Gay & Bisex
Boy Scout - 3
di Marcus95
17.11.2021 |
15.828 |
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"Dato che eravamo da soli Tommaso non si trattenne e cominciò a fare dei versi che si sarebbero sentiti fino alla guardia media, dove ci sarebbe stato..."
Capitolo 3: Doccia & AbbracciNel pomeriggio ci portarono a 2,5 km fuori dal nostro campo per vedere una postazione di alpinisti dove avremmo dovuto lavorare per quella settimana. C’erano tante belle postazioni. Federico scelse la cassa per il noleggio delle attrezzature e Tommaso scelse di insegnare ai bambini come arrampicarsi nel recinto di prova. Federico ce lo vedevo molto bene alla cassa, ma Tommaso che insegnava ai bambini proprio no. Poveri bambini pensai. Forse in fondo è un bravo ragazzo.
Io scelsi di aiutare la guardia medica. Forse uno dei lavori dove non avrei avuto molto tempo libero. Aiutavo il dottore nelle medicazioni di alpinisti e turisti che si facevano dei tagli agli arti. Mi piaceva la medicina quindi era adatto a me.
Incontrai il dottore che dovevo assistere: Dottor Andrea Rossi, ma non voleva che lo chiamassi per cognome, quindi diventò solo Andrea. Aveva 28 anni, capelli biondi, niente muscoli ma molto alto. Mi fece fare un giro dell’ambulatorio e analizzai tutti i medicinali che usava. Mi insegnò qualche tecnica e rimasi lì con lui a compilare dei fogli.
Venne subito sera e quel giorno nessuno fece molto. Io verso sera bendai il braccio di una signora che era caduta su una roccia. Ritornammo tutti insieme al campo e dovevamo preparare la cena, poi avremmo avuto la serata libera.
Solo in quel momento mi venne in mente una cosa. Mi voltai verso Tommaso ma decisi di chiedere a Federico.
«La doccia si fa in Reparto?» chiesi.
«Spero e credo di si. Dopo chiedo a Simone» rispose.
Camminammo tranquilli fino alla nostra tenda. Tommaso non faceva altro che guardarmi. Io evitavo il suo sguardo il più delle volte.
Quando arrivammo alla tenda Lorenzo disse: «Per la doccia dobbiamo usare i bagni che ci sono su al rifugio. Quindi ci sarà da camminare. Faremo così» ed iniziò a spiegare «tre prima di cena e tre dopo. Quelli che rimangono prima di cena, preparano la cena. Gli altri lavano quando la cena è finita.»
«Altre “cena” da aggiungere?» chiese Tommaso che si era accorto anche lui della straordinaria ridondanza della parola “cena”.
«No basta “cena” per oggi» disse Lorenzo deluso.
«Io, te e Luca andiamo adesso» disse Tommaso senza neanche chiedere se andasse bene.
«Ottimo» disse Lorenzo.
Entrammo solo io, Tommaso e Lorenzo nella tenda per prendere l’occorrente.
«I capi mi hanno detto che ci sono poche docce, quindi dovremo farla tutti e tre insieme.»
«Perfetto» disse Tommaso.
Meglio di così non poteva andare. Una doccia, tutti nudi, io, Tommaso e Lorenzo. Il sogno erotico per eccellenza. Dallo zaino presi il telo per asciugarmi, bagno schiuma e costume.
«Fallo sparire» disse Tommaso che mi stava guardando.
«Perché?» chiesi.
«Io non faccio la doccia con uno in costume» disse serio.
Dato che non mi muovevo dalla mia decisione, si avvicinò, mi prese il costume dalle mani e lo rimise nel mio zaino. Questa vicinanza nel dormire mi infastidiva. Potevo fare quello che volevo? Mi dissi di no.
Uscimmo dalla tenda e ci incamminammo verso il rifugio nuovamente. Il sole stava calando quando arrivammo in cima. Già solo per la scarpinata ci voleva una doccia. Entrammo nel rifugio ed andammo al piano inferiore dove c’erano le docce. Passammo davanti alla guardia media che era chiusa. Andrea doveva essersene andato via da qualche minuto. Quindi sarebbe stata questione di qualche secondo che sarebbe arrivato il dottore che faceva il turno serale.
Lasciai lì i miei pensieri e mi diressi nel reparto docce. Solo alla fine scoprimmo che era una sola. A ogni pattuglia era stata affidata una doccia nei vari settori del rifugio. A noi era toccata quella del sotterraneo, vicino alla guardia medica. Ci avvicinammo e appoggiammo le cose su una panca vicino alla doccia. Togliemmo il foulard, la camicia, i pantaloni e le mutande. Rimanemmo nudi uno davanti all’altro. Il cazzo di Tommaso lo conoscevo a memoria, ma quello di Lorenzo no. Lorenzo entrò per primo e fece una doccia veloce mentre io e Tommaso aspettavamo fuori.
«Perché non entriamo anche noi?» chiesi.
«Calma cucciolo. In tre non ci stiamo, ma in due sì. Infine tu non fai la doccia con nessun altro se non con me.»
Cosa? Stava scherzando vero? Non poteva decidere della mia vita. Lorenzo sicuramente mi avrebbe lasciato lì da solo con Tommaso. Volevo tanto quella opzione ma dopo quell’ultima frase non ero più tanto sicuro di voler stare da solo con lui.
Lorenzo finì, si asciugò e se ne andò dicendo di non fare troppo tardi perché al cena in mezz’ora sarebbe stata pronta. Io e Tommaso entrammo nella doccia. Aveva ragione lui, in tre non ci si stava, ma in due sì. Mi guardò. Io guardai lui con discrezione. Sorrise. Perché deve sorridere sempre quel ragazzo?
«Ti imbarazza stare nudo con me?» chiese tranquillo, ma io sapevo che voleva andare a parare da qualche parte.
«Assolutamente no, cosa ti fa dire questo?» chiesi io cercando in tutti i modi di sabotargli i piani.
«Sei così angelico» disse facendo spallucce.
Presi la palla al balzo e gli afferrai il membro stringendolo nella mia mano.
«Gli angeli lasciali dove stanno. Pensiamo a noi piuttosto, ‘guardiano’» dissi cercando di sottolineare ogni singola parola.
«Questo mi ha spiazzato, devo ammetterlo» disse guardando la mia mano sul suo membro. «Però ora non puoi rimanere fermo così, non mi sembra un comportamento accettabile.»
Che faccia tosta che aveva. Riusciva sempre a trovare un modo per mettermi con le spalle al muro. Cominciai a fargli una sega, però questa volta non delicata, ma forte e decisa. Dato che eravamo da soli Tommaso non si trattenne e cominciò a fare dei versi che si sarebbero sentiti fino alla guardia media, dove ci sarebbe stato sicuramente qualcuno. Accelerai ancor dai più, in modo che non fosse solo piacere, ma lui godeva ancora di più. Ogni cosa che facevo mi si ritorceva contro.
Mentre lui gemeva io guardavo il suo corpo contrarsi, i muscoli che sotto l’acqua corrente riflettevano. I capezzoli induriti dall’acqua e lì mi venne un idea. Mentre ancora lo segavo mi aggrappai con i denti sul suo capezzolo destro e lui tirò un urlo. Quello raggiunse sicuramente la guardia medica. Mentre lo segavo e gli succhiavo un capezzolo, lui venne sul mio ventre. La cosa mi fece eccitare moltissimo. Tommaso era venuto su di me, letteralmente.
Lo guardai mentre ansimava forte per il piacere ricevuto. Riprese fiato e mi guardò anche lui.
«Niente male davvero, però la prossima volta avverti cosa stai per fare» disse Tommaso guardandomi divertito.
«Oh no che non lo farò» dissi io malizioso.
«Non dovresti disubbidire al tuo guardiano, lo sai vero?»
«Certo che lo so, ma…» cercai di dire prima di esser interrotto.
«Ma un cazzo. Dai andiamo che la cena è pronta» disse uscendo dalla doccia.
«Ed io? Mi lasci così?» chiesi facendogli notare la mia erezione.
«Certo» disse voltandosi di spalle e vestendosi.
Uscii anche io e mi vestii. Tornammo alla tenda dove la cena era effettivamente pronta. Io ero arrabbiato con Tommaso. Tommaso forse lo era con me. Vidi Federico e mi sedetti vicino lui sperando di stare un po’ lontano da Tommaso. Purtroppo per me Tommaso fu dietro di me e strattonandomi mi fece sedere tra lui e Lorenzo.
Perché Tommaso era incazzato con me? Che cosa avevo fatto di male? Alla fine gli avevo solo fatto una sega, cosa che lui aveva gradito molto, non mi spiego questo atteggiamento immaturo da parte sua.
Dopo cena gli altri tre andarono a farsi la doccia e io rimasi da solo con Tommaso, mentre Lorenzo era in tenda a guardare il cellulare, o così credevo.
Mi avvicinai a Tommaso che guardava il vuoto e dissi: «Tutto bene? Non capisco cosa sia successo.»
Lui si girò e mi guardò. «Certo che non puoi capire cucciolo. Non ti preoccupare per prima. Tutto andrà meglio.»
Pace era stata fatta? Sì credo di sì. Lui era tornato il Tommaso che desideravo. Si avvicinò a me e mi baciò sulla guancia. Sì, pace era stata fatta e io ero contento di ciò. Lo amavo. Però la mia mente si spostò a 2,5km di distanza. Federico era in quella doccia, nella doccia che aveva visto me e Tommaso in intimità. Cosa stava facendo Federico? Erano lì per fare la doccia o vi avrebbero mescolato anche qualcosa d’altro? La mia testa frullava idee. Troppe idee per essere contare, così le deposi da parte.
Quando arrivarono gli altri decidemmo di accendere un fuoco e sederci tutti lì attorno. Solo i membri della nostra Pattuglia, ovvio. Ci sedemmo guardando le fiamme che divoravano la legna che avevo raccolto con Federico. Ci guardammo tutti in faccia in un silenzio imbarazzante che aleggiava tra di noi, poi Lorenzo prese la parola.
«Vorrei precisare alcune questioni: noi non siamo pervertiti e neanche gay. Ci piace divertirci con gente che includiamo nella nostra strana fratellanza.»
Tutti fecero un cenno col capo. Io non lo feci e Federico si girò a guardarmi. Sentii anche gli occhi di Tommaso su di me ma non ci feci caso. Non dovevo più farmi illusioni. Quello che facevamo era solo semplice e puro divertimento. Strano divertimento ma solo divertimento. Tommaso era etero e lo sapevamo tutti dato la storia che mi raccontò Lorenzo in pullman mentre raggiungevamo quel posto.
«Tommaso forse è il più perverso di tutti ed è strano che tu l’abbia scelto» mi disse Lorenzo sul pullman.
«Mi ispirava fiducia, non che tu o Simone non me la ispiravate. Però sentivo di dover essere sotto il controllo di Tommaso» dissi spiegando la mia scelta.
«Però se fa qualcosa di troppo eccessivo avvertimi subito. Non voglio che ti costringa a fare cose che tu non vuoi fare» mi avvertì Lorenzo.
«Sarà fatto, ma non succederà. Si prende cura di me come un buon guardiano dovrebbe fare.»
Lorenzo mi guardò un po’ stranito poi decise di soprassedere. «In caso fammi sapere.»
«D’accordo» risposi.
«Luca? Ci sei? Stavamo dicendo come ti trovi con il tuo ‘guardiano’» disse Lorenzo riportandomi davanti al fuoco.
«Oh scusate. Benissimo. Mi tratta come un buon guardiano dovrebbe fare» dissi guardando Tommaso che sorrideva.
«Certo che sono bravo! Non gli farei mai del male» disse Tommaso sottolineando la sua bravura nel compito guardiano.
«Per stasera Tommaso ha in mente di fare un’altra piccola ‘iniziazione’ che non dovete portare al termine per forza perché sarà un po’ diversa dai nostri standard, però la facciamo sempre» disse Lorenzo.
«Lorenzo ha ragione ma tranquilli» disse Tommaso. «Non vi ucciderò e non vi penetrerò nel cuore della notte.»
«Non ci giurerei» disse ridendo Simone.
«Perché?» chiese Tommaso.
«Lo sanno tutti che fuori di qui scopi come un maiale» precisò Simone.
«Simpatico ma non dategli retta» disse frettoloso Tommaso e lanciò uno sguardo nella mia direzione.
«Posso fare una domanda?» chiese Davide che era silenzioso come Simone.
«Certo» disse il suo guardiano.
«Perché fate queste cose?»
«Perché siamo nell’adolescenza e siamo a un livello ormonale che raggiunge le stelle. Un po’ di divertimento tra noi non fa male. Però quello che facciamo è un segreto. Solo noi possiamo sapere cosa accade in quella tenda» precisò Lorenzo.
Parlammo del lavoro che avevamo scelto nella casetta degli alpini e si fece tardi. Il fuoco cominciava a perdere colpi e si affievoliva.
«Ora di entrare in tenda ragazzi» disse Lorenzo. Ci alzammo, Tommaso e Simone spensero il fuoco e si avviarono anche loro verso la tenda.
In tenda ci spogliammo tutti senza problemi e rimanemmo in mutande, perché tanto sapevamo che dovevamo dormire in mutande.
Mentre mi spogliavo sentivo gli occhi di Tommaso che seguivano ogni movimento del mio corpo. Era come se fosse ossessionato, ma lo capivo dato che era il più “perverso”.
Mi sistemai l’elastico delle mutande e Tommaso parlò: «Tanto non ti serviranno tra poco» rise mentre lo guardavo perplesso. Dato che ero in quello stato mi si avvicinò e mi abbracciò. Un abbraccio caldo e forte. Ero pazzo di lui ma una storia con lui sarebbe stata impossibile. Mi dovevo rassegnare ad utilizzare al massimo quei momenti di “divertimento”. Quelli erano l’unica cosa che potevo avere.
Mi voltai verso Federico e ci guardammo. Anche lui era in mutande e sorrideva. Lui, l’unico che sapeva il mio segreto. Il mio migliore amico.
«Cosa credi che farà oggi il tuo guardiano?» mi chiese Federico a bassa voce.
Non feci neanche tempo a rispondere che sentii il corpo di Tommaso sulla mia schiena e delle mani che si avvicinavano alla mia vita e mi calarono i boxer restando completamente nudo.
Tommaso ride e disse: «Seguite il nostro esempio.»
Mi voltai verso di lui e solo allora mi resi conto che era nudo anche lui. Ecco perché aveva usato “nostro esempio”. Mi misi a guardarlo nudo. Era bello da mozzare il fiato. Si vedevano gli addominali e i pettorali scolpiti, ma non eccessivi, grazie al calcio che praticava. Le gambe forti, le braccia muscolose. Il suo pene moscio con il cespuglio attorno come la criniera di un leone. La cappella rosea rivolta verso il basso.
«Iniziamo che al mio cucciolo gli è venuto duro» disse Tommaso continuando guardare il mio corpo.
Mi guardai e avevo una erezione davanti a tutti. Cercai di coprirmi ma Tommaso mi abbracciò da dietro togliendomi le mani dal membro e mi sussurrò all’orecchio: «Niente vergogna bellezza.» Sorrisi e mi feci incatenare le braccia da lui.
Ci mettemmo tutti nudi in cerchio al centro della tenda. Accendemmo due torce per fare quel poco di luce da illuminare l’interno ma senza proiettare ombre che si sarebbero potute vedere all’esterno.
«Per la prima volta vedo la bellezza di non essere il capo Pattuglia» disse Tommaso.
Lorenzo lo fulminò con lo sguardo: «Vai a fare in culo!»
«Tu fai ciò che devi intanto» disse Tommaso.
Lorenzo abbandonò il cerchio e rovistò nel suo zaino. Ritornò con il suo bicchiere di acciaio e lo depose al centro del cerchio.
Tutti guardammo la scena senza capire, tutti tranne i guardiani.
«Questa seconda ‘iniziazione’ la si fa tutti insieme e contemporaneamente. Serve per diventare una cosa sola, una vera fratellanza. Bisogna farsi una sega e venire nel bicchiere che Lorenzo ci ha così ‘gentilmente’ fornito. Così saremo veramente legati come il motto che ha creato il mio cucciolo» disse Tommaso guardandomi alla fine del discorso.
«Perché lo chiami ‘cucciolo’?» chiese Lorenzo.
Cosa avrebbe risposto? Che lo avevo quasi incitato io a chiamarmi in quel modo?
«Così, oggi mi va di chiamarlo così» disse Tommaso poi voltatosi verso di me fece l’occhiolino senza farsi vedere dagli altri. Quello era il nostro segreto.
«Ottimo, qualcuno vuole dire qualcosa?» disse Lorenzo.
La mano di Federico si alzò velocemente.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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