Gay & Bisex
Tommaso, Luca & Nicola - 13
di Marcus95
08.04.2022 |
4.487 |
13
"«No! Fermati! Così lo uccidi!» urlo verso il ragazzo violento..."
Capitolo 13: Venerdì 13 Gennaio 2017Il sole entra dalla finestra della mia camera da letto. Il sedere mi fa male per il sesso sadomaso avvenuto la sera prima. Vado a farmi un a doccia e sento il getto dell’acqua sulla mia testa. Mi coccola e mi soddisfa. Esco e mi asciugo i capelli. Mi vesto e vado a fare colazione. La sera prima avevo litigato con Nicola perché non voleva che io andassi al lavoro oggi ma alla fine l’ho convinto.
Quando raggiungo la cucina lo vedo seduto al tavolo che mi fissa. Ha un pigiama addosso. Facciamo colazione insieme e mi bacia il collo mentre finisco i miei cereali.
È molto romantico oggi. Mi piace questo lui. Tra un bacio e l’altro mi accompagna alla porta e come ogni giorno scatto in macchina che parte velocissima. Arrivo al lavoro e ho una scorta personale che mi porta in ufficio. Laura mi abbraccia e mi chiede del serial killer alle mie spalle.
«Non so niente ma oggi hanno raddoppiato la sicurezza. Quelle due persone mi hanno scortato dalla macchina fino a qui. Fino ad ora ero andato in ascensore da solo, ma oggi no» dico perplesso.
«Pensi che sia vicino?» mi domanda Laura.
Io non so cosa rispondere. La situazione è davvero strana. Mi preoccupa anche un po’. Ma il mio lavoro mi aspetta. Mi siedo alla scrivania con Laura ed iniziamo il nostro lavoro. Arriva la pausa pranzo e andiamo in mensa scortati da Antonio che è nell’edificio. Mi sta accanto oggi.
«Antonio, posso sapere qualcosa?» Chiedo, forse con lui riesco a capire qualcosa.
«C’è una persona sulle tue tracce e si fa vicino, non puoi sapere altro» dice veloce.
Allora è vero che c’è qualcuno che mi segue. Ma chi? Davvero non riesco a cavare un nome. Vorrei tanto ma non mi viene in mente nessuno. Nessuno che rischierebbe tanto. Io e Laura decidiamo di parlare un po’ mentre mangiamo ma ad un certo punto Antonio mi prende per il gomito e mi fa alzare.
«In ufficio ora!» mi dice come un ordine.
Io scatto in piedi lo seguo verso l’ascensore. Entriamo e andiamo al mio piano dove vengo chiuso a chiare dentro all’ufficio. Laura arriva dopo dieci minuti con una faccia pallida. Mi dice che tutta questa storia gli fa paura ma io al contrario dico che non deve temere nulla e che tutto si risolverà. Se questa persona è vicino allora oggi la prenderanno, forse nel weekend. Commetterà un passo falso e io ho tutta la sicurezza possibile.
Il tempo passa come al solito e il lavoro va avanti. Non mi accorgo nemmeno della presenza di Antonio fuori dal mio ufficio e non mi importa nemmeno. Voglio solo fare quello che mi viene chiesto. Si fanno le 6 di sera molto presto. Mi alzo e vedo le due persone del mattino davanti al mio ufficio. Mi dovranno scortare in macchina.
Appena apro la porta loro comunicano negli auricolari che sto scendendo. Andiamo in ascensore e arrivo nella hall. Mi fanno correre verso l’uscita e mi lanciano in macchina che parte sgommando. Il viaggio è molto violento. Passa con il semaforo rosso e non rispetta gli stop. Mi reggo a qualsiasi cosa. Questa cosa mi sta spaventando tantissimo. Arriviamo dentro alla villa di Nicola e la macchina inchioda davanti alla porta. Nicola esce e mi viene a prendere. Mi porta dentro e saliamo al piano superiore correndo.
Arriviamo nella sua camera e mi spoglia. Mi slaccia i pantaloni e li fa calare. Mi toglie la maglietta e anche le mutande. Ma che cazzo fa?
«Ma cosa stai facendo?» Chiedo impaurito.
«Voglio scoparti adesso!» dice urlando.
Sta impazzendo questo essere umano. Va verso all’armadio e tira fuori delle catene con anche i lucchetti. Questo è troppo per tutti. Faccio per sottrarmi ma lui mi molla un ceffone in faccia. Mi getta sul letto e con le catene mi lega i polsi alla testata e mette due lucchetti. Mi fa male e non è piacevole. Le lacrime cominciano a rigarmi le guance. Non so cosa diavolo sta succedendo a Nicola. Non vedo le chiavi ma i lucchetti sono veri al cento per cento. Mi sto spaventando. Le caviglie vengono legate alla stessa maniera al fondo del letto. Il corpo viene attorcigliato dalle catene. Mette altri lucchetti e io non posso fare altro che guardare il mio serial killer. Nicola, lui è il Serial Killer.
Mi guarda e si avventa sul mio corpo con solo i pantaloni addosso. Io nudo e legato subisco la sua furia. Mi bacia con forza e mi morde il collo. Non riesco ad eccitarmi con una valenza simile. Mi tocca il petto e poi passa la mano sul mio membro.
In quell’istante sento un rumore strano provenire dal piano inferiore. Una finestra è andata in frantumi. Sento della gente che urla e da ordini. Oggetti che cadono. Gente che sale le scale. C’è davvero troppo trambusto al piano inferiore e per le scale. Qualcuno sta scatenando il panico all’interno della villa. Io piango e sento il sudore farsi strada insieme alle lacrime sul mio volto. Ma che cazzo sta succedendo? Non riesco a dare spiegazioni. Nicola non è più lui, di sotto c’è il macello, io sono legato come un criminale. Nicola guarda verso la porta e si avventa su di me. Mi bacia, mi tocca tutto il corpo. Mi vuole come sua proprietà. Le voci sulle scale si fanno sempre più vicine. La porta viene presa a calci ma non si rompe. Sento altri calci e spallate.
Ho paura, tantissima paura. Non posso fare altro che urlare. Nicola mi tira un ceffone sulla guancia e la porta cade dai cardini. Due figure vestite di nero entrano nella stanza. non vedo nulla da quella posizione. Il sudore entra negli occhi e mi impedisce di scorgere le sue figure. Quei due pazzi che si stanno per avventare anche loro su di me. Voglio scappare ma non posso, devo subire tutto quello che ha preparato Nicola.
«Tu! Brutto figlio di puttana!» dice il ragazzo più alto andando verso Nicola e lo toglie dal mio corpo incatenato. Lo butta per terra e lo prende a calci. Nicola urla ma non può difendersi. Sento dei rumori strani e capisco che il naso di Nicola si è rotto sotto un calcio. Nella stanza c’è un’altro ragazzo che viene verso di me ma ha il viso coperto. Controlla le catene e le muove cercando di liberarmi.
«L’armadio a destra» dico senza neanche sapere chi fosse.
Lui corre via verso l’armadio lo apre e butta i cassetti per terra e si fa vicino con delle chiavi. L’altro ragazzo sta ancora picchiando Nicola che è steso per terra. Vedo del sangue sul pavimento e so che è di Nicola.
«No! Fermati! Così lo uccidi!» urlo verso il ragazzo violento.
Lui si blocca e si volta verso di me. Anche lui ha il viso coperto. Con una mano si toglie la copertura e scoppio a piangere. Alto, bello, muscoloso con i suoi capelli neri e i suoi occhi neri come le tenebre. Rimane immobile davanti a me che sono nudo e legato per metà. L’altro ragazzo mi sta slegando le caviglie.
Tommaso si rivolta verso Nicola e lo prende a pugni e calci. Quando sono libero mi avvicino al comodino di Nicola e lo butto per terra. Appare la foto che raffigura me e Tommaso. La prendo in mano e piango disperatamente. L’altro ragazzo prende una coperta e mi copre prima di prendermi in braccio. Mi appoggio al suo petto e dal profumo capisco chi è: Federico.
Mi porta fuori dalla stanza mentre Tommaso rimane da solo con Nicola. Non riesco a dire nulla se non piangere. Arriviamo al piano inferiore e vedo che molti oggetti sono per terra rotti. Usciamo dalla villa e c’è una macchina parcheggiata davanti alla porta. Non è la macchina di Antonio però è nera. Federico mi mette sul sedile posteriore e corre verso il posto di guida suonando il clacson.
Tommaso compare sulla porta e sale vicino a me. Federico schiaccia l’acceleratore e la macchina sfreccia nella notte. Tommaso mi tiene stretto al suo petto. Il suo calore penetra il mio corpo e la mia anima. Mi culla e mi tiene stretto a lui. Che cosa ci fa qui? Perché mi ha salvato? Era lui il serial killer che mi cercava? Troppe domande. Tutto è così confuso. Mi sento girare la testa. Tommaso mi stringe ancora di più ma io ho bisogno di aria.
Vede che in mano ho la foto e la prende lui guardandola. Mi guarda negli occhi e non ha espressione. Mi guarda con pena forse. Mi stringe ancora e io soffoco nel suo abbraccio. Sento del sudore sulla fronte e dopo una curva brusca di Federico mi lascio andare tra le braccia di Tommaso.
«Amore!» dice la sua voce bellissima ma io non posso più rispondere.
Buio.
***
La luce prende il posto delle tenebre e i miei occhi si aprono verso la luce del sole che entra dalla finestra. Mi guardo attorno ma la luce è accecante. Nella stanza di Nicola non entrava così tanta luce. Devo essere altrove. Ricordo solo una stanza con questa luce. Ci ho vissuto un anno: la stanza di Tommaso. Guardo le pareti bianche e il suo armadio. Non è cambiato niente dall’ultima volta che ho messo piede qui dentro. Mi metto a sedere e penso all’accaduto.
Tommaso e Federico hanno fatto irruzione dentro alla casa di Nicola per rapirmi. Come sta Nicola? L’ultima volta che l’ho visto era nelle grinfie di Tommaso. La porta della stanza si apre piano ed entrano Tommaso e Federico. Sui loro volti c’è molta pena. Mi trattano come una vittima di un omicidio. Tommaso si siede sul letto vicino a me e mi accarezza i capelli. Io chiudo gli occhi e cerco di non pensare al dolore che mi ha fatto provare. Non sono più il suo fidanzato.
«Vogliamo raccontarti tutta la storia» dice Tommaso calmo. «Ma tu devi stare ad ascoltare senza dire nulla.»
Io faccio cenno di sì con la testa e Tommaso inizia a raccontare la storia drammatica che ha portato a tutto questo.
“Non saprei da dove iniziare. La colpa è partita da Marco. Lui, colui che credevo mio amico si è venduto a Nicola per soldi. I suoi genitori hanno dei debiti e lui non riesce a trovare un lavoro decente. Così quando Nicola gli ha fatto delle domande lui si è alleato con lui in cambio di una bella somma di denaro. Doveva fare in modo che io ti lasciassi. Devo dire che ci è riuscito. Si è inventato la storia del tradimento e sa quanto sono geloso. Ho perso la testa e ti ho lasciato andare. Nicola stava solo aspettando il momento giusto per intervenire.
Dopo il tuo rapimento da parte di Nicola, il tuo caro amico Federico è venuto a parlare con me. Ha detto che era tutta una menzogna. Non c’era stato nessun tradimento. Da quel giorno ho capito d’aver fatto una grossa cazzata, così ci siamo alleati e abbiamo fatto delle indagini sul conto di Nicola per trovarti. Abbiamo iniziato dalla palestra ma nessuno sapeva nulla. Niente indirizzo o numeri telefonici. Abbiamo torturato Marco che ha rivelato tutto ma non sapeva dove si trovava la casa di Nicola.
Un giorno eravamo per strada per scoprire qualcosa ed è stato lì che ti abbiamo visto per la prima volta. Ti abbiamo chiamato ma non hai sentito. Eri uscito da una azienda e stavi salendo su una macchina. Abbiamo seguito la macchina e abbiamo scoperto la casa di Nicola. Però date le dimensioni non sapevamo come entrare e prenderti. Immediatamente Nicola ha rafforzato la sicurezza nei tuoi confronti. Volevamo intervenire a casa sua ma non sapevamo come entrare senza essere visti. Così abbiamo fatto gli appostamenti alla azienda dove ti avevamo visto. Però Nicola ti faceva scortare. Ieri abbiamo deciso di prendere in mano la situazione. Sapevamo che Nicola stava per cedere. Era troppo disperato. Non ama non avere il controllo.
Abbiamo mandato delle persone alla tua azienda mentre noi avremmo controllato la casa. Quando la macchina è arrivata abbiamo fatto irruzione e ti abbiamo preso. Ora sei qui a casa mia al sicuro”.
Non so cosa dire. Tommaso ha ammesso d’aver sbagliato. Ha fatto anche un passo in più: si è alleato con Federico, il suo nemico. Li guardo e sorrido. Però mi torna in mente la scena della strada.
«Hai visto la scena di quella mattina sotto casa?» chiedo riferendomi al tentato suicidio.
Tommaso ha un fremito e fa cenno di sì con la testa. «Sì.»
C’è un clima teso e Federico prende la parola. «Ora stai bene e non ti devi preoccupare di nulla. Ora fatti pure una doccia e ci vediamo di là» dice prendendo per un braccio Tommaso per farlo alzare dal letto. Tommaso non è scorbutico, anzi lo segue chiudendo la porta dietro di sé.
Io rimango solo nella stanza. Mi alzo e vedo che ho un pigiama. Mi guardo attorno e vedo che c’è la nostra foto. Quanto mi sei mancato Tommaso. La mai vita era persa senza di te. Mi alzo dal letto e vado in bagno. Mi spoglio e mi guardo allo specchio. Sembro uno zombie. Mi guardo il petto e vedo che è rosso. Le catene mi hanno lasciato il segno. Mi volto e vedo che il sedere è rosso e ci sono ancora le manate di Nicola. Entro nella doccia e mi lascio cullare dal getto dell’acqua che accarezza le mie ferite.
Quando finisco torno in camera di Tommaso che era appartenuta anche a me e apro il suo armadio. Non ci sono più miei vestiti. Prendo una delle sue maglie, un paio dei suoi boxer e un suo pantalone della tuta. Voglio stare comodo oggi. Esco dalla stanza e vedo che Tommaso e Federico stanno parlando alla penisola della cucina. Mi è mancata quella penisola. Appena mi vedono smettono di parlare e mi corrono incontro. Mi abbracciano e io mi lascio andare al loro abbraccio. Loro sono le persone che amo maggiormente.
Mi siedo sullo sgabello mentre Tommaso mi fa da mangiare. Federico mi guarda e Tommaso stranamente non dice nulla. Dopotutto non è il mio ragazzo. Federico non può dire niente perché non saprebbe cosa dire. Dovrebbe solo dirmi cose brutte quindi si astiene, il che è una mossa saggia. Mi guardo intorno e vedo che il divano è pieno di coperte messe alla rinfusa. Tommaso viene dietro di me e mi abbraccia con le sue braccia forti.
«Federico dorme qui ma non gli ho dato la camera degli ospiti perché l’ultima volta ci hai dormito tu e nessuno è più entrato in quella stanza» dice calmo sul mio collo.
Io sono immobile. Non so cosa fare. Tommaso ritornerà ad essere il mio ragazzo?
«Colazione pronta!» dice Federico mettendomi davanti un piatto pieno di cose buone da mangiare. Tommaso sta diventando sempre più bravo ai fornelli. Tommy mi lascia e io inizio a mangiare.
«Abbiamo avvisato i tuoi. Chiamali dopo aver finito la colazione» dice Federico.
Io mangio con molta calma. Ho già paura della telefonata ma spero andrà bene. Guardo fuori dalla finestra e vedo gli stessi palazzi che vedevo con Tommaso. Lui è qui vicino a me. Non mi molla più. So che io e lui dovremmo fare una bella chiacchierata senza Federico ma ora non è il momento. Anche lui sta aspettando il momento giusto e la colazione non è uno di quelli.
La cosa che più mi sorprende è la convivenza Tommaso-Federico. Dai è ridicola! Si sono scannati per un anno e mezzo e ora sono amici? Tutto troppo strano, però c’è da dire che quando le cose si fanno complesse alcune cose possono cambiare. Loro hanno cambiato il rapporto solo per venirmi a salvare. Dopo colazione Federico parla con Tommaso e va a fare la spesa. Io vado in camera di Tommaso e chiamo i miei che sono preoccupatissimi. Gli spiego tutto quello che è successo e gli dico di stare calmi.
La telefonata è durata mezz’ora ma almeno ho chiarito tutto e ho parlato con loro. Il giorno seguente andrò a trovarli. Io voglio vederli ma basta che non mi tormentino con le classiche domande da poliziotto. Non voglio più parlare di Nicola e della sua casa. Però sono curioso solo di una cosa. Mi dirigo in salotto e vedo che Tommaso è in piedi davanti alla finestra. Si volta appena sente i miei passi e mi guarda con un sorrido stupendo.
«Ti stanno benissimo i miei vestiti» dice solare.
«I miei vestiti non ci sono più» dico io senza lanciare accuse. «Dove sono Nicola e Marco?» Chiedo. È l’unica cosa che mi assilla.
«Per ora in ospedale tutti e due. Poi vedremo, ma ci rimarranno per qualche settimana» dice lui con un sorriso.
So che li ha menanti fino a fargli perdere i sensi. Lui è fatto così, ma non è violento con le persone che ama. Io non lo voglio violento e lui non vuole esserlo. Loro gli avevano rubato la cosa più cara e lui si era difeso per riprenderla. Lui è tutta la mia vita. Però non so come dirglielo. Tutto quello che è successo con Nicola non è minimamente comparabile con quello che c’è con Tommy.
Lui è tutto per me. La mia punizione è finita e ora sono libero di amarlo. Mi rendo conto solo ora quanto sia stato stupido a pensare che tra me e Nicola ci fosse amore. Da parte sua forse si, ma non da parte mia. Io non amo una persona del genere. È sexy, ma quello è solo un lato fisico. No io voglio di più, desidero di più. Tommy è tutto proprio per questo. Lui è il di più. Mi avvicino per toccare il suo corpo ma la serratura della porta scatta ed entra Federico. Io mi blocco a metà strada ma Tommaso ha capito il mio intento. Mi sorride e va ad aiutare Federico con le borse.
Io mi siedo sul divano e guardo fuori. Le macchine passano indisturbate e i palazzi sono belli alti e il sole è bellissimo. Oggi è una gran bella giornata, ma non ho molta voglia di uscire di casa. Poi sicuramente Tommy non vorrà mai, quindi mi metto l’anima in pace e rimango lì a guardare dalla finestra. Quella finestra è la stessa dalla quale io e Tommy guardavamo il tramonto. Volto la testa e vedo il pianoforte. Il suo pianoforte. Mi alzo dal divano e vado verso quell’oggetto nero di desidero.
Premo un tasto e una nota esce dalle corde del pianoforte. Una lacrima mi riga il volto. Come ho fatto a stare lontano dal mio ragazzo? Come ho fatto a non lottare per riaverlo indietro? Come ho fatto a fare sesso con un altro ragazzo. Aspetta! Lui cosa ha fatto quando io non c’ero?
Una sua mano mi tocca la spalla e mi scansa leggermente. Si siede e suona una canzone romantica e triste allo tesso tempo. Io mi chino sul piano per sentire bene la musica che esce dallo strumento. È bellissimo. Federico ascolta la canzone dalla cucina e ci guarda. Sembriamo una coppia felice ma non siamo ancora tornati insieme. Però c’è tempo. Lui suona per me come una volta. E questo è ciò che conta.
La sua musica è poesia, è mistero è universo, il mio universo personale. Tommaso suona così bene che riesce ad orbitarmi verso un altro pianeta. Gravita con me. Tommaso, mio immenso amore che viene dalle stelle più luminose. Le sue note sono come le nuvole che sono sospese nel cielo. Potrei anche saltare da una nuvola all’altra. Il suo corpo è la lussuria per i santi. La sua voce è verità di giudizio e sangue di una lama.
«Tommaso» dico a bassa voce. La musica continua fino a fermarsi.
Si volta verso di me e vedo che anche Federico mi sta guardando. Cosa ho fatto? Non mi serba il momento adatto ma so che devo farlo. Non posso più stare in silenzio a guardare. Non posso più reprimere ciò che sento dentro. Guardo i suoi occhi neri che mi avvolgono come un caldo abbraccio.
«Ti amo» dico d’un fiato.
Lui rimane in silenzio. Sento solo che Federico va in cucina lasciandoci soli. Sapeva che se avrebbe aiutato Tommy io mi sarei rimesso con lui, prima o poi. Meglio prima che poi. Sento il suo respiro pesante ma non toglie gli occhi dai miei. Non sa cosa dire oppure sta meditando ad una risposta sensata.
«Quando ti ho visto su quella strada, io… ho urlato come un matto e quando ho visto la macchina che si è fermata… un miracolo, solo un miracolo poteva salvarti. Mi hanno dato una seconda possibilità e io non ho fatto altro che cercarti tutto il tempo. Mi sei mancato tantissimo. Io senza di te sono vuoto, sono nulla» dice serissimo guardando il mio volto.
«Tommy! Io ho fatto un grandissimo errore! Perdonami! Non volevo essere il fidanzato di Nicola, ma lui rappresentava la mia punizione… io…» dico con le lacrime agli occhi.
Lui mi prende il volto e lo porta sul suo petto. Piango sul suo petto caldo e confortevole. «Non dire nulla. So che il tuo non era amore, so che lui ti ha usato e che tu hai solo seguito le sue regole. Non piangere. Ora tu sei qui con me. Solo con me. Voglio averti nuovamente» dice serio.
«Ti amo e voglio stare con te» dico tra le lacrime. Lui mi stringe più forte e quell’abbraccio è il segno di un’unione.
Si stacca e mi bacia. Mi è mancata la sua bocca sulla mia. La sua lingua entra piano e gioca con la mia. Quanto lo desidero! Mi fa impazzire! Ci ho messo una settimana per conquistarlo e poi l’ho lasciato andare come uno stupido! Ora non me ne devo preoccupare perché lui è qui con me e solo con me. Il mio respiro è diventato pura aria, libera, leggera e piena d’amore. Il mio cavaliere è vicino a me. Lui mi sosterrà e mi starà sempre accanto senza mai abbandonarmi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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