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Gay & Bisex

Boy Scout - 9


di Marcus95
03.12.2021    |    11.043    |    9 9.6
"Non c’erano state prove o cose del genere..."
Capitolo 9: Bollori & Tocco


Ero eccitatissimo. Ero venuto nelle mutande senza neanche toccarmi. Senza che nessuno mi toccasse. Tommaso aveva deciso di amarmi. Io amavo lui, volevo solo lui. Dovevamo andare in infermeria, subito. Mi alzai e gli porsi la mano. Lui la prese e si alzò. Il suo corpo si fece vicino al mio. Adoravo il mio ragazzo. Oramai lo era divento a tutti gli effetti. Lo amavo, sì.

Presi lo zaino e me lo misi in spalla per l’ennesima volta.

«Te lo porto io» disse Tommaso.

«Sono io il dottore» dissi e cominciai a camminare verso l’entrata del rifugio. Tommaso camminava vicino a me. Era ancora sudato. Le goccioline di sudore scendevano lentamente dai capelli percorrendo tutto il collo. Volevo assaggiare quel collo alla luce del sole. Invidiavo il sole che poteva gustare tutto il suo corpo. Io avrei dovuto aspettare. Il grosso cane nero ci seguiva. Però non potevamo mica portarlo in ambulatorio. Gli animali non erano ammessi, giustamente.

Quando arrivammo alla porta del rifugio mi girai e dissi rivolto al cane «Tu aspetta qui. Non puoi entrare in ambulatorio con noi.»

Il cane si avvicinò ancora di più. Non aveva capito nulla. Come facevo a liberarmi del cane? Perché non si scollava più?

Tommaso si inginocchiò vicino al cane e gli disse: «Tu aspettami qui.»

Il cane fece un giro su se stesso e si sedette proprio di fronte alla porta. Era sicuramente ingombrante ma almeno non avevamo il problema di portarlo in ambulatorio.

Arrivammo nei sotterranei e infine in ambulatorio. Era fresco nei sotterranei. Anzi si gelava. Il sole mi mancava, era come un caldo amico che ti sta sempre vicino. Io avevo Tommaso però, e non era solo un amico.

«Quanto ci avete messo?» disse Andrea appena entrammo.

«Abbiamo avuto dei problemi con un cane» risposi io. Alla fine era vero. Dopo la mia confessione avevo avuto sul serio dei problemi con il cane che non si scansava. Ma in quel momento non importava più. Il cane aspettava fuori.

Andrea non sapeva se cederci oppure no, ma optò per la prima opzione. Ci credette e fece i suoi controlli di routine.

«È svenuto per lo stress e il caldo. Gli ho fatto bere un po’ d’acqua. Direi di farlo riposare per un ora e poi rimetterlo al lavoro» dissi io, cercando di dire la sua cartella a voce.

«Ottimo Luca. Sì, sono d’accordo. Aggiungerei un succo di frutta, in modo tale da avere degli zuccheri nel sangue» disse Andrea.

Tommaso spostava i suoi occhi da me ad Andrea. I suoi occhi erano un portale verso l’amore, verso la perversione, verso il suo vero io.

Tommaso andò a riposare mentre io sistemavo le cose in ambulatorio. Mi feci mandare dei documenti dall’ospedale in modo da poterli visualizzare e sistemare. Cavoli potevo trasferirmi lì. C’era davvero tanto lavoro da fare. Qualcuno doveva pur farlo e io ero disponibile.

Dopo qualche ora Tommaso venne a farmi visita ma il lavoro non mi permetteva di mettere piede fuori dall’ambulatorio e non potevo avere visite se non per ragioni mediche. Fui costretto a mandarlo via. Mi dispiaceva così tanto. Volevo passare tutta la giornata con lui, ma lavoro è lavoro.

***

Tommaso gironzolava per il corridoio. Non riusciva a capire il lavoro che aveva scelto Luca. Non poteva fare nulla all’interno delle sue ore. Non poteva neanche mangiare con i propri amici. Quella era una ingiustizia. Decise di andare dai bambini che lo accolsero con grande sorpresa. Disse loro che stava bene. Naturalmente la persona che era più contenta di vederlo era il grosso cane nero. Non era proprio una persona ma per Tommaso simboleggiava qualcosa di davvero speciale. Quel cane non era solo un cane. Era qualcosa di più ma non sapeva cosa.

Si mise a fare il suo lavoro e aiutò i bambini che imparavano a fare delle scalate. Gli legava le imbracature e li reggeva mentre facevano il percorso. Tutti ridevano. Lorenzo si teneva a distanza. Non voleva affrontarlo e fargli perdere il buon umore. Probabilmente Luca e Tommaso avevano fatto pace si disse Lorenzo.

«Lorenzo, non preoccuparti, puoi parlarmi» disse Tommaso facendolo sobbalzare.

«Mi fa piacere. Finalmente sei tornato in te» disse sorridendo.

«Già» disse Tommaso. «Era un piccolo ma brutto momento. Ora tutto si è risolto. Tutta colpa di uno sbaglio» chiarì.

I due ragazzi si sorrisero e tornarono a aiutare i bambini che si divertivano. Però quelle piccole pesti non erano attratte dalla scalata ma ben sì dal cane. Giocavano con lui rincorrendolo e lanciandogli la pallina. La giornata era bella. Calda ma molto, molto bella.

Tommaso voleva Luca. Luca voleva Tommaso.

Nessuno dei due si dava pace ma per fortuna la giornata finì. Tommaso corse in ambulatorio mentre Luca stava uscendo. Luca si chiuse la porta dietro di sé e baciò Tommaso. Un bacio molto appassionate. I loro corpi si toccavano. Tutto era così intenso. Si staccarono e si guardarono.

«Giornata finita?» chiese Tommaso guardando gli occhi di Luca.

«Giornata finita» disse Luca.

Si presero per mano e si avviarono verso il campo. Il cane li seguiva sempre. Tommaso e Luca sapevano molto bene che dovevano fare la doccia e che sarebbe stata una doccia speciale. Loro non erano più solo amici, ma fidanzati. Si appartenevano a vicenda. Si amavano.

Entrati in tenda presero le loro cose e tornarono su al rifugio seguiti da Lorenzo e dal cane. Quando arrivarono al rifugio Tommaso disse al cane di aspettare e il cane aspettò.

Entrarono nel bagno e aspettarono che Lorenzo finisse. Volevano avere del tempo da soli. Del tempo per loro stessi. Del tempo da consumare avvinghiati.

Lorenzo finì e se ne andò. Luca guardò Tommaso.

«Pare proprio che tocchi a noi. Io non faccio la doccia da solo» disse Luca.

Lo amavo. Volevo fare la doccia con lui.

«Neanche io. La voglio fare solo con te» disse Tommaso.

Mi sporsi in avanti e la sua bocca incontrò la mia. Baciarlo era una soddisfazione unica. La sua lingua che cercava la mia, e viceversa. Tutto era così intenso. Noi due soli. Non dovevamo nasconderci da nessuno. Solamente noi per almeno mezz’ora. Lui iniziò a spogliarmi. Prima la camicia, slacciandola delicatamente e mettendoci un infinità di tempo. Poi le scarpe. I pantaloni e le mutande, anzi le sue. Devo precisare che a causa della litigata mercoledì non era successo nulla. Non c’erano state prove o cose del genere. Nulla di nulla. Ma in quella doccia qualcosa stava per accadere.

Rimasi completamente nudo davanti a lui e iniziai ad eccitarmi. Se ne accorse e rise. Io gli tirai un ceffone, per giocare, ma ero allo stesso tempo serio.

Toccava a me. Era il mio turno. Seguii i suoi movimenti. Prima la camicia, le scarpe, i pantaloni e le mutande, ovviamente le mie. Chissà cosa ci avrà fatto. Ma lasciai stare tutti i pensieri. Lo baciai nuovamente ed entrammo nella doccia. Lui voleva me. Però non volevo accelerare le cose. Volevo qualcosa di romantico.

Mi baciò il collo mentre l’acqua scendeva. Io e lui sotto una cascata d’acqua. Era molto eccitante. Anche lui si eccitò perché sentii qualcosa di duro sul mio ventre e doveva per forza essere il suo cazzo possente. Solo quello poteva provocarmi un’eccitazione del genere. Glielo presi in mano e iniziai a masturbarlo. Mi piaceva sentire quella carne tra le mie mani. Tommaso appoggiò la schiena contro il muro della doccia e ansimò forte mentre io lo segavo con forza. Mentre lo toccavo lui mi guardava e ansimava. Come mi piaceva vederlo ansimare sotto il mio tocco. Mi sentivo una divinità con il suo giocatolo preferito. Avevo il potere di farlo godere, il potere di averlo tra le mie mani. Perché parlandoci chiaramente tutto ruotava attorno al sesso. Almeno così avevo imparato da Tommaso. Per lui tutto ruotava attorno al sesso. La sua perversione aveva influenzato anche me. Io ero dentro di lui, non letteralmente.

Venne improvvisamente nelle mie mani. Guardai il suo sperma nelle mie mani. Desideravo assaggiarlo, berlo come una bevanda rigeneratrice. Però me lo aveva proibito così feci per buttarlo ma Tommaso mi bloccò.

«Ora puoi berlo» disse Tommaso. Dopo quel permesso mi portai le mani alla bocca e bevvi quel liquido. Era buonissimo. Zuccherino. Ne volevo ancora ma avevo già ripulito tutte le mani. L’avevo divorato. Ero un ingordo, però di sesso. Il sesso era il mio cibo, la mia bevanda. Tutto faceva parte di lui.

Mi guardò sorridendo. Che faccia che aveva. Lo divertivo. Il sesso lo divertiva.

«Beh caro. Ora tocca a te venire cucciolo. Però a modo mio» disse Tommaso ridendo.

Mi guardava. I suoi occhi neri non promettevano nulla di buono. Forse invece sì. Dovevo venire quindi sarebbe stato bello di sicuro.

Si abbassò e prese in bocca la mia erezione.

Mi sbatté contro il muro della doccia e tirai un urlo d’eccitazione quando sentii la sua lingua stimolarmi il glande. La lingua era esperta. Sapeva toccare un cazzo meglio di un attorte di video hard. Percorreva tutta l’asta e non si fermava mai. Con una mano mi stimolava le palle. Un idillio dell’eccitazione. Ansimavo contro il muro. Sentivo Tommaso che qualche volta rideva per come ansimavo ma rimaneva sempre concentrato su di me, anzi sui miei genitali. Il mio cazzo era diventato di sua proprietà e questo mi eccitava ancora di più. Sentivo la punta che toccava la sua gola. Riusciva a prenderlo tutto in bocca tanto che sentivo il suo naso solleticarmi i peli pubici. Tutto era così magico. Non resistetti più e con un grande urlo venni nella sua bocca.

Inutile dire che bevve tutto. Me lo aspettavo, anzi lo volevo. Volevo che assaggiasse il mio liquido privato. Lui era il mio ragazzo.

«Oh buono come sempre» disse allineando i suoi occhi sui miei.

«Grazie» dissi io ancora eccitato. Cercavo di riprendere fiato. Mi aveva fatto un pompino. Ora però toccava a me, no? «Lo voglio fare anche io» dissi.

«Non ora. Questa sera ci sarà qualcosa di diverso. La tenda non sarà solo una tenda, ma… non ti svelo altro» disse e si mise a ridere.

Cosa mi nascondeva? Io volevo lui. Però mi aveva promesso una sorpresa.

Si alzò e guardandomi negli occhi mi baciò. Le nostre lingue si inseguirono come al solito. Il suo sapore mi riempì la bocca e le sue mani giocavano con i miei capelli. Si fermò e senza far niente mi voltò bruscamente e mi fece piegare.

Ero letteralmente a novanta gradi. Non volevo fare sesso in quel modo. Volevo qualcosa di più romantico.

«Tommaso, io…» cercai di dire.

Mi toccò la testa e la fece piegare. «Non riescono a lavarti se parli» disse.

Con la promessa che mi avrebbe solo lavato lo feci fare. Prese il balsamo per i capelli e se lo mise sulle mani che affondò nei miei capelli. Il suo tocco delicato mi eccitava, ma non volevo avere un’altra erezione prima di sera.

Sciacquò e dopo aver preso il bagnoschiuma mi accarezzò tutto il corpo. Partì dal collo che percorse anche con la sua lingua. Amavo quel ragazzo, quell’uomo. Passò alle spalle e alle braccia. Lui stava dietro di me e quando iniziò ad insaponarmi gli addominali poggiò il suo cazzo non del tutto moscio sul mio culo. Lo volevo dentro di me, ma non dovevo cedere. Non avrei mai perso la verginità in una doccia di un rifugio.

Passò la mano sui pettorali e sugli addominali. Io ero in erezione. Quel tocco era irresistibile. Non riuscivo a trattenermi. Era impossibile. Passò alle gambe e si fermò. Cercai di voltarmi ma mi tenne fermo con una mano.

«Non vorrai fermarti proprio ora» disse.

Aveva ragione. Toccava alla parte più bella, forse. Mentre pensavo qualcosa toccò il mio membro in tiro. Me lo accarezzava masturbandomi. Era un epopea del sesso. Me lo massaggiava praticando un movimento ritmato andando avanti e indietro.

«Come sei eccitato cucciolo» mi disse a un orecchio. Così facendo appoggiò interamente il suo cazzo oramai in erezione.

«Beh anche te non scherzi» dissi.

Sorrise e continuò quel massaggio. Quando stavo per venire si fermò di colpo e mi girò. Mi guardò negli occhi. Io ero nel cuore dell’eccitazione. Non capivo nulla. Mi disse che non dovevo venire, che dovevo aspettare. Detto ciò mi infilò una mano nel culo per lavarmelo. Urlai e misi le braccia attorno al suo collo. Lo baciai, non sapevo che altro fare. Lui mi aveva conquistato. Lo amavo in tutti i sensi. Ero il suo ragazzo e potevo permettermi di baciarlo quando volevo.

Quel suo nuovo massaggio mi eccitava da matti. Nessuno mi aveva stimolato il culo. Nessuno, solo lui.

Di colpo si fermò e mi spinse fuori.

«Sei pronto per stasera» disse.

«Ma non ti ho lavato» dissi cercando di riprendermi. Mi mancava l’acqua che accarezzava il mio corpo e le sue mani sul mio cazzo.

«Faccio io, non abbiamo più tempo» disse e si insaponò in due secondi.

Io avevo perso di vista il tempo ma lui no. Era abituato con le ragazze passate, sicuramente. Quelle ragazze avevano goduto del suo corpo, ora però era il mio momento. Mi vestii con dei vestiti puliti e mutande pulite, però misi quelle che aveva portato Tommaso dalla tenda. Avere un altro paio dei suoi boxer sulla mia pelle mi mandava in estasi. Lui uscì e vide che avevo messo le sue mutande. Sorrise e si mise le mie. Finimmo di vestirci e uscimmo dalle docce. Fuori dal rifugio il cane abbaiò vedendo il mio ragazzo. Tommaso lo portò in un posto dietro al rifugio. Quando sparì dalla mia vista mi preoccupai. Ero troppo legato a lui oramai.

Rispuntò ma senza cane. Mi disse che lo aveva sistemato in una cuccia vuota sul retro del rifugio.

«Quel cane ti ama» dissi.

«Anche tu» disse a sua volta. Oh che eccitazione.

«Hai ragione. Non sai quanto ti amo» dissi e lo baciai.

Adoravo sentire la sua lingua che giocava con la mia. Ci avviammo verso il campo e ogni scusa era buona per fermarci e baciarci. Lui era il mio fidanzato che aveva sempre voluto.

***

Lorenzo arrivò alla tenda. Aveva lasciato soli Tommaso e Luca. Lorenzo portava un grande segreto dentro di lui. Quando Luca era andato a soccorrere Tommaso, Lorenzo non se ne era andato come gli aveva chiesto Luca. Era entrato in uno stanzino che dava proprio sulla scena e assistette a qualcosa mai visto prima. Qualcosa che lo sconvolse. Tommaso aveva fatto qualcosa di strano, molto strano, troppo strano. Tommaso aveva baciato Luca, oppure Luca aveva baciato Tommaso, ma il punto stava nel fatto che nessuno dei due si era sottratto. Sicuramente avevano iniziato una relazione. La storia del guardiano era diventata una stronzata assurda. Quei due si amavano.

Arrivò al campo e guardò gli altri che preparavano la cena. Non vedendo gli altri due nessuno disse nulla. Erano abituati nell’assenza di Tommaso e Luca. Lorenzo passeggiò attorno a Federico che stava guardando il bosco in cerca di qualcosa. Si avvicinò a lui e disse «Fede ti devo parlare in privato.»

Si addentrarono nei boschi e quando furono nascosti dalle piante Lorenzo fece una domanda. «Luca è gay?»

Federico si immobilizzò. Nessuno doveva saperlo, era un segreto. Avrebbe mentito a tutti pur di mantenere il segreto. «Non che io sappia.»

«Non mentire. So che lo sai» disse Lorenzo mettendolo alle strette.

«Sì so qualcosa, ma non posso dire nulla» disse Federico però facendo capire che Lorenzo ci aveva azzeccato in pieno. Non voleva tradire Luca, non in quel momento.

«Dimmi Fede. Tu sei innamorato di lui?»

Un’altra domanda strana da parte di Lorenzo. Che cazzo voleva sapere? Perché tutte quelle domande? «Non capisco.»

«Oh sì che capisci Fede. Io ho un gossip che se rivelato potrebbe distruggere definitivamente l’alleanza della Pattuglia.»

«Ne dubito. Siamo uniti. Quello che è successo la scorsa notte non era niente. Non ci possono essere dei gossip di quella portata.»

«Ah si? Ne sei sicuro? Perché guarda a caso io né ho uno proprio di oggi» disse Lorenzo girando attorno a Federico che lo guardava.

Dove voleva andare a parare? Okay Luca era gay, ma non avrebbe mai distrutto una Pattuglia intera. Ci sarebbe stato Tommaso a proteggerlo. Aveva sentito che avevano fatto pace. Che altro era accaduto? Non una nuova litigata si augurò Federico. «Menti.»

«Sei solo un illuso Federico. Proprio questo pomeriggio il tuo caro amico Luca si sbaciucchiava con Tommaso. Peccato che tu non sappia nulla a riguardo.»

«Io non ne sapevo nulla» disse Federico. Dentro di sé sentiva una gran forza maligna. Aveva perso Luca.
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