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Gli intrighi del convento di San Girolamo 14
di boschettomagico
17.12.2024 |
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"Era stato un intermezzo veloce, incredibilmente breve, ma non per questo privo di grande libidine..."
C A P I T O L O 1 4Un fiore di nome Medina
Al mattino siamo partite di buonora, ma un tremendo temporale ci ha accompagnate per tutto il viaggio; spesso ci fermavamo per permettere a suor Paola di asciugarsi in quanto a cassetta era continuamente sferzata dalle raffiche di pioggia gelata; l’andatura era ridotta al minimo e siamo arrivate a San Girolamo solo di sera mentre le suore stavano cenando nel refettorio e si sono stupite nel vedere le nostre condizioni. Ci siamo subito rifocillate con una zuppa calda, io ho bloccato le suore che stavano abbandonando la mensa
-Carissime sorelle…ho una triste notizia da darvi; stanotte è mancata Suor Terenzia.
La triste novità è stata accolta da tutte quante con un sonoro “Ohhh” di disperazione mentre suor Domenica è scoppiata in lacrime…
-Domattina arriverà un piccione di Suor Gertrude con un messaggio con la data del funerale e io dovrò quindi lasciarvi di nuovo per andare a Roma a presenziare alle esequie rappresentando tutte voi.
La notizia aveva scosso notevolmente tutte le suore che hanno abbandonato in mesto silenzio il refettorio. Ero nel mio studio ad archiviare nella libreria tutti i miei quaderni con gli appunti presi al corso quando ho sentito bussare alla porta…era suor Domenica che con gli occhi ancora rossi e pieni di lacrime si è seduta su una sedia davanti alla scrivania dicendomi
-Reverenda Madre sono qui per chiedere il suo assenso per poter presenziare alle esequie della mia vecchia badessa, lo so che per regolamento una di noi due deve rimanere al convento, ma quella donna ha rappresentato tanto per me e mi creda, non vorrei mancare assolutamente nel darle il mio ultimo saluto.
Sono rimasta scossa, non avevo mai visto la nostra suora cuoca così affranta e addolorata; per cui pur dispiacendomene perché non avevo mai visto Roma, le ho concesso quella deroga a sostituirmi. Domenica mi ha ringraziata con un caloroso abbraccio e ancora una volta ho sentito il mio corpo percorso da una strana scossa; era la terza volta ormai che mi succedeva ma in tutta sincerità non riuscivo decifrare il vero senso di quella mia strana reazione.
Al mattino è arrivato il messaggio, nel pomeriggio suor Paola schioccava le fruste e la carrozza partiva di gran carriera alla volta di Roma; io invece approfittando della calma regnante al convento ho improvvisamente sentito la nostalgia per qualche bella figa che da più di un mese non assaggiavo e tanto per cambiare la mia scelta è caduta su suor Daniela…la mia elefantessa prediletta. Suor Domenica è stata via due giorni ed è tornata alla base un venerdì a metà pomeriggio; avevo appena scorto suor Paola che stava portando i cavalli alla scuderia quando ho sentito bussare alla porta dell’ufficio e ho visto entrare suor Domenica, pensavo che la vice badessa venisse a ringraziarmi della delega ricevuta e relazionarmi sul funerale ma mi sbagliavo; si è seduta sulla sedia di tre giorni prima e con lo stesso tono calmo e cordiale ha cominciato il suo intervento
-Reverenda Madre vorrei conferire con lei per una questione molto delicata; a Roma ho avuto occasione di incontrare Suor Fiorella, con la morte di suor Terenzia al momento è libera da impegni e sta aspettando un nuovo incarico. Volevo chiederle se lei potrebbe richiedere che venisse trasferita qui a San Girolamo, da quando i nostri edifici sono stati ristrutturati il nostro convento si è ingrandito e un aiuto sarebbe ben gradito.
- Il suo ragionamento non fa una grinza, ma non penso che lei stia perorando la causa solo per un bisogno di aiuto.
- E’ vero suor Marzia, non dimentico che lei ci ha sorprese il giorno della sua nomina in un atteggiamento non proprio esemplare, ma quella ragazza è sempre stata una presenza importante per me qui al convento e vorrei che lei ricordasse come mi è stata “furbescamente” sottratta.
-Si…capisco cosa vuol farmi intendere…però suor Domenica, mi risulta che lei dopo la partenza di Fiorella ha avuto un notevole risarcimento del danno subito, con la nomina di Suor Claudia a sua collaboratrice diretta, e mi risulta che la giovane suora ha sostituito in tutto e per tutto Fiorella…e scusi se lo sottolineo…suor Claudia è una gran fiore di bellezza.
Domenica è arrossita vistosamente, ma non era tipo da sorvolare su certi scabrosi sottintesi, anzi quel velato colloquio privo di falsi segreti la prendeva molto…
-Io per Fiorella ero molto più di una amica intima, ero la successione diretta di sua nonna, ero la donna che aveva ridato alla ragazza la sicurezza di sè stessa dopo certi eventi traumatici; e certi valori sentimentali valgono molto di più delle bellezze esteriori; e mi scusi suor Marzia se ora sono diretta, addirittura forse sfacciata, io vedo come lei a volte guarda suor Claudia…con il ritorno di Fiorella penso che lei potrebbe dedicarsi con impegno a darle nuove mansioni… magari vicino a lei…vedo che il lavoro di ufficio aumenta sempre più e lei al momento non ha una segretaria.
Nel sentire quelle cose sono rimasta esterrefatta, Suor Domenica praticamente mi stava offrendo su un piatto d’argento la più bella suora del convento, non potevo crederci…come predetto dalla vice badessa io avevo sempre posato il mio sguardo libidinoso su di Claudia, ma avevo sempre desistito perché la ritenevo merce privata della cuoca. Nel mio immaginario vedevo già suor Claudia stesa nel mio letto e io su di lei che la montavo senza il più minimo ritegno… un forte prurito in mezzo alle mie gambe mi ha consigliato che dovevo darmi immediatamente da fare e ho approfondito la questione con la mia vice, col solito tono velato e allusivo…
-Suor Domenica se ho ben inteso vorrebbe barattare Suor Claudia in cambio di Suor Fiorella?
-Non penso sia un baratto che a lei dispiacerebbe…
-Bisognerebbe vedere cosa ne penserebbe Suor Claudia…
La vice badessa si è avvicinata a me e nonostante fossimo da sole nell’ufficio, ha abbassato il tono della voce come se stesse facendomi una confidenza molto stretta e mi ha sussurrato
-Suor Marzia, penso che quella ragazza non sia prettamente lesbica dentro, forse ama le donne perché non ha altro qui dentro… ma ama essere posseduta, presa, pensi che l’ho sverginata con un pezzo di manico di scopa, io non sono fatta per certe cose, sono una lesbica all’antica, tutta lingua e carezze; so invece che lei sa usare bene certi attrezzi che sarebbero sicuramente graditi alla mia vice cuoca.
-Non so come lei sia così ben informata su di me, comunque la cosa mi interessa…certo che per portare Fiorella di nuovo a San Girolamo dovrò chiedere l’aiuto a Suor Gertrude, mi dia un po’ di tempo per organizzare la cosa cercando il momento giusto per chiedere quel favore alla Reverenda Madre di Firenze.
Continuando con il suo tono malizioso e pieno di sottintesi Domenica ha ribattuto
-Sicuramente lei ha i mezzi giusti per ottenere da Getrude ogni cosa che desidera…vede Suor Marzia, dopo oltre quarant’anni di convento sono ormai una decana e riesco sapere con discrezione tutto e di tutte.
-Potrei sapere cosa di strano sa?
-Tutti i suoi intrallazzi…la sua innata intelligenza e la sua indiscussa arte amatoria hanno fatto cadere nelle sue braccia mezzo convento, poche hanno resistito al suo fascino e chi lo ha fatto è perché aveva evidentemente altri interessi…
-Non capisco…si spieghi meglio
-Non si è mai chiesta come mai Suor Morena, la piccionaia, pur non rifiutandola non le ha mai allargato le gambe?... perché da anni ha una intensa storia d’amore con suor Stefania la capo corista. Tra queste mura Reverenda Madre c’è anche vero amore, e tra me e Fiorella c’era vero amore e io vorrei farlo rinascere. Comunque stia tranquilla, non farò mai sorgere scandali, io so stare al mio posto accontentandomi di poco…ma quel poco lo vorrei però avere. Una sola volta ne sono stata tentata e solo l’alta diplomazia di suor Gertrude e di lei mi hanno fermata, vorrei quindi solo riavere quello che un giorno mi era stato tolto.
-Quindi lei mi cataloga come una cacciatrice implacabile senza sentimenti?
-Assolutamente no!!! Lei non prende quelle donne col ricatto tirando in ballo l’amore, lei non promette nulla e nemmeno approfitta della sua importante carica ecclesiastica; anzi dispensa alle sue sorelle gioia e divertimento regalando loro momenti di estremo piacere. Forse si stupirà di ciò che le confido ma sappia che sotto un certo punto di vista io la invidio e la ammiro; non nascondo che sotto un punto di vista diverso dalle altre suore io provo per lei una certa attrazione.
Il discorso sarebbe progredito ulteriormente se alla porta non avesse bussato Suor Claudia che lamentava un problema sorto in cucina; nel vedere quel fiore ho avuto per l’ennesima volta un brivido e ho capito che avrei fatto di tutto per conquistarla, ho congedato la cuoca rassicurandola
-Stia tranquilla Suor Domenica, sistemeremo al meglio questa faccenda, mi dia solo il tempo necessario.
Rimasta sola ho cominciato a riflettere su quella strana situazione: ero euforica nel pensare che avrei avuto tutta per me quella ragazza fantastica, ma sapevo che dovevo muovermi con estrema cautela. Gertrude mi avrebbe sicuramente concesso il trasferimento di Fiorella a San Girolamo ma non potevo presentarmi a lei all’improvviso per un futile motivo, avrebbe capito che il mio interessamento era finalizzato al fatto di portarmi a letto Claudia e la cosa sicuramente non le avrebbe fatto piacere. Dovevo aspettare il momento adatto per ideare quel piano senza insospettirla. Quel momento è arrivato solo dopo qualche giorno: un messaggio da Suor Gertrude mi avvisava che ero invitata all’inaugurazione dell’orfanotrofio di Suor Medina il 24 aprile e che la suora si era raccomandata che io non mancassi; inoltre la Reverenda Madre aveva importanti notizie da darmi sulla sentenza del processo. Ho colto la palla al balzo e ho comunicato a Suor Domenica che andavo a Firenze per perorare la sua causa. Sono partita al mattino del 23 pomeriggio, durante il viaggio pensavo in continuazione a Gertrude, avevo una voglia matta di fare l’amore con lei. Arrivata a Firenze però mi son presa subito una doccia fredda, Suor Gertrude aveva ricevuto l’ordine di recarsi con urgenza a Roma per due giorni e si stava preparando per la partenza, mentre preparava i bagagli le ho parlato di suor Fiorella e del desiderio di Suor Domenica di farla rientrare a San Girolamo, la Reverenda Madre si è stupita della cosa
-E come farà a gestire due relazioni all’interno del convento?
Ho cercato di nascondere la vampata di calore comparsa nel mio viso…
-Questo non lo so… avrà voglia di tenere il piede in due staffe…ma io le concederei questa sua richiesta, nel farmela ha sottolineato il fatto che chiede solo ciò che un tempo le è stato sottratto…
-Contenta lei contente tutte…non penso ci siano problemi a farla ritornare alla base; comunque ho altre importanti novità da comunicarti: abbiamo vinto la causa, tre giorni fa il Visconte Massimiliano ha fatto l’ingresso al casale del mio genitore, la nostra vittoria è stata completa, mio padre è sull’orlo della rovina!
-Era pur sempre tuo padre non provi un po’ di rimorso nel dire questo
- Marzia, grazie alla mia mediazione il Visconte gli avrebbe consentito di alloggiare in una dependance e gli avrebbe anche dato un incarico retribuito per aiutare il nuovo fattore nel consigliarlo sulle prime semine, lo avrebbe fatto solo per me, volevo dargli un aiuto, ma ha rifiutato con sdegno e se ne è andato sbraitando
-Io non ho bisogno della vostra elemosina, sono un barone, non sono un bifolco, vergognatevi tutti quanti, ma non è finita...
Mi hanno riferito però che ora è a Livorno e vive in una stamberga vicino al porto senza un soldo, le sue prostitute d’alto bordo si sono volatilizzate, frequenta solo vecchie baldracche che si concedono ai marinai affamati che arrivano con le navi. Un’altra curiosa novità riguarda invece Davide, ha abbandonato il seminario e fa il segretario di Alfredo che ha lasciato Dario e ha aperto uno studio notarile tutto suo…al quale ho contribuito economicamente anch’io come curia, in cambio ora curerà tutti i restanti processi che abbiamo in ballo, compreso quello di tuo padre; è giovane lo so potrebbe essere un azzardo, ma non è uno sprovveduto e conosce tutti i trucchetti di quel filibustiere dell’avvocato Dario, il suo vecchio principale. Alfredo e Davide vivono ora insieme. Mentre chiudeva la sua valigia Gertrude mi ha guardata dispiaciuta
-Amore mio tu non sai quanta voglia avevo di te e invece ti devo lasciare…
-A chi lo dici, mentre venivo qui sulla carrozza accarezzavo il mio uccello di legno e mi bagnavo solo al pensiero che ci saremmo amate; per scopare non abbiamo il tempo ma voglio ugualmente farti godere… l’ho presa e l’ho fatta sedere sulla sedia della sua scrivania, poi mi sono inginocchiata, le ho tirato su la tonaca e ho affondato la mia faccia in quella figa che odorava già di desiderio; naturalmente era senza mutande e come ha sentito la mia lingua massaggiarle la patacca si è immediatamente lasciata andare e ha cominciato a godersi la mia leccata. Non era certo quello che avrei voluto, ma ho cominciato ad eccitarmi a dismisura così che ho infilato la destra in mezzo alle mie cosce e ho cominciato a sditalinarmi mentre leccavo la mia amante. Quando Gertrude è venuta la mia mano ha accelerato le carezze e dopo un minuto mi sborravo in mano. Era stato un intermezzo veloce, incredibilmente breve, ma non per questo privo di grande libidine. Gertrude però è partita e sono rimasta sola, la sera ho cenato con Paola all’ostello; ero indecisa se scoparla, stranamente ho preferito rinunciare, forse presagivo cosa sarebbe successo il giorno dopo.
L’inaugurazione dell’orfanotrofio era fissata per le 15 del pomeriggio ma a metà mattinata giravo per l’ostello annoiata, per cui avendo avuto indicazioni che lo stabile era piuttosto vicino alle 10,30 mi sono incamminata da sola. Ho trovato subito l’edificio, era l’unico rimesso a nuovo dell’intera via del centro, come sono entrata ho subito visto Suor Medina che in un giardino seguiva i bambini che stavano giocando con due suore della sua stessa età; le sono andata incontro, come mi ha vista è corsa subito ad abbracciarmi, inutile dire che nello stringere forse più del dovuto quel giovane corpo ho avuto un brivido intenso.
-Reverenda Madre, ci contavo tanto ad averla qui con me, lei non sa quanta gioia provo in questo momento nel sapere che alla mia inaugurazione ci sarà anche lei…la mia cara maestra che ha seguito tutta la mia formazione ecclesiastica.
Abbiamo parlato del più e del meno fino al suono di una campanella che segnalava il pranzo di mezzogiorno, le giovani suore hanno allineato i bambini e li hanno indirizzati verso il refettorio, erano dodici, di una età variabile dai tre agli otto anni, in silenzio composto hanno seguito le loro maestre, finita la fila ci siamo accodate e siamo entrate nella sala mensa. Abbiamo pranzato tutti insieme tra tintinnii di posate e sonore risate che mettevano in evidenza quanto valido fosse lo spirito dato da Medina ai suoi ragazzi. Alla fine del pranzo Medina mi ha fissata
-Suor Marzia devo cambiarmi la tonaca e prepararmi per la cerimonia, mi vuole fare compagnia?
Ho annuito e l’ho seguita fino alla sua stanza, si è seduta davanti a uno specchio e ha cominciato a pettinarsi
-Accidenti, ho dei capelli tutti crespi e pieni di nodi…sarò impresentabile…
-Non avere fretta, dammi la spazzola che te li sistemo un po’…
Me l’ha data e ho cominciato con leggerezza estrema a risistemargli la chioma, adoravo farlo, adoravo sentire i suoi capelli distendersi adoravo vedere i suoi occhi che si beavano della mia opera; le ho poi dato un leggerissimo strato di cipria, alla fine della mia opera Medina si è specchiata e ridendo ha detto
-Grazie...non sono più orribile come prima!
Le ho preso il viso tra le mani e l’ho fissata con intensità…lei è immediatamente arrossita
-Sei invece una splendida creatura, sei un fiore di rara bellezza…
Ci siamo fissate di nuovo, sentivo che era tesa, anch’io lo ero, i nostri occhi si sono incrociati con sguardi intensi, ho avvicinato il suo viso al mio e l’ho baciata…ha immediatamente risposto…è stato però un bacio leggero, soave, quasi casto, anche se le nostre labbra sono rimaste incollate per un paio di minuti. Nel cortile si sentivano i brusii dei primi arrivati, li ho maledetti perché ho dovuto interrompere quel momento carico di magia, prima di staccarmi da lei però le ho passato la lingua sulle labbra… Medina ha reagito con un grosso tremito e ha abbassato lo sguardo avvampando come una torcia.
L’arrivo del vescovo è stato accolto da un sonoro applauso, ha benedetto ogni locale dell’istituto: il refettorio, l’aula scolastica, la sala giochi e il dormitorio dove erano allineati quattordici lettini nuovi di zecca; infine siamo tornate nel giardino dove l’alto prelato ha voluto salutare uno a uno tutti i bambini omaggiandoli di una catenina con una medaglietta. Ci sono stati poi musica e giochi per tutto il pomeriggio terminato con un prelibato rinfresco. La festa è finita alle 18, naturalmente la cena è stata cancellata e tutti i bambini, stanchi e provati si sono ritirati nel dormitorio. Rimaste sole Medina mi ha guardata arrossendo di nuovo, poi con un filo di voce mi ha chiesto
-Reverenda Madre dove dormirà questa notte…
-Se nessuno mi offrirà un giaciglio tornerò all’ostello…
-Non ho letti da adulti da offrirle…
-Io mi adatterei anche a dividere il tuo in due… è da quando hai lasciato San Girolamo dicendomi che invidiavi le suore che io consolavo…che sogno di sdraiarmi al tuo fianco…
-Sarebbe per me un onore reverenda Madre
-Marzia!!! Io sono Marzia non Reverenda Madre, e ti prego dammi del tu...
Nella camera la giovane suora era in totale affanno e si spogliava con estrema lentezza, rimasta in intimo mi ha chiesto
-Vuoi una camicia da notte?
-La metto solo d’inverno…nei mesi caldi dormo nuda
Mi sono spogliata anch’io, ora ero completamente spoglia davanti a lei, che era di nuovo rosso accesa, con fare indeciso però si è tolta mutande e reggiseno ma si è infilata immediatamente sotto le lenzuola come se avesse avuto vergogna nel mostrarmi le sue forme perfette, l’ho immediatamente seguita però non ci sfioravamo
-Accidenti…ho freddo!!!
In realtà aveva cominciato a tremare ma non per il freddo…solo perché era intimorita…le sono andata in soccorso allargando le braccia e dicendole
-Vieni che ti scaldo…
Si è tuffata tra le mie braccia rannicchiandosi contro il mio corpo, l’ho stretta a me…era morbida come il burro, nel sentire la sua pelle contro la mia sentivo friggere tutto il corpo ma rimanevo quasi immobile aspettando che si calmasse…pian piano si stava rilassando, le son rimasta vicina per parecchio tempo senza prendere però iniziative, sembrava gradisse solo il calore del mio corpo. Ho portato la mano destra in mezzo alle sue cosce ma lei le teneva strette, non ho insistito ma sono rimasta lì con la mano inerme, dopo parecchi minuti ho sentito allentare i suoi muscoli per cui ho ripreso a cercare un varco; è stato un lavoro certosino ma pian piano sono arrivata alla meta. La sua figa era morbida, mi sono limitata ad accarezzarla con il palmo della mano e lei pian piano ha cominciato finalmente ad aprire le cosce, ho continuato a limitarmi ad accarezzarla ma ora con le dita tese effettuando delle leggere pressioni sulle sue grandi labbra; quando ho sentito il suo respiro diventare più pesante ho capito che era il momento di osare: indice e medio hanno allargato il buchino e ho cominciato a masturbarla un po’ più intensamente. Guardavo i suoi occhi, aveva le palpebre appena aperte, e il viso rilassato in una estatica immobilità, ha aperto le labbra e ha cominciato a sussurrare all’infinito
-Che mano morbida…che mano morbida…che mano morbida…
Ora sentivo che si stava bagnando…ero al massimo della eccitazione, non mi bastavano più quelle caste carezze, ho fatto scivolare via le lenzuola e ho ammirato il suo splendido corpo, poi mi sono inginocchiata mettendo il viso davanti a quel fighino meraviglioso dicendole
-Senti adesso la mia lingua…è tanto più morbida delle mani…
Alla prima leccata ha immediatamente risposto con un sospiro travolgente…ora avevo la via libera. Man mano che la leccavo spalancava sempre più le cosce e i suoi umori cominciavano a invadere le mie labbra, sono partita allora a pennellarla con dolcezza ma senza mai fermarmi e lì la dea della bellezza ha ceduto ogni resistenza e mi è venuta in faccia; non ho smesso e in pochi minuti ha avuto altri due orgasmi…non tenevo più, mi sono alzata, ho preso dalla tasca della tonaca il mio uccello di legno e me lo sono incinghiato a tempo di record. Medina ha aperto gli occhi per vedere dove ero sparita, nel vedere il mio attrezzo ha sbarrato gli occhi, lo sguardo si è incollato sul cazzo di legno, lo fissava come se fosse stato un mostro e quasi tremando ha detto
-Ti prego Marzia, toglilo… mi fa quasi paura…
Sono rimasta basita, qualche secondo prima mi vedevo già sopra di lei a montarla senza ritegno e ora mi supplicava di toglierlo… pensavo addirittura stesse scherzando ma ho capito che non era così e mogia mogia mi son tolta l’uccello; lei ha letto nei miei occhi il mio disappunto, con la massima dolcezza mi ha detto
-Ti prego vieni qui vicino a me e stringiamoci fino a domattina.
Così ho fatto. La sveglia al convento era alle sette e trenta, al suono della campana ci siamo alzate e siamo andate alla mensa per la colazione; era una giornata completamente diversa dal giorno prima, pioveva a dirotto; i bambini si sono divisi in due gruppi, io e Medina siamo state un’ora con i più piccoli nella sala giochi e un’ora con più grandi nell’aula scolastica. La direttrice dell’orfanotrofio era taciturna seguiva le mie parole sorridendo ma senza entusiasmo; al momento del pranzo Medina ha voluto che ci appartassimo in un tavolino a due, lontane dal brusio dei dodici diavoletti, mi sono stupita ancora del suo sguardo smarrito ma ho capito il motivo dalle sue frasi
-Marzia ti devo chiedere scusa, stanotte mi sono comportata come una imperdonabile egoista, mi hai fatto toccare livelli di piacere che ritenevo inimmaginabili e io mi sono rifiutata di fare il vero amore con te, senza nemmeno riflettere sul fatto che tu non eri nemmeno venuta…
-Non farti inutili colpe, sono stata io a sbagliare, non immaginando che la prima volta non è uguale per tutte
-No…la colpa è solo mia, ora piove, i ragazzi dormiranno fino alle 15,30; ora sono io che ti prego di venire in camera mia e farmi tua…credimi lo desidero con tutta me stessa…
-Ti ripeto che non mi devi nulla
-Ti prego di accettare questa mia richiesta…io ti devo molto e desidero con tutta me stessa offriti me stessa.
Dopo dieci minuti eravamo nude a letto, ora sotto la luce diurna Medina mi sembrava ancora più bella della sera precedente: i suoi seni perfetti, la sua figa profumata, le sue natiche sode erano un invito a baciarla tutta quanta…e l’ho fatto…sotto i colpi della mia lingua si è lasciata completamente andare e i suoi orgasmi sono stati un inno alla sua voglia di godere che covava da mesi e mesi; stavolta quando mi sono incinghiata il cazzo non ha sbarrato lo sguardo e i suoi occhi mi fissavano dicendomi silenziosamente “ Fammi tua”. Di suore ne avevo sverginate parecchie ma nessuna delle mie precedenti esperienze è stata così naturale, così spontanea…così completa, tanto che i miei laccetti non mi hanno mai solleticata a dovere sfregandomi per farmi venire. Medina invece si è risparata una innumerevole serie di orgasmi che a un certo punto mi ha supplicata
-Ti prego…fermati…sono spossata, distrutta…ma felice come non mai.
Nel salutarci la direttrice ha solo ripetuto all’infinito
-Reverenda Madre…lo so che siamo lontane, ma ogni volta che lo vorrai io sarò onorata di essere tua!!!
Il tempo si era rimesso, sono tornata all’ostello e partita subito con la carrozza per tornare a San Girolamo. Durante il viaggio ripassavo a mente gli orgasmi di Medina, realizzando che per la prima volta io avevo fatto l’amore con una donna senza venire; e la reazione è stata quella di sentire un improvviso prurito in mezzo alle gambe, ho picchiato le nocche a cassetta, suor Paola rallentando si è girata e io le ho detto
-Ricordi ancora dove c’è quel bellissimo prato tra i pioppi isolato dal mondo?
-Certo…ci arriveremo tra un quarto d’ora…
-Bene portamici subito.
A quella mia richiesta Suor Paola ha risposto con un sorriso a trentadue denti!!!
La cocchiera non si era sbagliata e dopo dieci minuti abbiamo abbandonato la strada principale per imboccare un comodo sentiero che ci ha portate al pioppeto che conoscevamo; lì non aveva piovuto il profumo dell’erba era invitante; come suor Paola è scesa da cassetta l’ho fatta mettere contro una ruota, con le mani contro i raggi di legno a offrirsi in una posizione di totale sottomissione, mi sono incinghiata l’uccello, odorava ancora della figa vergine di Medina, ho sollevato la tonaca della cocchiera e gliel’ho infilato senza inutili preamboli. Paola mi ha accolta con un urlo, non si aspettava tanta frenesia da parte mia, ma è stato solo questione di un attimo perché come ha sentito il mio pistolone riempirle la passera ha cominciato a smaniare. Sarà stata quella posizione, sarà stata la visione oscena di quel culo in aria, sarà stata la mia grande fame di godere ma dopo pochi minuti i laccetti hanno cominciato a sollecitare il mio clitoride gonfio e io ho cominciato a godere; la trapanavo come una invasata ed entrambe certe di essere al sicuro da sguardi indiscreti ed orecchie indiscrete abbiamo cominciato a urlare il nostro piacere
-Marzia sei una furia…pensavo che in città tu ti fossi divertita con qualcuna ma sono felice di essermi sbagliata; mi pompi in modo divino…mi stai facendo impazzire
-Dillo che ti piace essere scopata così selvaggiamente…dillo che con me ami trasformarti da perfetta suorina timorata a grande incallita puttana…
-Si!!! Si!!! Tu sai farmi godere alla grande…sono fradicia…il tuo cazzo mi sta facendo sbrodolare…eccomi che ci sono…godo…godo…godooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Le sue urla mi hanno dato la giusta concentrazione per esplodere anch’io in un orgasmo incontenibile, sentivo i miei umori colare giù dalle cosce…volevo ora essere “bevuta”…mi sono tolta l’uccello.
Ho fatto girare Paola, ho alzato la tonaca mostrandole la mia figa fradicia e le ho ordinato
-Bevi tutto brutta porca…senti quanta me ne hai fatta fare…sei proprio una gran maiala e a me le suore maiale mi fanno impazzire…dissetati… prima ho goduto con la tua figa, ora voglio godere con la tua lingua.
La cocchiera ha accettato l’invito si è infilata sotto la mia tonaca sparendo dalla mia vista ma cominciando a lapparmela con famelica libidine, la sua lingua era una piacevole delizia e dopo un paio di minuti sono riesplosa con un nuovo orgasmo che mi ha fatto stringere le cosce quasi soffocando la mia partner in mezzo alle mie cosce. Quando Suor Paola è uscita dai miei tessuti era rossa cianotica con il viso striato dai miei rivoli di umori ma con occhi estatici e pienamente soddisfatti; ha alzato lo sguardo al cielo
Reverenda Madre vorrei darti anche il culo…ma sta facendosi buio e non vorrei sbagliare nel tornare sulla strada principale, dobbiamo andarcene; aveva ragione, ce ne siamo andate. All’interno della carrozza però continuavo a pensare alla sua frase e l’immagine del suo culo mi ha accompagnata fino a San Girolamo. Siamo arrivate al convento in piena notte, prima di imboccare la strada per arrivare al portone Paola è scesa e mi ha chiesto
-Ti scarico al portone e torno poi alla scuderia?
Il culo di Paola valeva ben quattrocento metri a piedi, le ho detto
-Andiamo alla scuderia, è notte, nessuna ci sente così arrivare e puoi venire a dormire da me in torretta, ricorda la tua promessa però…
Paola è rimasta di sasso, non aveva mai dormito da me… ha sfoderato lo stesso sorriso di quando le avevo chiesto se si ricordava dov’era quel famoso prato…darmi il culo per lei non era sicuramente un problema. Abbiamo portato la carrozza, staccato i cavalli, e tornate al convento dal sentiero dell’oliveto. Giunte nel mio alloggio ci siamo spogliate e siamo piombate nel letto, abbiamo limonato per una decina di minuti, mentre le frullavo la lingua in bocca con il medio le stuzzicavo il buchino; quando ho capito che era sufficientemente dilatata mi sono messa il cazzo. Stava per mettersi a pecora ma io l’ho bloccata, l’ho fatta rimanere stesa al mio fianco ma le ho spalancato le cosce e alzato il bacino e gliel’ho infilato in culo rimanendo al suo fianco. Era la prima volta che penetravo un culo in quella posizione, lo facevo per poter masturbare durante l’inculata il fighino della cocchiera; si la porca Marzia aveva sempre voglia di esperienze nuove…la mia trovata si rivelava particolarmente eccitante, riuscivo vedere il bigolo che entrava e usciva dal culo perfetto dalla mia amante di turno e allo stesso tempo con la destra le titillavo il clitoride che col tempo si era gonfiato a dismisura. Anche a Suor Paola quella novità piaceva e aveva cominciato a contorcersi godendo sia con la figa che con il culo; quando però ha capito che si stava avvicinando l’orgasmo anale mi ha detto
-Mettimi le mani sulle spalle e spingimelo tutto il più dentro che puoi…
Per fare questo ho dovuto naturalmente interrompere il ditalino ma ci ha pensato lei a sostituire la mia mano con la sua sinistra che ha cominciato a masturbarle la figa a velocità pazzesca. L’orgasmo è stato travolgente, prima culo e poi figa in rapida successione…e davanti a quello spettacolo sublime sono poi scoppiata io con i laccetti che mi hanno fatta sborrare come un cavallo. E’ stata una scopata da favola, completamento perfetto all’aperitivo che ci eravamo concesse nel prato qualche ora prima. Ci siamo baciate per gran parte della notte, poi al suono della campana ho fatto sgattaiolare Paola nel refettorio con l’ordine di dire a Suor Domenica che eravamo appena arrivate e andavamo a riposare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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