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Il gommone rosso


di Membro VIP di Annunci69.it Grey-Heron
30.06.2023    |    3.886    |    7 9.7
"Ho notato che mi ha dato ancora un’occhiata furtiva..."
Un Giovedi, giorno d'estate. La foce del fiume è laggiù al limite della pineta, quella sottile linea azzurrognola che si confonde tra il cielo e il mare.

D’estate i tronchi ammassati sulla spiaggia offrono rifugio e tranquillità a quei pochi che hanno la voglia e la forza di farsi alcuni chilometri a piedi fin qui attraverso le pinete, i dossi, gli acquitrini, per passare un pomeriggio o anche una intera giornata di mare in pace e silenzio. Il costume addosso diventa un impiccio e qui lo si toglie volentieri. Il calore del sole scalda l’inguine scoperto, un delizioso bacio d’aria bollente sui genitali non abituati. Avevo oltrepassato già da tempo un tipo nudo che stava gironzolando con gli occhi verso il basso come stesse cercando la conchiglia più bella, assorto nei suoi pensieri. Anche la coppia che aveva steso un telo verdognolo tra quattro pali di ramo d’albero conficcati nella sabbia era scomparsa nella distanza. I due stavano all’ombra a dormire. Il costume di lei era steso ad asciugare, forse avevano fatto il bagno da poco. Nemmeno loro si vedono più. Ora, siamo io, la mia ombra e i gabbiani che hanno preso a volare sulla mia testa. Alcuni di loro hanno trovato la corrente giusta e stanno fermi quasi immobili nell’aria, con il becco verso il mare aperto come a scrutare l’orizzonte.

La mia ombra scura si riflette sulla sabbia e anche sull’acqua del mare bassa e quasi ferma. Le mie spalle sono piuttosto larghe, noto la forma arrotondata delle braccia, le cosce solide come il resto delle gambe. Sorrido e mi compiaccio. Quasi tutti i giorni dell’inverno precedente, in piscina a nuotare con determinazione hanno dato un buon risultato. Mi hanno anche risolto del tutto quel problema lombare che la stupida scrivania aveva causato. Osservo la mia ombra e mi sento bene. Riprendo a camminare.

C’è una macchia scura a pelo d’acqua laggiù, in fondo davanti a me. Potrebbe essere un natante. Ne ho visti altri qui in passato. C’è gente che raggiunge la spiaggia via mare, è più agevole. La macchia scura ora sembra essere rossa, è un gommone sicuramente. Mano a mano che mi avvicino prende forma. Si, è un gommone rosso, un fuoribordo. Galleggia, leggero a pochi metri dalla riva.

I gabbiani volteggiano ovunque sopra di me, il sole picchia.
Ora il gommone ha una forma ben definita. E’ ancora lontano ma si intravvede una figura a bordo. L’odore di salsedine è forte qui. Il mare, questo mare, lo amo, non potrei farne a meno. In tutte le stagioni. Il gommone è già piuttosto vicino, c’è un uomo a bordo sembra essere inginocchiato. Piegato in avanti. Continuo ad avanzare. Alla mia destra oltre la spiaggia coperta di tronchi ammassati, alcune tamerici non sembrano risentire della calura pomeridiana. La schiena di lui è ricurva in avanti, la testa rasata guarda in basso, sembra che poggi il corpo sulle braccia. Una grossa conchiglia mi punge sotto un piede mentre la calpesto. Ora lo vedo bene, sono abbastanza vicino. La sua schiena sembra ondeggiare avanti e indietro lentamente e lui continua a guardare sotto. Dietro di lui si alza un ginocchio piegato. C’è qualcuno sotto. Lui inarca ancora la schiena verso l’alto, vedo che non indossa il costume, è nudo. La pelle abbronzata fa da contrasto alle natiche bianche che non hanno mai preso il sole prima. Ora si intravvedono le gambe di lei, entrambe piegate in alto, sicuramente stesa sulla schiena,. Sembra proprio che lui le stia sopra a cavalcioni.

Il gommone per effetto della corrente ha la prua verso il mare ma ondeggia spostandosi lentamente un poco a sinistra e un poco a dritta. Sono abbastanza vicino per capire che i due sono impegnati in un gioco orale. Di lei si vedono a tratti anche i capelli neri.
Non voglio disturbare. E se mi vedono arrivare? Mi potrebbero scambiare per un guardone. Mi sento un poco a disagio, ma nello stesso tempo il mio sangue fluisce veloce attraverso le arterie del collo, come una pulsazione forte. Mi si asciuga la bocca, avverto una piccola sensazione di stordimento osservando la scena. Le natiche bianche di lui si alzano e si abbassano con regolarità. La sta pompando in bocca, lei stesa sotto. Immagino la sua bocca, piena del turgore di lui.

Non so che fare. Se proseguo passando accanto al gommone ancorato si accorgono di me. Andrò ad interrompere il loro gioco. Meglio fare finta di nulla e tornare indietro lasciandoli godere del loro piacere indisturbati. Il mio sangue circola ancora più forte. Sento come un piccolo vuoto nello stomaco. Ma io volevo arrivare alla foce del fiume che sta molto oltre. E se continuo la mia passeggiata come niente fosse? Senza prestare loro attenzione? Non so che fare, sono indeciso.

Il gommone non è molto distante da me. Ho deciso. Sono qui per andare fino alla foce, mi sono fatto già alcuni chilometri a piedi per questo e ci andrò. Passerò accanto a loro evitando se posso di disturbarli.

Ed è proprio in questo momento che lui si gira verso di me come se avesse captato la mia presenza.
Mi guarda, mi osserva, vede che cammino e non faccio cenno di fermarmi per guardare. Come rassicurato, abbassa la testa verso di lei e come io non ci fossi, continua a farsi succhiare l’uccello, tranquillamente. Le sue braccia sono forti, sulla schiena si notano i lombi in tensione, tutto il corpo e la testa rasata, tranne le natiche bianche è abbronzato e oleoso. Le gambe di lei sono affusolate. Siccome sta stesa sul fondo del gommone si intravvede appena. Il gommone si sposta un po’ con la corrente e mi permette di vedere che le gambe di lei sono divaricate. Non c’è peluria scura, il che sta ad indicare che è rasata. La sua vagina è esposta al caldo sole pomeridiano.

Lui alza la testa e ancora una volta mi guarda fisso come dovesse capire chissà che cosa. Vede che li sto osservando attentamente ma mantengo il mio passo di marcia. Mi sorride con un lieve cenno del capo, abbassa la testa verso di lei e le sussurra qualche cosa. Sembrano ridere divertiti. I miei piedi affondano della sabbia bagnata passo dopo passo. In questo momento mi trovo all’altezza del loro gommone rosso.

Lui raddrizza la schiena e alza la testa, si gira verso di me come per cercarmi, mi fa cenno di fermare, si mette un dito sulla bocca come ad indicare il silenzio e di stare fermo li dove sono. Tra me sulla riva e il gommone ci sono adesso soli pochi metri. L’albero del fuoribordo è sollevato per non strisciare l’elica sul fondo. Lui china il capo verso di lei come a bisbigliarle un segreto all’orecchio.

Sto fermo in piedi a pelo d’acqua e li vedo che cambiano posizione. Lei si gira verso di me, mi da un’occhiata furtiva, si siede a gambe piegate con la schiena appoggiata sul bordo del gommone. E’ tutta nuda. Ha delle belle tette, non molto grandi, anzi direi forse di misura un po’ ridotta, ma hanno una bella forma. Lui è quasi supino davanti a lei, la testa affondata tra le sue gambe. Immagino la stia leccando. Non deve essere una posizione comoda per lui, infatti si muovono ancora. Lei nel frattempo ha avuto modo di osservarmi senza farsi notare troppo. Forse mi valutava. Nel frattempo si è messa a pecora. Lui in ginocchio di fianco alla sua sinistra. Io sono esattamente di fronte a loro e vedo lei da dietro. Lui le passa la mano tra le gambe sotto la figa e sul culo, la sta sgrillettando bene bene. Con l’altra mano lui sembra che le stia pizzicando il capezzolo sinistro. La testa di lei ondeggia. Sa sicuramente di essere osservata. In quella posizione lei ha inteso, presumo, di mettermi la passera ben in vista. Lui mi guarda, poi gira la testa verso di lei, le dice qualche altra cosa. La mano di lui continua nel suo gioco di dita.

Sento il sangue che vaga dentro il mio corpo a velocità inaudita. Lo stomaco sembra essere ancora più vuoto, le gambe che ho rafforzato in piscina durante l’inverno sembrano cedere. Cazzo…sto qui a guardare tutto questo e non posso toccare. Loro si divertono e io qui a sbavare. No grazie non fa per me. Devo riprendere la mia passeggiata. Ho il cazzo duro sotto il costume azzurro. La gola sembra serrarsi ho bisogno di deglutire ma non ho saliva. No, non posso stare qui. E’ comunque forte il desiderio di vedere quale sarà la loro prossima mossa.

Lui continua a sgrillettarle la passera e lei a sua volta ha buttato la testa sul fondo del gommone. Mi da delle brevi occhiate ogni tanto, come volesse dirmi qualche cosa mentre continua a lavorarle la figa e forse anche il culo.

Si muovono ancora. Lui ora si stende sul fondo, la sua testa sul bordo di prua. Intravvedo che ha un bel cazzo scuro che contrasta a sua volta con la pelle bianca non abbronzata del segno del costume. Il tizio è veramente infoiato. Ora lei muove la gamba destra sopra di lui e si siede sopra l’uccello. Lo sta prendendo tutto. Lui vede che io guardo e le dice qualche cosa. Lei muove il bacino avanti e indietro, alza la faccia verso il cielo, i lunghi capelli neri la cadono dietro giù per la schiena. E’ abbronzata ovunque tranne che per un filo sottile di pelle chiara. Il segno lasciato da un mini costume topless.

Mi guardo attorno come a verificare che nessuno altro sia nei dintorni. Sento un leggero senso quasi di vergogna a stare qui a spiarli. Speriamo non passi nessuno. In passato ho visto la forestale farsi un giro da queste parti. No, non vedo nessuno. Sento solo le cicale fare casino tra il bosco di tamerici oltre le dune ora coperte di cespugli che qualche anno fa erano solo dei fili d’erba.
Mi siedo sul tronco più vicino a me. E’ liscio, bianco e spellato. Già, ora sono qui. Tanto vale rimanere, poiché sono stato invitato quale gradito ospite. E’ tutto molto eccitante.

Cambiano ancora posizione, lei ora si stende. Ho notato che mi ha dato ancora un’occhiata furtiva.
Si scambiano qualche parola, non sento quel che dicono ovviamente. Le loro parole se le porta via la brezza pomeridiana. Lui sembra indicarle il motore. Lei si stende più in basso verso la parte larga del gommone. Le gambe piegate in alto. Lui le aggiusta qualche cosa di voluminoso sotto la testa forse un telo da bagno, una sacca, chissà. Si mette di fianco sopra la testa di lei, si piega in avanti come faceva prima e si abbassa un po’. Con la mano si tiene la base del cazzo ancora duro e glielo infila in bocca. Inizia a pomparla in bocca. Si vede benissimo di qui. Lei succhia. Lui chiude e apre gli occhi continuamente, ha un lieve sorriso sulla bocca. Le braccia ben appoggiate sul bordo del gommone appagati di essere osservati.

Io sto letteralmente andando giù di testa per la scena, ma ancor di più per la complicità che si è creata, per la situazione, per il posto, la natura che ci sta attorno. E’ ovvio che sono diventato il loro giocattolo, cazzo, mi sembra che stiano abusando di me. Loro si divertono e io reggo la candela. Non è possibile. No, assolutamente no. Meglio andare via. Ho deciso, vado via. Ciao a tutti.

Guardo lui che sta affondando la sua mazza dura nella calda bocca di lei che a sua volta lo succhia con voluttà, consapevoli che qualcuno li sta a guardare. Godendo del fatto di essere osservati.
Lui alza lo sguardo verso di me, lo riabbassa, le dice qualche cosa, si volta, manda un sorriso quasi beffardo e mi fa cenno di andare da loro verso il gommone. Non ci credo. Non è possibile. Si è accorto del mio dubbio. Mi rifà cenno di andare.

Mi alzo dal mio tronco. Il sangue mi gira nel corpo a tutta velocità. Ora mi sembra di avere la testa vuota, non più lo stomaco. Le gambe mi tremano un pochino, il collo sembra gonfiarsi. Mi avvicino all’acqua, mi fermo, li osservo. Afferro l’elastico del mio costume azzurro con due dita e me lo sfilo giù dalla vita fino ai piedi. Lo tolgo del tutto. Ora sono nudo pure io, completamente. Lo avvolgo attorno al polso destro. Mi guardo attorno come a verificare che non ci siano altri intrusi. Il sole mi batte sulla schiena, Fa caldo, tanto caldo. Il mio cazzo è dritto e duro. Lo sento fiero della sua mascolinità. La vena grossa e bluastra lungo tutta la sua lunghezza è gonfia, pulsa di eccitazione. Mi si è scappellato. La gola continua ad essere secca. Fremo in esitazione. Entro in acqua, pure quella è tiepida sotto il sole pomeridiano.

Lui continua a farselo succhiare, lei sembra godere della mazza dura che ha in bocca. L’acqua mi è al polpaccio. Lui mi lancia qualche piccola occhiata di approvazione come dire, avvicinati. Anzi ora mi fa cenno di avvicinarmi lentamente, molto lentamente. Lei continua a succhiarlo. Lui se la gusta.
Ora sono nei pressi del gommone rosso. Avevo ragione, lei ha i fianchi ben arrotondati, è completamente depilata, le labbra della sua fica leggermente scure, le gambe lisce. Ha una stella marina tatuata sopra l’inguine, molto piccola. Un braccialetto d’oro a piccole maglie alla caviglia destra. I piedi sono belli, piccoli, ben formati, le unghie laccate di trasparente/avorio. La mano destra gioca con le palle di lui, le accarezza. Con la sinistra si sta pizzicando il capezzolo dello stesso lato. Muove in continuazione il ginocchio sinistro piegato in alto.

Sono arrivato accanto al gommone, l’acqua di mare mi solletica le palle, non essendo alta più di tanto. E’ una bella sensazione. Sono veramente gonfie e solide, il mio cazzo è in tiro. Mi batte forte il cuore. Lui mi fa un leggero cenno di approvazione con le sopraciglia, mi indica le gambe di lei facendo il gesto di accarezzarle e le sussurra qualche cosa. La mia mano sinistra (sono mancino) trema un poco. L’avvicino alla sua caviglia, osservo lui come a chiedergli il permesso, mi fa cenno di si con il capo. Avvolgo la caviglia di lei, stringo appena, mollo e poi leggermente e lentamente, molto lentamente salgo su per la gamba. Sento che lei ha avuto un brivido. Io continuo ad accarezzarla. Mi fermo sotto al ginocchio, la gratto un po’ con la punta della dita, poi accarezzo di nuovo. Lui sta ancora con il cazzo duro nella bocca di lei che continua a succhiarlo. Ora mi giro completamente verso la fiancata del gommone davanti a me, allungo anche l’altro braccio dentro l’imbarcazione. Con entrambe le mani incomincio ad accarezzare il corpo di lei, stesa, le gambe, le cosce. Passo la mano sulla sua passera e massaggio un poco sopra il pube . Ho tanta voglia di affondarle le dita dentro. Mi accorgo che il mio cazzo indurito sfrega contro la fiancata esterna del gommone.

Il gioco continua. Stento a credere di essere qui con questi due, partecipe del loro piacere, parte del loro godimento. E’ eccitante, sono carico. Le mie mani continuano ad accarezzarla, massaggiarla. La mia mano sinistra si ferma sul suo ventre e poi lentamente scivola giù. Ecco le labbra, le allargo, ci gioco. Pizzico il clitoride. Mi accorgo che è eccitata, umidiccia, scivolosa. Mi afferra il polso, lo ferma li e mi spinge la mano. Infilo prima un dito e poi un altro, sempre più su. Muovo le dita, le rigiro, le tiro fuori, pizzico lievemente, poi affondo di nuovo. Ora lei muove il bacino, si contorce. Continua a succhiare l’uccello di lui che ora sembra rantolare. Ogni tanto tira un’occhiata giù verso la figa di lei come a controllare che io stia facendo un buon lavoro. Lei ha smesso di succhiarlo. Tiene gli occhi chiusi, lascia andare dei gemiti. Continuiamo cosi, non so dire per quanto tempo. Afferra ancora il mio polso e si porta la mia mano tra le gambe come volermi dire di affondare le dita ancora più giù, sempre più dentro. Le muovo senza fermarmi, continuo sempre più forte. Lei inizia ad avere il fiato corto, sento che le escono dalla gola dei suoni gutturali. Cazzo quanto mi eccita. Il mio uccello duro sfrega sempre contro il gommone.

La sentiamo emette dei sospiri corti, fa dei gemiti e si scuote tutta, trema. I gemiti si fanno sempre più alti. Poi cerca il cazzo di lui e se lo infila in bocca ancora. Vedo che lui butta gli occhi al cielo e urla. Poi non capisco più nulla di ciò che sta accadendo. Ho perso la testa, sento che una frustata di energia mi sale da sotto le palle. Le mie dita della mano sinistra sono nella sua figa e con la destra mi sego. Lei ora non lo ha più il cazzo duro di lui in bocca, continua a gemere sempre più forte. Mi tiene la mano ferma per il polso con le dita affondate dentro la sua figa calda a viscida, muovo le dita sempre più forte, si contorce e lascia andare un altro lungo gemito. Vedo che lui le sta schizzando il lattiginoso sperma in faccia. Alcuni fiotti potentissimi e caccia pure lui un urlo liberatorio. Insieme a lei. Le mie gambe dritte nell’acqua fino a mezza coscia tremano. La frustata di energia esplode nel mio basso ventre. Emetto anche io un grido lungo e roco. Sento che il mio sperma caldo cola in abbondanza tra la mia pancia e la fiancata dell’imbarcazione.

Chiudo gli occhi, abbasso un po’ la testa appoggiando le mani sulla fiancata del gommone rosso per riprendermi. Respiro profondamente a pieni polmoni. Lei è ancora stesa, abbandonata alla sua soddisfazione. Con la sinistra si copre la fica come a proteggerla. Lui le sta pulendo amorevolmente con acqua di mare il viso e i capelli intrisi del suo sperma.

Raggiungo la riva mentre mi lavo l’uccello dei miei residui lattiginosi. Il sole continua a battere caldo in questo pomeriggio di luglio. Mi rimetto il costume azzurro e mi giro verso di loro. Sono scesi dal gommone. Sono ancora nudi, hanno l’acqua a metà coscia. Sono abbracciati. Lei gli ha messo le braccia intorno al collo. Lui le mani giù attorno alle natiche. Si baciano profondamente, fanno a lingua in bocca, un bacio lungo, immersi nel loro piacere. Già dimentichi di me e della mia presenza continuano ad intrecciare le loro lingue. Per loro io non esisto più. E mi allontano.

La foce del fiume è laggiù al limite della pineta, quella sottile linea azzurrognola che si confonde tra il cielo e il mare.


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