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Vita da trav - Mattia diventa Lucilla - 5
di corsaro200
01.09.2024 |
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"E Pasquale l’altruista, vista la mia immobilità, mi prese le mani e ne poggiò ciascuna su un cazzo..."
Matteogol87 – 5Per Matteo, alias Lucilla, è passato del tempo e di conseguenza anche per me nel raccontarvi, perché si era interrotto il contatto. Quando fu ripreso i fatti non mi furono raccontati al presente, mentre accadevano, ma al passato perché già avvenuti.
Per una loro più chiara comprensione, vi segnalo i quattro capitoli di: Vita da trav – Matteo diventa Lucilla, che l’hanno preceduti. Così capirete anche il perché di questa interruzione, se avrete voglia di conoscerla e arrivare alla conclusione.
Una volta aperta la strada, le inculate si ripetettero quasi quotidianamente, il cazzo passava dal culo alla bocca, perché così voleva il mio uomo, scegliendo lui dove svuotarsi le palle. Mi bastò che accadesse ancora qualche altra volta per farmi capire che se il suo cazzo mi fosse uscito sporco dal culo, avrei dovuto ripulirglielo con la lingua e mi obbligava a farlo dicendomi.
- La merda è tua, riprenditela e puliscimi.
Comprai così una peretta per clisteri e presi l’abitudine di ripulirmi lo sfintere tutte le volte che defecavo, perché non avrei mai voluto rinunciare a concedermi per la preoccupazione di non essere pulita dentro.
Aveva anche preso l’abitudine di farmi foto col suo cellulare, quando ero nuda in perizoma, chiedendomi di assumere posizioni sconce e provocatorie, che poi mi faceva rivedere rivolgendomi insulti e parolacce. Mi obbligò anche a fare foto a mia madre, in particolare ai suoi piedi nudi. Pasquale era fissato per i piedi.
Come spesso succede, in un certo momento, il rapporto cambiò registro, non più di coppia ma aperto agli amici.
La novità ci fu il pomeriggio del quattordici agosto quando venne a casa a prendermi per andare a festeggiare Ferragosto in campagna. Avremmo passato lì la notte e il giorno di Ferragosto insieme ai suoi amici. Ero a casa da sola perché mia madre, dato che non sarei rientrata a dormire, dopo pranzo era andata da mia nonna per passare il Ferragosto in famiglia. Quando Pasquale arrivò io mi feci trovare con indosso un perizoma e una maglietta. Lui entrò e mi ordinò di fargli subito un pompino, il porco era ben eccitato, visto che ci mise poco a sborrarmi in bocca.
Mentre andavo a lavarmi, chiedendo dieci minuti per essere pronta, mi disse.
- Lasciati il perizoma sotto i pantaloni e mettine un altro nella borsa.
- E perché, tanto non possiamo fare niente, non siamo soli, ci sono anche Fabio e Lorenzo
- Vero, ed è proprio per questo che lo devi tenere addosso, devi scopare anche con loro.
- Te lo puoi scordare non voglio che vengano a sapere quello che facciamo tu e io.
- Ma lo sanno già e gli ho mostrato le tue foto da troia.
- Stronzo, come ti sei permesso.
E lui, senza ribattere tirò fuori il telefono e mi disse che se non avessi fatto quello che diceva lui, avrebbe mostrato a tutti i suoi amici, non solo a Fabio e Lorenzo, le foto che mi aveva scattato qualche giorno prima dove avevo indosso il perizoma di mia madre. Minacciò anche che avrebbe mostrato a molte più persone, le foto che di nascosto avevo scattato a mia madre mentre era allungata a riposare sul divano con i piedi in primo piano e un’altra foto che le avevo fatta mentre si cambiava d’abito.
Arrabbiatissima gli saltai addosso cercando di prendere il cellulare ma mi spinse sul divano e assestandomi una sculacciata al culo, mi urlò muso a muso.
- Sei la mia troia e devi fare quello che dico io.
- È vero che sono troia, ma non voglio farlo con altri.
E lui, come se manco mi avesse ascoltata, mi afferrò, mi spostò il filo del perizoma e iniziò a spingermi un dito nel culo. Lo scopo era quello di farmi eccitare. Subito dopo mi ci mise il secondo e continuò a masturbarmi il culo continuando a dirmi che dovevo fare quello che voleva lui. Io continuavo a dire di no fino a quando prese una mia foto oscurò il viso e la inviò sul gruppo dei suoi amici.
Quando lo vidi inviare la mia foto mi alzai, me ne andai nella mia camera e mi sedetti sul letto, tenendomi la testa tra le mani, non sapevo come fermarlo. E lui con tanta indifferenza mi chiamò.
- Allora troia, cosa hai deciso?
- Ho paura di essere sputtanata con tutti.
- Allora non hai capito. Devi fare quello che dico io. Cazzo, e la prossima la invio senza coprire il volto, così sei sputtanata per davvero.
- Va bene, fermarti, lo faccio, ma niente culo, solo pompini e gli devi far promettere che non ne parleranno con nessuno.
- Mi fa piacere che hai capito che comando io e ora sbrigati a prepararti che è tardi.
Andai in bagno, mi lavai e uscii per andare in camera di mia mamma a prendere l'intimo e c'era già lui a scegliere quale dovevo indossare. Me ne passò uno nero e ne prese un altro bianco dicendomi che di notte si sarebbe visto meglio. Indossai il nero, finii di prepararmi e andammo via. Non riuscivo a non pensare a quello che mi aspettava, tre maschi da accontentare allora mentre lui era silenzioso e intento a guidare, gli chiesi.
- Come faremo a coinvolgere anche loro?
- Ci penso io, non sono cazzi tuoi, anche se non è proprio così, saranno cazzi tuoi e come. Ho già in mente qualcosa, ma non voglio dirtelo.
Arrivati in campagna eravamo solo lui e io, i suoi amici sarebbero passati a prendere da mangiare e da bere e non sarebbero venuti prima di un’ora.
Ero seduta sul divano, si avvicinò, si abbassò i pantaloni e mi ordinò di farglielo diventare duro perché voleva incularmi visto che la sera non avrebbe potuto. Così cominciai a succhiarglielo e gli venne subito duro, mi tolse i pantaloni si portò le mie gambe sulle spalle, spostò il filo del perizoma e iniziò a incularmi. Aveva i miei piedi vicino alla sua faccia e mentre mi inculava prese a dirmi che anche io avevo dei bei piedi da zoccola come mia madre, si avvicinò con la bocca e iniziò a leccare, chiedendomi se mi piacesse. Io che stavo godendo anche col culo rispondevo di sì e così aumentò il ritmo della scopata fino a riempirmi il culo col suo sborro.
Svuotatosi le palle uscì fuori per fumare, io andai in bagno a lavarmi e sistemarmi. Quando uscii gli chiesi una sigaretta e, mentre fumavamo, gli stavo vicino, vicino felice perché mi sentivo la sua donna, mi disse che la prossima volta che sarebbe venuto a casa mia avrei dovuto mettere anche le scarpe di mia madre, quelle col tacco alto, che dovrò avere sempre i piedi puliti e profumati. Gli risposi che lo avrei fatto volentieri, visto che era piaciuto molto anche a me.
Dopo poco tempo arrivarono i suoi amici, iniziò a salirmi l'ansia, li aiutammo a scaricare i pacchi dalla macchina e notai subito che c'erano birre e alcolici in abbondanza. Loro prepararono il braciere per cuocere la carne e io apparecchiai la tavola. Mangiammo e bevemmo e, non essendo abituato a bere, stavo già un pò brilla e anche loro non erano tanto tranquilli.
Mi aspettavo che tra poco sarebbe successo qualcosa e per scaricare l’ansia uscii fuori, lui mi seguì e mi chiese.
- Sei pronta?
- Ripensarci Pasquale, ti prego ripensaci.
- Non ci penso proprio. Tra dieci minuti dirò agli amici di andare a fumare e tu subito dopo devi seguirci e ti metti seduta su una sedia. Al resto ci penso io, tu devi fare tutto quello che ti dirò di fare. Hai capito tutto?
- Sì, ho capito
Rientrammo, lui si sedette al tavolino e io mi misi in disparte sul divano. Continuarono a bere e lui propose di andare a fumare una sigaretta, si alzarono e uscirono. Io ero paralizzata per la paura, non immaginavo quello che sarebbe successo, ma passati alcuni minuto, uscii anche io. Erano tutti e tre seduti sul muretto, io feci come mi era stato detto, presi una sedia e mi sedetti davanti a loro.
A questo punto Pasquale si alzò in piedi e, rivolgendosi ai suoi amici, disse che quello che gli avrebbe fatto vedere, non doveva venire a saperlo nessuno. Loro risposero che, poteva stare tranquillo. Allora si avvicinò a me, tirò fuori il cazzo, me lo avvicinò alla bocca e, senza che né io né lui dicessimo una parola, iniziai a succhiare. Loro rimasero in silenzio a guardare fino a quando Pasquale non chiese loro se volessero provare, così si alzarono, si avvicinarono e si calarono i pantaloni. Avevano entrambi il cazzo già duro e iniziarono a strisciarli su di me. E Pasquale l’altruista, vista la mia immobilità, mi prese le mani e ne poggiò ciascuna su un cazzo. A questo punto non me la sentii di fare la verginella, le aprii, impugnai i due cazzi e iniziai a muoverle in sintonia. Loro erano un po' timidi e impacciati, forse non si erano mai visti tutti e tre col cazzo di fuori. Così Pasquale chiese loro di essere più porci che a me piaceva essere trattata da troia e iniziò a dare una lezione. Mi sbattette il suo cazzo sulla faccia poi mi lo rimise in bocca e spinse a più non posso facendomelo arrivare in gola. Si fermò solo dopo che, grugnendo come un porco, mi riempì la bocca di sperma e mi ordinò di ingoiare. Poi mi fece alzare, mi girò con il culo verso di loro, mi abbassò e tolse i pantaloni facendo vedere a loro che portavo il perizoma. Al ché loro dissero che dovevo essere proprio una puttana e il mio uomo mi diede una sculacciata e mi ordinò di fare sborrare anche loro.
Dopo aver visto Pasquale, anche loro due diventarono più audaci. Eravamo tutti e tre in piedi, io ero in mezzo, avevo entrambe le mani impegnate a segare due bei cazzi. Le loro mani mi toccavano da per tutto preferendo la bocca e il culo, dove c’erano sempre due, tre, quattro o più dita ficcate, anche non appartenenti alla stessa mano. Loro ansimavano, io accelerai il ritmo e prima Lorenzo e poi Fabio sborrarono con fiotti che sembrarono fuochi d’artificio.
Mentre loro si risistemavano io mi misi a cercare i miei pantaloni ma non li trovai, così chiesi a Pasquale dove fossero. Ridendo mi disse che li aveva lui e non dovevo metterli, dovevo rimanere con solo il perizoma. Rientrati ci fu un giro di birre e, mentre si beveva, Fabio rivolgendosi a Pasquale disse che solo ora si spiegava perché nell'ultimo periodo stava sempre insieme a me. Ridendo insinuò che quella volta i perizomi sopra lo stendino, invece che di mia madre, forse erano i miei.
Cap. 6
Verso le ventidue mi squillò il telefono, era mia madre, uscii fuori e risposi. Voleva sapere se fosse tutto ok, le risposi di sì, che mi stavo divertendo. Ma mentre parlavo con lei, mi sentii una mano sul culo, mi girai e vidi che era Pasquale. Gli tolsi la mano e mi allontanai un altro po', ma lui subito tornò alla carica, mi prese la mano libera, se la mise sopra al pacco e mi fece il gesto di fargli una sega mentre ancora parlavo al telefono. Rispondevo a mia madre e lui continuava a toccarmi il culo, mi sbottonò pure i pantaloni e me li abbassò e mise in mostra il mio perizoma, spostò il filo e iniziò a spingermi un dito dentro al culo. Non potendo parlare a lui, facevo di no con la testa, ma lui niente. Allora tagliai corto con mia mamma, per paura che iniziassi a godere mentre ero ancora al telefono con lei. Come interruppi la telefonata lo insultai.
- Sei uno stronzo, avevamo fatto un patto, il culo non dovevi toccarmelo.
- Mi è venuta voglia di scoparti.
- Ma piantala che è già troppo quello che abbiamo fatto prima.
Nel mentre ci fu questa scaramuccia, ecco che uscirono gli altri due e con fare galante e educato si intromisero.
- Disturbiamo?
- Certo che no
Rispose Pasquale.
E dicendolo mi sollevò, prendendomi alle gambe, i pantaloni mi erano scivolati giù, e mise il mio culo in bella mostra e aggiunse.
- È ora di un’altra ripassata.
Mi riportò dentro, mi buttò sul divano e iniziò a spingermi il cazzo in bocca, poi si spostò e invitò Fabio a continuare. Lui, intanto, si interessò della mia parte bassa, mi liberò definitivamente dei pantaloni, mi sfilò il perizoma e mi infilò un dito nel culo. Io cercavo di divincolarmi e lui chiese agli altri due di tenermi ferma, si sputò due o tre volte sulle dita e cominciò a forzarmi il buco del culo con quattro dita. Fabio e Lorenzo vedendo questa scena si eccitarono ancora di più, gli chiedevano di incularmi e intanto si alternavano nella mia bocca, un cazzo usciva e uno entrava. Aveva cominciato Fabio, Pasquale stesso lo aveva chiamato a sostituirlo perché lui, sollecitato da quei due stronzi, voleva passare a occuparsi del mio buchino. Sentii subito la diversità tra i due calibri e più ancora, tra il modo di usare il cazzo, Fabio quando me lo mise in bocca aspettò che facessi io, lui se ne stette fermo, avevo anche avuto una mezza intenzione di sputarlo fuori, ma poi zoccola come ero non ci riuscii, un cazzo anche se non di misura eccezionale, va apprezzato, così misi in azione la lingua. Era quello di Fabio il secondo cazzo che mi entrava in bocca e poi Fabio è bello e gentile, non è un buzzurro come Lorenzo e come Pasquale. A conferma di ciò, quando cominciai a prenderci gusto a gradire in bocca un cazzo diverso da quello del mio uomo, Lorenzo di prepotenza fece scansare Fabio e mi schiaffò, proprio così, in un sol colpo, mi spinse il suo cazzo già duro, durissimo in bocca facendomelo arrivare in gola. Così mi limitai a tenere la bocca spalancata e lo lasciai fare.
Mi arrivavano intanto insulti, troia, maiala, cula rotta, pompinara, e in aggiunta c’erano incitazioni a Pasquale che mi sfondasse il culo e in più si candidavano a fare altrettanto, anche se avevo fatto promettere a Pasquale “solo bocca, niente culo”.
Ma non ci fu verso di impedirglielo, voleva dare ai suoi amici la prova della sua virilità e della sua prodigalità, a spese mie però, la bocca e il culo erano miei, anche se lui blaterava che erano roba sua e mi faceva fare quello che voleva.
Fu inutile dirgli di piantarla e di rispettare la promessa perché mi si avvicinò, mi alzò le gambe, le poggiò sulle sue spalle, puntò la cappella e spinse. Il porco, e non solo lui, era bello eccitato, nella mia bocca si alternavano due cazzi, dopo le dita ora il cazzo e la mia anofiga si era così dilatata che ci sarebbero entrati, se si fosse trovata una giusta posizione, tutti e tre i cazzi che stavano usando le mie aperture.
Si accorse della mia partecipazione e mi disse.
- SEI UNA GRAN PUTTANA, a lettere maiuscole.
Tutte le mie entrate o uscite erano tappate, sei mani mi brancicavano quella parte del mio corpo dove potevano arrivare, i miei capezzoli turgidi avevano dita che li stringevano con forza e altre dita che si affiancavano al cazzo che mi stava in bocca o in culo. Fui usata e abusata e pur avendo il cazzo moscio, avevo avuto tanto orgasmo che sembrò stessi pisciando.
Poi quello che mi aveva fatto fare con la bocca, me lo fece fare col culo e il secondo cazzo che presi nel culo fu quello di Lorenzo, unica limitazione che pose fu che loro, Lorenzo e Fabio, non mi dovevano sborrare dentro, perché quello era un suo privilegio, lo poteva fare solo lui che era il mio padrone.
Lorenzo non durò molto infatti dopo qualche spinta tirò fuori il cazzo e mi sborrò sulla pancia, poi toccò a Fabio e mentre Fabio mi inculava il mio padrone Pasquale mi mise le sue palle pelose vicino alla bocca e mi comandò di leccarle, intanto, dopo poco anche Fabio uscì dal culo e mi sborrò sopra la pancia.
Dopo che i due si erano scaricati e svuotate le palle, si fece sentire Pasquale che disse.
- Ora tocca a me sborrare, vi faccio vedere come la riempio e voi, uno da una parte e l’altro da un’altra, tenetele le gambe
Quando fui immobilizzata iniziò a a spingere come un forsennato mentre mi inculava diceva a Fabio e Lorenzo di prendermi le gambe e tenermele belle larghe.
I due, eseguendo il suo comando, vennero ad avere ognuno un mio piede vicino alla faccia, al che Pasquale disse.
- Vedete che bei piedi ha questa puttana.
E, dopo avermi costretta a dare loro la bocca e il culo, fece con me il gentile, il compagno per bene e guardandomi mi chiese.
- Ti piacerebbe che ti leccassero i piedi?
- Sì, sì.
Gli risposi, allora i due iniziarono a leccare. In quel momento ero in estasi, volevo che non finissero mai, mi piaceva troppo stare in quella situazione, stavo godendo come una matta. Pasquale fu molto stimolato da tutto quello che stava accadendo e sborrò a litri, riempiendomi il culo di sperma.
Il festino finì così, Pasquale mi si tolse di dosso, io mi alzai e mi misi a cercare il perizoma. Lo trovò prima lui e lo lanciò a Lorenzo dicendomi.
- Questo lo terrò io in ricordo di questo nuovo inizio per te, tua madre ne ha tanti, e vatti a sistemare, mettiti quello bianco, che dopo lo regaliamo a Lorenzo.
Allora non capii cosa volesse dirmi con “un nuovo inizio per te” e presi dalla borsa il tanga bianco ed entrai nel bagno. Mentre mi stavo lavando entrò anche lui e, con un tono di sfottimento, disse.
- E meno male che non volevi, hai goduto come una troia.
- Hai ragione, non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto.
- E ti è piaciuto farti leccare i piedi da quei due?
- Sì molto.
Quando uscii dal bagno con indosso il perizoma bianco, i due erano fuori a fumare, Pasquale era seduto sul divano e io mi sedetti dalla parte opposta a lui, mi allungai e misi i piedi, così tanto apprezzati, sopra le sue gambe.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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