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Gli intrighi del convento di San Girolamo 13


di boschettomagico
19.11.2024    |    20    |    0 8.0
"Mi sono tolta la tonaca, rimanendo solo con una maglietta di cotone; trovarmi nuda in presenza di due uomini mi metteva molto a disagio, sentivo un senso di..."
C A P I T O L O 1 3
Una strana avventura in città

Negli anni ’20 ai tempi della “Spagnola” c’era stata una vera e propria ecatombe di morte nei conventi isolati e ora sapendo che spesso venivano segnalati focolai di infezioni varie si cercava di prevenire quel problema piuttosto serio. Il centro ecclesiale aveva allora preso la decisione che in questi conventi doveva esserci una suora che avesse delle basi di preparazione medica per impedire o almeno limitare l’insorgere di altre eventuali epidemie; naturalmente il convento di San Girolamo era uno dei primi in quella lista e nel comunicarcelo Suor Gertrude aveva detto che quella “esperta” doveva essere o la badessa o la vice badessa. Ne abbiamo parlato allora io e Suor Domenica, ma la cuoca ha subito declinato la sua candidatura
-Suor Marzia, io sono brava a fare zuppe e intingoli culinari, ma non so nemmeno fare una puntura per cui non sono per niente portata a quell’incarico, quindi visto che lei invece in alcuni casi ha saputo porre il giusto rimedio a chi ne ha avuto bisogno, le chiedo con tutto il cuore di assumersi quell’incarico.
-Va bene, lo faccio volentieri, sia perché voglio migliorare le mie conoscenze in campo medico sia perché voglio che la cosa torni a vantaggio del nostro piccolo convento; il dottore qui arriva dopo un tempo d’attesa vergognoso e dobbiamo evitare questi problemi derivanti dalla nostra posizione sperduta nell’interesse di tutta la nostra comunità. Il corso inizierà il primo marzo, però non mi è ancora stato comunicato quanto durerà: se pochi giorni o alcune settimane…però se dovesse richiedere dei tempi piuttosto lunghi le potrò mandare indietro suor Paola con la carrozza, al limite verrà poi a prendermi quando dovrò tornare a opera terminata.
-Suor Marzia io penso che della carrozza qui non ne avremo bisogno, gliela richiederò se ne avremo necessità con un messaggio; quindi suor Paola potrà rimanere là, tanto a Firenze c’è l’ostello sempre aperto, penso invece che la sua sistemazione gliela procurerà sicuramente suor Gertrude.
E qui la cuoca ha fatto un ghigno che sapeva tanto di sarcastica allusione.
Il 29 febbraio sono partita alla volta di Firenze, eravamo sette suore iscritte al corso, le lezioni erano tenute da medici, infermieri e specialisti in epidemie e aveva la durata di un mese, con lezioni dalle tre alle sei ore sempre al pomeriggio, per gli impegni dei docenti nei loro ospedali. La sera quindi nulla mi impediva di infilarmi nel letto di Gertrude, che era sempre ben contenta di gioire dei servizi che sapevo regalarle con i miei uccelli di legno; ne avevo portati due: uno anale e uno vaginale. Le nostre sedute amorose erano inizialmente di alto gradimento per entrambe, ma col tempo io avevo cominciato a ripensare con nostalgia alle mie orgette; quella esperienza vissuta con Daniela e Paola mi aveva letteralmente stregata. Gertrude che ormai mi conosceva a menadito, se ne era subito accorta e una sera mentre stavamo riprendendo le forze dopo un 69 ha cercato di togliersi un dubbio che le stava tarlando la mente
-Marzia sento che sei strana, sento che nel fare l’amore con me non ci metti più l’entusiasmo di un tempo; ti prego, se ti stai stancando di me dimmelo, odio sentirmi perseguitata da quell’atroce dubbio.
-Tesoro mio tu sai leggermi dentro come nessuna ha mai saputo farlo, ma non è come pensi… tu sei la mia donna prediletta e lo sarai sempre…però voglio confidarti che al convento ho avuto delle esperienze a tre e vorrei tanto ripetere quel piacevole gioco introducendo un terzo elemento anche tra di noi.
Gertrude ha avuto una doppia reazione, una di soddisfazione per aver avuto la mia assicurazione che non ero di certo stanca della nostra relazione e una di delusione perché la mia ammissione confermava che in sua assenza, Marzia era sempre più porca e disinibita e pretendeva sempre l’inserimento di novità.
-Mi fai intendere che vorresti inserire una terza donna nel nostro letto? Ma è inaudito…
-Perché è inaudito! Guarda che la prima a propormi questi giochi sei stata tu quando mi hai chiesto di infilarmi con te nel letto di Terenzia nonostante fossi appena arrivata al convento…
Gertrude ha accusato il colpo, ora non aveva scuse…
-E chi potrebbe interpretare quel ruolo con noi due? Non dimenticare che da anni tu sei l’unica donna con cui vado a letto e non ho amicizie così particolari.
-Suor Paola! E’ in città a guardia della carrozza, lei sarà il terzo lato del nostro triangolo…lo era stato anche nel triangolo fatto da me al convento: è una brava amante ed è pure anche un gran bel pezzo di figliola…dai Gertrude evolvi le tue esperienze saffiche…
-E va bene…per quando?
-Qualsiasi sera che vorrai tu, io sono sempre libera, anche domani se per te va bene
-Va bene…lo sai che non so mai dirti di no…però volevo chiederti un favore anch’io…la prossima settimana ho il processo contro mio padre…le udienze si terranno al mattino quindi tu sarai libera, ebbene, sarei felice se tu mi facessi da assistente in tribunale, tanto lui non ti conosce… subodoro che stia covando qualcosa, tu conosci bene la mia storia e se durante il processo saltassero fuori degli inghippi sapresti sicuramente darmi dei buoni consigli.
-Anch’io non so mai dirti di no! Sarò in tribunale al tuo fianco.
La sera dopo appena terminate le lezioni sono andata a prendere Suor Paola che non ha nascosto la sua soddisfazione per ciò che le prospettavo, anche se dimostrava un certo timore reverenziale verso Gertrude.
-Non so se potrò essere disinvolta come con Suor Daniela, la Reverenda Madre mi ha sempre messo ansia, ho sempre avuto un certo timore nei confronti di una donna così autoritaria…
-Stai tranquilla, tra le lenzuola saremo tre donne senza ordine di grado e potremo soddisfare tutte le nostre voglie di amore e di piacere.
In effetti appena rimaste sole nella stanza di Gertrude, si respirava un’atmosfera piuttosto tesa e ho dovuto mettere in mostra tutto il mio savoir faire per mettere tutte tre a proprio agio.
-Su donne spogliamoci insieme, ma molto lentamente così possiamo assaporare pian piano la visione dei nostri splendidi corpi che si preparano a godere.
Una volta nude l’atmosfera era già più serena, Gertrude e Paola si guardavano con brama dimostrando che c’era particolare interesse in entrambe nel vedere il corpo invitante della compagna con cui dovevano giocare, in fin dei conti erano entrambe dotate di rara bellezza; capivo che dovevo battere il ferro finché era caldo e ho deciso di dirigere le operazioni secondo un desiderio che covavo dalla mia precedente orgetta.
-Vi propongo un gioco che non ho mai fatto, ma che sono sicura sarà apprezzato da tutte tre, un 69 a tre… ci disponiamo a triangolo sul letto, in modo che ognuna di noi possa avere una figa da leccare ma possa contemporaneamente essere a sua volta leccata; io la splendida passera di Suor Paola l’ho già assaggiata parecchie volte per cui proporrei che ci disponessimo in modo che tu Gertrude possa assaggiare un sapore nuovo…sono sicura che ti attizzerà a fondo.
Superato un momento di leggera titubanza, dopo qualche minuto eravamo tutte intente a dare e ricevere piacere senza limiti e nella stanza si sentiva solo una piacevolissima cantilena formata da sospiri e gemiti di piacere; i mugugni aumentavano pian piano di intensità, così come i respiri sempre più profondi fino a che Gertrude è stata la prima a venire con un “Ahhhhhhhhhhhh” che ha scosso i muri della stanza…quell’urlo di soddisfazione ha eccitato sia me che Paola che siamo dopo pochi minuti esplose in perfetta simultanea. Ora sembravamo tre cagne che avevano inseguito la volpe per ore nella foresta, ansimavamo quasi spossate ma soddisfatte dal piacere provato, nella stanza l’odore di figa era molto persistente e ci impediva di spegnere la nostra eccitazione; in modo particolare per me che attirata da quel piacevole fragrante invito mi sono alzata e mi sono incinghiata il mio uccello di legno.
Gertrude e Paola mi guardavano estasiate sapendo cosa le stava attendendo
-Allora…chi vuole prendere per prima il mio bel cazzone?
Le due suore si sono guardate in viso e Paola ossequiosamente ha dato la precedenza alla sua vecchia capa. Gertrude ha allargato le cosce ma io l’ho invitata invece a mettersi alla pecorina
-Stiamo giocando in tre e tutte dobbiamo partecipare, mettendoti così mentre io ti scoperò potrai continuare a dissetarti alla fonte di quella bella passera di suor Paola.
E così è stato, con sommo piacere di tutte tre, mentre scopavo Gertrude la vecchia badessa leccava avidamente la figa di Paola che ha subito ripreso a smaniare; era certo, ero una ottima regista.
-Reverenda madre la sua lingua è morbidissima, sto per godere di nuovo
-Ma che reverenda madre, chiamami Gertrude quando si gode insieme non ci sono gradi che tengano…
Leccare la figa di Suor Paola, alla mia partner piaceva molto, era presa, e ciò l’aiutava a godersi al massimo le potenti penetrazioni a cui la stavo sottoponendo, tanto che è esplosa in un orgasmo incontenibile; rantolava come una cagna in calore e come ho rallentato non ritenendosi paga mi ha quasi supplicata
-Ti prego Marzia infilamelo anche nel culo…ho voglia di provare un orgasmo anale…
Ho obbedito, in pochi secondi mi sono tolta dalla figa grondante e ho cominciato a pompare il culo della mia amante.
-Ohhh tesoro mio…quanto sei brava…sei l’unica che sa farmi godere col culo…il camerlengo adora possedermi spesso così ma credimi io non ho mai avuto orgasmi di questo genere come con te…spingi più forte che puoi che sono vicina a un fantastico orgasmo anale…così…così…cosìììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Paola ci guardava meravigliate e quando ha visto che una volta che ho tolto l’uccello dal culo di Gertrude la suora si è accasciata inerme sul letto continuando a gemere di piacere le ha chiesto
-Gertrude non avevo mai visto una donna godere così tanto… è stato veramente così bello?
-Lo puoi dire…non dirmi che Marzia pur essendo tua amante non ti ha mai chiesto di offrigli il tuo sedere…
-Veramente è proprio così…
Gertrude mi ha fissata con uno sguardo malizioso con gli occhi che mi dicevano “Brutta porca ti sto preparando la strada”…e si è girata verso la giovane suora incoraggiandola
-Non puoi rinunciare a certi piaceri…offri il tuo fiore mai colto a Marzia…ma mentre lei ti prenderà tu dovrai ripulirmi di tutti gli umori che mi stanno allagando la figa
Paola ha immediatamente scambiato il suo posto con Gertrude, e nel vedere che io mi cambiavo velocemente l’attrezzo mi ha guardata con sguardo interrogativo
-Perché?
-Perché sei vergine e non sei abituata a certi calibri…
Il suo sguardo si è tranquillizzato, aveva capito che dopo il primo sverginamento di un anno prima stava consegnando ora la sua verginità anale a una che sapeva il fatto suo. E quando Gertrude ha cominciato ad accarezzarla dolcemente tra i capelli si è ancor più rasserenata. Non è stato uno sverginamento semplice, ma ormai in quello ero una maestra e pian piano sono riuscita a penetrarla completamente, ho capito che l’obiettivo era stato raggiunto quando Paola si è finalmente dedicata a leccare la passera di Gertrude e gemere soltanto di piacere. Era talmente stretta che finalmente anch’io sono venuta grazie all’opera dei soliti laccetti. Quando sono scivolata fuori dal suo corpo la giovane suora ha guardato Gertrude e le ha sussurrato
-Avevi ragione, è stato un piacere unico…ne è valsa certamente la pena di soffrire un po’ all’inizio.
Prima di lasciarci ho voluto che ci baciassimo a tre lingue, un’altra esperienza che nella sua semplicità è stata l’ennesima novità della serata ma che è stata gradita da tutte, eravamo proprio tre belle grandi porche. Ho dormito nel letto di Gertrude e vista l’ora tarda ho offerto la mia stanza a Paola.
Il lunedì seguente è iniziato il processo a carico del barone Luigi, il padre di Gertrude. La Reverenda Madre era assistita da me e da un giovane seminarista di nome Davide che fungeva da segretario e stenografava tutto il procedimento. In aula padre e figlia non si guardavano nemmeno; le accuse erano di mancati pagamenti di affitto dei terreni per un totale di oltre un milione delle vecchie Lire, una cifra per quei tempi molto consistente. Il giudice era un cinquantenne che fumava toscani a ripetizione impestando l’aria della piccola aula di tribunale e continuava a scuotere il capo allibito man mano che leggeva i documenti dell’accusa.
-Signor Barone qui la faccenda è seria, cerchi di giustificare questa situazione, lei due anni fa si è impegnato a saldare il suo debito in un triennio ma vedo che ha dato solo delle quisquiglie e la sua situazione è ancora più precaria di prima.
-Signor giudice ho dovuto sostenere delle spese che mi hanno impedito di saldare il debito
-Forse sarà anche vero, ma dai documenti presentatemi dalla Curia mi risulta che lei conduca una vita piuttosto dispendiosa, non è che le spese a cui alludeva prima sono relative a questo?
-No signor Giudice, i fabbricati della tenuta sono fatiscenti e ho dovuto provvedere a risistemarli, la Curia dovrebbe tenerne conto, comunque non penso che ci siano persone disposte a rilevare una tenuta così malmessa.
A questo punto è intervenuta Gertrude…
-Signor Giudice il Visconte Massimiliano è disposto a pagare immediatamente metà del debito pur di entrare in possesso immediatamente della tenuta e saldare il tutto nel giro di un solo anno se riuscirà a produrre quanto si spera; la Curia con quella cifra riassesterebbe il suo bilancio che attualmente è in rosso solo per la morosità dei suoi affittuari inadempienti.
Il giudice è rimasto stupito da quella rivelazione e ha guardato Luigi sconsolato
-Signor Barone a questo punto io non so più cosa dire, le do una settimana di tempo per proporre un piano di rientro affidabile dopo di che ci ritroveremo per la mia sentenza.
Uscite dall’aula siamo andate in un ufficio insieme al giovane seminarista per un consulto interno quando il barone ha chiesto udienza alla figlia; Gertrude ha accettato di farlo entrare ma non ha mai rivolto lo sguardo verso il genitore.
-Gertrude perché tanto astio nei miei confronti, mettiti una mano sulla coscienza sono pur sempre tuo padre e non penso di meritare un trattamento così spietato da parte tua.
-Non pensi di meritare il mio sdegno? Tu hai smesso di essere mio padre quando hai infilzato la tua spada nel petto di Paolo… e ringrazia la mia magnanimità che anche in merito a quell’episodio io non voglio riaprire un procedimento a tuo carico; hai truffato anche Baldassarre, il tuo vecchio fattore, da mesi non gli paghi le sue prestazioni e sarebbe disposto ad accusarti dell’orrendo assassinio da te perpetrato a cui lui ha purtroppo assistito.
-Sono fatti successi tanto tempo fa, io ero stravolto per la malattia di tua madre…
-Non nominare mia madre…non ne sei degno…l’hai portata tu alla morte; la sua malattia era dovuta a tutti i dispiaceri che la angustiavano per le gran corna che le mettevi e alle somme che dilapidavi nel casino di Madame Céline; so che lo frequenti ancora, tu non hai una coscienza. Sei sul lastrico per pagare tutte le tue puttane d’alto bordo, ma la pacchia è finita; il Visconte Massimiliano è un arrivista come te e se ne frega delle tue scuse. Ora però ti prego di andartene, non sopporto più la tua presenza, mi dà il volta stomaco.
Stavamo per andarcene quando abbiamo sentito bussare di nuovo…erano i due avvocati del padre: Dario, il principale era un uomo deciso, quasi spavaldo, il suo praticante invece, Alfredo, era il contrapposto, un giovane occhialuto timido ed un po’ effeminato.
Dario si è avvicinato con decisione verso Gertrude e quasi aggredendola ha detto con voce stentorea
-Bene, la prima battaglia l’ha vinta lei, ma non canti vittoria…se lei non accetta di ritrattare il piano di rientro del debito rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano, ci pensi cara la mia monaca…
Mentre l’avvocato con occhi di fuoco aspettava la reazione della Reverenda Madre, il suo secondo era arrossito di colpo e si era seduto su una sedia posando il suo portadocumenti sulla scrivania e incollando lo sguardo su Davide, il nostro aiutante. Gertrude non si è fatta intimidire dal suo avversario e con tono altrettanto deciso ha replicato senza paura
-Dica a mio padre che i suoi giochetti non mi spaventano…piuttosto datevi da fare per trovare la somma che ci dovete, non avete molto tempo, una settimana passa molto in fretta; sappia inoltre che non è trattabile.
-Lei non sa in quale ginepraio si sta infilando…rideremo… o si se rideremo…
E con la stessa alterigia con cui era entrato ha abbandonato l’ufficio seguito dal suo aiutante; come siamo rimasti soli Gertrude pur rimanendo impassibile denotava un certo qual nervosismo, e mi ha chiesto
-Riesci a capirci qualcosa…?
Ero confusa anch’io…ma non sapevo darle una risposta… quando è ritornato nell’ufficio l’aiutante dell’avvocato sempre più rosso e confuso…
-Vi chiedo scusa ma ho dimenticato la mia cartella.
L’ha agguantata al volo e dopo aver fissato ancora intensamente il seminarista ha fatto un veloce dietrofront verso la porta, prima però di prendere la maniglia in mano si è bloccato di colpo, si è girato e ha farfugliato
-Reverenda Madre…potrei conferire con voi nel pomeriggio…da solo, senza il mio principale?
Gertrude mi ha guardata stupita, non capiva il senso di quella richiesta, diffidava sicuramente qualche trucco dei nostri avversari e dimostrando che riponeva grande fiducia in me mi ha chiesto
-Fino a che ora sei impegnata nel pomeriggio?
-Posso liberarmi per le sedici…
Ha guardato Alfredo e gli ha detto “Alle sedici e trenta va bene?”
-Si ma in un posto riservato, non in pubblico…
-Il mio ufficio in Curia è un fortino…
-Va bene alle 16,30 sarò là!!!
Uscito il praticante Gertrude ci ha guardati preoccupata, si è alzata nervosissima e ci ha detto
-Sentiamo cosa vuole il praticante e domattina ci troviamo alle 9 nel mio ufficio per studiare la situazione e scegliere una giusta strategia.
Finita la lezione alle 16, sono volata all’ufficio di Gertrude, ero appena entrata da lei quando Alfredo ha bussato alla porta; è entrato timidamente, rosso in viso e con passo incerto, nel vedere che c’eravamo solo noi è rimasto particolarmente deluso
-Come mai ci siete solo voi due?
-Davide è solo un segretario, non ha ruoli definiti nel processo, perché hai voluto questo incontro?
-Per mettervi sul chi va là, Dario non sta bleffando, ha dei documenti che possono incastrarvi!
-E tu perché viene qui ad avvertirci, cosa bolle in pentola, che trucco state cercando di ideare.
Alfredo è arrossito ancora di più, ha abbassato lo sguardo, sembrava volesse scoppiare in lacrime
-Mi vergogno di quanto sto per dirvi… ma vi devo delle spiegazioni, sono omosessuale e mi sono invaghito perdutamente del vostro segretario; da quando ci siamo trovati per l’istruttoria dal giudice e l’ho visto lo penso sempre, lo sogno in continuazione e sto male dentro…molto male. Farei di tutto per avere quel ragazzo, anche tradire il mio principale e salvarvi da una sconfitta certa.
Gertrude ha fatto una smorfia di disgusto, ma era punzecchiata dal doppio senso della richiesta.
-La tua è una assurdità, Davide è un giovane seminarista…e tu vorresti che noi…due suore…lo spingessimo tra le tue braccia per soddisfare le tue voglie di possesso…vergognati di questa richiesta.
-Reverenda Madre lei ha frainteso la mia richiesta, io non voglio possedere nessuno, sono io che voglio essere posseduto e, sarebbe la mia prima volta; un atto che mi libererebbe da tutti i dubbi che mi assillano rischiarandomi le idee sul mio modo di essere, per vivere poi serenamente la mia vita.
-Figliolo caro, ma tu stai vaneggiando… hai bisogno di un medico che ti frughi nel cervello.
-Lo immaginavo…mi aspettavo il vostro diniego…dopo la beffa in tribunale però ve ne pentirete.
Quella frase ha riportato in Gertrude la curiosità di sapere cosa nascondeva la tattica dell’avvocato Dario.
-Noi non possiamo imporre a un seminarista una cosa del genere, al massimo potrei cercare di farvi conoscere ma il resto lo dovresti fare tu…
-Lei se vuole può tutto…so che è una donna di potere…il nostro studio legale la conosce a menadito.
La Reverenda Madre è rimasta interdetta da quella affermazione, ha riflettuto a lungo e poi ha ribattuto
-Giura che non stai macchinando inganni…
-Io so solo che sto rischiando la mia carriera…
-Non posso abbassarmi a una azione così vergognosa senza sapere cosa avrei in cambio…
-In cambio avrebbe la vittoria in una battaglia persa in partenza…esistono documenti che lei ignora.
Gertrude moriva dalla curiosità, ma aveva capito che davanti aveva un mezzo depravato che però non era uno stupido e non lo si poteva prendere per i fondelli facilmente…ha preso un biglietto e una penna
-Lasciami tentare, questo è il mio indirizzo, trovati da me domani sera alle 20,30 ma sappi che prima di mettere le tue sudicie mani su quel ragazzo dovrai darmi delle prove.
-Le ripeto che io non voglio mettere le mie mani in nessun posto, Davide sarà la parte attiva…non io.
Come siamo rimaste sole Gertrude mi ha guardata dubbiosa
-Cosa ne pensi, può essere tutta una montatura; ma la cosa sembra talmente assurda che ci potrebbe essere anche del vero…cosa faresti tu?
-Parliamone domattina con Davide, io però non lo conosco, dovrai esporti tu.
Eravamo talmente agitate che quella notte non abbiamo nemmeno fatto l’amore; al mattino seguente all’arrivo del seminarista nell’ufficio eravamo tese come le corde di un arco; Gertrude è partita però decisa
-Ci sono delle novità… Ha sommariamente riassunto il dialogo avuto con Alfredo e davanti allo sguardo stupito di Davide gli ha chiesto a bruciapelo
-Cosa saresti disposto a fare per me, per farmi vincere questa causa?
-Reverenda Madre…è una storia assurda…sappia però che a me non piacciono gli uomini!!!
-Davanti a una asserzione del genere non nascondi però il fatto che ti piacciono le donne…
-Non lo nascondo, lo so che per un seminarista non è il massimo…ma non sono ancora prete e devo vedere dentro di me anch’io…a volte dubito del percorso che sto intraprendendo e mi vergogno ogni volta che cedo alla lussuria e mi tocco…
-Non devi vergognartene, siamo essere umani che possono facilmente cadere nelle tentazioni, cosa credi che anch’io non abbia i miei momenti di debolezza…
-Lo immagino e questo mi consola…ma le sue debolezze lei le appagherà con degli uomini; mi creda vorrei aiutarla… ma con una persona del mio stesso sesso proprio non ce la farei…
-Io ho vissuto anni e anni in un convento dove eravamo solo donne e alla fine ho ceduto al peccato con esseri del mio stesso sesso…e non me ne sono mai vergognata…
Finita la frase Gertrude mi ha dato una tenera carezza… Davide è arrossito e ha incollato il suo sguardo sulla mano della suora che continuava ad accarezzarmi la guancia; poi la Reverenda Madre si è inginocchiata davanti alla sedia su cui era seduto il seminarista e con la mano ha cominciato ad accarezzare la patta dei suoi calzoni.
-Scommetto che non sei mai stato con una donna… la tua innocenza mi colpisce molto… sei tanto tenero…
Sotto le sue carezze la patta dei pantaloni si era gonfiata a dismisura, Gertrude l’ha sbottonata e ha tirato fuori l’uccello del ragazzo, era duro come l’acciaio, la suora ha cominciato ad accarezzarglielo sussurrandogli
-Aiutami e io te ne sarò grata…fra tre mesi sarai già prete ed entro la fine dell’anno ti affiderò una parrocchia, sappi che i giovani preti all’inizio vengono spediti in paesi sperduti, tu rimarrai qui a Firenze!!!
Poi con calma estrema si è fatta scivolare l’uccello del ragazzo in bocca e ha cominciato a leccarglielo, Davide ha rovesciato la testa indietro, contro la spalliera della sedia e ha accompagnato il tutto con un “Ohhhhh”
-Naturalmente se mi aiuterai, finirò questi piacevolissimi giochi di bocca…
Il ragazzo era quasi intontito e ha sussurrato “Ci proverò…ma non so se ne sarò capace…”
-Questo è l’indirizzo di casa mia, vieni da me alle 20,30.
Uscito il ragazzo ci siamo solo guardate senza dirci nulla, prima di uscire Gertrude mi ha però detto
-Stasera vieni anche tu da me e portati dietro l’uccello anale…non dobbiamo trascurare nulla. Siamo arrivati quasi tutti insieme, Davide era pallido, con lo sguardo perso, sicuramente non aveva nemmeno mangiato; quando ha sentito bussare alla porta ha avuto un forte tremito. Ho aperto io, Alfredo era piuttosto spigliato ma sapeva di alcool, sicuramente aveva bevuto, come ha visto Davide si è acceso di rosso vermiglio, si è avvicinato al ragazzo e lo ha accarezzato dolcemente dicendogli
-Quanto sei bello!!! Sei un piccolo Adone personificato…
Gertrude gli si è avvicinato e gli ha interrotto la carezza…
-Vai piano…facci vedere cosa offri in cambio…
-Dario è in possesso di un contratto d’affitto decennale firmato da Don Bortolo che scadrà il 31 marzo. In calce c’è la clausola che senza un annullamento il contratto viene rinnovato per altri dieci anni; ecco che se loro arrivano a fine mese per voi è finta.
-Il giudice vi ha dato una settimana, abbiamo ancora quindici giorni di tempo per annullarlo con la sentenza.
-La firma di Don Bortolo vale più della sentenza…
Alfredo ha abbassato la mano e ha cominciato a palpare l’uccello del seminarista che è subito avvampato ma stava immobile e spaesato, lui invece ci dava dentro, non l’avevo mai visto così deciso e determinato, ora ero sicura che aveva sicuramente dell’alcool in corpo; anche Gertrude se n’era accorta ma ne era ben felice perché nella sua euforia poteva tirargli fuori altre notizie a noi utili. L’ha lasciato palpare ancora per qualche minuto poi ha ripreso ad interrogarlo
-Perché dici che la firma di Don Bortolo vale più della sentenza…
-Perché lui è il direttore e se non viene destituito ha il bastone del comando in mano e il 1° aprile tuo padre sarà ancora proprietario della tenuta per altri dieci anni…
Nonostante Davide non fosse propenso a farsi palpare, il suo cazzo ha preso vigore, Alfredo se ne è accorto e glielo ha tirato fuori, soffermandosi ad ammirare con stupore l’uccello duro del suo idolo; poi ha cominciato a calarsi le braghe e tiratosi giù le mutande si è messo supino sul tavolo per farsi inculare. Gertrude è intervenuta di nuovo
-Eh no caro il mio bel ragazzo, tu non usi il mio collaboratore solo per dirmi che ce l’abbiamo in quel posto
-Non ce l’avete in quel posto…Don Bortolo è in combutta con tuo padre, ogni mercoledì vanno a spassarsela da Madame Cèline, il prete però è solo un vecchio porco e vuole passerotte fresche e giovani, col tuo potere puoi organizzare una retata e dopo uno scandalo di simili dimensioni…addio don Bortolo, e tu affitti la tenuta al tuo Visconte. Ora però mantieni la promessa e lascia che questo splendido ragazzo mi svergini e mi apra la mente; poi ti darò un’ultima dritta…la più importante.
Gertrude ha fatto un segno di consenso a Davide, che si è alzato, si è posizionato dietro il praticante e ha cercato di incularlo; l’impresa non era però semplice, nonostante il suo uccello fosse in tiro i due erano inesperti e non riuscivano a trovare una posizione adeguata. Davide a quel punto si è innervosito, il suo uccello ha cominciato a perdere tensione e la penetrazione era ormai un tabù; con somma disperazione dei due giovani. Gertrude allora mi si è avvicinata e con tono implorante mi ha mormorato
-Tocca a te non far fallire la missione, ecco perché ti ho detto di portarti dietro l’uccello più piccolo.
-Non me la sento nemmeno io…con un uomo non ce la faccio
-Ti prego Marzia non facciamo deragliare il treno in prossimità della stazione…
-E’ più forte di me…solo vederli nudi mi viene la nausea…mi spiace non me la sento
-Chiudi gli occhi e pensa che quel sedere è il mio, o quello di Paola, o uno dei tanti culi che hai deflorato nella tua permanenza a San Girolamo; lascia che io possa coronare il mio sogno; lo sto inseguendo da anni.
Mi sono tolta la tonaca, rimanendo solo con una maglietta di cotone; trovarmi nuda in presenza di due uomini mi metteva molto a disagio, sentivo un senso di nausea invadere tutto il mio corpo. Mi sono però incinghiata l’uccello ugualmente e ho cercato di infilarlo nel culo di Alfredo; però non ci riuscivo: forse perché lui era più alto delle donne che prendevo in quella posizione ed ero scomoda; forse perché sapere che era un maschio mi demotivava, forse perché non ero minimamente eccitata. Gertrude l’ha capito, si è tolta anche lei la tonaca, si è avvicinata a me e ha cominciato fregarmi su un fianco la sua spazzola pelosa, un brivido ha percorso il mio corpo ma come guardavo il culo di Alfredo mi ritornava quel senso di apatia che mi bloccava totalmente. Ho cercato allora di chiudere gli occhi e di pensare che sul tavolino fosse stesa una delle mie donne; la situazione migliorava leggermente ma non riuscivo ancora a spingere l’uccello dentro al buco di quel culo che pur essendo totalmente glabro era pur sempre il culo di un uomo. Poi non so come mi è venuta in mente Medina, la sua bellezza, la sua intelligenza, il suo morbido corpo che avevo solo sfiorato in un’occasione; l’eccitazione mi ha assalita, si, stavo per sverginare lei non quel depravato avvocato di infima reputazione…ho cominciato allora a pompare isolandomi dalla stanza.
Pompavo a velocità massima, volevo che quella cosa assurda finisse il più in fretta possibile; sentivo il mugugnare di Alfredo ma non capivo se si stava lamentando o se stava godendo. Gertrude ha capito che avevo superato la crisi, si è staccata da me e si è messa davanti al praticante fissandolo con sguardo agguerrito.
-Allora…adesso che stai godendo vuota il sacco…dammi la dritta finale…
Alfredo ormai stava godendo, non ragionava più e ha dato alla suora la notizia chiave
-Il casino ha un passaggio segreto che sfocia in via degli Uffizi al numero 4…faccia mettere due agenti lì, sicuramente Don Bortolo tenterà la fuga e lo beccherete in flagrante.
Ha finito la frase a velocità massima perché ora cominciava a godere…quando si è accasciato esausto sul tavolo ho finalmente tolto l’uccello da quel culo ormai deflorato e ho tirato un sospiro di sollievo; mi sono guardata attorno, Davide era seduto sulla sedia di prima e si stava tirando una portentosa sega; se lo smanettava a velocità massima fino a che ha urlato e ha cominciato a venire con getti molto abbondanti. Nel sentire l’urlo ci siamo girate a guardarlo…non era più pallido…era sudato e ansante e continuava a menarselo con passione; Alfredo si è tirato su dal tavolo si è inginocchiato davanti alle sue gambe aperte e gli ha preso l’uccello in bocca ingoiando lo sperma che continuava a sgorgare. Quando ha prosciugato le palle del seminarista si è staccato esaltato da quella sua azione e ha detto
-Era dolce come il miele…un sapore fantastico…non come la sborra dell’avvocato Dario che è acre come il succo di limone.
Gertrude è sobbalzata – Perché quel porco abusa di te?
-No, non mi obbliga, sono io che mi offro, ma in cambio mi insulta, sa solo dirmi che sono una “Checca succhiacazzi” mi disprezza e mi paga con uno stipendio da miseria…ecco perché ho fatto questo, perdere questa causa gli farà male…tanto male!!! Ma è quello che si merita.
Due mercoledì dopo tutto è filato liscio, alle 10 la polizia ha fatto irruzione nella casa di tolleranza; alle 10,15 venivano schedati tutti i clienti compreso il barone Luigi; purtroppo Don Bortolo non era nella lista, ma alle 10,30 veniva intercettato alla porticina di via degli Uffizi 4, senza abito talare e in compagnia di due ragazze seminude, una delle quali ancora minorenne. Il primo aprile la Curia stilava il nuovo contratto di affitto dell’ex tenuta del Barone Luigi, tra il Visconte Massimiliano e Suor Gertrude neo direttrice della Curia.
Il corso era finito e potevo tornare al Convento di San Girolamo con tutto il mio bagaglio di informazioni mediche a corredo; nonostante avessi festeggiato la vittoria in tribunale per tutta la notte con Gertrude e Paola, prima di tornare sono passata a salutare la Reverenda Madre. Entrata nel suo nuovo ufficio che odorava di potere l’ho trovata che dialogava con Suor Fiorella, mi sono stupita di vederla lì, ci siamo salutate calorosamente, la nostra amicizia era sempre stata saldissima, alla mia domanda “Qual buon vento ti ha portata qui?” mi ha risposto con tono molto mesto suor Gertrude.
-Marzia ho una brutta notizia da darti, stanotte è mancata Suor Terenzia. Ti accompagno alla carrozza e ti spiego…
Mi ha presa sottobraccio e con voce particolarmente commossa mi ha spiegato la situazione
-Era molto malata, ormai completamente cieca e scossa da continui tremori; i medici le avevano consigliato di ritirarsi in una località marina ma lei aveva decisamente rifiutato ed è rimasta a Roma. Avrebbe compiuto 80 anni fra due mesi.
-Mi spiace tanto…spero non abbia sofferto almeno…
Gertrude ha sorriso
-E’ morta proprio come avrebbe voluto…tra le gambe di Fiorella…le sue ultime parole sono state “Che bello!!!” Parti pure…ti farò sapere la data del funerale.






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