altri quattro maschi adulti.
Tutti gli altri bagnanti erano spariti, eravamo isolati dalla spiaggia e dal resto del mondo, era presente solo mio padre seduto sul telo a leggere il giornale poggiato tra le sue gambe.
- Gliel’hai fatta lì sotto il naso a quel babbeo di tuo padre.
- E se ci fossi stato tu cosa avresti fatto?
- Sei una gran troia nipote.
Aver interessato non uno ma cinque maschi mi aveva veramente fatto sentire una gran troia, come mi aveva giudicato mio zio. Allora mi alzai e mi avvicinai a una barca tirata in secco a qualche metro da noi. Feci cenno agli uomini di avvicinarsi e di togliersi i costumi. Erano tutti e cinque i cazzi in erezione, eccitati dal mio culo e dal vedersi l’un con l’altro. Li guardai bene, feci fare degli spostamenti e dicendo a quello che era a un capo della fila:
- Tu sei il primo.
Mi girai verso la barca, vi poggiai le mani e, allargato le gambe, con un cenno diedi inizio all’inculata di gruppo.
- Nipote dimmi una cosa, che spostamenti gli hai fatto fare?
- Li ho messi in fila in base alla grandezza del cazzo
- Che troia che sei. E tuo padre non si è accorto di nulla?
- Zio, quando stavo già al secondo o al terzo, nella routine insomma, mi sono girato e ho visto che papà si masturbava freneticamente, così gli ho strizzato un occhio e lanciato un bacio.
Appena finito di raccontare, zio che aveva già sborrato mi prese con nuovo vigore e insultandomi con tutto il suo vocabolario spinto al massimo, mi sborrò in culo per la seconda volta.
Sicuro di aver dato il meglio, era satollo e spompato quando mi sentì che gli dicevo:
- Quello che ti ho raccontato, tu, il mio padrone, devi organizzarla per me.
Trovami tanti maschi e subito o me ne andrò a trovarli da me e tu sarai escluso e abbandonato.
A fare sesso con mio padre c’erano più difficoltà perché lui era sempre al lavoro e quando era a casa c’era mia madre. Io non ero neanche tanto voglioso perché mio zio mi sodisfaceva alla grande. Quello che mi caricava la mente, anche in presenza di mia madre, era avvicinarmi con la bocca a un suo orecchio e dopo averglielo leccato o morsicato a seconda delle circostanze sussurrargli:
- La vuoi “papy” la mia micetta? Toccala, un giorno sarà tutta per te.
E se lui aveva l’opportunità di toccarmi l’inguine non ci trovava prominenze perché avevo imparato a serrare le gambe e fare andare dietro il cazzo e le palle. Anche quando riuscivamo ad avere un momento libero tutto per noi, ci abbracciavamo frontalmente, ci baciavamo lingua in bocca, lui me lo metteva tra le gambe e mi sussurrava al femminile parole d’amore. Spesso riusciva a venirmi tra le gambe ma se vedevo che aveva difficolta allora mi abbassavo, glielo prendevo in bocca per ricevere il suo sperma. In tutti i casi non mi insultava mai, lui aveva per me, come io per lui, parole d’amore.
La mia era una finzione che però mi stava facendo capire che le mie palle e il mio cazzo, completamente inutili, mi erano di impiccio. Con una micetta vera avrei oltre alla bocca e al culo un altro organo in cui accogliere, ricevere, prendere cazzi.
La determinazione con cui avevo parlato a mio zio, la minaccia di andarmene se lui non mi avesse trovati i cazzi che volevo, l’avevano messo in agitazione e in difficoltà, avesse saputo come, lo avrebbe fatto sicuramente, ma non sapendo che fare decise di parlarne al fratello. Arrivò a casa nostra una sera dopo cena, non ci veniva quasi mai eravamo noi ad andare da lui. Mia madre stava rigovernando la cucina, io ero nella mia stanza a sentire musica, per cui neanche mi accorsi della sua venuta, e chiese al fratello di uscire per andare a bere una cosa. Muovendomi per casa mi accorsi che mio padre non c’era e, chiedendo a mia madre, seppi della venuta di zio.
- Saranno andati al bar, vado anche io mamma.
- Non fate tardi che tuo padre domani mattina si deve alzare presto.
Non erano andati al bar, lì non avrebbero potuto parlare liberamente, si erano solo allontanati per non essere ascoltati ed erano così presi che non si accorsero di me che tenendomi un po’ in disparte mi ero messo a sentire quello che dicevano. Zio stava parlando, era accalorato e il tono di voce era alto.
- Vincenzo, se ne andrà, se non faccio quello che vuole, se ne andrà. È la seconda volta che minaccia di andarsene. La prima volta, ti ricordi, te ne ho anche accennato, è stato quando siamo andati da me con la caffettiera. È venuto con me in macchina e mi ha detto, testuali parole.
“Da stasera le cose cambiano. L’unica cosa certa è che sono troia e voglio continuare ad esserlo. Mi farò usare da voi, che poi vuol dire che vi userò, fino a che lo vorrò. Un giorno io me ne andrò e tu e lui resterete”.
Vincenzo, hai sentito?
Non dici niente!
- Mario. Cosa c’è da dire. Tu vuoi fermare il mondo. È normale e naturale che un figlio lascia il padre, figurati lo zio. Tu lo consideri una cosa tua mentre io, che sono suo padre, mi sento di appartenergli, sono suo e sono pronto a fare quello che mi chiederà, anche mettermi da parte e lasciargli vivere la sua vita. Anche se quello che ha in mente mi spaventa perché mi responsabilizza al di sopra di ogni mia capacità.
- Ti ho già detto che mi ha chiesto di trovargli tanti cazzi, come se crescessero nei campi. Da te cosa vuole. A te cosa ha chiesto?
- A me ha offerto il suo essere maschio.
- E che vuol dire Vincenzo. Lo sai che non sono intelligente e istruito come te, spiegami.
- Vedi Mario, io credo che in realtà lui stia giocando con le sue fantasie, a te chiede sesso di gruppo, a me, simulando di avere la micetta al posto del cazzo, sta offrendo il cambio di sesso. E se decide lo farà.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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