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Gay & Bisex

Boy Scout - 12


di Marcus95
12.12.2021    |    8.586    |    8 9.4
"» «Capisco perfettamente, anche noi li facevamo..."
Capitolo 12: Un Buon Mattino & Medicazione di Andrea



***VENERDÌ***



***Tommaso POV***

Mi svegliai aprendo gli occhi e vedendo che nella tenda c’era ancora buio. Tra le mie braccia c’era Luca. Dormiva beatamene nudo attaccato al mio corpo. Era così bello, mi piaceva davvero tanto come ragazzo. Sul serio volevo aver una storia con lui, non lo avrei mai ferito. O quantomeno ci avrei provato. Non volevo fargli del male solo per vederlo soffrire, ci tenevo davvero tanto.

La sua pelle era liscia e morbida. Però quando passavo le dita sui suoi muscoli sentito una pelle dura, forte, da uomo.

Non potevo muovermi perché avevo un braccio sotto il suo corpo e l’altro se lo stava tenendo molto saldamente. Ero bloccato. Feci per muovermi ma Luca si mosse. Non volevo svegliarlo prima del tempo. Non sapevo neanche che ore fossero. Il braccio destro mi faceva male così con molta delicatezza lo estrassi da sotto il suo corpo. Lui si mosse ma non si svegliò. Dormiva profondamente.

Presi l’orologio e vidi che mancavano dieci minuti alla sveglia. Sentii che la sua presa sul mio braccio si faceva più forte e capii che si stava svegliando. Si voltò verso di me e mi restituì il braccio che aveva preso in custodia. Mi guardò e sorrise. Era così bello. Si avvicinò a me e mi baciò. Un bacio delicato ma intenso. Si staccò e ci abbracciammo. Solo allora notai che aveva una erezione.

Dopotutto era comprensibile essendo mattino. Non ci vidi più e lo feci sdraiare supino. Mi fiondai sul suo corpo baciandolo tutto molto velocemente. Volevo il suo cazzo in bocca. Per giorni quel cazzo non mi faceva dormire. Lo volevo con tutto me stesso. Glielo presi in bocca e affondai fino alle sue palle. Lui gemette e come al solito buttò la testa indietro. Si eccitava molto facilmente e ciò mi piaceva. Adoravo l’idea di farlo eccitare. Non era come tutte le ragazze con cui ero stato, ma qualcosa di più, molto di più.

Lui lo volevo anche per una vera storia d’amore, le altre servivano solo per scopare. Lui ansimava mentre aumentavo il ritmo. Aumentavo e aumentavo. Luca quasi urlava ma non gli misi una mano davanti alla bocca. Godeva come un matto. Dopo neanche cinque minuti venne urlando svegliando tutti i componenti della tenda.

Gli altri si guardarono in giro per capire cosa fosse successo. Luca era sdraiato senza fiato e io intanto bevevo il suo succo prezioso, il suo sperma zuccherino. Mi piaceva assai. Era come la miglior birra o il miglior cocktail sul pianeta. Ne vorrai sempre ancora. Io volevo lui ancora e ancora. Non mi sarei mai stancato di lui.

Gli altri capirono cosa fosse successo dato che mi videro con la faccia vicino al cazzo di Luca. Risero e ridetti anche io anche se volevo ancora fargli un pompino. Due erano meglio di uno. Luca si alzò e mi abbracciò. Il suo profumo mi eccitava. Tutto di lui mi eccitava.

«Ora tocca a me» disse.

«Oh no cucciolo, dobbiamo prepararci e gli altri sono svegli» dissi. Non volevo subire lo stesso trattamento da lui. Non mi sarei più controllato.

«Ma gli altri si stanno segando che differenza fa?» chiese indicano gli altri.

Non aveva tutti i torti ma non potevo lasciarmi andare in quel modo. «Cucciolo non serve farlo.»

«Io voglio farlo però. Perché tu puoi e io no?» chiese incupendosi.

Non spendo più cosa fare, decisi di sdraiarmi e di lasciarlo fare sperando che fosse tutto veloce. Lui sorrise e si mise subito al lavoro tra le mie gambe. Era molto intraprendente il ragazzo.

Me lo prendeva in bocca ed intanto con la lingua mi solleticava il glande. Era assai eccitante. Gli altri ci guardavano ma non dissero nulla.

Luca era tra le mie gambe a lavorarmi per bene. Io non resistevo. Volevo saltargli addosso, ma avrei rovinato tutto. Dovevo calmarmi. Cercai di liberare la mente ma fu assolutamente inutile. Lo volevo scopare in tutte le posizioni possibili. Ero un dipendente da sesso. Era una cosa brutta ma non potevo farne a meno.

Accelerò il ritmo diventando un orgasmo unico. Infatti venni nella sua bocca. Mi svuotai completamente. Lui bevve tutto e alla fine mi guardò soddisfatto. Era quello che voleva. Venire nella sua bocca mi aveva calmato ma non era finita.


***Luca POV***

Tommaso mi guardava, fargli un pompino era stato assai eccitante. Ora però dovevamo muoverci altrimenti saremmo arrivati in ritardo e non volevo di certo un castigo o una punizione.

Feci per alzarmi ma Tommaso mi cinse i fianchi e mi buttò per terra. Fu sopra di me in un baleno.

«Ma che fai? Dobbiamo prepararci» dissi ridendo.

Lui non disse nulla e mi schiaffeggiò sul culo. Non capivo il suo comportamento. Perché lo stava facendo? Doveva smettere immediatamente altrimenti mi avrebbe fatto incazzare.

«Smettila» disse una voce fredda e gelida come il ghiaccio.

Mi voltai e vidi Lorenzo che squadrava Tommaso con degli occhi che mettevano un leggero timore. Si stavano dicendo qualcosa sicuramente. Quello sguardo parlava. Bisognava sapere che cosa si stavano dicendo però.

Tommaso mi lasciò subito e si preparò. Io mi preparai ma venni bloccato.

«Il gioco di oggi Tommaso» disse Lorenzo.

Tommaso rise e ritornò in sé. «Quasi dimenticavo. Oggi sarà la giornata del pudore ed è per questo che non metteremo l’intimo.»

Io guardai Federico non capendo questo strano giro di parole, anche lui mi sembrava sorpreso.

Alla fine facemmo come voleva Tommaso. Mi vergognavo troppo ad andare in ambulatorio senza mutande. Che imbarazzo. Lo tenni per me e uscii dalla tenda con Tommaso alle calcagna.

«Oh che bello essere liberi» disse.

«Forse per te. Io dovrò stare in ambulatorio senza mutande. Che genialità» dissi con disprezzo l’ultima parola.

«Non preoccuparti cucciolo. Il dottore non ti toccherà.»

«Non pensavo a quello, però che imbarazzo!» dissi e lo presi per mano. Alla fine gli volevo bene, molto bene.

Lui strinse la mia e mi baciò. Ci avviammo tutti verso il rifugio prima di andare ognuno ai rispettivi lavori ci salutammo allegramente.

Andai nei sotterranei fino alla porta dall’ambulatorio. Aprii la porta e vi trovai Andrea già intento a sistemare delle cose.

Lo salutai e lui ricambiò. La mattinata era iniziata bene. Non c’erano pazienti in lista, ma sapevo che si sarebbe presentato qualcuno. Speravo qualcuno di simpatico.

La mattinata finì e arrivò ora di pranzo. Qualcuno bussò alla porta e sperai tanto che fosse Tommaso con i nostri panini. Andai alla porta e l’aprii. Era davvero lui. Sorridente come non mai. Ci passò i panini e si sedette sul lettino. Cercai di scartare il mio panino dalla pellicola ma il telefono squillò.

Panico!

Andrea rispose subito e capii che si trattava di un emergenza.

«Portatelo immediatamente qui. Dopo andrà all’ospedale con l’elicottero» disse e attaccò.

«Emergenza, signore sulla quarantina con la vena idilliaca rotta da un ramo durante una caduta.»

«Ma è già il secondo questa settimana!» dissi io. C’era qualcosa che non andava in quelle montagne.

«Lo so, presto sistema tutto.»

Mi voltai verso Tommaso e gli dissi che doveva andarsene immediatamente. Lui corse fuori dalla porta e io sistemai il lettino per una operazione d’emergenza.

Il quarantenne arrivò con la gamba sinistra tutta insanguinata. Io e Andrea ci mettemmo all’opera.

***

Io e Andrea stavamo mangiando finalmente il nostro panino. Era stato davvero complicato. Tommaso non mi avrebbe più abbracciato fino a sera. Sapevo letteralmente di sangue, ma non sto a spiegare il motivo. Era andato tutto bene. Mi concentravo solo sul mio panino. Era assai buono. Forse perché volevo qualcosa di fresco dopo quella operazione.

Andrea era seduto su una sedia della sua scrivania e si gustava anche lui il suo panino. Non era un brutto uomo, anzi era bello, ma non era il mio tipo. Con il suo permesso andai in bagno così presi anche una bella boccata d’aria fresca. Adoravo prendere un po’ d’aria dopo una situazione difficile. Avevo pensato al peggio ma tutto era perfettamente a posto.

***

Tommaso andava avanti e indietro aiutando i bambini che facevano il corso. Era preoccupato per Luca. Lui era nei sotterranei con un paziente in difficoltà. Ci voleva forza e coraggio. Tommaso non ne sarebbe mai stato in grado. Sarebbe scappato a gambe levate, invece Luca no. Luca andava incontro al problema per risolverlo. Era una persona speciale.

Era un dottore, non letteralmente, ma poteva benissimo esserlo. Era molto più avanti di tutti, aveva letto dei manuali e rimaneva sempre lucido. Voleva andare nei sotterranei per vedere come stava. Aveva visto l’elicottero che andava via ma Luca non c’era. Era rimasto nei sotterranei dell’ambulatorio. Cosa stava facendo?

***

Ritornai dal bagno assai più rilassato. Era stato bello poter prendere un po’ d’aria fresca. Appena entrai vidi Andrea che armeggiava con un libro vicino al lettino. Quando mi vide mi sorrise.

«Oh Luca, vieni ti voglio mostrare una cosa nuova che non sai.»

Ero eccitato nell’imparare delle cose nuove.

«Riguarda il caso che abbiamo appena affrontato. Mettiamo che ti trovi nella situazione del povero sventurato di prima, ti insegno come cercare di riparare il danno senza ambulatorio.»

«Oh magnifico! Utilizzeremo qualcosa?» chiesi curioso.

«Sì, magliette per fermare l’emorragia e cose simili, per il resto solo le mani. Serve a controllare i muscoli ed emorragie.»

Non vedevo l’ora di imparare qualcosa. Però non avevamo una cavia. Io non volevo farla.

«Mettiti sul lettino senza pantaloni» disse Andrea continuando a leggere il suo libro.

Erano cazzi amari! Non portavo le mutande e non sapevo che cosa fare. «Tranquillo li tengo, li alzo leggermente.»

«Non è agevole Luca» disse senza guardare.

«Non puoi farla te la cavia, così sai già cosa fare?» Mi arrampicai sugli specchi.

«Che problema c’è? Ti vergogni a farti vedere in mutande da me? Sono un dottore» disse essendo onorato della sua posizione.

«Non è quello il problema, io mi fido ma non riesco a …» non sapevo che dire.

«Non capisco» disse Andrea guardandomi stranito.

«Un gioco di Pattuglia.»

«Capisco perfettamente, anche noi li facevamo. In cosa consiste il vostro?» chiese curioso.

«Non dobbiamo portare nulla sotto i pantaloni» dissi pieno di vergogna. Tommaso l’avrebbe pagata! Avevo fatto una figuraccia davanti ad Andrea.

«Non importa, non mi scandalizzo» disse.

Okay pensai. Cosa!!! Dovevo farlo ugualmente? No, quello no.

«Su coraggio non essere in imbarazzo» disse sollecitandomi.

Tutto era così surreale. Non potevo fare una cosa come quella davanti ad Andrea. Tommaso cosa avrebbe detto? Non volevo ma dovetti. Mi girai di spalle vicino al lettino e mi abbassai i pantaloni. Andrea distolse lo sguardo. Mi sentivo già più a mio agio, ma prima o poi si sarebbe girato a guardarmi.

Mi misi sul lettino e d’istinto mi coprii.

Andrea si voltò chiudendo il suo manuale e si avvicinò a me. Mi guardò. Sembrava sorpreso oppure contento, una emozione positiva perlomeno. Sorrise vedendo che mi coprivo così tolsi le mani. Non so con quale coraggio lo feci ma mi sentii meglio.

«Allora quello che faremo oggi è un gioco di mani» disse cercando di non far intendere nulla con il doppio senso. Sapevo benissimo che potevo fidarmi di lui.

Iniziò a massaggiarmi la gamba spiegandomi tutti quello che c’era scritto nel manuale che aveva letto. Era un metodo assai efficace se si è sperduti in un bosco durante una emergenza. Le sue mani erano morbide e delicate. Non le avevo mai sentite sul mio corpo, figuriamoci vicino all’inguine. Purtroppo dopo tutte quelle carezze, anche se mediche, mi provocarono una certa eccitazione. Andrea quando se ne accorse tolse le mani.

«Ops mi spiace» disse.

Quando mi accorsi della mia erezione mi coprii subito. «Mi dispiace tantissimo Andrea. Non mi sono fatto strane idee.»

Andrea mi bloccò. «Tranquillo capita a tutti. Anche a me quando ero in università. Non bisogna vergognarsi.»

Io invece ero rosso dalla vergogna. Che figura di merda, letteralmente. Mi ero eccitato davanti al mio oramai amico dottore. Sapevo che tantissimi si eccitavano dopo una cosa del genere. Era anche più che comprensibile ma non doveva capitare a me.

«Lo so ma mi dispiace ugualmente» dissi abbassando la testa.

«Se ti fa stare meglio ti posso dire che sei messo assai bene» disse cercando sdrammatizzare.

«Davvero?» chiesi senza neanche pensare. Dovevo mettere un filtro tra cervello e bocca!

«Oh sì davvero» disse ridendo. «Non tutti alla tua età sono così.»

«Dovresti vedere quelli della mia Pattuglia» dissi nuovamente senza pensare.

Andrea rise sonoramente. «I giochi di cui mi parlavi giusto?»

«Perfettamente» dissi io di rimando.

«Te l’ho già detto che ne facevo anche io quindi non ti devi preoccupare. Ne ho passate tante in quei tre anni.»

«Io sono ancora all’inizio ma ci siamo spinti già tanto oltre.»

«Se intendi dei giochi sessuali lo capisco assai bene. Io per errore ho perso la mia verginità anale. Eravamo ubriachi e la situazione ci scappò letteralmente di mano» disse Andrea quasi deluso.

Io lo guardai negli occhi e lui si affrettò a chiarire. «Non sono gay, però si sa cosa succede in quelle tende.»

«Fa male?» chiesi sapendo che prima o poi Tommaso si sarebbe preso il mio culo.

«All’inizio sì, poi il dolore si trasforma in piacere. Quella però è stata la mia unica volta e desidero non ripeterla» disse Andrea.

Non sapevo che fare. I miei pensieri andavano da Tommaso ad Andrea.

«Non ti devi preoccupare, prima che una cosa del genere accada devi aspettare almeno un anno. Sei solo alla prima settimana» chiarì Andrea.

Io ero sempre in erezione e volevo vedere Andrea in che stato era. Raccontare quelle storie forse aveva suscitato qualcosa. La sua immaginazione forse. Era tutto un forse.

«Andrea posso… posso vederti…»

«Vedermi nudo?» chiese Andrea che si aspetta quella domanda.

«Sì» risposi io abbassando lo sguardo sul suo pacco.
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