Gay & Bisex
Incontri, lussuria, carnalità,delusioni. (1)
di Grey-Heron
16.12.2024 |
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"Gli chiedo come fanno ad averlo e ridacchiando in modo sarcastico mi raccontano che è stato trovato sul pavimento di una stanza del casino..."
Collage o mosaico? Incontri, lussuria, carnalità, delusioni.Aprendo questo racconto, non si trova una storia da seguire, ma porte da attraversare.
Un collage di brevi racconti è un mosaico narrativo. Un intreccio di frammenti di vita vissuta, di immagini nitide, di ricordi, emozioni vivide, momenti sospesi e mondi che si incrociano. E oltre ogni porta, forse, c'è un frammento anche del tuo racconto.
1 Il leccapiedi
Sto camminando in pineta al tramonto estivo con la speranza di un incontro casuale da consumare nascosto tra i folti cespugli. Gli alti pini marittimi si stagliano contro il cielo tinto di arancione, rosa e oro, creando un gioco di luci e ombre sul terreno sabbioso e ricoperto di aghi di pino. L'aria è dolce e salmastra, mescolando il profumo del mare con l'aroma resinoso dei pini e al canto delle cicale.
Indosso una semplice maglietta bianca e jeans slavati piuttosto attillati e senza mutande per mettere in evidenza il pacco.
Le scarpe assai vissute sono le tipiche scarpe da tennis di tela bianca, le famose Superga. Incrocio un uomo sulla sessantina che si mostra interessato ma non lo sono io. Mi infilo la mano dentro i jeans e mi sistemo meglio il cazzo che continua a muoversi. Lo sento bello caldo e barzotto.
Improvvisamente dal folto della pineta sbuca un ragazzo sulla ventina. Ci basta incrociare gli occhi per capire che abbiamo voglia; senza dire una parola lui ritorna nel folto della pineta e io lo seguo. Troviamo un posto tranquillo. Mi spinge con la mia schiena contro un pino, mi alza la maglietta e mi succhia i capezzoli. Sento i brividi. Vorrei ricambiare ma lui ha altri interessi. Si inginocchia, mi toglie una scarpa, se la porta al viso e inizia ad annusarla. Poi mi prende il piede nudo, lo bacia, lo lecca, mi succhia l’alluce come fosse un cazzo. Devo tenermi al pino per non perdere l’equilibrio. La prima volta che incontro un leccapiedi.
Sono veramente eccitato. Alzo la gamba e porto la pianta del piede all’altezza del suo viso e glielo strofino in faccia in modo deciso e autoritario. Lui mi guarda, ha occhi belli e scuri, mi afferra per la caviglia, si porta il piede alla bocca e me lo lecca sotto con cura e passione in modo servizievole e sottomesso. Godo ad essere il suo padrone. Dopo aver leccato riprende la scarpa che odora di usato e sudato e annusa ancora.
Noto che ha preso a segarsi il cazzo mentre lecca e annusa il mio piede. Arriva un tipo che sembra comparire dal nulla, ci osserva per qualche minuto poi se ne va. Sento che il ragazzo con il mio alluce in bocca emette una specie di grugnito e vedo che si sborra sulla mano mentre si sega. Poi si alza e in tutta fretta scopare svelto tra i pini verso il sentiero senza dire una parola.
2 Gavino e la mancata occasione
Sono a Londra per imparare inglese, ho diciannove anni. Lavoro in un grande magazzino a rimettere in ordine gli scaffali. Ci lavorano altri ragazzi da tutto il mondo tra i quali Gavino un bel ragazzo coetaneo, moro, tipo mediterraneo, portamento maschio, sardo. Ci incrociamo spesso e si scambia qualche parola. Poi un giorno abbiamo il tempo di parlare un po' più a lungo. Tra i discorsi mi racconta che ha due amici in Francia e un amico sardo che lavora in Germania il quale gli ha confessato di essere bisex. Gavino mi dice che la cosa non lo disturba affatto che questo sia bisex. Trovo strana questa sua affermazione. Al termine della pausa mi chiede se voglio andare a cena da lui questa sera per un piatto di spaghetti. Accetto.
Vive in un ampio monolocale tipo loft. Parliamo del più e del meno mentre cucina. E’ un bel maschio. Durante la cena mi dice che posso dormire da lui altrimenti dovrei aspettare il bus notturno per tornare oltre il Tamigi. Rispondo che non sarà un problema tornare di notte e che è molto gentile a offrirmi la possibilità di restare.
Nei giorni successivi ci incrociamo sul lavoro per qualche breve saluto. Solamente mesi più tardi quando mi aprii al mondo gay mi accorsi di avere stupidamente perso una occasione d’oro. Il Gavino che mi lancia un messaggio raccontandomi del suo amico bisex. L’invito a cena. L’invito a restare per la notte. Ero giovane, inesperto e imbranato.
3 Bordello sudamericano
La nave fa sosta tutto il giorno in Colombia, precisamente a Cartagena. Alcuni scafati membri maschi ed etero dell’equipaggio mi convincono ad andare in un casino a puttane. Una chiavata costa pochi dollari. Sono in un periodo della mia vita che non so se andare a figa o a maschi. Ovviamente i colleghi non sanno di questa mia incertezza. Accetto di andare con il gruppetto.
Si tratta di un bar con molti avventori dal porto e donne più o meno giovani, più o meno segnate dal tempo. Il locale è incastrato in un vicolo polveroso ai margini della città. E’un luogo che trasuda decadenza. All'interno, l'aria è impregnata dell'odore pungente di rum economico, sudore e fumo stantio, con vecchie ventole al soffitto che sembrano girare più per abitudine che per efficienza. Quando le donne ci vedono arrivare cercano la nostra attenzione.
Una ragazza giovane e rotondetta piuttosto sfacciata mi invita a scopare per una somma di dollari che non ricordo. Accetto più per obbligo verso i colleghi marinai che per il mio piacere e ci rechiamo in una stanza tipo motel al piano superiore. Le pareti della stanza, un tempo colorate, sono ora macchiate di muffa e decorate con foto sbiadite. Ci spogliamo, lei mi masturba e grazie ai miei vent’anni mi viene il cazzo duro subito.
Con il condom la chiavata ha un prezzo, senza condom costa il doppio. Un pompino ha un altro prezzo. Scelgo per il condom. Lei si stende di schiena a gambe aperte, le monto sopra, infilo il cazzo su per la figa. E’ tutto molto squallido e meccanico. Ci do dentro per un po in attesa di svuotarmi i coglioni. Lei mi dice di fare presto perché sa che stanno arrivando altri marinai. Mi sfilo dalla figa senza avere sborrato e alquanto contrariato per questo suo commento di merda. Mi chiede il perché e se è stata brava. Getto il condom nel cestino. Senza risponderle butto i dollari pattuiti sul letto ed esco dalla stanza.
Ritorno al bar, mi faccio una birra gelata. Dietro il bancone si muove un barista taciturno, probabilmente con un passato misteriosamente oscuro. Esco dal postribolo e in taxi torno a bordo. Salgo la passerella, cerco la mia tessera di identità nelle tasche ma non la trovo. L’ufficiale di guardia mi da comunque accesso, ci conosciamo tutti a bordo. Nel tardo pomeriggio mi chiamano dall’ingresso e il solito ufficiale e altri colleghi suoi mi restituiscono il mio documento di identità. Gli chiedo come fanno ad averlo e ridacchiando in modo sarcastico mi raccontano che è stato trovato sul pavimento di una stanza del casino. Ora tutti sanno che sono andato anche a puttane e dove.
4 L’arma nel cassetto
Verso la mezzanotte di una calda serata estiva. Sto camminando tra le dune che dividono la spiaggia dalla pineta. Sono ricoperte da una bassa vegetazione resistente alla salsedine e all'aridità che trattiene la sabbia, formando una barriera naturale. Come sempre ci sono tanti maschi che vagano in pineta, tra le dune, oltre le barriere di sassi che con le mareggiate fungono da frangiflutti.
L’unico stabilimento balneare che si trova in questo lembo di spiaggia naturale mantiene un paio di lampade accese tutta la notte. Questa fauna umana notturna è qui per fare sesso. Ombre che si cercano, che si trovano, che si nascondono nel folto della pineta a consumare incontri fugaci a volte soddisfacenti a volte deludenti. Si tratta soltanto di libidinoso sfogo fisico.
Ritorno verso lo stabilimento e l’adiacente parcheggio pieno di macchine. Passo attraverso le cabine adibite di giorno a doccia e mi imbatto in un bel maschio forse sulla quarantina, alto e ben piazzato, capelli a spazzola. Sta appoggiato al muro in attesa di essere rimorchiato.
Le lampade del bagno rischiarano la scena. Mi fermo davanti al tipo, ci guardiamo in faccia. “Ciao”, “Ciao”. La conversazione che segue è la solita di circostanza ma allo stesso tempo ci valutiamo a vicenda. Lui mi piace, è un bel maschione, voce grossa, atteggiamento virile. Gli chiedo se gli va di imboscarci insieme. “Si ma non qui, andiamo altrove con la mia macchina” mi risponde.
Abbiamo lasciato il paese e ci siamo inoltrati in campagna lungo una strada bianca sterrata che lui conosce. Arresta la vettura dietro alcuni grossi alberi e mi dice che gli piace stare completamente nudi in macchina per car sex. Sta bene pure a me. Vedo che da sotto la camicia e la cintura estrae una grossa pistola dalla canna piuttosto lunga e mi guarda fisso e in modo serio. Non so più a che pensare e vado in panico. Sento gelo lungo la schiena. Mille angoscianti pensieri mi frullano per la mente in pochi secondi. “Questa me la porto sempre dietro per sicurezza, in questi posti non si sa mai, la uso per lavoro, stai tranquillo” e la ripone nel cassetto davanti a me, lato passeggero. Siamo totalmente nudi, i cazzi duri, ci slinguiamo la bocca. I sedili della vettura reclinati. Gli spompino il cazzo, anzi glielo divoro. E’ il mio maschio con la pistola. Ora solo all’idea che qui accanto ho una arma letale mi eccita.
Fa caldo in macchina. Usciamo. Lui mi appoggia alla portiera posteriore di schiena, mi allarga le gambe e si abbassa davanti a me prendendomi il cazzo in bocca succhiandolo bene. Mi lecca le palle. Gli dico di leccarmi l’interno delle cosce. Impazzisco. Mi obbliga a girarmi e dargli la schiena. Mi allarga le chiappe e mi lecca il buco del culo. Poi si alza e inizia e sfregarmi il suo cazzo bello tosto tra il solco del sedere mentre con una mano mi sega. Sento che mi sborra sul culo. E’ un getto caldo. Più o meno allo stesso tempo la sua mano fa sborrare pure me. Mi rigira e mi tira verso di lui per un lungo bacio a lingua in bocca. Il cielo è coperto da un tappeto di luminose stelle.
Seguiranno parte 2 e 3
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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