tradimenti
Il ciclista
di nonnasexy67
29.05.2024 |
9.803 |
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"Quando non sentivo più la sua lingua cercai di voltarmi era in piedi dietro di me cercando di accucciarsi per poter indirizzare il suo arnese, che sentii poco..."
Nel tratto di strada che percorro solitamente per andare e tornare da lavoro, trovo spesso ciclisti che a volte in gruppetti occupano tutta la gareggiata facendo irritare molti automobilisti me compresa, ma a volte solitari ai bordi della strada.Un giorno appena raggiunsi un rettilineo vidi in lontananza un ciclista, lo raggiunsi in pochi secondi, quando lo vidi sbandare e cadere, finendo a terra sul ciglio della strada, la mia reazione fu immediata di frenare e accostare per dargli soccorso.
Mi avvicinai subito a lui, e vidi che si era procurate delle sbucciature sia alla gamba che ad un braccio, perdendo sangue, presi subito dalla borsa dei fazzolettini per tamponare un po', non si fermava nessuno a dare soccorso oltre me, così gli passai anche una bottiglietta di acqua che avevo, chiedendogli se aveva bisogno di un’ambulanza.
Lui tremava e si controllava le ferite, anche io tremavo per come lo avevo visto cadere mi ero impaurita, non volle che chiamassi l’ambulanza, raccolse il cellulare da terra che si era frantumato lo schermo e non dava segni di vita, gli uscirono un paio di imprecazioni e poi vedendo la ruota della bicicletta storta ne tirò fuori altre due.
Ero infastidita di quelle imprecazioni ma comprendevo la situazione, così lo provai a rassicurare mettendogli a disposizione il mio cellulare nel caso volesse chiamare qualcuno.
Lo invitai a sedersi nella mia auto, se voleva, ma lui rifiutò poggiandosi sul fianco della mia auto, mentre gli guardavo le ferite non potei far a meno di notare il pacco che evidenziava, si notava l’arnese rivolto verso il lato, si tolse il casco, un bell’uomo, alto, sui 40 anni capelli leggermente lunghi, io mi sentivo impotente e non sapevo cosa fare.
Poi lui mi ringraziò delle attenzioni e della gentilezza per come mi ero prodigata per soccorrerlo, mi chiese di poter fare una telefonata e gli passai il mio cellulare, lo sentii parlare con un suo amico, spiegandogli l’accaduto e quando finì la conversazione mi ringraziò di nuovo dicendomi che potevo allontanarmi se volevo, dato che il suo amico lo avrebbe raggiunto tra una mezzora così avrebbero caricato anche la bicicletta.
Non volli andarmene per scrupolo, anche perché dalla gamba si formava un rivolo di sangue che continuamente cercava di tamponare e presi anche degli altri fazzolettini dall’auto, non nego che ogni tanto il mio sguardo finiva al suo arnese, non avevo mai visto da vicino quanto fossero attillati e semi-trasparenti i pantaloncini dei ciclisti.
Riuscivo a distinguere perfino la forma del suo arnese con annessa punta, nonostante non fosse rigido le dimensioni erano notevoli, in attesa dell’arrivo del suo amico ci presentammo e parlammo dei lavori che svolgevamo senza malizia.
Quando arrivò l’amico ci salutammo e risalii nella mia auto e tornai a casa, raccontai dell’accaduto a mio marito e il giorno dopo con le colleghe.
Dopo circa due settimane vidi che mi aveva chiamato un numero che non compariva in memoria, mi resi conto quando ascoltai un messaggio che veniva dallo stesso numero, che era Pierluigi, il ciclista, così lo richiamai.
Si era preso il mio numero dal suo amico quando lo aveva chiamato con il mio cellulare e voleva ringraziarmi ed invitarmi a prendere un aperitivo, gli dissi che ero sposata, e lui scherzosamente mi rispose che non era geloso, così gli risposi anche io scherzosamente che sua moglie lo era di certo con un uomo così, ma lui ridendo mi rispose che era felicemente separato.
Avendogli detto il percorso che faccio quotidianamente, mi propose un bar dove ci passavo sempre davanti, ma il giorno dopo non viaggiavo sola così rimandammo a quello seguente.
Andai a lavoro in gonna, misi una maglia che metteva in evidenza i seni, giusto per provocarlo un po', quando arrivai allo spiazzo davanti al bar lo vidi che era già seduto sotto il porticato, avvicinandomi vidi che prese una confezione che era poggiata nella sedia di fianco a lui, alzandosi mi diede due baci sulle guance e mi diede quella confezione ringraziandomi per come ero stata gentile.
Erano delle orchidee immerse in un’ampolla, lo ringraziai e mi sedetti vicino a lui, ci mettemmo a chiacchierare e devo dire che subito da come si muoveva e come si comportava era il classico donnaiolo, ma si comportava simpaticamente, fece un paio di apprezzamenti ai miei seni, ma senza essere volgare.
Quando stavo per alzarmi per tornare a casa, lui mi chiese quando ci saremmo rivisti, lo smontai subito, rispondendogli che gli mancava sicuramente una donna disponibile a fargli assaporare dei seni come i miei.
Ci rimase e non replicò, lo salutai e mi diressi verso l’auto ripartendo, non tardarono ad arrivarmi dei suoi messaggi di scuse, ma non risposi a nessuno.
Mi prese a mandare i messaggi del buongiorno, della buonanotte, durante la giornata diversi messaggi di complimenti e di scuse, lo tenni sulle spine per un paio di settimane senza mai rispondere.
Poi appena uscita da lavoro lo chiamai e nonostante era in bicicletta rispose, stava nella stessa strada dove era caduto ma veniva in direzione opposta alla mia, gli chiesi se era nelle vicinanze di un determinato posto che conoscevo bene, visto che era il luogo dove mi vedo con Andrea o Luigi, lui mi disse subito che aveva capito il luogo.
Dopo pochi minuti ero arrivata e lui era fermo seduto sulla sua bicicletta, gli mostro la stradina sterrata e lui mi segue portando la bicicletta per mano camminando con quelle scarpe scomode per andare a piedi, mi fermo vicino al canneto scendendo dall’auto.
Mi viene vicino di fianco all’auto che mi guarda stupito ma non più di tanto, poggia delicatamente la bicicletta nel canneto e mi prende il viso tra le mani chinandosi e avvicinandosi per poi baciarmi, gli passo le mie mani dietro la schiena e sento distintamente il suo arnese sulla mia pancia, gli palpavo i glutei belli sodi.
Era un pochino sudato ma odorava di pulito, scostandosi leggermente mi prese a palpare i seni e io passai la mano avanti a sentire la forma del suo arnese che sembrava essere nudo per come era sottile il tessuto e non indossava le mutande sotto, non aveva le mutande.
Sentivo distintamente ogni nervatura del suo arnese che più massaggiavo e più sentivo ingrossarsi, non riuscivo a trovare il bordo aveva una specie di tutina, sotto l’asta una specie di tassello imbottito mi limitava di palpare la base di quell’asta.
Vidi la lampo e la presi a scorrere in basso, fino all’ombelico dove concluse la corsa, senza indugiare mentre lui mi scopriva i seni la mia mano la introdussi cercando di raggiungere l’arnese, era difficoltoso e la lampo mi segnava il polso, lui scoprendo le spalle mi facilità la cosa.
Tirai fuori quel bell’arnese era grosso, la punta scoperta, stavo per abbassarmi per leccarmelo ma mi bloccò facendomi fermare prese in mano il suo arnese e prese a sbatterlo sui seni, stringendomi i seni verso il centro vedevo la punta e il resto dell’asta imprigionato tra i miei seni, le li massaggiava procurandogli piacere.
Quando smise mi scostò e mi voltò sul parafango e cofano, con decisione mi prese il jeans e slip calandoli fino alle ginocchia, mi poggiò la mano al centro della schiena e dopo pochi istanti sentii che mi stava leccando nello spacco tra i glutei.
Lasciò la presa sulla schiena e le sue mani si poggiarono sulle chiappe aprendole per bene fino a sentire la lingua lambire le labbra della mia farfallina, cercai di alzare il sedere per facilitarlo a leccare meglio, la muoveva bene lingua, ci sapeva fare davvero.
Quando non sentivo più la sua lingua cercai di voltarmi era in piedi dietro di me cercando di accucciarsi per poter indirizzare il suo arnese, che sentii poco dopo scivolare tra il buchino del sedere e la farfallina, ma non riuscendo a trovare la strada giusta per entrare.
Essendo alto piegava le ginocchia tra le mie gambe ma che non potevo divaricare di più per i miei jeans che non erano stati tolti, come per magia, si staccò, mi fece voltare prendendomi sotto le braccia mi sollevò facendomi sedere sul cofano, mi fece poggiare la schiena lungo il cofano e mi sollevò le gambe, anche per lui era più facile.
Una leggera pressione al ventre, teneva in pugno il suo arnese muovendolo per trovare il giusto nido, quando sentii la pressione delle pareti delle labbra dilatarsi per far largo a quell’arnese ebbi un sussulto piacevole e allo stesso tempo gonfia.
Sollevai la testa per vedere quanto era vicino il suo ventre al mio per rendermi conto quanto di quella grossa verga era dentro di me, e proprio in quel momento sentii che raggiungeva le pareti interne della vagina, prese a muoversi lentamente.
Come muoveva il bacino verso l’esterno sentivo come un risucchio dentro di me, e come lo muoveva verso di me come anche la pancia si muoveva leggermente, aveva avvicinata una mano sul ventre mentre l’altra mi palpava il seno, quella sul ventre con il pollice prese a massaggiarmi il clitoride che era sporgente e bagnato.
Venivo scossa sempre di più sopra il cofano della mia auto, gli affondi che mi dava erano sempre più scanditi velocemente, il continuo stimolo sul clitoride che mi procurava con il pollice mi fece cominciare a dare quel piacere che in quei frangenti potevi chiedere solo di continuare.
Non smetteva e ne ero felice, sentivo di aver raggiunta quella soglia della perdita di controllo incitandolo a farmi sentire fino in fondo quell’arnese, lo incitavo e lui mi apostrofava con parole pesanti, più le diceva e più mi avvicinavo al punto di non ritorno.
Chiusi gli occhi mentre mi si gonfiavano i seni, subito dopo mi abbandonai sollevando il bacino e dalla bocca uscì un “si” che si prolungò per tutta l’ampia curva dell’orgasmo che si prolungò come in poche volte mi era accaduto, pochi secondi dopo sentii un vuoto e come un risucchio.
Fui scossa da un riflesso istintivo nel viso come un tic, mi aveva raggiunto uno suo spruzzo sul volto, quando sollevai la testa vedevo il suo arnese poggiato sulla pancia che ancora lasciava cadere delle gocce dal centro della punta che scivolavano su di me, avevo altre gocce anche sotto e sui seni.
Mi ripulii, mi riallacciai il jeans e mi rimisi la maglia senza indossare il reggiseno e lui anche si dette una pulita coi fazzolettini e rinfilando le braccia nella tutina la riallacciò invitandomi a rivederci ma comodamente a casa sua.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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