Lui & Lei
Mrs. Grinch e Zia Natale
di Cpcuriosa60
14.12.2024 |
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"Le amiche di Maddalena sono le mie, mi ricordo, mi ricordo…
E come una furia si diresse verso la cucina boffonchiando “e la cena non è ancora pronta, e..."
La Signora Grinch mi sorride seminascosta da una montagna di torroni e nocciolati.- Eccoti, anche quest’anno, sempre più giovane, mi chiedo come tu faccia.
Alle mie parole di sincera, affettuosa, ammirazione lei lascia la sua postazione ad un giovanissimo aiutante dalla pelle color mandorla tostata e viene ad abbracciarmi.
Maddalena, Maddy per tutti, è una bella donna, alta, snella e sempre sorridente e davvero sembra che, contrariamente a quanto accade al suo consorte, il tempo non passi mai per lei.
Siamo lontane parenti, un suo zio paterno ha sposato una seconda cugina di mio padre, o giù di lì, quindi ci frequentiamo fin da bambine e ci legano bellissimi ricordi.
Quando la guardo, solare e serena, mi chiedo che cosa le sia passato per la testa quando si è messa con il Grinch.
Ormai Gino è conosciuto con quel soprannome che lui si porta dal tempo delle elementari, quando il libro del Dr.Seuss (ancor prima del film) divenne la compagnia tradizionale delle nostre vacanze natalizie.
Con Maddy e Gino ci perdemmo di vista quando io andai “in città” per proseguire gli studi, lasciandoli al paese semplici compagni di gioco e ritrovandoli fidanzati alla fine degli anni ’80.
Lei sembrava tranquilla, innamorata, attenta ai bisogni del ragazzo nevrotico e per di più, sinceramente, bruttarello che invece pareva trascurarla.
Formavano una coppia incredibilmente poco abbinata, tipo “La Bella e la Bestia”, giusto per rimanere in tema di fiabe.
Le malelingue, che ci sono in ogni paesino, per spiegare l’interesse di lei raccontavano che il Grinch comunque aveva un presente ed un futuro assicurati nella macelleria di famiglia.
Andai al loro matrimonio, durante il quale Maddy brillò come una stella per la sua felicità mentre lui riuscì a fare a pugni con alcuni invitati per colpa, bisogna dirlo, di un comune eccesso di alcool e di una storia mai chiarita su delle invitate da annusare.
Le nostre strade rimasero ben divise finchè io, una decina di anni fa, non rimasi sola, per l’ennesima volta e perdipiù divenni presbite.
Che relazione c’è stata tra le due disgrazie?
Essere una donna in carriera non facilita le relazioni sentimentali, o almeno a me non è andata proprio benissimo, tanto che a quarantacinque anni decisi di modernizzarmi e mi iscrissi ad un sito di incontri: semplice, comodo, moderno, un sistema per fare conoscenze senza perdite di tempo e senza impegno.
Poco esperta dell’argomento, sicuramente sbagliai qualcosa perché la “galleria” fotografica pubblicata dai possibili nuovi amici mi mostrò le loro qualità più nascoste.
Sussultai sulla sedia della sala d’aspetto del mio medico quando aprii per la prima volta le pagine e non feci abbastanza in fretta a nascondere la videata sul telefonino.
- Interessante, non trovi anche tu, Elisa?
Staccai gli occhi dal cellulare e mi sorpresi vedendo Maddy che sbirciava anche lei il video, seduta al mio fianco, con un sorriso aperto sul viso senza malizia né biasimo.
Ci abbracciammo ridendo, scoprimmo di essere in cura dallo stesso oculista e prima di entrare nell’ambulatorio per la mia visita di controllo, riuscimmo a scambiarci i numeri di cellulare.
Passarono solo pochi giorni e la mia vecchia amica mi telefonò, senza minimamente accennare al sito che, tra l’altro, non avevo più visitato.
- Non sapevo che tu abitassi a Milano, in paese ed in famiglia non si parla molto di te.
- Sì, mi sono trasferita seguendo le opportunità di lavoro ed è una città così piena di vita e di gente, tanto da non sentirsi mai soli.
Pensavo di parlare ancora con la mia compagna di scuola in paese, forse, ma nelle telefonate successive capii che mi stavo sbagliando, davvero.
Con molto tatto lei mi portò a confidare che, in realtà, non “battevo chiodo” da tempo e che la solitudine, nel cuore e…altrove, beh, la sentivo eccome.
- Non capisco, Elisa, sei una donna piacevole, elegante, dovresti avere la fila di spasimanti. Poi sei libera, hai casa tua, un po’ ti invidio.
- Maddy, in confidenza, forse sono un po’ inesperta riguardo al sesso, non ho fantasie, forse non mi sono mai applicata sul serio.
- Potrei pensare che magari non hai incontrato nessuno che ti abbia capita e stuzzicata, qualcuno tipo il mio Gino.
Sentirla parlare ancora dopo tanti anni con delicatezza ed affetto del suo isterico Grinch, mi sorprese e mi incuriosì, tanto che mi feci sedurre da una sua proposta.
- Ascoltami bene e non farti brutte idee su di me, anzi su di noi.
Invece di cercare su quel sito un tuo possibile fidanzato, vieni da noi la prossima settimana, abbiamo posto in casa e sabato sera ti faremo conoscere i nostri amici.
La sua voce era gentile, dolce anche se in pratica, e ne ero perfettamente cosciente, mi invitava a partecipare ad una festa che di certo in parrocchia non sarebbe stata mai organizzata.
Dentro di me prevalse l’ammirazione che avevo provato dai tempi della scuola per la mia compagna, sempre serena e splendente.
Nei giorni successivi cercai di non pensare a quello che mi poteva aspettare e mi divertii però a fare qualche acquisto interessante nei miei negozi preferiti di abbigliamento ed intimo.
Mentre il treno mi riportava verso la pianura da cui provenivo, mi resi conto con ironica consapevolezza che forse, forse, la trasgressione cresce tra le nebbie della campagna.
I signori Grinch hanno una villetta isolata appena fuori paese e fu lì che Maddy mi accompagnò dopo che mi raccolse alla stazione dei treni.
La loro casa mi piacque, composta da grandi saloni arredati con divani ampi, i dettagli delle stanze erano curati, i colori ben abbinati.
Mi sentii a mio agio da subito, tanto che l’arrivo di Gino, che non vedevo da anni, non mi sconvolse più di tanto.
Se possibile la maturità l’aveva ulteriormente abbruttito, la magrezza che l’aveva sempre contraddistinto accentuava il naso “importante”, gli occhi infossati e soprattutto i movimenti a scatto, completamente scoordinati.
Mi guardò socchiudendo le palpebre, fissandomi con il suo solito broncio e non fece nemmeno finta di ascoltare i miei ringraziamenti.
- Sì, sì, okkei. Le amiche di Maddalena sono le mie, mi ricordo, mi ricordo…
E come una furia si diresse verso la cucina boffonchiando “e la cena non è ancora pronta, e nemmeno uno spriz, io lavoro e lei porta le amiche…”
Maddy mi guardò sorridendo, alzò le spalle come per dire “che posso fare?”
Venne la sera e su consiglio della mia amica mi preparai per la cena.
Mi aveva detto al telefono:
- Portati qualcosa di elegante, abbastanza sexy ma non troppo e beh, per l’intimo, già saprai, sei adulta.
Questo suo essere insieme la ragazza semplice che conoscevo ed ora una donna certamente maliziosa e mondana mi affascinava.
Mi sentivo insicura, come non mai, guardandomi nuda nello specchio della stanza: un corpo maturo, se visto di fronte, seni pieni ancora abbastanza sodi, il pube completamente depilato, come era di moda (la ceretta “completa” era stata parecchio dolorosa, visto che non era mia abitudine farla), vedendomi di fianco mi rammaricai della pancetta (inutile fare il gesto di trattenerla) ma per il culo rotondo mi riconciliai con me stessa.
Sentendo il campanello suonare più volte mi riscossi e finii di prepararmi.
Come ultimo tocco indossai sopra al vestito rosso dei piccoli tocchi natalizi come mi era stato suggerito e dei guanti in velluto rosso con il bordo in finta pelliccia bianca.
Nel salone c’erano già una ventina di invitati che si scambiavano saluti affettuosi o già chiacchieravano con i calici degli aperitivi in mano. Sembravano si conoscessero bene tra loro, tutti sorridevano molto rilassati.
Maddalena, come mi sarei aspettata, brillava su tutte: vestita di un abito verde Grinch, con dettagli rossi ed oro, in pratica un femminile, sensuale, ma per nulla ridicolo, albero di Natale.
E Gino, non era da meno, nel suo completo perfettamente adatto al personaggio che da sempre lui incarnava però, sorprendentemente, con qualcosa in meno del solito: i suoi tratti erano distesi, sereni, gli occhi non mandavano i soliti bagliori di nervosismo e perenne irritazione.
Mi trovai a fissarlo a pranzo finito dall’angolo della sala in cui mi ero un po’ appartata dopo aver preso anch’io un digestivo, rigorosamente analcolico, per non correre rischi
- Sorprendente, vero, non è di certo il solito, vecchio Grinch…
La voce mi fece sussultare perché la domanda mi fu quasi sussurrata all’orecchio da un uomo che mi era arrivato vicinissimo senza che me ne accorgessi.
Mi girai a guardarlo e mi imbattei in un personaggio perfettamente adatto al contesto: un Signore con capelli e barba candidi, robusto ma non grasso, quasi imponente e vestito di rosso.
Di sicuro non aveva cenato con noi, probabilmente era appena arrivato solo per il “dopocena”.
Gli occhi erano giovani e scintillanti, forse tutto quel pelo bianco lo faceva molto più vecchio della sua reale età.
Lo guardai, credo, a bocca aperta tanto da suscitare in lui una risata calda e genuina.
Scuotendomi, passai il calice dalla mano destra alla sinistra e gliela porsi, presentandomi.
- Piacere, mi chiamo Elisa, è la prima volta che vengo ad una loro festa
- Il piacere è mio, sono Natale. Maddalena mi ha parlato di te.
- Natale, Babbo? - risposi ridendo, azzardando una battuta un po’scontata.
- No, credimi, mi chiamo così e diciamo che, sì, ho dei figli, tanti, se posso definirli in questo modo…sono forse uno zio per loro, più che un papà.
Fummo interrotti da uno scoppio di risate che coprì le nostre voci, probabilmente qualcuno aveva detto o fatto qualcosa di comico, cercammo di capirne di più guardando il gruppo foltissimo di invitati.
Mi accorsi che nel centro del salone si era formato un cerchio allargato di soli maschi che racchiudeva un cerchio più piccolo composto da sole donne.
Tutti ridevano, mi accorsi che le invitate si stavano togliendo gli slip con gridolini eccitati e grandi contorcimenti per gli abiti attillati.
Ed al centro di tutto, inginocchiato davanti alle gambe di Maddy e delle altre, c’era il Grinch, che con gli occhi chiusi annusava l’aria, estasiato ma tranquillo, officiante di un rituale che forse si era svolto già in passato.
Di nuovo la voce profonda e divertita di Natale, mi sussurrò all’orecchio
- Incredibile, vero? Come il profumo di una fica possa blandire anche il mostriciattolo più irritato…da anni io studio Gino, da amico e da medico, ma non ho ancora trovato una spiegazione scientifica.
Maddalena per lui è una cura, lo è sempre stata, poi però nel tempo è subentrata una specie di assuefazione e non gli è stata più abbastanza.
Ecco il perché del suo nervosismo, del suo perenne stato di necessità, se si potesse trovare un palliativo valido ma purtroppo solo la “medicina” originale pare funzioni.
Ed allora, oltre a qualche farmaco poco efficace che gli somministra su mio consiglio, Maddy organizza queste feste in modo che i sensi di lui si riempiano e si plachi, per un po’, la sua smania.
Finché la scienza non ci sarà d’aiuto.
Mi piacquero le spiegazioni che mi diede Natale e mi parve piacevole cercare un angolo tranquillo per conoscerlo meglio, ad esempio la mia camera nella quale non arrivavano i suoni della festa che sicuramente sfociò in qualcosa di veramente hot.
La mattina dopo mi svegliai più serena del solito e fiduciosa nei giorni che mi aspettavano.
Ed oggi, come succede da qualche anno ho rivisto Maddalena, che ho scoperto essere stata il nostro personale Cupido in gonnella.
Sorrideva tra i dolci, alla vendita di beneficenza che organizza nel mercatino natalizio della mia città, perché non abito più a Milano e sono felice, perché qui la vita è più lenta e piacevole.
Ora si è fatto buio, rientro a casa, mi accorgo che non è ancora tornato, mangio qualcosa, faccio una doccia veloce e vado a dormire.
Un rumore mi sveglia, capisco che è lui ma non lo sento muoversi.
Mi alzo, vado nel suo studio, lo vedo al computer, con la luce dello schermo che illumina la sua barba bianca, lo ammiro incantata in tutto il suo fascino, mentre si passa una mano stanca sugli occhi.
- Non vieni a dormire, tesoro?
- Non ancora, devo controllare due o tre cose.
Ritorno a letto, so cosa devo fare, mi sfilo il pigiama e nuda, lo aspetto, in questi nostri anni insieme ho imparato qualche tattica per consolarlo.
Nel dormiveglia, chissà quanto tempo è passato, sento che si stringe a me, la sua pancia un po’ più rotonda è contro la mia schiena ed il mio culo.
Sospira ma non di piacere.
- Non lo sopporto, non più.
Il dolore, gli occhi dei bimbi nel mio reparto, ormai sono vecchio, non ho il potere di curare la loro sofferenza, non ho risposte, non ho…
Affonda il viso nei miei capelli, comprendo il suo strazio per i suoi piccoli pazienti che mi conoscono e mi chiamano Zia Natale quando addobbo il grande albero nella corsia dell’ospedale,
Spero solo che la fine di quest’anno sia anche la fine di un capitolo difficile della “sua” vita e l’inizio della “nostra”, finalmente.
Ci aspetta una villetta sulla spiaggia di Lanzarote, il mare da guardare anche d’inverno aspettando il tramonto.
Di solito, quando siamo sull’isola, al mattino lui prende la sua motocicletta e va ad aspettare il ritorno dei pescatori, per i quali è solo “Nadal”, il biker dalla barba lunga ed intrecciata e dai capelli candidi raccolti con un semplice elastico e non l’imponente Dottor Natale, primario d’oncologia.
C’è una cura per tutta la sofferenza del mondo?
No, non ne esiste una efficace per tutti i dolori, ma dobbiamo farci bastare quella che ci viene offerta.
Nota di Loretta: ecco il contributo alla sfida di Natale tra gli "Scrittori"
@Christmas Challenge
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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