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Gli intrighi del convento di San Girolamo 8


di boschettomagico
22.07.2018    |    3.042    |    6 9.7
"Quella donna mi sta rovinando l’esistenza..."
Capitolo 8: Un ostacolo da eliminare

I miei dubbi e i miei timori conseguenti alla mia storia con Piera si rivelarono subito fondati. Da quel giorno in cui l’avevo sverginata, la gobbetta era diventata la mia ombra e la sua presenza cominciava ad asfissiarmi, in quanto ostacolava continuamente la mia voglia di vita libertina e la mia sete di vivere al meglio i miei selvaggi istinti sessuali.
Un giorno che avevo voglia di Suor Paola e mi ero diretta alla scuderia mi sono trovata Piera che stava accarezzando i cavalli e che con uno sguardo indecifrabile mi ha detto - Reverenda Madre amo troppo questi animali...
Un altro giorno finita la lezione mi ero soffermata in aula aspettando Suor Marina che doveva venire a fare le pulizie dell'aula, come la suora era arrivata avevo cominciato a palparle la passera da sopra la tonaca e le stavo per mettere la lingua in bocca quando è apparsa improvvisamente Piera che guardandomi con aria sospetta ha detto -Scusi Reverenda Madre, ma avevo dimenticato il quaderno degli appunti. Suor Marina è subito arrossita e si è defilata mandando a farsi fottere i miei progetti libidinosi.
Infine una domenica pomeriggio stavo andando al capanno per farmi Suor Daniela...ero arrivata con mille precauzioni all'uliveto ma proprio mentre stavo per chiudere a chiave il portoncino ho sentito spingere la porta e mi sono trovata Piera davanti che con aria candida ha detto - Vengo spesso qui nel prato a raccogliere fiori, amo la natura.
Lì la mia pazienza ha raggiunto il limite...l'ho guardata con uno sguardo carico di odio e le ho urlato in faccia - Hai finito di pedinarmi? Da giorni mi stai stressando, cosa vuoi da me, lasciami in pace. -Padrona non ti adirare, lo sai che sono la tua schiava e sento la necessità di servirti in ogni momento della giornata. - Lo vuoi capire che io non sono la tua padrona, io non ho nessuna schiava, non tormentarmi con la tua presenza. -Si che sei la mia padrona, hai saputo dominarmi come mai nessuna ci era riuscita, mi hai sverginata e io sento che non posso farne a meno di te; tu puoi fare di me tutto quello che vuoi!
Sono avvampata, sentivo vacillare tutte le certezze che avevo in me da quando ero al convento, ormai ero una furia. Ho preso il braccio di Piera e l'ho trascinata via urlando -Posso fare di te tutto quello che voglio? Bene allora vediamo se ti piace quello che ti farò adesso.
L'ho portata nello studio, l'ho denudata quasi strappandole la tonaca e poi l'ho messa prona sul tavolo del salone. Mi sono messa il cazzo di legno che mi ero portata in tasca per Daniela, l'ho indossato in fretta e furia, poi ho infilato con violenza il dito medio nel culo di Piera. La gobbetta ha emesso un forte urlo di dolore sorpresa dalla mia indole di violenza ma si è poi accasciata inerme sul tavolo, ho continuato a violentarle il buchino vergine con il medio e poi togliendolo le ho sputato nel buco e senza la minima dolcezza le ho puntato il cazzo di legno e ho spinto con violenza.
Piera all'inizio ha cominciato a lamentarsi, ma mai implorando di calmare la mia foga.
Io invece ho cominciato a violarle il culo come se fossi in preda a un improvviso raptus di violenza. -Allora ti piace farti inculare così, schiava cosa dici alla tua padrona che ti sta rompendo il culo. -La tua schiava è qui per soddisfare ogni tuo desiderio per cui accetto ogni tuo volere. La risposta non ha fatto altro che aumentare la mia incazzatura per cui ho continuato a pomparle il culo senza il minimo ritegno, Piera dopo l'iniziale piagnisteo ora stava in silenzio e col passare dei minuti, man mano che il mio cazzo di legno cominciava a penetrarle il culo con più facilità, accompagnava i miei colpi con forti sospiri che non riuscivo decifrare.
Sotto i miei violenti colpi la sua piccola deformità della schiena rimbalzava come una piccola palla e le sue mani cercavano di incollare il corpo al tavolo, dentro di me era chiaro l'intento di castigarla in modo che lei finisse di perseguitarmi con la storia della padrona, ma ora la piccola porca cominciava a gradire la mia violenza. -Padrona io sono tua, usami come meglio credi, sono la tua schiava e accetto ogni tuo ordine. Mi sono quasi bloccata per la sorpresa, non mi aspettavo anche questa volta la sua più totale sottomissione e come mi sono fermata lei ha cominciato a mugugnare -No... no... non fermarti...un nuovo piacere sta prendendo vita dentro di me, se quando mi hai rotto la figa è stato fantastico, il piacere che provo adesso è sublime, inculami ancora non fermarti. Sono rimasta allibita, volevo castigarla e invece quella lurida porca stava cominciando a godere come una maiala in calore.
Mi sentivo presa per i fondelli, la rabbia è tornata a dominarmi, non sapevo dare una spiegazione a tutto ciò per cui ho cominciato a sculacciarla sulle sue piccole natiche, ma anche lì ho ottenuto l'effetto contrario. -Si... Si... sculaccia la tua schiava, lo so che sono stata cattiva, ma non smettere di incularmi ti prego perché sento che sta scoppiando in me una ondata nuova di piacere che non avevo mai sentito prima d'ora.
Ormai ero come inebetita, più la sculacciavo per sfogare la mia rabbia e più quella deforme godeva, senza accorgermene stavo facendo il suo gioco, così che con un urlo che si sarà sentito in tutto il convento Piera è esplosa in un orgasmo imperioso, batteva i pugni sul tavolo di noce facendolo sobbalzare e continuava a urlare sguaiatamente -Godooooooo...godooooooo...godooooooo...
Ora sapevo che se mi fossi fermata le avrei interrotto il suo orgasmo stratosferico e l’avrei delusa ma ormai ero presa anch'io da quella situazione ambigua e continuavo invece a pomparla infoiata dalle sue urla di piacere. Non so per quanto sono andata avanti, so solo che mi sono fermata solo quando le mie reni chiedevano pietà. Le ho tolto il cazzo mentre lei stava ancora sbuffando di piacere, l'ho guardato, era impiastricciato al massimo, ho preso Piera per i capelli l'ho inginocchiata davanti a me e le ho ordinato
-Su brutta sozzona ripuliscilo alla perfezione.
-Lei quasi senza rendersene conto ha cominciato a succhiarlo.
Ogni volta che cercavo di umiliarla per farle pagare la sua ormai per me ingombrante presenza, non facevo altro che scatenare in lei nuovi piaceri e nuovi motivi di eccitazione.
Dopo parecchi minuti Piera si è staccata dal cazzo e mi ha abbracciata all'inguine sussurrandomi
-Grazie padrona...grazie...sei stata fantastica!
Ero inebetita, non sapevo più cosa fare, cosa dire.
-Vai in bagno a lavarti e sparisci!
Piera ha obbedito all'istante, l'ho seguita solo perché dovevo pisciare, mi sono accucciata sul buco della latrina e ho cominciato ad urinare, Piera mi si è avvicinata e ha messo improvvisamente le mani sotto lo scroscio della mia passera come se dovesse lavarsele. -Padrona dammi la tua pipì...ti prego lasciami accucciare sotto di te, lascia che io possa bearmi della tua pioggia dorata. L'ho cacciata con un forte spintone rischiando di cadere nel buco, mi sono alzata, le ho lanciato la tonaca e le ho detto -Sparisci, così come sei, vai lavarti nella tua cella.
Piera è stata per la prima volta fulminata dal mio gesto e indossando con la massima premura la tonaca è uscita dal bagno, prima però di uscire dall'ufficio si è girata e mi ha detto -Grazie padrona...grazie di tutto...quando diventerò suora sarò la tua serva fedele finché vivrò e non ti abbandonerò mai!!!
Per tutto il giorno ho rimuginato su quanto era accaduto, mi sentivo persa, per la prima volta avevo perso la mia baldanza, la mia sicurezza e ripensavo con terrore alle ultime parole di Piera “Quando sarò suora...”
Anche la notte è stata per me un incubo, così che al mattino ho fatto preparare da Suor Paola la carrozza, ho comunicato che non ci sarebbero state le lezioni e sono volata da Gertrude. Arrivata alla curia mi sono fatta annunciare alla direttrice, una suora mi ha detto di accomodarmi in una saletta e aspettare, perché la Reverenda Madre era impegnata ma che di lì a breve mi avrebbe ricevuta.
Dopo un quarto d'ora ho visto uscire di tutta fretta una persona piuttosto anziana, che se ne andava con aria contrariata sbattendo la porta della saletta.
Dopo un minuto è apparsa Gertrude che mi ha fatta accomodare nel suo ufficio; all'inizio ci siamo abbracciate come due sorelle ma poi le nostre labbra si sono cercate e ci siamo trovate con le lingue che si intrecciavano in un voluttuoso bacio di passione.
-Cosa hai detto a quel povero tapino che è uscito come se avesse visto il diavolo?
-Quello Marzia era mio padre, è venuto a implorare la riduzione del suo debito nei nostri confronti, 'ho mandato a quel paese!!! Mi ha insultata dicendomi che non sono più sua figlia, gli ho risposto che da quando ha ucciso Paolo lui ha smesso di essere mio padre. Lo sto rovinando, non ha più un quattrino, gli ho proposto una delazione di pagamento a un interesse che non potrà mai sostenere, è solo questione di tempo.
Anche chi lo proteggeva si è ritirato perché la cassa ha bisogno dei rientri debitori per quadrare i bilanci. Ho volutamente elargito parecchie somme per le migliorie a tanti conventi non solo a San Girolamo…perché il bilancio era in attivo…ma solo grazie alle somme debitorie che ora devono rientrare. Era tutto calcolato, sto coronando il mio sogno di vendetta verso l'uomo che ha distrutto la mia esistenza. In quell’elenco come ti avevo già detto c’è anche tuo padre, mi dirai poi tu che linea dovrò prendere con lui.
Ma ora veniamo a noi…come mai sei qui, non ti aspettavo.
Ho cercato di spiegare il più precisamente possibile l'accaduto e alla fine guardandola negli occhi le ho detto.
-Aiutami... quella donna mi sta rovinando l’esistenza.
Gertrude è rimasta a pensare a lungo poi mi ha guardata fissa negli occhi
- Questa volta sei stata troppo imprudente… hai trovato pane per i tuoi denti, il gioco ti è sfuggito di mano, Marzia quando tu ti infili quel cazzo in mezzo alle gambe non sai più ragionare, quei tipi di donne sono pericolose sai. Vediamo comunque se posso darti una mano.
Ha preso un grosso registro da una libreria alle sue spalle e ha cominciato a sfogliarlo molto lentamente, io con lo sguardo cercavo di scoprire cosa stava facendo, mi pareva di capire che quello era l'elenco completo di tutti i conventi presenti in Italia, ma non connettevo cosa stesse cercando. Per parecchie volte si soffermava su una pagina, leggeva minuziosamente gli scritti e poi andava a cercare un altro foglio Dopo quasi mezz'ora ha picchiato le nocche delle dita su una pagina sorridendo
-Penso di aver trovato la soluzione al tuo problema, la sbattiamo qui: e col dito mi ha indicato un puntino rosso disegnato su una cartina, ho letto sulla testata del foglio " Convento di San Bassolino - Lucania"
-E' uno sperduto convento vicino a Matera, ci sono rimaste solo 4 suore, due di loro hanno chiesto il trasferimento perché sono in disaccordo totale con la badessa, una vecchia suora che è stata confinata là per certi suoi vizietti un po' sadici. La tua Piera troverà pane per i suoi denti.
Fino alla nomina delle novizie cerca di controllarti, non contrariarla perché non crei ulteriori problemi...certo che poi per non insospettirla dovremo trasferirle tutte quattro, quindi la suora che mi avevi richiesto per voi l'avrai nella prossima sessione.
-Di quello non me ne frega nulla basta che mi liberi di lei, mi fido di te...credimi quella donna mi stava stressando.
-Stanotte spero dormirai qui...penso di meritarmi una ricompensa.
Dopo cena sono salita alla camera di Gertrude, come lei ha chiuso la porta ci siamo baciate come solo noi due sapevamo baciarci e dopo tre baci eravamo già al massimo della libidine. Quando ho visto Gertrude nuda e ho potuto ammirare la sua figa nera corvina ho capito per l'ennesima volta che quella era la vera donna della mia vita, l'unica donna che avevo mai amato, l'unica donna che al solo vederla sapeva farmi salire il sangue alla testa. Dopo un minuto eravamo nel suo letto tra lenzuola profumate di lavanda, nella posizione del 69 a leccarci a vicenda; l'odore della figa di Gertrude era per me quanto di più erotico potesse esistere, ho affondato la mia lingua dentro quel paradiso e ho cominciato a leccarl; era fantastico poter assaporare la passera della mia donna mentre sentivo la sua lingua che mi frugava ogni più recondito angolo della mia passera. Il nostro scopo era il solito, venire insieme...eravamo maestre in quello e anche questa volta abbiamo superato in perfetta sintonia il traguardo del piacere. Ho sentito la figa di Gertrude infradiciarsi di umori proprio mentre sentivo la mia che liberava tutto il piacere che la sua lingua aveva saputo darmi. Per parecchi minuti ci siamo assaggiate, quanto amavo quel sapore, un sapore che non era di solo sesso ma anche di tanto amore. Ci siamo poi abbracciate fino a quando Gertrude mi ha guardata negli occhi e mi ha sussurrato
-Ora fammi tua!
Ho indossato il cazzo di legno e con dolcezza infinita ho cominciato a entrare dentro il corpo della mia innamorata. Era l'unica donna con cui io facevo l'amore nel vero senso della parola, entravo e uscivo dentro di lei con un cadenzato ritmo in cui le facevo capire quanto l'amavo, ero sicura che in futuro avrei potuto scopare decine di suore ma con nessuna avrei mai usato quella dolcezza con cui stavo ora amoreggiando con la mia musa. Quando Gertrude è venuta, la mia lingua ha intrecciato la sua e ho cominciato a baciarla con tenerezza mentre continuavo a ondeggiare dentro di lei, sapevo che se riuscivo a darle tutta la dolcezza di cui ero capace la potevo portare ad un secondo orgasmo e così è stato, la massima soddisfazione è stata sentirla sussurrare -Ti amo...Ti amo...Ti amo... proprio mentre io sentivo i suoi umori infradiciarmi le cosce
Abbiamo dormito fino al mattino nude ed abbracciate, forse era proprio il fatto che ci vedevamo raramente a rendere quei momenti sempre più desiderabili e appaganti sotto il profilo strettamente sentimentale. Non nascondo che ho lasciato il suo palazzo malvolentieri, specie quando lei salutandomi mi ha bonariamente sussurrato -Ciao amore mio, non combinare altri disastri.
Nel ritorno ero serena, ero fiduciosa che Gertrude aveva risolto il mio problema. Ripensavo alla nostra notte d'amore, al romanticismo del nostro incontro, ma allo stesso tempo sentivo dentro di me che avevo si goduto, ma non avevo soddisfatto il mio io di porca incallita.
Sentivo che mi mancava qualcosa...la carrozza stava passando in un sentiero in mezzo ad un vasto pioppeto, ho messo la testa fuori dal finestrino e ho detto a Suor Paola
-Addentrati in quel prato laggiù e fermati quando te lo dico io.
Dopo dieci minuti eravamo in un pianoro che chiudeva il pioppeto, siamo scese, Suor Paola mi guardava sperando di aver percepito cosa volevo fare; le ho ordinato di spogliarsi. Il suo sorriso mi ha fatto capire che sperava proprio in quello.
Come è rimasta nuda le ho infilato la testa sotto la mia tonaca e le ho detto
-Su, leccamela, eccitami che poi ti scopo!
La sua lingua ha cominciato a insalivarmi la passera, mi eccitava vedere la sua testa che si muoveva sotto la mia tonaca. La notte prima ero stata ricoperta d'amore, ma ora avevo bisogno solo di libidine, mi sono tolta la tonaca, mi sono messa il cazzo e ho ordinato a Suor Paola
-Su mettiti lì a pecorina con le mani sui raggi della ruota.
La suora ha prontamente obbedito e nel vederla così in quella posizione sconcia offrirsi alla mia libidinosa voglia ho sentito il desiderio salire alla massima potenza. Mi sono inginocchiata e gliel'ho leccata per qualche secondo, la porca era già bagnata, mi voleva, e io volevo lei. Gliel'ho subito infilato e per un attimo ho pensato alla mia precaria moralità, che stavo tradendo Gertrude dopo solo qualche ora che l'avevo lasciata, che ero una ingrata e che non sapevo mai mettere freno alla mia porcaggine; ma come ho sentito Suor Paola che cominciava a mugolare di piacere ho subito messo da parte i miei rimorsi e ho cominciato a pomparla con una carica da torero.
Riflettevo però su di me...capivo che la notte prima io avevo realmente fatto l'amore in senso lato, ma che il mio appagamento sessuale era quello di scopare le mie suore isolando i sentimenti e mettendo in luce solo la mia lussuriosa sete di fighe calde e arrapate.
E i miei dubbi sono subito svaniti quando ho sentito suor Paola urlare di piacere, sapeva che eravamo ai confini del mondo, sapeva che eravamo isolate e poteva dare libero sfogo al suo piacere e le sue grida appagavano la mia sete di gallismo. -Ti piace il cazzo eh Paola! -Si...Si... mi piace Reverenda Madre...lei mi ha sverginata e lei sa darmi i piaceri che mi esaltano. Quando mi masturbo sul cavallo per eccitarmi penso sempre a lei e al suo cazzo di legno e spero che il più presto possibile le venga voglia di me e venga scoparmi.
Ho tolto l'uccello e ho detto a Paola -Su ora fammi godere, e ricordati di bere tutto il mio umore, mi piace sentire la tua lingua che si disseta dentro di me. Ora toccava a me dare libero sfogo al piacere urlando al cielo tutto il mio godimento.
All'arrivo in convento mi sentivo sicura di me stessa come da molto non mi sentivo. Ero serena e soprattutto appagata, sia sentimentalmente per aver fatto l'amore con Gertrude sia sessualmente per la sborrata che avevo fatto con suor Paola.
Nei giorni a seguire mi obbligai a scegliere una strada moderata...scopai un paio di volte Piera e seppur a malincuore evitai di giocare con Daniela e Marina.
Dopo tre mesi Gertrude veniva al convento a nominare suore le sei novizie... le quattro arrivate dalla città con Piera più le due decane interne Mirella e Claudia, che non avevano ancora preso i voti.
Nel sentire la sua destinazione Piera rimase delusa, era praticamente distrutta, io la consolavo dicendole
-Può darsi che sia una scelta temporanea, hai visto che siete state tutte quattro trasferite lontano da San Girolamo. Il giorno della partenza mi guardò per la prima volta con uno sguardo gelido, carico di odio, come se subodorasse il fatto che a mandarla via ero stata io.
Per qualche mese rimasi sulle spine perché non ero sicura che la cosa fosse sistemata definitivamente ma un giorno mentre stavamo mangiando in mensa mi è stata recapitata una lettera dal convento di San Bassolino in Lucania. Era di Suor Piera, che mi salutava e mi diceva che era felice e aveva trovato una ottima sistemazione.
Aveva una nuova padrona, Suor Carla, la badessa di San Bassolino, aveva 72 anni ma era ancora una padrona che sapeva farsi rispettare...ancora bravissima nel fare sesso...e molto severa nel comminarle dei castighi a base di frustino, per le sue mancanze comportamentali.
Piera diceva che aveva trovato la sua serenità interiore e mi chiedeva scusa perché aveva rinunciato a richiedere il suo trasferimento per tornare al convento di San Girolamo.
Per la prima volta mi sentivo veramente sicura dal pericolo di un temuto ritorno della mia ormai ex schiava...e sentivo in me una strana euforia, dovevo festeggiare la bellissima notizia.
Stavo riponendo il piatto sul tavolo quando ho visto Suor Daniela ancheggiare con il suo poderoso culone...avevo capito il modo migliore per festeggiare la bella notizia...ho chiamato Suor Daniela
-Vada prendere i registri e venga nel mio ufficio che devo controllare le spedizioni di olio dell'ultimo trimestre.
Suor Daniela mi ha sorriso e avvicinandosi mi ha sussurrato -Reverenda Madre...me la devo lavare? -Ma cosa vuoi lavare...lo sai che l'odore della tua folta barba è per me meglio di un raffinato profumo francese.




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