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Gay & Bisex

Ti Piace Il Bondage? (seconda parte)


di Membro VIP di Annunci69.it Grey-Heron
20.02.2025    |    2.134    |    5 7.8
"I partner imparano a comunicare e a interrompere la stimolazione sessuale prima dell'orgasmo..."
Dal racconto precedente, Ti piace il Bondage? (prima parte)
“Dopo che mi avrai immobilizzato i polsi con la cravatta, apri lo zainetto. Io sarò immobile sul pavimento. Estrai qualche corda di seta e una benda di stoffa nera. Mi benderai gli occhi. Mi legherai….
Correva l’anno 2008
(Qui lo chiamerò Paolo ma non è il suo nome vero)
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Ed ecco il martedì successivo…
Manca poco alle ore 22:00, il mio monolocale che ho diviso in zona notte e giorno è fornito di antibagno con armadio a muro e un bel bagno nuovo con doccia. La zona notte è separata da una libreria dalla zona giorno. Un comodo letto a una piazza e mezza è circondato da stampe antiche sulle pareti. Una ulteriore libreria posizionata davanti al letto ospita la tv e lo stereo. La zona giorno è arredata con un divano bianco, due sedie d’epoca, uno scrittoio, un tavolo tondo antico e due sedie di design con i braccioli. Una grande e sontuosa specchiera, primi 800, alta due metri con una ricca cornice dorata, posizionata sopra il divano, acquistata dal proprietario di un appartamento in Piazza della Repubblica che smaltiva mobili antichi ereditati. La mini cucina è a scomparsa dentro un armadio.

Si accede in casa mia da una porta-finestra con accesso al cortile privato e che a sua volta fa parte del cortile condominiale, supervisionato di giorno da un occhiuto portiere, ma non di notte. Più che un monolocale di un single, il mio alloggio potrebbe ben figurare come il punto di incontri di una elegante mignotta.

Come voluto da Paolo, mi guardo bene dall’indossare un profumo da uomo che uso spesso e mi assicuro che non ci siano tracce di incenso in casa che brucio occasionalmente. Indosso un abito blu scuro, camicia azzurrina e cravatta in tono con l’abito. Mi sono infilato sulla testa un passamontagna di seta nera, praticamente un sotto-casco da motociclista che mi lascia liberi gli occhi e la bocca. Paolo vuole così. Mi ha ordinato di acquistarlo e deve far parte del gioco.

Le luci sono basse ma le spegnerò del tutto non appena lui mi avvisa che è davanti al cancello. La serata è calda, quasi tutte le finestre del condominio sono illuminate, ho lasciato aperto il cancelletto che dal cortile da accesso al mio cortiletto privato. Pure la porta-finestra è socchiusa. Ho sistemato una cravatta rossa sul tavolino accanto al divano. Spengo tutte le luci per fare una prova, ed è quasi buio totale nel mio monolocale. Per coincidenza proprio in quel momento arriva un sms "Eccomi sono qui davanti" Rispondo "Ok entra".
Mi nascondo dietro la porta-finestra. Nella quasi totale oscurità e silenzio percepisco a malapena il mio respiro o il battito del mio cuore. Tutti i miei sensi sono comunque in allerta. Anche se so che si tratta di un gioco di ruolo mi sento improvvisamente vulnerabile. All’istante penso che il mio visitatore potrebbe essere in realtà un tipo poco raccomandabile e che questo gioco potrebbe essere un metodo per infilarsi nelle case altrui per motivi illeciti e violenti. Potrebbe anche non essere solo ma in compagnia di un complice a mia insaputa. Mi pento di aver preso la decisione di farmi coinvolgere in questa avventura e quanto essa possa essere pericolosa se le cose non andassero come previste dal programma. Con questa nuova consapevolezza il mio cuore accelera e un’ondata di adrenalina lo investe. Il senso di sicurezza della mia casa è infranto, e l’ansia si mescola alla paura. Il silenzio amplifica ogni suono: un fruscio, un passo, il cigolio del cancelletto. Il panico iniziale lascia spazio a un dilemma istintivo: chiudere la porta a chiave subito e lasciarlo fuori o affrontare l’intruso? La mente corre veloce, cercando una via d’uscita mentre il corpo resta teso, pronto a reagire. Poi mi riprendo e penso che si tratta di un gioco di ruolo e che Paolo al bar mi è sembrato piuttosto sincero. Almeno spero.

Il silenzio è rotto solo dal cigolio metallico del cancelletto che si apre lentamente. Un’ombra si muove cauta nel cortile protetta dalla alta siepe di edera, si ferma un istante, scrutando verso la porta-finestra. Indossa una tuta scura e porta uno zainetto sulle spalle. Poi, dopo aver individuato la porta-finestra socchiusa, si appresta ad entrare furtivo. L’aria è densa di attesa per me e penso che lo sia anche per lui. Dietro la porta-finestra, ben nascosto rimango immobile, controllo ogni movimento dell’intruso, gli occhi fissi sulla sagoma che avanza cauta nella semi oscurità.

Ha varcato la soglia di casa. I suoi passi sono silenziosi sulla moquette. Si muove con cautela, ignaro di dove io sia nascosto. Poi, con un balzo improvviso, lo attacco. Non c’è tempo per esitazioni. Colpisco Paolo alle spalle con una spinta, facendolo barcollare. Lui reagisce d’istinto, cercando di liberarsi. Lottiamo, urtando qualche mobile, il respiro è leggermente affannoso ma carico di adrenalina. Mi avvento alle sue spalle con rapidità, il mio braccio si stringe attorno alla sua gola. Sento i suoi muscoli tendersi mentre si dimena, cercando di liberarsi con strattoni decisi. La sua resistenza mi sbilancia, ma stringo i denti e aumento la presa. Sento il suo corpo tendersi, i muscoli ben definiti contrarsi sotto la mia presa: è forte, allenato, la sua struttura parla di ore passate in palestra. Si dimena, strattonandomi nel tentativo di liberarsi, mentre io serro la presa, cercando di non perdere il controllo della situazione. Il nostro scontro è una lotta di forza e resistenza, un corpo a corpo dove ogni fibra è tesa al massimo. Non mollo.

E ‘chiaro che questa è una lotta in apparenza ma non vera e nemmeno tanto violenta. Questo mi rassicura poiché risulta essere un gioco di ruolo come deve essere. In effetti con il fisico che si ritrova, Paolo potrebbe liberarsi di me in due secondi e fracassarmi qualche osso. Invece no, lui sta al gioco.

Un oggetto cade, rotolando sul pavimento senza danni, si tratta di una ciotola d’argento piena di caramelle.
Io, rassicurato che questo è un gioco, non mollo la presa, sfrutto il mio vantaggio e con un movimento deciso spingo il ladro a terra facendogli perdere l’equilibrio completamente. Lui ansima, immobilizzato e piegato ai piedi del divano. Sono sopra di lui. Lo tengo fermo con decisione, senza dire una parola. Il silenzio è denso, rotto solo dai nostri respiri veloci. Faccio appena in tempo a prendere la cravatta rossa dal tavolino accanto al divano e gli lego i polsi dietro la schiena.

Ora che Paolo giace a terra piegato e con i polsi legati, il mio sguardo cade sullo zaino. La zip è leggermente aperta. Lo afferro e ne svuoto il contenuto sul divano dopo aver acceso una piccola lampada. Paolo mi guarda ma del mio volto vede solo gli occhi e la bocca attraverso le aperture del sotto-casco nero che mi copre tutta la testa.

Il suo è uno sguardo di rassegnazione caratterizzato da un’espressione spenta, malinconica, segnata dalla consapevolezza dell’inevitabilità di una situazione. Gli occhi sono leggermente socchiusi, trasmettono un senso di resa interiore, mentre le sopracciglia sono leggermente incurvate verso il basso, accentuando un velo di tristezza. Il volto appare privo di tensione aggressiva, quasi svuotato, come se la persona avesse rinunciato a combattere o a ribellarsi.

Abbassa lo sguardo, le spalle curve e le ginocchia piegate in posizione fetale, in tacita accettazione. Probabilmente sta pensando a che cosa gli accadrà ora. Nella sua mente forse si affollano immagini oscure: pugni, calci, l’onta della punizione fisica. Si aspetta dolore, umiliazione? Stringe i pugni, non per ribellione, ma per prepararsi all’inevitabile. Sperare in clemenza? No, sarebbe inutile.

In ambito bondage/disciplina, la dominazione si basa sul compito del dominatore di somministrare e controllare piacere e godimento al suo partner. Il sottomesso viene immobilizzato nei suoi movimenti e quindi il suo godimento, il suo appagamento consiste proprio nella assoluta e incondizionata fiducia riposta nel dominatore, che in quel momento potrebbe fargli qualsiasi cosa, trattandolo come un oggetto di sua proprietà esclusiva. Sembra una fantasia erotica semplice da concretare ma non lo è. Se un dominatore non riesce a ispirare nel sottomesso questa sensazione di fiducia mista ad autorità, non sarà possibile avere un soddisfacente rapporto BDSM di dominazione sessuale perché la vittima non riuscirà ad affidarsi totalmente al volere del compagno. Così, mi descrisse Paolo durante il nostro incontro al bar.

Gli oggetti estratti dallo zainetto si rivelano essere una serie di corde bianche di seta di varie lunghezze e spessore e una benda di seta nera. Lo sapevo. Al precedente incontro Paolo mi ha spiegato che le corde di seta usate per il Bondage non lasciano segni sulla pelle una volta slegate. La benda sarebbe servita a coprirgli gli occhi e tenerlo in totale oscurità durante i giochi. Un cartoncino riporta scritta la parola chiave di emergenza/sicurezza. Il nome della città ripetuto tre volte. Il cellulare riposto in una tasca laterale dello zainetto è spento e li l’ho lascio.

Ora avvolgo la benda nera sugli occhi di Paolo dietro la testa dai capelli cortissimi, gli lego le caviglie ben strette con un laccio di seta dopo avergli tolto le scarpe, poi, liberati i polsi dalla cravatta rossa li lego ancora con un altro laccio. Il ladro ora è supino sul pavimento, immobilizzato in posizione fetale e bendato. Provo di immaginare che cosa stia pensando e soprattutto che cosa egli stia provando. Forse un ritorno di ricordi e sensazioni passate?

Durante il nostro incontro di conoscenza, mi ha rivelato il vero motivo di questo suo fetish. Da piccolo, quando giocava con gli amichetti a guardie e ladri oppure Indiani e Cowboys, era sempre quello che finiva brutalizzato per gioco.

Gli amichetti avevano costantemente la meglio su di lui. Era il più piccolo, il più innocente, il più gracile del gruppo. Era sempre quello a dover soccombere. Mi ha assicurato di non aver mai subito violenze sessuali, ma solo sottomissione da parte dei monelli. E la parola sottomissione gli è rimasta come un tarlo nel suo inconscio al punto che godeva ad essere sottomesso e rivivere sottomissione passiva anche da adulto. Ma non solo…godeva anche a sottomettere e usare sottili metodi di sottomissione. Non su uomini, ma su donne. Si… Paolo ha amiche donne con le quali pratica Bondage su di loro e con le quali fa anche sesso.

Il fatto di essere, gracilino e fragile da bambino, lo ha portato ad apprezzare sin da giovane la muscolosità dei maschi e su questo noi due abbiamo la stessa cosa in comune e a lui l’ho rivelato.

Per rivalsa, fin da giovane adulto si è dato al fitness e alla palestra. Gli piace ammirare ma soprattutto essere ammirato. La sua invidiabile forma fisica, la forza e le arti marziali lo rendono sicuro. Non vedo l’ora di metterlo nudo.

Lascio Paolo steso sulla moquette ai piedi del divano, lui non vede niente, è legato. Silenzio in casa. Ho acceso qualche altra lampada, mi tolgo il sotto-casco che ora non serve più e mi stendo sul letto a leggere una rivista.

La sottigliezza del gioco sta nella spasmodica attesa del sottomesso per il prossimo evento. Come si comporterà il Master? Che cosa farà? Quando? Paolo userà tutti i suoi sensi per captare qualsiasi movimento di chi gli sta attorno.
Qualsiasi piccolo rumore lo porterà ad immaginare il tipo di punizione oppure di piacere che gli verrà inflitto. Certo, perché non si infliggono soltanto punizioni ma si può, anzi si deve procurare piacere e godimento al sottomesso.

Paolo è comunque uno “Switch” e me lo ha confermato. Nel panorama variegato del BDSM, un aspetto interessante è rappresentato dagli “switch”. Ma cosa significa essere uno switch e quale ruolo svolgono in questo contesto?

Che Cos’è uno Switch?
Con il termine switch, nell'ambito della comunità di coloro che praticano il BDSM, si identificano coloro che non optano in modo esclusivo per il ruolo di dominante (Master o Mistress) oppure di sottomesso (slave), ma a seconda dei casi vivono la propria sessualità nell'uno o nell'altro ruolo.

Mi ha rivelato durante la nostra prima conoscenza che in casa ha fatto installare una scala svedese sulla quale si allena. Ma…la usa anche per altri giochi. Una volta ha legato alla scala una sua amica nuda ma bendata e l’ha lasciata li ferma per una ventina di minuti in silenzio punitivo. Poi, lui si è seduto accanto a lei facendo dei rumori con la carta stagnola da cucina. La povera non sapeva che stesse succedendo e lo ha implorato di rivelarle che stesse facendo, che le sarebbe successo. Lui zitto, rendeva il sinistro rumore della carta stagnola ancora più sinistro mentre con un dito le stimolava il clitoride. Poi, con un lembo della fredda carta stagnola le solleticava un capezzolo per poi passare a titillare ancora il clitoride. Lei provava tutta una serie di sensazioni tipo, timore, curiosità, ansia per l’ignoto, ma anche piacevoli sensazioni fisiche prodotte dal dito che accarezzava lentamente il clitoride fino a farle bagnare la fica di umori viscidi, brividi e pelle d’oca. E dopo che le ha tolto la benda dagli occhi, lei ha potuto vedere che Paolo, nudo con il cazzo dritto e duro si stava mangiando semplicemente un tramezzino avvolto nella carta stagnola. Una punta di innocente sadismo ci sta.

Il mio ladro rimane steso supino sulla moquette blu del pavimento, fermo nella posizione fetale da una quindicina di minuti quando decido che è ora di inventarmi qualche cosa. Il fatto è, che essendo la mia prima volta, non sono molto pratico. Comunque lo voglio vedere nudo e voglio godermi i suoi muscoli e questo accenderà la mia fantasia. Decido che lui dovrà subire le mie attenzioni rivolte al suo fisico muscoloso mentre sarà legato, come se lui fosse un etero non disponibile ad essere toccato da un altro uomo.

Mi avvicino, gli afferro il mento con due dita, stringo forte e gli sussurro in un orecchio. "Ti permetto soltanto di parlare per chiedermi dell’acqua da bere se hai sete". Un attimo di comprensione ci può stare nel gioco.

Ho piazzato una sedia davanti al letto. Slego le caviglie e lo aiuto ad alzarsi, gli abbasso i pantaloni della tuta e glieli sfilo via e tolgo pure i calzini ma non le mutande. Da sotto gli slip grigio noto che ha il cazzo duro e qualche macchiolina umidiccia di liquido prespermatico. Buon segno, significa che il gioco lo sta eccitando.

Ha le mani belle e forti ma vedo con piacere che pure i piedi sono ben fatti e soprattutto curati come piace a me.
In altra occasione un bel maschione militare che aveva la fissa dei piedi mi ha insegnato ad apprezzare ma ne potrei parlare in altro racconto. Mi siedo sul letto e osservo il mio ladro bendato e seduto sulla sedia, con le mani legate dietro la schiena. Il suo cazzo duro preme contro la sottile stoffa degli slip. Mi alzo, riprendo i legacci che aveva alle caviglie e gliele rilego. Poi gli libero i polsi e gli tolgo il top della tuta e la maglietta che aveva sotto. Lego ogni polso ad ogni bracciolo della sedia. Non stringo forte per sicurezza, questo è un gioco ma lui non si potrà muovere.

I pettorali sono come li ho visti in foto e con i bicipiti scolpiti, tricipiti e avambracci sviluppati, diventano un insieme da far venire la bava alla bocca, senza contare la pancia piatta e il leggero filo di pelo che da sotto l’ombelico arriva fino alla zona pubica sotto gli slip. Meraviglia di maschio. Legato e tutto a mia disposizione. Penso che non avrò altra occasione nella vita e sarà meglio godere di questa circostanza al meglio e farla diventare un ricordo unico.

Mi alzo, mi inumidisco le punte di due dita e inizio a solleticare il capezzolo destro con pizzicotti sempre più forti. Ad ogni pizzicotto Paolo emette un gemito e un fremito. Poi vado in bagno, faccio cadere un oggetto che provoca un rumore sospetto per tre volte allertando la attenzione del mio ladro bendato. Invece afferro una molletta da bucato in plastica e torno da Paolo. Gli sfioro il capezzolo più volte con la molletta che lui non può riconoscere non vedendola. Chissà a che cosa sta pensando il mio prigioniero. Apro la molletta afferro il capezzolo e la chiudo strizzandolo. Non produce un gran dolore ma produce un brivido e una smorfia di fastidio sul suo volto. Lascio la molletta a penzolare dal capezzolo mentre mi avvicino con la bocca all’altro capezzolo. Gli soffio aria calda e inizio a leccare e a mordicchiare. Gli procuro spasimi e brividi. Poi, gli tolgo la molletta e in silenzio mi stendo sul letto, mi rilasso e osservo la sua perfezione fisica a riempirmi gli occhi. Lui non sa e non vede. Attende.

Gli slip grigio hanno altre macchie umide prodotte dal cazzo in erezione. Decido che glieli devo togliere. Dall’armadio prendo una cintura di cuoio con una grossa fibbia che porto a volte sui jeans. Avvicino la fibbia al volto di Paolo e sbattendola sulla mia mano produce un indefinito rumore metallico per lui. Non so che cosa pensi il mio prigioniero ma sono certo che i suoi sensi sono in allerta. Poi, faccio scivolare a tratti la cintura di cuoio sul suo petto, sotto la gola, sulle braccia, sopra le cosce e gli batto la fibbia sul cazzo duro a piccoli colpetti. Appoggio la cintura sulla sua spalla destra e faccio in modo che la fredda fibbia metallica rimanga ferma sul capezzolo di destra. Estraggo dal frigorifero un cubetto di ghiaccio, lo appoggio facendolo scivolare da sotto il lobo dell’orecchio sinistro, lentamente giù fino alla gola e ancora giù fino al capezzolo premendolo sullo stesso per qualche attimo che ripeto più volte. Continuando giù verso l’ombelico e lungo la linea di peli fino al pube posiziono il cubetto di ghiaccio alla base del pene sul pelo cortissimo. Inizia a sciogliersi in rivoletti di acqua che bagnano gli slip. Vedo il suo ventre fremere. Tolgo il cubetto e lo getto via per evitare possibili ustioni.

Successivamente e fine serata ho chiesto a Paolo che cosa avesse provato quando gli ho passato il ghiaccio sulla pelle. Passare un cubetto di ghiaccio sulla pelle provoca una serie di sensazioni intense e contrastanti. Appena il ghiaccio tocca la pelle, si avverte un brivido improvviso, un'ondata di freddo pungente che sembra quasi bruciare. I recettori della pelle reagiscono immediatamente, inviando segnali di disagio e sorpresa al cervello. Dopo i primi istanti di shock termico, la pelle inizia a intorpidirsi leggermente, come se perdesse sensibilità a causa del freddo intenso. È stata una inaspettata ma gradita sensazione.

Mi rimetto il sotto-casco nero sulla testa. Continuo ad indossare giacca e cravatta come richiesto ma tolgo la benda dagli occhi di Paolo. Da ora in poi dovrà guardarmi mentre godo del suo corpo al mio servizio. So che a lui piace la sensazione di essere dominato da persone che nascondono la propria identità. Una persona in balia di un'altra dal volto coperto può provare un mix di ansia e impotenza. L'anonimato amplifica il senso di vulnerabilità totale, come se il tempo si dilatasse in un'incertezza soffocante.

Lui mi osserva, lo eccita l’uomo in giacca e cravatta. Come lo so? Nei giorni precedenti mi ha fatto qualche saluto in chat inviandomi delle foto prese da internet che sicuramente rispecchiano i suoi gusti. Una specie di messaggio in codice della serie: mi piace questo! Un paio di foto erano di due ragazzi muscolosi legati e seduti su una sedia. Uno era un militare a torso nudo con i pantaloni mimetici al ginocchio ma il cazzo duro libero e un basco verde tipo paracadutista sulla testa. Un altro rappresentava un atleta, forse un calciatore, un rugbista con apposite scarpe, calzettoni e una benda sugli occhi. Non indossava altro. Pure questo con il cazzo per aria. Qualche altra foto era di uomini in giacca e cravatta. Ne ricordo un paio che erano molto esplicative. Un giovane seduto su una sedia e legato con la camicia e la cravatta lasche e pantaloni alle caviglie che guardava un maturo manager dai capelli bianchi in abito scuro e con il cazzo fuori che si masturbava. Un’altra foto era di un maschio palestrato e giovane totalmente nudo visto di schiena. Le braccia unite sopra la testa e legate ad un gancio fissato allo stipite della porta. Dietro di lui un altro maschio maturo in abito scuro ma con il cazzo rigido fuori dalla patta.

Paolo ha gli slip bagnati dal cubetto di ghiaccio e sicuramente anche da una buona dose di liquido preseminale. Infatti quando gli abbasso gli slip e gli accarezzo in cazzo passando un dito sulla cappella è ovvio che ne abbia emesso in quantità. Raccolgo sulle punte di due dita la preziosa, viscosa e trasparente emissione e dolcemente la cospargo prima su tutto il glande e poi quel che rimane sull’asta del pene che sta rigido in posizione eretta.

Gli slego le caviglie e lo libero dalla costrizione delle mutande, gli accarezzo i testicoli che per effetti delle manipolazioni si sono induriti e sembrano essere belli pieni. Poi lego ogni caviglia alle due gambe anteriori della sedia. Lui non reagisce, inerme alla mia mercè. Lui è veramente un bel esemplare di maschio.

Mi avvicino e inizio ad accarezzare la sua pelle morbida, senza difetti. Adoro il suo fisico. Il solo fatto di poterlo toccare, accarezzare mi eccita e sento che i miei piani bassi iniziano a muoversi. Mi abbasso e gli lecco sotto la gola, annuso l’odore della sua pelle naturale, senza profumi. Gli titillo e poi mordicchio i capezzoli procurandogli un leggero tremolio e qualche fremito. Questa sua reazione mi eccita ancora di più. Passo la lingua sulla pancia piatta ma evito si avvicinarmi troppo alla zona inguinale come d’accordo. E mi spiace perché una bella ciucciata di cazzo gliela avrei fatta molto volentieri. Ma sono qui per godermi altro di lui. Mi alzo e mi siedo sul letto osservandolo prigioniero dei legacci di seta per alcuni lunghi minuti. Entrambi immobili ad osservarci. I miei occhi viaggiano dalla sua testa lentamente giù fino ai pettorali, ombelico. Si soffermano sul cazzo che si è leggermente ammosciato e che poggia ora verso la coscia di sinistra. I testicoli rimangono belli rotondi in evidenza. La leggera peluria cortissima sembra essere castano chiaro come anche i capelli cortissimi appena spruzzati di grigio. Un bel quarantenne. Noto le cosce ben sviluppate e pure i polpacci. Ma sono i piedi che mi attirano in questo momento.

Come già accennato un maschione, un militare, mi fece scoprire l’apprezzamento dei piedi in fatto di erotismo, sia in forma attiva che passiva. Non mi dilungo a scriverne qui ma potrei ricavarne un racconto che probabilmente farò in futuro. In sostanza, se il maschio mi piace e se le sue estremità corrispondono a certi miei parametri personali di gradimento, non esito, se la cosa piace al mio partner di gioco, ad adorare un bel piede curato e virile di uomo. E’ raro che accada ma quando accade non lascio perdere l’occasione. E in questo caso i piedi di Paolo meritano la mia attenzione.

Libero il mio ladro dai braccioli della sedia e gli lego i polsi incrociati abbastanza stretti ma senza procurare dolore. Ora ha le braccia stese sul davanti in posizione più rilassata. Libero le caviglie e lo aiuto a stendersi sul letto. Credo apprezzi lo stato di riposo dopo più di un’ora seduto su di una sedia, neanche tanto comoda. Paolo è totalmente nudo, indossa solo i legacci di seta bianchi. Gli sistemo un comodo cuscino sotto la testa. Io mi tolgo il sotto casco nero che inizia a darmi fastidio. Questa è la prima volta dopo esserci incontrati al bar che ci vediamo in volto. La luce di una lampada sul comodino è calda e morbida. Vado in bagno, lascio correre l’acqua ben calda, inzuppo e strizzo una salvietta ben pulita e una volta tornato dal mio prigioniero detergo i suoi piedi con la salvietta calda. Non per ragioni di pulizia perché lui è pulito ma perché trovo che una salvietta calda sui piedi sia rilassante. Il mio uomo chiude gli occhi e si rilassa. Ripeto l’operazione un paio di volte, poi, davanti a lui mi spoglio fino a rimanere completamente nudo. Gli tiro sul viso la cravatta verde scuro che indossavo. Un leggero segno di autoritario spregio al mio dominato.

Sono eccitato all’idea di giocare con il corpo di Paolo a modo mio, il mio cazzo è in tiro, mi si è scappellato, la grossa vena blu che lo attraversa è gonfia, i coglioni sono belli carichi. Mi inginocchio ai piedi del letto, ho davanti a me i suoi piedi. Li accarezzo ovunque, osservo la forma delle dita, sono belle, squadrate e le unghie corte e ben curate. Il piede nel suo complesso ha una bella forma virile che ben si sposa con le caviglie sottili ma i polpacci ben definiti e coperti da una morbida peluria. Mi ricorda certe statue di vigorosi e prestanti atleti in gran quantità che ho attentamente osservato ai Musei Vaticani.

Accarezzo pure le sue caviglie e le sue gambe fin dove posso. Bacio i piedi, lecco la pianta degli stessi, e inizio a succhiare gli alluci come fossero un cazzo. Passo più volte la lingua fra le dita. Lui è parecchio solleticato, si dimena un po' ma sembra che gli piaccia. Ogni tanto alzo gli occhi verso di lui e i nostri sguardi si incrociano. Ha il cazzo dritto e duro, tende leggermente verso la destra, lo ha scappellato sebbene le mani siano legate. Ogni tanto emette dei gemiti. Salgo sul letto davanti a lui, metto il cazzo duro tra i suoi piedi e inizio a segarmi con gli stessi in un erotico foot-job. Gli ordino di muovere lui i piedi e segarmi l’uccello. Ho il cazzo che mi scoppia e mi fa quasi male lo sfregamento. Emetto copiose gocce filacciose di pre-cum che vanno ad imbrattare le sue dita.

Penso che sia il momento di farlo impazzire con delle seghe edging, stop and go. L'edging per chi non lo sapesse è un metodo per allungare il tempo necessario per raggiungere l'orgasmo durante il sesso. I partner imparano a comunicare e a interrompere la stimolazione sessuale prima dell'orgasmo. Ciò non solo ritarda l'orgasmo, ma può rendere gli orgasmi più intensi quando finalmente arrivano.

Ho dell’olio di mandorla sempre pronto per queste necessità e a volte mi tiro io delle seghe oliandomi il pisello. Mi posiziono di fianco al mio maschio, gli sposto leggermente le braccia con i polsi legati. Questa volta lo bendo con la fascia nera. Gli faccio colare dell’olio sulla cappella che a sua volta scivola lungo l’asta del cazzo. Mi ungo le mani e inizio una dolce sega. Gli ordino di non sborrare e di avvisarmi se sente che sta per eiaculare. Adoro manovrargli il cazzo. E’ bello duro e caldo. Le mie mani lo rendono ancora più caldo. "Ora, fermati" esclama. Mollo la presa e attendo che passi la sensazione di imminente orgasmo. Non è facile per Paolo resistere. Per ben sette volte ripeto questa piacevole tortura, sgridandolo anche a voce alta e dandogli pure degli schiaffetti sui testicoli. Lo lascio riposare. Il cazzo gli diventa barzotto e poi bello morbido. Come vorrei succhiarlo. Mi lavo le mani in bagno e quando ritorno da lui noto che l’uccello ha emesso ancora del liquido prespermatico. Gli scappello il cazzo e gli solletico il glande viscido procurandogli brividi e tremori. “Nooo…non farlo ti prego, potrei venire”. Stop! Mi fermo.

Gli ordino di alzarsi (ha i piedi liberi da legacci) e lo accompagno bendato in bagno. Apro le porte della cabina doccia. La parte alta del binario che guida la chiusura delle porte aperte rimane libera. Un ottimo punto per legare i polsi a braccia alzate sopra la testa. Gli ordino di allargare le gambe. Lo osservo di schiena. Un Dio greco, spalle larghe bacino stretto, gambe tornite e due chiappe tonde e dure. Legato, bendato e tutto per me.

Gli accarezzo tutto il corpo, mi soffermo sui punti che mi eccitano di più, come i pettorali. Gli passo la lingua ovunque tranne che nelle zone interdette come da accordi. Pure io sono nudo e tremendamente eccitato. Mi metto di fianco sulla sua destra, gli appoggio il cazzo duro sulla coscia in modo che percepisca che sono veramente arrappato. Gli soffio nell’orecchio e glielo lecco mordicchiando il lobo. Ho avuto l’accortezza di portarmi dietro l’olio. Ne verso una quantità sulla mia mano destra e incomincio a masturbarlo forte forte poi dolcemente avendo cura di stimolargli il glande. Lui ansima e respira forte con il naso. Mi accorgo che ha qualche leggero tremore, i muscoli sono tesi. Mi chiedo che cosa stia provando interiormente nell’oscurità della benda sugli occhi. Io continuo la sua masturbazione mentre gli sfrego il mio cazzo duro sulla gamba. “Paolo…dimmi quando sei pronto per venire”

“Ora…ecco ci sono…siiiiii…” esclama. Io continuo la masturbazione mentre una infinità di schizzi di caldo sperma mi riempie la mano, imbratta la parete della doccia e si perde ovunque. Lo sento rilassarsi.

“Ora ti libero, fatti una doccia calda, questi sono asciugamani puliti, vai tranquillo…io ti aspetto di là.”

Finita la doccia, Paolo mi raggiunge. Sono sul letto, indosso soltanto una Tshirt. Lui si siede a gambe incrociate accanto a me. Parliamo di vari argomenti ma nulla in riferimento a quanto è successo. Poi improvvisamente mi dice che per essere stata la mia prima volta sono stato piuttosto bravo e mi da parecchi suggerimenti per migliorarmi nella prossima esperienza insieme a lui e che mi saranno utili in futuro se vorrò praticare un po' di soft Bondage.

“Hai per caso nel guardaroba uno smoking per la prossima volta?” mi chiede. “Con la farfalla? E la fascia in vita?” gli chiedo. “Magari, si mi eccita tanto…” mi risponde.

Mi alzo dal letto, prendo la benda nera e con un sorriso gli dico di avere pazienza per un po'. Lo bendo ben stretto.
Mi dirigo nell’anti bagno dove ho il guardaroba e mi vesto. Ritorno da lui, mi fermo in piedi davanti al letto. “Ora, Paolo, togliti la benda”. Se la toglie e mi osserva con sorpresa e stupore. “Non ci posso credere!” esclama.

Indosso uno smoking a doppio petto nero di E.Zegna con farfalla e fascia a vita bordeaux scuro sopra la camicia bianca. Un regalo aziendale per celebrare il nuovo secolo la notte di capodanno 1999/2000. Usato finora solo per quell’evento. Sta ancora nel mio armadio.

Mi ordina di spogliarmi, di riporre lo smoking per la prossima volta e di stendermi accanto a lui. Mi accarezza il cazzo che drizza subito la testa, chiudo gli occhi e mi lascio masturbare dolcemente fino a godermi un orgasmo profondo.


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