incesto
La mia mamma 1º parte
di Liliana1980
15.12.2021 |
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"La guardai andarsene indossando quel completo giacca-pantalone che portava sempre quando doveva incontrare i clienti o andare in tribunale..."
Salve amiche e amici, oggi pubblico la prima avventura di Alvin come protagonista.Ho cercato di scriverla in modo molto dolce e sensibile, anche se si tratta di un’ argomento un po' scabroso,come può esserlo l’incesto, specialmente quello fra mamma e figlio.
Venerdì sera, cena al ristorante con i colleghi di lavoro di mamma. lei è un noto avvocato, 39 anni, compiuti da tre mesi, vedova da 5 anni.
Il mio nome è Alvin 19 anni compiuti da poco.
Non volendo andare a quella cena da sola, mi chiese di accompagnarla, cosa che feci molto volentieri, mi sentivo importante a farle da accompagnatore, dopo la sparizione di papà, lo facevo spesso.
La serata trascorse velocemente e in modo piacevole.
Fortunatamente essendoci altre persone estranee, oltre me, gli avvocati non parlarono di lavoro.
Mamma fu la prima a salutare la compagnia, non le piacevano molto quelle riunioni.
Ritornammo a casa che erano quasi le 10, troppo presto per andare a letto.
Fu mamma a fare la proposta.
“che ne dici di metterci comodi e guardare un po di televisione?”.
“niente in contrario, vado a cambiarmi”.
Lo stesso fece lei.
Ritornai con addosso i pantaloni della tuta e una maglietta, mamma invece si era presa alla lettera, spogliandosi completamente; indossava i pantaloni del pigiama e pure lei una larga maglietta,sotto non aveva nulla, si notava facilmente.
Ci siamo seduti sul divano e visto che per televisione non davano niente di interessante, abbiamo cominciato a parlare di varie cose, ad un tratto mamma cambiando completamente discorso.
“Alvin da quanto tempo non ci coccoliamo più come facevamo una volta quando eri più piccolo?”.
“beh! da un bel po’ di anni”.
“vieni qui vicino a me, dai, non ti vergognerai spero?”.
“beh!, se ci fosse qualcuno lo sarei, ma visto che siamo soli”.
Mi sono avvicinato e lei mi ha preso fra le braccia stringendomi stretto come faceva quando ero un bambino.
Siamo rimasti così per un bel po’,la testa appoggiata al suo grembo,le braccia attorno alla sua vita, mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli.
Ad un tratto ho sentito il suo petto sussultare,ho alzato gli occhi,i suoi erano pieni di lacrime.
”mamma che succede?”.
“nulla bambino mio, nulla, solo dolorosi ricordi, continua a tenermi stretta, mi sento protetta fra le tue braccia”.
Non sapevo cosa pensare, mamma sempre così energica, forte, indipendente, stava chiedendo a me di proteggerla!!.
Che fare? l’ho abbracciata ancor più forte, più stretta, passandole un braccio sopra la spalla, volevo sentisse tutto il bene che le volevo, che sapesse che poteva contare su di me, che sentisse che ero un uomo, pronto a difenderla da tutto e da tutti.
Ho cominciato ad accarezzarle la schiena, il suo corpo aderiva al mio in questo abbraccio, ma per fare questo mi ero sollevato un po’, ora mi teneva come quando succhiavo il seno.
“il mio bambino, il mio bel bambino diventato uomo che protegge la sua mamma”.
La lasciavo dire, sentivo che le faceva bene.
“come sarebbe bello tornassi bambino come quando ti allattavo, che momenti meravigliosi”.
Non sapevo cosa dire, ne cosa fare, immaginavo che tutta quella nostalgia fosse per la mancanza di papà, per quello che avevano vissuto, aderii ancor di più al suo corpo.
Volontariamente od involontariamente,la mia bocca si appoggiò al seno, una scossa tremenda dentro di me, il capezzolo era duro, eccitato, probabilmente stava pensando a papà e ai bei momenti passati con lui.
Mamma ha una cosa particolare che lei chiama difetto, quando ride o si emoziona e io aggiungo, anche quando si eccita, il capezzolo si allunga parecchio.
Ora era lì a contato delle labbra che spingeva in fuori la maglietta, che voglia di aprirle.
Non avevo il coraggio di muovermi o meglio non lo volevo, siamo rimasti così per non so quanto tempo, tanto che avrei voluto fermarlo.
Dio mio cosa mi stava succedendo?
Quella che sto abbracciando è mia madre!!
Ma questo non impediva al mio sesso di eccitarsi.
Per quanto tempo rimanemmo così? Secondi, minuti,ore, chi può dirlo?.
Ad un certo punto si è come svegliata, mi ha sollevato la testa e guardandomi.
”va tutto bene bambino mio, non preoccuparti è bello stare fra le tue braccia,dobbiamo farlo più spesso, specialmente quando siamo soli,ma ora è meglio andare a letto”.
Mi ha fatto una lunga carezza e dato il solito bacio sulle labbra, un po’ più lungo del solito, ma forse era solo un’impressione dovuta alla mia eccitazione, un po’ più umido, sicuramente colpa delle lacrime.
Sono rimasto seduto, non avevo il coraggio di alzarmi, non volevo vedesse l’eccitazione che era esplosa dentro gli slip, cosa avrebbe pensato? .
Lasciò finalmente la stanza, solo allora riuscii ad alzarmi.
“Dio mio cosa stò facendo, cosa stò pensando?”.
Mi sono preso la testa fra le mani e ho cominciato a dire a me stesso:
“sono malato, mio Dio sono malato, sono un perverso, un porco, un incestuoso”
Aggiungete voi quello che vi pare.
Ma tutto questo avveniva solo in una meta della mente, nella metà sana!! l’altra, quella malata, ne era felice, avrebbe voluto andare avanti, mi sgridava dicendomi quello che avrei dovuto fare.
Ho urlato alla mente.
“basta, basta, lasciami in pace, non voglio desiderare mamma”.
Mi sono alzato, sono uscito in giardino, volevo calmarmi un po', l’ho fatto urlando al cielo, fino a formulare il proponimento che non avrei più osato pensare una cosa del genere.
Raggiunta la calma, sono rientrato, ho cominciato a salire le scale per andare in camera mia, stavo per entrare quando ho sentito l’acqua della doccia.
Ogni proponimento appena formulato è andato a farsi friggere, dentro di me non avrei voluto, ma la voglia era ancora lì che me lo ricordava, bastava vedere il rigonfio nei pantaloni della tuta, ha vinto l’eccitazione, la perversione.
Mi sono avvicinato al bagno, la porta era leggermente socchiusa, eccola lì in tutta la sua bellezza di donna matura,il corpo coperto d’acqua, le mani che l’accarezzavano, il seno con i capezzoli eretti, il centro del piacere invitante con tutto quel pelo nero.
Dio mio quanto era bella.
Non ho resistito, mi sono abbassato la tuta e gli slip, il pene è uscito con prepotenza, forte della sua durezza e voglia, l’ho impugnato e con quella bellissima donna davanti agli occhi, ho cominciato a masturbarmi lentamente, volevo godere ogni attimo di quella visione,no,non c’era più mia madre, c’era una donna con un corpo fatto per ricevere e dare amore e piacere, avrei voluto entrare, abbracciarla, farle vedere quanto grande e forte era il mio desiderio.
Non ho avuto il coraggio di farlo.
Continuai a masturbarmi, il pene sembrava scoppiasse tanta era la sua tensione,sentivo i testicoli pieni di lava incandescente è stata un’eruzione, mai avevo provato una cosa così squassante.
Sono rimasto li ad ammirare il pene che eruttava, sembrava non finisse più, le gambe che cominciavano a cedere, non capivo più nulla,avrei voluto urlare, ma la ragione ha avuto il sopravvento, mi sono allontanato giusto in tempo,avessi tardato qualche secondo, sarebbe uscita.
Mi sono rifugiato nel letto, tremavo, la mente in fiamme, mi sentivo sporco, mille pensieri.
Chi ero?
Chi sono?
Un mostro?
Un pervertito che ora ha tolto l’ultima barriera di pudore.
Ho spiato mamma, mi sono masturbato guardando il suo corpo, ho pensato e desiderato di possederlo.
Ma che figlio sono?
No, non un figlio, ma un porco che sogna di possederla, di fare sesso con lei, di stare nel suo letto, altro che uomo su cui contare in caso di bisogno, su cui appoggiare la testa, Dio se sapesse che figlio degenere si ritrova.
Ho cominciato a piangere, lacrime amare, molto amare, il corpo in un continuo sussulto, infine un sonno agitato si è impadronito di me.
Mi sono svegliato in preda ad una forte agitazione, come dovevo comportarmi, confidarmi? tacere?.
Mamma era in cucina,aveva preparato la colazione,un bel sorriso le illuminava il viso, fu quello a farmi decidere, silenzio assoluto.
“buongiorno Alvin, dormito bene?”.
“si mamma”.
Mi avvicinai e le diedi un veloce bacio sulla guancia.
Iniziai a consumare la colazione, non osavo alzare gli occhi, avevo paura di incontrare i suoi.
“oggi starò fuori tutto il giorno, devo incontrare un cliente per una fusione di aziende”.
“va bene ci vediamo questa sera”.
“sono d’accordo con la nonna che vai a pranzo da lei”.
“va bene mamma”.
Quando finii di fare colazione, lei era pronta per andare all’incontro.
Mi alzai per salutarla, sempre tenendo gli occhi abbassati.
Quando le fui vicino, mise la mano stretta a pugno sotto il mento,alzandomelo in modo la guardassi negli occhi, i suoi erano molto seri.
“la prossima volta, non lasciare tracce, prima di uscire vai a pulire”.
“ma non ho lasciato..”
Mi sono morso la lingua,ma oramai il danno era fatto,ero caduto nel tranello.
“non ne ero sicura, ma vedo che avevo ragione,ieri sera mi hai spiato mentre facevo la doccia,speravo di essermi sbagliata,ma a quanto pare aveva ragione la mia parte di avvocato..”
Appoggiò le labbra sulla guancia, un bacio veloce,da mamma a figlio.
Si staccò continuando a guardarmi seriamente.
“a questa sera, abbiamo molte cose da chiarire, e molte cose che dovrai spiegarmi”.
La guardai andarsene indossando quel completo giacca-pantalone che portava sempre quando doveva incontrare i clienti o andare in tribunale.
Normalmente,quando era a casa o andava a fare la spesa, indossava,la amata mini che metteva in risalto le sue belle gambe,un giorno le chiesi perchè non la portasse sempre
"quando sono in riunione o in tribunale,voglio che ascoltino quello che stò dicendo e non essere distratti dalle mie gambe"
Sorrisi ricordando quelle parole e ammirando il fondoschiena modellato dai pantaloni.
Come eravamo d’accordo andai dalla nonna, immediatamente dopo che mamma se ne era andata.
Arrivai da lei in tarda mattinata.
Viveva un pò fuori città, in una zona panoramica, mi affascinava quel posto e appena potevo ci andavo.
Oltretutto mi piaceva stare con lei, pur avendo quasi 60 anni, li portava magnificamente ed in modo giovanile,diciamo che era la copia,più anziana,di mamma.
Anche lei era vedova, si, avete letto bene, gli uomini della nostra famiglia, avevano parecchia sfiga,più di una volta mi sono toccato per scaramanzia.
Nonna era diventata procuratrice presso il tribunale dei minori, questo non è importante per la storia che stò raccontandovi, ma è per arricchire le informazioni sulla mia famiglia.
Mangiammo con allegria anche se il mio pensiero era sempre rivolto a quello che sarebbe avvenuto quando sarei rientrato a casa.
Per tutto il giorno ero in un mondo tutto mio, tanto che la nonna se ne accorse.
“ehi!,ragazzo che hai?”
“nulla nonna perchè?”
“è la terza volta che ti faccio la stessa domanda e tu non rispondi, chissà dove hai la testa, per caso hai qualche problema di studio, o peggio di cuore?”
Non potevo certo dirle il motivo, inventai una piccola scusa.
“lunedì ho un tema e sono preoccupato, non mi sento pronto”
“posso aiutarti?”
“grazie, ma lo sai che mamma non vuole e molto intransigente sull’argomento”
“si, lo so come la pensa,ero anch’io come lei,non per niente sono procuratrice e non mi piacciono le scorciatoie,perciò dacci dentro e preparati”
“va bene nonnina, ma dimmi,come era mamma da studente?”
“una stakanovista, non le bastava essere la più brava, voleva essere la migliore”
“allora io sono una piccola delusione, sono bravo, ma non il migliore”
“guarda che come tua madre ne nascono pochissime e va bene così, altrimenti noi procuratori, potremmo chiudere, se avessimo contro avvocati come tua madre”
Proprio in quel momento,squillò il telefono.
“è tua madre, vediamo cosa vuole”
Parlarono per un pò, alla fine sentii la nonna dire.
“tranquilla bambina, non c’è nessun problema”
Rimise giù il telefono.
“tua mamma deve partire immediatamente per Ginevra, ci sono delle complicazioni nella fusione a cui stà lavorando, non può venire a salutarci, ha appena il tempo di passare da casa per prendere i vestiti di ricambio e andare all’aeroporto, spera di essere a casa per lunedì sera o al massimo martedì”
Non so che faccia feci, probabilmente era visibile la delusione per il mancato incontro serale, nonna, fortunatamente non sapeva il motivo.
“non essere triste ha detto che appena consegnato il bagaglio ti chiamerà e poi, non sei felice di stare con la tua nonnina?”
Sorrisi a quella domanda, lo sapeva benissimo che mi piaceva stare a casa sua.
In poche parole avrei dovuto rimanere suo ospite per ben 4 giorni, giorni che avrei passato ad arrovellarmi il cervello, pensando a quello che mi avrebbe detto mamma.
Mannaggia quanto tempo.
Mamma ritornò il martedì sera.
Io ero gia ritornato a casa e la stavo aspettando.
Come sentii la macchina, uscii per aiutarla col bagaglio.
“ben tornata mamma”
“grazie, sei stato bene con la nonna?”
“come sempre”
Mi aspettavo il nostro solito abbraccio, invece, mi porse la guancia per un veloce bacio.
Una freddezza che non mi aspettavo, o meglio speravo non ci fosse.
A parte questo, non disse nulla, anzi, fu molto più riservata del solito nei giorni seguenti.
Quando andava in bagno, chiudeva la porta, e così quella della camera.
Non era mai accaduto dopo che papà se ne era andato in cielo.
Quando girava per casa, lo faceva in modo da non essere troppo casual, anzi oserei dire, che vestiva in modo quasi monacale, ed evitava assolutamente quegli atteggiamenti confidenziali che sempre aveva tenuto nei miei confronti.
Altro particolare, cominciò ad indossare il reggiseno.
Non avevo il coraggio di affrontarla e chiederle il motivo di quel cambiamento, troppa paura della sua, prevedibile, reazione.
Avrei voluto che mi dicesse in faccia quello che pensava, pur che ritornasse ad essere l’amorevole mamma di prima.
Passarono diversi giorni prima che decidesse di affrontare l’argomento che ci aveva in qualche modo allontanati, ma soprattutto, scombussolati, almeno io lo ero, e immagino pure lei.
Era ancora un venerdì sera, quando, appena rientrata, mi disse.
“noi due dobbiamo parlare molto seriamente, lo so dovevo farlo una settimana fa, mi sono presa un pò di tempo per rifletterci e leggere dentro di me.
Aspettami quì, mi faccio la doccia, ceniamo e poi parliamo”
Non c’era nulla da dire, se non aspettare il suo ritorno.
Cenammo in un clima falsamente allegro, come stava avvenendo da quando era rientrata da Ginevra, la tensione si poteva tagliare con un coltello, in me era notevole, lei non lo dava a vedere, faccia da avvocatessa anche con me.
Sparecchiammo la tavola, lavammo le stoviglie, mamma non vuole lasciare nulla di sporco.
“bene, vieni andiamo in salotto”
Ci sistemammo sul divano, ma ben distanti da come eravamo abituati stare, quando guardavamo la tele, oltre a questo, non aveva volutamente accenderla, segno che quello che aveva da dirmi era molto importante e non voleva che qualcosa sviasse l’attenzione.
“lo so che deve essere stato un inferno per te questa ultima settimana, per come mi stavo comportando, lo è stato pure per me, te lo assicuro”
Volevo cancellare tutto, perciò feci un lungo respiro e dissi quello che avevo dentro di me, quello che centinaia di volte avevo pensato di dirle.
“mamma ti chiedo scusa per quello che ho fatto, è stata una cosa veramente vigliacca, non lo farò più e non è una promessa e un giuramento, però è inutile ti nasconda che fisicamente mi piaci tanto, ma soffocherò il tutto, pur di ritornare a volerci bene, mi manca il tuo amore di mamma”
Mi guardò fissamente negli occhi, non c’è la feci a sostenere quello sguardo, ora capivo perchè i testimoni crollavano sotto i suoi interrogatori.
Però vidi che il viso era disteso in un dolce sorriso.
“ora lascia che sia io a parlare, credi che non me ne fossi accorta, che da parecchio tempo mi spiavi sotto la gonna e ti confesso che la cosa all’inizio mi aveva parecchio imbarazzata, poi hai alzato il tiro, non ti accontentavi a sbirciare nella scollatura, mentre facevo la doccia, mentre mi cambiavo, sei arrivato a prendere le mutandine che avevo usato e, che buttavo nella cesta, per masturbarti, non fare quella faccia, lasciavi segni inequivocabili, ho avuto paura che stessi diventando un feticista sessuale”
A questo punto mi sentii autorizzato ad intervenire.
“mamma non lo sono, te lo posso assicurare, ho una forte attrazione per te, mi piaci e non posso nasconderti che ho continuato a masturbarmi pensandoti, ma ti ho giurato che non lo farò mai più, ci tengo lo sappia, ma non sono un maniaco, almeno spero”.
“ne sono convinta, ma ho dubbi sulla tua promessa”
Finalmente avevamo affrontato il discorso, in un certo senso mi sentivo libero, qualsiasi cosa fosse accaduta in seguito, l’importante era aver ritrovato mia madre.
“tu non lo sai, ma martedì sono rientrata al mattino e non sono venuta a casa, ne sono andata in ufficio, sono andata a trovare quella mia amica psicologa, per chiederle un consiglio.
E questo è quello che mi ha detto.
Cosa le avrà detto la sua amica dottoressa?
Amici che ne dite se mi prendo un po' di riposo,lo so che non sono io la protagonista,ma certe sensazioni non posso nasconderle pensando al mio rapporto con mia madre.
Portate un po' di pazienza,vi aspetto per la seconda parte,saprete cosa le ha detto.
...Continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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