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Lui & Lei

La bestia - 2


di corsaro200
17.01.2024    |    342    |    0 9.0
"Sulle facce degli spettatori lo stupore è visibile..."
La bestia - 2
I maschi presenti a questa performance rimangono turbati ma anche indispettiti dal modo in cui una femmina umana abbia potuto godere per una pisciata equina che gli è caduta addosso. Allora come se qualcuno avesse dato loro l’ordine, si avvicinano alla gabbia, si abbassano le brache e tutti assieme, compreso il marito della donna pisciano addosso alla femmina ancora trasognata e gaudente per l’omaggio ricevuto dal mondo equino, cosa che dal mondo umano è stato vissuto come un insulto.
Solo io non sono andato a pisciarle addosso, e non perché non indispettito come gli altri, ma perché la prostata ingrossata mi fa pisciare male, non schizzo, il piscio mi cade tra i piedi.
Questo evento, non da copione, mi ha spiazzato, non so come andare avanti. Era previsto che il cavaliere servente della donna facesse venire il cazzo duro al cavallo toccandoglielo e che la donna mostrasse paura, anzi terrore per la grandezza del cazzo e via così.
Dopo quello che è successo non posso continuare con la finzione del dissenso, di una violenza sulla donna e decido di farla vedere per quella che è. Una che vuole scopare con un cavallo, che ha organizzato il tutto, trovato il cavallo, trovato chi la paga per questo e costretto il marito a trovare qualcuno, cioè me, che la aiutasse a farle esaudire le sue voglie.
Allora mi viene l’idea e usando il mio microfono, all’auricolare le dico di insulta i maschi che le hanno pisciato addosso, chiamandoli lillipuziani e chiamare Gulliver lo stallone e fare un confronto di dimensioni, le chiedo di improvvisare, inventare, iniziando con una risata di scherno.
Poi con lo stesso sistema ordino al cavalier servente di fare quello che lei gli chiede di fare, di farlo magari insieme e far venire fuori il cazzo al cavallo.
La risata di Eva, fragorosa e ingiuriosa si diffonde.
- Ahahahah. Ahahahah. Siete tanti lillipuziani, lillipuziani, con i vostri cazzetti e le pisciatine, volete confrontarvi con uno stallone di razza come Gulliver. Siete ridicoli, qui c’è una meraviglia del creato.
E allunga le mani per arrivare a toccare quelle grosse palle nere e il fiore in boccio che dopo aver pisciato non si è richiuso completamente ma mostra tante piegoline proprio come un bocciolo che si apre.
- Cazzo non ci arrivo.
Il cavaliere servente, ubbidendo al mio ordine, di far venire fuori il cazzo del cavallo, sta allungando le mani per toccare, al che la donna si mette a inveire, lanciando insulti.
- Fermo lì, frocio, finocchio, checca, quel cazzone è mio non lo devi neanche toccare. Liberami invece, sbrigati che sono tutta un fuoco.
Al che intervengo io e ordino al servitore.
- Non slegarla ma alza il piano fino a che arriva a tocca con le mani.
Il servente esegue e la donna vede che le sue mani si stanno avvicinando.
- Ah, questo trabiccolo si muove, avvicinami, lo voglio toccare io e nessun altro.
Finalmente ci riesce e, come in preda a un’estasi quasi mistica, sfiora con le dita quel bocciolo quasi fosse un gioiello prezioso e fragile che a quei tocchi delicati inizia ad aprirsi. Quelle mucose ruvide al tatto hanno bisogno di lubrificante e lei ha due sorgenti umide la bocca e la figa. Alla bocca può comandare di fare saliva e si sputa in mezzo alla mano e la avvolge intorno alla punta del cazzo di Gulliver che sta mettendo fuori la capocchia e si sta aprendo. Questa partecipazione, che il cavallo sta manifestando, stimola la mente della donna, eccitandola fuori ogni controllo e anche la sua figa sbrodola, le dita della mano vi si immergono e alla saliva si aggiungono gli umori vaginali che favoriscono la completa erezione della bestia.
Prima a toccare la verga erano le mani, ora che questa si è allungata di svariati centimetri, le arriva alla bocca, per l’intervento del servitore che ha favorito l’avvicinamento. Una lingua mobile e appuntita ne esce e inizia a leccare, poi sono le labbra che la avvolgono, le mani la tengono ferma e si fa entrare la cappella fino a che trova spazio nel cavo orale.
Lo sbalordimento, la meraviglia di chi guarda va alle stelle. Un coro di ohohoh si diffonde tra i presenti, più di uno si infila le mani nei pantaloni e chi sa di non essere visto, perché coperto dal tavolo, tira fuori il cazzo e si masturba sognando di essere lui il possessore del cazzo della bestia e soddisfare l’infoiata femmina che glielo sta succhiando.
Il desiderio cresce e, appagata la voglia di spompinare, ora arde dalla voglia di essere penetrata. E lo chiede a gran voce col tono di chi ne ha bisogno come dell’ossigeno per respirare e sentirsi viva.
- Fai spostare questo trabiiiccolo, alzaaaaloooo. Mi rivolgo a chi lo ha studiato di dire a questo frocio, tutto muscoli e niente cazzo, di portare la figa dove ho la bocca. Lo voglio dentro.
E io che sono tra quelli che, seduto al tavolo, col cazzo fuori si sta masturbando, apro il collegamento col cavaliere servente e gli dico.
- Accontentala e quando è in posizione, liberale il bacino.
Man mano che il piano di appoggio si alza, il contatto si avvicina sempre più ed è lì, lì che sta avvenendo.
- Dai, dai, ancora un pò, ci siamo quasi, un altro poco e mi tocca, sta sfiorando le grandi labbra, la mia figa aperta è pronta e sta cantando “sempre libera desio volteggiar di gioia in gioia”.
La donna, a cui è stato liberato il bacino, ora può alzare i piedi e poggiatili sulla staccionata del box, puntellando i gomiti, può sollevarlo e fare quel movimento alternato che lo stallone è impossibilitato a fare.
Sulle facce degli spettatori lo stupore è visibile. I maschi, col cazzo in mano, se lo stanno menando. A stupire è la misura del pene, della bestia che lo possiede si vede ben poco, se ne perdono le dimensione e, non vedendone la punta, non si sa quanto di quel palo le sia entrato nella figa.
- Hei tu, frocio di merda, mi sono stancata di alzarmi sui piedi e sui gomiti, avvicina ancora questo trabiccolo, alza il piano, muovilo su e giù, che a te non costa fatica.
- Sì, così, su e giù, tieni il ritmo, sempre uguale, ahahahah, ahahah, né troppo né poco. Ora ho le mani libere e voglio usarle per stimolare quella parte del cazzo di Gulliver che resta fuori dalla mia figa. Per questo ci vuole un lubrificante, per far scivolare meglio le mani.
Subito da fuori della scena un tubetto di crema arriva in mano al cavalier servente che tolto il tappo sta per spremersela sulla mano.
- Che fai frocio, ci vuoi mettere la tua mano. Hai tolto il cappuccio, ora dai il tubetto a me.
Prima di spremersi la crema sulla mano, dal tubetto stesso ne spreme una buona quantità all’imboccatura della figa, dove si vede il palo che le sta dentro la figa. Poi se ne versa sul palmo di una mano e lo spalma sulla pelle nuda del cazzo del cavallo. A quel maneggiamento si diffonde un nitrito e non è quello registrato dell’inizio della ripresa, ma è vero, è il nitrito dello stallone in attività.
Con questo nitrito e un fermo immagine ravvicinato, che fa vedere una parte, da immaginare, del fallo del cavallo nella figa di Eva e quello che resta fuori circondato dalle sue mani, esce la parola FINE

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