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Gay & Bisex

Boy Scout - 4


di Marcus95
21.11.2021    |    14.108    |    13 9.3
"» «Mai quanto te» ribatté Tommaso..."
Capitolo 4: Bevanda maledetta & Tensione


«Dì pure» disse Simone.

«Luca ha creato il motto, io posso mettere una clausola a questa seconda iniziazione?» chiese Federico veloce.

«Certo» disse Tommaso anche se nella voce nascondeva un certo disappunto.

«Dato che ci unisce interamente dovrebbe esserci uno scambio.»

Tutti lo guardarono senza capire.

«Quelli nuovi la fanno ai guardiani e viceversa. Ma contemporaneamente» spiegò Federico.

Lorenzo rise. «Abbiamo dei veri secchioni qui.»

«Non toccare i nostri ragazzi!» dissero in coro Tommaso e Simone.

«Scusate» disse Lorenzo. «Idea geniale, così sia.»

«Cucciolo è ora che ti dia da fare» disse Tommaso al mio orecchio.

Mi voltai verso di lui pronto a dirgli qualcosa quando la sua mano prese il mio membro. Io sussultai dal piacere. Iniziò il movimento “avanti e indietro” ma si fermò quasi subito si avvicinò e disse: «La cosa deve essere reciproca» vedendo che non lo stavo segando.

«Oh scusa» e con un gesto veloce glielo presi in mano facendolo sussultare. Risi e iniziai il movimento.

Nella tenda si sentivano dei gemiti e i classici rumori di quando uno si fa una sega. Guardai in giro e vidi che Federico ci sapeva veramente fare con il cazzo di Simone che non era del tutto corto. Il primo a venire fu Davide seguito a ruota da Simone e Federico. Vedere Federico venire alla luce del sole era una cosa bellissima. Eccitato vicino a me che veniva sotto le mani di un altro ragazzo. Mi faceva credere che una storia d’amore poteva essere realtà.

Io stavo per venire e Tommaso se ne accorse senza neanche dirglielo. Inconsciamente lasciai il suo membro, lui prese il bicchiere di Lorenzo e me lo mise sotto il cazzo. Aumentò la velocità, troppo veloce.

«Piano» dissi senza fiato.

«Scordatelo voglio vederti godere» disse Tommaso ancora più eccitato.

Non riuscivo a trattenermi più così con un urlo venni nel bicchiere con 6 schizzi. Quando ebbi finito Tommaso si mise il bicchiere sotto il suo cazzo. Glielo presi in mano e vidi che si contorceva e schizzava nel bicchiere. Era venuto guardandomi mentre venivo. Che cosa strana era quella.

Passammo infine il bicchiere al proprietario che venne per ultimo. Tommaso si avvicinò a me e disse: «Bell’urlo cucciolo.»

«Grazie» dissi riprendendo ancora fiato. Lui era uno sportivo, ma io no. Però quel complimento mi fece sentire la persona più felice della terra. Sì, una relazione poteva starci.

Lorenzo con il bicchiere in mano lo agitò in modo da mischiare le nostre sborrate e lo depose al centro.

«Ecco qua» disse appena mise il bicchiere al centro.

«Dobbiamo berlo?» chiese Davide preoccupato.

«Solo se volete, ma vi avverto che non sarà buona» disse Lorenzo.

«Io la provo» disse Tommaso vicino a me. Sapevo che era il più perverso ma arrivare fino questo punto. Prese il bicchiere e lo portò alla bocca. Bevve un sorso e mando giù. Iniziò a tossire e a sputar fuori più liquido che poteva. Io corsi al mio zaino e presi dei fazzoletti. Glieli portai così non sporcava in giro.

Quando si riprese spiegò la situazione: «Non so di chi era, ma lo sperma del mio cucciolo non ne era la causa.»

Lorenzo rise. «Come fai a saperlo?»

«L’ho assaggiata» rispose Tommaso.

Tutti lo guardarono e Simone disse: «Gran bevitore.»

«Mai quanto te» ribatté Tommaso.

Io guardai Tommaso esterrefatto. Come diamine aveva fatto? Era semplicemente impossibile. Dissi muovendo solo le labbra «Quando?»

Lui si avvicinò e disse a bassa voce: «Stamattina dopo averti fatto la sega sei venuto sulla mia mano.» Si allontanò tornado al suo posto.

Aveva assaggiato il mio sperma senza neanche dirmelo! Io volevo sapere il suo che sapore aveva, ma come facevo? Bere da quella tazza era uno schifo, non so neanche perché Tommaso l’abbia fatto. Giusto per sottolineare la sua mascolinità suppongo. Alla fine il re della Pattuglia era lui, non Lorenzo.

Tutti si guardarono e dato che nessuno osava prendere il bicchiere, Lorenzo lo prese e buttò il contenuto fuori dalla tenda. Era uno spreco di sicuro per Tommaso, ma non voleva più assaggiare quello schifo. Non voleva stare male nuovamente.

«Coraggio bambini avete goduto abbastanza, a letto» disse Tommaso.

Tutti andammo nei propri sacchi a pelo e solo alcuni si fecero un’altra sega. Io non la feci perché aspettavo la sega mattutina di Tommaso che sicuramente non sarebbe mancata. Anzi volevo svegliarmi prima io in modo da fargliela io così avrei anche potuto assaggiare il suo sperma esattamente come lui aveva fatto con me.

Stavo per addormentarmi quando un braccio si posò sul mio fianco. Era il braccio di Tommaso. Gli davo le spalle e guardavo il volto di Federico che stava ancora finendo di segarsi.

Stare in mezzo alle persone che amavo era come vedere un capolavoro. Federico che si segava davanti a me con foga. Il mio migliore amico che aveva abbattuto ogni imbarazzo. Non c’erano più barriere tra noi. Tutto questo però lo devo ad una sola persona: Tommaso. Il suo braccio caldo sul mio ventre mi scioglieva. Lentamente con il pollice mi accarezzava gli addominali. Tutto era così romantico. Le sue dita sulla mia pelle, il suo calore, il respiro sul mio collo, il suo petto sulla mia schiena.

Non avevo segreti con lui, dato che aveva assaggiato il liquido più segreto di un ragazzo, il mio per esattezza. Però un piccolo ma grande segreto aleggiava nella tenda, pronto ad essere svelato ma prontamente sigillato. Ero gay, ma questo non doveva esser rivelato. Non volevo diventare lo schiavo sessuale di Tommaso o degli altri della Pattuglia. Volevo avere una storia con loro, non una sodomia.

Mi sentivo al sicuro all’interno del suo braccio. La tenda era la nostra casa romantica. Il silenzio si impossessò del luogo. La sua mano si fermo e sentii il suo respiro profondo sul mio collo. Si era addormento accarezzandomi. Nulla di perverso, solo delle carezze e tanta passione. Non era il Tommaso che avevo conosciuto e che gli altri conoscevano. Ma era anche normale. Io avevo un primato che nessun altro ha avuto.

Io ero il suo “cucciolo”.

Nessuno ha mai posseduto tale soprannome. Solo io. Il buio non si impadronì solo della tenda ma anche della mia mente.

Mi addormentai con il suo braccio sul mio fianco ripensando quale sapore potesse avere il suo sperma. Quale emozione aveva provato nell’assaggiare il mio?


***MARTEDÌ***


Mi svegliai ma avevo già una mano sul mio petto che si muoveva. Tommaso mi stava accarezzando i capezzoli. Che goduria, una sensazione bellissima. Lui mi trattava veramente come il suo cucciolo.

«Buongiorno» disse Tommaso quando aprii gli occhi.

«Giorno a te» dissi assonnato.

«Pronto per la sega mattutina?» chiese a bassa voce senza svegliare gli altri.

«No voglio fartela io questa volta» dissi.

«Me lo aspettavo. Infatti non me la sono fatta e abbiamo 10 minuti di tempo» disse piano.

Mi sollevai ed infilai la mano nel sacco a pelo di Tommaso. Mi accorsi subito che non portava le mutande ed era in erezione.

Lo guardai e dissi: «Sei già in tiro?»

«Erezione mattutina» disse facendo spallucce. Adoravamo copiare le battute degli altri.

Cominciai a muovere la mano e sentivo il suo membro indurirsi ancora di più. Mi piaceva quella sensazione.

Qualcosa si impadronì del mio membro e notai che anche lui me ne stava facendo una. Velocizzai il ritmo in modo da farlo venire prima di me. Nel far ciò creai un po’ di rumore ma nessuno se ne accorse, dormivano profondamente.

«Piano cucciolo» disse.

«“scordatelo, voglio vederti godere”» dissi io imitandolo.

Lui sorrise e mi fece fare. Anche lui aumentò il ritmo facendomi fare dei piccoli versi d’eccitazione.

Da quanto era eccitato venne nella mia mano che continuava a masturbarlo. Quando finì di schizzare mi fermai anche io e lo mollai. Tirai fuori la mano dal sacco a pelo e me la portai alla bocca. Ma purtroppo venni bloccato.

«No cucciolo, non ancora» disse.

«Perché no? Tu hai assaggiato la mia» dissi deluso.

«Non mi importa. Ma non succederà così» disse e mi prese il polso e se lo avvicinò alla bocca. Mi ripulì tutte le dita dal suo sperma e una volta finito mi restituì il polso. Odiavo quella situazione. Lui poteva far quello che voleva e io no? Anche io volevo provare quello che provava lui. Non riuscivo a capire perché mi teneva a distanza.

Venni anche io pochi secondi dopo e fece per portarsi la mano alla bocca ma lo fermai.

«Se tu non mi fai assaggiare la tua, io non ti lascio la mia» dissi e succhiai via il mio sperma dalle sue dita. Era la prima volta che l’assaggiavo e mi piacque molto. Era dolce e leggermente solida.

«Noto che ti piace, fatti dire che hai un sapore molto buono cucciolo» disse e sorrise. Mi baciò sulla guancia e una sveglia suonò. Avevo un sapore molto buono? Davvero pensava quello di me? Ora sì che volevo saltargli addosso per prendermi il suo sperma con la forza, ma avrebbe vinto lui perché era più muscoloso di me.

La gente si svegliò man mano e mi scostai da Tommaso. La gente sbadigliava e si stiracchiava. Io li guardavo vicino al mio guardiano che mi aveva fatto godere già dal mattino.

«Noto che Tommaso e Luca si sono già dati da fare questa mattina. Sono troppo svegli» disse Lorenzo.

Io e Tommaso ridemmo.

«Sì, ci siamo dati da fare Lorenzo, invidioso?» chiese Tommaso beffardo.

«No» disse mentendo Lorenzo.

«Oggi ci sarà una piccola novità: toglietevi le mutande e datele alla persona con cui siete legate. Passeremo la giornata con le mutande del proprio custode o del proprio nuovo compagno» disse Tommaso. Mi guardò e mentre gli altri cominciavano già a spogliarsi mi disse a bassa voce: «Dammi le tue Luca.»

Il mio nome. Adoravo il modo in cui lo diceva. Provocatorio, erotico e sensuale.

Mi levai i boxer e glieli gettai addosso ridendo.

«Beh ora tocca a te!» dissi beffardo.

Forse mi spinsi oltre perché lui prese i suoi boxer dal sacco a pelo e li gettò dall’altra parte della tenda vicino a Lorenzo. Io mi alzai nudo e andai a prendermeli con Lorenzo che mi guardava amareggiato e intanto lanciava uno sguardo fulmineo verso Tommaso.

Ritornai da Tommaso ancora nudo e me li misi. Erano della mia stessa taglia.

«Come mi stanno?» chiesi.

«Bene, però fai sparire l’erezione» disse Tommaso indicandomi il pacco.

Lo avevo ancora duro. Mettere i suoi boxer mi aveva eccitato. Molto più che comprensibile.

Mi vestii ed uscii dalla tenda con Federico alle calcagna.

«Devi pisciare anche tu?» gli chiesi vedendo che mi seguiva come un’ombra.

«Sì» disse Federico guardandomi.

Arrivammo vicino al fiumiciattolo e saltandolo lo oltrepassammo e andammo dietro agli alberi. Iniziammo a urinare e Federico disse: «Vi date molto da fare te e Tommaso.»

«Hai proprio ragione. Devo ammettere che è proprio perverso» dissi.

«Su quello hai ragione. Guarda cosa ci ha fatto fare questa mattina» disse Federico mostrano le mutande di Simone.

«Scusa, credo che faccia tutto questo a causa mia. Non fa altro che provocarmi e ciò mi piace molto, ma alcune volte è un po’ troppo estremo.»

«Non ci sono problemi, basta che non scopra il tuo segreto, altrimenti sei spacciato» disse Federico guardandomi.

Io lo guardai a mia volta e sorrisi. Mi piaceva davvero. Finimmo e tornammo alla tenda dove ovviamente Tommaso ci stava aspettando con le braccia incrociate e senza maglietta. Sapeva cogliere i miei punti deboli perché mi concentrai a guardarlo. I muscoli che risplendevano alla prima luce del giorno. Quanto avrei voluto baciarlo. Arrivai vicino a lui e lui mi abbracciò forte. Il suo corpo caldo oltrepassava il tessuto della camicia che portavo. Non voleva staccarsi e neanche io. Federico si era fermato credendo che ci sarebbe voluto un secondo ma dato che Tommaso non mi lasciava, decise di rientrare nella tenda.

«Sbaglio o ti infastidisce Federico?» chiesi io.

«Ma che stai dicendo?» chiese come se fossi scemo.

«Lo sai» dissi e mi staccai da lui. A volte mi innervosiva.

Lui mi prese per il braccio e mi fece male. I suoi occhi neri mi mettevano paura fissi nei miei.

«Ammettilo Tommaso. Che cosa ha fatto di male?» chiesi sapendo che me le avrebbe date.

«Sono il tuo guardiano e ti devo controllare» disse serio.

«Va bene» dissi ed entrai in tenda dato che aveva allentato la presa e mi ero liberato.

La salita verso il rifugio fu veloce ma ero da solo con i miei pensieri. Tommaso camminava dietro di me senza proferire parola. Federico parlava con Simone davanti a me. Quando arrivai mi girai verso Tommaso e con un sorriso gli chiesi «Oggi mi vieni a trovare in ambulatorio?»

«No!» disse e mi diede uno strattone per entrare nel rifugio. Rimasi fuori vedendo le altre Pattuglie che entravano. Una lacrima mi rigò il viso. L’asciugai e corsi verso l’ambulatorio. Volevo fare qualcosa. Entrai velocemente e vidi che Andrea mi stava aspettando.

Vedendo la mia faccia disse «C’è qualcosa che non va?»

«Perché?» chiesi io facendo finta di nulla.

Fece spallucce capendo che vi era stato un problema adolescenziale. Però il dottore sapeva leggermi nella mente perché disse: «Immagino che tu voglia impiegare il tempo a fare qualcosa dato che stamattina non abbiamo appuntamenti.»

Aveva ragione. Feci cenno di sì con la testa e lui si avvicinò ad uno scaffale a prendere dei registi.

«Non ho mai avuto il tempo, ma sopratutto la voglia di mettere in ordine questi fogli. Se vuoi puoi farlo tu, solo se ti va» disse con tre pacchi di risme di fogli in mano.

«Sì sì voglio farlo» dissi veloce e presi le risme dalle sue braccia. Mi adagiai su un tavolo secondario che c’era in ambulatorio e sparpagliai tutti i fogli per poi rimetterli in ordine di data. Dopo tre ore e mezza, arrivò una chiamata d’emergenza. Quattro persone erano cadute sui massi e avevano degli arti feriti. Uno era stato portato in un ospedale a valle perché molto probabilmente avrebbe perso la gamba. Gli altri sarebbero stati mandati da noi, in modo da medicarli dato che non erano grave.

«Ti affido un paziente. Sarai solo, però vicino ci sono io, fai come sai fare. Mi fido di te» disse guardandomi serio.

Misi da parte tutti i fogli e feci spazio sui lettini. Quindici minuti più tardi arrivarono le tre persone. C’era molto sangue ma avevo già tutto l’occorrente.

Il mio paziente era un signore di 45 anni che aveva un ramo nella gamba destra. Per fortuna avevano già messo un laccio emostatico di emergenza. Tirai fuori il ramo e ripulii tutta la ferita. Non era pronta ma ci sarebbe voluto il gesso. Dato che nel rifugio non avevamo le attrezzature adatte decisi di fargli una fasciatura un po’ stretta da tenere solo per qualche ora, giusto il tempo di arrivare all’ospedale più vicino.
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