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Gay & Bisex

Un uomo, due vite


di Membro VIP di Annunci69.it Cpcuriosa60
02.04.2025    |    4.698    |    16 9.1
"“Magari non ti piace e così il problema è risolto”..."
Ci stiamo baciando, le sue mani sono strette al mio viso, la sua lingua esplora la mia bocca con desiderio crescente ma d’improvviso lui si blocca, guardando dietro le mie spalle, gli occhi spalancati per la sorpresa.
Mi fermo a mia volta e giro la testa per capire che cosa stia turbando il mio Amore.
E la vedo, dietro di noi, d’improvviso su quella spiaggia deserta.
Il suo volto è la maschera del dolore e…mi sveglio.
Nella penombra della stanza la vedo dormire tranquilla.
Un incubo, sempre lo stesso da anni, noi due in posti diversi, ma dove pensiamo di essere nascosti al mondo: Lei ci trova e il segreto non è più tale.
Vorrei chiedere a Freud il significato di questi sogni ma so già la risposta: tu vuoi esser scoperto, finalmente e dover decidere con chi stare, con lei o col tuo Amore.
Lei, che ancora baci con gentilezza, che dopo tanti anni ti stupisce per la sua dolcezza e per la sua mente sopraffina.
Lei, con cui sei cresciuto e che ti ha donato la sua giovinezza.
Lei, il nido sicuro, al riparo dalla tempesta.
Ma, invece, tu ami la tempesta, ti lasci trascinare nel suo vortice da troppo tempo.
E’ tutto vero, caro il mio Freud.
Io adoro la donna sdraiata al mio fianco, non potrei vivere lontano da lei ma per sentirmi vivo ho bisogno del brivido che solo un’altra bocca mi sa dare.
Forse l’ho sempre saputo nel fondo del mio cuore che non avrebbe potuto bastare la vita “normale” di tutti.

Non ricordo quando il desiderio di trasgredire si è insinuato dentro di me, forse quando mi sono innamorato di nuovo.
Lei era giovane, bella e provocante e sapeva di esserlo, giocando con il desiderio, nemmeno tanto nascosto, di tutti i maschi che lavoravano in azienda.
Mi stuzzicava, o almeno pensavo che lo facesse solo con me, così dimenticai la donna che mi aspettava a casa, che scaldava il mio corpo e il mio cuore quando ritornavo al mattino stanco e infreddolito dopo il turno di notte.
Vivevo invece per gli attimi rubati nello stanzino degli spogliatoi, dove scopavamo a volte, sempre con la paura di venire scoperti.
Credo ancora che, in realtà, fosse quella la vera fiamma che accendeva le nostre voglie, magari in una camera d’albergo non avremmo goduto.
Finché un giorno lei mi disse che se ne andava, si sposava col fidanzato di sempre che le aveva già trovato lavoro nella sua città.
Adesso so che lei mi aveva usato solo per spegnere la sua voglia di cazzo, sicura che io, uomo sposato, non avrei mai raccontato a nessuno di quanto era calda e sfrontata, di quando avevamo bloccato l’ascensore per fare sesso, cinque minuti bollenti prima che qualcuno chiamasse i pompieri.
Oppure di quella volta in cui l’avevo portata con me nella rimessa dei furgoni per farmi fare un pompino prima di entrare in servizio.
Soffrii e non poco, ma dovetti rassegnarmi.
Mi consolai col pensiero di ritornare ad essere un marito fedele e riscoprii la dolcezza del mio nido privato, giurando di non lasciarlo mai più.
Parole, illusioni, ipocrisia.

Galeotta fu la notte e chi ci lavorò.
Successe ancora e fu nuovo per me.
La vedevo esercitare il più antico mestiere del mondo in un viale dietro la stazione.
I suoi seni erano esposti agli sguardi di chi passava frettoloso per prendere il treno oppure agli occhi curiosi di coloro che avrebbero voluto appartarsi con quella creatura.
Lo sapevo, certo, che era un trans, il viale era per loro, le donne vere lavoravano nella via parallela.
Una notte presi coraggio e mi fermai, lei si avvicinò al mio furgone, io abbassai il finestrino.

“Che vuoi, tesoro, ti sei perso?” mi disse, ridendo.
“No, volevo solo dirti che sei bella” replicai.
“Ma grazie! Se vuoi favorire…” rispose e mi accarezzò il viso.
“No, grazie a te. Sono sposato, volevo davvero farti i miei complimenti” mi sentii sussurrare e misi la mia mano sulla sua, senza scostarla.

Lei sorrise, chissà perché le risultai simpatico tanto che mi invitò a fermarmi ancora nei giorni successivi.
Scoprii che era colta, spiritosa e amante dei film impegnati così colsi l’occasione per invitarla ad un cineforum e lei accettò.
Ricordo quei pomeriggi e i film di registi d’avanguardia, lei arrivava vestita come una donna di classe e si immergeva nelle immagini sullo schermo e nella discussione che seguiva.
La rivedo accalorata e competente quando le luci erano accese ma nella mia mente però rimarrà per sempre il momento in cui, seminascosta dal buio della sala, mi baciò, sorprendendomi.
Solo qualche tempo prima avrei probabilmente distolto con disgusto la mia bocca ma invece risposi con trasporto e sentii pian piano risvegliarsi il mio uccello.
Lei allungò una mano e me lo toccò, sussurrandomi “Lo sapevo, sei come tutti, solo più paziente”
Non capii se fosse più forte la sua delusione nello scoprimi, in fondo, perverso e uguale agli altri oppure il suo piacere per avermi stuzzicato i sensi.
In ogni caso, il pompino che mi riservò fu il migliore mai donatomi, un misto di dolcezza e vigore maschile.
E la strizzata alle palle che agevolò il mio orgasmo poteva essere data solo da un maschio, per la maestria con cui venne praticata.
Di volta in volta i nostri momenti nell’anonimato del cinema si fecero più audaci e durante uno di questi incontri sentii anche le sue dita esplorare il mio culo.
L’eccitazione del momento non mi fece reagire quindi lei lo prese come un gesto di gradimento ed infatti la lasciai giocare con la parte più nascosta di me e la più sensibile, scoprii.
Per me lei era una femmina che mi stuzzicava e mi soddisfaceva, sottraendosi a qualsiasi mio tentativo di esplorare la sua intimità, solo un giorno mentre mi baciava avvertii il lieve pizzico della barba che non aveva del tutto rasato: mi bloccai ed un ombra oscurò per qualche tempo il nostro rapporto
Ci pensavo la sera nel letto di casa con lei a fianco, così dolce, femminile, morbida mi domandavo se fossi diventato un pervertito, un omossessuale.
A quei pensieri reagivo facendo l’amore più spesso, per mettere alla prova la mia virilità più “normale”, ma poi tornavo al cinema, nell’ultima fila dove l’altra creatura mi aspettava.
Finchè lei sparì, senza che io ne sapessi più nulla e non la rividi più al cinema e invano la cercai sul viale.
Non conoscevo nessuno a cui chiedere notizie certe ed anche questa volta pian piano guarii dalla smania di lei.
Ormai però qualcosa in me era cambiato per sempre.

Iniziai a guardare gli altri maschi con occhi diversi.
Cercai l'occasione per capire meglio me stesso e ci riuscii, senza troppa fatica.
Nella grande azienda dove lavoravo le chiacchiere a sfondo sessuale giravano veloci e ben presto potei avvicinarmi ad un collega gay dichiarato.
Trovai il modo di essere con lui negli spogliatoi dove chi svolgeva i lavori più pesanti poteva fare la doccia prima di andarsene a casa.
Non so con che coraggio rimasi fuori dalla doccia con l’asciugamano allacciato sui fianchi attendendo che mi lasciasse il posto e solo la voglia di farmi toccare da lui mi fece cadere “per sbaglio” il telo che mi copriva, mostrando solo al suo sguardo il mio cazzo eretto.
Lui abbassò gli occhi, poi fissò i miei e, controllando svelto che fossimo soli, mi spinse nella doccia e fu veloce, esperto, implacabile mentre mi succhiava l’uccello.
Lo lasciai fare e compii un altro passo verso la mia dannazione.
Solo il giorno successivo capii di aver sfiorato il licenziamento ed il disonore e ne fui talmente scosso che mi ammalai.
Nel delirio della febbre stabilmente alta per giorni, mi vidi scacciato dalla famiglia e dal lavoro e la paura non passò per settimane, mi sentivo sporco, indegno di dormire con lei.
Lui non mi cercò, forse aveva chiesto di me e saputo che ero impegnato, "un altro che mi ha usato" si sarà detto.
O forse non gli ero piaciuto, chissà, lui era giovane, curato, prestante, io un marito voglioso, come tanti.
Riuscii quasi a dimenticare, quasi, ma poi... scoprii gli incontri in cam…grande invenzione, internet!
Peró cosa sarebbero i milionari della Silicon Valley senza i siti porno?
Perché il mondo gira sulla figa, dice qualcuno, ma non solo, dico io.

Compleanno a “cifra tonda” e tablet di nuovissima generazione per me.
“Così passi un po’ il tempo, quando sei a casa da solo” mi disse lei.
Resistetti pochi giorni, a navigare solo nel lecito.
Poi i suggerimenti dei colleghi più giovani mi spalancarono il mondo del porno-web.
Dapprima le pagine di gnocche infinite, di tutti i colori e le dimensioni, di sesso casalingo o chiaramente professionale.
Amori saffici, con un uomo, due, gang bang e via di questo passo; ragazze, donne adulte, mature, avanti c’è posto!
E infine, la noia.
E quei link silenziosi, che mi facevano l’occhiolino e mi suggerivano: “Cliccami, su dai, so che ne hai voglia”.
Ed ecco, il mondo dei maschi, lì davanti a me, belli, perfetti, muscolosi, con grandi uccelli e grandi mani per segarseli.
Li guardavo ma come si guarda una sfilata di moda (almeno così mi dice sempre lei): irreali, bellissimi, perfetti e freddi, uomini, come gli abiti che non puoi permetterti, che stanno bene solo ad altri, provocazioni stilistiche senza anima, non era quello che cercavo.
Poi eccolo, nascosto, il link degli incontri dal vivo, lo sapevo, schiacciando quel tasto a cosa sarei arrivato?
Forse sì, forse.
Dapprima guardai quegli uomini che nel perfetto anonimato mostravano la loro intimità, fieri dei loro cazzi eretti e delle venute oceaniche, col dubbio che fossero finti, anche loro, prostitute in chiave moderna.
Allora affinai la ricerca, sempre più intrigato, volevo conoscere, capire e alla fine, toccare.

Prima ci guardammo, o meglio io lo guardavo.
Un uomo maturo, più grande di me, da solo a darsi piacere, a volte con uno o più amici.
La mia ricerca mi aveva portato a “giocare” con lui che si collegava da casa e che non viveva lontano, ma già sapevo come sarebbe andata a finire però resistevo…
Un numero infinito di appuntamenti, scambi di messaggi, io sveglio ancora a metà mattina quando avrei dovuto essere a letto a riposare dal turno notturno.
Mi convinse, in realtà, non la voglia di vedere lui ma di conoscere un suo amico, sempre nell’ombra, discreto, che intuivo a me più vicino di età, li guardavo giocare tra loro, arrivai a provare quasi delle fitte di gelosia, assurdo, nemmeno sapevo chi fossero.
Sognavo quel maschio elegante nei modi che mi offriva il suo cazzo ed io lo prendevo, in bocca e poi nel profondo del mio essere.
No, non era possibile: vedevo come lui godeva nel farsi succhiare e poi nel prendere l’altro.
E volevo essere lì.
No, non volevo.

Passai giorni d’inferno.
Ogni volta che godevo nella mia solitudine, mi dicevo “basta”.
E come già successo cercavo lei.
“Tu non stai bene” mi diceva, “Fatti cambiare il turno, ti stai logorando”
Mi facevo compatire, con la scusa della stanchezza non facevo più l’amore.
Mi accorsi che dormivo sempre più vicino al bordo del letto, per evitare di toccarla, di non darle l’occasione di toccarmi a sua volta.
Ogni tanto la disperazione mi portava però a prenderla quasi con violenza e lei subiva.
Falso, ero falso, mi allontanavo con la scusa del lavoro stancante ed invece mi logoravo nel senso di colpa e nel disprezzo per me stesso.
“E allora, prova” mi dissi un giorno.
“Magari non ti piace e così il problema è risolto”.

Mi piacque, eccome.

(continua)
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