Gay & Bisex
Boy Scout - 5
di Marcus95
24.11.2021 |
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"Tutti silenziosamente si accomodarono nei propri sacchi a pelo e si spensero le luci..."
Capitolo 5: Lavoro vs Amore & GiochiTommaso aveva appena finito di togliere le imbracature all’ultimo bambino e la depose nel cesto delle imbracature. Lorenzo lo affiancava.
«Ora di pranzo» disse Lorenzo.
«Non vedo l’ora» disse Tommaso sollevato. Aveva la luna storta. La litigata con Luca lo aveva lasciato di malumore. Non voleva litigare ma c’era qualcosa che sentiva dentro ma non sapeva cosa. In quel momento non si sentiva un buon guardiano. Doveva fare pace con Luca il prima possibile. Lo avrebbe incontrato a pranzo. Quindi era solo questione di minuti prima di andare da lui e chiedergli scusa per l’atteggiamento di merda che aveva avuto nei suoi confronti.
Lorenzo e Tommaso si recarono al rifugio e andarono nel grande refettorio. Presero da mangiare e si sedettero al tavolo dedicato alla loro Pattuglia. Arrivarono tutti ma c’era un posto vuoto al loro tavolo.
Dove cazzo era finito Luca?
«Dove è Luca?» chiese Tommaso a Lorenzo.
«Lui non mangia con noi. Oggi c’è stata un emergenza, l’ho saputo quando sono andato in bagno. Deve badare a tre persone con il dottore» spiegò Lorenzo.
«Ah beh. D’altronde è il lavoro che ha scelto» disse Tommaso.
«Non hai capito. Lui non mangerà mai con noi. Magia in ambulatorio. I patti di quel lavoro erano quelli. Per questo nessuno l’ha scelto. Ha il turno continuato» spiegò Lorenzo.
«Ma non possono usare un cazzo di cerca persone?» chiese Tommaso irritato.
«Qui non li hanno» disse Simone.
Solo in quel momento Tommaso si accorse che Federico lo stava guardando. Lo fulminò con lo sguardo e Federico guardò altrove.
Tommaso era incazzato con tutti, sperava solo di non prendersela con i bambini che sarebbero arrivati nel pomeriggio.
«Almeno posso andare a salutarlo?» chiese Tommaso a Lorenzo, ma questa volta a bassa voce.
«No Tommaso, non puoi. Solo se esce dall’ambulatorio, cosa che dovrebbe fare raramente.»
«Dove cazzo l’hanno mandato? Non è un carcere questo!» era furente.
«Beh se anche volessi ora il sotterraneo non è accessibile per via dei tre pazienti» disse Lorenzo guardando Tommaso.
«Io non ci sto» disse furente Tommaso e finì di mangiare senza voglia.
***
«No no! Chiama l’ospedale a valle!» disse Andrea. «Avverti che ha rotto l’arteria iliaca (arteria della gamba vicino all’inguine, molto importante) destra.»
Lasciai il paziente sul lettino e corsi al telefono d’emergenza e chiamai.
Due minuti dopo il paziente era stato portato sul tetto del rifugio e trasferito in ospedale con l’elicottero.
Il pavimento era pieno di sangue e così dovetti pulire tutto aiutato da Andrea e da altre persone. Lavai personalmente tutti gli oggetti da laboratorio e alle tre del pomeriggio finimmo.
«Andrea posso mangiare?» chiesi avendo fame.
«Sì certo» disse e ritornò a controllare un fascicolo.
Io andai nella stanza accanto e mangiai il mio panino che arrivava direttamente dal refettorio. Quel lavoro era sfiancante ma mi piaceva tantissimo. Lo adoravo quindi non sentivo la fatica.
Alle quattro arrivarono dei pazienti dalla città che facevano dei controlli. Alcuni credevano di sentire dei dolori acuti da qualche parte solo per incontrare Andrea. Era un bell’uomo ma non il mio tipo.
Mancavano trenta minuti prima di finire la mia giornata lavorativa quando un’altra chiamata interruppe il mio lavoro alle risme di carta. Non c’era tempo di portare il paziente all’ospedale e così dovevamo fare noi prima di metterlo nuovamente sull’elicottero.
Normalmente finivo alle 6 ma quel giorno finii alle 7. Il dottore si complimentò della mia bravura e per avergli fatto compagnia fuori dagli orari stabiliti. Mi diressi verso la porta per tornare al campo sapendo di essere in ritardo per la cena ma appena aprii la porta trovai Tommaso con le sue cose per lavarsi e anche le mie. La voce delle emergenze in ambulatorio era giunta anche a loro. Mi sorrise e disse: «Mi sembrava un gesto carino.»
«Oh sì che è carino» e lo abbracciai.
Lui però mi scansò subito e tossì. «Scusa ma puzzi di sangue.»
«Scusa, non credevo ti desse fastidio e io non lo sento.»
«Non preoccuparti, comunque sì, lo detesto» disse tossendo per l’odore che era uscito dall’ambulatorio.
Risi e andammo nel reparto docce. Io ero distrutto, non avrei potuto sopportare una sega, quindi appena vidi la doccia vuota mi bloccai. Tommaso si spogliò mentre io lo guardavo. Non avevo energie. Lui lesse la mia faccia, si mise alle mie spalle e mi calò i pantaloni, andò davanti e mi sbottonò la camicia e me la tolse. Mi tolse anche le mutande e rimasi nudo nel bagno con lui.
Mi accompagnò nella doccia e cominciò a lavarsi. Quando ebbe finito mi mise al centro del flusso dell’acqua e mi girò di spalle. Prese del sapone e cominciò a farmi un massaggio alla schiena che sentivo più pensante che mai. Le sue mani percorrevano con calma tutta la mia schiena sensualmente, delicatamente e amorevolmente.
Passò alle gambe e mi venne duro. Me le massaggiò facilitando la circolazione. Basta pensare al lavoro mi dissi. Poggiai le mani sul muro e cominciai a gemere sotto quel fantastico massaggio. Mi voltò e mi massaggiò gli addominali e il petto. Poi passò tra le mie gambe ma avvicinandosi disse: «Sei distrutto e se ti faccio una sega ti devo riportare al campo in braccio.» Mi baciò sulla guancia.
Feci cenno di sì con la testa e mi lasciai andare mentre abbandonava il mio membro e si dedicava ai capelli. Si avvicinò mentre avevo gli occhi chiusi e disse piano: «Sono fiero di te cucciolo.» La sua bocca finì sulla mia per qualche secondo.
Un bacio di conforto, di congratulazione. Avevo baciato Tommaso, anzi lui aveva baciato me. Provai un’emozione indescrivibile. La sua bocca sulla mia. Un bacio sincero, delicato e confortevole. Uscimmo dalla doccia e mi asciugò poi mi aiutò a vestirmi e ritornammo al campo senza dire una parola, ma con le nostre mani intrecciate l’una nell’altra.
Arrivammo al campo e gli altri avevano già mangiato lasciandoci un po’ di pasta anche per noi. Mangiammo tutti riuniti ma crollai sul tavolo.
***
«Sta bene?» chiese Lorenzo verso Tommaso.
«Sì, ha avuto una giornata difficile oggi a lavoro. Non so neanche se abbia pranzato, spero di sì» disse Tommaso guardando Luca con la testa sul tavolo di legno che dormiva profondamente.
Quella giornata doveva averlo distrutto completamente. Due emergenze e chissà cos’altro. Tommaso non sapeva cosa fosse successo in quell’ambulatorio. Sapeva solo che Luca aveva contribuito ad aiutare delle persone. Ora si meritava un po’ di riposo.
Lorenzo e gli altri andarono a fare una passeggiata mentre Tommaso rimase con Luca. Adorava vedere Luca dormire. Era veramente come un agnellino indifeso, ma con una forza di spirito esorbitante.
Tommaso posò una mano sulla testa di Luca accarezzandogli i capelli e disse piano per non svegliarlo: «Non ti lascio cucciolo.»
Gli altri tornarono e trovarono Tommaso e Luca nella stessa posizione. Lorenzo si avvicinò a Tommaso e disse «Se stasera vuoi fare qualcosa devi svegliarlo.»
«Lo so. Per stasera ho pensato a qualcosa di soft. Lo lascio dormire ancora un quarto d’ora e poi lo sveglio.»
Lorenzo andò in tenda con gli altri della Pattuglia.
Un quarto d’ora dopo Tommaso mise una mano sulla guancia di Luca e disse: «Svegliati cucciolo.»
***
Aprii gli occhi e vidi Tommaso davanti a me. Mi guardava come si guarda un cucciolo di cane, un bel cane. Alzai delicatamente la testa e lo guardai. Tutto ritornò nella mia mente. Tommaso mi aveva baciato. Le nostre labbra si erano incontrate. Era stato un bacio a stampo ma per me valeva moltissimo. Quell’esperienza era stata fenomenale. Potevo e volevo essere suo. Dovevo essere suo.
Sorrisi e lui ricambiò il sorriso. «Cosa ci aspetta?» chiesi sapendo che sarebbe accaduto qualcosa in quella tenda che stava alle mie spalle. La tenda della perversione che per un millesimo di secondo si era trasformata nella tenda delle occasioni. Anzi lo era diventata.
«Solo qualcosa di soft. Così domani non ti addormenti sul lavoro» disse Tommaso guardandomi.
Si alzò dal tavolo e venne dalla mia parte. Mi prese per mano e ci dirigemmo verso la tenda alle nostre spalle. La nostra tenda, la mia occasione.
Oramai ci avevo preso l’abitudine di aspettarmi qualcosa per la serata. Eravamo tutti in mutande seduti sui sacchi a pelo. Cosa avrebbe pensato la mente perversa del mio custode? Cosa significava qualcosa di soft? Non credo che quella parola esistesse nel suo vocabolario, ma aspettai fiducioso. Mi ero ripreso grazie a quella dormita sul tavolo di legno. Mi aveva rinvigorito.
«Oggi si ride ragazzi!» disse Lorenzo all’improvviso.
«Oggi tocca alle misure» annunciò Tommaso.
Oh perfetto. Me lo aspettavo ed il momento era arrivato. Quanto era lungo il cazzo del mio custode? Era quello che mi interessava, ma non solo. Volevo sapere anche quanto era lungo il cazzo di Federico. Essendo il mio migliore amico qualche pensiero lo avevo fatto su di lui, ma per non rovinare la nostra amicizia non feci nulla. Ora ne avrei avuto l’occasione.
«Siamo mosci» fece notare Federico.
Io mi misi vicino a lui e rivolto a Tommaso dissi: «Questo non è nei vostri standard. Ricordati il motto ‘custode’.» Sorrisi.
«Data l’arroganza dei due secchioni i custodi segheranno i nuovi legandoli in modo che saranno eccitati come non mai. Grazie Federico e Luca per l’idea» disse Tommaso beffardo.
Il soft era scomparso. Io stavo bene e Tommaso se n’era accorto. Non voleva perdere tempo.
Con il suo foulard, Tommaso mi legò i polsi dietro alla schiena, mi buttò sul suo sacco a pelo. Si avvicinò e disse: «Così godi di più.» Aveva ragione, avrei goduto di più.
Con il mio foulard mi legò le caviglie. Si posò su di me e mi tirò giù i suoi boxer che indossavo dalla mattina. Il mio membro era già semi duro. Me lo prese in mano e cominciò a segarmi affondando fino in fondo. Quando affondava gemevo ad alta voce. Dopo qualche minuto gemevo ancora più forte e Lorenzo disse «Tommaso non devi farlo venire.»
«Tranquillo questo non viene» disse guardandomi e stringendomi il cazzo fino a far male.
«Siamo pronti» disse Tommaso, mi slegò e mi rimise in ginocchio. Ero senza fiato anche se non ero venuto. Tommaso era un vero esperto nelle seghe.
Il primo fu Lorenzo. Prese il righello che gli aveva dato Tommaso che, fece notare, lo aveva preso in un sex shop, quindi era assolutamente ufficiale.
Ne emerse 18 cm. Poi fu il turno del suo compagno che arrivò a 18 come il suo custode. Simone arrivò a 17,5. Federico 19,5. Era bello lungo e stretto. Lo adoravano. Continuavo a guardarlo così Tommaso fece apposta a darmi una spallata per riportarmi alla realtà. Prese il righello e arrivò a 20 cm. Lo sapevo che era il più dotato di tutti. Mi passò il righello e disse: «Ora tocca te ‘cucciolo’» dicendo a bassa voce l’ultima parola. Adagiai il righello vicino al mio membro e arrivai a 19.
«Non male» disse Tommaso e si riprese il righello con un sorriso. Era contento della mia lunghezza e questo mi faceva stare bene. Istintivamente gli misi le braccia attorno al collo e lui mi guardò.
«Portami a letto» dissi. La stanchezza si faceva ancora sentire. Il gioco delle misure era stato assai carino ma il riposo era essenziale. Ora sapevo le dimensioni dei membri delle due persone che adoravo. Solo mezzo centimetro le separava e lì seppi che sarebbe iniziata una grande gara, una grande competizione, una grande battaglia.
Solo uno dei due poteva vincere quella battaglia e la scelta toccava a me, come al solito. Mi dispiaceva l’idea di far perdere uno dei due.
«Certo cucciolo» disse a bassa voce, poi a voce più alta disse: «Io e Luca andiamo a risposare che il cucciolo è stanco.»
Gli altri risero ma io me ne fregai. Io guardavo lui e lui guardava me.
«Stanco veramente! Con tutto quello che gli fai» disse Simone.
Tommaso mi lasciò andare di scatto e si agguantò contro di Simone.
«Non osare toccare il mio cucciolo!» disse serio.
«Altrimenti…» disse Simone ingenuamente.
Tommaso gli saltò addosso nudo e lo buttò per terra. Gli fu sopra e gli disse qualcosa di incomprensibile. Simone con uno scatto lo buttò giù e Simone gli fu sopra ma solo per qualche secondo perché Tommaso si riprese e stava per saltargli addosso quando io mi misi in mezzo alla lotta.
«Fermi!» dissi.
Tommaso e Simone si bloccarono all’instante. Tommaso preoccupato mi prese tra le sue braccia e mi portò al suo sacco a pelo e mi ci mise dentro.
«Tommaso questo è il tuo» facendogli notare l’errore.
«Lo so, ma stanotte ci dormi tu nel mio» disse accarezzandomi la testa. Non feci obiezioni e mi accomodai. Lui si mise nel mio.
Nella tenda c’era un gran silenzio. Spiacevole. Nessuno parlava. Tutti guardavano come Tommaso mi aveva portato via e tutto il divertimento dell’eccitazione era svanito.
«Dai anche noi a nanna» disse Lorenzo distruggendo il silenzio. Tutti silenziosamente si accomodarono nei propri sacchi a pelo e si spensero le luci.
Tommaso era vicino a me che mi guardava intensamente. Io guardavo quegli occhi neri che mi facevano vedere 1000 colori.
«Tranquillo cucciolo ci sono qui io a proteggerti» disse piano Tommaso.
«Ma io so cavarmela» dissi io pronto.
«Quello l’ho visto» e mi spettinò i capelli.
«Non siamo riusciti a finire quello che abbiamo cominciato prima» disse Tommaso.
«Non importa sarà per domani mattina.»
«A me importa» disse Tommaso serio. «Voglio farti una sega ora. Non posso aspettare domani mattina.»
Questo non era certo un comportamento da etero però dato che era il “perverso” me lo dovevo immaginare.
Acconsentii ma dissi: «A patto che tu venga nel mio sacco a pelo.»
«E tu nel mio» disse subito Tommaso.
Acconsentii e ci segammo ognuno per conto proprio. A Tommaso non piacque molto l’idea della sega in solitaria perché dopo qualche secondo aprì il suo sacco a pelo e infilò la mano trovando la mia mano aggrappata al membro.
Facemmo cambio di mano, lui prese il mio e io presi il suo. Io gemevo mentre lui si godeva il momento. Chissà quante donne avrà fatto godere lui. Era abituato a sentire qualcuno gemere.
Così quando sentivo che stavo per venire dissi ad alta voce «Tommaso così mi fai venire!» e venni inondando il suo sacco a pelo.
«Sto venendo anche io» disse ad alta voce Tommaso e inondò il mio sacco a pelo.
Si levarono degli applausi nella tenda. La pace era stata fatta. Io e Tommaso eravamo anche svuotati per quella sera.
Mi abbracciò e mi portò vicino a sé. «Se lo fai un’altra volta la paghi» e rise.
«Sei tu che hai detto che dovevamo farci sentire quando ci segavamo» dissi per giustificare la mia azione.
«Ma non dire che era una sega a vicenda» disse duro.
«Scusa» dissi e mi liberai di lui. Da quando questo era un problema? Da quando si vergognava?
Lui subito mi fu addosso e mi cinse a sé nuovamente.
«Ti voglio bene» disse abbracciandomi. Rimasi tra le sue braccia. Ero nudo e avevo un po’ di brividi. Lui mi tenne al caldo fino a quando mi addormentai.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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