Gay & Bisex
Il battesimo di Alessandro
di corsaro200
09.08.2024 |
10.589 |
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"Pur essendo abbastanza buio, avanzando nella fila vedo che, un po' più avanti del quarto sediolino, c’è una sagoma scura più bassa degli schienali della..."
Il battesimo di AlessandroUn pomeriggio infrasettimanale Alex, diminutivo di Alessandro, va a cinema, al primo spettacolo, il film è già iniziato. La porta d’ingresso è in fondo alla sala. La luce che viene dallo schermo la illumina quel tanto che consente di orientarsi.
“C’è poca gente, ognuno per i fatti suoi. A contarli non arrivo a quindici. No, sedici, con quello in piedi poggiato al muro. Chi sa poi perché non si è seduto, vai a capire la gente”.
Andrea
Chi sta in piedi si chiama Andrea, più interessato agli spostamenti del tendone sulla porta d’ingresso che al film che stanno proiettando. Sta seguendo i movimenti dell’ultimo entrato.
“Deve essere giovane, dove andrà a sedersi?
Deve avermi visto quando, come se stesse a contare gli spettatori, si è guardato intorno. Si è fermato. Terzultima fila, perfettamente isolato su tutti i fronti e non al primo seggiolino ma tre posti più al centro, così che se qualcuno volesse sedersi vicino, non dovrebbe scavalcarlo o obbligarlo ad alzarsi. Spero che sappia il fatto suo. Lo prendo come un invito e mi vado a sedere vicino a lui.”
Il film che proiettano è un Colossal della serie di Maciste. Alex è attento a guardare lo schermo. Chi gli si è seduto vicino, convinto che la sua mossa, quella cioè di esserglisi seduto vicino, sia stata capita, aspetta una contro mossa che non viene fatta. Allora fa anche la seconda mossa e, manifestando la voglia di mettersi più comodo, allarga le gambe e la sua, la destra, va a toccare la gamba sinistra di Alex.
Alessandro
“E vedi questo con tanti posti liberi mi si è proprio seduto vicino e sta pure a toccare. Si è allargato come a volermi scalzare, e spinge pure. Per ora tolgo la gamba e se continua cambio di posto”.
Andrea
“E che fa questo. Si ritrae, toglie la gamba.
È giovane!
Vuoi vedere che non ha capito niente, e se allungo ancora la gamba, cambia posto?
Mi tocca essere più deciso. Aspettavo che lui toccasse me, invece o rinuncio e vado via o devo essere io a toccare lui in modo deciso e inequivocabile”.
Presa la decisione, l’avanbraccio di Andrea che poggia sul bracciolo scivola dall’altro lato del seggiolino e la mano aperta si poggia sulla patta e preme leggermente. Tutti i muscoli di Alex si sono contratti e resta immobile, senza comunicare né che ci sta, né che è contrario. Ma quel muscolo in particolare, non comandato dalla sua volontà, inizia a indurirsi.
È il segnale che Andrea sta aspettando e con esperienza e maestria tira giù la lampo e infila la mano dentro ai pantaloni di Alex che impietrito come è non muove altri muscoli oltre quello che si è già mosso da solo.
Lo spazio di manovra è poco e capendo che è inutile aspettare che Alex prenda qualche iniziativa, Andrea molla momentaneamente la preda, slaccia la cintura dei pantaloni, sgancia il bottone e la patta è tutta aperta. Quello che era dentro è fuori a prendere aria.
Prima di continuare nel maneggiamento Andrea prende dalla tasca un pacchetto di fazzolettini, lo poggia tra le sue gambe e ne tirato fuori due, uno lo lascia sul pacchetto e l’altro lo infila tra le brache di Alex. Fatto questo si dedica con gusto e passione a smanettargli il cazzo. Quando capisce che il cazzo sta per eruttare, ci tiene la mano sopra per raccogliere quanto più sperma può e se la porta alla bocca. Leccatasela per bene, prende il fazzolettino che ha messo nelle brache del giovane e, pulitogli il cazzo, avvolge il fazzolettino con i residui di sborro in quello che aveva lasciato sul pacchetto e se lo mette in tasca per sniffarlo poi quando ne avrà voglia. Pronto per alzarsi, mentre Alex è ancora imbambolato con le brache aperte, prende un biglietto ben piegato che tiene sempre pronto e lo poggia sul cazzo oramai moscio.
Non è stata pronunciata una parola.
Alessandro
Assente come è, non ha visto se il masturbatore è uscito o si è seduto da un’altra parte. Solo quando, ritornato in sé, sta chiudendosi la gabbia dove il suo uccello riposa sazio e in pace, vede il biglietto. È piegato in modo da nascondere qualcosa, lo apre e vede che dentro c’è una banconota da venti euro e sul biglietto è scritto un numero di telefono. Con soddisfazione mette i venti euro nel portafoglio, scrive il numero nella rubrica del suo cellulare e pensa al nome con cui contraddistinguere quel numero.
“Se per ogni sborrata che faccio c’è chi mi da venti euro, divento ricco. È un bel guadagno per le mie scarse finanze. Affianco al numero scriverò Soldi, può essere anche un cognome”.
Per il resto del pomeriggio e della sera non fa che pensare a quello che gli è stato fatto e, andato a dormire nel suo letto, eccitato come è, non si trattiene e inizia a farsi una sega, pensando a quell’uomo e quella mano molto abile nello stuzzicarlo. Quando si lascia andare e sborra, non può fare a meno di pensare.
“Ho sprecato venti euro”.
Il secondo giorno riesce a controllarsi e a rimandare, il terzo non ce la fa a trattenersi e, più o meno allo stesso orario in cui tre giorni prima è andato al cinema, fa il numero. Ha già deciso cosa rispondere quando sentirà la classica parola.
Andrea
Il suo telefono privatissimo sta suonando. È un numero che da esclusivamente alle sue prede, per dare sfogo al suo vizio, e l’ultimo a cui lo ha dato è stato un giovincello trovato a cinema. Gli piace essere il primo, corrompere chi manco pensa che un maschio possa provare piacere con un altro maschio e perché ci sia una seconda e una terza volta usa come specchietto i soldi, come una sua concessione e non una pretesa del marchettaro di professione.
- Pronto.
- Mi è piaciuto. Anche il regalo. E le mie palle sono piene.
- Te le vuoi svuotare?
- Con il regalo, sì! Il film è anche cambiato.
- Bene. Allora ascolta bene quello che ti dico ed eseguilo alla perfezione.
Alessandro
“L’orario è quello dell’altra volta. Sono in sala, le persone sono più o meno lo stesso numero, forse anche le stesse. Vado a destra nel corridoio.
Guarda un po'. Appena sono entrato, nel punto in cui devo andare, sono sicuro di averci visto una persona che ora però non c’è più. Comunque sia, vado fino in fondo, conto le file a partire dall’ultima. Mi devo sedere nella terza fila al quarto seggiolino. Pur essendo abbastanza buio, avanzando nella fila vedo che, un po' più avanti del quarto sediolino, c’è una sagoma scura più bassa degli schienali della fila che sta avanti.
Quando mi siedo, quatto, quatto, la sagoma si avvicina, sposto la gamba destra, la sagoma si posiziona tra le mie gambe e, senza alzare la testa, inizia a sbragarmi. Mi slaccia la cintura, fa uscire il bottone dall’asola e tira giù la cerniera, tutto con calma, il suo interesse è dove tiene le mani.
Una sorpresa c’è anche per lui. Non ho messo gli slip, sono uscito senza mutande, la volta precedente erano stati di impaccio. Accortosi di questo, ha sollevato la testa, infilato una mano sotto la maglietta e, arrivata a un capezzolo, me lo ha pizzicato forte, quasi un rimprovero, e ha riabbassato la testa.
È stato così per un tempo che a me è sembrato lunghissimo. Non mi toccava neanche il cazzo. Ho immaginato che abbia impiegato tutto quel tempo a guardarmelo, mentre io non potevo vedermelo perché la sua testa me lo copriva. Poi aspirando su col naso si è avvicinato così tanto che, quando il respiro gli esce dal naso me lo sento addosso.
Andrea
“Si è appena docciato, si sente l’odore del bagnoschiuma, che danno per il mio olfatto, devo fargli una raccomandazione.
- La prossima volta non lavartelo, per quanto più tempo puoi.
Vediamo ora a che punto sto con l’appagamento dei sensi. I sensori della mano hanno goduto la prima volta. La vista, anche se non c’è tanta luce, è appagata. L’olfatto potrà avere di più la prossima volta. È arrivato il momento del gusto e coinvolgere tutto il cavo orale, ora che il cazzo ancora moscio e le palle possono riempirlo tutto.”
Alessandro
“Si è preso in bocca tutto, cazzo e palle, che sensazione goduriosa, non è rimasto fuori niente, ma mi fa anche un po' paura. Se fosse un cannibale che mi strappa e divora tutto?
Diventerei un eunuco. Fortunatamente non usa i denti, sento la lingua che mi stuzzica la punta del cazzo ed entra tra la cappella e il prepuzio. Conseguenza il cazzo mi si ingrossa, tocca il fondo del palato e le palle vengono espulse. Ora sono anche io che mi muovo, sollevando il culo dal seggiolino e il cazzo non trova intoppi perché va oltre l’ugola e solletica le tonsille. Non riesco a trattenermi e inizio a mugolare.
Ah, ah, ah, ah! Così anche l’udito del pompinaro può sentire il mio piacere.”
Non riesco più a controllarmi, le mie mani che fino a questo punto se ne sono state ferme, si vanno a stringere dietro la nuca di Andrea e sollevando il culo dal sedile, lo pompo con foga. Anche le altre due mani che non sapevo e non mi interessava sapere cosa facessero, me le sento addosso, si sono impossessate delle mie chiappe e le stringono spingendosele contro la faccia. Non riesco a immaginare dove siano arrivati i miei reali quattordici centimetri di cazzo.
Sentirmi toccare il culo mi fa in grifare anche di più e quando il contatto diventa più ardito, perché il dito medio delle due mani mi sfiorano l’anello spingendo per entrare, gli sborro in gola intrappolando i due polpastrelli stretti nella morsa del mio sfintere.
Quando mi smollo e i due polpastrelli si sfilano dal mio buco del culo, se li porta alla bocca come due lecca lecchi, dopo essere stati sniffati allungo.
È rimasto ben poco da pulire, le labbra con l’ausilio della lingua hanno ripulito tutto e quell’umidore lasciato dalla saliva viene asciugato dalla maglietta.
Tolte le sue mani dalle mie braghe ancora aperte, ci porto le mie e vi trovo messa tra la cintura dei pantaloni e la maglietta, come si suole fare, agli spettacoli in cui l’artista ha dato il massimo di sé, un biglietto di carta piegato per il lungo. Vedo anche che il mio pompinaro, stando basso tra i sedili, si sta allontanando e solo quando ritiene di essere distante abbastanza si alza in piedi e percorre quei pochi passi che lo separano dal tendone sulla porta di uscita.
La striscia di carta è una banconota da venti euro.
Questi incontri si ripetono periodicamente, il loro svolgimento è pressappoco identico a questo appena descritto. Le differenze sono che Alex non fa la doccia prima di andare a cinema e il cazzo non viene lavato per più tempo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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