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Gay & Bisex

Prima esperienza di Alvin 1º parte


di Liliana1980
01.02.2022    |    11.284    |    13 8.8
"“non scherzo ragazzo mio, ti piacerebbe vedere come diventerà quando sarai più grande?”..."
Amici amiche, ritorna come protagonista Alvin.
A scrivere sarà sempre la vostra amata Lilly
Logicamente i personaggi sono nuovi e la storia è un’altra, solo l’attore principale è Alvin,non mi andava di inventare un altro nome.
Come l’altra volta mi immedesimerò in Alvin.
Continuo a fare nuovamente questo esperimento, raccontarvi le avventure di Alvin,non in terza persona, ma in prima persona.
Perdonatemi se non saprò raccontarvi le emozioni che prova un’uomo,devo fidarmi di quello che mi hanno raccontato i vari amici interpellati.
Ok proviamo, sta a voi farmi sapere se continuare o smettere, sarete voi i miei giudici, accetterò in vostro verdetto qualunque esso sia.
Comincio, speriamo bene, incrocio le dita.
Scusate se ripeterò questa introduzione, ma non voglio pensiate che sono un’imbrogliona.

Era un lunedì, di Aprile.
Quel giorno dovevo essere interrogato in storia, purtroppo non avevo studiato e mi venne la brillante idea di marinare la scuola.
Perciò finsi di andarci, ma poi svicolai e andai su di un colle vicino alla nostra cittadina.
Mentre stavo salendo per raggiungere un posto dove vi andavo spesso. sentii pronunciare il mio nome.
“ciao Alvin, cosa fai da queste parti?”.
Vi confesso che sbiancai, non doveva esserci nessuno, oltretutto quella voce la conoscevo bene, era quella di zio Franco il parrucchiere unisex del paese, mi resi conto che era lunedì, aveva il negozio chiuso.
Una piccola precisazione, lo chiamavo zio,ma realmente non lo era, nella realtà era il mio padrino di battesimo, comunione e cresima, oltre che grande amico di papà.
L’ho sempre chiamato zio e per me è come lo fosse.
Ma ritorniamo al momento dell’incontro.
Non sapevo cosa dire, cercai una scusa.
“oggi non c’è scuola sono venuto a passeggiare”.
“mi prendi per stupido?, di la verità hai marinato?”.
Che potevo fare?, confessai il perché non ero andato a scuola.
“tranquillo sono cose che succedono, l’ho fatto pure io”.
“si, ma ora che ho fatto la cazzata, non so come fare a giustificarmi con il prof?, se viene a saperlo papà, apriti cielo”.
“beh! Questo è un problema, ma non preoccuparti ti aiuterò, dirò al Preside che sono stato io a farti perdere scuola, una scusa la troverò di sicuro, e a tuo padre non diremo nulla, non se ne accorgerà, sarà un nostro segreto”..
Gli ho buttato le braccia al collo, dandogli un grosso bacio sulla guancia.
“grazie zio sei fantastico”.
“come sempre quando si tratta di toglierti le castagne dal fuoco”.
Lo era veramente e non perché mi stava proteggendo in quell’occasione, da quando mamma se ne era andata da casa, mi è stato sempre vicino, forse perché aveva perso la moglie qualche anno prima, sapeva cosa significava sentirsi soli.
“su, su dai, lo sai che ti voglio bene”.
Mi tenne abbracciato a se, dandomi un bacio pure lui.
Vi confesso che ero veramente felice.
“ora cosa pensi di fare?”..
“rimanere nel bosco fino alla fine delle lezioni”.
“ho un’idea migliore, perché non vieni a casa mia, così non corri il pericolo di essere visto da qualcun altro?”.
“non vorrei incasinarti”.
“nessun casino e poi non siamo complici?”.
Non servirebbe scriverlo, ero entusiasta di quella soluzione, oltretutto faceva un po’ freddo, anche se eravamo in aprile.
“dai vieni, andiamo a prendere la macchina”.
“ma tu cosa ci facevi nel bosco così presto”.
“lo sai che ho la passione di creare creme e sono venuto a raccogliere delle foglie per fare impacchi al viso”.
“tanto per spillare soldi alle donne che ci credono”
“a loro piace essere coccolate e poi credimi non fa male, anzi”
Mi mise una mano sulla spalla e andammo dove aveva parcheggiato la macchina.
“mettiti dietro e nasconditi fra i sedili, quando arriveremo davanti a casa, andrò direttamente in garage, così nessuno potrà vederti”.
Feci quello che mi aveva detto.
Nemmeno lontanamente potevo immaginare in quale avventura mi stavo addentrando.
Probabilmente nemmeno zio lo immaginava.
Un’avventura che sarebbe durata alcuni anni.
Ne approfitto per presentarvi zio Mario.
40 anni ben portati, una folta capigliatura.
Un corpo da atleta, pratica molto la corsa, non manca a nessuna manifestazione non competitiva.
Insomma era quello che si dice, un bell’uomo affascinante.
Arrivati nel garage mi fece scendere, facendomi entrare direttamente nel suo appartamento.
Sullo stesso piano aveva il negozio, logicamente chiuso visto che era lunedì.
“Siediti sul divano”.
Lo feci, mi diede il telecomando ed accesi la televisione.
“la vuoi una buona cioccolata calda”.
“grazie, ma non devi disturbarti”.
“piantala, lo so che ti piace”.
Andò in cucina, per ritornare dopo un po’ con una bella tazza di cioccolata.
La bevvi di gusto.
Appoggiai la tazza sul tavolino e si sedette vicino a me.
Sono convinto che maturò quelle che fece mentre preparava la cioccolata.
“ti sei fatto proprio un bel ragazzo, quanti anni hai?”.
“dai che lo sai, mi prendi in giro, in ogni caso sedici”.
“non si direbbe ne dimostri di più”.
“me lo dicono in molti, penso sia merito dello sport che faccio”.
Mi mise un braccio attorno alle spalle.
“si, sei proprio un bel ragazzo”.
Dicendolo mi diede un paio di baci sulla guancia.
“ti voglio tanto bene Alvin”.
“grazie zio, anch’io ne voglio a te”.
Dicendolo lo abbracciai strettamente.
“ehi! basta altrimenti mi metto a piangere”
“va bene brontolone, tanto so che ti piace”.
“va bene, va bene, ma oltre che essere tuo padrino, siamo anche amici?”.
“certo che lo siamo.
Ci scappo un altro paio di baci, questi un po’ vicini alla bocca, ma non ci feci caso, zio era fatto così.
“che voglia di riempirti di baci”.
“mi sembra lo stai facendo”.
Ne approfittò per darmene un altro paio.
Ne fui lusingato, papà da buon militare, non era prodigo di affettuosità, anche se mi voleva un mondo di bene, mamma era assente da troppo tempo.
Mi stava accarezzando la schiena quando l’altra mano si appoggiò sulla coscia.
Cominciò ad accarezzarla molto delicatamente.
Dopo un po’ si fermò all’altezza del cavallo dei jeans.
Cominciai ad irrigidirmi.
La cosa non passo inosservata allo zio.
“tranquillo, non preoccuparti, non voglio farti nulla”.
Mi sa che non sapeva quello che diceva.
Sinceramente non ero preoccupato.
Fece un paio di carezze, salendo fino al bottone.
Lo slacciò.
Beh! in questo momento cominciai a pensare che la cosa non era proprio una manifestazione di affetto.
Confesso però che non feci nulla per sottrarmi.
Nel frattempo continuava con la carezza sulla schiena e bacetti ai bordi delle labbra.
“bello sei molto bello bambino mio”.
Prese la linguetta della cerniera e la tirò verso il basso.
Non potevo ignorare la cosa, mi girai a guardarlo con sorpresa.
“zio che vuoi fare?”.
“tranquillo voglio solo vedere il tuo pisello, non ti arrabbi vero?”.
Non mi sentivo tranquillo, non capivo cosa volesse fare, o forse, non volevo capirlo.
Lo lasciai fare dicendogli semplicemente.
“perché dovrei arrabbiarmi?”.
Senza rispondere infilò la mano nell’elastico degli slip.
Col dorso li allargò, infilandoci la mano.
Prese il pacchetto dei genitali.
Spingendo l’elastico verso il basso, lo fece uscire.
I suoi occhi erano fissi laggiù.
Molto delicatamente strinse il tutto nel pugno.
“Bello, guarda come gli piacciono le coccole, non era giusto lasciarlo imprigionato dentro”.
Forse sorrido, non so, sono troppo preso dalle sue carezze per riuscire ad organizzare una risposta.
Ho un rigurgito di vergogna.
“zio cosa stai facendo?”.
“ti prego lasciami giocare, mi piace vedere come gradisce le coccole”..
Bastò questo a far sparire tutte le paure.
Gradisco i complimenti, anche se non ci capisco nulla.
“mi piace, mi piace il tuo pene”.
Beh! non ero stupido, sapevo cosa significava quella parola, ma chiamare pene il mio coso!!!
Continuò a palpeggiarlo, facendolo andare su e giù.
Lo impugnava delicatamente, come fosse una cosa preziosa.
Oramai era completamente duro.
“niente da dire, promette bene il mio ragazzo”.
“veramente zio?”.
“non scherzo ragazzo mio, ti piacerebbe vedere come diventerà quando sarai più grande?”.
“in che modo?”.
Che ignoranza, era quello che aspettava.
Si alzò.
Si mise davanti a me.
“c’è un sistema”.
Non risposi, rispose la mia faccia meravigliata.
”aspetta ora viene il bello”.
Si abbassò i pantaloni fino alle caviglie.
Prese i box dai lati e li abbasso fino a raggiungere i pantaloni.
Allargo le gambe, per quanto glielo consentivano i pantaloni abbassati,
Davanti al mio viso, il suo pisello che puntava diritto nella mia direzione.
Un folto bosco di peli neri lo contornava.
Una consistente borsa pendeva verso il basso.
Altri peli dello stesso colore salivano verso il petto.
Guardai verso il basso a confrontarlo col mio.
Non avevo certamente una banana 10 e lode, però confrontandolo decisi che una bella sufficienza lo meritava.
Era contornato da un bel po’ di peli, la borsa abbastanza pronunciata.
Beh! nulla al confronto di quello che avevo davanti a me.
Chissà perché provai un po’ vergognai e serrai le gambe, cercando, inutilmente di far sparire il tutto.
“che fai, guarda che è molto bello e non aver paura, anche lui diverrà così”.
“veramente?”.
Non rispose, credo che oramai fosse in quella che si chiama “estasi libidinosa”.
”guarda, non è bello, senti come è duro”.
Mi prese la mano e me lo fece impugnare.
“guarda che bei testicoli, sono pieni sai, ma ora il mio bel nipote me li farà svuotare, dai vai su e giù con la mano, continua dai”.
Ero li con quella cosa affascinante che facevo andare su e giù, zio respirava a fatica, continuando a dire.
“dai...dai....dai”.
Fino a che, ad un tratto, non usci dal buco che c’era sopra, una crema densa che si riversò a terra, imbrattandomi la mano.
Rimasi un po’ imbarazzato, ma lui.
“si bravo, si, continua”.
Finalmente la cosa fini, il suo coso diventò molle.
Ero incantato, avevo sempre creduto che da quel buco uscisse la pipì, vi prego di non ridete, si non sapevo nulla, papà aveva i suoi elicotteri, non aveva tempo per darmi lezioni di sesso e di amici più esperti, non ne avevo.
Avevo scoperto, qualcosa di nuovo, qualcosa che ignoravo, mai avrei pensato che menando il pene ad un uomo sarebbe successo quello che avevo appena visto.
“ma questo succede anche a me?”.
“certo, ma non dirmi che non ti sei mai masturbato?”.
“zio ti confesso che non so nulla e non prendermi in giro”.
“non ti prendo in giro, ti capisco, con il papà che ti ritrovi, tutto militare e basta. non può trovare il tempo di istruire il figlio. va bene ci penserò io, sei d’accordo?”.
“certo che lo sono”.
“ma ora dedichiamoci a lui, poverino è rimasto li da solo, dopo le carezze che avevo cominciato a dargli”.
Si inginocchio.
Riprese il mio pene in mano e cominciò a farlo andare su e giù.
Lentamente, poi sempre più velocemente.
Un dolce e piacevole calore nel basso ventre.
Chiusi gli occhi.
Assaporavo appieno quella incredibile beatitudine.
Poi come una scossa.
Mi sembrò di svenire.
Aprii gli occhi preoccupato.
“tranquillo amore, stai eiaculando, stai per avere il tuo primo vero orgasmo”.
Guardai verso il basso.
Mi sembrava che fosse diventato più grosso.
Ebbi uno spasmo.
Dal foro uscirono con forza delle gocce trasparenti.
“godi ragazzo, godi, vedi che bravo il tuo zione”.
Godevo, avevo caldo, mi sentivo bene, ero appagato.
Tutte quelle sensazioni che mai avevo provato.
“si zio sei veramente bravo”.
“pure tu lo sei stato, anch’io ho goduto molto grazie a te”.
Rimanemmo abbracciati per qualche minuto.
Zio mi guardo dritto negli occhi.
“Alvin ascolta quello che ti dico, silenzio di quello che è successo, giura di non dire nulla a nessuno” .
“si lo giuro, non dirò nulla a nessuno”.
A dir la verità ero anche un pò terrorizzato, guai se papà avesse saputo che avevo marinato la scuola, sapeva essere severo quando combinavo qualche guaio.
Cosa c’entrasse la scuola con quello che avevamo appena fatto, non lo capirò mai, ma quello fu il pensiero che mi venne alla mente in quel momento.
Mentre scrivo queste cose, mi viene da ridere, quanta ignoranza, quanta ingenuità.
”dai rimettiti a posto e preparati che è ora di andare a casa, ancora una cosa, perché non vieni a fare i compiti da me durante l’ora di chiusura del negozio, sei d’accordo, cosi potremo giocare ancora in santa pace?’”.
“va bene, se papà è d’accordo”.
Ci rivestimmo.
Mi accompagnò alla base aerea dove papà faceva servizio.
Fu avvisato dal piantone e ci venne incontro.
“ciao Renzo, ho visto tuo figlio venire fuori da scuola, gli ho dato un passaggio”.
“hai fatto bene, grazie, dai scendi che ti offro una birra, anzi perché non pranzi con noi?”.
“va bene, parcheggio e vengo, ho proprio fame”.
“Alvin che fai tu?”.
“vado a casa a portare lo zaino”.
“va bene, ti aspetto alla mensa”.

Che ne dite di tornare a leggermi nella seconda parte?
Vi prometto che arriverà molto presto.
Sempreché vi sia piaciuta la prima parte.

..Continua..
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