Gay & Bisex
Oniriche Presenze
di Grey-Heron
18.02.2021 |
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"Sulla sinistra ci sono parcheggiate alcune rulottes..."
Questo racconto prende spunto da tre mie avventure realmente accadute e che includo qui. Mi sono divertito a contestualizzarle in una zona di Roma dove vivevo aggiungendo qualche tocco di fantasia per trasformarlo.Inizia quì questo racconto onirico e senza tempo, dove il reale vissuto e l'immaginato si fondono, e la verità si nasconde tra ombre e riflessi che si rincorrono.
Stavo apprestandomi a scendere nella metropolitana. La fermata era all’incrocio di due grandi viali alberati da enormi platani. Su ogni lato della strada, palazzi alti anche sei piani costruiti per la nuova borghesia a cavallo tra il 1800 e il 1900. Ad un tratto mi sento chiamare. Una voce schietta e decisa alle mie spalle mi chiama per nome. Mi giro di scatto e vedo Andrea un collega d’ufficio con il quale non ho tanti rapporti di lavoro. Lui lavora al secondo piano, io al terzo. Andrea arriva tutto sorridente e questa sua familiarità mi sorprende. Mi saluta e scrollandosi di dosso il comportamento formale che teniamo al lavoro, mi dice, "Ciao, e’ sabato pomeriggio volevo chiederti se ti và di venire con me a fare un po’ di condivisione, credo ti piacerà l’idea" e mi sorride in modo ammiccante e furbetto.
La sua proposta mi sorprende. Dopo tutto ci siamo solo parlati qualche volta alla macchina del caffè in ufficio. Mi enuncia che lui è qui per incontrare la sua trans preferita. Un gran pezzo di creatura che lui avrebbe piacere di condividere volentieri con me e che saremmo diventati amici. Non posso credere a quello che mi sta succedendo. Ci mettiamo a ridere, mi posa una mano sulla spalla facendomi l’occhiolino e saliamo assieme dalla bella trans dopo che lui la ha avvisata per telefono che ora siamo in due.
Appena entrati nel suo splendido appartamento la creatura con la pelle ambrata ci accoglie con il cazzo in mano, una verga grossa, venosa, scura e scappellata sotto due meravigliosi seni perfettamente modellati e con il suo bel culo rotondo in bella mostra. Una cosa parecchio eccitante. Eccoci tutti e tre completamente nudi. Io e Andrea non sappiamo da dove cominciare. Così tanta bella roba ci ha fatto drizzare i cazzi.
La bella trans ci accompagna in camera dove su due lati del letto stanno grandi specchi. Lei si è sciolta i lunghi capelli neri e si è stesa appoggiando la testa sui cuscini. Il suo cazzone continua a svettare maestoso. Io le sono salito a cavalcioni quasi a sedermi sulle tette siliconate dure e sode ed incomincio a scoparla in bocca dopo averle appoggiato la cappella del mio cazzo duro sulle labbra. Lei me lo succhia in maniera unica. Andrea , invece, ha iniziato a segarle il cazzo per poi succhiarglielo. Una potente asta di carne scura, lucida. Sicuramente oltre i venti cm di minchia completamente in tiro. Lui se la sta succhiando con cura e nel frattempo, gli titilla il buco del culo per prepararla per bene. Non mi sarei mai immaginato quanto porco fosse Andrea, un bel maschietto sempre ben vestito e precisino al lavoro, scarpe pulitissime, abiti ben confezionati, belle cravatte. Lindo e pinto.
Il bel cazzone nero fa gola anche a me e faccio capire ad Andrea di scambiarci le posizioni. Ora sono io che mi sto riempiendo la bocca con la bella cappellona di ebano. La troia si era profumata anche le parti basse e sento uno strano ma piacevole profumo di giacinti provenirle dall’inguine. Dopo voluttuose succhiate di cazzo ricevute da me e Andrea è venuto il momento di passare ad altro. Alto, profumato e dalla forma perfetta il suo culo parla una lingua planetaria. Vuole essere scopato , dove essere scopato. La mettiamo a pecorina ed iniziamo a giocare con quelle sue chiappe splendide. Tra me e Andrea a questo punto si è creata una vera e porca sintonia da maschi infoiati, sembriamo una squadra di scopatori seriali. E noi lo stiamo facendo a turno. Prima la trapano io, a secco, senza lubrificare il preservativo preso da una ciotola piena sul comodino. Le infilo il mio cazzo completamente nel culo e stantuffo di brutto. Lei ansima e ci incita con questo suo accento brasiliano e la voce leggermente spessa a fotterla bene. Poi è il turno di Andrea. La sua è una chiavata più studiata, con movimenti lenti e precisi mentre io in piedi davanti a lei le infilo ancora il cazzo in bocca fino ad arrivarle in fondo alla gola.
La zoccola continua a prenderlo in culo da Andrea mentre seguita a ciucciarmi il cazzo. Alla fine la mettiamo in ginocchio ai nostri piedi dandole i nostri cazzi da spompinare. Lei se li succhia tutti e due insieme. Lecca e succhia, lecca e succhia. Che spettacolo e che pomeriggio. Le veniamo in faccia, a turno, prima io e poi Andrea fino a coprirle la faccia di sborra.
Stiamo uscendo dal palazzo umbertino scendendo i pochi scalini coperti di marmo bianco e verde quando noto la porta della guardiola del custode aperta. Faccio due passi indietro e sbircio attraverso l’uscio.
Sono due, una bionda con i capelli lunghi legati dietro a coda di cavallo e una frangetta da ragazzina, l’altra mora con i capelli corti a caschetto. Sono belle donne forse appena sulla trentina, anche meno. Sono entrambe accovacciate sul divano-letto della guardiola. E’ un ambiente un po’ squallido, le pareti scrostate, un vecchio calendario solo e triste appeso e una vecchia sedia spaiata. Un ambiente che sa di muffa e che ovviamente non è in uso da tanto tempo. Nell’angolo coperto di vecchie piastrelle bianche un lavandino con i rubinetti rugginosi e un lettino da dottore che sembra essere fuori luogo in questo contesto, infatti sembra di essere in un vecchio ambulatorio, si forse lo è, oppure lo era.
Mi appoggio allo stipite della porta senza farmi vedere da loro. Sono molto vicine e si toccano, si accarezzano ma non ricordo se fossero nude o vestite, forse erano vestite. Continuo ad osservarle mentre iniziano a baciarsi, in maniera innocente, senza lingua, sfiorandosi l’un l’altra le labbra. Una delle due sfiora il seno dell’altra, che a sua volta ricambia. Continuano a baciarsi sempre più in profondità, sempre più voluttuosamente e i loro baci diventano appassionati, hanno sicuramente entrambe le fiche bagnate, hanno voglia, una voglia da impazzire sta montando su per il midollo della loro schiena fino ad esplodere in un turbine che non fa loro capire più nulla. Continuano a leccarsi, a baciarsi, a darsi piacere.
Nell’osservare questa scena mi ritorna alla mente ciò che mi disse una amica dichiaratamente lesbica - Scopare tra donne è una sensazione strana, ti invade una gradevole serenità, hai quasi l’impressione che stai facendo sesso soltanto per far felice te stessa, non devi preoccuparti di avere un uomo da appagare e soddisfare, è difficile da spiegare e solo due donne che lo fanno possono capirlo.
Le due ragazze stanno preparandosi a godere del loro primo orgasmo. Mi allontano e le lascio continuare, indisturbate. Scendo le scale e sono sul viale trafficato. La luce del sole quasi mi acceca, è una calda giornata di primavera, i platani sono coperti di giovani e rigogliose foglie. In fondo al viale vedo la cima verde di vegetazione del colle che da il nome ad un quartiere periferico ricco di parchi e boschetti.
Ad un tratto ecco l’arco su due colonne che da accesso ad uno dei parchi della collina in fondo al viale. Il bosco qui in questa zona è piuttosto folto e non proprio ben tenuto. Tranne gli uccelli che cantano e lo stormire delle fronde l’unico disturbo è il lontano ronzio ovattato del traffico, laggiù in città. Mi incammino su per un sentiero in salita che diventa sempre più stretto tra la folta vegetazione incontro due uomini probabilmente quarantenni che arrivano dalla parte opposta. Entrambi indossano tute ginniche con cappuccio e scarpe da corsa. Uno dei due con la destra in tasca si sta ravanando qualche cosa di voluminoso tra le gambe. I nostri tre sguardi si incrociano. Passo oltre una fontanella che continua a versare un filo d’acqua, prendo un altro sentiero ancora più stretto e mi inoltro nella boscaglia. Un grosso tronco caduto da tempo faceva da panchina per sedere e riposare.
Da dietro un albero, in quel momento esce fuori un ragazzo in camicia e giubbotto di jeans. Si avvicina e senza dire una parola si inginocchia, mi accarezza il pacco, mi tira giù i pantaloni ed inizia a succhiarmi in modo esagitato. Sotto i suoi colpi di lingua il mio cazzo diventa sempre più duro, sento il sangue fluire veloce e la mia cappella si ingrossa sempre di più. Divarico le gambe, afferro la sua testa coperta di riccioli ribelli e affondo come a volerlo soffocare. Ad un tratto mi sento toccare il sedere e con la coda dell’occhio vedo uno dei due di prima che erano tornati indietro per seguirmi. Poi sento un’altra mano che mi sta palpando il sedere. E’ il suo amico. Un dito prova a solleticarmi l’ano e ad infilarsi dentro, poi un altro. Sento una sensazione di bruciore e di qualcosa che cerca di farsi strada nel mio sedere, sono almeno due dita. Poi la sensazione di fastidio quasi scompare e il movimento delle dita diventa piacevole.
E’ tutto particolarmente eccitante per l’atto in sé ma ancora di più per la situazione; un ragazzo mi sta succhiando il cazzo e i due maschi mi stanno ravanando lo sfintere. Sto per schizzare, resisto qualche secondo; la bocca del ragazzo è davvero calda e non posso che venire abbondantemente nella sua gola tremando. I due dietro di me, mi liberano della ingombrante presenza delle loro dita dal culo. Ci salutiamo e mi allontano uscendo da quel dedalo di sentieri, rovi e sterpaglie.
Sono sceso di corsa dalla collina e ora mi trovo davanti all’ingresso del circo arrivato da poco in città. Il tendone a strisce rosse e bianche si intravvedeva già dal boschetto dove ho incontrato i tre precedentemente. Sulla destra una serie di gabbie ma faccio fatica a distinguere per quali animali. Vedo solo un cammello che rumina, no anzi è un dromedario, ha una gobba soltanto. Sulla sinistra ci sono parcheggiate alcune rulottes. Ma le voci che sento arrivano dall’interno del circo. Entro e inseguo le voci che più distintamente sento provenire da dietro i tendaggi del palcoscenico.
La trapezista lancia un urlo mentre la cappella del clown, un nanetto con la riccia parrucca rossa lentamente le penetra dentro la fica e una volta entrato, il pagliaccio che ha pure la gobba, spinge con forza il suo cazzo dentro tutto. Lui è in piedi, ha il volto infarinato di bianco la bocca esageratamente disegnata in nero e il tipico naso a palla, rosso paonazzo. I larghi pantaloni a scacchi bianchi e neri abbassati, giù fino a terra sulla segatura sparsa sulla terra battuta. Lei è stesa di schiena sulla bassa piattaforma rotonda usata per fare da piedistallo alle tigri, con le gambe per aria e divaricate, tenute ben larghe dalle braccia del pagliaccio che continua e sferrarle colpi di cazzo su per la fica probabilmente dolorante. Si direbbe che lei non sia s’accordo su quello che le stanno facendo. Infatti alle spalle di lei un muscoloso uomo di colore nero come la pece, a petto nudo e braccia possenti con un grande turbante giallo sulla testa le tiene ferme le spalle impedendole di muoversi, ridendo di lei. La stanno praticamente violentando. Lascio il circo mentre la trapezista continua a lamentarsi tra i grugniti del libidinoso nano pagliaccio e le sguaiate risate del negrone forzuto.
Il biondo muscoloso totalmente nudo si alza in piedi e il moro con i capelli ricci, mentre mi succhia, inarca la schiena mettendosi a pecora sul divano. Indossato un preservativo il biondo inizia a scoparlo tra i mugolii di piacere con la sua saliva che continua a produrre succhiandomi il cazzo. E’ una situazione super eccitante, uno spettacolo unico, partecipare ad una maialata tra maschi in tre, il numero perfetto e osservare il viso dal vivo delle due persone con le quali si sta scopando.
Il moro, mentre il biondo lo stantuffa, mi fa girare e mettere quattro zampe davanti a lui. Inizia a leccarmi il buco del culo ed è la fine. Sto impazzendo, mi piace un sacco questa cosa è nuova per me. E’ la prima volta che qualcuno lo fa, è la prima volta che mi leccano il culo. Lo lascio fare e mi lascio andare mentre sento la sua lingua che sempre più appuntita cerca di farsi strada dentro di me. Il moro e il biondo ad un tratto scompaiono.
Sono steso a terra, totalmente nudo, sotto di me una moquette bianca. Non so come sono arrivato qui, sento solo che ho il cazzo duro che preme sulla morbida moquette e sento ancora il calore della lingua del moro che mi slinguava. Ma non è tutto. Sento sulla schiena una pressione sempre più forte, come se uno spillo mi stesse forando la carne. Provo ad alzarmi ma la forza in questione continua a premermi spingendomi verso il pavimento. Poi noto un piede che si avvicina accanto al mio volto. Ho la bocca che tocca la moquette bianca e il piede sempre più vicino, la gola secca, fatico a respirare. Le unghie del piede sono laccate di rosso vivo avvolte nelle stringhe di pelle lucida e nera di un sandalo elegante dotato di tacco sottile e altissimo. Può appartenere soltanto ad una donna di classe. La pressione dell’altro piede sulla mia schiena si allenta e la sua voce calda, femminile ma decisa mi ordina – Ed ora, alzati !
Mi alzo ma sono debole, mi sento debole. Mi appoggio seduto a terra contro quello che sembra essere un divano pure questo bianco e coperto di morbido tessuto. Mi accorgo di essere in un salone elegante, pareti bianche, quadri antichi dentro pesanti cornici dorate e anche quadri di arte contemporanea, il soffitto affrescato da scene mitologiche dove gli dei dell’olimpo mostrano corpi nudi e muscolosi e le vergini coperte da veli trasparenti, bianchi come le tende alle alte finestre. La dea con i sandali neri e il tacco dodici indossa un corsetto nero, calze a rete nere come neri sono i suoi lunghi capelli che fanno contrasto con una vistosa collana rossa e orecchini sempre rossi e di squisita fattura. Come una Mistress che si rispetti tiene tra le mani un frustino con il quale mi muove il viso da destra a sinistra per osservare bene le mie condizioni fisiche. La dea alza il piede destro verso il mio cazzo che è ancora barzotto, lo massaggia con il fondo delle suole del sandalo nero. Sei stato bravo, ti sei comportato bene. Alzati e bevi con me. Con fatica mi alzo per poi sedermi lasciandomi andare sul divano bianco. Mi sento stanco. Non so che cosa mi abbia fatto e nemmeno ricordo chi fosse con lei. La dea si avvicina reggendo un calice di champagne in ogni mano. Me ne allunga uno. Bevi ! mi ordina. Le bollicine faccio fatica a deglutirle, mi pizzicano il naso. Bevo, poi mi alzo trascinandomi alla finestra, sono completamente nudo. No, anzi indosso solo un basco rosso sulla testa. Guardo fuori e in fondo al viale, in lontananza sotto la collina intravvedo il tendone a strisce bianche e rosse del circo.Non sono più dolorante, anzi mi sento piuttosto bene. Mi giro per chiedere scusa alla Mistress ma la stanza non è più la stessa.
Il vapore si alza dalla ampia vasca ovale disegnando dense nuvolette che si riflettono attraverso le luci dei faretti seminascosti nel soffitto. Non è facile intravvedere le persone che stanno stese nella vasca piena di acqua e mai perennemente ferma. Forse sento una musica rock, no sono i violini di Vivaldi che diventano jazz newyorkese. Un uomo sulla cinquantina o forse più con attorno un telo da bagno bianco mi passa accanto. Ha i capelli grigi tirati indietro e piuttosto lunghi fino a coprirgli il collo come andava di moda negli anni ottanta. Indossa una grossa catena d’oro e relativo vistoso medaglione. Accanto a lui la sua donna, forse la moglie o forse l’amante, completamente nuda, tranne che una catenella pure d’oro attorno ai fianchi larghi, i seni sono prosperosi, il suo sguardo lascivo. Passano accanto a me e vanno oltre.
Inizio a leccarmi la mano destra che mi fa male. Altre persone passano, passeggiano, camminano nella semioscurità. Uomini, donne, figure alte e basse, indistinte, quasi ombre. Vorrei togliermi il pesante maglione di lana pesante a collo alto, quello a geometrie colorate che ho comprato in Norvegia quando faceva freddo. Cerco un posto tranquillo per denudarmi, dopotutto anche qui sono nudi tutti quanti. Mi giro e vedo uscire da una porta un signore pure questo di una certa età. Mi guarda, sorride, ha lo sguardo soddisfatto. Anche lui è totalmente nudo tranne che per il telo bianco che si è appoggiato sulla sua spalla destra. Lo guardo bene e osservo che ha pure un bel cazzo moscio ma ben fatto e scappellato. Un bell’uomo maturo. Il collo del maglione di lana mi soffoca. Mi siedo su un divanetto di similpelle rossa e finalmente posso togliermi il maglione soffocante. Ora è meglio, mi sento leggero e posso respirare.
Accanto a me c’è Andrea che non vedevo dal pomeriggio insieme alla trans. Pure lui è nudo. Ha bei pettorali e gambe ben tornite, mi chiede dove fossi stato tutto sto tempo mentre si siede accanto a me appoggiandomi una mano sulla coscia sinistra. Ha un atteggiamento molto amichevole, quasi delicato nei miei confronti. Andrea è veramente bello. Mi passa un dito su entrambe le sopracciglia, è un tocco delicato, amorevole. La sua bocca si avvicina alla mia, sento il suo alito sul mio viso, mi bacia sulle labbra e mi dice di stare tranquillo, ora lui è qui con me. Ci abbracciamo e ci stendiamo sul divano che solo ora mi accorgo essere una specie di grande letto, un enorme materasso quadrato. Noto che nella penombra ci sono alcune persone, direi altre figure in fondo a questo grande letto, si, perché ora questo è diventato un letto, anzi un’alcova con quattro colonne scolpite agli angoli e tendaggi color oro. Ci sono altre persone su questo grande letto, sento le loro voci, i loro sussurri.
Andrea mi massaggia le spalle e mi bacia sul collo. Ora le persone che erano dalla parte opposta del letto sono molto più vicine e le posso vedere distintamente. Lei è insieme a tre maschi, pure loro si sono tolti tutti i maglioni di lana pesante che stanno ammucchiati li accanto. Lei sta a pecora sulle ginocchia, le tette le pendono da sotto deve essere una milfona affamata di sesso, una porca goduriosa. Davanti a lei un giovane con la testa rasata è steso a gambe larghe e il cazzo dritto e duro. Lei lo sta succhiando con maestria mentre un altro uomo che non distinguo bene le sta dietro sulle ginocchia pure lui e la sta inculando con forza. Altre ombre di maschi sono in piedi accanto a loro in attesa. Ma presto un altro maschio le infila il cazzo moscio in bocca. “Succhia troia, fammelo diventare duro, poi ti inculo anch’io”. Gli altri uomini, uno per volta offrono i loro cazzi alla bocca della donna che li lecca li succhia per farli diventare duri, si inturgidiscono e si segano guardando la scena. Mentre l’inculata continua lei si accarezza la figa e fa entrare due dita dentro, vuole godere.
Non so come ma vedo che il maschio che la sta inculando è Andrea. La sta trombando nel sedere da un bel po’ ed è vicino a godere, si toglie dal culo e lascia cadere tutta la sua sborra sulle natiche della vacca, poi con le mani lo spalma bene, le offre le mani sporche di sborra alla lingua che lei ripulisce per bene.
“Adesso ti ricopriamo per bene” sussurra uno dei maschi in piedi che si stanno segando guardando la scena. Gli amici continuano a masturbarsi sino a godere, la donna collabora afferrando i cazzi e segandoli, finalmente tutti riescono a venire sul corpo della donna, le cospargono la loro sborra sulle tette, sul ventre sopra la figa. Le infilano le dita cariche di sperma tra le labbra, in bocca e lei le succhia.
Ora è Andrea che sta sopra di me. Sono steso sulla schiena, il mio cazzo e il suo si spremono a vicenda, ci stringiamo con forza, gli butto le gambe attorno sopra la sua schiena e lo stringo a me. Ci baciamo, le nostre lingue si intrecciano, è uno scambio di saliva. Ho gli occhi chiusi e ci lasciamo andare ad una lunga voluttuosa limonata tra uomini.
Quando riapro gli occhi, la luce entra dalla finestra attraverso le tende socchiuse, sul comodino la sveglietta di Cartier ricevuta come regalo di compleanno anni fa, segna le 7:38. E’ un nuovo giorno.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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