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Gay & Bisex

Boy Scout - 18


di Marcus95
29.12.2021    |    7.253    |    14 9.5
"Voglio… scoparti» dissi cercando i pescare dell’ossigeno..."
Capitolo 18: La Caverna & Sotto le Stelle



Eravamo in cammino da quasi un ora e ripensavo a quello che era accaduto al laghetto. Era stato un momento magico, un momento che mi aveva segnato per tutta la vita. Mi aveva dato la forza di andare avanti. Di proseguire quel cammino che avevo intrapreso. Dovevo arrivare alla terza tappa.

La terza tappa era anche l’ultima. Ci saremmo accampati in quel luogo. Non sapevo cosa avrei trovato ma sicuramente mi immaginavo un posto romantico, un posto dove poter rifare l’amore.

Tommaso camminava davanti a me con la camicia legata in vita. Ogni scusa era buona per mostrare i suoi muscoli. Risi di quello e continuai a camminare, a scalare la montagna. La salita non era così impegnativa come quella tra la prima e la seconda tappa ma sicuramente non era come bere un bicchiere d’acqua.

Lui stava davanti a me in modo che potessi ammirarlo in ogni suo movimento. I muscoli si muovevano al suo passo. La schiena si contraeva, i muscoli si evidenziavano sotto la luce del sole che penetrava dalle foglie degli alberi. Le gocciole di sudore gli colavano sempre giù per la schiena. Volevo quella schiena. Volevo lui. Non ero sazio, volevo rifare l’amore con lui.

«Lumaca ci sei?» chiese voltandosi verso di me.

«Eccomi!» dissi in risposta. «Non sono una lumaca.»

«Hai ragione cucciolo. Vieni qui» disse e io mi avvicinai. Mi baciò sulle labbra. Un bacio a stampo ma assai profondo. Qualsiasi cosa facesse riusciva sempre a smuovermi qualcosa dentro.

Sarà stata la sua potenza, il suo fascino a volte sinistro. Non riuscivo a trovare una spiegazione. Continuammo a camminare. Dopo un’altra ora non riuscivo più a camminare. Potevo capire tutto, meno una scelta di mille chilometri su per la montagna.

«Dimmi che ci siamo quasi» chiesi. Ero sfinito. Mi fermai per riposare.

«Vedi che sei una lumaca?» disse beffardo.

Lo inchiodai con lo sguardo e cambiò subito espressione.

«Sì ci siamo quasi» disse scusandosi. «Lì avanti c’è un passaggio che ci porta alla nostra ultima tappa.»

A quella fantastica notizia scattai in piedi e lo superai. «Muoviti lumaca!»

Lui disse qualcosa che non capii bene ma credevo fosse “quanto mi ecciti”. Non male come inizio. Aveva ragione, c’era un sentiero in piano che usciva dalla salita infinita. Lo percorsi e una volta svoltato a destra si mostrò davanti a me una caverna abbastanza grande. Mi bloccai immediatamente ma vidi subito il fondo della caverna. Non era abitata.

«Tranquillo cucciolo, non ci sono i lupi cattivi» disse mettendomi una mano sulla spalla.

«Peccato! Potevano essere di compagnia» dissi dirigendomi verso la caverna, la grotta.

Abbandonammo gli zaini per terra dentro alla caverna e uscimmo per vedere e ammirare il paesaggio. C’era una vista spettacolare. Non sapevo quanti chilometri avevamo percorso ma sicuramente tanti data l’altezza.

«Guarda, lì c’è il nostro campo» disse Tommaso indicando verso il basso un piccolo quadratino verde.

«No! Il rifugio!» dissi entusiasta quando vidi una piccola abitazione che sembrava il rifugio. Ebbi la conferma quando vidi il posto dell’elicottero. La ‘H’ si vedeva bene.

«Magnifico vero?» chiese facendosi molto vicino.

«Assolutamente» dissi stringendomi a lui.

Le sue braccia mi intrecciarono i fianchi e rimanemmo in quella posizione per qualche minuto a guardare il sole che tramontava. Stava calando ma non era ancora tramontato.

«Forza, dobbiamo preparare il fuoco per la cena» disse riportandomi alla realtà.

Organizzammo tutto per la cena. Tommaso prese la legna, io accesi il fuoco e iniziammo a cucinare. A un certo punto vidi che il sole stava sparendo dietro l’orizzonte.

«Tommaso» lo chiamai.

Lui si fece subito vicino.

«Il sole sta scappando» dissi guardando la palla di fuoco che scappava da noi.

Mi cinse con le braccia e disse: «Lo rivedremo domani mattina.»

«Beh allora baciami prima che si perda lo spettacolo.»

La sua bocca incontrò la mia, le nostre lingue iniziarono la loro folle danza. La danza degli innamorati. Il sole mi scaldava una guancia ma poi quella stessa guancia divenne fredda. Guardai il sole e vidi solo la sua luce. Quella bella palla di fuoco era scappata. Le tenebre stavano arrivando ma noi avevamo conservato un pezzo di sole. Il fuoco scoppiettò per farci capire che lui era rimasto con noi. Non ci abbandonava.

Continuammo a cucinare e mangiammo tranquillamente. Tommaso si era rimesso la camicia per una cena al lume di candela. Non era proprio una candela ma quel falò era perfetto. Mi guardava mentre mangiavo ciò che aveva cucinato. Io sorridevo. Odiavo essere guardato mentre mangiavo. Era una cosa che non sopportavo.

«Cosa vuoi fare dopo?» chiese.

«Sicuramente non camminare» dissi ridendo.

«No neanche io. Altre idee?» chiese maliziosamente.

«Te lo dirò a tempo debito» dissi continuando a mangiare.

La cena finì velocemente e Tommaso sistemò tutte le gavette. Era assai disponibile nel fare le cose. Potevo farlo anche io ma lui non voleva quindi mi dovetti accontentare. Stavo seduto a guardare il buio che oramai ci avvolgeva. C’era solo spicchio di luce lasciata dal sole, ma nulla di più.

Tommaso si sedette vicino a me e mi cinse le spalle con un braccio.

«Come staranno gli altri?» chiesi cercando di immaginarmi la loro avventura.

«Benissimo! Almeno Lorenzo benissimo. Gli altri spero bene» disse sinceramente Tommaso.

«Come mai siete così amici?» chiesi.

«Ho avuto una cotta per lui» disse guardando altrove.

«Non lo sapevo» dissi incredulo. Non li vedevo bene come fidanzati. In realtà li vedevo benissimo ma non volevo ammetterlo.

«Però lui era solo un amico. Mi confidavo con lui, ci raccontavamo i segreti. Lui è la cassaforte dei miei segreti» disse guardando la mia pelle che si colorava per il fuoco.

«Avete fatto qualcosa insieme?» chiesi con la paura della risposta. Temevo realmente la risposta.

Prese un po’ di tempo. «Sì ci siamo fatti delle seghe a vicenda ma nulla di più. Poi gli rivelavi la mia bisessualità ma dato che stavo sempre con delle ragazze non ce ne occupammo molto.»

«Poi?» lo incoraggiai. Strinsi la mano sul suo braccio e lui capì che poteva parlare liberamente.

«Poi confessai che avevo una cotta per lui e i rapporti non si ruppero ma si incrinarono leggermente. Capimmo infine che era tutta una cazzata e tornammo più uniti di prima. Poi sei arrivato tu e tutto è cambiato. La mia vita è cambiata. Lorenzo potrà essere il tuo amico fidato.»

«Ne ho già uno.»

«Non mi sembra che apprezzi molto la cosa» disse quasi infastidito.

«Ha paura. Tutto qui. Bisogna solo aspettare.»

«D’accordo» disse Tommaso.

La conversazione era chiusa. Avevo scoperto altri suoi segreti. Lorenzo era davvero importante per lui. La domanda sorse spontanea. Federico era il mio Lorenzo? No, non lo era. Lorenzo era aperto a tutto, Lorenzo approvava tutto, Lorenzo ci provava. Federico era chiuso. Non era l’amico che volevo. In quel momento mi sentii uno schifo. Non era giusto nei confronti di Federico, ma se lo meritava.

«Riuscirai mai ad apprezzarlo?» chiesi.

Tommaso capì subito al volo. «Col tempo.» Questa risposta mi piaceva un sacco. Tommaso ci provava. Tommaso era il ragazzo giusto per me.

Lo guardai negli occhi. I suoi occhi neri anche con il fuoco vicino non rispecchiavano nulla, solo l’oscurità.

«Voglio fare l’amore con te» dissi e lasciai la frase in sospeso.

Tommaso mi guardò e mi baciò. Il fuoco era vicino a noi e illuminava tutta la caverna. Era bellissima. La luce si espandeva perfettamente. Era come uno studio fotografico. Le stelle luccicavano come tanti flash accecanti. Il silenzio era spaventosamente sensazionale. La leggera brezza trasformava quel luogo in un luogo immaginario.

La sua lingua si fece strada nella mia bocca. Incontrò la mia e giocarono un poco. Misi le mani attorno al suo collo. Era forte e eccitante. Lui le mise sulla mia schiena. Per buona ragione e non scoprii mai il motivo, prese la mia camicia e la strappò. Rimasi scioccato.

Avevo ancora i brandelli della mia camicia addosso. Tommaso mi aiutò a liberarmene e io lo guardai male.

«Ti darò la mia» disse velocemente. Quel Tommaso era diverso. Era in preda alla sua perversione che coinvolse anche me.

Si tolse la camicia e la gettò per terra. La sua bocca scese sul mio collo facendomi un succhiotto. Gemevamo ad alta voce, lì nessuno poteva sentirci. Urlavo dell’eccitazione. Tutto era perfetto. La sua lingua giocava con i miei capezzoli mentre io gli tiravo gentilmente i capelli. Anche lui godeva perché con la bocca emanava dei versi animaleschi.

Passò ai miei addominali facendomi prima sdraiare sulla pietra calda della caverna. Le nostre ombre erano proiettate sul fondo della caverna. Speravo che non si vedessero da sotto. Si mise su di me e la sua lingua esplorò i miei addominali contratti. Io guardavo il fuoco che ballava una danza strana. Intanto godevo come non avevo mai goduto. Era una serata speciale.

Arrivò al bottone dei pantaloni e lo slacciò. Mi tolse gentilmente i pantaloni e mi baciò il pacco più e più volte. Anche lui si mise in mutande e mi guardava. Io lo tirai a me, lo baciai frettolosamente. Ritornò con la bocca sul mio pacco mentre io gli graffiavo la schiena con le unghie. Quello che mi faceva nel basso ventre era a dir poco fantastico. Mi mandava su un altro pianeta.

Una forza incontrollata sul mio corpo. Mi abbassò i boxer e li buttò di lato. Rimasi nudo ma la sua mano prese a giocare con le mie palle mentre prendeva il mio cazzo in bocca. Pompava tutte le volte fino alla base. Lo prendeva tutto in bocca. Era speciale. Con la lingua mi solleticava il glande facendomi inarcare la schiena dall’eccitazione. Non avevo mai goduto tanto. Sentivo le gocce di pre sperma che uscivano dalla cappella e lui che se le gustava ghiottamente.

Pian piano lo lasciò andare e si mise sul mio corpo risalendo. Arrivati faccia a faccia mi baciò e si spostò di lato. Gli abbassai le mutande e le lanciai di lato e iniziai a segarlo. Era già in erezione. Il suo cazzo già pulsava. Mi voleva disperatamente. Cercavo di ficcarlo tutto in bocca ma non sempre ce la facevo. Giocavo con le palle con le mani e mi piaceva molto. Gliele strinsi e lui urlò con quanto fiato aveva in gola. Mi eccitai ancora di più.

«Dopo… la paghi» disse ansimando.

«Non…vedo l’ora» dissi di rimando ansimando.

Una volta aver lubrificato il suo cazzo mi fece voltare con la pancia sulla pietra e iniziò un rimming divino. Nessuno me lo aveva fatto. La concentrazione con cui lo faceva mi faceva andare in estasi. Mi apriva la rosa con la lingua cercando di entrare sempre di più. Dopo aver lubrificato il culo si alzò quel tanto per prendere la mira ed entrò dentro di me. Urlai a pieni polmoni. Era entrato a tutta velocità. Non si fermò neanche per farmi riprendere fiato che si muoveva già avanti e indietro.

Venivo riempito e svuotato ripetutamente ed era fantastico. Sentivo che ansimava sopra di me. Quando affondava le sue palle mi sculacciavano. Io tenevo le mani per terra per reggermi. Lui mi scompigliava i capelli e con l’altra mi toccava la schiena. Una delle sue parti preferite.

Ansimavo forte. Non avevo mai fatto sesso così perfettamente. Anche lui ansimava per l’eccitazione. Il ritmo era già sostenuto ma a un certo punto aumentò fino all’inverosimile.

Stava per venire e me ne accorsi.

«Vieni amore. Vieni!» dissi urlando.

Lui aumentò ancora di più. Dolore e piacere si fondevano senza sosta.

Venne con un urlo ma non si fermò. Sentivo il suo sperma caldo inondarmi il culo ma lui andava ancora avanti e indietro. Non era sazio. Continuava ancora velocemente. Mi riempiva e mi svuotava. Le botte che mi dava per quel movimento erano allucinati ma le adoravo. Mi accarezzava la schiena mentre mi scopava come se non ci fosse un domani.

Si abbassò vicino al mio volto e mi baciò. Un bacio passionale senza neanche fermarsi a riprendere fiato. Ansimavo molto sonoramente. Quel sesso selvaggio mi faceva impazzire ma era anche difficile da sostenere. Io godevo e lui godeva. Io ansimavo e lui ansimava. Era un orgasmo puro. Mi accorsi che non ero ancora venuto ma l’erezione che avevo in mezzo alle gambe parlava chiaro. Non mancava molto.

Lui aumentò il ritmo e questa volta la sua mano raggiunse il mio cazzo in erezione. Lo prese in mano e lo masturbò il più velocemente possibile. Urlavo dal piacere. Urlando anche lui estrasse il cazzo dal mio culo e una volta poggiato sulla mia schiena venne con cinque schizzi di sperma. Venni anche io con un urlo. Raccolse il mio sperma con la mano e se lo portò alla bocca.

Ci sdraiammo uno accanto all’altro senza fiato ma non era finita. Io volevo dell’altro.

«Tommaso,… amore… voglio. Voglio… scoparti» dissi cercando i pescare dell’ossigeno.

«Cosa?…» chiese Tommaso esterrefatto. Lui era solo attivo.

«Fallo… per me» dissi deciso.

«Beh… allora… scopami cucciolo» disse mettendosi supino.

Mi misi sopra di lui con ancora il cazzo in erezione e una volta prese le sue gambe sulle spalle lo penetrai lentamente.

«Entra tutto veloce prima che ci ripenso» disse d’un fiato.

Non me lo feci ripetere che ero già dentro di lui. Tirò un urlo di dolore e io un urlo di piacere. Sentivo il mio cazzo dentro al suo corpo, il corpo del mio ragazzo. Sentivo le sue pareti anali che mi stringevano il cazzo durissimo. Tommaso ansimava e godeva senza sosta. Io entravo e uscivo il più velocemente possibile.

Le mie palle sbattevano contro il suo culo e vedevo le facce di dolore che faceva. In realtà era solo per eccitazione. Si prese il cazzo in mano e si masturbò mentre lo scopavo. Non mi sarei mai aspettato nulla del genere da Tommaso. Mi aveva donato il suo culo.

Ansimava forte come me e ogni volta che entravo lanciava un urlo. Era il sesso della perversione e dei selvaggi. Scoparlo era fantastico. Non potevo durare ancora per molto, così gli presi il cazzo in mano e lo masturbai velocissimo. Lui gemeva e urlava sotto le mie spinte e la mia sega. Quando fui al limite estrassi il mio cazzo dal suo culo e venni urlando sul suo torace. Lui venne nella mia mano.

Entrambi avevamo ancora il cazzo che pulsava e ancora eretto. Mi chinai sul suo petto e leccati tutto lo sperma che riuscii a trovare. Poi mi sedetti sul suo corpo fino sentire il suo cazzo sul mio culo e lo baciai. Ci scambiamo i liquidi seminali un paio di volte e infine ingoiammo tutto.

Mi distesi vicino a lui e lui mi cinse con le braccia.

«Sei stato… magnifico» disse.

«Anche tu amore.»

«Ti amo cucciolo» disse e uno nelle braccia dell’altro con ancora i cazzi in erezione che pulsavano, ci addormentammo sotto un cielo stellato. Sotto i flash della notte che aveva assistito a un amore perverso, un amore vero, un amore fatto apposta per noi.
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