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Gay & Bisex

bottoni o cerniera


di corsaro200
03.08.2024    |    831    |    2 8.0
"Fulminato da quella visione, pur nello squallore del posto anche puzzolente, l’uomo perde completamente il controllo, solleva il giovane prendendolo alle..."
Sul treno con destinazione Napoli Leonardo quarantacinque anni è immerso nella lettura di un libro. Il treno, un regionale, è quasi vuoto, non c’è nessuno né di fronte, né intorno a lui, si ferma a Caserta e riprende la corsa. Sembrerebbe non sia accaduto niente di nuovo, invece no, dopo qualche minuto è costretto a tirarsi indietro sul sedile perchè qualcuno si sta sedendo di fronte a lui.
“Ma guarda questo, la carrozza è vuota e viene a sedersi proprio qui”.
Questo pensiero gli è venuto e non riesce ad allontanarlo anche perché si sente addosso lo sguardo, così interrompe la lettura per vedere chi ha difronte.
È un sabato di fine luglio e un ragazzotto di quindici, sedici anni, pantaloni corti e maglietta, lo ha puntato tra le gambe, tenute aperte, perché quelle del ragazzo gli si sono ficcate in mezzo, e non si cura di farsene accorgere, anzi sembra che quella sia la sua intenzione. L’uomo infastidito sposta il libro dalla posizione di lettura che gli nasconde le braghe. Il suo sguardo va in basso e resta allibito.
Sua moglie gli ha fatto comprare un paio di pantaloni che, anzichè la solita e pratica cerniera, hanno i bottoni. Due di questi sono sbottonati e, avendo per giunta indosso boxer aperti davanti, dei peli neri e ricciuti fanno capolino nello spacco.
Leonardo sbianca e immediatamente, frapposto di nuovo il libro nella traiettoria tra la sua patta e gli occhi del ragazzo, cerca con l’altra mano di abbottonarsi. Si sta vergognando per l’oscenità di mostrarsi in pubblico con le brache aperte e il pelo pubico che ne fuoriesce. Chiunque fosse passato nel corridoio si sarebbe, come è successo al ragazzo, accorto della sua sconcezza. In più subentra la paura, sì la paura di aver, anche se involontariamente, adescato un minore. Gli è ora chiaro che il ragazzo si è seduto lì perché provocato dalla sua esibizione.
- Scusi signore. Posso fare io? Sa con due mani è più facile.
Leonardo, imbambolato come è, non risponde ma toglie la mano e il ragazzo, considerando il gesto un implicito consenso, porta le mani alla patta dell’uomo. A quel tocco la reazione è immediata, da pallido che è Leonardo in un istante si infiamma e il gonfiore nei pantaloni aumenta notevolmente. Il ragazzo, pur provandoci con impegno non riesce a portare a termine l’operazione che si è offerto di fare al posto suo, anzi un terzo bottone si apre. L’uomo, che ha perso completamente il controllo, è passato dalla paura all’eccitazione senza alcun freno, e sta per mettergli una mano sulla testa per spingerla giù.
- No, no. Ci possono vedere e poi a Casoria devo scendere e manca poco, scendi anche tu.
- E poi?
- Casoria è una stazione piccola, non ci sta mai nessuno, io vado nei cessi e tu mi vieni dietro.
- Ma devo andare a Napoli.
- E che vuoi che sia, aspetti il prossimo treno o predi un autobus fuori dalla stazione, vanno tutti a Napoli.
Avrai mica una moglie che ti comanda?
Queste chiacchiere gli hanno fatto ammosciare il cazzo così riesce ad abbottonarsi facilmente.
- Siamo arrivati, devo scendere. Per uscire dalla stazione si fa il sottopasso. Vedrai saremo solo io e te. E se non lo fai è un vero peccato.
Mi sposto in un’altra carrozza per non uscire tutti e due da qui.
Ti farò divertire, ci so fare con la bocca e con il culo.
Non c’è tempo per il tira e molla, scendere, non scendere, per considerazioni del tipo, “com’è che mi interessa un maschietto, sono diventato pedofilo e gay così di punto in bianco, un minorenne dell’età di un figlio mio, ma hai sentito che linguaggio, che malizia, che puttanella, quanta esperienza avrà già fatto alla sua età, quasi non ha ancora la barba, un efebo”.
Con questi pensieri che scorrono rapidi e, senza che il cervello abbia dato l’ordine, l’uomo si alza.

Sono gli unici passeggeri a scendere. Il ragazzo imbocca deciso la scala del sottopasso senza accertarsi se viene seguito e, con tutti i pensieri che arrovellano il cervello di Leonardo, nel tempo che impiega a imboccare la scala del sottopasso il giovane è già fuori dall’altro lato e, dopo aver visto ed essere stato visto, si dirige al cesso.
I pensieri, dissociati dall’azione non danno tregua. “Ma che cazzo sto facendo, sto andando dietro a un ragazzo, per fare cosa? Farmi fare un pompino e magari metterglielo nel culo anche senza preservativo, io non vado in giro con quel tipo di dotazione. Ora vado e gli dico che mi sono sbagliato, che sono pentito, che posso essere suo padre, che non se ne fa niente e aspetto il prossimo treno”.
Dopo aver preso questa decisione Leonardo entra nei cessi con il batticuore. Il locale è vuoto, i due orinatoi sono liberi e una delle due cabine ha la porta accostata.
Si avvicina al box e attraverso il vano aperto vede di schiena tutto nudo un angelo senza le ali. Il giovane si è spogliato completamente, non è che avesse tante cose da togliersi, ha indosso solo le scarpe e aspetta. Ma l’uomo che dentro di sé sta combattendo tra il suo proposito di pentimento e il desiderio carnale che quel corpo angelico gli sta suscitando, non fa una mossa. Così è il ragazzo che vezzosamente si gira mostrando, tra le gambe tenute strette per nascondere il pisello, un ciuffetto di peli che fa pensare a un altro sesso.
Fulminato da quella visione, pur nello squallore del posto anche puzzolente, l’uomo perde completamente il controllo, solleva il giovane prendendolo alle ascelle, lo poggia con i piedi sul coperchio abbassato della tazza, avvicina la testa all’inguine e vi ficca dentro la lingua. Con quel gesto è come se avesse messo il ragazzo su un piedistallo per ammirarlo e adorarlo. Posa la bocca e la lingua sulle zone più erotiche, capezzoli, ombelico e ritorna a quel falso monte di Venere, poi lo gira di schiena e fa lo stesso omaggio al solco delle natiche dove appena un po’ più in basso trova un fiore in boccio che non può fare a meno di prende tra le labbra e il fiore si apre e si ingrossa. Sta facendo al giovane quello che si aspettava il giovane avrebbe fatto a lui, un pompino.
Lo stupore è di entrambi, quel ruolo non è confacente al giovane, come lui stesso ha detto è specializzato con la bocca e con il culo, si meraviglia e si compiace nel vedersi in un ruolo attivo. Leonardo non sa che cosa sia avere un ruolo, lui ha tra le mani un corpo stupendo di cui sta avendo un assaggio, forse non ha iniziato dal punto giusto. E subito ci pensa il ragazzo che scende dal piedistallo che altro non è che il coperchio della tazza del cesso, vi si siede sopra, sbottona la patta di Leonardo, ne tira fuori un bel cazzo già duro e con la bocca se ne impossessa. Non sono tanto gli affondi in gola quanto il lavoro di lingua che fanno mugolare di piacere Leonardo. Vorrebbe lasciar fare al giovane, avendone costatato la bravura ma non sa trattenere le mani che si posano sulla testa del pompinaro, la bloccano e gli affonda ripetutamente il cazzo nella gola con foga. A fatica il giovane riesce a staccarsi per dirgli a bassa voce ma deciso.
- Smettila di tenermi la testa, così vieni subito e io non voglio questo.
- Scusami non so trattenermi.
- E tu tieni in alto le braccia e incrocia le dita dietro la nuca, guarda quello che faccio con il tuo cazzo, fai lo spettatore di te stesso. Voglio farti provare tutto e darti il culo.
- Ma io non ho il preservativo.
- E tu pensi che io vado in giro senza quello strumento? Ce l’ho io e se vuoi che continui, ti costerà caruccio.
- Cosa mi stai dicendo.
- Che mi faccio pagare, faccio la marchetta.
Vedendo lo straniamento dell’uomo il ragazzo cambia tono e modi e aggiunge.
- Non mi dire che uno come te non può permettersi cinquanta euro per una prestazione sessuale.
- Non l’ho mai fatto, sapere che devo pagarti mi potrebbe bloccare.
- Credimi se mi paghi è meglio per te.
- Che vuoi dire.
- Che, se paghi non ti vengono gli scrupoli, i rimorsi pensando “è minorenne, potrebbe essere mio figlio, ho approfittato di un ragazzo che chi sa quante ne ha passate”.
Se mi paghi va tutto a posto con la tua coscienza.
E non solo.
- Che altro.
- Pagando sei tu che chiedi, anzi pretendi.
- Se comando io allora fallo sparire di nuovo, mostrami la tua fighetta giovane e vergine.
- Giovane sì, ma vergine … In me non c’è niente di vergine. Allora accetti di pagarmi?
- Mica posso andarmene in giro così infoiato.
- Quando uno paga va ubbidito. Un semplice gesto e Mario, questo è il mio nome, diventa Maria.
Così dicendo fa sparire tra le gambe strette il suo sesso di maschio. Leonardo le si avvicina a gambe larghe e, piegando le ginocchia per portarsi all’altezza giusta, le infila il cazzo tra i peluzzi del triangolo, la strige forte e pompa. È eccitato in una maniera incontrollabile e se il giovane non gli avesse imposto di fermarsi sicuramente avrebbe sborrato lì tra le sue gambe.
- Ma fermati, cazzo, se mi sborri tra le gambe dopo come faccio a pulirmi qui dentro. E poi ti ho già detto e ti ripeto che lo voglio nel culo. E conviene che mi sbrigo prima che tu mi freghi con una sborrata precoce.
- Non ho la sborrata precoce, il fatto è che è tutto così eccitante e mi hai già interrotto due volte.
- Quando lo avrai messo nel posto giusto non ti interromperò ma tu trattieniti non venire subito come un coniglio, fammelo sentire tutto dentro.

Da questo punto in poi tutto si svolse nel rispetto dei ruoli con la soddisfazione di entrambi.
A conclusione il giovane ricevette il suo compenso e l’uomo un numero di telefono.

Sono passati anni e ora quel telefono sta suonando.
- Pronto.
- Ciao Maria.
- Ciao Leonardo.
- Sai dove sono?
- Dimmelo. Anche se ho già capito.
- Sono a Casoria, nel cesso dove con un gesto, davanti ai miei occhi, Mario si trasformò in Maria.
- Leonardo allora c’era il trucco, oggi grazie anche ai nostri frequenti incontri e alle tue ricompense ai miei servizi, non è più così, Maria è autentica.

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