Gay & Bisex
Non tutte le ciambelle riescono col buco. Eravamo in Cinque.
di Grey-Heron
12.04.2016 |
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"Comprai alcune bottiglie di vino e andai all’incontro..."
Si…lo dice il proverbio e a volte ti capita davvero nella realtà della vita. E quando poi ti capita ti viene da pensare che in fondo te la sei andata a cercare.
Ero iscritto ad un altro sito che ho mollato dopo aver scoperto A69. Tra i vari contatti eccone uno interessante. Il tipo che chiamerò Massimo (ma ha un altro nome come tutti) vive in una cittadina sul mare non lontano da Roma. Io invece vivevo in centro ai quei tempi e a conti fatti la distanza non era poi esagerata. Ci eravamo scambiati messaggi e anche foto dal collo in giù. Aveva un bel fisico e una gran bella fava tra le gambe. Un bel cazzo non circonciso ma che si scappellava bene. Inoltre, cosa che mi attizza parecchio, il suo uccello era leggermente ricurvo verso sinistra. Insomma la cosa prometteva bene se si considera che poteva pure ospitare. Ci mettiamo d’accordo per un incontro per la tal sera. Si trattava di una cena sul terrazzo con alcuni amici (era estate e le cene in terrazzo a Roma e dintorni si sprecano). Poi, siccome si sarebbe bevuto vino e io avrei dovuto guidare per tornarmene a casa mi ha offerto di dormire da lui…sul divano letto del salotto. Ottimo.
Comprai alcune bottiglie di vino e andai all’incontro. Le foto promettevano bene, bel fisico, gran bel cazzo, oltre a cena e amici magari ci poteva stare pure una cosa “multipla” come dopocena pensai.
Arrivai, suonai il campanello, feci le scale ed eccolo sulla porta ad aspettarmi.
Non avevo fatto i conti con il viso e le mani. Il mio sgomento era da celare in modo molto diplomatico e con indifferenza. Cazzarola…non mi piaceva per niente di viso e non mi sarei mai fatto toccare dalle sue mani. Subito sentii quella sensazione di quasi repulsione. E’ inutile, quando la cosa non ti piace e non te la senti dovresti avere il coraggio di ascoltare te stesso subito e dartela a gambe e chiuderla li.
Ma stavo in piedi sulla porta di uno sconosciuto che fisicamente, ne mi piaceva e nemmeno mi attirava e con il quale avrei dovuto fare sesso. Ero con le bottiglie in mano a fare il gentile…”Oh grazie per l’invito”.
Volevo scappare. La mia testa iniziò a frullare su come trovare una scusa per andarmene. Ma era troppo tardi. Ero in gioco e dovevo giocare mio malgrado. Riuscii comunque a mantenere un comportamento idoneo alla situazione senza far trasparire il mio stato di disagio. Come dice un altro proverbio, “ far buon viso a cattivo gioco”.
Bella la cucina, bello il salotto, e bella grande la terrazza…colore dominante il rosso. Era tutto rosso. Mi disse che tra poco sarebbero arrivati gli amici. Ci sarà Stefano che è sposato ma quando ha voglia viene qui a casa da Massimo a fare i numeri con amici comuni. Ci sarà Andrea che è appena tornato dalla Finlandia dove sta facendo un dottorato in lingue russe o giù di li. Ci sarà Antonio che vive a Roma pure lui.
Insomma a tavola saremo in 5. Massimo mi dice che il numero dispari è sempre molto meglio per il dopocena e abbozza un sorriso. Arrivarono tutti e andammo a tavola dopo i soliti convenevoli. Si mangiò e si bevve bene.
Stefano alla mia destra. Gran bel maschietto, moro, faccia da borgataro scafato, fisico tonico, bello,bello, occhi azzurri. Il tipo che vorresti che ti scopasse di brutto. Il maschio della situazione. Quant’era bbboonoo.
Andrea, molto giovane, alto forse oltre 1,95, riccio, moretto pure lui, viso da cucciolone, intellettuale, che ci raccontava della sua vita in Finlandia a studiare ste lingue strane. Il suo obbiettivo? Lavorare nel corpo diplomatico dove sei strapagato, spesato di tutto, fai assolutamente un cazzo, bonus, trasferte e ricche indennità a carico del contribuente. Già capito tutto della vita.
Antonio…una checca sovrappeso che parlava con un forte accento De Roma, la pelle grassa sudaticcia e con la lingua lunga….parlava sempre lui delle solite cose che accadono sulle terrazze di Roma…cioè il NULLA. Non si è capito che facesse nella vita ma poi ho scoperto che di esageratamente lungo non aveva soltanto la lingua ma bensì l’uccello tra le gambe. Insomma, il superdotato del gruppo. E questo era il motivo della sua presenza.
Finita la cena, il padrone di casa ci invitò tutti ad alzarci e senza preamboli di passare in camera da letto. Non mi aspettavo l’orgia cotta e mangiata come dessert, però questo sembrava essere lo stile della casa.
Io non sapevo come sarebbe andata a finire. Mi sentivo fuori posto. Il padrone di casa mi faceva ribrezzo. Dalla checca superdotata manco morto mi sarei fatto avvicinare. Il ragazzo spilungone forse…forse…Ma il mio bocconcino preferito era Stefano il vero maschio del gruppo. Un numeretto con lui lo avrei fatto volentieri.
Ci siamo messi nudi tutti e….udite udite. Stefano, il maschio del gruppo si avventava sul cazzone ancora moscio della checca, ingoiandolo, succhiandolo con voracità fino a farlo drizzare. Era veramente grande. Si è dedicato soltanto al cazzone e con mia delusione se lo è fatto mettere pure nel culo in un secondo tempo. Era li soltanto per la grossa nerchia e basta.
Il giovane Andrea si faceva succhiare subito il cazzo dal padrone di casa il quale tentava di tirare una sega a me. Poi sarebbe stato il mio turno a combinare qualche cosa con i due. Ma non me la sentivo. Quando il giovane Andrea tirò fuori il cazzo dalla bocca di Massimo vidi con orrore che aveva delle evidenti macchie rosacee sparse sulla cappella che non promettevano nulla di rassicurante. Dermatologicamente parlando qualche cosa non andava su quella cappella.
Ho fatto cenno al padrone di casa che andavo al bagno e poi al fresco in terrazza e li avrei attesi li. E cosi fù. Spirava una gradevole brezza di mare e il cielo era pieno di stelle. Tutte le finestre dei palazzi attorno erano accese e mi chiedevo se soltanto chi ci abitava avesse immaginato che dietro al muro alle mie spalle quattro froci stavano a succhiarsi e a inchiappettarsi.
Finita l’ammucchiata si sono ricomposti e in tutta fretta se ne sono andati tutti. A Massimo, il padrone di casa ho detto chiaramente che le macchie rosacee mi avevano destabilizzato. Ho usato questo motivo per non fare sex con alcuno. Abbiamo parlato del più e del meno e mi ha anche detto che la festa era stata organizzata perché a Stefano (il maschio borgataro) piacciono i cazzi grossi e lunghi. Quando può liberarsi della moglie per un’ora o due viene qui a farsi scopare da Antonio o altri amici superdotati.
Poi…mi ha aperto il divano del salotto (rosso pure questo) per passare la notte. Più tardi passando per andare in cucina a bersi un bicchiere d’acqua si è fermato sulla porta per vedere se era tutto ok. Aveva quel suo gran bel cazzone ricurvo dritto e duro che svettava per aria…il messaggio era chiaro….ma io il messaggio non l’ho colto con sua apparente delusione.
La mattina seguente gli ho dato un passaggio fino in ufficio dopo che ci siamo fermati al bar a prendere cappuccini e cornetti che ho pagato io per ricambiare l’ospitalità.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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