Gay & Bisex
Londra a 19 anni. Lui è Brasiliano
di Grey-Heron
02.12.2024 |
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"Per me, giovane ragazzo dalle campagne padane consapevole che il mondo gay sarebbe sicuramente rientrato nel mio stile di vita, se non tutto ma anche in..."
1) Londra a 19 anni. E’ l’inizio.Terminate le superiori, pure io come tanti ho fatto la valigia per un periodo sabbatico. Con occhi pieni di curiosità, speranze e timori sbarco a Londra. Non esistevano il cellulare, internet, email, PayPal, Erasmus ma esisteva tanta indipendenza e autogestione per me.
L'aria è impregnata di un mix di smog e libertà; i taxi neri e gli autobus rossi a due piani sfrecciano per le strade acciottolate, mentre le luci dei negozi di Oxford Street brillano come inviti alle meraviglie della modernità. Non parlo quasi una parola di inglese, ma ogni parola nuova che sento è una finestra aperta su un mondo immenso.
Trovo lavoretti per sbarcare il lunario a ordinare scaffali in un grande magazzino, o magari cameriere nel solito ristorante italiano oppure a distribuire volantini per concerti di band emergenti. I pound guadagnati sembrano pesare meno in tasca quando li spendo in fish&chips o una pinta di birra calda al pub. Le sere sono magiche, un misto di eccitazione e spaesamento.
Cammino per Soho, tra negozi di dischi che diffondono il rock psichedelico e il punk nascente. La musica è ovunque, dai buskers in strada ai club fumosi dove il ritmo è ipnotico. Gli amici si trovano nei luoghi più improbabili: un coinquilino australiano poi un giapponese, un batterista svedese, una ragazza londinese ma di colore con una chioma ribelle e accento stretto incomprensibile e i cinque ragazzi scozzesi (tre maschi e due femmine) che abitano nel basement della mia stessa casa e con i quali bazzico tanto. E i quattro italiani del primo piano..
Il traffico è un continuo ruggire, ma io lo guardo con occhi innamorati. È il segno che Londra è viva, sempre in movimento, molto più grande di me, ma non per questo meno affascinante. Ogni giornata è una scoperta: una nuova strada, un angolo nascosto di parco, una parola nuova da aggiungere al mio inglese traballante. È una lotta per trovare il proprio posto qui, ma anche una danza con l’ignoto. Londra mi avvolge, mi spaventa e mi accoglie pure, trasformandomi un giorno alla volta in un cittadino del mondo. E la scoperta del mondo gay tra i più vivaci del pianeta.
2) Londra a 19 anni. Il brasiliano
Ho avuto la fortuna di trovare una stanza in zona High Street Kensington. Tranne il piano nobile riservato alla padrona di casa, tutto il resto della casa è affittato come posti letto o stanzette singole. A circa dieci minuti a piedi, di notte apre una discoteca gay molto conosciuta e frequentata. Ragazzi e anche tante ragazze da tutto il mondo. Una botta di vita, al punto che anche grazie al modesto costo del biglietto posso andare se non tutte le notti ma quasi. Per me, giovane ragazzo dalle campagne padane consapevole che il mondo gay sarebbe sicuramente rientrato nel mio stile di vita, se non tutto ma anche in parte, la presenza della disco era come un punto di appoggio, un faro utile per la scoperta di un nuovo mondo.
Una delle tante sere, mentre scendo le scale della discoteca incrocio un bellissimo ragazzo veramente figo, maschio nel portamento, forse sui 27-28 anni, sicuro di se. Lo guardo quasi con ansia, naturalmente non mi si fila. Io sono molto giovane e penso che sarebbe perfetto farmi coccolare da lui, un po' più grande di me. Mi darebbe un senso di sicurezza.
Continuo a scendere. Ogni passo amplifica la musica martellante che vibra come un cuore impazzito. Le luci pulsano ritmiche, fendendo l'oscurità con lampi di colori vividi, mentre l'odore acre del fumo di sigaretta si mescola al sudore di corpi in movimento. In pista, la gente balla senza freni, i loro movimenti sfocati dal calore e dalle luci stroboscopiche. Altri, con bicchieri in mano, vagano tra la folla, il loro sguardo perso nella confusione elettrizzante della notte. Incontro alcuni ragazzi con i quali avevo fatto amicizia.
Intravvedo lui tra la folla. Noto che saluta molte persone, sembra essere conosciuto. Poi scompare. La serata continua. Come tutti pure io vago da un punto all’altro in attesa della canzone che va tanto di moda e che tutti aspettiamo per buttarci in pista. Lo vedo, sta seduto a parlare molto interessato con un signore in giacca e cravatta piuttosto avanti di età. Sul tavolino un secchiello con bottiglia. Chiedo ad un mio amico se sa chi sia il ragazzo seduto e mi viene risposto che non conosce il nome ma che è un marchettaro brasiliano molto richiesto nell’ambiente.
Successivamente in altre serate l’ho visto spesso, anzi era sempre li. Io mi struggevo per un suo sguardo, un sorriso, un accenno, ma niente…non si accorgeva di me. Poi mi mettevo il cuore in pace sapendo che lo faceva solo per soldi.
3) Londra a 19 anni. Il brasiliano si accorge di me.
L’uscita dalla discoteca verso la fine della notte porta un'energia particolare: il mix di stanchezza, euforia residua, e la consapevolezza che il giorno sta per iniziare. Le persone si trascinano, alcune ancora chiacchierano animate, altre in silenzio con i vestiti sgualciti dalla serata. Qualcuno si sistema il giubbotto contro il fresco della notte. Un gruppo ride forte mentre si avvia verso un taxi in attesa, le luci dei fari gialli illuminano i volti. Intorno, la città sembra respirare piano, in attesa dell'alba. I taxi in fila spezzano il silenzio con motori che borbottano. La luce bluastro-grigia dell’alba inizia a scivolare nel cielo, schiarendo appena i contorni degli edifici. Un nuovo giorno che sembra quasi voler dire: è ora di andare a casa. C'è malinconia e bellezza in questo momento; un ritratto perfetto di un momento sospeso tra il caos della notte e la quiete del mattino.
Il bel brasiliano è sulla porta, i nostri sguardi si incrociano, mi fissa e a me viene la pelle d’oca. Sono giovane, ansioso e stramaledettamente timido e imbranato. Gli passo davanti quasi a testa bassa e mi avvio verso casa passando davanti ai grandi magazzini sulla Kensington High Street. Sono solo ma percepisco una presenza che mi segue. Mi volto e scorgo che lui mi sta inseguendo mantenendosi ad una certa distanza. Mi viene da pensare che forse sta tornado pure lui a casa sua ma credo anche che mi stia venendo dietro. E’ mai possibile? Lui è un marchettaro. Ha altri interessi.
Allungo il passo e a sinistra prendo la Kensigton Church Street che va leggermente in salita. Mi giro e pure lui ha allungato il passo. Continua a seguirmi. Questo mi provoca un misto di emozioni contrastanti: il timore e la paura per una possibile minaccia, ma anche un senso di curiosità che alimenta il desiderio di capire perché lui mi stia seguendo. L'oscurità e l'incertezza amplificano ogni sensazione, creando una tensione tra il bisogno di protezione e la voglia di scoprire la verità. La paura è un passo oltre il timore: è la certezza di essere seguiti. Si è tentati di aumentare il passo, ma si teme di rivelare l'ansia a chi sta dietro. L'idea di girarsi diventa un misto di necessità e ansia di farlo. La curiosità mi spinge a guardare di sfuggita o a cercare un riflesso in una vetrina, in bilico tra il desiderio di sapere e quello di restare ignari.
Continuo sulla Vicarage Gate e svolto a destra sulla stessa. Lui mi è piuttosto vicino rispetto a prima. Si mi sta seguendo. Mi vuole conoscere, sembra deciso. Ho il cuore in gola, non so che fare. Sono timido e sarebbe la prima volta per me incontrare un altro uomo.
Potrei fermarmi e salutarlo. E se mi chiedesse di salire? Oddioooo…la padrona di casa dal piano nobile, è risaputo che si accorge dai passi, chi sale e chi scende la notte. Sarebbe vietato portare estranei. Sembra che la notte sia sempre sveglia a spiare i cazzi degli altri. Meglio non rischiare. Salgo i quattro scalini, apro la porta, entro e la chiudo dietro di me con un sospiro di sollievo. Salgo i due piani e sbircio dalla finestra della mia camera. Lo vedo sul marciapiedi che osserva la porta e guarda in alto. E’ la prova che mi seguiva. E mi accorgo che ho fatto una cazzata. Avevo la possibilità di conoscere un bel figo e l’ho buttata al vento grazie alla mia timida gioventù e inesperienza.
4) Londra a 19 anni. Conosco il bel brasiliano.
Ormai sto imparando la lingua anche in modo veloce. Inizio a lavorare alle 06:00 del mattino fino alle 13:30 poi pranzo veloce e subito dopo tre ore di lezione di inglese tutti i santi giorni alla scuola pubblica per stranieri dalle parti di Victoria Station.
E’ sabato e domani è giornata libera dal lavoro perciò faccio serata in discoteca. Nella mia casa sono arrivate due ragazze del Sud Tirolo, Bolzano e dintorni. Una è giocherellona, un po' cicciottella e simpatica un sacco, comunque una bella ragazza sicuramente tirata su a Knödel e Rostbraten. L’altra è alta, elegante, raffinata, sembra una modella. Abbiamo fatto amicizia e spesso si va in discoteca insieme. Anche questa sera. Insieme ai ragazzi scozzesi.
La discoteca è in fermento: il ritmo della musica è vibrante, le luci illuminano la folla in un turbinio di colori, intravvedo il bel brasiliano tra le anime vaganti e quelle danzanti. I nostri sguardi si incrociano alcune volte ma non ci avviciniamo. Un'ondata di eccitazione contagiosa attraversa la sala. Tutti ballano al ritmo del DJ, ma l'attenzione è rivolta all'ingresso, dove si vocifera sia appena arrivato il noto cantante spagnolo figlio di un torero e una attrice italiana. Tra curiosità e adrenalina, il suo arrivo trasforma una normale serata in una notte memorabile per alcuni, rendendo il locale il centro dell'attenzione per tutti gli amanti della musica e del gossip. Ammetto che il cantante è un bel figo quando lo vedo.
Ora di chiusura, le due ragazze tirolesi tornano a casa insieme al gruppetto degli scozzesi, io decido di indugiare un poco fino a quando il DJ saluta tutti con un See you tomorrow.
Sulla porta all’uscita il bel brasiliano mi blocca il passo. “Are you going home now?” mi chiede in tono molto serio. Gli rispondo che si, ho intenzione di tornare a casa. “Why not to my place?” Mi regala un sorriso e con un dito mi sfiora le labbra guardandomi negli occhi. Il fatto che mi stia chiedendo se volessi andare da lui mi mette il sangue in subbuglio, mi sento quasi stordito e allo stesso tempo sento il desiderio e l’eccitazione di voler andare e pure timore e ansia. Gli rispondo che mi piacerebbe molto ma sarebbe la prima volta per me. Mi sorride, mi dice che se ne era accorto e che è consapevole della mia tensione. “Dai, vieni, mi chiamo Rodrigo”e mi prende per mano. I taxi neri londinesi stanno in attesa sul marciapiedi.
I taxi neri di Londra, i famosi black cab, con la loro forma compatta, arrotondata e i colori scuri, possono davvero ricordare un calabrone. La somiglianza è accentuata dalla loro robustezza e dal modo in cui sembrano muoversi agilmente tra le strade caotiche, un po' come un calabrone che zigzaga tra i fiori.
Rodrigo abita dalle parti dell’Albert Bridge in un appartamento al secondo piano. Ne deduco che con il “lavoro” che fa, le disponibilità economiche non gli mancano. Mi viene anche da chiedermi come mai uno come lui, che vive prostituendosi a facoltosi gentlemen, sia interessato a me che ho compiuto vent’anni solo sei mesi fa.
Gli ambienti accoglienti dell’appartamento combinano arredi contemporanei con qualche dettaglio classico. Presumo che lo abbia affittato già arredato. Dalla finestra principale tra i rami degli alberi, si intravede l’Albert Bridge, le sue delicate linee vittoriane illuminate da luci serali.
Sono in ansia. Vedo Rodrigo molto sicuro di sé mentre si spoglia davanti al letto. Mi sto spogliando pure io. Ora lui è completamente nudo. E’ bello, ben fatto ben proporzionato, moro con i capelli neri in pò lunghi che gli arrivano alla base del collo. La carnagione chiara rivela quasi sicuramente origini di famiglia europea. Gli unici peli sono quelli di un bel cespuglietto in zona inguinale e un filo di peli scuri appena visibili dall’ombelico in giù. Il cazzo è bello, ben fatto ancora barzotto. Rispecchia veramente il tipo di ragazzo che piace a me. (Questa tipologia di giovane uomo è sempre stata la mia preferita anche oggi che scrivo qui).
Sebbene intimidito da questa nuova esperienza che sto vivendo mi accorgo che osservando Rodrigo spogliarsi mi sta diventando duro il cazzo. Ho la sensazione di provare vergogna. Rodrigo muove le coperte, si stende nella sua magnifica a maschia nudità. Mi osserva che sto nudo, eccitato ma timido e in piedi accanto al letto. Mi sorride, batte il palmo della mano sul posto accanto a lui come segno di invito.
Mi stendo accanto a lui, siamo vicinissimi, lui mi attira contro di sé con decisione. Ha la pelle calda. Il calore del suo corpo mi eccita ancora di più. Trovo rassicurante stargli accanto. Rodrigo mi guarda negli occhi mentre mi dispensa lunghe carezze su tutto il corpo. Sento i brividi ovunque, tremo. Lui avvicina le sue labbra alle mie. Si sfiorano poi si toccano. Diventa un bacio, prima leggero poi le bocche si aprono e sento la sua lingua entrare nella mia bocca per cercare la mia. Rispondo e imparo a baciare profondamente. Rodrigo mi abbraccia. Sento tutto il suo corpo addosso a me. Ha una erezione pazzesca, il cazzo duro come il marmo preme contro la mia coscia destra. Io non sono da meno.
Tutta la situazione e la fisicità di Rodrigo mi hanno prodotto una erezione incontenibile. Lui fa uno scatto e si stende sopra di me. Punta il suo cazzo contro il mio, sfregandoli fino quasi a farci male. Mi allunga le braccia sopra la testa, con le mani mi blocca i polsi, mi caccia la lingua in bocca e spinge con forza il suo cazzo contro il mio. Sono felice di sentirmi arrendevole, quasi sottomesso a questo ragazzone mentre una radio notturna trasmette canzoni dei Bee Gees, Elton John, Kiki Dee, Pink Floyd, Rod Stewart, Queen, David Bowie e altri della scena musicale britannica.
Mi sciolgo, mi rilasso. E’ meraviglioso stare abbracciato a Rodrigo e sentire che le sue braccia forti mi stringono. I baci sono lunghi, no…anzi sono quasi infiniti. La sua lingua mi esplora la gola e il collo e mi soffia negli orecchi. Mi mordicchia le labbra e il mento. Tutte cose nuove per me.
Mi ordina di sedermi sul bordo del letto con i piedi a terra a gambe larghe. Ho il cazzo che svetta per aria, venoso, scappellato e veramente duro del ventenne infoiato. Lui che non è da meno si inginocchia davanti a me sul pavimento di moquette. Abbassa la testa sul mio inguine e sento le sue labbra calde che circondano la mia cappella. Provo un brivido tremendo. La sua bocca è calda. Mi sta succhiando il cazzo. Provo una sensazione favolosa. Sento i suoi risucchi, si infila il mio uccello fino in gola, mi lecca tutta l’asta fino alle palle che ora stringe fra le dita e poi le lecca. Poi risale e si mette ancora il mio cazzo in bocca per un fantastico pompino. Dalle viscere mi sta salendo un orgasmo incontenibile. Non so come ma lui se ne accorge. Interrompe la pompa, si alza in piedi, mi bacia e mi dice che ora dovrò ripetere tutte le stesse manovre su di lui. Eseguo. Inizialmente sono un po' goffo ma faccio presto ad adattarmi alla situazione e dietro qualche suo suggerimento imparo a fare bellissime pompe ripetendo esattamente come mi ha insegnato.
Poi con una mossa repentina e con tanta forza mi obbliga a mettermi sul letto a pancia sotto, mi allarga le gambe con le sue ginocchia, si stende sopra di me passandomi le sue braccia sotto le mie spalle e incomincia a strusciare il suo gran bel cazzo duro tra il solco del mio sedere.
Con decisione inizia a mordicchiarmi la nuca, appena sotto la attaccatura dei capelli e questa manovra a me totalmente nuova mi fa perdere la ragione. Non so se è solletico, dolore, piacere. Sento la sua bestia che continua a sfregare tra le mie chiappe del culo. Rodrigo si sta impossessando di me. Decido che gli devo dare tutto lo spazio che cerca. E’ ovvio…qui comanda lui.
Improvvisamente sento che si leva di torno, mi allarga le chiappe e le tiene ben distanziate con le mani. Una cosa calda mi titilla il mio buco del culo. E’ la sua lingua. Altra novità per me. Comunque è una sensazione deliziosa, mi piace. Mi da delle slinguate pazzesche e con la punta della lingua mi lavora l’ano lubrificandolo con la saliva per poi infilarci un dito e stuzzicami le parti più sensibili della zona anale. Mi rilasso e lo lascio fare, lui sa come
Ora sono sdraiato sulla schiena a gambe larghe. Rodrigo è in ginocchio davanti a me. Si allunga e mi stampa un bacio lungo e bagnato in bocca, poi mi mette un cuscino sotto al sedere. I nostri cazzi sono duri e puntano in alto. Lui si bagna le punte delle dita con la saliva e inizia a massaggiarmi l’ano. Sento il suo dito entrare dentro di me. Fa dei movimenti dentro e fuori poi dentro in cerchio. Percepisco una presenza ingombrante più di prima. Rodrigo sembra accorgersene, mi sorride e mi dice che ora sono due dita. Mi insegna a rilassarmi e a respirare profondo. Diventa una sensazione piacevole.
Lui si allunga verso un comodino di fianco al letto estrae una bustina, la strappa e ne ottiene un preservativo che indossa fino a coprire tutto il cazzo. Rodrigo ora lo punta tra le mie gambe sotto lo scroto, cerca il mio orifizio anale che è già stato ben bagnato di saliva e con maestria inizia la penetrazione non prima di avermi suggerito di spingere verso l’esterno mentre lui entra dentro di me. Il fastidio e un dolore iniziale sono piuttosto forti ma lui è abituato a questo genere di manipolazioni e si muove con garbo e gentilezza fino a che lo sento tutto dentro di me. “Respira profondo e rilassati” mi suggerisce mentre inizia un tranquillo movimento avanti e indietro. Mentre lo fa ci baciamo profondamente.
(Erano tempi in cui si scopava liberamente senza condom. Rodrigo mi chiese invece di non offendermi ma lui era abituato ad usare condoms per una questione di pulizia)
Mi sveglio che è già giorno fatto. Siamo ancora abbracciati. Quando mi muovo, Rodrigo si sveglia. “Goodmorning handsome” mi augura il buon giorno. Dopo qualche chiacchera e qualche bacio mi racconta che tra qualche giorno ritornerà a casa in Brasile a Curitiba. “Sarò di ritorno a Londra fra tre mesi e quando torno ti voglio qui nel mio letto, non andartene da Londra”. Mi alzo mi rivesto. Sono contento. Lo bacio sulla soglia della porta. L’Albert Bridge ci spia dalla finestra del soggiorno.
5) Londra a 19 anni. Conclusione di un incontro.
Sono passati tre mesi. In discoteca Rodrigo non si vede. Sono passati otto mesi e di Rodrigo nessuna presenza. E nemmeno quasi undici mesi più tardi Rodrigo non appare.
Scendo le scale della discoteca. E’ deciso, fra dieci giorni lascio Londra. Il mio inglese è corrente. Ho firmato un contratto per un lavoro su una prestigiosa nave che fa giri del mondo. Una nuova vita inizierà, tante esperienze e tante aspettative. Ora mi godo gli ultimi giri di disco prima del nuovo inizio.
Le luci psichedeliche e le sfere stroboscopiche proiettano motivi vibranti sulle pareti rivestite di specchi. Al centro della sala, la pista da ballo con pavimento luminoso è affollata di giovani vestiti con abiti colorati, pantaloni a zampa d'elefante e camicie dai motivi geometrici. L'atmosfera è vibrante e trasgressiva, tipica dell'epoca, dove l'edonismo e il desiderio di libertà trovano espressione in un luogo che funge da rifugio per giovani ribelli e creativi della scena gay londinese.
Sono sulla pista e stiamo tutti ballando sudati. Una persona che balla sulle note a tutto volume di Donna Summer si sente libera, potente e immersa in un’energia contagiosa. Il ritmo pulsante della disco music, unito alla voce calda e trascinante della regina della dance, scatena un mix di euforia e nostalgia. Puzza di poppers regna sovrana. Mi perdo nel ritmo, il corpo si muove istintivamente, il battito accelera, e ogni preoccupazione sembra dissolversi sotto le luci colorate. È un'esperienza di pura gioia e connessione con la musica.
Qualcuno alle mie spalle mi abbraccia e mi stringe soffiandomi sul collo. Giro la testa, è Rodrigo. Mi bacia. “Vieni, andiamo subito da me. Sono tornato ieri”. Mi prende per mano, mi trascina su per le scale e via verso casa in taxi. In totale silenzio.
L’Albert Bridge è ancora li a spiarci per la finestra. Siamo stesi sul letto vestiti ma abbracciati. Lui mi strige forte. Lo sento emozionato. Si scusa per non essersi fatto vivo in undici mesi ma non avevamo scambiato alcun contatto e non sapeva come fare. Evita comunque di raccontarmi dove è stato e che cosa ha fatto in undici mesi.
Mi racconta soltanto che ora ha deciso di cambiare vita e mi confessa ciò che già sapevo. Basta fare il prostituto, vuole una vita normale come tutti, vuole condividere la sua vita con un boyfriend, una casa, dormire abbracciati tutta la notte. Ha deciso che vuole farlo con me. Insieme. Ha gli occhi lucidi. Basta uomini a pagamento. Ci stringiamo ancora più forte.
Io non so da dove incominciare. Gli racconto che ora parlo inglese correntemente, che ho pianificato la mia vita per i prossimi anni a venire, ottenuto un lavoro che mi porta a viaggiare per il mondo. Che non posso rimanere.
La sua voce sembra tremare commossa. “Dai, rimani non andare, vieni ad abitare qui con me”.
Stiamo cosi vestiti e stretti per quel poco che rimane della notte, accarezzandoci in un alquanto triste e insolito dormiveglia.
Sono le 06:00 del mattino. La luce del giorno entra dalle finestre. Mi alzo a fatica. Pure Rodrigo. Senza una parola mi accompagna alla porta. Un bacio sulle labbra mentre l’Albert Bridge ci spia dalla finestra.
Nei rimanenti dieci giorni non sono più andato in discoteca. Tra poche ore lascio Londra. Prima però prendo un taxi e mi faccio portare all’Albert Bridge sotto casa sua. Ma non mi so spiegare il perché.
Dal taxi guardo in alto verso la finestra del soggiorno. C’è un cartello appeso. For Rent. Affittasi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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