trio
Nel cassetto
di Cpcuriosa60
17.04.2024 |
9.630 |
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"Ridevamo, lui ancora vestito, mentre prendevo confidenza con “Avatar, l’uccello blu”..."
Ognuno di noi ha un cassetto che tiene nascosto agli altri.Può essere quello della scrivania in ufficio, con le cartelle della contabilità “parallela”.
Oppure lo stipetto del tavolino in salotto, dove si trovano certe pen drive dal contenuto un po’ osè.
Od anche lo scomparto a destra, in macchina, con un paio di mutandine di pizzo, dimenticate da quella volta che nel parcheggio dell’Ikea…
Licia mi ha scritto del suo, senza che le chiedessi nulla.
E’ una Lei di coppia, conosciuta qualche tempo fa.
Non abbiamo fatto sesso, con lei ed il suo accompagnatore, per mancanza di tempo (loro) dato che sono una coppia clandestina.
Mi ha rivelato che legge i nostri racconti, e che ha provato a scriverne uno sulla sua esperienza da amante.
Me lo ha fatto avere di nascosto dal suo lui, via Telegram, così per il gusto di vederlo pubblicato, seppur con la nostra “firma”.
…………….
A volte faccio fatica ad addormentarmi.
Sono spesso sola, perché sono “l’altra donna”, la protagonista di tante canzoni (“quella che all’alba rimane sola”, canta Dodi Battaglia, appunto, ma sola anche in tanti altri momenti….)
Lui invece, mi racconta che alla sera crolla letteralmente sul letto, stanco dei suoi mille impegni.
E’ separato dalla moglie, io invece divorziata, ma lui ha due figli ancora adolescenti e, per loro, evita di mostrarsi in pubblico con me.
Frequentare le coppie del “gioco” in un certo senso ci agevola la vita, perché ci permette di incontrarci nelle loro case, invece che nei motel.
O ci consente di evitare il pericolo, sempre incombente, quando ci assale la voglia di fare un amore impellente, crudele, veloce, scatenato da una telefonata in cui ricordiamo l’esperienza vissuta la sera prima.
Allora ci incontriamo nel suo ufficio, chiudiamo la porta, spostiamo un tavolino per impedire l’accesso alle sue segretarie.
A me però, succede spesso che la voglia mi agguanti al momento di prendere sonno, si aggrappi al mio stomaco, più che al mio ventre.
Mi rigiro nel letto, cercando di trovare la posizione giusta, cerco di rilassare la mente, pensando a cose di tutti i giorni, la lista della spesa o gli esercizi di pilates.
A volte funziona, mi accorgo di essere nel dormiveglia, di aver fatto già un piccolo sogno e mi abbandono, grata, al riposo.
Certe sere però non funziona, il cervello mi rimanda le immagini del suo sguardo, fisso nei miei occhi, e mi pare di sentire la sua voce, mentre mi chiede se mi piace quello che mi sta facendo, se sento il suo cazzo, tutto dentro di me.
In quei momenti, sdraiata nel mio letto, ancora un po’ freddo, vorrei il suo calore, le sue mani e la sua bocca.
Cerco di resistere, mi giro da un fianco all’altro, respiro come mi ha insegnato il maestro Yoga, a volte lascio che le lacrime scorrano e bagnino il cuscino, in un pianto di rabbia più che di dolore.
Poi cedo, ed apro, senza farlo davvero, il cassetto del mio comodino.
Se volessi, potrei prendere quel curioso “coso” di gomma, di un blu seducente, bello, compatto, con le pile nascoste da un piccolo sportello.
“Ti farà compagnia” mi ha detto lui quando me l’ha regalato.
Dovrebbe essere il sostituto del suo cazzo, placarne l’assenza, illudere la mia fica di essere riempita come quando lui si muove dentro di me, lento e potente, a volte improvviso, dopo avermi stuzzicato passandomi l’asta sulle labbra già gonfie.
Sì, sostituto, utile finchè è stata una novità, non lo nego, perché mi ha soddisfatta, con orgasmi strani, violenti e con la fica quasi asciutta, però.
Avevo scartato il pacchetto, quella sera, e mi ero sdraiata sul divano del suo ufficio, dandogli lo spettacolo di me stessa che si faceva l’amore da sola.
Ridevamo, lui ancora vestito, mentre prendevo confidenza con “Avatar, l’uccello blu”.
Mi aveva guardata, sornione, commentando le mie mosse, era stato un bel gioco, davvero.
Si era negato, il bastardo, mi aveva solo mostrato il suo cazzo, forse per farmi capire che avrei dovuto accontentarmi di quel suo regalo, sempre più spesso da quel momento in poi.
Non gli ho detto ancora, che si dev’essere rotto, forse perché l’ho trascurato, chissà se i dildi di gomma soffrono di depressione, mah…
Potrei prenderlo comunque, metterlo a scaldare vicino al mio fianco, iniziare a toccarmi piano, pensare alla prima volta in cui abbiamo fatto sesso, nel bagno della sala convegni, mentre il “nostro” Direttore Generale lodava se stesso.
“La scopata della vita” mi ha detto lui una volta, “le tue mani appoggiate alle piastrelle, la tua schiena così bella, contratta per mantenere quella posizione, per offrirmi da dietro la tua fica, bagnata, inondata, come mai ne avevo toccata”.
Un ricordo rivissuto decine di volte, che mi fa bagnare, che mi scioglie, che mi illude nella speranza di un futuro tutto nostro.
“Avatar” però rimane al buio, questa sera, non vibra più ma nemmeno verrà accarezzato dalle mie mani, ingannandole.
Ripenso al cassetto, e col pensiero, rileggo il biglietto che vi ho deposto un mese fa, sotto un sacchettino di tulle coi fiori di lavanda seccati al sole.
Me lo ha fatto trovare quel nostro amico, che qualche volta ci ospita e si accontenta di guardarci, mentre facciamo l’amore.
E’ un tipo strano, non chiede di più, dice che non vuole davvero tradire la sua donna, l’ha già fatto in passato e sta aspettando il suo perdono.
Andiamo a cena da lui, ridiamo, beviamo, anche troppo, e poi, abbassate le luci, lo torturiamo con i nostri sospiri, giriamo un tizzone rovente nella ferita del suo cuore.
Ha sbagliato, sta pagando, soffre, ne sono certa quando mi vede con lui, scopata, piegata sul bordo del letto ma con gli occhi fissi nei suoi che mi guardano e forse vedono lei, quando godeva e urlava il suo nome.
Ormai so a memoria quelle parole, le ho rilette cento volte, al chiarore dell’abat-jour, toccandomi piano, per poi chiudere gli occhi, rivedendo il calore dei suoi.
“Uno sguardo da tigre, ammaliante, affascinante, la sua bocca che sa donare sospiri, un bacio con la lingua che crea una intimità unica con lui.
Ho fatto un sogno: la stavo leccando dovunque, sentivo i suoi gemiti, sentivo che apprezzava quello che le stavo facendo, succedeva di tutto vicino a lei e io ero coinvolto.
Spero che questa sera potrò rivivere il sogno di reincontrare, dormendo, la sua bocca”
Ho trovato il biglietto, quella sera, sotto il piatto e per un sesto senso, l’ho subito nascosto nella mia borsetta.
Loro stavano parlando e solo lui, che lo ha scritto, ha visto il mio gesto furtivo.
Forse avrei dovuto leggerlo ad alta voce, magari era quello che voleva, invece è diventato una cosa solo nostra, un segreto che mi scalda e mi fa sognare.
E’ stato un invito?
Potrei parlare al mio Amore, mentre è sopra di me, quando a volte mi chiede di raccontargli i miei sogni segreti, di dirgli cosa mi manca per godere il mio piacere totale.
“Non mi manca nulla” gli dico “mi basti tu, sei tutto e di più”
Bugiarda, sono bugiarda, altrimenti non sarei qui con la mano tra le cosce, a toccarmi le labbra già bagnate.
Potrei invece, la prossima volta, stupirlo dicendogli che mi piace il suo cazzo ma vorrei sentire in bocca quello dell’altro, farlo avvicinare e scoprire il suo sapore.
Ne avrò il coraggio e soprattutto come reagirebbe, lui?
Mi direbbe “Sei una troia” dandomi uno schiaffo sul culo e riderebbe di me, accantonando il pensiero.
Oppure guarderebbe l’altro e insieme direbbe “Ripeti, troia, fagli sapere quanto lo sei”
E io con la voce della supplica, cederei al mio desiderio, tenterei quell’uomo tormentato, lo torturerei di nuovo.
Lui che farebbe?
Mi verrebbe vicino o muovendo la testa direbbe che no, non può, la sua pena non è ancora scontata?
Ora però, qui da sola nel mio letto, lo vedo accostarsi alla mia bocca e riempirmela.
Sta assaggiando la mia lingua ed odora, insieme, il mio profumo.
Chiede che mi tocchi da sola i capezzoli, e si abbassa su di me, osando guardare da vicino la mia fica riempita da lui.
Poi d'improvviso si alza e viene tra le mie labbra, guardandomi fissa negli occhi ma dopo li chiude e immagina che la bocca che lo accoglie sia quella del suo amore tradito.
Io bevo tutto il suo seme, lui mi bacia e assaggia se stesso.
Anche il mio Amore sta godendo, gli occhi fiammanti e la bocca spalancata dal piacere.
Sogno e sento l’orgasmo salire , le mie dita si muovono veloci e dalla mia gola esce il suo nome.
Mi calmo, respiro, mi chiedo se invocando l’altro ho tradito il mio uomo.
Che importa, nessuno mai lo saprà.
……………….
I cassetti moderni si chiamano “cartelle”
Le abbiamo sui PC e contengono foto, racconti, video che accarezziamo ogni tanto con gli occhi e a volte doniamo anche agli altri
E sì, ci ricordiamo di te.
Del tuo tormento, dei tuoi occhi che ci guardavano e che sempre cercavano i miei.
Chissà se lei ti ha perdonato...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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