Lui & Lei
Seconda visita di "Zio" Giovanni
di Liliana1980
04.11.2021 |
6.473 |
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"Lo sento armeggiare, immagino stia spalmando il burro, ma non capisco dove..."
Avevo comiciato a scrivere questa avventura prima che partissi per la vacanza, mie care amiche ed amici.Avrei voluto pubblicarla, al mio rientro, ma visto che sono riuscita a terminarloe, vi faccio questo regalo, sperando sia veramente un regalo.
Se leggendo vi toccate, beh!, ne sarei felice, vorrebbe dire che vi ho regalato qualche minuto di felicità.
Se avete letto i miei racconti vi ricorderete di “zio” Giovanni, quello che non ha voluto prendere la mia verginità.
Per rinfrescarvi la memoria, vi riscrivo le ultime parole che ci siamo detti :
….“a parte che non dovrebbe venire nessuno, non capisco perchè non vuoi farmi diventare donna”.
“ma non ne sei sicura e lascia che sia qualcun altro a farlo, non chiedermi il perchè, preferisco così”
“ma a me piacerebbe donarla a te la verginitá e di tempo ne abbiamo”.
“anche se fosse così e una decisione mia, non credere che sia facile rinunciare ad un’offerta così allettante, ma ti prego non insistere, quando l’avrai persa verrò da te e ti assicuro che la scopata la faremo durare molto a lungo, lo sai che il guerriero è da quasi due anni che non entra in una passera?”
“l’ho notato o meglio sentito, non vedo l’ora venga quel giorno”.
“pure io bambina, pure io, datti da fare a trovare la persona giusta che ti faccia diventare donna…..
Erano passati alcuni mesi da quando l’avevo persa, ve lo ricordate, altrimenti andate a leggervi il racconto del prof. di Spagnolo.
Bene ora è tempo di raccontarvi il seguito, della storia di “zio” Giovanni.
Metto “zio” tra parentesi perché non lo è veramente, è solamente un carissimo amico di Papà.
Era un bellissimo giorno di inizio estate.
Le scuole erano terminate.
Stavo decidendo cosa fare, mare, piscina, o camminata in collina a contatto con la natura.
Avevo messo un disco di musica classica, Pavarotti stava cantando “Va Pensiero”.
Quando sento suonare il cicalino del campanello.
Guardo attraverso il videocitofono e con piacere, vedo che è “zio” Giovanni.
Il suo bel viso riempie lo schermo.
“ciao zio, come mai da queste parti?”
“volevo parlare con tuo padre”
“non ci sono, sono andati a trovare degli amici e ritorneranno solo verso sera, se non questa notte”
“beh! visto che sono qui potresti offrirmi una birra”
“come fatto, ti apro il cancello”
Dopo un minuto sentii battere alla porta.
La aprii e gli buttai le braccia al collo.
“ehila! quanto entusiasmo”
“sono felice di vederti e da parecchio tempo che non ti fai vedere”
“hai ragione, ma sai come è il mio lavoro, sempre in giro”
“si mia cugina me lo ha detto”
A questo punto meglio mi fermi un’ attimo per dirvi come ero vestita.
Non aspettavo nessuno e indossavo solo la vestaglietta da notte trasparente, che arrivava appena sotto il sedere, coperto, (si fa per dire) da un candido slippino, e non avevo messo il reggiseno (a dir la verità non lo usavo mai), per cui il seno era ben visibile, e non solo quello.
“ma tu apri sempre vestita in questo modo?”
“non aspettavo nessuno”
“ma quando mi hai visto potevi metterti qualcosa che ti coprisse un po' di più”
Non so perché, mi sentii arrossire al pensiero di quello che vedeva.
Mi detti della schiocca, in fin dei conti, mesi prima mi aveva visto ben più nuda.
“allora me la offri questa birra?”
Sinceramente sono imbarazzata e allo stesso tempo, eccitata, mi piace che abbia guardato il mio corpo.
Ovviamente lo faccio accomodare.
“scusami un attimo, vado a mettermi qualcosa addosso”
“e perché mai, sei cosi carina, non hai niente da nascondere, e poi non te lo ricordi? ti ho già vista come mamma ti ha fatto?”
Dicendo questo si lascia andare comodamente sul divano di pelle.
“lascia perdere la birra, ho bisogno di qualcosa di più forte, dopo aver visto il tuo corpo”.
Non lo nascondo, mi sentii orgogliosa all’udire quel complimento.
“vedo cosa c’è nel piccolo bar di papà”
Avrei voluto scappare in camera e coprirmi, ma nello stesso tempo, non volevo dare l’impressione di essere una bigotta.
Decido di andare al mobile che sta di fronte a lui per prendere qualcosa da bere, apro la vetrina e cerco qualcosa in alto dove mio padre tiene i liquori, così facendo mi si alza la vestaglia e percepisco che i miei slippini, sono ben visibili.
È una situazione imbarazzante ma ormai è successo.
Sono li che cerco un liquore, quando sento che si alza e si avvicina a me, mi sento tremare tutta.
“vuoi una mano?”
Senza aspettare risposta, appoggia il suo corpo alla mia schiena e allunga la mano sulla mia che è già protesa verso l’alto.
In quel modo sento chiaramente la sua eccitazione che spinge sul sedere, il cuore mi va a mille all’ora.
Tremo sempre di più e non so più cosa fare.
La mano scende accarezzando il braccio e arriva sui seni.
Mi sembra di svenire, appoggia le labbra sul collo e dolcemente comincia a leccarmelo.
Le mani palpano decise il seno.
Sento gli umori bagnare velocemente le mutandine.
Immagino la sua gioia quando scendendo sotto la vestaglia mi tocca tra le gambe.
Trova una donna pronta a riceverlo.
Le gambe potrebbero cedermi da un momento all’altro.
“sei ancor piú bella da quando non sei piú vergine”
Senza girarmi.
“come fai a saperlo?”
“voci di corridoio”
“quella pettegola di tua figlia”
“non doveva dirmelo?”
“non glielo avevo proibito”
“tutto a posto allora, sono proprio fortunato ad averti trovata sola in casa, altrimenti non ti saresti presentata vestita in questo modo”
A quelle parole mi girai di scatto.
“tu lo sapevi che ero sola, si lo sapevi, non negarlo, solo ora mi ricordo che Papà ha parlato con qualcuno ieri sera e ha accennato che oggi sarebbero andati a trovare degli amici, eri tu dall’altra parte del telefono, brutto imbroglione”
“non posso negarlo vostro onore, si ero io”
“non importa sono così felice di vederti”
“nessuna condanna, nessuna pena?”
“lasciami pensare, intanto ti prendo il liquore”
“niente liquore, lasciami godere questo bellissimo corpo”
Mi guarda fisso negli occhi.
Vuole che sia io a decidere.
Potrei fermarlo, ma non voglio porre fine a questa situazione.
La verità stà urlando nel cervello.
“Lilly sii sincera, vuoi assolutamente farlo, lo desideri, lo vuoi, lasciati andare, un uomo, un vero uomo, ti desidera”
“ma è mio zio”
“non farmi ridere quando mai ti sei fermata per questi motivi, vuoi te li ricordi?”
“basta, stai zitta”
Aveva ragione lei, non lo volevo.
Quando, spostando leggermente le mutandine, infilò un dito fra le labbra vaginali, le difese erano crollate.
Non feci nulla, ero completamente sua.
“sei ancora bella stretta, è ora che qualcuno ti faccia diventare veramente una donna”.
Quel dito e quelle parole mi fanno avere un orgasmo incredibile.
Non me lo aspettavo.
Vedo un dolce sorriso illuminare il viso.
“sei veramente calda mia dolce “nipotina”
Resta immobile, aspetta che smetta di tremare a causa dell’orgasmo.
Con dolcezza mi prende in braccio.
Appoggio la testa sulla sua spalla.
“andiamo in camera tua”
“andiamo dove vuoi amore mio”
Cristo avevo detto “amore mio”, allo “zio”.
“grazie Lilly, per le prossime ore lo saró”
Entriamo nella mia cameretta.
Mi mette giù in piedi.
“ho voglia di baciarti”
Le bocche diventano due calamite, si uniscono, le lingue entrano, iniziano a rincorrersi, a trovarsi, succhiarsi, dò il meglio di me.
Ci stacchiamo ansanti.
“ehi! ragazzina, dove hai imparato a baciare in questo modo”
“scoprirai che non ho imparato solo quello”
“allora scopriamolo”
Nel dire questo prese la vestaglietta e me la toglie.
“che bel seno”
“solo quello?”
Feci una piroetta affinché vedesse ben bene il mio corpo.
Indovinai la sua intenzione di farmi sdraiare sul letto.
“aspetta “zio”, voglio essere io a spogliarti”
Da come gli brillarono gli occhi, non si aspettava questa richiesta da parte mia.
“d’accordo, fai pure”
“non fare nulla, lascia fare a me”
Cominciai a sfilarli la maglietta.
Sicuramente si aspettava che armeggiassi con la cintura, invece cominciai ad accarezzarlo a palmo aperto sul petto, una carezza lenta, che partiva dalle spalle e scendeva fino all’ombelico, per poi risalire, indugiando sui capezzoli, il tutto accompagnato da umidi baci.
Mi spostai dietro e continuai ad accarezzare e baciare la schiena, aggiungendo, strusciandoli, i seni.
Lo sentii gemere, quando i capezzoli, duri come il marmo, cominciarono ad accarezzarlo.
Ritornai davanti.
Aveva gli occhi chiusi.
Slacciai la cintura ed abbassai la cerniera.
Lasciai che i pantaloni cadessero ai suoi piedi, li scalcio lontano.
Ora era li, quasi nudo, solo i boxer mi separavano da quell’ariete che spingeva dentro di loro.
Introdussi una mano nello spacco dei box.
Volevo solo sentirlo, fargli sapere che dentro poco mi sarei divertita con lui.
Ritrassi la mano.
Presi i box da ambo i lati e gli abbassai.
Nel farlo il pene si era impigliato nell’elastico e quando lo abbassai definitivamente, flop, il guerriero era lì sull’attenti.
Probabilmente si aspettava che mi dedicassi a lui.
Invece sempre a palmo aperto, cominciai ad accarezzare le cosce, salivo e scendevo, con una mano.
L’altra, si spinse ad accarezzare i glutei, con un dito che passava avanti ed indietro lungo il solco.
Il pene era lì davanti agli occhi, si alzava ed abbassava, a seconda delle emozioni che le carezze stavano dando al corpo.
Quando passava davanti alla bocca, gli soffiavo sulla cappella.
Infilai una mano sotto lo scroto ed andai a lisciare il perineo.
Quella carezza fece fare un lungo lamento al mio uomo.
Sempre a palmo aperto, ritiro la mano, palpando i testicoli.
“Lilly dove hai imparato a fare queste cose?”
“silenzio, ho appena iniziato”
È arrivato il momento di dedicarmi all’obelisco.
Richiamo alla mente gli insegnamenti dell’amato prof. di Spagnolo.
Mi metto in una posizione comoda.
Faccio conoscenza del guerriero, prima con le mani, manipolandolo un pó.
Faccio in modo di non masturbarlo troppo, altrimenti arriva subito dove in questo momento non desidero vada.
Lo tocco solo per stimolarlo, non c’è ne bisogno, ma mi piace farlo.
Comincio ad avvicinarmi
Guardo lo “zio”, da sotto-sopra, apro la bocca, lascio che siano le labbra a giocare.
Inizio a scendere e salire, o meglio avanti e indietro con la bocca, sempre lentamente.
Il pene è completamente scappellato, il glande fa da padrone nella bocca.
Lo faccio entrare il più possibile, ma non troppo, non voglio avere quei brutti singulti.
È mio, mi sembra di conoscerlo da sempre.
Desidero essere brava, cercando di essere sempre costante, muovendomi con disinvoltura, come fossi un’ esperta maestra di pompini.
Mi sembra di sentire la voce di Paolo, che mi dice cosa fare.
Voglio che quest’uomo sia mio.
“Lilly mi fai impazzire”
Non sento nemmeno le sue parole, tanto sono assorbita da quello che sto facendo.
Ora lo lavoro solo con la bocca, per un po'.
Poi con una mano gli tocco il pene, e con l’altra gli accarezzo le palline.
Alterno la lingua sul prepuzio, per poi scendere e leccargli i testicoli.
Sempre lentamente, risalgo lungo il tronco, lo succhio nuovamente.
Vado avanti un po' con questa alternanza.
“Lilly basta, non voglio venire”
Dicendo questo mi prende la testa, allontanandola dal lauto pasto.
“ora tocca a me fare quello che da tanto rempo desidero”
Mi prende sotto le ascelle e mi rialza.
Probabilmente devo aver fatto una faccia delusa.
“non preoccuparti te lo potrai gustare quanto vuoi, dopo che lo avrò infilato in questa bella passera”
Incolla le labbra alle mie, per un lungo bacio.
Si staccò e mettendo i pollici ai lati dello slippino, tirò verso il basso, lo aiutai ad abbassarlo del tutto e lo scalciai lontano.
Ritorna ad abbracciarmi e baciarmi.
Questa volta una mano accarezza il fondoschiena, con un dito segue il solco, soffermandosi brevemente sulla rosellina.
Mi stacco e guardandolo negli occhi.
“quello che stai accarezzando è ancora vergine”
“come mai, non gli hai donato anche questo?”
E dicendolo ha leggermene introdotto un dito”
A questo punto decido di dirgli, una verità e una bugia.
“non mi piace prenderlo in quel posto (ed è la verità), ma per te, farei un’eccezione, l’ho tenuto vergine per te “zio” (grande bugia)”
Qui devo farvi una confidenza, il culetto non è vergine, o meglio, lo è per quanto riguarda l’introduzione di un vero membro, ma, con un’amica, ci siamo divertite con un strap-on e volendo mantenere vergine le passerine, ci siamo indirizzate, alla porta posteriore per entrare.
Dite che dovevo dirglielò?
Noo, era troppo eccitato all’idea, non lo avrebbe mai saputo.
Riprendiamo il dialogo.
“cosa vuoi dire”
“che ti dono la mia seconda verginità”
“mi sembra impossibile”
“”zio”, non mi dirai che anche questa volta te ne andrai?”
“no, questa volta no, lo desidero, anche se ero venuto per l’altra entrata, stupido una volta, due sarebbe troppo”
“avrai tempo per quella”
Damdomi baci in continuazione, collo, petto, capezzolo destro e sinistro, ombelico, arrivò alla passera, incolló le labbra a quelle vaginali.
Pensavo me l’avrebbe leccata a dovere.
“ciao farfallina, non posso dedicarmi a te, non ora almeno, devo aprire una nuova strada e mi servono tutte le energie, ma non preoccuparti ci vedremo presto”
Dandole un altro bacio, si rialzó.
“Lilly, mi servono due cuscini”
“nell’armadio c’è ne un altro”
Lo prese e lo mise di traverso al letto, sopra ci mise l’altro.
“vieni bambina, mettiti a pancia in giú sopra i cuscini”
Ubbidii e mi ritrovai col culetto in aria.
“aspetta amore, vado un’attimo in cucina”
Lo guardai con una faccia stupita, ma non dissi nulla.
Ritornò quasi subito, in mano teneva un panetto di burro.
“che vuoi fare, l’ultimo “Tango a Parigi?”
“tu sei molto piú bella della protagonista”
“e tu molto piú bello di Marlon Brando”
“ora zitta, lasciami lavorare”
Non potei fare a meno di sorridere dentro di me, mamma era golosa di burro, lo spalmava e metteva da per tutto, sai la faccia, se avesse saputo, a che cosa era servito.
Nel frattempo era salìto dietro, e cominció ad accarezzare i glutei.
Mi fa allargare le gambe.
Immagino la faccia nel vedere il deretano ben esposto.
Passa ancora il dito avanti e indietro.
Sento che allarga le chiappe.
Una affamata lingua comincia a leccare su e giù per il solco, soffermandosi sempre più a lungo sulla rosellina.
Comincio a mugolare.
Lo sento armeggiare, immagino stia spalmando il burro, ma non capisco dove.
Un secondo dopo lo capisco, quando un dito tenta di entrare.
“rilassati amore, non fare resistenza”
Feci il possibile per allentare i muscoli anali.
Il dito entrò, si era bello unto.
Lo tenne fermo per qualche istante, inziò un dentro e fuori, che mi fece salire la pressione.
Al dito se ne aggiunse un altro.
“”zio”, fai piano”
“devi abituari, altrimenti quando te lo metterò dentro, sentirai dolore”
Capisco che sta facendo di tutto per farmi provare una prenetazione indimenticabile.
Vorrei tanto girarmi e guardare, ma non ne ho il coraggio.
Piano, piano, spingo il sedere per fargli capire che sono pronta a riceverlo.
“brava, vedo che sei pronta”
Lo sento sistemarsi.
Ora è inginocchiato fra le mie cosce.
Spinge un po' di lato, affinchè mi apra ancor di piú.
Attese un’attimo, non capivo il perché.
“ora comincerò ad entrare, non fare resistenza, rilassati il più possibile, tranquilla, l’ho unto ben bene”
Sento chiaramente l’ariete che comincia a spingere contro le pareti anali.
Non ci vuole un genio per capire che quello che sta per possedere il culetto, è ben più grosso dello strap- on, mi divarico al massimo, sento le sue mani sui fianchi.
Un urlo animalesco, quando zio si spinge dentro me.
“Fai piano, mi stai facendo male”
“porta pazienza tesoro,vedrai che passa subito”
Il suo respiro sul collo, ma soprattutto sento quel palo di carne che mi sta aprendo.
Cerco di seguire le sue spinte, e piano lo accolgo dentro di me.
Mi sembra impossibile che riesca a prenderlo tutto.
Sembra una vita che lo spinge dentro,
Ancora non è entrato del tutto.
All’improvviso un colpo secco, che mi fa gemere e urlare, ancora di più, mi sento squartare, o meglio, mi sembra di esserlo.
Il contatto delle palle sul sederino, mi fanno capire che il supplizio è finito.
Era tutto dentro.
Quello che mi sta possedendo, è un vero pene.
“fai piano “zio”
Dolcemente rallenta e si muove con cautela.
Per quanto mi sembri incredibile, sono riuscita a prenderlo tutto dentro e adesso comincio anche a sentirne i pregi.
Le vibrazioni che provo, sono di piacere, i sospiri si fanno più intensi, come le sue energiche spinte.
C’è uno specchio su di un lato.
Lo vedo concentrato a farmi stare bene e a prendere il suo piacere.
Ho un orgasmo incredibile, non è una bugia, non lo avevo mai goduto per una introduzione anale, questa prima vera volta, non la dimenticherò
Non ero mai riuscita a venire, quando giocavo con la mia amica, dovevamo masturbarci per avere l’orgasmo.
Per fortuna il mio uomo sa cosa fare.
Con le mani saldamente sui i fianchi, continua a cavalcarmi.
Non c’è la faccio piú, urlo il mio piacere.
“sono felice amore, ma non ho ancora finito, devo godere pure io”
Cosi dicendo continua, non so per quanto.
Vengo ancora, sapevo di essere parecchio calda, ma venire in quel modo, non lo credevo proprio.
Mi sembra impossibile che lui non sia ancora venuto.
Allora è questo il vero sesso, quello che ti fa perdere la testa.
A quel punto.
“Lilly sto venendo”.
Mi prende per i capelli e comincia a andare avanti e indietro, sempre più velocemente, e subito mi riempie di caldo miele.
“scusa, scusami, non l’avevo mai fatto, ti sarò sembrata imbranata”
“stai scherzando, non ho mai goduto così tanto”.
Con quelle parole così tranquille, capisco che il mio noviziato è andato bene.
Mi concentro sul guerriero oramai pendulo.
Lo prendo in mano e guardandolo negli occhi.
“dimmi cosa devo fare, sarò una alleva perfetta”.
“non oggi bambina mia, avremo molto tempo”
Lo abbracciai e continuai a baciarlo, mentre si vestiva, e lo feci anche quando lo accompagnai alla porta.
“non farmi aspettare troppo”
Immagino vogliate sapere se ci furono altri incontri, devo deludervi, di lì ad un mese entrai nel collegio navale, non ci furono altre occasioni.
Un forte abbraccio a tutti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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