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Gli intrighi del convento di San Girolamo 15


di boschettomagico
21.01.2025    |    47    |    1 8.7
"Quell’incontro mi aveva scossa, mi sentivo un mattone nello stomaco, la testa pesante, la mente offuscata, quando ero così una sola cosa poteva rimettermi..."
C A P I T O L O 1 5
Un'altra bella rosa per Marzia

Ho dormito tutto il giorno e mi sono ripresentata in sala mensa solo a cena; d’accordo che ero giovane e in buona salute… ma quattro rapporti amorosi in meno di 24 ore erano troppi anche per me. Ho comunicato a Suor Domenica che Gertrude era a Roma e aspettavo sue comunicazioni in merito a Suor Fiorella; mi ha risposto con un sorriso pieno di gratitudine, si fidava di me e confidava nella mia diplomatica azione di convincere Suor Gertrude a trasferire il suo vecchio amore. Tre giorni dopo Suor Morena mi portava un messaggio della Reverenda Madre che diceva “Ci sono da sbrigare alcuni cavilli diplomatici che richiederanno qualche giorno ma riconsidera di nuovo Suor Fiorella distaccata presso il tuo convento… tu sai come dovrai ringraziarmi di questo favore…” Ho riferito la bella notizia alla capo cuoca che mi ha abbracciata con calore, mentre mi abbracciava mi ha sussurrato
-Reverenda Madre, dobbiamo ora studiare un piano per portare suor Claudia nel suo letto.
Quella donna era proprio invaghita della sua vecchia fiamma ed era disposta a tutto pur di riavere Fiorella nel suo letto, naturalmente la cosa interessava anche a me e certamente potevamo collaborare… e il solo pensiero mi ha fatta inumidire la passera… Il giorno dopo è arrivato un secondo messaggio da Firenze, pensavo ci fosse la data ufficiale dell’arrivo di Fiorella ma mi sbagliavo, il messaggio era di tutt’altro argomento…
-Marzia, durante la tua sosta a Firenze sei stata parecchie ore all’orfanotrofio?
Ho tremato dal timore che la mia scopata con Medina fosse già stata scoperta, probabilmente da una delle sue due collaboratrici scolastiche…non sapevo come Gertrude avrebbe reagito, io a letto con una giovane suora dopo solo qualche ora che lei mi aveva lasciata sola…
Ho risposto con un vago “Qualche ora.”
Quando suor Morena mi ha portato il terzo messaggio in meno di ventiquattro ore, nell’aprirlo le mie mani hanno cominciato a tremare, fortunatamente però non riguardava i miei tristi presagi.
“All’orfanotrofio è scoppiata un’epidemia di pertosse, nove bimbi hanno i chiari sintomi della malattia; anche Medina e una delle sue due suore hanno contratto l’infezione; visto che sei stata a contatto con loro stai attenta…l’infezione non è letale ma è meglio che rimani isolata.
Il sapere che la mia scopata non c’entrava niente mi dava una certa tranquillità, il testo del messaggio mi preoccupava però perché dalla sera precedente avevo dei sintomi di tosse molto persistenti; mi sono messa una mascherina e sono andata da suor Domenica, era sola nel refettorio che stava pelando delle patate. Standole a debita distanza le ho riferito la cosa, dicendole che era meglio che io stessi lontana dalle altre suore, ma per non creare allarmismi era meglio tranquillizzare tutte le altre sorelle; prima di cena le ho detto di radunarle nel cortile che avrei parlato loro dalla finestra della torretta. Durante il mio corso di aggiornamento medico avevamo parlato anche della pertosse, per cui sono andata nel mio studio a cercare i quaderni dei miei appunti, nel leggerli la mia paura è quasi totalmente svanita: negli adulti non c’erano assolutamente grossi pericoli, la febbre e la tosse potevano essere persistenti ma venivano smaltite in una ventina di giorni. Prima di cena Domenica ha portato tutte le suore nel cortile e io alla finestra mi sentivo come il papa in Piazza San Pietro.
-Sorelle carissime, durante l’inaugurazione dell’orfanotrofio di Suor Medina è scoppiata tra i bambini una infezione di pertosse e io ne sono stata purtroppo contagiata, vi tranquillizzo sul fatto che negli adulti la malattia non dà mai problemi seri e si limita ad un periodo di febbre e tosse insistente, ma per non allargare il contagio in tutto il convento io starò isolata per una ventina di giorni nel mio alloggio. Essendo appena tornata non sono stata a contatto con molte di voi, per cui spero di non aver contagiato nessuna, ma se nel frattempo qualcun’altra accusasse i sintomi vi prego di chiudervi nella vostra cella armandosi di santa pazienza. Quindi nessun allarmismo ma tanta attenzione da parte di tutte.
Suor Daniela ha alzato la mano e mi ha urlato
-Reverenda madre le farò recapitare un sedativo per la tosse di mia fabbricazione che le darà sicuramente sollievo…
Ho salutato tutte e mi sono chiusa nel mio alloggio. Nella notte ho avuto degli attacchi violenti di tosse ma con poca febbre. Al mattino ho sentito bussare alla porta
-Chi è?
-Reverenda Madre sono Suor Domenica…discosti la porta senza aprirla così che riusciamo parlare; Suor Morena mi ha recapitato un messaggio di Suor Gertrude, Fiorella arriverà qui fra tre giorni: mi è balzato in mente un piano. Suor Claudia mi ha detto che da piccola ha fatto la pertosse per cui dovrebbe essere immune dal contagio, potrei mandarvela qui nella torretta con la mansione di accudirvi, così che avreste tutto il tempo per conquistarla…
-Per me va bene, ma Suor Claudia deve essere totalmente d’accordo non dobbiamo farle nessuna imposizione.
-Certamente
Alle 11 Claudia bussava alla mia porta e senza il minimo timore di stare a mio contatto mi chiedeva cosa doveva cucinarmi. Il solo vederla mi aveva fatto alzare la febbre…
-Claudia sei convinta di stare a contatto con me senza problemi, Suor Domenica mi ha detto che da piccola hai fatto la pertosse ma non è sicuro che tu sia completamente protetta da un secondo contagio…per quanto riguarda il mangiare non ho fame…
-Stia tranquilla Reverenda Madre, non ho paura e poi so che questa è una malattia più che altro solo fastidiosa, nulla di più; suor Daniela mi ha dato uno sciroppo calmante e una pomata a base di eucalipto e di altre sue piante medicinali da spalmare sul petto che formano dei vapori che liberano le vie respiratorie. Comunque qualcosa deve mangiare, le faccio un purè di patate e poi le do l’unguento
Ho mangiato tutto anche se non avevo appetito, solo per ripagare Claudia di tutte le sue attenzioni, verso le 15 la febbre è ritornata a farsi sentire (38,7), sono rimasta a letto, la suora ogni dieci minuti veniva a detergermi la fronte con un fazzoletto; dopo un’ora la febbre è scesa ma ho cominciato a tossire, e nemmeno dopo aver preso lo sciroppo si è attenuata. Claudia mi ha proposto allora l’impiastro medicamentoso di Suor Daniela…mi ha tolto la maglia lasciandomi a seno nudo e ha cominciato a spalmarmi l’unguento sul petto; i suoi occhi non si staccavano mai dai miei seni e la mano spalmava la pomata con estrema lentezza sfiorando spesso e volentieri i miei due meloni.
-Reverenda Madre lei ha due seni che sono la fine del mondo…una bellezza rara.
-Non prendermi in giro, se nel nostro convento c’è una bellezza rara sei solamente tu!!!
Maledicevo la tosse che mi impediva di concentrarmi a godere del piacere di quel massaggio, Claudia era rossa in viso e continuava ad allargare il raggio d’azione delle sue mani sfiorando sempre più intensamente le mie tette, finalmente l’intensità della tosse è diminuita e ho dormito un paio di ore. Quando mi sono svegliata la suora era ai fornelli, mi ha sorriso
-Reverenda Madre le sto preparando un brodo di pollo che Domenica mi ha portato mentre lei riposava
-Ti prego Claudia smettila con quel reverenda Madre…dovrai stare qui una quindicina di giorni, dammi del tu e chiamami Marzia…
Abbiamo cenato insieme e al momento di dormire mi sono accorta che non c’era un lettino, avrei voluto con tutta me stessa dormire insieme a quel fiore ma temevo sempre che la sua estraneità dal contagio potesse saltare; Claudia mi ha rasserenata posizionando la vecchia poltrona di Suor Terenzia accanto al letto
-Domani farò portare su un lettino
-Non preoccuparti Marzia, questa poltrona è più comoda di un lettino, dormirò benissimo, buona notte.
Al mattino ho sottolineato la mia volontà di far portare su una branda ma Claudia ha respinto l’idea asserendo che la poltrona era molto comoda. Per cinque giorni ho continuato con lo stesso ritmo, alternando momenti di febbre, ad altri di tosse violenta ed altri di assoluta normalità. Al sesto giorno è ritornata Suor Domenica
-Reverenda Madre è arrivata Fiorella, voleva venire a salutarla ma gliel’ho impedito, al momento le ho assegnato una delle celle nuove e il ruolo di aiuto cuoca al posto di Claudia; poi deciderà lei il da farsi quando sarà guarita. Le comunico che anche Suor Paola ha contratto la pertosse, ora è isolata nella scuderia e le portiamo da mangiare due volte al giorno controllandola senza venirne a contatto come stiamo facendo con lei; sicuramente è stata infettata come lei durante la cerimonia all’orfanotrofio. Naturalmente ho taciuto sul fatto che la cocchiera non era nemmeno intervenuta all’inaugurazione e che l’avevo contagiata io schiaffandole la lingua in bocca durante la nostra splendida notte d’amore alla torretta. Quando Domenica se ne è andata Suor Claudia che naturalmente aveva sentito tutto, è rimasta in silenzio totale ai fornelli chinando il capo immusonita.
-Claudia cosa c’è che non va?
-Nulla…sono solo contrariata… essere trattata come un pacco sgradito mi avvilisce…quando sono arrivata al convento mi ha subito corteggiata, mi ha detto che aveva bisogno di me, che doveva dimenticare una storia avuta in precedenza e io sono cascata come una pera matura…ma ero spaesata, in questo luogo eremitico avevo anch’io bisogno di un salvagente a cui aggrapparmi e il mio salvagente è stata Domenica…ora ne arriva una nuova e vengo buttata nel bidone dell’immondizia…tutto l’amore per me è svanito di colpo.
-Hai ragione a contrariarti…però devi sapere che Fiorella non è una nuova arrivata…è il suo vecchio amore che è tornata alla base… è lei la suora che dovevi farle dimenticare.
A quella mia rivelazione Claudia ha avuto un contraccolpo ma dopo aver riflettuto ha ribadito la sua rabbia
-Ciò non vuol dire che mi sbatta fuori dalla sua vita così impunemente.
Quella sera non avevo più sintomi, mi sentivo perfettamente in forma, ma purtroppo nel cuore della notte la febbre ha ricominciato a tormentarmi, ho cominciato a lamentarmi, avevo la febbre a 39, la fronte che scottava, continuavo a tremare dal freddo, Claudia mi asciugava il viso sudato con una salvietta umida ma il solo contatto con lo straccio umido aumentava il mio senso di freddo; ora ero proprio spaventata. A un certo punto Claudia si è infilata nel letto e mi ha abbracciata con l’intento di scaldarmi, all’inizio senza nessun risultato, poi pian piano ho cominciato a tremare di meno…sentivo la febbre che calava e il mio corpo che si riscaldava; come il febbrone era arrivato all’improvviso così se ne è andato. Ora stavo bene ma non glielo facevo intendere, non volevo sciogliermi dal suo abbraccio, stare tra le sue braccia mi piaceva…mi sono raggomitolata contro il suo corpo
-Mi stai scaldando, ma mi accorgo che dove sono a diretto contatto con la tua pelle ho i migliori benefici, dicendole così le ho tirato su la maglietta e ho avvicinato le mie braccia al suo corpo; poi ho tirato su anche la mia e con il mio petto sono andata a diretto contatto con il suo. Ora è stata Claudia che ha cominciato a tremare, ma non di freddo…mi sono mossa fino a portare i nostri seni a strofinarsi, ho sentito i suoi capezzoli indurirsi in modo prorompente; la cosa piaceva ad entrambe.
-Si Claudia…mi stai scaldando…mi sento rinascere…quanto mi piace stare così a bearmi di questo contatto.
-Anche a me piace, ogni volta che ti spalmavo l’unguento desideravo si potesse realizzare questa cosa…
A quel punto Claudia ha avvicinato le sue labbra alle mie invitandomi a baciarla, lo desideravo con tutta me stessa, ma mi sentivo in obbligo di destarla da quel suo stato ipnotico
-Sei sicura di volermi baciare…sono ancora nel periodo di contagio, non voglio che rischi nulla
-Non me ne frega niente, vorrà dire che se me l’attacchi mi scalderai poi tu con il tuo corpo e mi farai tu da infermiera…
A quel punto le nostre bocche si sono unite e le nostre lingue hanno cominciato a intrecciarsi senza pudore, il dolce contatto con quel fantastico corpo mi faceva dimenticare la spossatezza dovuta al recente attacco di febbre, ma erano giorni che non facevo sesso e quella lingua saettante me lo portava prepotentemente in mente; avevo voglia di lei e dimenticando ogni precauzione ho allontanato il lenzuolo e mi sono tuffata con la faccia in mezzo alle sue gambe. La sua figa era fantastica, completamente diversa da tutte quelle che avevo ammirato in quegli anni: le sue grandi labbra erano incredibilmente sporgenti, gonfie, invitanti, ma la cosa che più mi meravigliava era il suo clitoride, di dimensioni notevoli, come mai non ne avevo mai visti prima, ho cominciato immediatamente a titillarglielo con la punta della lingua, si è immediatamente scappucciato facendo apparire un autentico cazzetto in miniatura, rosso come un peperone e vibrante per l’emozione. Ero pazzamente attratta da quella protuberanza dalla carica erotica indefinita e ho cominciato a succhiargliela con avidità, Claudia però non ha gradito quelle mie attenzioni e si è opposta
-No Marzia…così mi da fastidio…leccamelo con dolcezza e picchiettami l’estremità.
Ho obbedito e la giovane suora ha subito cambiato la sua reazione iniziando a sospirare intensamente
-Ecco così…così si che mi piace…
Il suo cazzetto si gonfiava ancora di più, era un vero e proprio spettacolo e io non riuscivo più a staccare lo sguardo da lui, gli fregavo con dolcezza la base della lingua su tutta la sua lunghezza e nel vederlo vibrare dal piacere mi eccitava alla grande per cui passavo a solleticarlo sulla sua sommità con la punta della mia lingua; tre o quattro sequenze del genere e ho potuto assistere ad un orgasmo che non aveva precedenti. Ho portato Claudia a godersi per tre o quattro volte quella mia iniziativa ma sentivo ora la grossa necessità di scoparla, ho preso l’uccello e me lo sono incinghiato a tempo di record, nel vedermi così la giovane ha strabuzzato gli occhi
-Finalmente posso ammirare da vicino questo tuo famoso uccello di legno…è dal primo giorno che sono entrata a San Girolamo che ne sentivo parlare e che lo sognavo…
Le ho allargato le cosce e gliel’ho infilato, la giovane suora mi ha accolta con infinito piacere
-Oh questo si che è piacevole, questo è vero cazzo, non quel pezzo di manico di scopa con cui mi masturbava Domenica.
Ero al massimo dell’eccitazione, scopavo quella donna con una carica erotica che da tempo non provavo, entravo e uscivo dentro di lei con una libidine estrema mentre lei spalancava le cosce il più possibile per offrirmi tutta se stessa. Purtroppo però non ero in perfetta forma, la febbre dei giorni scorsi mi aveva debilitata sensibilmente e il mio ritmo nelle penetrazioni non era il massimo, ciò nonostante Claudia ha cominciato a tirare fuori una buona serie di orgasmi ma io che non potevo solleticare lo strofinamento dei laccetti sul mio clitoride con dei colpi intensi non riuscivo venire, così che dopo il terzo di orgasmo della giovane desideravo anch’io godere; mi sono allora tolta il cazzo, mi sono inginocchiata sul suo seno presentandole in faccia la mia figa
-Eccoti la mia patacca, leccamela e fammi godere…
Claudia non si è tirata indietro e ha accettato immediatamente la mia offerta, la sua lingua era calda, vogliosa ed esperta, così che dopo qualche minuto ho cominciato a sborrarle in faccia. Dopo oltre dieci giorni di astinenza potevo così riassaporare i piaceri del sesso, certo che dopo la mia “venuta” ho avuto un calo di pressione che ho dovuto sdraiarmi quasi esanime sul letto per riprendere le forze; Claudia stava al mio fianco preoccupata ma i suoi occhi brillavano di viva soddisfazione. Quando ho cominciato a dare segni di ripresa mi ha guardata estasiata ringraziandomi
-Marzia non ho mai goduto così tanto in vita mia…
Mi sono sdraiata sul letto socchiudendo gli occhi e Claudia mi si è avvicinata e si è rannicchiata contro di me, l’ho stretta e l’ho guardata incuriosita
-Prima di venire al convento eri già stata con altre donne?
-Avevo giocato qualche volta con mia sorella… la mia famiglia viveva in un casolare sperduto di una valle bergamasca, vivevamo allevando capre: i miei genitori, io, mio fratello Vincenzo e mia sorella Tiziana la primogenita. Eravamo lontani parecchi chilometri dal centro abitato, stavamo per intere settimane senza vedere anima viva, solo mio padre andava con il calesse in paese una volta la settimana a piazzare i formaggi che producevamo nella nostra azienda.
-I miei genitori erano sempre taciturni, non si scambiavano mai due parole, erano fortemente legati al parroco del paese che era la loro guida spirituale, non li vedevo mai ridere; per noi tre figli essere in quell’eremo completamente isolati dal resto del mondo non era certamente salutare, crescevamo praticamente come dei selvaggi. La nostra casa era minuscola: una cucina, la camera da letto dei miei genitori e una stanzetta per noi tre figli dove erano sistemati un lettino per mio fratello e una branda di una piazza e mezza dove dormivamo io e mia sorella. I miei primi contatti con il sesso li ebbi a quattordici anni, mio fratello era sicuramente quello che lavorava più di tutti e puliva l’ovile fin dopo la mezzanotte, io e mia sorella eravamo a letto da sole, nel silenzio della stanza sentivo spesso Tiziana manovrare con la mano sotto le lenzuola e sospirare molto intensamente; io curiosa come non mai ero sorpresa dalla cosa e le chiesi
-Cosa stai facendo?
-Zitta…zitta…lasciami finire…
-Finire cosa…?
-Quando sarai più grande lo saprai…
-Io sono già grande… devi spiegarmi perché molte sere porti la mano in mezzo alle gambe e sospiri come se stessi male…
-Perché siamo donne…e abbiamo necessità di donarci momenti di piacere
-Voglio vedere come fai a donarti questi piaceri
Mia sorella a quel punto spazientita ha abbassato le lenzuola e mi ha mostrato la sua mano che se la accarezzava…vedere il suo triangolo peloso mi ha invasata di curiosità e mentre lei continuava a masturbarsi con estrema dolcezza io mi estasiavo nel vedere le espressioni del suo volto in catalessi.
Quando è venuta mi ha presa con una mano la nuca attirando la mia bocca sul suo seno e dicendomi -Leccami le tette…succhiamele… Ho obbedito, all’inizio senza sapere cosa facevo, ma poi sentendo i suoi capezzoli indurirsi tra le mie labbra ho sentito un certo piacere invadere il mio corpo; lei continuava a smaniare e ha attirato la mia faccia contro la sua e mi ha baciata. Finito il suo piacere ha cercato di staccarmi da lei ma io invece non desistevo e continuavo a baciarla…la cosa mi piaceva…ci siamo allora abbracciate molto intensamente e ci siamo addormentate. Il giorno seguente continuavamo a lanciarci sguardi intensi, alla sera come siamo rimaste a letto da sole ci siamo immediatamente baciate, io l’ho quasi supplicata
-Insegnami come si fa a vivere quei momenti che hai passato ieri sera…era bellissimo vedere il tuo sguardo estasiato, voglio anch’io fare quelle smorfie di intenso piacere.
Ci siamo spogliate, Tiziana ha portato la sua mano in mezzo al suo triangolo peloso e ha cominciato ad accarezzarsela con sempre maggior intensità
-Guarda la mia mano e copia tutti i miei movimenti e vedrai che anche tu apprezzerai le tue stesse carezze
Ho obbedito immediatamente e dopo qualche minuto di apparente indifferenza ho cominciato pian piano a provare un certo piacere che con il passare del tempo aumentava in maniera costante
-Allora ti piace?
-Si…si, comincia a piacermi…
Quando il tuo bottoncino si è gonfiato fregagli contro il polpastrello del tuo dito medio e vedrai che proverai delle grosse soddisfazioni
-Tiziana hai ragione…sento il mio corpo ribollire…sento che vorrei esplodere tutta…oh quanto è bello
-Brava…quando senti la mano bagnarsi è il momento di accelerare…dai che tra un po’ potrai godere
-Si lo sento…è come se mi stessi facendo la pipì addosso…mi sto gonfiando tutta
-Su vai forte con la mano…più forte che puoi…dai che veniamo insieme
Mia sorella aveva visto giusto e siamo esplose in un orgasmo incontenibile…quando l’euforia ha cominciato a calare ci siamo abbracciate e ci siamo baciate con molta più intensità rispetto alla sera prima. Da quella sera lì abbiamo cominciato a masturbarci con una certa regolarità quasi tutte le sere, ci toccavamo e introducevamo sempre una piccola novità, all’inizio baciandoci mentre venivamo, poi scambiandoci le mani e masturbandoci a vicenda per poi finire a leccarcela senza nessun limite. Godere insieme era un piacere unico, che ci mandava in una euforica dimensione incontrollabile, così che una sera non ci siamo accorte che era passata la mezzanotte e Vincenzo ci ha sorprese sdraiate nude sul letto mentre ci stavamo sditalinando a vicenda; non ci siamo nemmeno accorte immediatamente che era sulla porta, per cui ha potuto sbirciarci per qualche secondo e vedere la mia mano nella figa di Tiziana che me la stava invece sgrillettando a tutta velocità; quando finalmente l’abbiamo visto abbiamo cercato immediatamente di coprirci con il lenzuolo ma lui lo ha immediatamente fatto volare via dal letto.
-Vi prego, continuate come se io non ci fossi…se no chiamo papà e succederebbe un gran trambusto.
Seppur malvolentieri abbiamo ceduto al suo ricatto e lui si è calato braghe e mutande e ha cominciato a menarsi l’uccello che era andato in piena erezione; noi ormai stavamo solo fingendo ma lui invece si stava tirando una sega di tutto gusto e dopo poco più di un minuto ha sborrato in modo abbondante schizzando persino sui piedi di mia sorella. Siamo poi rimasti lì a fissarci reciprocamente con Vincenzo che ha rotto per primo il silenzio
-Sorelle mie siete state fantastiche, è stata sicuramente la più bella sega della mia vita da ora in avanti voglio partecipare anch’io ai vostri giochini alla nostra età abbiamo tutti i diritti di sfogarci e placare gli ormoni impazziti che ci ribollono dentro.
Così che Vincenzo si dava da fare al massimo per ripulire l’ovile il più in fretta possibile e quasi tutte le sere ci sfogavamo con degli orgasmi a ripetizione. Come era già successo tra noi sorelle anche con Vincenzo con il passare del tempo i giochi tendevano sempre a farsi più audaci così che è stato un lampo abbandonare le semplici masturbazioni manuali, per passare prima al sesso orale e poi alle voglie del maschio arrapato che una sera ha sverginato Tiziana…una esperienza che a tratti mi ha traumatizzata ma invece è piaciuta parecchio a mia sorella che alla fine era soddisfattissima della esperienza e per niente turbata dal fatto di aver concesso la propria verginità al proprio fratello. Vincenzo era diventato un toro infuriato e praticamente si scopava Tiziana quasi tutti i giorni e cominciava a rivolgere anche a me particolari attenzioni fino a una sera in cui ha tentato di scoparmi. Memore della non entusiastica mia reazione nei confronti della loro prima volta a tratti mi sono opposta, anche se devo ammettere che quando la cappella di Vincenzo sfiorava le mie grandi labbra provavo pure un senso di piacere; però non mi sentivo ancora pronta per cui a tratti riuscivo ad allontanare mio fratello. In queste fasi i nostri toni erano piuttosto concitati così che mio padre svegliatosi è piombato all’improvviso nella nostra stanza sorprendendo Vincenzo che aveva ripiegato su Tiziana e la stava scopando come un dannato, mentre lei mi stava sditalinando la passera. Papà è diventato cianotico per la sorpresa e ha cominciato a urlare chiamando mia madre nella stanza
-Elvira corri qui…guarda i nostri figli snaturati cosa stavano facendo…mi vergogno di aver messo al mondo tanto sudiciume … Satana è entrato nella nostra casa e ha indemoniato questi depravati…
Ha preso la cintura e ha cominciato a frustarci tutti tre con una violenza inaudita; poi ha chiuso Vincenzo nell’ovile e ha messo sottochiave la nostra camera continuando a urlare
-Non vi voglio più vedere…vi ripudio…da domani fuori per sempre dalla mia casa…
Al mattino presto è partito con il calesse, è andato dal parroco confessando l’ignobile misfatta…dopo tre giorni mia sorella è stata portata in un convento di una valle trentina e mio fratello in una congregazione di frati nell’entroterra ligure. Io sono stata reclusa in casa per una decina di giorni finché sono stata portata qui a San Girolamo…prima di partire ho saputo che Vincenzo dopo tre giorni era fuggito dall’eremo e si era imbarcato a Genova in una nave diretta in America. Come ti ho già detto nelle condizioni di totale confusione in cui mi trovavo è stato facile cadere nelle lusinghe di Suor Domenica che mi ha subito corteggiata senza limiti, la cuoca mi ha insegnato a diventare una buona amante, ma io ero attratta dai ricordi provati dal contatto con il cazzo di mio fratello. Domenica aveva un ottimo ascendente su molte suore, per cui alcune ci confidavano le tue prestazioni con il cazzo di legno e la mia voglia di uccello cresceva sempre più così che una sera Domenica mi ha sverginata con un pezzo di manico di scopa; non ho provato nessun piacere, solo stanotte ho capito invece quali sono i veri piaceri di quel tipo di rapporto. Nei giorni a seguire i miei sintomi continuavano gradatamente a scomparire così che ho potuto fare apprezzare ancora di più i piaceri regalati a Claudia dal mio cazzo di legno. La settimana seguente ero praticamente guarita e sono scesa al convento seppur protetta per i primi giorni da una mascherina, così come suor Paola che aveva seguito la mia stessa strada nel suo contagio con la malattia ed è rientrata regolarmente nei ranghi. Era il primo giorno in cui ero ormai tornata regolarmente alle mie mansioni, ero in ufficio a risistemare alcune cose quando Suor Stefania è venuta a dirmi che un uomo stava chiedendo di me all’ingresso; della cosa mi sono stupita non poco, chi poteva essere mai a cercare di me, specie un uomo: era mio padre! La cosa mi ha colta di sorpresa, non aveva carrozze, arrivare al convento dalla strada richiedeva ore di cammino…nel vedermi mi ha sorriso, io l’ho accolto molto freddamente, limitandomi a farlo entrare nel cortile del convento e facendolo accomodare su una panca
-Cosa ti conduce qui!!! Cosa vuoi da me?
-Voglio il tuo aiuto, so che forse non merito nulla ma mi devi aiutare, mi stanno rovinando e so che tu potresti aiutarmi; in fin dei conti sono pur sempre tuo padre.
-Tu hai smesso di essere mio padre il giorno in cui hai deciso di mandarmi in questo eremo sperduto…
-Lo so…lo so…ma ormai è passato tanto tempo…potremmo metterci una pietra sopra…sono oberato di debiti e stanno per togliermi le terre, Odoacre non mi concede deroghe e senza le rendite terriere sono in miseria.
-Odoacre!!! Non nominarmi quel nome, ha violato la mia verginità, l’hai colto in flagrante, hai visto i miei vestiti lacerati dalla sua violenza e invece di denunciarlo mi hai ripudiata…ci vuole un bel coraggio a presentarti a elemosinare il mio perdono…vattene…vergognati!
Mio padre a quel punto ha desistito, capendo che quella lunga scarpinata era stata completamente inutile; prima che chiudessi il portone ha trovato ancora il coraggio di dirmi
-Se non vuoi perdonarmi accendi almeno un cero per me, la prossima settimana sfiderò il tuo aguzzino e cercherò di saldare gran parte del mio debito per abbandonare poi il vizio del gioco.
L’attrazione del gioco era la sua grande malattia, e come tutte le grandi malattie gli stava minando la vita, mai e poi mai avrei acceso quel cero; l’ho lasciato che se ne andasse senza preoccuparmi che stava sopraggiungendo un tremendo temporale. Quell’incontro mi aveva scossa, mi sentivo un mattone nello stomaco, la testa pesante, la mente offuscata, quando ero così una sola cosa poteva rimettermi in sesto: fare sesso. La malattia e la novità di Claudia mi avevano fatto dimenticare le altre mie amanti e sentivo che dovevo riprendere le mie vecchie abitudini; ho passato in rassegna tutte le mie varie amanti e mi è venuta voglia di pelo, di tanto pelo…la figa più pelosa era quella di Suor Marina, era una eternità che non facevo sesso con lei, sono andata a cercarla. Stava pulendo l’aula, le ho detto che il mio studio aveva bisogno di essere spolverato, mi ha seguita senza sospettare nulla, come ho chiuso la porta dello studio l’ho abbracciata e le ho messo la lingua in bocca, ha risposto immediatamente, l’ho presa per mano e l’ho portata nella camera da letto: senza dirle nulla ha cominciato a spogliarsi…cazzo aveva voglia…forse più di me…ho cominciato a spogliarmi anch’io.
-Marina ho voglia di fare un 69, di tuffare la mia faccia in un mare di pelo e tu sei la figa più pelosa che conosco…
-Si Marzia, ne ho voglia anch'io, ma sono sudata… permettimi di darmi una insaponata…
-Ma cosa vuoi insaponare, l’odore della tua topa nera è unico, impareggiabile, fammi godere dei tuoi odori di femmina e vienimi in faccia
Dopo due minuti eravamo posizionate sul letto, io sopra, lei sotto e quando ho tuffato la mia faccia dentro quella boscaglia selvaggia ho sentito in me un senso di onnipotenza…qualsiasi desiderio libidinoso che mi si presentava nella mente poteva essere esaudito perfettamente…avevo un ampio campionario di possibilità di scelta…oggi volevo il pelo nero, ebbene ora ero immersa in una montagna di pelo corvino e mi beavo dei suoi succhi che sgorgavano già in abbondanza. L’orgasmo è stato celere per entrambe e anche Marina ha cominciato a bermi in modo smisurato, quando ci siamo staccate abbiamo cominciato a limonare come due assatanate, incuranti che fuori stava ormai imperversando una bufera di vento. Ora anche le mie mani avevano voglia di folto pelo per cui le ho portato la destra in mezzo alle gambe e ho cominciato a sditalinarla senza pudore; mi sono fermata solo quando mi è venuta in mano, abbondantemente e in modo continuo, come se stesse pisciandomi addosso. Raramente mi capitava di sentirmi appagata senza aver indossato uno dei miei uccelli di legno, ebbene ora era successo…ed ero altamente appagata. Quando Suor Marina ha lasciato lo studio il suo viso era il ritratto della beatitudine, mi ha abbracciata con intensità
-Reverenda Madre la ringrazio…è stato bellissimo!!!
Mentre stavo tornando nel mio alloggio ho sentito la campana suonare, sono andata nel cortile, era invaso da sterpaglie trascinate da chissà dove dalla bufera di vento che aveva appena smesso di ululare. Suor Domenica stava impartendo ordini a tutte -Forza sorelle armatevi di ramazza e ripuliamo questo inferno di fogliame fradicio… Tornando alla torretta ho cominciato a pensare a Claudia, mi sentivo in colpa con lei… tanto per non cambiare non mi smentivo e di colpo ero tornata la solita Marzia che amava mettere i suoi piedi in più staffe, dovevo chiarire quel lato oscuro della mia personalità e dovevo parlarne schiettamente con la mia nuova amante. Come mi ha vista entrare ha subodorato immediatamente qualcosa e mi ha chiesto preoccupata
-Problemi?
-In effetti si… il forte vento ha invaso il cortile di sterpaglie e le suore stanno organizzandosi per dare una ripulita, Suor Domenica è maniaca dell’ordine e in quelle cose è sempre tempestiva.
-Avevo sentito la campana ma stavo cucinando un ottimo arrosto…a scendere rischiavo di bruciarlo. – Vedo che continui a viziarmi, ma ora sono ufficialmente guarita e si sta presentando un nuovo problema; rimanendo ancora qui sicuramente si desterebbero dei sospetti e non voglio si sparli su noi due; purtroppo Fiorella ha preso alloggio nella tua vecchia cella e dovrò sistemarti in una delle celle delle novizie che al momento sono vuote…
-Lo immaginavo… potremo vederci ugualmente ogni volta che lo vorremo?
-Penso di si…ma certo non con la frequenza di questi giorni
Il viso di Claudia si è arrossato per la rabbia e sorprendendomi non poco è esplosa
-Certo…ora avrai da soddisfare anche le tue vecchie amanti…Claudia sta per diventare una delle tante e sta per essere di nuovo messa in un angolo come è stato con suor Domenica… Volevo essere molto diplomatica ma quella scena di isterica gelosia mi ha mandata in bestia, sono avvampata di colpo, mi solo lanciata su di lei e le ho preso il mento nella mia mano destra, poi l’ho spinta davanti allo specchio
-Tu stai solo farneticando… spogliati e guarda il tuo corpo davanti a questo specchio.
Il mio tono l’aveva spaventata, è sbiancata in volto e ha cominciato a togliersi la tonaca, quando è rimasta completamente nuda ho continuato sempre in tono alterato
-Guarda il tuo corpo!!! Sei un fiore, un bellissimo fiore… solo Gertrude nonostante la sua età regge il tuo confronto in fatto di bellezza, quindi non sarai mai come dici, come le altre…ma devi imparare che tra suore non esiste il matrimonio, non devi formare una famiglia e nel convento ci sono dei gradi e delle regole che devono essere rispettate… hai fatto voto di obbedienza e allora pensa solo ad obbedire!!!
Pensavo che il 69 del pomeriggio mi avesse appagata completamente ma il vederla nuda ha riacceso la mia libidine, mi sono tolta la tonaca anch’io e mi sono incinghiata un uccello, l’ho fatta inginocchiare davanti a me e le ho avvicinato il viso senza nessuna delicatezza al mio fallo di legno e le ho letteralmente ordinato
-E adesso succhiami il cazzo…insalivalo meglio che puoi perché dovrà scivolarti dentro per farti sbrodolare di piacere…
Claudia ha obbedito e ha cominciato a sbocchinarmelo succhiandolo con grande passione, la cosa mi mandava in visibilio, la mia eccitazione esaltava ancora di più la mia rabbia
-Ti piace succhiare il cazzo eh… dimmi lo succhiavi a tuo fratello?
-L’ho fatto una sola volta, mi è venuto in bocca subito, ho provato nausea…
-E col mio non hai nausea
-No! Reverenda Madre…no!!!
Dopo quindici giorni che mi chiamava semplicemente Marzia…era tornata a chiamarmi Reverenda Madre, stava imparando la lezione…provavo una grossa soddisfazione interiore, non avevo mai abusato del mio potere, questa volta mi sentivo onnipotente e cinica come non mai.
-Brava lo hai insalivato bene… ora te lo infilo, ti scopo!!!
Claudia si è staccata dal mio uccello, mi ha presa per mano e si è diretta verso il letto, io però ero di tutt’altro proposito…dovevo mettere in chiaro la mia posizione e finire la lezione; l’ho trascinata alla finestra e l’ho fatta stendere sul ripiano del davanzale con la faccia contro il vetro, le ho infilato il cazzo alla pecorina e ho cominciato a pomparla -Guarda le tue sorelle come stanno sgobbando per ripulire il cortile, e tu sei invece qui a farti scopare al caldo… vedi che nessuna si lamenta…non sono come te che ti sei appena lagnata, loro accettano le regole; scommetto che vorresti sapere quante me ne scopo vero…a te non te ne deve fregare nulla…una o tutte per te non deve fare differenza…sappi solo che sono ben contente di ricevere la mia compagnia ogni volta che lo desidero; se poi un giorno magari diventerai badessa le cose le potrai fare andare avanti come vorrai…ora però limitati a godere, so che è una cosa che ti piace tanto!!! Non mi sbagliavo, dopo qualche minuto ha cominciato a sborrare, e io con lei, le tremende pompate che le davo in quella posizione stimolavano il mio clitoride e ho cominciato a godere. Ci siamo sparate insieme una lunga serie di orgasmi, quando abbiamo abbandonato quella scomoda postazione avevamo le gambe anchilosate. Abbiamo cenato in assoluto silenzio, scambiandoci sguardi di indefinito significato; sparecchiando Claudia mi ha detto con tono umile -Reverenda Madre, le chiedo scusa per la mia sfrontatezza. Quella notte abbiamo fatto l’amore per altre due volte.

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