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Ritorno a Cap


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
18.07.2024    |    8.161    |    23 9.7
"Ha, fatalità, una decina di giorni di ferie obbligate che pensava di passare andando in piscina o in bicicletta (si tiene allenato)..."
Chiamo Lilly (è il suo nomignolo) e gli chiedo se ha voglia di accompagnarmi a Cap d’Adge, paga il mio Amore.
- Certo che ci vengo, Mimma tesoro. Non vedo l’ora!
- Guarda che dico sul serio, lui non può partire perché si è rotto un femore giocando a fare il giovanotto in montagna ma io, di sicuro, non rinuncio al viaggio.

Sono arrabbiata, perché erano anni che volevo tornare a Cap e stavolta con un uomo che amo.
Vero, Lui mi ha detto stamattina di partire ugualmente, tanto rimarrà in clinica per tre settimane, ma non sarà la stessa cosa, se non viaggerò in sua compagnia

- Vai, piccola e divertiti, non pensare troppo a me.
E’ inutile sacrificarsi in due e buttare i soldi che ho già anticipati.

Ho cercato Lilly (ma il suo nome è Alex) per sfogarmi un po’, come potrei trovare un’amica che mi faccia compagnia, così su due piedi?
Invece lui mi sorprende, accettando una proposta fatta per scherzo.
Ha, fatalità, una decina di giorni di ferie obbligate che pensava di passare andando in piscina o in bicicletta (si tiene allenato).
E probabilmente non è impegnato seriamente con uno dei suoi Amori un po’ deludenti, a sentire lui, ma sempre piuttosto misteriosi.
Mi ha parlato tempo fa di una relazione con una Signora sposata e chiaramente, conoscendo l’ambiente, non ho fatto domande.
Per il mio tesoro e la mia rubrica sul cellulare, lui è Lilly, un’amica con cui chatto molto e non vedo quasi mai.
E’ un piccolo segreto, una copertura per una strana relazione da non-scopamici che dura da anni.
Ci siamo conosciuti una sera invitati da conoscenti comuni, si festeggiava il compleanno della padrona di casa e per scherzo lui intratteneva gli ospiti, trasformato in una drag queen.
Verso le tre ci siamo trovati sul balcone, ambedue con una canna in mano ed è scattata una scintilla, accesa da complicità e trasgressione.
Alex era ancora nei panni di Lilly, con un abito rosa e violetto, il trucco rimasto accettabile, ma a piedi nudi, visto che ci vogliono anni di pratica per sopportare i sandali tacco 12.
Da ubriachi e un po’ fatti, abbiamo iniziato un gioco, come fossimo due amiche pettegole che criticano le invitate alla festa

- Hai visto le tette nuove di Tizia? Gentile omaggio del suo amante, non più attizzato da quelle vecchie
- E vogliamo parlare di Caia? Ha in testa più corna di un branco di cervi.

Tra una risata e l’altra, ci siamo scambiati il numero di cellulare ed, in seguito, molte confidenze, tra le quali la triste fine del mio matrimonio.
Penso a lui come fosse Lilly ed Alex sta al gioco, con una pazienza infinita per me che sono, a dir poco, irrequieta.
Sa quasi tutto di me, del mio Amore, che sta pian piano uscendo da una naturale timidezza, che mi ricambia dandomi il suo cuore, soddisfacendo ogni mio capriccio.
Ma non del tutto la mia fica curiosa e la mia mente agitata.
Lo so, sono una zoccola.
Mi ha perfino organizzato questo soggiorno a Cap, pur sapendo a cosa poteva andare incontro.
Io ci sono stata vent’anni fa con il mio ex-marito, per una notte sola, in verità, passata a litigare, mentre tutti gli altri scopavano.
Come non mi mancano quei giorni!
Anche se…
Se devo essere sincera fino in fondo, senza che nessuno lo sappia, dei vecchi tempi mi manca davvero solo una cosa ed è il cazzo ricurvo del mio ex.
Era una particolarità fisica che rendeva strano alla vista quell’uccello, non lungo, no, ma estremamente efficace a darmi orgasmi in rapida successione, provati solo con lui.
Ed il porco bastardo, lo sapeva benissimo di essere l’unico a farmi perdere la testa in quel modo, soggiogata dal piacere che mi dava e che mi lasciava completamente soddisfatta.
Lui no, non si accontentava e mi si è spezzato il cuore quando ho scoperto che sperimentava anche con altre l’effetto della strana curvatura del suo cazzo.
Ho tentato, lo giuro, con tutta me stessa di prendere atto con piglio positivo delle inevitabili corna che mi adornavano la fronte, ricambiando all’occasione.
Poi però ho rinunciato al mio anello alla mano sinistra, sfinita dal dolore sordo che mi martellava l’anima e sono tornata single.
Ed ora ho il mio Amore, tenero, fiducioso che mi manda a Cap da sola.
Ma io sono una zoccola, sessantenne ma vogliosa di giocare tutte le carte che mi offre ancora la vita.
Forse ho paura di legarmi troppo a qualcuno per poi rimanerne delusa.
Lo tradisco, senza espormi per non ferirlo, cerco compagni riservati ed assolutamente occasionali, eleganti professionisti della scappatella senza coinvolgimento.
Com’è stato il fisioterapista vicino di casa della mia amica Loretta.
Ho passato un paio di pomeriggi di sesso sfrenato con quel quarantenne, vent’anni più giovane di me, che sa il fatto suo, anche troppo.
Mi ha leccata, massaggiata, scopata in un modo inaspettato.
E sapere che l’ho forse “rubato” alla mia cara amica, ha aggiunto fascino e perversione.
Purtroppo (o per fortuna) il terzo incontro non c’è mai stato, meglio così davvero, io ero in pronto soccorso con il mio Tesoro infortunato e gli tenevo la mano.
Ed ora partirò, senza di lui ma con il mio amico Alex, poco più giovane di me, alto, in forma, sorridente e sempre sfuggente, ora me ne rendo conto e quindi doppiamente arrapante.
Lo sto aspettando in aeroporto per fare insieme il check-in, visto che ho seguito da sola il cambio di prenotazione, inserendo il suo nome anziché quello del mio povero infortunato.
Non lo vedo da mesi, mi compare davanti con un bel taglio di capelli, fresco fresco di salone di buon livello, sono fiera di viaggiare con un così affascinante compagno e spero che sarà così anche per lui.
C’è una sorta di imbarazzo tra noi, forse sappiamo che la nostra non-trombamicizia potrebbe fare un nuovo salto di qualità.
Atterriamo a Marsiglia, prendiamo l’auto a noleggio e via verso Cap.
Tutto mi sembra più bello, rivisto dopo vent’anni ma con la persona giusta: il sole, il mare, il villaggio che ricordavo un po’ più decadente, invece, chapeau!
L’appartamentino è delizioso, non c’è che dire il mio Amore non ha badato a spese.
Non è il solito monolocale, simil-fottitoio tipico del luogo ma un bivani, elegantemente arredato.
Alex gira lo sguardo, con approvazione, tasta i cuscini del divano letto, annuisce e mi butta un “ok, dormirò qui” che un po’ mi delude, ma capisco che l’intimità tra noi due forse non l’aveva proprio prevista.
Ci dividiamo da buoni amici lo spazio nell’armadio e così posso apprezzare l’ottimo gusto del mio amico in quanto ad abbigliamento, sono stupita, ma nemmeno tanto.
E’ metà pomeriggio, quindi possiamo fare una prima perlustrazione del posto, per lui sconosciuto e per me avvolto in una nebbia dolorosa.
Usciamo ancora vestiti da viaggio e ci rendiamo conto che siamo gli unici “coperti”, la nudità nei vialetti e nelle gallerie commerciali è quasi d’obbligo.
I negozi sono stupefacenti!
Mai visto niente di simile, in contrasto a tette e culi nudi, sono esposti abiti di ogni tipo, dall’intimo sexy al dark, al sadomaso più spinto.
E le scarpe, che meraviglia, vedo sandalini con i brillanti in fianco ad anfibi minacciosi.
Ce n’è per tutti i gusti senza distinzione di sesso.
Oh, se ci fosse qui la mia amica Loretta, tonta e timida, sai che faccia farebbe!
Io ed il mio accompagnatore invece guardiamo tutto, ammiriamo i completini sexy, io me li provo appoggiandoli al corpo, chiedendogli un parere.
E beh, lui sembra gradire, come sicuramente non farebbe il mio Amore, che mi sgriderebbe per tanta spudoratezza.
E ridiamo, cercando di non farci notare troppo, davanti ai boxer di pizzo che potrebbe, anche lui, comprarsi.
Prima di acquistare qualcosa, decido di aspettare di finire il giro di tutti i negozi, in una settimana di soggiorno ne avrò da vedere.
Non ci soffermiamo nemmeno sulle porte, alcune ancora chiuse, dei privè dedicati esclusivamente alle coppie (e noi, volendo, lo siamo…) ma piuttosto sul paio di ingressi, molto più oscuri ed intriganti, dei locali a tema sado-maso.
Rimaniamo senza parole nel vedere, alle sette di sera, una coppia sulla sessantina vestita tutta in pelle nera, entrare in uno di questi.
Sono con una ragazza bellissima, quasi nuda, dalla pelle color del miele, fiera sui suoi tacchi vertiginosi; ha un collare di cuoio attorno al collo degno di un Modigliani, a cui sono legate due catene, in mano ai tipi.
Alex ed io, provinciali fino al midollo, non ridiamo più, siamo anzi, quasi intimiditi e sicuramente turbati.
Si sta facendo però tardi e decidiamo di tornare verso “casa”, per una doccia e poi un secondo tour, stavolta per cena.
Mi accorgo camminando al suo fianco, che mi sto rilassando e che non sono particolarmente eccitata, non come pensavo potesse accadere nella tanto esaltata Cap.
Lui, si sta rivelando una buona compagnia, una spalla che ride alle mie battute e che mi sorride, spesso, con benevolenza.
Sono contenta di essergli amica, oggi ancora di più.
Rientriamo nell’elegante condominio in cui soggiorniamo, chiamiamo l’ascensore per salire, ma mentre aspettiamo nella hall comune sentiamo delle grida e parole dure, in francese, che non comprendo.
Ci fermiamo per capire da dove provengano ed è Alex a muoversi come una furia, verso una porta semi-aperta del corridoio a pian terreno, non lontano da noi.
Lo seguo col mio passo più lento e lo vedo mentre spalanca l’uscio, d’impeto, e poi ecco un uomo tozzo volare sul pavimento, il mio amico lo apostrofa in francese, pure lui, scopro che lo parla ed anche bene, sembrerebbe.
Al tizio non rimane che andarsene, mi passa davanti di corsa, tenendosi il basso ventre, coperto solo da pantaloncini di pelle.
Tutto si è svolto in un minuto, non ho avuto nemmeno il tempo di ragionare.
Mi giro verso la porta ora spalancata, mi affaccio con discrezione e vedo Alex parlare con una ragazza bellissima, alta quasi come lui, che ripete “Merci, grazie” tenendosi una guancia con la mano dalle unghie lunghissime.
Continuano il dialogo tra loro, lei starà spiegando, lui annuisce.
Sbircio all’interno, l’appartamento è molto ben arredato, quasi fastoso, sono senza parole.
La ragazza mi vede, aggrotta le sopracciglia curatissime ma il mio amico mi presenta, forse chiarisce che siamo insieme.

- Piacere, Mimma
- Piacere mio, Vivienne.
Grazie anche a te!

La voce è bassa, appena roca, l’accento francese delizioso.
In pochi attimi, scatta l’invito a cena, non se ne parla di uscire però, Vivienne ha sulla guancia un livido che sta crescendo a dismisura.
E cena sia, e la curiosità è tanta…

E chi ha letto fin qui, cerchi il seguito, se ha gradito!

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