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Gay & Bisex

Il provocatore


di corsaro200
22.01.2024    |    607    |    3 9.4
"Io che gli rispondo? Ma no, macho man, io i coglioni non voglio romperteli, ma leccarteli, prenderli in bocca e poi passare alla minchia, devi averla..."

Mi sta guardando di nuovo.
Vuoi vedere che adesso si tocca?
Mi guarda e si tocca.
… e non sarebbe la prima volta.

Come giudicarlo.
Uno stronzo.
Uno stronzo che provoca.
Ma è questo che penso, che è uno stronzo?
Sarà poi vero?
Magari le toccate precedenti sono stato un caso.
O sono io che, con la coda di paglia che ho, ci ho visto l’intenzionalità?

Lo sta rifacendo.
Guarda, e guardalo quel porco.
Io dico, hai una necessità? Va bene.
Ti prude, ti gratti.
È fuori posto?
E che ci vuole, con un colpetto ben assestato, ti risistemi in un instante. E tutto torna a posto.

No, invece.

Prima mi lanci uno sguardo, come dire: Adesso lo faccio.
Poi muovi la mano e distogli lo sguardo, fingi indifferenza. E intanto la mano sta là, non fa ancora niente. Diciamo fa ombra al bozzo, prima lo vedevo, ora non lo vedo più tra quelle gambone divaricate da maschio.

Se qualcun altro, che non sa i precedenti, si trovasse a guardare, penserebbe: ha spostato il braccio e la mano che ci è attaccata, prima era poggiata sulla gamba, ora penzola tra le gambe.
Ingenuo. Non è così.
Si è messo in posizione. Ora vedrai.

Eccolo.

Che ti dicevo. Ha girato di nuovo la testa, mi sta puntando con lo sguardo, la mano con le sue cinque dita, con volontà e determinazione, sta stringendo il pacco e con gli occhi mi sta dicendo: Tie! Tie! Prendi!
Ha fatto pure una smorfia. Che provocazione.

Come faccio a fingere indifferenza. Mi sento tutto rimescolare dalla rabbia.
Ma è rabbia? Non ne sono proprio sicuro.

Quello che vorrei proprio sapere è come cazzo ha fatto quello stronzo, quel porco a scoprirmi.
Vesto nel modo più sobrio possibile, il mio ruolo di insegnante me lo impone.
Mi accompagno sempre alla professoressa di scienze, tutti i colleghi infatti ci considerano fidanzati. Poverina lei, se si aspetta da me qualcosa che va oltre la galanteria. Ma le donne sono idealiste hanno in testa l’AMORE, tutto maiuscolo.
Mi esercito a casa a tenere ferme le mani, a non gesticolare e faccio esercizi di fonetica usando il diaframma, controllo gli acuti, insomma parlo e mi muovo da maschio.
Come cazzo ha fatto, quello!
Ma ora, cosa cazzo faccio io. Mica posso avvicinarlo e dirgli:
Ciao adoro il tuo pacco, vorrei spaccottarlo, tirar fuori quello che c’è dentro e gustarmelo.
E quello mi dice: ah frocio! Che cazzo ti sei messo in testa, non rompere i coglioni.
Io che gli rispondo?
Ma no, macho man, io i coglioni non voglio romperteli, ma leccarteli, prenderli in bocca e poi passare alla minchia, devi averla bella grossa, se moscio ti fa tutto quel gonfiore.

Allora che faccio.
Rispondo alla provocazione con un’altra provocazione?
Mi tocco anche io?
Capirai. È la volta che quello si alza e mi da uno schiaffone.
Stessimo da soli, porgerei anche l’altra guancia. Adoro le maniere forti. Non sono certamente manifestazioni di indifferenza.

E se …

Ma dai che ti viene in mente.
Il mio amico Alberto dice che è statistica, tra i maschi il dieci per cento è gay. Qui ci sono ventidue maschi, un gay sono io, ce ne deve essere almeno un altro e c’è pure l’avanzo.
E se quell’altro è lui e vede che mi tocco, cosa penserà?
Che intendo lanciargli il guanto della sfida?
A quale arma?

Ma qualcosa devo fare.
Escludo comunque la toccata. Penserebbe a una gara sulle dimensioni, e il mio mollusco non vuole saperne di venir fuori. Sarebbe troppo da maschio.
Gli caccio la lingua?
È da monelli, non da professori. Ma chi cazzo se ne frega.
Sì, gli caccio la lingua.
La metto a punta fuori dalle labbra?
È sfottente.
Apro la boccuccia come fosse pronta per essere imboccata e con la punta della lingua mi lecco il labbro superiore?
È sputtanamento totale. E chi se ne frega.
Mi sa che è quello che ci vuole. O la va o la spacca. Chi non risica non rosica.
E per essere anche più esplicito e concreto, sai che faccio?
Mentre lo provoco e lo guardo, mi alzo e vado in bagno, quello degli alunni, vuoto, oggi non c’è scuola.
È più sicuro di quello dei professori dove un collega che ha un bisogno da espletare potrebbe da un momento all’altro entrare.


- Ce ne hai messo di tempo.
E una mano mi artiglia una chiappa. L’altra mi afferra davanti, una mezza torsione e mi trova la lingua in bocca.
Di corsa in un box. Con frenesia le cinture si slacciano, le lampo si abbassano, braghe e mutande sono giù a mezza gamba. Per quanto il tempo sia breve, una manciata di secondi, entrambi vogliamo il meglio, quello più fantasticato.
Prima di poggiare le mani al muro e divaricare le gambe come posso, mi piego, afferro con la bocca il suo cazzo eretto e lo insalivo abbondantemente. Le mie ghiandole ne stanno producendo già da un pò e ho dovuto ingoiarla per non sbavare.
Mi metto in posizione, stringo i denti e …

Ci fosse un cronista a descrivere l’azione direbbe:
- È entrato. È entrato, un colpo secco.

Pochi affondi accelerati e all’unisono lui mi si svuota dentro e io fuori, imbrattando la tazza del cesso che mi sta davanti.
Un po’ di carta igienica appallottolata fa da tampax contro possibili perdite anali, avvolta intorno al pene copre residui naturali non proprio igienici e profumati, per rimandare le necessarie abluzioni a quando si potrà.

Nel mentre ci stiamo ricomponendo in tutta fretta sentiamo da lontano.
- Colleghi. Siamo alla votazione.

C’è giusto il tempo per i ricordi, un film, tutto al presente e senza tempo, si svolge in un istante. Gli anni, i luoghi e le scuole sono diverse, i due non sono coetanei, ne concittadini, ma è lì, in cessi come quelli che hanno avuto le loro prime pulsioni sessuali e si sono scoperti diversi.

Rientrati nella sala riunioni sentono il preside che dice.
- Ora che siamo tutti presenti, votiamo.
Chi è per il sì, alzi la mano.
Velocemente i due ritardatari valutano a occhio e croce il numero delle mani alzate rispetto a quelli che le tengono abbassate. Sono superiori quelle per il sì e si associano.
Come è comodo e riposante stare una volta tanto dalla parte della maggioranza.
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